Quando ci raccontano l’etimologia di una parola proviamo spesso una sensazione di meraviglia, perché riconosciamo qualcosa che non sapevamo di sapere, un universo di elementi che era sotto i nostri occhi ma che non avevamo mai notato. Allora come è possibile che l’etimologia, così carica di fascino, non riceva la considerazione che merita? Eppure padroneggiare le parole nella loro storicità e non possederne solamente la scorza ha dei vantaggi. Per esempio, chi acquisisce una forma mentis etimologica sa che attribuire a qualsiasi vocabolo un solo significato è limitativo. Da questo punto di vista l’etimologia è come la poesia, perché sa offrire sempre un’immagine o un gesto che danno tridimensionalità alla parola. Inoltre, quando ne conosciamo l’archeologia, possiamo chiederci se l’uso odierno dei vocaboli conservi ancora qualcosa del significato originale e, nel caso non sia così, indagarne le ragioni. Attraverso dieci appassionanti scavi etimologici, Balzano ci dice non solo che ogni parola ha un corpo da rispettare, ma anche che non è un contenitore da riempire a piacimento. Perché ogni parola ha una sua indipendenza e una sua vita.
Due stelle su godreads vuol dire "OK". Quindi due stelle e basta, perché a dire la verità mi è piaciuta solo l'introduzione in cui Marco Balzano parla dell'etimologia come una disciplina scolastica importante, attraente e quasi inesistente nelle scuole di oggi.
Dopo l'introduzione, procede discutendo dieci parole diverse, e qui il problema per me è che per ogni parola da una goccia di etimologia nasce un mare di riflessioni filosofiche e poetiche, che purtroppo non ho trovato né molto attraenti né molto originali.
Insomma, tanta poesia, poca etimologia (per i miei gusti ;) ).
L'intento che questo libro si prefiggeva è il motivo per cui l'ho letto. Volevo saperne di più, mi incuriosiva e mi affascinava, molto, l'idea di raccontare il mondo di oggi attraverso la struttura e l'origine di alcune parole, scelte dall'autore. Infatti devo dire che alcuni passaggi mi hanno entusiasmata, e alcuni aspetti riguardanti alcune parole di uso comune sono delle vere e proprie rivelazioni. Questo è il motivo per cui –nonostante tutto– non rimpiango di averlo letto e ne consiglio la lettura. Però mi rendo conto che l'interpretazione ultima che si dà alle parole e alla loro definizione, riguarda anche noi e il nostro personale modo di vedere –e sentire– le cose, e questo forse per alcuni aspetti è il limite di fronte al quale mi sono trovata— questi percorsi, così tortuosi, i collegamenti tra i diversi concetti, molto spesso durante il libro sembrano del tutto arbitrari e condizionati dall'opinione che l'autore ha su questioni di politica e società, e rivelano il suo nettissimo o comunque risolutissimo punto di vista a riguardo. Ciò mi ha pesantemente distratta dall'argomento principale, che se in buona parte, è vero, doveva in ogni caso affrontare temi relativi all'attualità, è stato –purtroppo– nettamente policizzato. È probabile che me lo sarei dovuto aspettare, però titolo, copertina e premessa non mi hanno fatto dubitare neanche per un attimo che il tema trattato sarebbe stato un soggetto neutrale, estraneo a certi temi e polemiche.
Un piccolo saggio ma dal grande contenuto per farci scoprire l' etimologia di alcune parole.Vedremo chi riuscirà a dire senza arrossire sono felice, dopo aver letto questo saggio. 🤐😅
Un saggio curioso su un argomento stimolante come la linguistica italiana, con una focalizzazione particolare sull'etimologia.
Nello specifico, l'autore si misura con l'origine di dieci importanti parole presenti nel nostro vocabolario: Divertente, Confine, Felicità, Social, Memoria, Scuola, Contento, Fiducia, Parola e Resistenza.
Non tutti i capitoli stimolano la curiosità del lettore con la stessa intensità, anche se in alcuni tratti - come nel caso delle pagine dedicate al lemma "Scuola" - l'opera si rivela ricca di excursus storici e riflessioni notevoli.
