Ve Durgun Akardı Don, Don bölgesinin destanıdır. Eser, bir Kazak ailesi ekseninde Don bölgesini ve savaşın, devrimin ve iç savaşın bölgeye yansıyışını çok yönlü, derinlemesine ama sade bir dille anlatır. Birinci ciltte Don Kazakları'nın Çar dönemindeki yaşam koşulları, gelenekleri, görenekleriyle dile getirilir. Bu cilt, nehir romanın kahramanlarını ve ruh durumlarını da tanıtır. İkinci ciltte, Birinci Dünya Savaşı, 1917 Kerenski Hükümeti dönemi, General Kornilov Olayı ve 1917 Ekim Devrimi'yle, roman kahramanlarının bu olaylardaki durumuna ayrılmıştır. Üçüncü ve dördüncü ciltlerde Don Kazakları'nın ayaklanmaları, Don bölgesinde kurulan bağımsız cumhuriyetler, İç Savaş ve Avrupa'nın bu iç savaştaki rolü irdelenir. Bu kargaşada savrulan kahramanlarla canlı bir belgesel ve çağdaş bir destan sergiler Şolohov.
Mikhail Aleksandrovich Sholokhov was awarded the 1965 Nobel Prize in Literature "for the artistic power and integrity with which, in his epic of the Don, he has given expression to a historic phase in the life of the Russian people."
Şolohov'un bu nehir romanı devrim sonrası Rusya'sında yazılmış en önemli sosyalist gerçekçi eserdir. 1917 sonrası yazılan ve devrimi ya da iç savaşı anlatan romanlarda kurgu genellikle şöyle ilerler; komünizm davasına iman etmiş biri bir çok zorluğa göğüs gerer,tutuklanır,işkence görür, başına gelmedik kalmaz ve sonu zafer ya da ölümle biten bir süreç yaşar. Bu aslında klasik bir kahraman anlatısıdır. Şolohov'un edebi büyüklüğü bu büyük yıkımlara gebe günleri sıradan insanların gözünden hatta anti-kahramanın gözünden sunmasındadır. Şolohov'da kahramlar yoktur, gündelik yaşam gayesiyle boğulmuş küçük insanların büyük dertleri ve bir türlü çözümü bulamayışları vardır. 1917-20 iç savaş günlerine dair hakiki bir okuma yapmak isteyenlere tavsiye olunur, Gogol'un Ölü Canlar'ındaki don kazakları ile tekrar karşılaşmak için daha iyi bir kitap olamaz bence.
Ho deciso di passare direttamente dal Dnestr di Lilin al Don di Šolochov, e senza volerlo ho già trovato la mia saga per l'estate 2019. Piatto come una tavola da surf, lento come un lumacone alle prese con l'attraversamento di una piazza d'armi... e mi sta piacendo da matti. Traduzione comprensibilmente antiquata vista la vecchiezza dell'edizione ma la cosa non disturba, anzi è intonata con il genere di racconto e di ambientazione.
Il paragone da fare non è con Tolstoj: l'autore qui non fa un elaborato approfondimento psicologico sui personaggi, lo lascia fare al lettore. Non si dà la briga di specificare in che anno siamo (lo si capirà poi), e nemmeno in che stagione (tanto lo si capisce dal lavoro nei campi) e neanche in che ora del giorno (anche questo più o meno si arriva ad intuirlo): questo modo di dare le informazioni per scontate, che tante volte in altri autori mi ha profondamente irritata, qui invece non mi ha dato alcun fastidio, come se fossi tranquillamente nel mio elemento. Poche le descrizioni fisiche: lì si accenna a un baffo biondo per gli uomini, là una treccia per le donne, un naso camuso, il taglio degli occhi, poco di più. Qualcosina in più per il loro abbigliamento, ma anche in questo ambito viene dato per scontato che il lettore abbia già un'idea dei capi e degli accessori tipici dell'abbigliamento cosacco. Il carattere e la psicologia dei personaggi sono puzzle che vanno semplicemente costruendosi sulla base delle loro parole e delle loro azioni: e non ci vorrà molto per capire che tutti essi hanno più aspetti negativi che positivi, non ci si immedesima con nessuno di loro e non si parteggia per nessuno di loro. Però si vuole ugualmente sapere come procede la storia: e allora ecco a cosa si deve paragonare questo libro, a I Viceré di De Roberto. Alcuni definirebbero questo un romanzo maschilista, ma io trovo che sia solo inserito nel suo contesto: lo stupro è una piaga che esiste purtroppo ancora oggi, l'attenuante per il delitto d'onore esisteva anche da noi fino a poco tempo fa, e lo stesso dicasi per un certo modo di vedere una moglie come una sorta di "acquisto"; figurarsi dunque come poteva essere l'inizio del ventesimo secolo in una società arcaica e contadina e adorante dei fasti del passato come quella dei cosacchi.
