«Il malinteso», così Carlo e Margherita chiamano il dubbio che ha incrinato la superficie del loro matrimonio. Carlo è stato visto nel bagno dell'università insieme a una studentessa: «si è sentita male, l'ho soccorsa», racconta al rettore, ai colleghi, alla moglie, e Sofia conferma la sua versione. Margherita e Carlo non sono una coppia in crisi, la loro intesa è tenace, la confidenza il gioco pericoloso tra le lenzuola. Le parole fra loro ardono ancora, così come i gesti. Si definirebbero felici. Ma quel presunto tradimento per lui si trasforma in un'ossessione, e diventa un alibi potente per le fantasie di sua moglie. La verità è che Sofia ha la giovinezza, la libertà, e forse anche il talento che Carlo insegue per sé. Lui vorrebbe scrivere, non ci è mai riuscito, e il posto da professore l'ha ottenuto grazie all'influenza del padre. La porta dell'ambizione, invece, Margherita l'ha chiusa scambiando la carriera di architetto con la stabilità di un'agenzia immobiliare. Per lei tutto si complica una mattina qualunque, durante una seduta di fisioterapia. Andrea è la leggerezza che la distoglie dai suoi progetti familiari e che innesca l'interrogativo di questa storia: se siamo fedeli a noi stessi quanto siamo infedeli agli altri? La risposta si insinua nella forza quieta dei legami, tenuti insieme in queste pagine da Anna, la madre di Margherita, il faro illuminante del romanzo, uno di quei personaggi capaci di trasmettere il senso dell'esistenza. In una Milano vivissima, tra le vecchie vie raccontate da Buzzati e i nuovi grattacieli che tagliano l'orizzonte, e una Rimini in cui sopravvive il sentimento poetico dei nostri tempi, il racconto si fa talmente intimo da non lasciare scampo. Con una scrittura ampia, carsica, avvolgente, Marco Missiroli apre le stanze e le strade, i pensieri e i desideri inconfessabili, fa risuonare dialoghi e silenzi con la naturalezza dei grandi narratori.
Vive a Rimini fino alla maturità scientifica, trasferendosi successivamente a Bologna per iscriversi al corso in Scienze della comunicazione dell'Alma Mater Studiorum. Nel 2002, segue i corsi della Scuola Holden a Cesena esperienza conclusa non in modo positivo. Si laurea nel 2005 con la tesi L'oggetto culturale nell'industria italiana. Il caso del Signor M. ovvero i criteri di pubblicazione di un libro. Il suo romanzo d'esordio, Senza coda (Fanucci, 2005), ha ricevuto nel 2006 il Premio Campiello Opera prima; si tratta di un'opera che racconta "di un'infanzia che si misura angosciosamente con il mondo adulto, con le sue sopraffazioni e violenze, varcando la linea d'ombra che conduce ad una pensosa maturità". Il 22 marzo 2007 pubblica con Guanda il romanzo Il buio addosso (premio Insula romana 2008). Il 12 febbraio 2009 viene messo in commercio il terzo romanzo, Bianco (Guanda), che vince la XXVIII edizione del Premio Comisso, il Premio Tondelli 2009 e il premio della critica Ninfa-Camarina 2010. Il 23 febbraio 2012 viene pubblicato il romanzo Il senso dell'elefante (Guanda), che vince il Premio Campiello Giuria dei Letterati 2012, il premio Vigevano - Lucio Mastrolonardi, il premio Bergamo. È tradotto in Germania, Francia, Spagna, Stati Uniti, UK, Canada, Svezia. Nel febbraio 2015 esce per Feltrinelli il romanzo Atti osceni in luogo privato. Vive a Milano, dove lavora come caporedattore di una rivista di psicologia. Scrive per la cultura del Corriere della Sera.
Terminata la lettura di questo romanzo, sono andato a rileggere le mie impressioni di lettura del libro di Missiroli "Atti osceni in luogo privato", letto un paio d'anni or sono.
Non mi sono stupito più di tanto di ritrovare buona parte delle perplessità che la lettura di questo Fedeltà mi ha suscitato.
Là un titolo intrigante e una copertina ammiccante. Qui pure (le discussioni sulla fedeltà attizzano la fantasia e la posa della ragazza aiuta).
Trama. Evanescente in entrambi i casi.
Ambientazione. Meneghina (più che un romanzo pare una visita guidata; c'erano pagine da riempire? Che ci azzeccano l'Expo e il costo delle case con l'argomento del romanzo?).
Riferimenti letterari. Missiroli sembra il seminatore di Van Gogh: distribuisce titoli di libri famosi come durante la semina in primavera. Peccato che la relazione tra questi titoli e la trama sia pressoché nulla. Curioso pure che i protagonisti snocciolino una cultura letteraria degna di Umberto Eco ma poi parlino come incolti garzoni di bottega.
Il sesso. Scopate di qui, glande di là, succhiare il cazzo. Mi sono domandato se questa sia la terminologia comunemente adottata da coppie di amanti o coniugi. Forse parlare così fa figo?
Sintetizzando, il libro mi è parso un confuso cumulo di idee buttate lì a caso. In altre parole noioso, poco originale e scontato.