Un buon volume che evidenzia però il difetto di porsi a metà strada tra un entry-level utile ad avvicinare i lettori non esperti (che possono rivolgersi ad opere più stuzzicanti, come quelle del professor Lombardi Vallauri) e un'opera più approfondita accademicamente, ideale per un pubblico già avvezzo alla materia.
In questo nuovo libro, Balzano passa in rassegna dieci parole (divertente, confine, felicità, social, memoria, scuola, contento, fiducia, parola, resistenza) il cui significato è oggi spesso abusato: partendo dalla loro etimologia, per un uso pertinente delle stesse, apre parentesi e rimandi ad altre parole altrettanto importanti e con sfumature sottili ma spesso scambiate per sinonimi (come per esempio tra contento-gioia-felicità-allegria). Gli interventi sono arricchiti con riferimenti ai grandi autori e/o loro citazioni. Nel complesso è stata una piacevole ed interessante lettura.
Dal capitolo sulla felicità:
"Felix, infatti, è «colui che è felice», ma anche «colui che rende felice» (è poco usato ma esiste il verbo «felicitare»), con un uso transitivo che conferma questa tensione a un altro verso cui si avverte una forte responsabilità. Se dovessimo scegliere una sola immagine per restituire il senso etimologico dovremmo certamente prendere quella di una donna che allatta. Ortega y Gasset, nelle sue Meditazioni sulla felicità, sostiene a più riprese che solamente quando siamo assorbiti da qualche occupazione o siamo concentrati su qualcosa o qualcuno che amiamo, riusciamo a non avvertire infelicità. [...] era giusta l’intuizione di Aristotele: si può essere ricchi da soli, ma per essere felici bisogna essere almeno in due."
Questo saggio mi ha leggermente delusa: le intenzioni dell'autore annunciate nell'introduzione erano promettenti, ma il contenuto effettivo non mi ha fatto impazzire. Menzione di disonore per le note messe alla fine di ogni capitolo anziché a piè pagina, ma al di là di questo non mi è piaciuta la strumentalizzazione politica di alcune parole (in particolare "confine"), poi ho trovato alcuni capitoli un po' dispersivi o troppo carichi di collegamenti al presente a scapito (in termini di spazio) dei riferimenti al passato o all'etimologia. I capitoli e relative riflessioni più interessanti, per me, sono quelli sulla memoria e sui social; quello incentrato su Leopardi dedicato alla parola "contento", invece, l'ho trovato inaspettatamente noioso. La prosa è scorrevole sebbene richieda attenzione non solo per l'argomento in sé ma anche per i continui rimandi ad altri testi. Nel complesso, questo saggio è una bella idea e sono felice di averlo letto perché sento di esserne stata arricchita, e non è un brutto libro ma purtroppo neanche eccezionale.
Questa è una piccola chicca che ci insegna quanto le parole siano importanti. Non ci si deve fermare all'apparenza, ma andare oltre. Qui si prendono in esame dieci parole a scelta dell'autore, l'importanza dell'etimologia e delle branche intercollegate tra loro come filologia, linguistica, storia...E' un ambito molto affascinante. Scuola, Confine, Memoria, Felicità, per esempio nascondono molto.
“Le parole sono importanti” è un saggio bellissimo, prezioso e molto attuale che mi ha aperto un mondo sull’etimologia, una materia estremamente affascinante ma assai poco considerata. Marco Balzano - autore per cui nutro immensa stima -, attraverso l’analisi di dieci vocaboli di uso comune, accompagna il lettore nel mondo meraviglioso della parola, che è viva e indipendente e, in quanto tale, muta ed evolve come un essere umano. “Confine”, per esempio, ha un significato originario molto più aperto di quello che ci si immagina e, di questi tempi funesti, credo sia importante tenerlo ben presente. Insomma, in questo piccolo volume di appena 84 pagine sono contenuti così tanti stralci di verità e di bellezza che non posso far altro che consigliarvi di leggerlo.
