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Η χώρα όπου ποτέ δεν πεθαίνεις

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Είτε Ελόνα είτε Ορνέλα είτε Εύα, η τριπλή αλλά συγχρόνως μοναδική ηρωίδα του υπέροχου αυτού μύθου, γεννιέται κάτω από το άστρο της δικτατορίας του Εμβέρ Χότζα. Σ' αυτό το "φιδάκι" όμως που έχει βρεθεί υπάρχουν κάποια τετραγωνάκια που πρέπει να αποφύγεις: η φυλακή (ο πατέρας της είναι κρατούμενος για κάποιους ακαθόριστους πολιτικούς λόγους), ο πνιγμός ή η κρεμάλα (υπάρχει πολύς θάνατος σ' αυτή τη χώρα παρά τα πατριωτικά τσιτάτα) και κυρίως η πουτανιά, που, όπως της έχουν εξηγήσει, είναι στη φύση της γυναίκας.

Εν ολίγοις, το θέμα είναι να περάσεις με τον πιο ανώδυνο τρόπο από την παιδική ηλικία στην εφηβεία, να σκιαγραφήσεις την ευτυχία σου με την αγάπη της μητέρας σου και το όνειρο της μετανάστευσης, να δεις να μεγαλώνει το σώμα σου μακριά από το άπληστο φαλλοκρατικό περιβάλλον και παρά τη στολή με τα εθνικά χρώματα που η πατρίδα σού έχει ήδη ετοιμάσει για να φυλακίσει τα στήθη σου (σαν μια αλβανική εκδοχή της Ελευθερίας που οδηγεί το λαό του Ντελακρουά). Κι έπειτα, με την πρώτη ευκαιρία, να αποδράσεις. Τότε, μακριά από τον παράδεισο, η μνήμη, ελεύθερη, διαυγής και χωρίς αυταπάτες, μπορεί να συλλάβει τα στάδια αυτής της αλβανικής διαπαιδαγώγησης που η αφήγηση, με τη λεπτότητα, την ειρωνεία και την τέχνη της να δρασκελίζει τα κενά, εντυπώνει βαθιά μέσα μας.

«Η ανάκληση των οδυνηρών αναμνήσεων και των διαγραφόμενων αδιεξόδων συντελείται μέσα από την αξιοποίηση μιας ευρηματικής εικονοποιΐας που αντλεί τη δυναμική της από την αρμονική ώσμωση του γραπτού λόγου και της αποστασιοποιημένης οπτικής αφήγησης, πάντοτε παρούσας στο έργο της Βόρπσι. Η νουβέλα, κατά κοινή παραδοχή των κριτικών, συγκαταλέγεται στα αριστουργήματα της ανατολικοευρωπαϊκής λογοτεχνίας κατά τη μετακομμουνιστική περίοδο, διότι, τηρώντας μια σατιρική ή ειρωνική απόσταση».
(Αχιλλέας Σύρμος, bookpress . gr, 6 Οκτ 2021)

158 pages, Paperback

First published January 1, 2004

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848 people want to read

About the author

Ornela Vorpsi

14 books38 followers
Ornela Vorpsi, born in Tirana in 1968, left her home country at the age of 22, lived in Milan for six years and finally moved to Paris in 1997. The prose author, fine artist, photographer and video artist studied at the colleges of art in Tirana, Milan and Paris. She has participated in exhibitions of contemporary art, most recently "The Balkans crossroad the future" (2004, Bologna), "Blood & Honey" (2003, Vienna) and "Politique d'intérieur" (2002, Paris). In 2001, she published "Nothing obvious", a volume of her photographic works (Scalo Verlag, Zurich). This was followed by two books, written in Italian but first published in France "Le pays où l'on ne meurt jamais" (The country where one never dies, Actes Sud, 2004, translated into more than ten languages) and "Buvez du cacao Van Houten" (Drink Van-Houten Cocoa, Actes Sud, 2005).

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Profile Image for Paula Mota.
1,665 reviews563 followers
February 21, 2025
3,5*

Versão portuguesa: O País Onde Não se Morre Nunca, Teorema

Sabia o que queria dizer a palavra ‘internar’, e o que significava, na Albânia, viver fora da capital. Sabia o que isso podia representar para uma rapariguinha como Ganimete, alimentada de ‘Bel-Ami’ e de ‘Sonata a Kreutzer’.

Ainda que a Albânia se situe na outra ponta da Europa e tenha estado durante décadas sob o jugo do comunismo em vez do fascismo, ao longo da leitura de “O País Onde Não se Morre Nunca”, por várias vezes me dei conta que a mentalidade mofenta e o machismo incrustado eram exactamente iguais aos de Portugal. A jovem protagonista tem um pai que é preso político...

Dizer coisas destas era considerado agitação e propaganda contra o partido. Dizer que não havia batatas à venda significava semear o pânico entre as pessoas.

...uma mãe que a espanca e a ofende sob qualquer pretexto, com a desculpa de sofrer dos nervos, e vive num local onde as mulheres se atiram ao lago ou se enforcam por “putanhice”, uma condição aparentemente inerente ao sexo feminino.

Certas regras nascem assim no espírito de um povo, muito naturalmente, como as folhas numa planta. Baseiam-se grosso modo numa tese única: quem é bonita, é puta, quem é feia – coitada! -, não.

O tom de Ornela Vorpsi é, geralmente, sarcástico para nos transmitir o absurdo e a injustiça da vida dos albaneses, mas a autora também consegue descrever momentos de pura inocência, como quando a protagonista dá o ouro da mãe a uma professora em troca dos contos dos Irmãos Grimm...

Este tipo de literatura deixou de existir na Albânia, as princesas e as varinhas mágicas não têm qualquer valor pedagógico.

...ou de comoção...

Era proibido enterrar os fuzilados políticos. Eram assim condenados a tornarem-se putrefactos sobre a terra e não por baixo, a céu aberto, para que toda a gente extraísse uma lição.
Profile Image for Malacorda.
598 reviews289 followers
November 26, 2018
Dalla parte delle bambine?

