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Benevolenza cosmica

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A Kurt O'Reilly non ne va bene una. Ma una, eh? Il medico cui si rivolge per un piccolo fastidio gli spiega, esterrefatto, che in tutti i casi conosciuti quel problema ha un esito nefasto – tranne che nel suo. Sul lettino di un tatuatore, una sensazionale pornostar gli lascia intravedere un paradiso a portata di mano. I soldi investiti distrattamente non fanno che moltiplicarsi. Persino il tassista che lo scorrazza in una Londra appena spostata nel futuro insiste per pagargli lui la corsa. No, decisamente qualcuno trama alle sue spalle, e a Kurt non resta che tentare di capire chi, e perché. Un po' alla volta una macchinazione verrà fuori, in effetti, ma non possiamo dire altro: perché la macchinazione è questo singolare, trascinante, divertentissimo romanzo.

225 pages, Paperback

First published March 7, 2019

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About the author

Fabio Bacà

5 books44 followers
Fabio Bacà è nato nel 1972 a San Benedetto del Tronto, e vive ad Alba Adriatica.

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176 (10%)
1 star
50 (2%)
Displaying 1 - 30 of 183 reviews
Profile Image for Vincenzo Politi.
171 reviews165 followers
April 15, 2022
Update del 2022 Ho trovato un video su YouTube nel quale Fabio Bacà menziona una "recensione molto carina e tranchant", in cui un tizio gli da della "nullità cosmica" salvo poi scoprirsi un fan di Elena Ferrante. Il Bacà ironicamnete conclude affermando di sentirsi "lontano dagli obiettivi letterari della Ferrante", con tanto di risolino di superiorità (intorno al minuto 58: https://www.youtube.com/watch?v=UDkA8...).

Non so se Bacà si riferisse alla mia recensione. Non mi sarei mai sognato di dargli della 'nullità cosmica', semplicemente perché io parlo di libri, esprimendo la mia opinione e argomentando; non parlo di persone, specie di quelle che non conosco. È vero, però, che concludo la mia (lunga) recensione con un (brevissimo) riferimento a Elena Ferrante. Mi dispiace che, piuttosto che rispondere alle critiche e agli argomenti, Bacà si sia concentrato sull'ultima frase in cui, apriti cielo!!!, dico che Elena Ferrante è riuscita a diventare un fenomeno gobale parlando di un rione di Napoli, al contrario di Bacà che ha voluto scrivere un romanzo ambientato a Londra senza avere idea di come sia Londra e di come funzioni la lingua inglese. Ho semplicemente riportato un fatto, non ho detto nulla di così stravagante e offensivo. Che io sia o meno un fan della Ferrante non c'entra assolutamente nulla col fatto (e ribadisco: è un fatto!) che lei sia diventata un fenomeno globale parlando di un rione di Napoli. Così come il fatto che io sia o meno un fan della Ferrante non c'entra assolutamente nulla con tutto il resto della recensione. Del resto, da fan della Ferrante sono in buona compagnia: Elena Ferrante piace ai critici James Wood e Adam Kirsch, agli scrittori Salman Rushdie, Jonathan Franzen e Ali Smith, nonché a svariati milioni di lettori e lettrici in tutto il mondo che hanno letto Elena Ferrante e che non hanno idea di chi sia Fabio Bacà. D'altro canto, io personalmente, oltre a essere un fan di Elena Ferrante, lo sono anche di Thomas Pynchon, Aldo Busi, Martin Amis, Umberto Eco, Roberto Bolaño, Jennifer Eagan, solo per citare alcuni dei contemporanei (se poi attacco anche coi morti non se ne esce più). Ma a quanto pare basta dichiararsi 'fan di Elena Ferrante' per essere invalidato... Che strano modo di ragionare.

Bacà dice di essere lontano dagli 'intenti letterari di Elena Ferrante' e secondo me, come molti italiani che (s)parlano per principio di Elena Ferrante, o parlano in mala fede oppure non l'hanno letta, visto che presuppongono in maniera maldestra ciò che dovrebbero in realtà dimostrare, ovvero l'inferiorità letteraria della scrittrice. Forse Bacà adesso si sente letterarariamente legittimato perché è nella dozzina di finalisti dello Strega (come lo è stata la stessa Elena Ferrante e così come lo sono stati, che so, i 'grandi' Marco Missiroli o Paolo Cognetti o Margaret Mazzantini, che addirittura lo Strega l'hanno vinto, immagino perché sono 'letterariamente superiori' a molti altri?).

Io dico solo che la E/O è conosciuta per aver pubblicato Elena Ferrante, laddove ho come l'impressione che Bacà non sia sconosciuto grazie al fatto di essere stato pubblicato da Adelphi.

Recensione
Esce per Adelphi Benevolenza Cosmica, romanzo d'esordio di Fabio Bacà, ed è subito scalpore. Perché? Perché la Adelphi è molto selettiva, se non addirittura avara con gli esordienti nostrani. L'ultimo esordiente italiano che aveva pubblicato prima di Bacà era stato Aldo Busi, con il suo Seminario della Gioventù, nel 1984. Sicché, si dice e si ragiona, se la Adelphi ha deciso di pubblicare un esordiente italiano, e dopo ben 35 anni, sicuramente deve trattarsi di qualcosa di grosso. Casa editrice come garante di una certa qualità letteraria, quindi. E subito è cominciato il tran-tran del passaparola, sono fioccate le stelline su questo e altri siti, le recensioni positive, sia sulle testate giornalistiche che sui blog e su YouTube. Io stesso sono venuto a conoscenza di questo romanzo attraverso il canale di un giovanissimo (e bravissimo) YouTuber appassionato di letteratura, persino di quella italiana! Gli ingredienti per il successo duraturo, quindi, ci sono tutti: la casa editrice raffinata e blasonata, il sostegno della critica, il successo di pubblico. Ma sarà poi tutto oro quello che luccica? Ovviamente, no.