Mettiamo una frase intrigante in copertina:
"Siamo sicuri che resistere a una tentazione significhi essere fedeli? E se quella rinuncia rappresentasse il tradimento della nostra indole più profonda? La fedeltà è un'àncora che ci permette di non essere travolti nella tempesta, ma è anche lo specchio in cui ci cerchiamo ogni giorno sperando di riconoscerci."
Difficile resistere, direi (purtroppo è l'unica); la fedeltà è un ingrediente che si vende bene. Come secondo ingrediente spargiamo nel testo un po' di libri a caso; anche questi poi si vendono bene. Riempiamo tutto con itinerari vari, consumano un sacco di pagine e richiedono poco sforzo (google maps). Una spolveratina di sesso e via, il gioco, pardon il libro, è fatto.
Forse sono stato troppo severo, il libro davvero non è così orribile come la votazione farebbe sembrare, è che davvero ne ho abbastanza e da oggi in poi divento cattivo. Davvero la letteratura italiana con un anno e mezzo di pandemia alle spalle, con le catastrofi climatiche e quant'altro tutto quello che ha da offrire sono queste ormai squallidamente trite e ritrite saghe familiari? Non se ne può veramente più.
Come ho già avuto modo di dire per esempio su "Borgo sud" di Donatella di Pietrantonio, "Fedeltà" non ha niente, ma proprio niente di nuovo da dire. Con l'aggravante che l'ambientazione milanese trasuda insipido squallore (riuscirò mai a leggere a parte i Promessi Sposi un romanzo ambientato in Lombardia dove l'ambientazione sappia di qualcosa?) La storia di Carlo, eterno aspirante universitario semidisoccupato e raccomandato di buona famiglia, e Margherita, agente immobiliare semifallita, ma soprattutto dei loro tradimenti. Che ci si voglia voler bene è un aspetto che nel mondo di Missiroli sembra non sia previsto: un elenco di solipsismo, volontà di potenza e autosbrodolamenti alternati a scene da fight club all'italiana che col tema del libro non hanno proprio niente a che vedere. Del rapporto di un uomo ed una donna con i loro rispettivi tradimenti semplicemente non ho capito niente. Peraltro, se parliamo di persone che dialogano solo con se stesse e con i loro viaggi, Philip Roth ha scritto di più e meglio una quarantina di anni fa.
Le scene abbastanza violente a tinte forti di lotta tra cani o di combattimenti clandestini sono vissute da un personaggio secondario e non hanno niente a che vedere con il tema della fedeltà, ma quello che mi ha fatto venire veramente voglia di abbandonarlo è stata l'omosessualità buttata lì, così a casaccio, probabilmente perchè va di moda. Ancora. Ancora una dannata volta. Un tema tanto invasivo e tanto importante merita un'opera dedicata, meno che mai che lo si liquidi in poche pagine magari per allungare il brodo. O si scrive "Gli occhiali d'oro" di Bassani o si lascia perdere. Tutte tematiche forti e per certi versi facili, che sembra siano state buttate lì per allungare il brodo, appunto. Fa eccezione il personaggio della giovane studentessa circuita dal protagonista maschile, che qualche lampo di sorpresa o di originalità ogni tanto lo ha restituito.
Marco Missiroli mi ha dato l'impressione di partire con una idea magari buona e di essersi trovato all'improvviso senza sapere cosa dire, col blocco della pagina bianca. Un po' come se si deve allestire un negozio di vestiti nuovo e non arriva niente, e tu allarghi allarghi per dare l'idea che il negozio sia fornito. Sono arrivato all'ultima pagina (o per meglio dire all'ultimo minuto di audiolettura) perchè lo faccio sempre, e col gusto di sedermi pochi minuti a scrivere questa pagina spiegando per quel che posso perchè da ora per un po' tempo, se prendo un scrittore italiano e mi accorgo che sta scrivendo una saga familiare, cestino direttamente e senza passare dal via. Secondo me abitare a Vicolo corto del gioco del Monopoli drebbe più soddisfazione che vivere nella Milano degli scrittori del secolo ventuno, sia detto per inciso.
Come in un libro scritto male, lui s'era ucciso per Natale
Quindi fra Mazzantini e un film francese riuscito male, ora sta Missiroli. E ora che lo so, che il malinteso è stato chiarito, almeno il nostro, ne starò alla larga. O forse leggerò Bianco, per capire cosa ne è stato di un esordio che era stato considerato promettente. Di più, anzi.
Confuso, nella trama e nella scrittura, incerto nello stile, ma ben certo del fatto che citare Némirovsky e Dubus fa sempre la sua figura, ecco Fedeltà, variazione sul tema coppia e dintorni, su matrimonio e fedeltà, su tradimento e fuga, desiderio e perdita.
Ho creduto alla sincerità di Missiroli nel precedente romanzo (Atti osceni in luogo privato), ma la presenza in questo di Némirovsky e Dubus, di Fenoglio e Tondelli, di Pink Floyd, Modugno, The Crown, Il Trono di Spade e innumerevoli altri, mi fa pensare di essere stata un po’ troppo ingenua, e questo mi indispettisce. (E quindi cito Guccini, tiè.)