Ho conosciuto una ragazza albanese. A parte essere impeccabile dal punto di vista professionale; sotto l'aspetto più strettamente personale mi è parsa una persona squisita: gentile e sinceramente interessata ad inserirsi in quello che è il suo nuovo paese e contesto di vita. A giudicare dall'accento mediamente marcato della sua parlata in italiano, credo sia nata e cresciuta là, e venuta in Italia in un secondo momento. Non ho voluto porle tante domande per non essere sfacciatamente ficcanaso, e così ho rivolto la mia curiosità verso questo libro che avevo adocchiato già da un po': scrittrice albanese, trasferitasi poi in Italia e poi ancora in Francia, con questa serie di episodi-aneddoti-brevi raccontini, qualcuno in prima e altri in terza persona, intende innanzitutto tratteggiare la propria infanzia (un'infanzia difficile, come ci terrebbe a sottolineare McCourt, e io gli farei notare: difficile sebbene anti-cattolica); e di riflesso vorrebbe anche tratteggiare alcune caratteristiche, un po' di fisionomia del popolo albanese, del suo animo e della sua cultura.

Buono il racconto dell'infanzia; non so se sia ben riuscita nel secondo intento, così a caldo direi di no. Per spiegare un paese, il suo carattere e la sua cultura, mostrare il modo in cui vengono cresciute bambine e ragazzine, sia a casa che a scuola, può essere certamente un punto di partenza; ma se l'esposizione termina lì, il tutto mostra un orizzonte limitato e per nulla esaustivo. Se ci si limita al solo punto di vista della bambina/ragazzina, resta solo tanta violenza priva di spiegazione e una vaga impressione di carattere indomito ma anche megalomane degli albanesi, e tutto l'insieme finisce per corrispondere anche troppo bene con quello che è lo stereotipo che ci siamo formati noi italiani, nel corso degli anni, al solo pensiero del nome "Albania".

Ho iniziato questa lettura con l'intento di trovarvi una qualche peculiarità dell'albanesità, e invece mi sono ritrovata, con mia sorpresa, a sottolineare le somiglianze con l'italianità, specialmente l'italietta di paese e di provincia: il pettegolezzo, la maldicenza, il ficcanasare, il voler creare tragedie da un nonnulla, la famiglia che si stringe unita se si sente attaccata dall'esterno ma i cui componenti non esitano a scannarsi al suo interno, non solo per questioni di soldi ma anche per questioni di principio. Più in particolare, proprio in questi giorni in cui si parla tanto - e con ragione - di diritti delle donne e di contrasto alla violenza sulle donne, non ho potuto fare a meno di notare come questa violenza nasca proprio in seno alla famiglia e ancor più in particolare in seno alla fase educativa: in Albania tanto quanto in Italia.

Quando, all'inizio del libro, l'autrice dichiara con toni quasi da epigrafe che nel suo paese la "questione della puttaneria" è al centro della vita di tutti, ho pensato che si trattasse di una forzatura bella e buona, mi sembrava l'incipit di uno di quei monologhi di certi comici in televisione; poi invece andando avanti con la lettura ho iniziato a fare qualche parallelo tra gli episodi qui narrati e quelli - certamente più all'acqua di rose - capitati a me o di cui comunque sono stata testimone, e ho dovuto ammettere che il filo del discorso non era poi tanto vaneggiante. Anzi, per niente vaneggiante. Poco o tanto, sono sempre tutti interessati a quello che accade nelle mutande degli altri: questa pruderie è talmente diffusa che si finisce col farci l'abitudine, qualche volta finisce per sembrare persino una virtù (quelli maliziosi e pettegoli sono sempre i più benvoluti in società, nel giro di amicizie, al bar, sui luoghi di lavoro, ecc.) e se invece uno non la condivide, la pruderie, si fa come fa la sottoscritta, ci si limita ad un'alzata di spalle e a cambiare discorso. Però, a ben pensarci e a volerne fare una questione di principio, è questa la cosa che "non è normale che sia normale" , perché da qui in poi, a cascata, discende tutto il resto.

Non è forse una forma di violenza, anche se solo verbale, quando una donna, solo perché è carina o magari proprio bella, riceve male parole, in primis dalle altre donne che parlano così solo per invidia? E non è forse vero che in Italia tanto quanto in Albania, sin da quando una è bambina, parenti e conoscenti ti guardano come per passarti ai raggi x: se sembra che diventerai bruttina, poverina perché non la vorrà nessuno; se sembra che diventerai bellina, poverina perché troppa avvenenza crea delle grane. Quindi, poverina comunque vada? Ma farsi i fatti propri, quello no? O ancora: alzi la mano quella a cui non è mai capitata la vicina di casa, la conoscente della nonna o la lontana parente che arriva lì e pone la fatidica domanda, a tua mamma o a tua nonna, come se tu non fossi nemmeno presente: "E' già signorina? Ha già avuto le sue cose?" Potessi tornare indietro, replicherei ad alta voce a quella signora: "E tu non sei ancora in menopausa? Dobbiamo occuparci solo di quello che accade nelle mie, di mutande, o possiamo guardare anche nelle tue?". E se l'avessi fatto, di rispondere così, mi sarei beccata delle sonore sgridate, non così cattive come quelle narrate nei racconti di questo libro, ma il punto resta comunque quello: alzi la mano chi in casa non ha avuto una nonna, o una zia, o magari qualche volta persino la mamma, che è stata sgarbata nei confronti della tua femminilità, anche con una sola parola fuori posto, o che magari semplicemente, invece di difenderti e darti senso di protezione, invece di dare la precedenza a te, la dà alla vox populi, alla buona creanza e ai benpensanti.
E ancora, da adulta e vaccinata, che dire di quelle persone, sia uomini che donne, che quando ti incontrano a malapena ti guardano in faccia perché devono recitare la sceneggiata, chinarsi in avanti verso il tuo ombelico e chiedere: "E allora la pancia? Non cresce?" Come se non fossi una persona senziente ma soltanto un utero ambulante. Anche per questi, una qualche risposta al vetriolo ben gli sta.
E dunque, se i comportamenti diffusi e comunemente accettati sono questi, c'è da meravigliarsi degli episodi che sfociano in violenza?