Per spiegare perché, sarebbe opportuno ritornare a quell'altro esordio italiano pubblicato dalla Adelphi il millennio scorso, ovvero il già citato Seminario della Gioventù di Aldo Busi. Si tratta, quello, di un romanzo impetuoso di più di 400 pagine, un Bildungsroman sfacciato e irriverente, ma anche profondamente poetico e umano, che si avvale di una scrittura inventiva e allo stesso tempo elegantissima. Un romanzo che ha imposto Aldo Busi come una delle voci più originali nel panorama letterario italiano (e non solo). Un romanzo scritto con una cosa di cui spesso non si parla più, o non se ne parla più a dovere: un romanzo, cioè, scritto con stile: lo 'stile di Aldo Busi', appunto. Uno stile che, per carità, non è che sia caduto dal cielo o si sia sviluppato nel vuoto! Busi sicuramente avrà guardato con un occhio a certe opere di Gadda e di Bufalino, con l'altro al cugino francese Céline, mentre andava con la mente e con la memoria alla tradizione anglosassone, tedesca e russa (non per niente Busi ha letto questo e quello, e ha fatto pure il traduttore). Tutti questi elementi 'si ritrovano' in Seminario della Gioventù, come omaggio e in segno di continuità del dialogo letterario, ma lo stile di Busi li usa, li mescola e poi va oltre, diventando qualcosa di diverso e originale. Tant'è che, appunto, il romanzo viene pubblicato dall'austera Adelphi, vince il Premio Mondello e diventa il primo di una quarantina di titoli pubblicati instancabilmente dallo Scrittore di Montichiari, il più internazionale degli scrittori italiani, ma anche il più italiano.

Passano quasi quarant'anni e arriva sulle vetrine delle librerie Benevolenza Cosmica, di Fabio Bacà. Tutti a applaudirne l'originalità, perché «sembra un romanzo di De Lillo», «sembra un racconto lungo di David Foster Wallace», «sembra scritto da Bret Easton Ellis»... Insomma, un romanzo che viene definito originale perché ricorda le cose scritte dagli altri. O sono io che non so più che significa originalità, oppure i lettori italiani sono diventati talmente esterofili (e provinciali) da ritenere che un'opera italiana sia tanto più originale quanto più si avvicina alle opere non italiane. Perché, di fatto, molti di questi recensori hanno pure ragione: Benevolenza Cosmica sembra essere scritto a tratti da DeLillo, a tratti da DF Wallace, a tratti da BE Ellis: sembra, appunto, ma non lo è! Non sarebbe dunque meglio andare a leggere direttamente DeLillo, Wallace o Ellis? Non sarebbe meglio cercare la vera originalità della letteratura italiana negli italiani che scrivono da italiani? Evidentemente, per i lettori italiani di oggi la risposta è 'no'.

Ma in fondo, cos'è l'originalità, se non un ornamento fittizio, un'etichetta? Ormai non si può inventare più niente e, seppure lo stile strizzi l'occhio a questo o a quello, ciò che conta è la storia, no? Purtroppo, anche la storia delude. Benevolenza Cosmica descrive le avventure, compiute tutte nell'arco di una giornata, di tal Kurt O'Reilly («Kurt! Come Kurt Vonnegut! Un chiaro omaggio allo scrittore post-modernista americano! Perché questo romanzo, effettivamente, sembra essere scritto da Kurt Vonnegut - oltre che da DeLillo e compagnia!»; seguono tutti i vari ooooh! e aaaaah! di ammirazione). Kurt è 'perseguitato' da una fortuna incredibile e misteriosa: non che vinca al Superenalotto, ma, in maniera più contorta, ogni situazione, anche la più tragica, si rivela invece portatrice di ricchezze e felicità. Il tutto dovrebbe avere un significato profondo che io non sono proprio riuscito a scorgere.

Kurt O'Reilly vive a Londra. Ma dov'è, Londra, nel romanzo di Fabio Bacà? Da nessuna parte. I personaggi di questo romanzo sono tutti fatti con lo stampino: sono eccentrici, parlano in fretta, vanno dritto al sodo, sono bruschi, diretti, nevrastenici. Proprio come certi personaggi di DF Wallace o di De Lillo. Peccato che quelli di DF Wallace e di De Lillo siano personaggi americani, non inglesi né tantomeno londinesi. Londra, patria della politeness più insostenibile, capitale globale dei vari Please! Please! Excuse me! Excuse me! Sorry! Sorry!, sembra, nelle pagine di Bacà, un quartiere di New York. Diamine: nemmeno i tassisti del suo racconto assomigliano ai tassisti londinesi!

Come se non bastasse, Bacà, un italiano che scrive in italiano una storia ambientata in una Londra che non sembra Londra, cade nei tranelli più banali della lingua. C'è una scena in cui Kurt chiede a sua moglie da quando avesse cominciato a "dare del tu" al loro terapista di coppia. Peccato che una cosa del genere non possa neppure essere pensata o concepita da un inglese, visto che, nella sua lingua, non esiste nessuna distinzione fra il "dare del tu" e il "dare del lei": in inglese, sono tutti you. In un'altra scena, il nostro Kurt incontra una studentessa che, arrivata a un certo punto, gli mostra un... libretto universitario? Peccato che in Inghilterra non si usino i 'libretti universitari': i voti degli esami (tutti scritti) vengono inviati via mail o via posta, non è che ci si presenti all'esame col libretto da far firmare al professore! Sempre a questa studentessa cum librettum universitari, il nostro Kurt chiede chi le ha assegnato la tesi. Ma in Inghilterra non si assegnano le tesi; anzi, manco si scrivono! La tesi è una cosa che si fa solo durante il dottorato di ricerca; e non viene 'assegnata', ma è il candidato stesso a sviluppare il proprio progetto. Conclude questa sfilza di incongruenze imbarazzanti il personaggio di una cinese che parla malissimo in inglese, non sa coniugare i verbi, si mangia gli articoli. Un momento da sagra del luogo comune, insomma.