Peccato, perché Missiroli, a suo tempo, mi aveva consigliato un gran bel libro, perché sembra avere fama di ottimo insegnante di scrittura, perché anche come recensore (critico?) sembra conoscere il fatto suo e le sue idee in questa intervista (tra l’altro l’intervistatore è Orazio Labbate, che prima o poi mi deciderò a leggere) mi sembrano interessanti. Peccato, davvero, anche perché qua e là affiorano tentativi interessanti - come quello che si potrebbero definire di prosa “circolare” in cui, in una stessa frase, passando fluidamente da uno all’altro, si racchiudono le azioni di tutti i protagonisti anche se divisi dallo spazio geografico e dal tempo - si intuisce il desiderio di sperimentare una scrittura diversa, o perché la Rimini, la sua Rimini, raccontata brevemente, è un luogo letterario che mi piacerebbe visitare. Magari un’altra volta, quando le nebbie si saranno dissolte e avrà deciso da che parte andare.
«Il mio prossimo romanzo, a cui lavoro da circa 4 anni, risponde a una domanda ben precisa: se sono fedele a me stesso quanto non sono fedele agli altri, o se invece voglio essere fedele agli altri e quanto non fedele a me stesso. Ciò rientra nell’alveo delle relazioni sentimentali, il matrimonio, la religione, il sesso, la politica, anche l’economia dei nostri giorni. Si chiamerà Fedeltà e uscirà per Einaudi nel 2019/2020, non lo lascerò andare fino a quando non sarà quello che voglio. E’ una nuova prova perché utilizzerò una tecnica diversissima per quanto riguarda la narrazione, sempre fluida ma fatta con più punti di vista che si incrociano. Insomma è stata una sfida (è una sfida!), che mi ha avviluppato molto, al punto che quando mi sono messo a scrivere ho dovuto rispondere a questa domanda: “stai per metterti in un’impresa che secondo te è al massimo delle tue capacità? Stai sforando i tuoi limiti?” La mia risposta è stata sì.»
Libro molto discusso questo. Ammetto che l’inizio non mi ha entusiasmato e che i tanti rimandi alle letture sembrano un po’ uno specchietto per acchiappare il lettore. Però le letture sono giuste! Nemirovsky e Tondelli sono libri che ho amato. Poi però ho lasciato l’analisi e mi sono fatta trascinare dalla storia. L’idea di base è interessante. Tradire per non tradire se stessi. E’ una buona riflessione, anche se sbagliata per me. La vita non dovrebbe mai permetterti di tradire per non tradire te stesso, è un finto positivo questo, così diventa un alibi, ma nella nostra società, nel nostro modo di essere sembra che questo non sia più un problema adesso. E in fondo Carlo non tradisce nel momento in cui potrebbe, vorrebbe farlo e avere una ragione, ma lo fa nel momento in cui non ne ha nessuna. E allora che senso ha quel tradimento? Diventa solo uno sport, la possibilità, sapere di poterlo fare, di averne la forza, la volontà. E’ il riflesso delle coppie del nostro tempo, libertà faticose che non piacciono più, che erano quelle dei nostri genitori, matrimoni fatti di sacrifici, di ansie, ma certi, solidi. Un libro che si ha paura di terminare, o che sia sempre lo stesso. Mi sono sentita estranea fra le mille stradine di Milano, che a parte quelle principali non conosco. Senza orientamento. Ma l’idea di essere nei personaggi, scivolare nella mente di uno per arrivare all’altro mi è piaciuta, ha reso più fluida la scrittura. E se Carlo fosse il Libero che è cresciuto?
La copertina era una maschera in negativo, gli occhi scoperti, una lama di sole sotto le scapole, l’asciugamano legato sopra il seno. Era scattata in una stanza d’albergo con le tapparelle parzialmente abbassate? La copertina mi piaceva. Il titolo anche. Quando mi sono reso conto che l’autore era Missiroli, ho deciso di non leggere i commenti che fiorivano uno dietro all’altro, mi son limitato a veder cadere le stelle; pareva la notte di San Lorenzo. Sono uno di coloro che avevano apprezzato “Atti osceni in luogo privato” che a mio avviso è essenzialmente un libro sui libri, volevo una lettura di “Fedeltà” senza condizionamenti e così ho fatto. Negli atti osceni i romanzi citati erano una ventina, questa volta sono molti di meno, un paio però sono citati a più riprese: “La paga del sabato” e “Sylvia”. Non li ho letti quindi non so se Fenoglio si addentri per le vie di Milano citandole con la stessa pignoleria di Missiroli e se Michaels sia stato infedele a sua moglie e lo abbia messo per iscritto. Quando dico che Missiroli scrive libri sui libri, mi riferisco a brani come questo
Le aveva raccontato la sua versione dei fatti. Lei aveva intrecciato le braccia. – Sembra quel romanzo. – Quale romanzo. – Il sudafricano, il Nobel. – Mi stai accusando. – O l’altro romanzo –. Lo aveva guardato: – Com’era l’incipit? Luce della mia vita, fuoco dei miei lombi
Missiroli schiera genitori e figli di generazioni differenti, li incrocia, fa interagire il loro presente e il loro passato ma non è mai abbastanza credibile. La suocera il genero, la consuocera, il fratello, il gay, la chiromante… i personaggi sono tanti tuttavia il libro non decolla (non mi sembrerebbe buono neanche come sceneggiatura, non lo vedo adatto ad una fiction). Un altro romanzo che seppur non espressamente citato deve aver influenzato la trama di “Fedeltà” è “Fight Club” (d’altronde la prima regola del Fight Club era non parlare del Fight Club). Milano non la conosco abbastanza per esprimermi, la Rimini invernale dove i suoi personaggi vanno in esilio o in trasferta è ben descritta ed ispira nostalgia. Secondo Missiroli la nostalgia si porta dietro la tenerezza, dunque io, intenerito, raccoglierò tre delle tante stelle che ho visto cadere e le fisserò in testata al mio commento
Cosa mi ha dato fastidio di questa storia? Direi piuttosto che mi ha dato fastidio il modo di narrare di Missiroli, i suoi continui ammiccamenti al lettore, il suo fargli cogliere che lui prima di essere uno scrittore è un lettore forte. Mi sembra un esercizio stilistico. Mi sembra uno scimmiottamento di Inganno di Philip Roth. L’unico personaggio che mi è davvero piaciuto è Anna.