Morale: niente di nuovo sotto il sole. Di qua o di là dall'Adriatico.
Tornando al libro: ben fatta la ricostruzione dell'infanzia attraverso brevi episodi; interessante l'epilogo in cui l'emigrazione viene descritta come la realizzazione di un sogno e al tempo stesso la fine di un incantesimo: in poche e schiette parole, rende dolcissima e amarissima la sensazione della nostalgia per il paese natìo: forse questa parte meritava maggior sviluppo. Per il resto, lettura apprezzabile, ha dato il via a uno dei miei soliti sfoghi da tastiera, e tuttavia nulla di imprescindibile. Sufficienza stiracchiata.
Profile Image for Celeste   Corrêa .
381 reviews324 followers
February 9, 2021
«No nosso querido país [Albânia] onde não se morre nunca, onde os corpos são feitos de chumbo, temos um adágio, um adágio muito profundo: "Vive para que eu te odeie, e morre para que eu te chore."»
Profile Image for Jasmine.
668 reviews57 followers
April 13, 2011
My first response to this book was, "wow it sucks to be a woman in albania"

but this is ornela vorpsi:
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even before I saw this my second response was "this woman is a little bit too full of herself", I mean really every man? every man?

my third thought was "her grandmother is a terrible person".

My fourth thought was "she is a terrible person"

my fifth thought was "is her mother dead or not"

my sixth thought was "this is sad"

that is a lot of thought for such a tiny book.

I read this by accident, I forgot my book and this happened to be the secondary book I was carrying around it took about an hour and a half to read. It is the first albanian book I've ever read and it's definitely worth a look


Profile Image for Uroš Đurković.
903 reviews230 followers
October 28, 2024
Saznao sam da je komunistička Albanija bila zlo: užasni, ogromni zatvor, gde su ljudi satrveni, obespravljeni i mučeni. Saznao sam da je ženama bilo posebno teško i da onovremene muke prevazilaze zatrovanu maštu mnogih. Saznao sam da se deca mogu igrati butnom koskom ujaka, jer se politički neistomišljenici nisu sahranjivali. Saznao sam da su albanski đaci učili da je Jonsko more nazvano po albanskom narodnom heroju Jonu, što ne čudi ako živite u zemlji kolektivne paranoje. I osim toga što je, apsolutno ne bez razloga, potvrdila da je komunistička Albanija horor nad hororima, koji nipodaštava elementarno ljudsko dostojanstvo, Vorpsi gotovo ništa drugo nije ponudila. Ovo je knjiga koju bi neko van Albanije voleo da pročita, neko iz, na primer, zapadne Evrope i da se onda, kroz katarzu i nevericu, podseti kako mu uopšte nije tako loše. I dobro, razumem donekle želju za ceđenjem jada, ali samo da je urađeno bolje. A ako neko sad misli da pričam napamet, bez osnova, neka pročita, uz ovaj roman i sjajnu knjigu Margo Rejmer "Blato slađe od meda", koja, kroz usmene istorije, dočarava pejzaže izluđujuće pitanje. Pa neka mi javi da li vidi razliku.
Profile Image for Declan.
144 reviews2 followers
December 9, 2014
From the earliest pages of this book - in which Ornela Vorpsi recalls significant, if grim, details of a girl growing up in Communist Albania - I felt absorbed . Her voice was welcoming and convincing, even though I always felt that the details were being recounted - using obstinate, ironic humour - by someone who was both smiling and on the edge of vociferation.

Vorpsi grew up at a time when Enver Hoxha - the strictest of European Stalinists - was in power, leading a regime which, he was convinced, would create the most advanced society on the planet. His convictions ensured that all those who were unable to see the magnificence and munificence of his leadership; those who were unable to acknowledge the inevitability of their historical destiny, would have to be punished. It was for their own benefit, and the benefit of the country. Thus the father of the narrator of this short novel has to be imprisoned because he complained that there weren't any potatoes for sale at the market. What a moaner! That sort of thing is liable to dishearten people.

The narrator tells of events in her family: small. close details that could be told about any family, as well as horrible and brutal happenings. From a young age her destiny as a woman is clear, or so it seems from the predictions of those around her. She will be a whore, like most women (though without renumeration). "There's nothing we can do about it", her aunt and cousin tell her. She will go into the bushes and come home with a swollen belly. Men will view her in a lascivious manner. It's her fault. Like her mother, she is beautiful. It is heartening then that the only person she confides to desiring, is another girl, Denata.

The structure of the novel is not linear. Instead we are given brief, disconected glimpses into the life of the narrator, her relatives (including a wonderful Grandfather who is constantly insulting towards the government) and her neighbours. In one especially tantalising episode, she tells us of neighbours - a mother and daughter - who live a life of utter isolation from the rest of the community. But the girl notices that the neighbouring girl shares her love of reading - the one means of escape from the monotony of life - and contrives to give the girl a book, after which she never sees the girl again. There is no assurance in this life and little comfort. Only when one is sick can one expect to be treated with kindness and attention. "Live that I may hate you, and die that I may mourn you", is the motto by which people measure their concern.