Il giovane protagonista Grigorij inizialmente mi faceva pensare ad un giovane Consalvo; con il procedere della lettura questa somiglianza è andata affievolendosi per farne emergere una ben più forte: è una Rossella O'Hara al maschile. Parlo ovviamente della Rossella del romanzo della Mitchell, che ha molto poco a che vedere con quella - più popolare - del film. E' un ingenuo, opportunista, capriccioso, ignorante ed egoista, spesse volte indeciso per quanto alla fine caschi sempre in piedi. Dall'inizio alla fine del libro, si inizia però a vedere la sua trasformazione e maturazione, e com'è ovvio supporre la partecipazione alle azioni terribili della prima guerra mondiale gioca un ruolo fondamentale in questa maturazione. La sua formazione non sarà solo psicologica e di crescita tout-court, ma anche politica: in guerra incontrerà chi gli farà guardare il mondo da un punto di vista opposto a quello da lui adottato fino al quel momento. Da qualche parte qua in giro ho letto la battuta che se l'autore ha vinto un Premio Lenin, ciò basta come motivazione per starsene alla larga: in questo romanzo devo dire che non lo vedo per nulla prono e/o succube al regime sovietico. Nei confronti del regime zarista ci sono personaggi leali e fedeli sino alla morte, e ce ne sono altri che sparano frecciate e sarcasmo e infine aperte critiche; allo stesso modo nei confronti dell'incipiente ideologia comunista ci sono personaggi che già durante questo primo anno di guerra ci credono fermamente, ma vi è anche un passaggio in cui questa ideologia viene definita come "parole avvelenate". Insomma, io ci trovo tutto un equilibrio finalizzato alla costruzione di una buona opera letteraria. D'altro canto, l'idea di invocare una maggiore fratellanza delle popolazioni a cavallo dei confini, e ciò a dispetto di regnanti/capi politici che sventolano a più non posso i vessilli di nazionalismi e sovranismi e altri mille *ismi che vengono in mente, beh, credo che un tema più attuale di così non ci possa essere (leggasi anche: sono passati cento anni esatti ma siamo quasi al punto di partenza...!).
A proposito di cambiamenti tra l'inizio e la fine del libro: devo annotare anche come la stessa voce narrante (esterna e onnisciente) vada via via acquistando sempre maggior precisione: aumentano i riferimenti di tempo e di luogo, diventano più dettagliate le descrizioni fisiche dei personaggi, anche di quelli secondari. Questa scelta di partire in maniera nebulosa e indefinita per poi, procedendo con la storia, tirar fuori tutto dalla nebbia in maniera lenta e progressiva e irrobustire la sostanza della narrazione, credo sia una precisa scelta dell'autore che rivela così capacità narrative e di costruzione che lo avvicinano a quel livello di requisiti minimi per essersi meritato il Nobel... Queste capacità si dimostrano anche nella costruzione del cast dei personaggi: non saranno del tutto verosimiglianti, ma sono certamente dei gran bei personaggi dal punto di vista letterario. Ora che ci ripenso, il paragone con Guerra e pace non è poi tanto campato per aria: personaggi molto solidi dal punto di vista letterario, inseriti in un contesto storico ben preciso e ben ricostruito. Natalia, la moglie che il padre ha imposto per forza a Grigorij, come personaggio non ha nulla da invidiare alla Lucia del Manzoni, anzi è pure meglio, perché anche se può sembrare una lagna e una pappamolla, di fronte alle difficoltà