(1) Houellebecq e Missiroli sono i due autori che aspettavo di più. Insomma, a febbraio sto già tranquillo per tutto il 2019.
(2) Missiroli lo attendevo non tanto perché Atti Osceni mi avesse sbalordito, ma perché raggiunta la popolarità ha deciso di prendersi il suo tempo, tirarsi fuori dagli schemi editoriali classici. Perché quando lo vedo mi sta simpatico, un po’ consapevole e un po’ sbruffone. Perché è uno che ci crede.
(3) Atti osceni era un romanzo di formazione con Libero Marsell protagonista assoluto. Fedeltà è un romanzo corale, costruito sulla pluralità delle voci. Quelle di Margherita e Carlo, soprattutto. E poi quelle di Sofia, Andrea, Anna. Personaggi sospesi, non-risolti e (immagino volutamente) non-accattivanti. Margherita è un architetto che vende case. Carlo è un aspirante scrittore che insegna part time. È mediocre, o semplicemente comune, gestisce male i suoi impulsi, ma cresce un po’ alla distanza. Anche Sofia vorrebbe scrivere ma non si crede all’altezza e torna a lavorare nel negozio di ferramenta del padre. Anna è l’unica a mostrare un lato rassicurante.
(4) AmoresPerros e Fight Club, Marella Agnelli e Yves Saint Laurent, Via delle Leghe e Corso Concordia, Topografia e disillusioni. È uno di quei libri che quando lo inizi fai fatica a staccarti. Che ha un’armonia e un ritmo ben preciso, una prosa fluida, una cura particolare nella scelta delle parole. Cesellato ma (quasi mai) artificioso. Tre anni di ricerche, (ri)scritture, revisioni si sentono, a mio avviso.
(5) L’aspetto più riuscito per me è l’architettura, e il modo in cui i protagonisti si passano il testimone. Una specie di montaggio emotivo la cui esecuzione non è per nulla banale ma il cui risultato è davvero efficace. Ad esempio: Carlo e Sofia, lui si trova a Milano, lei a Rimini. Nello stesso momento entrambi guardano fuori da una vetrina. Missiroli li ricongiunge così:
Carlo si avvicinò al termosifone, appoggiò la schiena e si fece scaldare. Rilesse il messaggio di lei. Poi si voltò verso il neon della tintoria cinese, bucava l’inverno e a lui parve di notare un albore di primavera: oltre la vetrina Sofia intravide Largo Bordoni liberato dal gelo, si disse che Pentecoste non le avrebbe mai risposto, forse i libri non gli erano arrivati, forse l’invadenza lo aveva infastidito.
(6) Più deficitario è il contenuto, la trama. Dal mio punto di vista è un lavoro autentico e sentito. Però manca una storia solida, inattaccabile. Manca la ricerca di un punto di vista inedito su fedeltà/infedeltà, sui legami stretti e le possibili alternative. E non basta dire che il libro vorrebbe raccontare la fedeltà verso se stessi più che verso gli altri. Il buco resta. Sono andato a rileggermi quello che mi ero appuntato in merito ad Atti osceni e ho trovato questo Difetta sulle dinamiche, sull’alternanza di pieni e vuoti. Nessun attacco senza preavviso, non c’è mai quella sensazione di sentirsi davanti all’uragano. Alla fine, penso un po’ la stessa cosa. [64/100]
IHo trovato il romanzo piatto, ingessato nello stile e nei personaggi. Didascalico nelle citazioni dei libri letti dall'autore, citati forzatamente senza aggiungere nulla alla narrazione, uno sfoggio che si doveva risparmiare. L'impressione è che l'autore utilizzi la stessa voce per ogni personaggio, forse la sua stessa voce. I personaggi borghesi ma anche gli amanti che borghesi non sono, rientrano in cliché e non portano alcun elemento di novità. Nessun pensiero profondo che metta in luce la crisi vera di uno solo dei personaggi, il desiderio, il tradimento, il sesso, tutto raccontato senza eros, senza passione, senza compassione. Tutto grigio, nebbioso, fumoso. Se questa è la vita, così priva di slanci, un divano e le pantofole sono una soluzione fantastica. Del libro mi è piaciuta la trovata finale di far rimbalzare la storia da un personaggio all'altro, come se si lanciassero una palla da baseball... Ma vi prego non scomodiamo De Lillo né Philip Roth, sebbene la scelta del cognome del protagonista, Pentecoste, possa evocare, senza però l'irriverenza blasfema e geniale di Roth, Sabbath. Qui l'educazione cattolica si sente tutta, e anche quando le femmine lo succhiano e i maschi pensano di scopare forte non si smuove nulla. Peccato. Per me il Missiroli migliore resta quello de Il senso dell'elefante.