Vorpsi does the reader the honour of allowing us to shape some of the details of this girls life for ourselves. She tells us enough for us to develop our understanding of her particular life, and of the wider society. Then she moves on, allowing us space to imagine how we might function in such a malevolent, menacing society. She manages to both draw us close to the narrator's compelling voice; the richness of details, even the occasional glimpse of beauty and yet always maintain the distance that irony allows, so that it is always possible for her to convey the absurdities embedded in even the cruelest of these descriptions.
Profile Image for Licha.
732 reviews124 followers
January 14, 2018
Not sure what to think of this book. It was not what I expected at all. I thought it would be a short story about one girl, but instead turned out to be snippets of stories about several girls and their coming of age and how sexuality plays a role in their life. Apparently, women are only good for one thing and nothing else. A little sad, but I'm sure that is how it is perceived in so many different countries. I somewhat feel like the book as a whole may have gone a little over my head because I'm not sure if these snippets were supposed to tie in together at the end or if it was just to be taken as a recurring theme in these Albanian women's lives. Overall though, the stories read well and were interesting but I don't know that they caused a lasting impression on me.
Profile Image for Domenico Fina.
291 reviews89 followers
November 25, 2019
”Il paese dove non si muore mai“ di Ornela Vorpsi è composto da una serie di quadretti di vita di una ragazzina che cresce negli anni Ottanta in Albania. Curiosissima, scaltra, osserva di tutto, legge Cechov e Maupassant, abita in un mondo pesante, gretto; in cui accadono vicende spesso spiacevoli. Sia le cose belle che le cose brutte sono ammantate di una crudeltà quasi comica, come in una storia di Jules Renard riaggiornata. I bambini sono catafratti. Suo padre verrà arrestato, un terzo degli albanesi nel 1976 era in galera per essere vessato, interrogato, rieducato. Sua madre è troppo avvenente per non essere continuamente additata, fischiata e reclamata. Ornela sogna di andare a studiare in Italia e in Francia, l’autrice adulta ci andrà nel 1991. A Milano studierà arte all’Accademia di Brera, e di qui andrà a Parigi, dove oggi vive. Scriverà in italiano le sue opere. L’Italia che da bambini, sotto la dittatura comunista, immaginavano come un mondo incantato non è quella dei loro sogni, forse non lo era mai stata. L’Italia già negli anni Cinquanta - nelle cronache di Piovène - è “un paese vario, non complesso”, in cui troppe cittadine vivono al di sopra delle proprie possibilità, in una sorta di bella vita disattenta. Luca Ricolfi in un suo nuovo saggio scrive:
“Che cos’è la società signorile di massa? È l’Italia di oggi, un posto dove si produce poco ma si consuma moltissimo. Un posto dove i cittadini che non lavorano hanno superato ampiamente il numero di cittadini che lavorano, dove larga parte della popolazione ha accesso a consumi opulenti e dove allo stesso tempo la produttività è ferma da vent’anni. E malgrado tutto questo, si continua a vivere alla grande.”
E la malinconia e la volgarità subìta, e mutata in comico, che pervade le pagine dell’originale, aspro libro di Ornela Vorpsi si è diffusa su larga scala. Quando nel 1990 gli albanesi si riverseranno nel paese dei loro sogni, nel libro di Ornela Vorpsi la prima parola che un italiano rivolgerà a una di loro sarà: “a quanto scopi?”
Eppure nei libri e nelle canzoni italiane che conoscevano a memoria non c’era scritta quella frase, che cosa voleva dire? Si affacciò presto alla loro mente questo pensiero: ”In questa terra, gli albanesi hanno capito che possono morire. Nonostante il loro animo rapace e coraggioso, cominciano a sentire che le vertebre dolgono veramente, che la testa può fare tanto di quel male...
Non ne vogliono più sapere delle terre promesse. Hanno capito che lì si muore, e loro morire non vogliono.”
Profile Image for Paya.
343 reviews359 followers
January 10, 2021
Taka krótka książka, tyle emocji. Chcąc ją opisać jednym zdaniem, mogłabym powiedzieć, że to książka o kobiecie w obliczu totalitaryzmu. Ale postać bohaterki (alter-ego autorki?) to coś więcej niż tylko symbol opresji czy metafora dla poddaństwa. To ironiczne spojrzenie na kraj, który nie szanuje nikogo, na ludzi, którzy nikomu nie ufają i na społeczność, w której jeden zły krok czy słowo mogą prowadzić do zguby.
Profile Image for Carloesse.
229 reviews92 followers
March 17, 2018
Proseguo la mia lettura di Ornela Vorpsi, sempre con grande soddisfazione. Qui, nel suo libro d'esordio, ci troviamo in Albania, ancora sotto la dittatura di Hoxa. Ornela, Ina, Vera, sono sempre la stessa persona, in diverse età dell'infanzia e dell'adolescenza. La società è quella che è, arcaicamente contadina, biecamente maschilista, asfittica e paternilisticamente guidata dal regime, dal partito e dai suoi ottusi funzionari (tra i quali gli insegnanti scolastici). Ma nei ritratti (e autoritratti) di Vorpsi c'è vita a fiumi, ci sono storie che meritano di essere raccontate, ci sono odori e sapori della memoria, senza cadute nel sentimentalismo, sul filo invece di un'impietosa ironia.
Un piccolo-grande libro.
Profile Image for Lada Moskalets.
408 reviews68 followers
July 31, 2019
Книжка про зростання дівчини в комуністичній Албанії, здебільшого через призму тілесності та сексуальності. Книжка здебільшого фокусується на сексизмі оточення, приниженнях і обмеженнях сексуальності дівчат, тіла яких сприймаються виключно для задоволення, але яких за шельмують і карають зневагою за привабливу зовнішність. Тут є повний набір джентльмена - сексизм, харасмент, віктімблеймінг, домашнє насильство, педофілія і т.д. і т.п.
Досить цікаво про історичний контекст життя в закритій країні - табори інтернованих, розстріли, військові вишколи (в тому числі для дівчат) і мрії про Італію, як абсолютно недосяжний паралельний світ.
Profile Image for Lorenzo Berardi.
Author 3 books266 followers
July 28, 2012
Reading this book equals to trying to take off an old layer of plaster from a wall using some tin foil. Sure, if you scrub really hard, a few pieces of plaster could give way, but you know things would get better having a piece of sand paper.

For "The Country Where No One Ever Dies" (TCWNOED for short) by Ornela Vorpsi is not a bad book overall, but it's wrapped in tin foil thus merely scratching the surface of an interesting topic - Albania in the 1980s - leaving you dissatisfied at the end.
Still, it would be unfair saying that this collection of vignettes jointed to each other in a sort of novella is hard to read. In fact, quite the contrary: Vorpsi has an effective writing style mixing up childhood memories with fiction and reaching the heart of the matter with carefully chosen words.