in due situazioni che la vedono vittima di tutto e di tutti, si risolverà ad adottare decisioni forti. Acsinia, la vicina di casa e amante di Grigorij, è nientemeno che la Lupa di Verga: il suo dialogo con il padre di Grigorij, all'inizio del libro, è una scena succosissima e che dà proprio la giusta spinta, la voglia di proseguire. Da qualche altra parte qualcuno ha scritto che qui non c'è costruzione psicologica, ma in verità ci sono tante scene dove la psicologia è ben pensata e ben costruita: ad esempio quando si troveranno faccia a faccia le due rivali in amore - Acsinia e Natalia - con la prima che aggredisce la seconda più per sfogare le proprie paure che non per il fatto avere un qualcosa di concreto contro di lei. Grasse le risate che mi sono fatta nelle scene domestiche che vedono protagonisti i due futuri compari, il padre di Grigorij e il padre di Natalia, con le grandi bevute per le imminenti nozze. Con l'inizio della guerra comincerà invece a farsi tutto più cupo: il rombo del cannone, i cadaveri umani ed equini abbandonati in putrefazione lungo le strade, e la natura spossata per l'innaturale abbandono, saranno gli elementi che accompagneranno il lettore fino al termine di questo volume. La trama in estrema sintesi si può riassumere come la somma delle vicende del triangolo amoroso con le prime azioni di guerra. Lentamente il racconto introduce ai disastri della guerra, a più ondate, descrivendo azioni diverse in luoghi diversi, per poi portarsi su uno sviluppo del triangolo di cui sopra: con mia sorpresa, scopro che il romanzo può stare in piedi anche per conto suo, come opera singola. Certo che se si considerano tanti rapidi accenni al futuro, tanti personaggi minori che, c'è da scommetterci, riappariranno in seguito, è impossibile non avere voglia di proseguire. Come romanzo a sé stante è eccellente, ma come prologo è una vera cannonata. Appena Poste Italiane si sbriga a consegnarmi gli altri tre volumi, procedo di gran carriera.
Nach den früher gelesenen Sachbüchern über die Zeit vor und nach der Oktoberrevolution in Russland schildert ein Roman das Alltagsleben der Bauern in dieser Zeit. Innerhalb einer dörflichen Gemeinschaft sind patriarchalische Strukturen und Gewalt Alltag. Nach Ausbruch des Ersten Weltkriegs kommt der Protagonist Grigori Melechow dort in Berührung mit den Ideen der Bolschewiken. In einem Urlaub kehrt er zu seiner Geliebten zurück und wehrt er sich zum ersten Mal gegen einen Fürsten.
Bir nehir roman okuma cesaretini nasıl bulduğumu hâlâ bilmiyorum ama beklediğimden daha hızlı ilerledi. Aldatmalar, ayrılıklar, geri dönüşler, kaçışlar ve savaş... Çok heyecanlı bir yerde bitti ilk kitap o yüzden 2. cilde bir an önce başlamak istiyorum :)
“İşte bunlar! Bizi köylerimizden koparıp ölüme atarak keyiflerini sürdürenler bunlar işte. Ah! Domuzlar! Lanet olsun sizlere! İşte bizim kanımızı içerek beslenen bitler. Bunlar için mi başkalarının ekinlerini atlarımızla çiğnedik? Bunlar için mi yabancıları öldürdük biz? Ben bunlar uğruna mı dört ayaküstü süründüm savaş alanında, bunlar için mi haykırdım can acısından, korkudan? Bizi ailelerimizden koparıp kışlalarda aç açına süründüren bunlar için mi?” Serinin ilk kitabı Kazakların yaşam tarzları ve ilişkilerini anlatarak geçiyor bu esnada siz harika betimleme ile karakterleri tanıyor, çayırlarda geziyorsunuz. Kitabın devamında savaşın yıkıcılığını tadıyorsunuz. Bakalım hikaye nasıl devam edecek?
