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Homo sum: Essere "umani" nel mondo antico

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Questo libro inizia con un episodio dell’Eneide: il naufragio dei Troiani sulle coste di Cartagine (nei pressi dell’odierna Tunisi, nel canale di Sicilia) mentre sono diretti in Italia. Enea e i suoi vengono accolti dalla regina Didone in nome dell’umanità e del rispetto verso gli dèi, perché le frontiere si chiudono di fronte agli aggressori, non ai naufraghi. Scrive Bettini: «Ci sono troppi dispersi nel mare che fu di Virgilio, troppi cadaveri che fluttuano a mezz’acqua perché quei versi si possano ancora leggere solo come poesia. Sono diventati cronaca». Il libro propone dunque una triplice esplorazione della cultura antica alla luce di ciò che oggi definiamo “diritti umani”: per scoprire in Grecia e a Roma alcuni incunaboli della Dichiarazione; per misurare gli scarti che su questo terreno ci separano dalla società e dalla cultura antica; infine per mettere in luce alcune specifiche forme culturali in base alle quali Greci e Romani si ponevano problemi equivalenti a ciò che oggi definiamo diritti umani. Ancora una volta, riflettere sul mondo antico ci aiuta ad orientarci nel presente.

144 pages, Paperback

First published March 5, 2019

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About the author

Maurizio Bettini

86 books42 followers
Maurizio Bettini (1947), classicista e scrittore, insegna Filologia classica all'Università di Siena. Autore di saggi di argomento filologico, metrico e linguistico, i suoi interessi vertono soprattutto sulla antropologia del mondo antico, disciplina a cui ha dedicato svariati volumi. A Siena ha fondato, assieme ad altri studiosi, il Centro "Antropologia e Mondo antico", di cui è direttore.
È autore di romanzi e racconti e collabora alle pagine culturali di "la Repubblica".

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Displaying 1 - 21 of 21 reviews
Profile Image for Freca - Narrazioni da Divano.
391 reviews23 followers
February 11, 2024
Come si evince dal titolo questo è un pamphlet storico, che ci aiuta ad orientarci su cosa fosse diritto e cosa no nel mondo antico, in cui noi, volenti o nolenti, poggiamo le nostre radici: riflettere sulla loro concezione porta inevitabilmente un confronto con la nostra attualità, cosa abbiamo tenuto, cosa abbandonato, cosa implementato o modificato e soprattutto quanto ancora siamo debitori alla loro forma mentis e filosofia nonostante una società rivoluzionata in ogni aspetto.
Profile Image for Paola Marotta.
18 reviews
December 16, 2024
Libro incredibile, regalo della mia professoressa di latino, ancora oggi dopo anni quando ho bisogno di ritrovare fiducia nell’essere sociale lo vado a rispolverare.
Maurizio Bettini un nome una garanzia esprime in questo libro il concetto di “Humanitas” e esplora sin dalle radici le dimensioni del “Homo” ricordandoci di quanto noi esseri umani siamo e rimarremo sempre un’unica e inimitabile cosa: esseri umani
Profile Image for hosemprevissutonelcastello.
226 reviews10 followers
June 20, 2022
Breve e limpido saggio che indaga il tema dei diritti umani nell’Antichità classica.
Ottimo per introdurre il tema è ricco di spunti di riflessione interessanti.
Profile Image for Bakis.
151 reviews14 followers
May 26, 2023
Non leggevo un saggio così approfondito e ben scritto da tanto tempo.

Una interessantissima riflessione sulle radici classiche del concetto di diritto umano, come è concepito oggi e sintetizzato nella Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948.

L'autore ci offre un'analisi accurata e filologica di termini tratti dall'Eneide - in particolare riferimento, come è ovvio, al tema dei rifugiati - e di ius humanum, di philantropia e paideia, dei communia ciceroniani, dell'humanitas di Seneca.
È utile e illuminante analizzare queste idee nel loro uso letterario e politico, capirne l'eredità ma anche il mutamento, in relazione ad esempio al fatto che in età classica si implicassero "obblighi umani" (in particolare: dare da bere e mangiare, indicare la via agli erranti, seppellire i morti) mentre oggi si è spostata l'attenzione al diritto intrinseco dell'essere umano.