Nothing seems superfluous here and that's good, but writing something more would have not been bad either. The point of view of a little girl growing up in Tirana is not always convincing but manages to give some insight on Albania.

Vorpsi works well when she focuses on what the little girl sees and perceives: odd elderly people, unfortunate neighbors, local gossip, the influence of the party on everyday's life, her mum, her dad.
Vorpsi doesn't sound very convincing when she tries to put sex in the context: here she overdoes it.
For example, I haven't quite understood why adults of her own family keep on calling "a whore" the young girl with different names whose short stories make this book.
Is it because the author wants to show us how male chauvinist, backwardish and sexually aggressive the Albanian society could be? Or maybe is it because the girl - like Vorpsi herself - tries to develop an independent personality against all odds?

I'm afraid only Ornela Vorpsi could answer.
She certainly looks happy to have left Albania behind her therefore, some ill feeling could be justified. But, believe me, this book would have been better without a few jarring notes about sex.

To recover Vorpsi's reputation as a novelist, I don't think it's an act of sacrilege stating that in its best parts TCWNOED has a certain affinity with "The Land of Green Plums" by Herta Müller. I hope miss Vorpsi will take it as a compliment. No plagiarism involved, just a similar choice of writer's palette.

Of course the Romanian Nobel Prize winner is a more talented - and more experienced - writer, but if Vorpsi will be able to get over herself and her obsession for sexual interludes, some pretty good books may follow "The Country Where No One Ever Dies". Let's see what's next.
Profile Image for Dagio_maya .
1,107 reviews350 followers
August 3, 2017
"Un sentimento di eternità"

Forse devo rileggerlo facendo passare del tempo.
Avevo letto da qualche parte un accostamento ad Agota Kristof e leggendo questo libro non mi trovo per nulla d'accordo.
La Kristof ha espresso una vera e propria sofferenza per lo strappo dalla propria terra e dalla propria lingua.
Nella Vropsi- o quanto meno in questo libro- mi pare che in risalto ci sia maggiormente il risentimento.
Se alla fine l'Italia (e l'occidente in genere) viene svelato come falso mito della terra promessa, l'Albania non genera sentimenti di attaccamento ma sarcastiche osservazioni su un popolo che si sente eterno (perchè di morire capita solo agli altri) e che si fonda sul canone della bellezza come linea vincente anche in una comunità corrotta come quella di madre-partito.
Quindi da una parte il comunismo invadente come una madre a cui solo il buio può sottrarre un po' di libertà; dall'altra un popolo che ti fa passare da tenera bambina a puttana senza scampo.

Beh, non c'è che dire anch'io parlerei con risentimento se avessi avuto una vita così! 😱
Rimango comunque con un giudizio sospeso su quest'autrice magari leggerò qualcos'altro.
Profile Image for Paola Kishta.
5 reviews1 follower
March 18, 2022
Credo che questo libro possiamo capirlo fino in fondo solo noi donne albanesi e me lo ha dimostrato una recensione letta qui.
"Puttana" è ripetuto fino all'ossessione non per errore dell'autrice, ma perché noi siamo cresciute con questa ossessione fin da bambine e per tutta la vita dobbiamo dimostrare a noi e agli altri di non essere puttane.

Spero di leggere altri libri della Vorspi, il suo tono ironico rende tutto più leggero.
Profile Image for Erjona Kendi_i_leximit.
92 reviews10 followers
December 24, 2019
I sapo përfunduar 🌟🌟🌟
Një autore shqiptare, një subjekt tërësisht shqiptar por për ironi kjo gjë kaq shqiptare vjen në shqip vite pas botimit dhe gjuha origjinale është e huaj.
Si mund të ekzistojë një vend ku nuk vdiset kurrë? Nuk vdiset kurrë sepse nuk jetohet.
Një libër i bukur, një rrefim sa i thjeshtë aq edhe I thellë. Një histori por ndërkohë shumë histori të ngjashme të jetuar në Tiranën dhe Shqipërinë komuniste. Autorja e trajton komunizmin dhe jetën në ato vite në një këndvështrim tjetër. Trajton përjetimet e sinqeta të vajzave që rriteshin në ato vite duke zbuluar dhe u përballur me realitetin mes dëshirave dhe kufizimeve, dhunën fizike psikologjike dhe seksuale që një grua e bukur haste kudo, trajton me realizëm marrëdhëniet bashkeshortore, divorcet, tradhëtinë madje dhe prostitucionin por pa lënë mënjanë frikën nga sistemi, kujdesin në çdo hap dhe fjalë dhe indoktrinimin me fjalë dhe me dhunë të parimeve të partisë.
Një libë që shfaq hapur mërinë dhe dëshirën për të ikur, për të ikur nga vendi ku nuk vdiset kurrë, dëshirën për të vdekur por pasi të kesh jetuar që shumë shqipëtarë i tremben dhe kërkojnë rikthimin.


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Profile Image for Francesca Maccani.
215 reviews38 followers
July 8, 2018
c’è, in questo romanzo affilato e raro, la capacità di sposare comicità e violenza, la scoperta dell’ironia come grimaldello per forzare le porte dell’indicibile. (dal web)

La Vorpsi sembra affrontare la storia stessa dell’Albania, declinandola tutta al femminile: dalla presenza asfissiante di una Madre-Partito che impone la condotta di ogni suo figlio, alla vita dolorosa in una famiglia matriarcale, dominata da una madre tradita dal marito (a sua volta imprigionato per ragioni non conosciute) e che maltratta verbalmente la figlia

L’Albania è definito il paese dove non si muore mai, dove non si prende mai in considerazione la propria morte, ma sempre e solo quella degli altri. L’aridità del luogo “fatto di polvere e fango” ove “il sole brucia al punto che le foglie della vigna si arrugginiscono e la ragione comincia a liquefarsi” può leggersi già dalle prima righe del testo. La società albanese è descritta come una società altamente maschilista, ove le donne possono solo essere un oggetto di desiderio e perversione, e, quelle belle in particolare, sono a priori poco di buono, mentre quelle brutte, proprio perché nessuno vorrebbe portarsele a letto, sono oneste. Da qui scaturisce quel fenomeno che, secondo l’autrice, costituisce una caratteristica portante per la società albanese, il cosiddetto “fenomeno della puttaneria”.