Missiroli è uno di quelli che aspetto. Mi ha colpito fin da quando ho letto Bianco, mi aveva stupito sto ragazzo giovane (sì, lo so, ormai considero tutti giovani, sono messa male) e la sua capacità di raccontare storie e di farlo così bene. E' sempre stato una riconferma, è uno da racconto, è uno che ti piace seguire, è uno che sa scrivere e sa arrivare a tutti. Quindi? Com'è questo romanzo?
Intanto devo dire che mi ha ucciso, per quello che racconta, per come finisce e si intuisce a metà del libro, per il tema scelto e per come è riuscito a guardarlo e raccontarlo bene, da lontano, per i due personaggi femminili, Margherita e Sofia, due donne diverse con un po' di anni di differenza ma che, poi, alla fine si sovrappongono quasi. Ho pianto parecchio, chi mi conosce intuisce anche facile perché.
Sì, Laura, ma tu invecchi e ti viene la lacrima facile, come tuo padre, anni da generalissimo e adesso, solo, ottantenne, ha sempre sta mezza lacrima che gli spunta dagli occhi quando parla di mia madre. Quindi? Com'è questo libro?
La prima parte è pazzesca, è giusta, scotta, ti sposta di centimetri. Poi c'è il temuto 'dieci anni dopo' e come nelle migliori serie televisive, la seconda perde sempre un po' di smalto. L'ho trovata forzata, ho trovato delle bellissime idee ma che un po' si sono perse, ci hi letto tanta tristezza e tanta paura di quello che verrà. Ma forse sono solo pazza io.
E' un bel libro, doloroso e utile. Scritto bene e con degli ottimi spunti, poi non tutti finiscono per essere delle idee geniali. Ma chi non.
ps. se lo candidano, sono pronta a scommettere un fiorino, che vincerà lo Strega.
Primo incontro con questo autore di cui avevo sentito parlare (bene). Che furbone, questo Missiroli: sa scegliere gli ingredienti per colpire un certo tipo di pubblico. Evidentemente, però, io non ne faccio parte perché quello che scrive mi sa un po' di stantio, non mi colpisce, non mi scuote. I personaggi mi lasciano tiepidina, le citazioni letterarie e musicali, per lo più, mi indispongono: non le trovo funzionali alla storia e mi sembra siano buttate lì solamente come sfoggio di cultura letteraria (o musicale). Persino le descrizioni degli itinerari a piedi non mi coinvolgono, nonostante in buona parte siano anche "miei". Un prodotto ben confezionato, certo, scritto bene con la scelta delle parole adatte (tranne in alcuni casi in cui probabilmente l'autore intendeva essere trasgressivo - fallendo) eppure in fin dei conti l'ho trovato noioso, sia nello stile che nei concetti. Niente di nuovo, riflessioni poco originali quanto al contenuto, almeno dal mio punto di vista, poche emozioni. Quello che ho maggiormente apprezzato è stato l'utilizzo dell'espediente narrativo del passaggio d'anima per saltare dal punto di vista di un personaggio a quello di un altro, che mi ha piacevolmente colpito anche se non sempre gli è riuscito al meglio. Due stelline e mezzo perché mi ha fatto conoscere questo espediente narrativo e perché nella parte finale si riprende leggermente, comunque non al punto di far dimenticare la sensazione di leggere una versione alternativa della sceneggiatura de "L'Ultimo Bacio" o di "Manuale d'Amore".
Un libro di una noia mortale, soporifero e lento, più che lento imbalsamato. Uno scrittura senza guizzi, piatta, cantilenante. Decine di citazioni furbette a mo di captatio benevolentiae; a un certo punto mi sono persino detta che avrebbe finito di citare, che non poteva infilarci dentro tutto e tutti e invece arrivano persino la Ferragni e Fedez, è stato a quel punto che ho mollato. Un libro illeggibile. Avanti tutta verso lo Strega.
Fedeltà Marco Missiroli Editore: Einaudi Pagine: 232 Voto: 2/5
Non c’è niente di sbagliato in Fedeltà, allo stesso tempo non c’è niente di convincente. È un romanzo che si allinea a molti altri, uno che si accontenta. Di che cosa? La risposta a questa domanda è nelle parole con le quali si presenta, e questo mi fa pensare che il difetto non sia accidentale.
Siamo sicuri che resistere a una tentazione significhi essere fedeli? E se quella rinuncia rappresentasse il tradimento della nostra indole più profonda? La fedeltà è un’àncora che ci permette di non essere travolti nella tempesta, ma è anche lo specchio in cui ci cerchiamo ogni giorno sperando di riconoscerci. Marco Missiroli lo racconta andando al cuore dei suoi personaggi: lui, lei, l’altra, e l’altro. Noi stessi. Preparatevi a leggere la vostra storia. I personaggi di Fedeltà siete voi, siamo noi.
