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186 pages, Paperback
First published January 1, 1967






A noi piacciono i libri che contengono una quantità di pattume, materiale che si presenta come non del tutto rilevante (o per nulla rilevante, in certi casi) ma che, se gli si presta la dovuta attenzione, può fornire una specie di «senso» di ciò che accade. Questo «senso» non si ottiene leggendo fra le righe (giacché non c’è nulla in quegli spazi bianchi) ma leggendo per l’appunto le righe, ovverosia osservando le righe e arrivando in tal modo a una sensazione non esattamente di soddisfazione, ché sarebbe aspettarsi troppo, ma di averle lette, di averle «completate».
A questo punto ciascuno di noi guardò Bill, il quale era assente.
«Perché mai sentiamo sempre l’esigenza di un “di più”?», si domandò Hogo. «Per quale ragione non siamo mai soddisfatti? È come se fossimo stati creati apposta così. Come se ciò facesse parte del disegno cosmico».
Cercare di uscire da questa impasse in cui ci troviamo. Cosa ci ha dato l’idea che ci fosse qualcosa di meglio? Donde nasce il concetto «qualcosa di meglio»? Come è fatto questo qualcosa di meglio? Non ditemi che è un’idea infantile perché mi rifiuto di crederlo. Conosco degli infanti senzienti ma essi non sono così senzienti. E poi c’è la grande orda di persone subsenzienti che riescono nondimeno a concepire il qualcosa di meglio.