Il placido Don è la prima parte dell'omonimo romanzo di Michail Šolochov, che vi ha lavorato nell'arco di circa quindici anni. Il libro ha ottenuto subito un ottimo successo sia in patria che fuori, vincendo il Premio Stalin nel 1941 e facendo guadagnare il Nobel per la letteratura al suo autore nel 1965. Nei quattro volumi che compongono il romanzo, Šolochov descrive le vicissitudini dei cosacchi del Don, in particolare della famiglia Melechov, durante la Grande Guerra, la Rivoluzione Russa e la guerra civile. Il primo volume, quello che mi accingo a commentare, presenta al lettore la famiglia Melechov e si spinge fino all'inizio della Grande Guerra. Conosciamo subito il protagonista, il giovane Grigorij Melechov, travolto dalla passione per Aksinija, sposata e infelice, al punto da decidere di lasciare la famiglia e la giovane moglie (che ha sposato su richiesta del padre, che sperava di allontanarlo così dall'amante) per stare con lei, fino a quando il servizio militare prima e la guerra poi non li costringerà a separarsi.
Tutto bello e interessante, vero? E invece, mi spiace dirlo, non lo è. Il placido Don è uno dei libri più scialbi e brutti che abbia letto quest'anno, per non dire in tutta la mia vita fino ad ora. Ma andiamo con ordine. La prima nota dolente sono i personaggi. Quelli che Šolochov ci presenta hanno lo stesso spessore della carta velina: non c'è approfondimento psicologico, sono delle macchiette che si muovono e dicono cose, ma il loro pensiero e i loro turbamenti rimangono per il lettore un mistero. Passi pure lo stile spiccio sovietico, ma qui si esagera: non è una scrittura essenziale, è una scrittura molto debole. Grigorij Melechov, che di questo romanzo dovrebbe essere il protagonista, non brilla in alcun modo, è un bamboccio che dice stupidaggini e non sa bene neanche lui perché si comporta in un certo modo
A chi vuole evitare gli spoiler pesanti riportati sopra, cito solo un passaggio in cui Grigorij dice che la moglie dovrebbe sposarsi e rifarsi una vita. La moglie, ragazzi. La donna da cui non ha divorziato dovrebbe prendersi un altro marito. Grigorij, bello de casa, fatti aiutare. Il culmine viene raggiunto nelle ultime pagine, quando Grigorij cambia bando nel giro di qualche paragrafo parlando con un tizio in ospedale. Un evento così importante, che immagino essere fondamentale nello sviluppo del romanzo, viene liquidato in pochissime righe, come si stesse parlando del tempo. Potrebbe anche venir approfondito in seguito, non lo metto in dubbio, ma non può venir introdotto in questo modo, quando è evidente che l'autore sta facendo il possibile per chiudere baracca e passare alla successiva. Gli altri personaggi non sono però da meno. Le due donne che ruotano attorno a Grigorij, Aksinija e la moglie Natalja, sono due zerbini gettati ai suoi piedi che vivono e agiscono solo in funzione di Grigorij. Ora, da un romanzo scritto da un uomo che parla di cosacchi del Don vissuti a inizio Novecento non mi aspetto di certo personaggi femminili super progressisti, ma anche nelle campagne esistono donne di carattere capaci di farsi rispettare o con almeno un briciolo di dignità. Che vi piaccia o meno, sono sempre esistite ed esisteranno sempre. Aksinija e Natalja, ahimè, la dignità non sanno neanche dove sta di casa, sono insopportabili nella loro ossessione/passione cieca per Grigorij. La loro presenza nel libro è definita solo in base al loro amore per questo protagonista insipido che proprio non riesco a spiegarmi. Natalja, in particolare, è davvero imbarazzante, oltre che sfigatissima Insisto molto sull'inutilità dei personaggi, perché Il placido Don è stato paragonato a Guerra e pace da qualcuno che evidentemente non aveva niente da fare e deve aver letto Tolstoj in modo molto superficiale. Il romanzo di Šolochov non ha nulla a che vedere col grande capolavoro di Tolstoj, è figlio di un'altra epoca e non brilla per introspezione psicologica o anche solo per interesse verso i personaggi che si muovono nella storia evocata e rievocata dall'autore, cosa che invece fa con abile maestria Tolstoj. Non basta parlare di scene di guerra e battaglie alternandole a scene di pace per poter fare paragoni tra le due opere, non si fa un favore a nessuno degli autori tirati in ballo. Se mai doveste decidere di leggere Šolochov, vi prego, tenetelo presente e non fatevi ingannare dal paragone allucinante col vecchio Lev.
