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Убийството на невъзможното

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Изданието е посветено на големия български алпинист Боян Петров. Райнхолд Меснер пише авторска бележка специално за българското издание.

Райнхолд Меснер е сред алпинистите, превърнали се в легенда – в стремежа си да предизвика собствените си възможности, се превръща в „ловец на приключения“. Изкачва всичките 14 осемхилядници, прекосява пеш Антарктида и Гренландия, Тибет и пустинята Такла Макан. Заедно с Петър Хабелер стават първите хора, стъпили на върха Еверест без допълнителен кислород. Заради постиженията му списание „Аутсайд“ нарича Меснер „кралят на катерачите“.

В годината на студентските бунтове със статията си „Убийството на невъзможното“ Райнхолд Меснер хвърля предизвикателство за отказ от технологичните помощни средства в катеренето. Ще го последват новаците, а не задоволените, готови да се откажат. Така започва движението за чисто катерене, което ще отбележи значителен растеж, след отварянето на скàлата на категориите на трудност нагоре.

В тази книга най-добрите катерачи в света изразяват гледища върху традиционното и свободното катерене, оспорват тезата на Ройъл Робинс и статията на Меснер и не спират да разказват за изкуството на изкачването на най-трудните планини и скални стени. Сред тях са имената на: Бернд Арнолд, Хансйорг Ауер, Ерве Бармас, Томи Колдуел, Ивон Шуинар, Матео Дела Бордела, Хейзъл Финдли, Мик Фаулър, Маурицио Джордани, Алесандро Гоня, Яник Грациани, Алекс Хонълд, Лео Холдинг, Томас Хубер, Йост Кобуш, Игор Колер, Марина Коптева, Юрий Кошеленко, Давид Лама, Якопо Ларкер, Хайнц Мариахер, Пиер Мазо, Симоне Моро, Адам Ондра, Фабио Палма, Франко Перлото, Боян Петров, Марко Презел, Пол Причард, Маркус Пухер, Иво Рабансер, Марек Раганович, Анджелика Райнер, Том Рандъл, Ермано Салватера, Щефан Зигрист, Марчин Томашевски – Йети, Никола Тондини, Кристиан Тромсдорф, Саймън Йетс, Барбара Цангерл, Маурицио Дзанола – Маноло.

312 pages, Hardcover

First published January 1, 2018

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About the author

Reinhold Messner

202 books242 followers
Reinhold Messner (born September 17, 1944) is an Italian mountaineer and explorer from South Tyrol, often cited as the greatest mountain climber of all time. He is renowned for making the first solo ascents of Mount Everest without supplemental oxygen and for being the first climber to ascend all fourteen "eight-thousanders" (peaks over 8,000 metres above sea level). He is the author of at least 63 books (in German, 1970–2006), many of which have been translated into other languages.