"L’etimologia è un’arma utile perché può trasformarsi in disciplina militante: in un sapere che, come diceva Foucault, non serve solo a conoscere, ma a prendere posizione". A mio parere, e questo va a suo merito in un'Italietta dove le figure intellettuali - tranne poche eccezioni - si sono ritirate in un vergognoso silenzio pur di non farsi additare come "radical chic", la sua operazione è un atto di coraggio, una presa di posizione attraverso la scelta di 10 parole. Ecco, se i radical chic sono come Balzano, tutti noi dovremmo prenderlo come esempio da imitare. Un'ultima considerazione: se qualcuno nutrisse ancora dei dubbi sul perché un vocabolario ampio sia necessario per decodificare al meglio la realtà, dovrebbe davvero leggere queste "poche" pagine.
Un viaggio tra dieci parole, alla riscoperta del loro pieno significato, attraverso l’etimologia: Divertente, Confine, Felicità, Social, Memoria, Scuola, Contento, Fiducia, Parola, Resistenza. All’interno però c’è l’etimologia di tante altre parole a queste collegate. “Se ogni parola ha una sua archeologia che possiamo cercare di ricostruire, è altrettanto vero che essa conserva una zona di mistero che ce la rende seducente.” Balzano affascina con questo suo viaggio alla ricerca del senso nascosto delle parole, per ridare loro la dignità che meritano.
Ho amato allo spasimo Resto qui e non riesco a nascondere la mia delusione per questo libro che, pur partendo da presupposti affascinanti ed ambiziosi, resta impantanato nella banalità dei contenuti e nella piattezza dello stile. Un'occasione mancata, peccato.
Partito benissimo con un'introduzione che odorava di capolavoro, finisce però col proporre in maniera appena discreta le digressioni etimologiche (e sociali) delle 10 parole prese in esame. Buono per i non linguisti.
Un libro piacevole e snello, che indaga con semplicità la vita e la storia di alcune parole, mostrando come il nostro linguaggio - checché se ne dica - non possa mai essere neutro, imparziale o esclusivamente strumentale. Un solo esempio: la parola "condivisione". Evidentemente, la parola indica e dice il "dividere con qualcuno". In proposito, l'autore fa notare come, quando "condividiamo" un post sui social, non "dividiamo con qualcuno" proprio un bel niente. Piuttosto: "distribuiamo", "diffondiamo", "propaghiamo", "moltiplichiamo" un contenuto. Senza giudizi moralistici e tenendo conto, in modo onesto, dei vantaggi del web, Balzano sottolinea come utilizzare, in quel contesto, la parola "condivisione" ci illuda "di compiere un'azione virtuosa che non stiamo compiendo". Dunque: "In una condivisione di questo genere, dove non vi è rinuncia e non vi è bisogno di interpellare l'altro, tanto il cum quanto il dividere sono falsi".
Dopo Resto qui, Marco Balzano con Le parole sono importanti (Einaudi, 2019) ci regala un emozionante viaggio etimologico e "storico" tra alcune delle parole italiane più care all'autore e, al tempo stesso, universali. Ragionare sull'etimo di una parola, ricercarne la radice, indagare la sua storia ci permette di acquisire maggiore consapevolezza sull'uso della stessa e, più in generale, sull'uso della lingua in un tempo storico e sociale che preme per la sintesi, la semplificazione e l'appiattimento (linguistico e di concetto).
Come entusiasta delle lingue, apprezzo sempre i libri di etimologia, e questo non era nessuna eccezione. Comunque, a volte era un po' lento e per quello gli do solo le 4 stelle.
Hörni! Har ni märkt att storytel har börjat med böcker på fler språk?? Äntligen har vi tillgång till bra ljudböcker på italienska, spanska, tyska, franska, polska med flera!
⭐️⭐️⭐️⅓ Un'opera interessante che fa riflettere sull'importanza delle parole e la loro origine etimologica. L'autore in alcuni capitoli sembra forzare un po' la mano per voler raccontare cosa pensa lui sulla società, ma nel complesso è un'opera leggibile e piacevole. Ps: mi è parso Balzano ogni tanto faccia confusione quando parla di storia e memoria (collettiva).