Vista la maniera grossolana e poco credibile con la quale è stata descritta la londrosità dei personaggi, mi domando se, effettivamente, c'era davvero bisogno di ambientarla a Londra, questa storia. In certi romanzi di Paul Auster o di DeLillo, la città di New York è, a tutti gli effetti, uno dei personaggi principali. La Parigi di Henry Miller e la Berlino di Isherwood sono assolutamente indimenticabili. E che dire di Londra, quella vera e perversa, di Martin Amis? Nel caso di Benevolenza Cosmica, però, che cosa mi da Londra che non avrebbe potuto darmi Milano, Roma o Torino? Solo una cosa: il piacere hipster di leggere un romanzo italiano ambientato a Londra. Che figata, giusto? Insomma: a me sembra solo di sentire la voce di Stanis La Rochelle, della serie TV Boris, quando si lamenta del fatto che il cinema italiano sia troppo italiano.

In definitiva, il successo del romanzo di Bacà, al quale comunque auguro di scrivere sempre di più e sempre meglio, e, soprattutto, di trovare il modo di farmi ricredere, più che del reale talento dell'esordiente la dice lunga sulla mentalità dei lettori italiani, in grado di esultare di fronte a un romanzo ambientato a Londra e con un personaggio chiamato Kurt, pronti a ignorare allegramente grandissimi scrittori italiani per poi subito applaudire un romanzo che "sembra scritto da questo e da quello", e tutto ciò senza capire che nessuno si accorgerà di Benevolenza Cosmica al di fuori dell'Italia. Intanto, però, i libri italianissimi, se non napoletanissimi, della Ferrante sono diventati un caso editoriale planetario...

Riflettete, oh genti! Riflettete!
Profile Image for Laura Gotti.
587 reviews611 followers
April 24, 2025
Però voi avete il capolavoro facile.

E' un bell'esordio che targato Adelphi fa sempre molto chic. Ha una copertina giallo limone che vuoi che non mi si noti se lo tiro fuori dalla borsa e, signora mia, va sempre bene darsi un tono con un Adelphi che, tra l'altro, non è nemmeno color pastello. Beh ma guarda come scrive bene e che lingua colta. Beh fa lo scrittore, scrive bene, gioca su qualche parola messa lì per farti dire da sola quanto sei intelligente e ha, senza dubbio, un notevole periodare. Ma i capolavori sono altre cose.

E' divertente a tratti, a tratti mi ha irritato. L'ambientazione londinese l'ho trovata pretestuosa ma sono tutti fatti miei, è lui che l'ha scritto, deciderà lui se ambientarlo a Londra o in valle Camonica. Che, secondo me, in provincia risultava pure più divertente.

Il finale che ve lo dico a fare. I finali li sanno scrivere in pochi (cfr. Virginia l'inarrivabile Woolf e Mrs. Dalloway).

Spritzetto leggero, con troppo poco Campari - ancora con l'Aperol lo bevete? -, bevuto con troppa gente allegra intorno e con troppi 'troppo' per essere apprezzato davvero.
Profile Image for Domenico Fina.
291 reviews89 followers
March 22, 2019
"Aprii gli occhi. Mi ero addormentato sul divano dell'ufficio. Ricordai confusamente di aver sognato i centodiciassette Berliner Philharmoniker che si infilavano nella mia stanza da letto e suonavano la Pastorale di Beethoven con qualche comprensibile difficoltà."

Il protagonista si chiama Kurt O'Really, nato a Leicester, trentenne, lavora come dirigente all'ufficio nazionale di statistica a Londra. È benestante, sua moglie è una bizzarra scrittrice. Sua madre, di origine italiana, è una donna incantata dalla botanica, suo padre è un professore di filosofia in pensione. Tutte queste informazioni possono sembrare importanti ma in questo libro ciò che più conta sono ritmo e scrittura, l'ambientazione potrebbe essere comodamente frutto di Google maps o Wikipedia, totale invenzione divertita di un autore ignoto, al suo primo romanzo (e con Adelphi) nato nel 1972 a San Benedetto del Tronto, insegnante di ginnastica dolce per anziani.
Kurt (che ha lo stesso nome di Vonnegut - autore citato nel libro) ha un problema, da qualche tempo gli eventi della sua vita si sono concatenati troppo bene in un accumulo di colpi di fortuna casuale e sfacciato, le macchie nel suo occhio sinistro, che nella stragrande maggioranza dei casi (96%) sono segno di un tumore maligno, nel suo caso non sono nulla di preoccupante. Il suo consulente finanziario investe i suoi soldi e gli comunica che stanno fruttando in modo esponenziale, le ragazze lo fissano vogliose, i tassisti non vogliono farlo pagare a passaggio avvenuto. Inizia a sospettare che uno strano karma stia entrando in modo preponderante nella sua vita. Il libro è un viaggio folleggiante nella Londra attuale, alla ricerca di un dottore, amico, amica, consulente, chiromante, che possano illuminarlo. Nel frattempo gli capiteranno più stranezze che ad Alice nel paese delle meraviglie. Nell'unica intervista finora pubblicata, Fabio Bacà dichiara di aver scritto il libro in un periodo in cui era sconfortato e per tirarsi su ha formulato nella sua testa il pensiero, 'ma se tutto mi andasse bene, ma proprio bene, starei meglio?' Cioè se il denaro non fa la felicità, nemmeno la felicità fissa fa la felicità, è una condizione astratta da non augurarsi. Un incantesimo senza libertà. Pertanto ha scritto un libro che ha pochi punti di contatto con la nostra narrativa recente, una storia buffa e a suo modo geniale (l'autore è versato per una brillante prosa scientifico comica, non saprei come altro definirla).
Profile Image for Blixen .
206 reviews76 followers
June 7, 2019
A PROPOSITO DELLA STORIA AMBIENTATA A LONDRA E CHE SEMBRA AMBIENTATA AD ALBA ADRIATICA