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Displaying 1 - 4 of 4 reviews
Profile Image for Clara Mazzi.
777 reviews46 followers
September 16, 2021
Cinquant’anni fa o quasi, nel 1968, veniva pubblicato un famoso articolo di Messner dal titolo “L’assassinio dell’impossibile” in cui l’alpinista sudtirolese attaccava la piega che stava prendendo l’arrampicata perché stava diventando sempre più artificiale e sempre meno libera (la summa è stata raggiunta dal compressore portato da Cesare Maestri sul Cerro Torre) ed in questo modo si andavano perdendo valori per lui molto importanti, primo tra tutti la valutazione del proprio limite (e quindi la valutazione della sicurezza di sé) ed in secondo luogo, con l’abbattimento degli ostacoli, viene a perdersi quel fattore della “scoperta” che accomunava una ricerca del proprio limite alla lettura della parete per vedere di capire se si trattava di qualcosa di fattibile e alla propria portata e quindi una scoperta anche geografica e molto avventurosa.
Luca Calvi e Sandro Filippini, due ben note firme della letteratura dell’alpinismo, curano questa interessantissima raccolta di opinioni in merito al dibattito lanciato mezzo secolo scorso dal grandissimo Reinhold, ponendo a tanti grandi alpinisti contemporanei la semplice domanda: è una domanda ancora attuale?
La struttura esemplare del volume è costituita da una parte iniziale in cui lo stesso Messner spiega che cosa voglia dire per lui, oggi come allora, l’”impossibile” e di cosa esso significasse agli albori dell’arrampicata e quindi spiegando nel concreto cosa sia andato praticamente irrimediabilmente perso oggi, e poi una seconda parte in cui si susseguono brevi articoli scritti di proprio pugno dai grandi alpinisti di cui sopra (Simone Moro, Manolo, Hervé Barmasse, Alex Honnold, Adam Ondra giusto per citarne una manciata) in cui dicono la loro sull’argomento. Quello che ho enormemente apprezzato, oltre al lavoro in toto, veramente ben fatto, è stata la breve biografia che ha preceduto il contributo di ogni alpinista, con quella manciata di dati biografici, nonché dello specifico curriculum alpinistico, utilissima per permettere al lettore che magari non conosce proprio tutti, di orientarsi bene in questo mondo di atleti che è sempre vario e in costante movimento (chi è famoso oggi, magari domani cade nel dimenticatoio, oppure è nel frattempo già morto, come Hansjörg Auer e David Lama travolti insieme da una valanga solo l’anno successivo la pubblicazione di questo libro) e di capire un po’ meglio chi è chi. Tutte riflessioni molto valide (certo chi più, chi meno) ma che mi hanno stimolato a pormi la stessa domanda: è ancora valido il j’accuse di Messner di cinquant’anni fa?
Mettendo insieme tutti i pezzi, credo che alle volte si siano confusi “impossibile” con “avventura” e che non sia ancora del tutto chiara la differenza tra arrampicata “indoor” e “outdoor”.
Partiamo dai primi due. A mio parere, per quel che ho colto, l’”impossibile” di Messner e di tanti che hanno scalato al suo tempo e di tutti quelli che hanno praticato l’alpinismo prima di lui, corrisponde soprattutto ad un concetto di “avventura”, nel senso di addentrarsi in un “terreno ignoto” sia dal punto di vista concreto che metaforico. Sono convinta anch’io che sia stato davvero speciale scalare in montagna in quel modo, ovvero facendone un’avventura, allo stesso modo penso che oggi questo non sembra essere più un valore prioritario: tanto è già stato scalato, è vero, ma volendo c’è ancora tanto, tantissimo da scalare ma non sembra esserci una vera e propria ricerca in questo senso anche se ciò non dipende dall’uso di mezzi artificiali che aiutano nella scalata - forse per una questione di costi: il non ancora scalato interessante di oggi è lontano.
Per quello che concerne invece l’arrampicata in sé e per sé, ho letto di tanti (bravissimi) climber che deplorano l’aspetto competitivo che ha assunto questa disciplina negli ultimi anni, aspetto che deriva indiscutibilmente dal successo delle palestre indoor dove non si contempla (per sua stessa essenza) necessariamente anche lo sbocco outdoor, ovvero quello della scalata in parete o in falesia (dove, a titolo meramente personale, sebbene la via non è più da scoprire, è però bellissimo sentire l’odore della pietra, delle foglie, sentire il vento addosso e vedere orizzonti lontani e dove le prese non sono più segnate coi colori ma nel buchetto in cui metti il dito accarezzando la pietra per cercare la presa, magari c’è un ragno o una lumac)a. Credo, nel mio piccolo, che l’indoor e l’outdoor, altrimenti detto l’arrampicata sportiva e arrampicata libera, siano due settori che si stiano definendo sempre di più, di cui il primo può essere una buona base per il secondo; sebbene ciascuna disciplina può esistere anche senza l’altra, sarebbe auspicabile usare la prima (l’indoor) per poi andare fuori su roccia. I climbers intervistati hanno ragione quando dicono che la differenza tra la sportiva (indoor) e la libera (outdoor) è proprio nell’approccio ma non sono d’accordo col timore che l’indoor con le sue gare o con le olimpiadi, possa cancellare la vera anima dell’arrampicata. L’indoor inoltre permette anche a tanti ragazzi giovanissimi (l’età dei climber oggi parte dai ragazzini delle elementari) e che magari non abitano vicino alle montagne, di poter comunque godere di una disciplina che è comunque affascinante e che propone valori di conoscenza di sé molto formativi.
Un libro che mi è piaciuto moltissimo: ben fatto, come dicevo prima, intelligente, istruttivo e che stimola la riflessione. Un libro cui sono sempre tornata volentieri, quando dovevo interromperlo.
13 reviews
November 30, 2025
Много интересна книга, в която известни алпинисти споделят вижданията си за развитието на алпинизма по света.
Profile Image for Kirsten.
3,113 reviews8 followers
May 23, 2023
1968 beschrieb Reinhold Messner in einem Artikel über die Veränderungen im Bergsport über den Mord am UnMöglichen. Damit meinte er die Zunahmen von technischen Hilfsmitteln, die es auch weniger starken und wenig erfahrenen Bergsteigern möglich machten, schwierige Routen und hohe Gipfel zu erklimmen. Seinem Appell auf diese Hilfsmittel zu verzichten, folgten damals viele. Das war der Beginn des Freeclimbings, bei dem sich die Schwierigkeitsgrade auch heute noch immer weiter steigern.

