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La condició vulnerable

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Som vulnerables i res no ens pot protegir del tot del sofriment inherent a la condició humana. Per bona que sigui la nostra vida, en algun moment una ferida pot deixar-nos una marca inesborrable. La nostra pròpia finitud ens fa fràgils.

Joan-Carles Mèlich defuig la metafísica i s’endinsa en la filosofia literària per explorar la dimensió ètica de la nostra vida amb els altres, la qual es manifesta en les demandes compartides, la cura mútua, l’escolta , el sentiment de vergonya, el perdó i el reconeixement que donen sentit als límits de la nostra existència.

96 pages, Paperback

Published January 1, 2018

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Joan-Carles Mèlich

27 books22 followers

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Displaying 1 - 9 of 9 reviews
Profile Image for Giovanna Tomai.
404 reviews5 followers
July 12, 2024
Ci sono passi molto belli, la parte centrale è la migliore, dopodiché rimane un po' noiosetto.

[Spesso abbiamo la tendenza a pensare che siamo quello che facciamo, quello che decidiamo di fare, quando, in realtà, come sostenuto dall’antropologia della vulnerabilità, siamo fondamentalmente ciò che ci succede. Siamo vulnerabili perché siamo ambigui e contraddittori, perché la fedeltà non è un attributo umano.]

[«Solo da apostata sono fedele», ha scritto Paul Celan. La condizione vulnerabile è apostata. Non si tratta tanto di volere o meno rimanere fedeli a un’idea, a un progetto, a un ideale, bensì se, in quanto umani, siamo predisposti per farlo.
Siamo vulnerabili perché, come scrive Rainer Maria Rilke nelle sue Elegie duinesi, la nostra vita passa trasformandosi. Questo significa che non siamo mai gli stessi, e non lo siamo perché non possiamo eludere lo spazio e il tempo né, per la stessa ragione, i tragitti e le metamorfosi. Non ci troviamo alla fine del cammino, bensì nel percorrerlo, mentre camminiamo. Siamo qui di passaggio. I finali di tragitto – o di partita, per dirlo alla Samuel Beckett – non solo sono impossibili, ma anche pericolosi.]

[Siamo condannati a morte, ma non solo né fondamentalmente alla nostra, bensì a quella dell’altro. Condannati alla perdita, al vuoto, all’assenza. E per affrontarli è necessaria l’etica, ma non un’etica intesa come compimento di un dovere, alla stregua di una norma, bensì come una risposta agli appelli che ci arrivano dagli altri, come un gesto. Quello di cui ha bisogno un corpo vulnerabile è un’etica responsiva, del gesto e, più concretamente, del gesto erotico: l’abbraccio, il bacio, il silenzio, la carezza…]
Profile Image for Gianmarco.
43 reviews1 follower
August 8, 2024
La vulnerabilità non riguarda la metafisica, per il fatto che si pone sopra le parti, quasi esteriormente. Al contrario, si appoggia su un etica del prendersi cura reciprocamente.

Il saggio sviluppa in maniera (secondo me) slegata concetti dell’etica riguardo la vulnerabilità e l’essere fragili. I titoli dei capitoli sembrano essere slegati dal loro contenuto e non si porta avanti in maniera chiara il tema centrale del libro. Il capitolo più interessante e significativo - l’ultimo, sulla carezza - sarebbe potuto essere sviluppato meglio ed utilizzato come file rouge, utilizzando i concetti etici per corroborare l’idea di fondo.
Profile Image for Álvaro .
27 reviews2 followers
September 22, 2024
En mi opinión, uno de los mejores ensayos referidos a la vulnerabilidad humana, en esa llamada "Filosofía de la proximidad".
Abre interesantes reflexiones que dan pábulo a un desarrollo más profundo de la idea de nuestra condición vulnerable.
En definitiva, un libro que merece la pena leer.
Profile Image for Don Mario.
339 reviews50 followers
April 28, 2025
Ho impiegato molto tempo a dichiarare terminato questo piccolo libro, perché incerto su quale valutazione assegnargli e che giudizio farmene.