Da un po’ di tempo fatico a scrivere delle recensioni a conclusione di una lettura. Stavolta l’irritazione prevale sulla pigrizia.
Questo libro aveva tutto per essere la lettura che ti sorprende e che vorresti poter consigliare a tutti. Infatti, viene presentato come l’illuminante scoperta di Adelphi, casa editrice restia a pubblicare esordienti, soprattutto se l’autore non è più giovane. Ma la prosa ricorda Wallace e Vonnegut e l’ambientazione londinese è stata ricavata da Google Earth! Tutti questi fattori mi hanno spinta a leggere il prima possibile questo libro e già a metà non vedevo l’ora che finisse perché la trama, pur avendo un ottimo punto di partenza, si avvolge totalmente su se stessa diventando un colossale labirinto. Ma, il problema non è questo. Siamo nel 2019 e mi ritrovo a leggere una storia in cui le donne sono solo tette e culi, in cui viene citato Polanski affermando che la sua passione sconfinata per le donne gli ha provocato dei problemi: “esercizio maldestro” sostituisce “violenza sessuale su minore (di 13 anni) sotto uso di stupefacenti. E la citazione di Polanski qual è? “Non si possono baciare tutte le donne, però bisogna provarci”, cosa che il personaggio di Bacà, d’altronde, farà al di là di ogni consenso. Sì, abbiamo bisogno di libri come questi, con maschi saputelli, ma un po’ buffi che ci insegnano a non essere troppo serie, a vivere con leggerezza sapendo che le fattezze del nostro corpo sono funzionali al loro piacere. Lo esprime benissimo il nostro protagonista mentre si confronta con il suo vecchio professore di filosofia e si schernisce affermando che durante le sue lezioni passava il tempo a guardare le tette della sua compagna di banco, lo afferma benissimo Bacà quando fa rispondere al professore in questo modo: “A sedici anni le priorità sono le eccedenze anatomiche delle compagne di classe: avevi degli obblighi verso i tuoi ormoni e li hai assolti. Un uomo non diventa libero rifiutando le sue responsabilità”. Kantiano, non c’è che dire.
L’ironia e la giocosità per me sono allo stesso livello del maschio italico che fischia al primo culo che passa, infatti il protagonista è proprio un maschio italiano perché un inglese non si permetterebbe mai certi commenti, almeno non di fronte a una donna inglese. Si può dunque avere certezza della premessa: Bacà ha viaggiato per Londra tramite Google, peccato che neanche a noi permetta di fare un solo passo avanti.
Profile Image for zumurruddu.
139 reviews151 followers
April 30, 2019
Molto carino, spiritoso, arguto e piacevole da leggere, e bisogna assolutamente riconoscere che l’autore scrive benissimo, sa prendere il lettore per mano e portarlo dove vuole; gli devo inoltre, a questo romanzo e a ben due abbandoni terapeutici, l’uscita da un discreto blocco del lettore - eppure più di tre stelle non riesco a dare. Potrei aggiungerne mezza per riconoscenza personale, però ecco mi viene proprio da pensare che il talento e le buone letture di Bacà siano davvero sprecate per una storiella così improbabile e frivola e tanto poco consistente, o almeno così mi è parsa, e può anche darsi che questo dipenda dal mio umore del momento. Tutto qua.


“Non voglio vivere una vita in cui mi sia proibito di accedere alle sensazioni limbiche di timore, angoscia, senso d’ignoto, vuoto, viltà, invidia, disprezzo, rancore e attrazione per il lato sbagliato delle cose: sensazioni a cui dovrebbe accedere ogni essere umano, se vuole ancora considerarsi tale. E io non voglio essere qualcosa di diverso da un uomo.”

“[...] ebbi un cedimento spirituale, un dilemma da scisma protestante: continuavo a sperare che il looping surreale cui la mia fortuna mi aveva abituato finisse il prima possibile, ma allo stesso tempo volevo che un residuo di buona sorte rendesse ogni circostanza drammatica della mia vita [...] suscettibile di un solo esito.”
Profile Image for piperitapitta.
1,050 reviews465 followers
April 16, 2019
Captatio benevolentiae

Ho letto Benevolenza cosmica, che dalla sua uscita gode anch’esso (un po’ come il suo protagonista, baciato da una insolente e destabilizzante fortuna) di benevolenza cosmica da parte di lettori e critica, con altalenante soddisfazione: ora sì, ora no, ora sì, ora nì.



L’ho letto con una certa curiosità, nonostante alcune delle impressioni di lettura incrociate mi avessero fatto pensare che non fosse una lettura adatta a me, e durante una buona prima metà, forse per premiare la mia audacia, mi sono dovuta ricredere: la scrittura è esuberante e guizzante e unita a una storia, che potrei definire surreale ma non incredibile, mi ha incuriosita e coinvolta al di là delle mie aspettative.
La seconda metà, invece, quando già credevo di aver preso il largo, ho trovato che si avvitasse su se stessa fino a diventare involuta sia da un punto di vista stilistico che di contenuto, al punto che da un certo momento in poi ho desiderato che finisse e arrivasse alla fine il più rapidamente possibile per salvarmi dalla noia.
Non è una bocciatura, in ogni caso, e tenendo in considerazione il fatto che di opera prima si tratta, e in virtù della mia benevolenza, ricompensata dalla fluidità di scrittura e da una certa profonda creatività (ho anche molto apprezzato il riferimento alla scuola di psicoterapia di Palo Alto), penso che sarò curiosa di leggere altro di Fabio Bacà.
Profile Image for Gabril.
1,043 reviews255 followers
April 3, 2019
“Il problema è che Dio, o l’universo, o qualche altro potere impersonale ha deciso di esaudire tutti i miei desideri. Tutti. Compresi quelli che non mi sono mai nemmeno sognato di esprimere.[…] Io sono vittima di una pazzesca congiura interplanetaria per eliminare ogni seccatura dalla mia vita e sostituirla con favoritismi spudorati”.

Così si esprime Kurt O’Really, statistico rampante nella City melting pot di oggi. Così pretenderebbe che qualcuno prendesse sul serio il suo problema di giovane uomo baciato dalla buona sorte contro ogni ragionevole dubbio e prudente (logica) riserva.
Difficile credere che essere così fortunati possa diventare un problema, eppure è proprio il rovesciamento della prospettiva comune a decretare la sorprendente bellezza di questo romanzo: insolito, scoppiettante, mirabilmente scritto. È proprio questa idea originale che nelle mani di un abile tessitore di parole diventa un viaggio emozionante, a tratti parossistico e paradossale, che procede deciso verso un crescendo scintillante e un epilogo imprevisto.