Ho amato moltissimo questo libro, riedito da Minimum fax, uscito a suo tempo con Einaudi, è un romanzo che trasuda dolore e desiderio di riscatto. Una narrazione in prima persona che assume la dimensione della coralità perchè l’io narrante si fa portavoce di tutte le donne dell’Albania.

La scrittura è affilata e procede per immagini evocative e dense di significato. Ornela scrive in italiano pure essendo madrelingua albanese e questo dà vita ad un’espressività unica nel suo genere, raffinata, tagliente e che resta sottopelle.

Lo consiglio a chi ama le voci fuori dal coro, a chi non pone limiti al vagare del proprio sguardo, a chi ama spostare sempre più in là la linea dell’orizzonte.
Profile Image for Lee.
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January 25, 2010
Short novella seemingly written as a sort of "fuck you" to the expat author's native country of Albania. This differs from other books I've read written by authors who lived in the former communist nations of Europe who condemn their governments and societies by having almost no empathy for the average fellow citizen/victims. This tone jumps out of the book from the first page:

"Another consequence is fearlessness, although this might be caused by our people's flattened, malformed craniums - the seat of indifference - or a simple lack of conscience."

The book is a collection of vignettes whose common theme is bleakness and bitterness. The best one in my view recounted a childhood duel with a friend using long white "swords" they found in a vase in the back of the garden of their home. Her grandmother freaks out when she sees them and makes them stop. Vorpsi writes:

"Our interrupted duel remained a mystery for years. We were already grown-ups when we learned that we'd been playing with the bones of our uncle, the one we'd never known because Mother Party had executed him when he was seventeen."

The fractured narrative probably mirrors Albania's fractured society and all, but it doesn't give the reader more than a surface understanding of these people or the country they inhabit.
Profile Image for Laetitia.
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September 25, 2022
Somewhere in the 4-5* range
I rather randomly purchased this book during a sale at the publishing house, I couldn't even look inside it. But books about life in the Eastern Bloc written by women are my hobbyhorse, so to say, and this book turned out to be completely in line with that. I read through the book in one or two days - it's a short read -; I might have to reread it sometime. The book just captivated me, and even though I'd say it's very accessible, I feel like it still has some unique touch to it. Often gloomy, with some dark wittiness, Vorpsi describes things and events in a way that's both subtle and graphic, both mysterious and clear or even blunt. She doesn't spell out every little thing to the max, but still explains everything that happens using a few sentences. The raging sexism is all too present and explicitly presented to the reader. The totalitarianism (Albania had one of the stricter and bloodier governments of the Eastern Bloc, so that means something) is more covert, but one understands that something is off, very off. Vorpsi mixes all these elements into a strong and uncomfortable cocktail, and even though it was often hard to swallow, I'd take another one.
Profile Image for Migena.
4 reviews
March 31, 2022
Faccio una piccola premessa: nonostante le mie origini non sono un'esperta di letteratura albanese. Conosco e ho apprezzato giusto i grandi nomi e poco altro. Col tempo, tuttavia, mi piacerebbe porre rimedio a questa mia mancanza.