Altra nota dolente è, purtroppo, l'articolazione della trama. Il romanzo, devo ammetterlo, si lascia leggere bene e ci mancherebbe pure, considerando la semplicità dello stile. Il problema è che il nulla rappresentato dai personaggi mi ha appesantito molto la lettura e mi ha fatto perdere interesse per gli sviluppi della trama. Speravo con tutto il cuore che l'arrivo della WWI facesse prendere una nuova piega alla storia, ma la guerra arriva ben oltre la seconda metà del romanzo, quando il danno, per me, era ormai bello che fatto. I capitoli sulle prime battaglie di Grigorij e le esperienze dei soldati cosacchi mi hanno trasmesso solo noia e hanno fatto aumentare smisuratamente il mio desiderio di finire questo libro al più presto e di sbarazzarmene, insieme agli altri tre volumi, il prima possibile.
Mi spiace dover dare un giudizio così negativo, perché ero davvero partita con tante buone intenzioni, ma sono state tutte deluse nel giro di una manciata di pagine, quasi un record, ma almeno non mi porterò dietro il rimorso di aver buttato soldoni per questi libri. Non mi resta che chiudere e dire addio per sempre a Šolochov: con me ti è andata male, Michail Aleksandrovič, ci separiamo senza rimpianti, contenti di esserci incontrati ma ancor di più di non doverci rivedere.
İlk cildi sonunda bitirdim ve olağanüstü bir seri olacağa benziyor. Kazakların günlük yaşantısını ve Don nehrini öyle bir betimliyor ki sanki görünmezlik pelerini geçirmişim de o döneme tanık olmuşum gibi. Hiç görmediğim Don nehrine özlem çektim. Çarlık Rusyası altında, 1914 senesinde, Avusturya ile savaş dedikoduları yayılmaya başlıyor. Kazakların seferberlik ilanını duydukları kısım beni çok etkiledi. İşçi partisinin düşünsel etkisini hafiften görmeye başlıyoruz. Heyecanlı bir yerde bitti ilk kitap bakalım ileride beni neler bekliyor.
"Aslında olanlar neydi? Henüz hemcinslerini öldürmekte ustalık kazanamamış insanlar, ölüm meydanlarına itilmiş ve bu insancıklar, çevrelerini saran ölüm korkusu içinde hücuma kalkmış, gözleri dönmüş bir halde ve ne yaptıklarının farkında bile olmaksızın birbirlerini vurmuş, birbirlerini kesmiş biçmiş, atlarıyla birlikte sakatlanmış ve içlerinden birinin vurulup ölmesi üzerine de dönüp kaçmıştı. Maneviyatları kırılmış olarak, ruhen çökmüş olarak kaçmışlardı İşte, kahramanlık destanı denilen şey!"
Hiç bitmesin istedim, Melehov ailesinin bir üyesi kalmak istedim... öyle “çok sevdim”, “çok akıcıydı” gibi cümleler ile haksızlık etmeyeceğim çünkü insanın ta en derinine dokunan bir kitap. İkinci kitaba kadar sevgiyle kalın Melehov ailesi...
Şuana kadar okuduğum en iyi çeviri kitap. Türkçesi o kadar güzel ki bir Türk yazar Kazakların Çarlık Rusyası’ndaki yaşamını anlatıyor deseler inanmamak için hiçbir sebep gösteremem. Savaş sahneleri de bir o kadar harika betimlenmiş, insanı alt üst ediyor.
Maybe the translation is a bit old; maybe it is too russian for my way of feeling; this is more three stars and a halfthen full four stars. Still I think it has to be read...
En oväntat frisk fläkt! En hel del humor. Kärlekstragedin är intressant. Första världskriget är tungt. Han skriver mycket bildmässigt, närmast filmiskt.