Il problema di Kurt viene affrontato in molti modi e sotto diverse prospettive: da quella logico-statistica (quante probabilità ci sono che la vita continui imperterrita a mostrare il suo lato migliore?); a quella esoterica (a un karma positivo ne dovrà corrispondere uno negativo uguale e contrario?) alla filosofica (“Non voglio vivere una vita in cui mi sia proibito di accedere alle sensazioni limbiche di timore, angoscia, senso di ignoto, vuoto, viltà, invidia, disprezzo, rancore e attrazione per il lato sbagliato delle cose: sensazioni a cui dovrebbe accedere ogni essere umano, se vuole ancora considerarsi tale”).

Kurt racconta con ritmo incalzante la sua storia, ma non è l’unico personaggio stupefacente che incontriamo qui, ce ne sono diversi. Domina su tutti la moglie Liz, scrittrice sui generis, sperimentatrice seriale di psicologie umane allo scopo di collezionare narrazioni credibili e personaggi verosimili, ovvero perseguire l’esemplare pratica della menzogna come arte per raggiungere una più alta, sublime verità.
Cioè, insomma, la letteratura.
Che si esprime di nuovo in un luminoso esordio.
Profile Image for flaminia.
452 reviews129 followers
December 13, 2019
sono poco benevola nei confronti di questo libro, fulgido esempio di scrittura piaciona, che fino a un certo punto regge e si colloca nella categoria "gradevole ricreazione", poi tracolla in quella "emerita cazzata".
Profile Image for Marcello S.
647 reviews291 followers
May 5, 2019
Un esordiente italiano che ambienta a Londra una storia che pare scritta da un americano (bravo).
La trama ha alcuni punti di forza, ma l’affastellarsi di situazioni (volutamente) improbabili in rapida successione e la necessità di incastrare tutto fino all’ultima pagina non mi è del tutto congeniale. È quello che, a tratti, lo fa sembrare/essere (soltanto) un libro divertente, di intrattenimento.
Dall’altro lato, fin dalla prima pagina sono rimasto letteralmente affascinato da una padronanza di linguaggio fuori dal comune, da una scrittura incredibilmente precisa e potente, infarcita di schermaglie lessicali inaspettate (per un esordiente) e di notevole eleganza.

Kurt O’Reilly ha qualcosa a che vedere con Patrick Bateman di American Psycho (tolti gli estremismi seriali). Giovane, bello, con risorse economiche e una rete di relazioni e contatti significativi.
E poi ci sono statistica e calcolo delle probabilità, anomalie, comunicazioni, circuiti, immaginario urbano e sprazzi di contemporaneità vivisezionata che pare di leggere DeLillo.

Alcuni passaggi sono favolosi. Ne incollo qualcuno qui sotto.
Credo che ne sentiremo parlare ancora. [75/100]


Allontanai il cellulare dall’orecchio e lo posai sulla scrivania. In quello stesso momento, trilioni di parole si libravano tra i ripetitori dei telefonini o nel ronzio discreto delle comunicazioni satellitari. L’umanità era al cospetto di una forma nuova e letterale di sublimazione, la catarsi delle sue angosce tramite un oggetto di plastica e silicio in grado di tradurre il dolore in segnali elettromagnetici per trascenderlo nella paranoia latente di una religione senza più simulacri antropomorfi. Plastica, metalli rari, circuiti: da quell’ammasso di elementi chimici si diffondeva la voce di Bob. Per le mie orecchie, era un miracolo equivalente alla voce di Yahveh che s’innalza da un rovo in fiamme sul pendio di un monte mediorientale.

Avevo letto o sentito di parecchie persone che negli istanti del decesso di un parente o di un amico avevano percepito qualcosa, un palpito, un ansito epidermico, un fremito indistinto tra cuore e stomaco, e questo nonostante la persona cara fosse a chilometri di distanza; ma non avevo aspettative religiose e la questione non m’interessava in termini di esistenza dell’anima o di contatti spirituali nelle esperienze di trapasso. Provavo solo una specie di senso di colpa per il fatto di star sollevando un bilanciere, chiacchierando con il mio istruttore o sbirciando il culo di una ragazza negli istanti esatti in cui il mio unico fratello concludeva il suo martirio di metallo e acqua di lago e stava per essere accolto dal nulla eterno – o da una bianca infiorescenza di luce divina, chissà. Mi sembrava un dettaglio di cattivo gusto, tutto qui.

Per prima cosa mi impedirà di dormire, privandomi del corpo e delle attenzioni di mia moglie. Poi mi inonderà delle preoccupazioni più varie. Giorno dopo giorno, anno dopo anno, arriveranno la febbre, l’inappetenza, le deiezioni di strani colori, i primi passi tardivi, l’ostinata afasia, le urla e i capricci, i capitomboli e i sanguinamenti, le sparizioni da illusionista tra le corsie dei supermercati, l’intolleranza all’asilo, la televisione espropriata, il miraggio di una cena fuori, i malanni esantematici, le fughe da scuola, le pagelle tremebonde, l’attesa del menarca, la dismorfofobia, il culto dei corpi altrui, la sospetta anoressia, le amiche del cuore, troppo seno o troppo poco, gli amori platonici, la devozione transumana al cellulare, il primo bacio al tossico del quartiere, la mano nelle mutande di idioti assortiti, i filmati anatomici spediti via Telegram, il sesso nei cessi del liceo, la contraccezione aleatoria, i fidanzati improbabili, le vacanze all��altro capo del mondo, l’allergia conclamata alle telefonate: il tutto, naturalmente, asperso da ettolitri di calde lacrime.
C’è un triste pomeriggio autunnale disegnato sul vetro.