Ma l’immedesimazione è solo il primo livello dell’attività complessa e stimolante che è la lettura. Questo concetto lo spiega meglio Vladimir Nabokov in Buoni lettori e bravi scrittori, l’introduzione alle sue Lezioni di letteratura. Ci sono almeno due tipi d’immaginazione che possiamo usare per leggere un libro: la più modesta cerca supporto nelle emozioni semplici ed è di natura personale; una storia ci tocca perché ci ricorda qualcosa che è accaduto, a cui ripensiamo con nostalgia, oppure (la cosa peggiore, dice Nabokov) ci identifichiamo con un personaggio del libro. Secondo Nabokov dovremmo sforzarci di mantenere un certo distacco, e apprezzare il distacco per gustare («gustare avidamente, gustare con passione, gustare con lacrime e brividi») la struttura di un capolavoro. Ecco, se l’articolo può avere una conclusione è questa: alcuni romanzi italiani sono inoffensivi perché non rischiano, non si azzardano ad andare oltre una certa soglia di sicurezza. È come se ogni parvenza d’introspezione fosse una ricerca già conclusa.
Fedeltà, un libro che già dal titolo racconta molto del suo contenuto. Un libro in cui si respira sin dall’inizio un senso di attesa, di incompletezza, di sospensione, di un qualcosa che si vorrebbe accadesse ma che non accadrà mai. Una trama che si snocciola da un punto di vista all'altro, in una specie di balletto dei personaggi senza soluzione di continuità e con una leggerezza tale da farti divorare le pagine... Belli Carlo e Margherita, i due coniugi giovani e pseudo-rampanti alle prese con la quotidianità, la crisi economica e gli sbalzi del cuore e della mente. Bellissima Anna, la suocera-focolare, personaggio chiave di una famiglia in continuo movimento, la confidente segreta. Accattivante e misterioso è Giorgio, il ventiseienne fisioterapista burbero ma d'animo generoso, capace di smuovere le fantasie sessuali della 'perfettina' Margherita... Intrigante Sofia, la studentessa riminese che assume le sembianze di una diavola tentatrice, l'ossessione erotica non consumata di Carlo, il professore e marito 'per bene'... la narrazione si dipana con sentimento e schiettezza. Un romanzo intimo , che scruta con forza nei legami tra esseri umani, facendo forza sulla loro intrinseca insicurezza. Il narrato è profondo, la prosa ha un taglio poetico che scruta a fondo i pensieri e le emozioni dei protagonisti, trascinando il lettore in una lettura colta e dotta. Una lettura di classe e profondità.
QUANTO COSTA RESTARE FEDELI Buon pomeriggio amici e amiche! Ieri sera ho portato a termine la lettura de “Fedeltà” di Marco Missiroli. Lo aspettavo da quando l’autore l’aveva annunciato su “La Lettura”. Dopo aver letto “Atti osceni in luogo privato”, avevo aspettative alte. Alcune sono state disattese, altre no, ma andiamo con ordine.
Il centro di tutto il romanzo è il concetto di fedeltà in tutte le sue più svariate manifestazioni. È un romanzo, oserei dire, corale. Sembra un controsenso perché, anche se riguarda la storia prettamente personale di Margherita e Carlo, non si rinuncia a dare un respiro più ampio alla vicenda.
La città di Milano è una delle protagoniste di quest’opera. Le strade, le fermate della metropolitana, le stazioni dei treni hanno un potere particolare sui personaggi, infatti, ne modificano i comportamenti in relazione ai diversi quartieri in cui vengono a trovarsi.
Con “Fedeltà”, Missiroli ha deciso di sperimentare la tecnica del “passaggio d’anima”. Questo artificio letterario consiste nel passare fluidamente da un personaggio all’altro per mezzo degli incontri, sguardi, dialoghi e legami che intercorrono tra di essi. È un romanzo ben architettato, anche se non privo di difetti. È ambientato su due piani temporali: il 2009 e il 2018.
All’inizio sembra mettere troppa carne al fuoco e non stavo capendo dove volesse andare a parare, ma con la seconda parte si risolvono quasi tutte le questioni aperte nella prima. Si percepisce la crescita dei personaggi che devono fare i conti con i propri fardelli.
Missiroli non si smentisce e semina riferimenti manifesti e non ad altri libri. A me fa sempre piacere cogliere i vari riferimenti intertestuali e non trovo sia solo un istrionismo dell’autore.
Il pregio maggiore di questo romanzo è che, chiusa l’ultima pagina, ti scava dentro e ti instilla molti dubbi e domande a cui serve tempo per rispondere. Non è un libro che cambia vita, ma ritengo sia un’opera valida e un’ottima prova per la letteratura italiana contemporanea.
Paradossalmente il mio parere su questo libro era già negativo prima di leggerlo... lo so: non si fa. Alcuni pregiudizi dopo la lettura sono stati confermati, ma qualcosa di positivo sono riuscita a trovarlo. La cosa che mi ha più infastidita è come l’argomento della fedeltà non sia approfondito, poteva essere maggiormente indagato, rimane tutto in superficie, sa di “già detto”, di scontato. L’impressione è che ogni cosa sia secondaria all’intento di intrigare il lettore. Dalla copertina ammiccante,alle scene sessualmente esplicite. Dal personaggio che non può non piacere, alle continue citazioni di libri “cool” o comunque molto amati. Certo, è uno di quei libri che si divora, ma questo non è mai stato sinonimo di qualità. Scritto adeguatamente, ma la voce non si sente, Missiroli non ha nessuno stile particolare, non per me. Carina invece l’idea della focalizzazione variabile, si passa da un personaggio all’altro con stratagemmi vari che riescono a legarli in modo fluido e non forzato. Insomma, la mia impressione è tiepida, si fa leggere ma non rimane praticamente nulla.