Per quanto riguarda il libro di Ornela Vorpsi il mio giudizio è combattuto: è un'opera che dal punto di vista stilistico ritengo acerba e la scrittura è TROPPO semplicistica, quasi come se si trattasse di una bozza nozionistica (notevoli i richiami alla grande letteratura, in particolar modo russa) da rifinire.
Eppure le tematiche da sviluppare non mancano, anzi; in poche pagine l'autrice con un misto di ironia e rancore presenta attraverso gli occhi di una bambina le condizioni in cui verte la società albanese in piena epoca comunista. È uno schiaffo morale all'ottusità e all'ignoranza che l'isolamento e la mancata — negata apertura agli stimoli esterni e all'educazione ha prodotto, senza però perdere di vista la leggerezza. L'utilizzo enfatico del termine "puttana" non va trascurato: chi è nata donna e in Albania può capire perfettamente la ripetizione ossessiva della parola.
Merita comunque di essere letto.
Profile Image for Valentina G.
223 reviews27 followers
April 11, 2024
Il libro è composto da episodi sparsi, riconducibili a fattori comuni e, sicuramente, connessi dalla volontà di raccontare un po’ della cultura albanese sotto un regime totalitario. Questa narrazione mi è apparsa un po’ frammentaria e non molto approfondita.
Proverò a cercare altro perché è comunque un tema interessante.
Profile Image for Mathilde Paulsen.
1,085 reviews41 followers
February 13, 2023
Utrolig viktig og spennende tema å lese om, men denne må dessverre få bare 2 stjerner fordi jeg var bare forvirret hele boken gjennom. Jeg fikk aldri helt tak i hovedkarakteren, og vet faktisk ikke om det var en hovedkarakter eller om boken besto av små fortellinger om forskjellige jenter og kvinner i Albania. Det må ha vært enten skrivestilen eller oversettelsen som gjorde denne boken så vanskelig å gripe tak i, men dessverre så ødela det for meg. Hele boken føltes rotete.
Profile Image for Myriam.
496 reviews68 followers
September 11, 2025
“Hier in de warmte, op dit nachtelijk uur, word ik bezocht door een verrukkelijke eenzaamheid, en in mij vormen zich zinnen als: ‘Hier binnen is geen klassenstrijd, Ornela, net zo min als de competitie waar je op school in verwikkeld bent, je moeder slaapt, ze kan niet langer waken over je gedachten via je ogen die van stemming veranderen. De Staat is zo slecht nog niet als die ons laat slapen en laat genieten van de vredige loomheid van de dekens, en van deze samenspraak. De nacht blijft de nacht, tenzij het communisme of het kapitalisme een manier vindt om hem af te schaffen.’”
Profile Image for Marie.
997 reviews20 followers
December 17, 2022
This small book really packs a punch. I loved the writing style, it's straightforward and lyrical at the same time, the first page is simply stunning. I also thought it gave a very vivid and interesting depiction of the the country of Albania.
Profile Image for Arina.
182 reviews
October 6, 2024
'Ik pak het boek en het boek pakt mij, en dat is geluk.'
Profile Image for Gresi e i suoi Sogni d'inchiostro .
698 reviews14 followers
October 28, 2025
Ornela Vorpsi ed io al tavolo di un caffè. Lei che, con diplomazia e un sorrisetto stampato sulle labbra, mi confessa di aver partorito un figlio, qualche anno fa. Io, che del resto non mi sorprendo più così tanto di questo continuo ciclo della vita, quanto della nostra vicinanza, del nostro incontro, non sembra un'estranea ma una cara amica. Questo nostro primo incontro ha sortito un'infinità di sensazioni. Il mio cuore sembrava volesse esplodere, sfuggire dalla stretta ferrea della gabbia toracica. Non riuscivo quasi a concepire le motivazioni, ma se mi trovavo qui doveva esserci più che un valido motivo.
La lettura di quest'ennesimo romanzo era dotato di un’anima sporca, turbolenta, ma affascinante e trascinante - che all’esperienza del presente, quello cioè della sua autrice, trae significato dai movimenti di persone. Da un intreccio di lingue e culture che si concretizzano nell’interazione con le situazioni, opera dotata di un’immaginazione lucida ma opulenta che tenta di acchiappare una sua identità, in cui si avverte un certo distacco dalla lingua d’origine. Essere nata in un luogo in cui si desiderava nient’altro che l’esilio, raccontare il passato in un presente non ancora soggetto a modifiche, mediante un’osservazione attenta e remota, è quel percorso di vita che la sua autrice e chi leggerà intraprende inconsapevolmente. Perché sentirsi estranea nel proprio paese d’origine e costretta ad agognare l’esilio come ripercussione dello spirito, è una forma evanescente di delizia in cui è possibile riconoscere il sogno di una donna che amava le parole e l’arte. Fece di questo romanzo un percorso a ritroso; dalla sua terra d’origine, a Parigi e, solo da qualche tempo, in Italia, tracciando i passi di un processo di crescita interiore in cui le lacrime, quelle che verserebbe chiunque è stato privato della sua identità, così pura ed evanescente, sono pregne di un certo pessimismo, per il lettore più colto quello tipico schoperenuaniano, un senso di marginalità tipica della poetica russa, ponendo e sollevando una critica sociale e politica all’Albania, unita a un forte senso di spiritualità, attrazione per una terra che potrebbe essere fiorente, fulgida come stelle, fatalista e ineluttabile a contrarre i sintomi di una << malattia >> incurabile che la incunea, la struttura in una piccola isola deserta da cui solo mediante le sue forze potrà sottrarsi. Sfuggire da quell’incessante scontro fra vecchio e nuovo, dalla possibilità che uno splendido paese come l’Albania fosse soggetta a mutamenti, la nostalgia che tali cambiamenti non subentrino se non mediante l’osservanza di uno scontro che è causa di violenza del potere capitalista. Soggiogato dalla dittatura di Enver Hoxha che governò il paese dal 1944 al 1985, isolandolo dal patrimonio culturale e politico, sopprimendo ogni libertà civile, politica e religiosa e una repressione violenta mediante il Sigurimi, sollevando quelle forme di violenza che minacciassero il comando del partito, garantendo la stabilità delle istituzioni, e reprimendo la criminalità.
Scelte politiche che nel tempo divennero sempre più restrittive, fino ad arrivare ad un isolamento dal resto del mondo inducendo il popolo a sconfiggere o scongiurare nient’altro che l’esilio. L’unico paese a mostrarsi amico fu però la Cina, condotta da Mao Zedong da cui il paese prosperò, per qualche tempo, ma poi fu soggetto nuovamente a delle ripercussioni che lo inclusero in una bolla di necessità ed emergenze. L’Albania era stata soggetta a ignobili reati e l’attuazione di nuove riforme avrebbe comportato alla rinascita del paese, sorretto da ideali democratici il cui percorso politico, quello guidato da Sali Berisha, avrebbe conferito nuove idee di speranza, la realizzazione di quei sogni sopiti dal tempo.