Profile Image for Alessia Claire.
153 reviews
July 18, 2019
Sono arrivata a pagina 51 (dopo i 3 momenti marito/moglie/psicoanalista, amico tatuatore/pornostar gallese e interazione con il tassista) per decidere di abbandonare la lettura di questo libro che a me è parso solamente brutto. Personaggi troppo agitati, eccessivi, sopra le righe, falsi, umorismo ingessato e mediocre (l'umorismo ideale è quello inevitabile, che sgorga spontaneo, di cui l'autore quasi non si rende conto. L'umorismo cercato mi mette tristezza).
Profile Image for Pino Sabatelli.
593 reviews67 followers
August 26, 2019
Un libro davvero pessimo. In compenso il finale è orribile.
Profile Image for Gabriele Pallonetto.
117 reviews131 followers
July 14, 2019
Partiamo dicendo che ho l'amaro in bocca.
Ma non è un amaro di quelli forti, diciamo più quello del chinotto della San Benedetto.
Un amaro dal sapore piacevole, dissetante, sì... ma comunque amaro!
Questa è la sensazione che ho provato alla fine di "Benevolenza Cosmica", romanzo d'esordio di Fabio Bacà, nato a San Benedetto (come il chinotto) ed osannato in tutti i luoghi e in tutti i laghi.
Ecco, forse è stato proprio questo il problema...
Tutti a dire: "È un capolavoro!", "Il libro migliore letto nel 2019!", "Il Kurt Vonnegut italiano!"...
Ma dove?! Ma cosa?!
Ma l'avete mai letto Vonnegut? O basta che il protagonista si chiami Kurt per farvi vedere le scimmie volanti del Mago di Oz?
È un romanzo carino, certo, con una scrittura volutamente ricercata che in alcuni punti sembra voler scimmiottare in maniera blanda il David Foster Wallace dei primi capitoli di Infinite Jest, ma al netto della componente "sovrannaturale" è una storia di una banalità sconvolgente.
Bella per passare un pomeriggio ma ben lontana dall'essere considerata la lettura migliore di tutti i tempi!

3 stelle: sufficiente
Profile Image for ☽ Sono sempre vissuta nel castello Chiara.
185 reviews297 followers
April 19, 2019
Geniale, semplicemente geniale.
Un intrigante esordio italiano che dimostra un’incontestabile capacità letteraria. Lo hanno definito “un’esplosione di fuochi d’artificio”, e questa è l’impressione che regala la prosa di Bacà: divertente, ricca, ben congeniata.
Lo spunto di trama che muove la narrazione è un’incredibile fortuna, una cosmica benevolenza che accompagna il protagonista. Più che fortuna: una persecuzione; in un viaggio che dura un giorno dentro ad una Londra appena accennata (aimè) si susseguono peripezie linguistiche, assurdi incontri e un finale che regala un sorriso. Ne è valsa la pena? Assolutamente si.
Profile Image for Ornella.
187 reviews25 followers
April 1, 2019
Fortunatamente ho comprato questo libro prima che diventasse virale sui social network altrimenti, scottata da altre recenti uscite risultate poi deludenti, non lo avrei mai letto.
Il romanzo è breve, scorrevole, divertente; la prosa è ironica e mi ha ricordato un Malvaldi portato all'estremo. Alcuni booktuber lo paragonano a Kurt Vonnegut ma io non sono d'accordo, perché questo romanzo è lineare e consequenziale nella sua particolarità, ha una trama ben definita e non presenta la frammentarietà o il nonsense tipici di Vonnegut, grazie al cielo per quel che mi riguarda. Libro piacevole e che consiglio!
Profile Image for Alessandra Gennaro.
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September 3, 2020
Bellissima sorpresa, cosi bella che ho realizzato solo alla fine che l'autore sia italiano: avrei scommesso fosse un inglese dell'ultima generazione, con un ottimo traduttore al fianco. Scrittura importante, avvolgente, divertente- ed un ritmo che ti tiene avvinto alla pagina fino al finale che, vivaddio, non si intuisce se non quando è l'autore a volerlo. Il che fa di Fabio Bacà uno dei miei "segnalati speciali" per la prosima uscita- e di questo libro una delle letture più belle di questo anno.
Profile Image for Tittirossa.
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April 14, 2019
Mah. Divertissement di gradevolissima lettura, scritto con grande perizia, bella storia dipanata in una sospensione di giudizio (come quei film che ti bevi per due ore e dici: UAU, tutto tiene! poi finiscono e inizi a fare le pulci ai singoli accadimenti). Scritto con un occhio a Coe (di cui ci ha risparmiato i finali orripilantemente brutti) e a qualche altro autore anglofono per ironia e capacità di rendere in modo lineare una storia attorta , tipo A Volte Ritorno di Niven o il Barrow de L’Ultimo Viaggio di Dio.
Bacà scodella un piatto fusion ben godibile, ma leggero assai, che lascia voglia di pietanze più consistenti e/o più raffinate. Il pegno che paga nel sollevarsi sopra l’italianità (complice anche l’ambientazione finto-londinese, ma mi rendo conto che mettere Kurt a Carugate di sotto non avrebbe reso altrettanto bene), lo paga finendo col raccontare una storia ombelicale in modo leggero, aereo, alveolare, spumoso…. ma sempre ombelicale. C’è un solo personaggio, di animo indistinto - e non pretendo il Dosto dei Fratelli, ma qualcosina-ina-ina di più? - a cui capita una variegata serie di fortune sempre più fitte e ravvicinate tanto da smuovere il suo animo statistico e portarlo a pensare al peggio (rivelandosi così italianissimo nell’animo: la iattura è sempre dietro l’angolo, e prima o poi pagherò per tutto questo ben di dio). Il finale è tirato per i capelli, ahimè, non tanto il disvelamento dell’elemento karmico, quanto la scrittura dell’ultimo capitolo, come di chi si senta miracolato ad aver scritto così bene fin lì e non voglia sfidare oltre la sorte (ma la/il chiromante che fine ha fatto?).
Sulla scrittura niente da eccepire se non che si sentono le buone letture e l’orecchio per il periodare. But it’s not my cup of tea. Sono vecchia, l’arzigogolo lo reggo solo per un paio di ore (e grazie al cielo questo sta nei termini).

Profile Image for Stefano Saini.
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March 30, 2022
Dopo aver seguito un'oretta di intervista su youtube, evento per me senza precedenti, durante la quale Bacà presentava il libro, sono riuscito a recuperarne una copia a metà prezzo. È bello riuscire a soddisfare la propria curiosità verso una questione mentre è al suo apice.