Handlar om människor från en kosack-by vid floden Don, från strax före första världskriget, kriget och revolutionen. Texten kälnns frispråkig. De tär en levnade text, med levande gestaltade människor, som älskar, strider och dör. Texten är trovärdig, emd en sann känsla för livet där och då, omplicerat av krig och politik. Skickligt skriven dialog!
1965 yılında yazara Nobel Edebiyat Ödülü kazandıran dört ciltlik serinin ilk kitabı. İlk ciltte, yazar, Don nehri etrafında yaşayan Kazakların gündelik hayatlarını, yaşantısını, geleneklerini oldukça samimi bir üslupla kaleme almış. Gregor ismindeki karakterin başından geçenlere odaklanılıyor ve kitabın sonlarına doğru baş gösteren I. Dünya Savaşı ile heyecanlı bir anlatıma bürünüyor kitap.
O carte magică. Incredibil cum poate acest autor să-ți ajungă pana in fundul sufletului. Povestea e extraordinara, iar scriitura fascinantă. Una din cele mai bune cărți pe care le-am citit vreodată...
Kazaklar üzerinden ekim devrimini ve sovyetleri konu edinen akıcı bir epik roman. Birinci cilt, I. Dünya Savaşının başlarına kadar kısmı içeriyor. Savaşın devamı ikinci ciltte sanıyorum. Dönemi anlatan güzel bir roman hissiyatı uyandırdı. En azından birinci cilt için bunu söylemek mümkün.
DNF Koskoca kitapta bir tane namuslu adam yok mu? Herkes uçkurunun peşinde. Müge Anlı da Esra Erol'da gördüğümüz ilişkilerden hallice ilişkiler, bolca travmatik olay. Devam etmeye değer bulmuyorum.
Es un libro muy completo y mis pegas no son para el autor, sino para el traductor, que no debe saber que existe un modo verbal llamado subjuntivo y que a veces hay que usar.
Varmaankin paras kirja mitä oon koskaan lukenut, tietenkin vielä pari osaa edessä. Jokainen hahmo, jokainen paikka ja jokainen lause tuntuu virtaavaan suurta ja monisäikeistä elämää.
Una de las novelas que mejor recuerdo me dejaron en mi adolescencia, en aquella famosa colección Reno que tan buenas lecturas nos proporcionó. Aunque la mayoría de los autores de aquella colección están prácticamente olvidados, premios Nobel como Cholojov incluidos.
Hace unos años vi en las librerías una nueva reedición de "El Don apacible" pero parece agotada. Yo compré los cuatro tomos de aquella edición de la colección Reno en una librería online por 9,50€ (gastos de envío incluidos).
El primer volumen que acabo de terminar no ha perdido nada de aquel maravilloso novelón que recordaba. Es el comienzo de la epopeya del pueblo cosaco del Don. La vida apacible y dura de los pueblos a la orilla del Don. No tan dura como la del campesinado ruso. Con las tierras comunitarias, el reparto de las labores, las cosechas de trigo, la cebada y el centeno, la recogida del heno, el amor a los animales, sobre todo al caballo. El servicio militar que tienen que hacer los jóvenes llevando su propio equipo, incluido el caballo. Todo ello dentro del relato de sus relaciones y costumbres y de los amores tormentosos entre Grigori y Axinia.
El relato transcurre en una época que empieza a ser convulsa. Después del apacible comienzo se inicia la gran guerra, con sus horrores.
"And Quiet Flows the Don," is a novel by Nobel Prize winner Mikhail Sholokhov.
As a literature major, I had read this novel in the '60s and thought I would reread it. However, on a current read, I was disappointed. I felt the writing was crisp and the dialogue strong but I just didn't care about the characters
This book is 552 pages long and only part 1 so I think it was just too much for my current state of reading.
I did enjoy the descriptions of Russia and the various subjects that the characters had to deal with. The novel covers the period between the 1917 revolution and the end of civil strife in Russia in 1921. It covers the fortunes of a group of Cossacks and their women during the death throes of the old order and the birth of a new life.
This book is also available in audio format and I think I'll try that.