E, fra queste innumerevoli sfaccettature, un forte bisogno di evasione o libertà che avrebbe comportato a forme di perdizione o avvenenza dalle mancate regole darwiniane, impartendo prerogative e cospirazioni. Il mondo avrebbe dovuto seguire un certo ordine, come una specie di Ameba che si moltiplicava e segnava le innumerevoli indicazioni o coordinazioni per sé, lo Stato supremo, la possibilità di esserci. Confidando nella supremazia di una specie di eroe che tenta di perseguire e seguire un percorso fra ameba e consumismo, pur di comprendere o scoprire la sua grandezza. L’Albania era una terra che dal 1967 divenne atea. Le riforme attuata erano di tipo staliniane che prevedettero l’abolizione di proprietà private, la nazionalizzazione delle industrie, quelle agrarie e relative all'istruzione e alla sanità affinché il paese potesse essere indipendente e in grado di produrre a sufficienza le materie prime. Un bellissimo uccellino cui fu limitata la libertà e la nascita di un tipo di monarchia che non fosse volta al solidarismo o a quelle riforme che, attuate, conducessero il paese ad una rinascita, quanto ad un annientamento completo.
Avanzando a tentoni si giustificano o calibrano i limiti dell’esistenza, così uguale a se stessa, e l’amore per la patria, misurato ed attribuito alle donne perché suggerendo un chè di profondo che contiene l’universo, ma Il paese dove non si muore mai resta solidificata in forme di intrattenimento in cui le donne, quelle di qualunque età, deflorate e recise come le fronde di un albero, non produce niente di rassicurante e positivo. Quanto acuto, sottile, tenero e putrescente che si riflette nella mortalità, nell’abbandono, nella ricerca di una vita sregolata segnata dalla sofferenza, spiffero da cui trapela la serenità, così evanescente e illusoria come il desiderio di fuggire, riconciliarsi con i propri tormenti interiori.
Non rimpiangere niente, ne un pubblico vasto di lettori, affinché osannino o accettino la proposta di vivere sulla propria pelle un’esperienza di vita che non è solo romanzata né quello che per molti potrebbe essere considerato un incubo, quanto piantare un seme: un seme che pian piano crescerà sempre più. La sua immagine celata sotto una miriade di fogli e parole, la sua identità ancora per me segreta, la sua voce, il profumo delle sue lacrime che ancora rigano un volto triste, sono ancora delle enormi incognite che pervadono l’anima di questo testo che, sotto certi versi, è qualcosa di indefinibile. Perchè impossibilitati ad immaginare quanto sia frustrante dover scappare dalla propria terra natia. Senza avervi avuto mai l’opportunità di instaurare un rapporto diretto, che non sia fatto esclusivamente di carta e inchiostro, donandomi un senso d'intimità e di adulazione con un autrice che prima di adesso era avvolta in un alone di mistero. Il mio mondo interiore si bea di queste cose, ponendo una certa attenzione a certi idiomi storici da cui posso arricchire il mio bagaglio culturale, le mie conoscenze, rammaricandomi però di questa mancanza di intimità, di interazione, per via di un fato crudele ed egoista che lo impedisca.
Nel pomeriggio in cui mi appresto a porre nero su bianco tutto ciò, rischiando di fare una brutta figura, ho cominciato a scrivere senza nemmeno rendermene conto. Ma di cosa dovrei sorprendermi? Quando mi imbatto in questa tipologia di testi succede quasi sempre questo, e scrivere una recensione che abbia un senso compiuto - non solo per me stessa, ma anche per chi mi legge - pare una follia. Questo è stato l'inizio di un legame reale ma intoccabile in cui ho dato per scontato le qualità di un testo apparentemente blando, e ascoltato la voce prorompente del mio cuore. Mentre nella vita certe cose non le si può immaginare, quanto capire solo vivendole in prima persona, con la scrittura ho potuto rievocare ogni cosa. Ho potuto esprimermi con naturalezza e onestà, allo stato puro. Estrapolando quelle idee, quelle massime di vita che ruotano attorno alla malattia come priva di forma, quella così infida che si insinua dentro a delle verità in cui è però importante scoprire la verità, quella che presto o tardi ci avrebbe condotto dinanzi alla morte. Stemperato da forme atipiche di amore, come un naufrago disperato costretto dal dolore in cui lo spettro dell’eternità regna sovrano come una forma inestricabile e robusta. Impossibilitato a curare quella piccola piantina della razza umana, vegliando su di lei, quanto soggetto a quelle cattive abitudini, prive di autonomia che sono conseguenza, negazione, risonanze devastanti che derivano dalla parte più profonda dell’anima della scrittrice. Mediante vibrazioni nuove e oscure provenienti da un luogo che non avevo ancora visto, sentimenti buoni e cattivi, mostruosi o normali, che mi hanno dato la possibilità di inoltrarmi nel suo mondo. Tutto questo, tutti questi sentimenti condensano l'anima di Il paese dove non si muore mai. Ed io ho cercato di comprenderla, senza rendermene nemmeno conto, nascondendo ai più curiosi l'identità di questa mia nuova lettura. La sola che, alla fine, ci fa comprendere che noi siamo il frutto delle nostre azioni, e dalle quali non siamo né creatori né inventori, ma responsabili nel comprendere la vita.
Tutto questo sembra abbia a che fare con una conversazione molto importante con me stessa. La mia coscienza, guidata dalla voce carezzevole dell'autrice e guidata a largo, ha seguito la sua storia registrandola, e comprendendo come uscirne indenni dal vortice prorompente della sua lettura sarebbe stato difficoltoso. Mi sono chiesta quale sia la qualità dell'amore, e come i personaggi lo interpretano, perché io molto spesso ho vissuto momenti da sogno grazie a loro, nel sentiero insidioso della vita, mentre li vivevo.
L’immortalità, l’oscurità, ombre, forme instabili che ballano come la luce tremolante in una stanza, regnavano sovrane, e in cui la megalomania che decima il paese in gruppi o etnie bigotte è una forma di rispetto a cui non ci si può fare nient’altro che aggrapparsi, alimentando le speranze di un paese ottuso le cui usanze restrittive e circoncise nei limiti dei miti greci, censurano ogni cosa come punizioni da infliggere.
Con un certo entusiasmo sono entrata in questo mondo e l'ho posseduto … o, per meglio dire, lui mi ha posseduto. Stringendomi la gola, senza darmi alcuna via di fuga. Tastando un territorio familiare e riconoscibile in cui ho potuto scorgere una parte di me. Una forma atipica di comprensione, spontanea come uno starnuto.
Profile Image for Elena.
18 reviews27 followers
February 17, 2019
L'autrice alterna episodi d'infanzia autobiografici a vicende di sconosciute cercando di intrecciandoli con una descrizione dell'Albania più profonda e provinciale. Inutile dire che, nonostante l'Italia sia descritta per tutto il libro come "il nuovo mondo", si ritrovano molti parallelismi con il nostro paese soprattutto per quanto riguarda il concetto di "onore" e di morte. La mia impressione è che, per tutto il libro sia presente un senso di pericolo di violenza diretto alle donne, che pone in secondo piano l'attacco diretto al regime comunista. Avrei preferito una scrittura meno frammentaria e una descrizione più approfondita dell'Albania, che non riguardasse solo stereotipi, ma come esordio lo trovo più che riuscito e non vedo l'ora di leggere altri scritti dell'autrice.
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