Innanzitutto lo stile. Periodi lunghi e riflessivi, godibili, anche intriganti e ben scritti, decorati da un citazionismo che ho apprezzato. Peccato che a volte abbia notato delle frasi stereotipiche, alcuni accorgimenti che mi sono parsi da principiante, frutto secondo me di una penna acerba.

Riguardo la costruzione dell'opera. Ogni singola volta che il protagonista incontra o nomina un personaggio, e ce ne sono tanti, viene spalmata su carta una descrizione approfondita, psicologica e con retroscena dettagliati del nuovo figurante. Questo atteggiamento l'ho trovato abbastanza fastidioso, non rende le comparse più credibili e per quanto mi riguarda spezza il flusso del racconto, lasciandomi a tratti l'impressione che il libro sia un collage di osservazioni separate tra loro. Sulla sequenza di eventi che accadono non ho nulla da dire, se non mostrarmi sgomento dall'episodio dell'autografo. Qualcuno che abbia letto il libro saprebbe dirmi quale utilità/sentimento/riflessione avrebbe dovuto aggiungere alla storia? Mi è sembrato estremamente debole, non capisco perché non sia stato tagliato.

Il finale. La mia scelta di leggere questo libro derivava per buona parte dal fatto che un esordiente italiano fosse riuscito a farsi pubblicare con adelphi e per il restante da quanto cavolo durante l'intervista si fosse insistito in chiave enigmatica sulla conclusione dell'opera, definita letteralmente "circolare". Il gran finale. Ciò che avrebbe dovuto dare senso a tutto. Ecco, per me il finale delega definitivamente questo libro al ruolo di una semplice storiella. Comunque va bene, è una storiella che si fa leggere. Cosa posso dire, da un'opera intitolata "Benevolenza cosmica" mi aspettavo di più. "Benevolenza cosmica". Sentite quant'è pomposo, è un gran titolo. "Benevolenza cosmica".

In conclusione non saprei a chi consigliare questa lettura, immagino a coloro cui siano piaciuti gli scrittori da cui l'autore dice di aver preso ispirazione, ossia DeLillo & co. ma non avendoli mai affrontati preferisco non sbilanciarmi.
Profile Image for K P.
371 reviews15 followers
October 11, 2020
Sono ad un terzo del libro.
Non so se riuscirò a finirlo, benché sia breve.
Il tono e la scrittura sono talmente presuntuosi da irritarmi non poco.
Non è necessario usare sempre un linguaggio particolare o con qualche giro di parole a complicare quello che può esser detto anche troppo facilmente per rendere la scrittura interessante e far vedere che, attenzione attenzione, siamo colti (noi: scrittorre in primis e lettore di conseguenza).
L'onnipresente battuta arguta finisce per rendere insopportabile il sempre troppo intelligente e brillante protagonista.
Consideriamo inoltre che di originale non c'è poi molto.
Davvero il caso editoriale dell'anno scorso! Io ho pensato di leggerlo a distanza di tempo dal clamore generato (che infatti è andato scemando esponenzialmente) e sinceramente, con tutto il rispetto per Adelphi, il fatto che questa grande casa editrice abbia deciso di pubblicare questo libro, di un autore esordiente per di più, a me non fa alcuna impressione piuttosto mi rende palese che tutti, anche i giganti dell'editoria, possono commettere degli errori.
Per finire, un piccola nota: vogliamo fare i cosmopoliti e ambientare il romanzo a Londra? Sta bene, ma evitiamo ingenuità dovute al linguaggio (il libro è chiaramente scritto in italiano in originale); mi riferisco in particolare alla questione della forma di cortesia tu/lei. Che stonatura proprio ad inizio libro!

P.S.:e l'uso della volgarità, ma forse sarò diventata bacchettona io, fuori luogo che dovrebbe far ridere ma è solo fuori contesto! E gli stereotipi, per la miseria!

P.P.S.: L'ho finito. Confermo praticamente in toto le osservazioni precedenti.

4/10
164 reviews93 followers
August 19, 2020
Avete presente la sigla dei Simpson? La scena in cui Bart scrive una frase alla lavagna? Bene. Dovrei farlo anch’io. E la frase sarebbe: non devi più leggere i libri “del momento”. Tra l’altro, è una cosa che so, almeno razionalmente, ma ogni tanto ci casco. E poi me ne pento.

A fregarmi, stavolta, è stato Benevolenza cosmica.

In altri tempi, lo avrei abbandonato dopo una ventina di pagine. Ma ho voluto finirlo, per tigna. E per poter dire, con cognizione di causa, perché non mi è piaciuto.

Mi è sembrato un romanzo senza capo né coda, con un’idea di partenza debole, con una trama confusa, troppo ricca di cose buttate lì un po’ a caso. I personaggi non sono interessanti, non hanno appeal, sembrano quasi trasparenti, e appena hai chiuso il libro te li sei già dimenticati – tutti, dal primo all’ultimo. La scrittura è un filo pretenziosa – tanto più che non è che nel libro ci siano questi grandi e alti contenuti, eh.

Ma la cosa che mi ha urtata oltre ogni dire è stata l’ambientazione londinese. Ora, a me sta benissimo che uno scrittore italiano decida di ambientare un romanzo altrove, all’estero, a Londra o anche a Timbuctù. Ma deve farlo per una ragione, non perché è trendy. E se lo fa, comunque, mi aspetto che quel posto nel quale ha deciso di ambientare il suo romanzo, un minimo lo conosca. Invece mi è sembrato che l’autore, Fabio Bacà, Londra non la conoscesse proprio – e se la conosce non è riuscito a raccontarla. La sua Londra somiglia ai suoi personaggi, anche lei non ha appeal, sembra trasparente. Tanto che basterebbe cambiare il nome di qualche strada e il romanzo potrebbe tranquillamente essere ambientato a Berlino, a Madrid, a Bordeaux o a Vattelappesca.