เชี่ยเอ้ย ชอบหนังสือเล่มนี้ชิบหาย ชอบความไม่มีอะไรของมัน ความธรรมดาของตัวละคร ชอบที่มันเล่าอะไรก็ไม่รู้ไม่เห็นจะมีอะไรเลยแต่ช่างเป็นชีวิตเหลือเกิน เหลือทน slice of life ที่จริงใจ เพราะแม่งไม่มีอะไรเลย
เรื่องราวธรรมด๊าธรรมดาของผัวเมียวัยสามสิบกลางคู่หนึ่ง ผัวอาจารย์หนุ่มหล่อ เมียนายหน้าอสังหาสุดสวย วันดีคืนดีผัวก็ไปเต๊าะสาวมหาลัย เมียก็คิดไม่ดีกับหนุ่มนักกายภาพ ความสัมพันธ์ที่เหมือนจะอิรุงตุงนังแต่เล่าแบบ เรียบบบบบบบบบบบบบบบ ไม่รู้จะว่าเรียบขนาดไหนได้อีก ยิ่งกว่าผ้าที่รีดไว้อีก แต่ก็ประคองความสัมพันธ์กันมาเรื่อยๆ ถ้าคนจะไม่ชอบก็จะไม่ชอบที่แม่ง ความสัมพันธ์ดูวายป่วงขนาดนี้แต่เรื่องแม่งไม่พีคอะไรเลย โนดราม่า โนอีโมชั่น just it is what it is
Mám rada knihy, v ktorých sa na prvý pohľad nič nedeje. A potom vás prevalcujú a nenechajú na pokoji. Missiroliho Vernosť je výborná kniha, presne taká. Navyše má vynikajúci jazyk a toľko nezvyčajných slovných spojení, že som nimi zaplnila jednu stranu poznámok (telo ako súd, korózia manželstva, ...).
"S ním pochopila, že nevera môže znamenať vernosť voči sebe samej."
Niente di sbagliato, niente di entusiasmante, appassionante e viscerale. 2,5/3 stelle
Direi che, per me, Fedeltà di Missiroli è un romanzo che riesce da un lato a non rendere un argomento così stucchevole, trito e ritrito come il dubbio, il sospetto del tradimento portato all’esasperazione martellante come un chiodo fisso - banale e dal sapore di già visto, operazione tutto tranne che semplice, dall’altro lato mi sono triturata le ovaie dalla noia a tratti o all’indifferenza più che totale. Mi è sembrato di aver letto di personaggi così vuoti e così mediocri nelle loro esistenze che non mi hanno fatta sentire in colpa se per loro non ho provato alcunché.
Il malinteso è il fulcro di ogni cosa, per ragionare attraverso ogni singolo episodio sull’idea di essere fedeli a noi stessi che ci porta a tradire gli altri. Una sorta di alibi perfetto dove però non arriva mai un vero ragionamento, una vera rassegnazione, una vera epifania, una considerazione in chiusa - qualsiasi essa sia. Quindi in fondo a che ci serve essere fedeli a noi stessi? Quindi forse il messaggio è che ognuno potrebbe dare una risposta molto propria.
Un romanzo corale che però non riesce mai a decollare, un po’ perché non è quello il suo intento e in parte perché non diventa mai affilato fino in fondo.
E diciamo che strizza spesso l’occhio ammiccando a quelli che come me ancora sentono tremare le ginocchia quando leggono citazioni di Tondelli e Fenoglio ma mi è sembrato fin troppo spesso un po’ troppo ruffiano quando butta lì anche Ritorno al Futuro, Il Trono di Spade e i Pink Floyd (nel 2019?). Furbetto. Disinvolto, con la voglia di sperimentare sull’utilizzo della punteggiatura, Missiroli rigurgita quasi senza filtro una quantità di aneddoti, episodi, dialoghi come per disorientare il lettore. Il problema è che sembra scritto per diventare un film di Ozpetek ma finisce per sembrare un film di Muccino, come ‘L’ultimo bacio’.
E se da Rimini vai a Milano, considerazione inutile e personalissima, sono tristissima per te, anche quando è inverno e al mare ci si va solo per pensare mentre tutto il resto sembra sospeso, in attesa di tornare alla vita.
Oscar Wilde afferma: “L’unico modo per liberarsi da una tentazione è cedervi”. Ma è davvero così? Basta lasciarsi andare, sentirsi liberi di tuffarsi nel proibito per archiviare uno sbandamento che può trasformarsi in ossessione?
È proprio questo il quesito attorno a cui ruota la storia di Carlo e Margherita. I due sono una coppia felice, fino a quando nella loro vita non si inserisce il dubbio: Carlo e una sua studentessa sono stati visti nel bagno dell’università. È quello il momento in cui per Carlo la parola tradimento diventa un chiodo fisso e per Margherita pensare al presunto adulterio del marito significa dar sfogo alle sue fantasie più intime.
Lui, lei, l’altro e l’altra. Missiroli dà spazio a tutti scavando nel presente e nel futuro dei quattro personaggi, raccontando le loro fedeltà e le loro infedeltà.