La domanda che mi ha accompagnato durante la lettura è questa: come valutare un autore capace di proporre idee stimolanti e profonde, se poi si ha l’impressione che giochi con le parole, privandole di un significato preciso?

Il punto di partenza è interessante: il pensiero metafisico rigoroso appare troppo astratto per offrire risposte concrete all’uomo reale, che è vulnerabile, imperfetto, per nulla ideale o idealizzabile. Propone quindi di prendere le distanze dalle certezze della metafisica, per affrontare la realtà con maggiore umiltà e concretezza.

«La protezione che la metafisica ci offre è contraria alla finitudine umana; è una protezione che nega la vulnerabilità o ci fa credere che la neghi. In definitiva, la metafisica distrugge la struttura vulnerabile della condizione umana e offre un sistema di protezione totale, trascendente, universale e immutabile. La metafisica elimina l’elegia dell’esistenza» (p. 55).

Non è una provocazione nuova (penso a Kierkegaard che rideva di Hegel, creatore di un edificio nel quale era impossibile vivere). Tuttavia sorgono perplessità: il primo sospetto nasce proprio dalla sua insistenza sul rifiuto della metafisica. Ne parla tanto, e con tanta avversione, ma non è chiaro cosa intenda. Propone Sartre come esempio di metafisico, poi pesca a piene mani da Lévinas che io considero metafisico, anche se con un taglio esistenziale-personalista.

Proseguendo nella lettura, si coglie che la critica non si rivolge tanto alla metafisica in sé, quanto alla morale che da essa discende. L’autore vorrebbe un’etica leggera, incerta, provvisoria, che non pretenda validità assoluta, ma orienti l’agire, almeno il più delle volte. L'accento non è posto sul "non fare il male", ma piuttosto sul "non farsi troppo male" nel confronto con la vita. L'idea di "fare il bene", legata a una concezione metafisica del bene, non compare.

Mi sembra che il quadro filosofico sia quello del pensiero debole. Non pretendo di criticare questa scuola, ma almeno esprimere una riserva sulla legittimità di impiegare parole che previamente ha svuotato o stravolto di significato. Forse il problema sono io, troppo attaccato alla mia metafisica: ma che me ne faccio di un discorso bello, se non significa nulla?

In quest'ottica, il libro sembra un esercizio di retorica più che una seria proposta di pensiero. Rimane comunque uno stimolo alla riflessione, perché si interroga sul perdono, sui gesti, sull'intimità, sull'apparire... E su questi argomenti dice cose belle, che forse non significano nulla.
Profile Image for Cobertizo.
341 reviews22 followers
December 21, 2024
"¿Cómo podemos hacernos cargos de su condición vulnerable? ¿Cómo podemos estar a la altura de sus/nuestros gritos de soledad? Solo vivimos una vez, vivimos a a la primera, y no tenemos posibilidad de rehacer lo que ya hemos hecho. Situados bajo el pórtico del instante cada momento es de una perplejididad infinita. Este es el drama de la finitud, de una finitud que la condición vulnerable no hace más que expresar todavía, con más intensidad."
Profile Image for Asier Cosgaya.
45 reviews
September 11, 2025
Precioso ensayo, regalo de Paula, y ahora repleto de nuestros subrayados. Me quedo con la negación de toda moral inmóvil, metafísica, a favor de una ética en constante evolución basada en la condición ineludible de cualquier humano: la vulnerabilidad.

Somos seres vulnerables porque estamos vivos, y porque somos finitos.
Profile Image for Simona Santacroce.
48 reviews2 followers
February 16, 2025
Sicuramente non un libro di divulgazione come invece la quarta di copertina ci farebbe credere, è anche un po’ ripetitivo. Le citazioni sono così numerose e poco discusse da far sospettare un certo cherry picking. L’astrattezza è il peggior difetto di un testo che propugna la filosofia narrativa.
Profile Image for Flavia.
214 reviews8 followers
July 8, 2024
Un libricino dove ho praticamente sottolineato quasi TUTTO. ❤️‍🩹
Displaying 1 - 9 of 9 reviews

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