E poi, santo Cielo, c’è un passaggio in cui il protagonista rimbrotta la moglie dicendole qualcosa del tipo: Perché tu e l’analista non vi date più del lei? Perché ora vi date del tu? Ebbene, nella lingua inglese contemporanea, quella che si parla a Londra e nel resto del mondo anglofono, non esistono il tu e il lei.
Profile Image for Giovanni84.
299 reviews75 followers
June 23, 2019
Ho deciso di leggere questo romanzo, non tanto perché incuriosito dalla trama (comunque intrigante: un uomo vive un periodo di fortuna assurda, e cerca di capirne il motivo), quanto per essere un romanzo d'esordio: non mi sembra che l'Adelphi, meritoria casa editrice, sia particolarmente propensa a concedere esordi al primo arrivato.

In effetti, Bacà ha talento: la scrittura è scorrevole e brillante, i dialoghi scritti benissimo, la storia ben strutturata, l'umorismo è elegante.
Ma è tutto troppo patinato, e sinceramente non lascia nulla. L'autore racconta, bene, gli altri personaggi, di cui però non ho provato alcun interesse, anche perché poi vengono lasciati lì, senza nessuna importanza per la trama. E senza che siano effettivamente personaggi che valeva la pena conoscere.
Il protagonista è troppo perfettino, e lo è il suo mondo, e non c'è mai davvero conflitto. Ci sono scenette divertenti, altre meno, e bon.
E, per quanto Bacà scriva bene, non scrive così bene da distinguersi davvero, da dare davvero sostanza alla sua narrazione.

Penso che abbia decisamente i mezzi per fare di meglio, e sono sicuro che lo farà.
Profile Image for Francesca.
49 reviews30 followers
July 28, 2019
"benevolenza cosmica"

aka pretenziosità megagalattica
aka misoginia universale

Profile Image for Federica Rampi.
701 reviews230 followers
April 18, 2019
Kurt, l’eroe di Benevolenza cosmica , vive un’inspiegabile sequenza di fortune, almeno statisticamente
Inutile cercare spiegazioni a questo karma bizzarro. La fortuna lo insegue, lo perseguita
Ma può tanta buona sorte generare automaticamente la felicità?
Una vita senza rischi e imprevisti, tutta in discesa è davvero più comoda?
A me il libro ha divertito, leggero e scorrevole senza essere banale

Profile Image for Maria Di Biase.
314 reviews76 followers
January 3, 2021
Il grande bluff: la storia parte benissimo (la trama, lo stile: tutto giusto), ma a poche pagine dalla fine si sgonfia con una velocità che lascia increduli e amareggiati. Che peccato!
Profile Image for MgM.
15 reviews2 followers
June 25, 2024
"Benevolenza Cosmica" prende avvia da una soggetto forte: l'accanirsi della fortuna verso un singolo individuo può genere effetti uguali e contrari? Ma più in generale quali sono le cause ancerstrali di tale privilegio e quali le conseguenze? Eppure oltre a toccare solo superficialmente questi spunti da lui stesso creati (nel caso della seconda domanda solo suggeriti), Bacà sembra voler rispingere qualsiasi speculazione filosofica per creare un romanzo che si muove tra il filone giallo e quello surreale, con una vena di umorismo esistenzialista. Se questo mix di generi è sorretto da una scrittura decisamente raffinata (avrei evitato forse l'utilizzo spinto di parole ricercate, cosa che comunque è giutsticata in parte dall'atteggiamento simil speculativo dell'opera). L'insieme risulta inferiore alla somma dei singoli elementi. In sostanza "Benevolenza Cosmica" costruisce, racconta, crea una serie di colpi di scena, ma non è in grado di rimanere attaccato al soggetto da cui è partito e ancor peggio abbozza personaggi che risultano, in ultima analisi, stilizzati. Quello che rimane alla fine è una buona idea di partenza e dei bei passaggi, scritti in bello stile, ma onestamente non basta.
Profile Image for Zooey Glass.
245 reviews19 followers
June 5, 2019
Tre e mezzo in realtà. Ma con gli esordienti bisogna essere benevoli... Anche se mi sembra che l’autore abbia avuto un “appoggio” di tutto rispetto.
In ogni caso è un romanzo leggero e divertente, con un lessico eccessivamente ricercato. Un mix particolare ma ben riuscito.
Profile Image for Delfi.
131 reviews23 followers
June 30, 2019
Forma e sostanza

Scritto bene, in un linguaggio spesso ai limiti dell’erudizione (qualche volta ho avuto la sensazione che l’autore si sia compiaciuto nel fare uso di parole scelte, non comuni, perché il lettore fosse conscio che si trovava di fronte a uno scrittore con i fiocchi), accattivante nei passaggi più felici.
Ma la sostanza, ossia la trama, mi è sembrata un po’ inconsistente, la conclusione - spiegazione della benevolenza cosmica del titolo, adagiata sul comodo letto dei buoni sentimenti familiari.
Non che questo sia esecrabile, intendiamoci! E tuttavia: da un libro che parte a razzo e che ci vorrebbe sedurre (questa almeno è stata la mia sensazione) con un abito non convenzionale, in cui l’ironia, che a tratti è quasi cinismo, si stempera in qualche nota tenera, mi sarei aspettata uno svolgimento dell’intreccio fuori dai canoni del prevedibile.
Il mio giudizio è più vicino alle due stelle e mezzo che alle tre; è stata una lettura piacevole, ma la dimenticherò presto.
Profile Image for 42.
24 reviews1 follower
March 5, 2020
Non sono un'amante del linguaggio baroccheggiante e della narrativa pop-ostmoderna. Fin qui si rientra nell'ambito dei gusti. Oggettivamente, invece, il messaggio del testo è alquanti tossico. Si vede risolto l'intero impianto narrativo nella celebrazione di male gaze e paternalismo; peggio ancora si assiste alla giustificazione di atti molesti e violenti. La frase che descrive le donne come esseri che necessitano di baci (anche se non lo sanno, anche se non lo vogliono) è riassuntiva del pensiero contenuto nel romanzo.
Profile Image for Silvia Santoro.
3 reviews
July 28, 2021
Ho fatto fatica a finire di ascoltare l’audio libro, di una noia mortale e scritto in una maniera così inutilmente articolata da renderlo fastidioso. Protagonista odioso, scene del tutto inutili, storia orribile. Bocciato su tutta la linea
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