Milano con il suo Parco Sempione, la sua via delle Leghe e tanto altro, si fa teatro di una storia in cui la parola “tradimento” si appropria di un diverso significato, opposto a quello che vorrebbe la sua definizione, ma ben più reale: la fedeltà. Si può essere fedeli a se stessi pur tradendo gli altri, perché spesso per continuare ad andare avanti bisogna sentirsi vivi, e sapere che lo si può fare rischiando è anche meglio.
Con questo romanzo Missiroli si riconferma uno degli scrittori più interessanti del panorama italiano, capace di descrivere la realtà senza cadere nel cinismo spicciolo, e di parlare alla mente e al cuore dei suoi lettori con le sue storie e i suoi personaggi.
Alcune storie intrecciate, aggrovigliate, hanno al centro una coppia alle prese con la condizione enunciata nel titolo: i due all'occasione tradiscono, ma Missiroli, giocando con le parole, azzarda che “l'infedeltà può significare fedeltà verso se stessi”, cioè – rinforzando appena un po' – che gli infedeli sono al tempo stesso fedeli... Cosa gli vuoi dire? Che sono parole in libertà, queste, d'effetto, ma della durata di un attimo. Già restano di più, nelle scene di sesso – indispensabili, per carità, dato l'argomento –, i termini volgari, che si potevano anche evitare, o smussare. In definitiva, trovo Missiroli – questo è il suo terzo romanzo che leggo – sempre promettente, ma in qualche modo regolarmente eccessivo, incapace di trovare la giusta misura, dunque poco convincente.
Fra il noioso, l'insipido e lo spocchioso questo Missiroli e i suoi personaggi. Leggono tanti libri, sentono tanta bella musica, vedono tanti bei film in bianco e nero ma rimangono tutti carta da parati. Personaggi bi facciali senza una dimensione, noiosi e vuoti proprio come quel saputello che si incontra sempre alle feste che cita a sproposito grandi nomi ma basta grattare poco poco la superficie per scoprire che di spessore ce n'è proprio poco.
Non basta buttare li la parola Fedeltà e far capire, da subito tra l'altro, che si parlerà di tradimento per conquistare il lettore, perchè il rischio di diventare banali è dietro l'angolo.
Io comunque ho proprio un problema con i candidati Strega... e anche con i vincitori.
Spre deosebire de alte cărți de “proză lungă” ce se fâsâie către final, romanul lui Missiroli capătă o intensitate aparte înspre ultimul său sfert. Devine frenetic, simbolizând - poate - prin dispneea frazelor disperarea personajelor asupra cărora convenționalul și-a aruncat cu succes lințoliul, capturându-le.
O scenă “nepotrivită”, studentă-profesor, petrecută în toaleta universității.
Un cuplu încă tânăr care umblă cam fără chef, din inerție, să-și găsească apartamentul menit (iluzoriu) să-i reîmpreuneze, ba mai mult: să le reaprindă pasiunea, pofta de a fi, din nou, sincer împreună.
“Să se vadă dorită într-un mod primar, ca înainte de începutul unei relații stabile și de altare și de case cumpărate cu împrumuturi.”
Un triunghi conjugal neconsumat, apoi un pătrat conjugal, un octogon conjugal, poligoane conjugale. Relații pasagere ce nu mai înseamnă nimic - experiențe sterile, memorie stratificată și atât. Zvâcniri ultime ale unei vechi chemări ucise în fașă: fidelitatea față de sine (sacrificată fidelității față de celălalt).
“Pentru că ea știa asta: propria împlinire fusese să râvnească la Andrea și să-l aibă, pentru ca apoi să nu mai râvnească la el”. Odată avut...
Mi-a plăcut asta: ““Ești ostatic al unui roman pe care n-o să-l scrii niciodată.”
Non amo particolarmente Missiroli, ma questo libro ha spunti che mi hanno dato sensazioni uniche, ripeto sensazioni, attimi, come pensieri che ti passano davanti all'improvviso. Credo sia un libro che possa non piacere per niente, talvolta sembra eccessivo, troppo colto, troppo volgare, troppo, insomma. Invece alla fine tirando il bilancio della lettura si comprende che Missiroli è riuscito a mettere per scritto pensieri che ciascuno di noi ha avuto. Ho apprezzato particolarmente i capoversi in cui la narrazione, i pensieri passano da un personaggio all'altro con una fluidità narrativa unica. Il passaggio fra le due parti del libro, i nove anni che dividono il prima dal dopo, sono un po' destabilizzanti, ma in fondo nove anni di vita da un capitolo all'altro è normale che lascino interdetti. Concordo con la candidatura allo Strega e spero che entri nella cinquina, anche se continuo a preferire il libro della Terranova. Dolce la figura di Anna, l'unico personaggio che non sia infedele neppure in teoria
„Fidelitate” nu vrea să pună pe trepte diferite fidelitatea şi infidelitatea, trădarea şi lipsa acesteia, dedicarea până la abnegaţie, ci vrea să le exploateze în paralel, să le răsucească pe toate părţile fără grade de comparaţie, chiar fără repere morale, acordând atenţie sporită doar deciziilor personajelor şi argumentărilor (justificărilor, mai degrabă) ale acestora. Sentimentele care îi aruncă pe unii în braţele celorlalţi şi cele care îi îndepărtează de „ispita” care vine în multe forme. Să îi rezişti înseamnă infidelitate?, asta se-ntreabă Marco Missiroli în ceea ce bănuiesc că a constituit premisa acestui roman.