Ich kenne Reinhold Messner natürlich durch das, was er am Berg erreicht hat. Aber auch durch die Diskussion um den Yeti, die ich nur am Rand verfolgt habe. Von ihm selbst hatte ich noch nichts gelesen, bei seinem Buch hat mich zuerst der Titel und dann die Verfasser der Artikel darin angesprochen.

Die Diskussion um die Wahl der Hilfsmittel gibt es in jedem Sport, aber beim Bergsteigen nimmt sie andere Dimensionen an. Mittlerweile ist der Weg auf den höchsten Berg der Welt mit Fixseilen so präpariert, dass man den Gipfel erreichen kann, wenn man dafür bezahlen kann. Auch beim Klettern geht es vielen nicht mehr um das Austüfteln der Route selbst, sondern nur um einen Haken auf seiner Liste zu machen. Dass das zu Lasten der Natur geht, ist ohne Frage.

Deshalb war es für mich interessant zu lesen, wie sich die großen Bergsteiger und Kletterer mit der Frage, ob das Unmögliche wirklich tot ist, auseinander setzen. Gerade die junge Generation hat mich mit ihrer Flexibilität und den Ansichten oft überrascht, während die Bergsteiger der frühen Generationen meistens an ihren alten Werten festgehalten haben.

Leider hat jeder seinen Artikel für sich selbst geschrieben, so dass es keine Diskussionen untereinander gab. Das wäre sicher interessant gewesen. Aber auch so gibt der Mord am UnMöglichen viele Denkanstöße und ist nicht nur für Bergsteiger oder Kletterer zu empfehlen.

Das Buch hat mir tatsächlich beim zweiten Lesen noch besser gefallen als beim ersten Mal. Ein Satz ist mir besonders hängen geblieben: der Mord an der Fantasie ist oft schlimmer als der Mord am Unmöglichen.


Auch eine sehr entspannte Aussage hat mir gut gefallen: wenn es den Menschen möglich gemacht wird, das Unmögliche zu wagen, warum nicht? Wer die Mittel hat, um die höchsten Berge der Welt zu besteigen, kann das ruhig machen- aber nur mit der nötigen Kletterethik. Grob gesagt: nehmt euren Müll mit und kackt nicht mitten auf den Weg.

Allerdings haben sich diese beiden Aussagen auf das Expeditionsbergsteigen bezogen, das mehr und mehr zu einem profitablem Tourismus wird.

Wenn es ums reine Klettern an den steilen Wänden geht, ist die Meinung eindeutig: man muss nicht um jeden Preis den Gipfel erreichen, sondern innerhalb der eigenen Möglichkeiten bleiben. Wenn die die Begehung nicht zulassen, ist die Erfahrung, es sauber versucht zu haben und gescheitert zu sein mehr wert als die Bezwingung der Wand mit einem Bohrhaken pro Meter. Die Botschaft ist klar: auch kleine Erlebnisse zählen. Sicher ist das schwer, wenn man in den Medien nur das scheinbar perfekte Leben anderer gezeigt bekommt, aber letztendlich sind diese anderen nicht wichtig. Wenn alles möglich ist, gibt es keinen Platz mehr für Träume.
Profile Image for Nikolay Shopov.
2 reviews15 followers
September 12, 2019
Сериозна книга, в която се разисква за риска и безопастността в катеренето. Много хора няма да я разберат. За съжаление в днешно време невъзможното всеки път може да бъде убито, тръпката притъпена, а приключението изгубено в мислите за осигуровки и безопастност.
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