Un libro piccolo e accessibile che ha due pregi: quello di creare passione per l'etimologia (o dare il piacere di nuove curiosità a chi già l'ama) e quello di approfondire singole parole in modo non slegato ma unitario, creando un discorso coerente e consequenziale fra un capitolo e l'altro.
Molto interessante l'idea di far conoscere l'etimologia di parole di senso comune, quasi banali, che nel tempo hanno assunto usi e significati del tutto fuorvianti rispetto all'originale. Accessibile ma non sempre facile, soprattutto se lo si ascolta bisogno stargli dietro, anche se la lettura corale di una bella fetta di cinema italiano è riuscitissima. Il capitolo finale sulla resistenza mi ricorda che è uno dei pochissimi motivi, sicuramente il più importante, che mi lega all'identità nazionale
Uno di quei libri che scorre leggero, che in modo immediato e lieve offre qualche spunto di riflessione veloce e poco impegnativo. Si trovano etimi che aveva già affrontato, più o meno con la stessa consistenza, Fois nel suo 'Renzo, Lucia e io'. Nessuna grande dissertazione filosofica, solo accenni che però già ci riportano al gusto della parola, a quanti giochi cdi comprensione si possano fare sull'etimologia di ogni termine. Mi ha divertito molto il capitolo sulla terminologia dei social. Sull'uso improprio di tanti termini che lo riguardano, le amicizie che si danno e non si fanno, le condivisioni che moltiplicano anziché sottrarre (prima chi condivideva toglieva a sé per dare ad altri-cum dividere: dividere con qualcuno) la socialità di gente profondamente sola; insomma tutto quel mondo veloce, smart, easy che ha rinunciato all'idea di 'costruire' (cum struo=mettere uno strato sopra l'altro, rendere solido). Consiglio il libro? Sì, soprattutto a chi non mastica le lingue antiche. Si legge in poche ore
Davvero un bell'esperimento linguistico e narrativo. Ho sempre dato molta importanza all'etimologia delle parole, ma leggendo Balzano ho capito quanto poco vadano in profondità i dizionari etimologici. Complimenti! Attendo il volume n.2
Un must per tutti i veri nerd del linguaggio, come la sottoscritta. Consiglio tantissimo l'audiolibro, tra i lettori trovate Bisio, Anna Bonaiuto, Neri Marcorè e molti altri.
Questo è un saggio potente, breve ma intenso. Una dichiarazione d'amore di un uomo che le parole le usa per lavoro, che le parole le insegna, le rispetta e le usa con cognizione di causa. A volte può succedere che i media appiattiscano, impoveriscano e ridimensionino i significati, piegandoli a ciò che vogliono comunicare (penso alla parola "confine", che viene associata al limite, a qualcosa che chiude e ferma, quando contiene in sé molto di più:è infatti più simile alla soglia, a qualcosa da attraversare e che porta all'incontro con qualcuno o qualcosa e ad un conseguente arricchimento. Nel "politichese" prevale l'uso di "Confine" inteso come posto di blocco, per esempio). Altre volte è la storia, la società a modificarne il significato (e penso ad "oblio", "felicità", social). Sta a noi riappropriarci delle parole e farle nostre.
Balzano analizza le sue parole preferite, le fa brillare, le mostra in tutta la loro forza e vitalità e racconta come una parola abbia spessissimo radici antiche, profonde. E lo studio di queste origini molto ci dice sull'umanità. Conoscerle è riappropriarsi di qualcosa di fondamentale, per questo per l'autore le parole sono importanti. Preziose. E capaci di ampliare il nostro linguaggio e, anche di conseguenza, il nostro mondo, le nostre possibilità di esprimerci. Le parole, come fa dire alla protagonista del suo romanzo "Io resto qui", possono salvare. A patto che le conosciamo, le riscopriamo e le usiamo correttamente. Troviamo le nostre preferite, riscopriamole e usiamole col rispetto che meritano.
5 stelle Una lettura che consiglio veramente a tutti! E ringrazio Angie per avermelo regalato