Penso sia una lettura importante non solo per i classicisti, che magari hanno familiarità con alcuni autori e termini, o per i giuristi, ma per tutti, dal momento che il tema dei diritti è sempre attuale - non a caso l'autore insiste parecchio sulla loro declinazione nei confronti di profughi, naufraghi, erranti - ma molto malleabile e strumentalizzato a seconda del contesto ideologico e politico di chi ne fa uso.

--

Riporto qua un intero capitoletto che penso sia veramente bello. Spero non se ne abbia l'autore.

Humanitas e indiscrezione

Nella memoria culturale dei Romani, e ancor piú nella nostra, la storia della humanitas si lega in particolare a un verso del commediografo Terenzio piú volte ricordato dagli autori latini che – come Cicerone e Seneca – hanno insistito sul valore di questa virtú:

Homo sum, humani nihil a me alienum puto.
Sono uomo, niente di umano ritengo mi sia estraneo.

Si tratta di un verso celeberrimo, che ha assunto nel tempo il valore di una vera e propria gnóme, una sentenza piena di saggezza. Come abbiamo visto, per Seneca il verso di Terenzio costituiva addirittura la massima che deve guidare chiunque intenda comportarsi secondo le leggi della “umanità”: «Ma quando mai riuscirò a esporre tutto ciò che si deve fare per gli altri e ciò che si deve evitare?» si chiedeva il filosofo. Dopo di che, quasi a offrire la sintesi di tutto il ragionamento che aveva svolto fino a quel punto, concludeva:

Sempre sia nel nostro cuore e sulle nostre labbra quel verso famoso: «Sono uomo, niente di umano ritengo mi sia estraneo». Questo dobbiamo pensare: siamo nati nel vincolo di obblighi reciproci.

Ma in che cosa consiste l’occasione in cui queste celebri parole vengono recitate nella commedia di Terenzio? Vale la pena di porsi questa domanda perché a volte i versi dei poeti, quando assumono il valore di sentenze o di proverbi, si distaccano a tal punto dal contesto che li ha generati da perdere (paradossalmente) di significato, invece di guadagnarne.

Nello Hautontimoróumenos (Il punitore di se stesso) il vecchio Menedemo lavora accanitamente il proprio campo, dalla mattina presto alla sera tardi. Non riesce a perdonarsi di aver impedito le nozze di suo figlio, Clinia, con la ragazza di cui è innamorato. In conseguenza del rifiuto paterno il figlio se ne è andato in Asia a combattere come mercenario, ed è di questo che Menedemo intende punirsi sottoponendosi a una fatica incessante.

Il suo vicino Cremete, un altro vecchio, vorrebbe conoscere il motivo di questo comportamento, soprattutto vorrebbe aiutare Menedemo. Abitiamo vicino, gli dice, e questo è già qualcosa che rassomiglia molto all’amicizia e alla confidenza. Ma Menedemo lo liquida seccamente: «Cremete, hai cosí tanto tempo libero da poterti occupare dei fatti altrui, che non ti riguardano per nulla?» Menedemo accusa dunque l’altro di essere indiscreto, e sostanzialmente lo invita a occuparsi degli affari suoi. A questo punto Cremete replica al vecchio scontroso con il verso che già conosciamo: homo sum, humani nil a me alienum puto «Sono uomo, niente di umano ritengo mi sia estraneo». Come si vede, piuttosto che un elogio dell’essere uomo, o della umanità, come di solito viene interpretato, questo verso costituisce un elogio della indiscrezione fra uomini. Cremete rivendica per sé la possibilità di “eccedere” nella comunicazione interumana sulla base del principio che gli uomini possono, anzi debbono, occuparsi di tutto ciò che è umano.

Ciò che definiamo “indiscrezione” infatti corrisponde per l’appunto a un “eccesso” di comunicazione con gli altri: tanto quanto il “malinteso” consiste inversamente in un difetto della medesima comunicazione. Questo verso paradigmatico, che tante volte, nel corso della nostra storia culturale, ha fondato la caratterizzazione stessa di ciò che è “umano”, nasce dunque come invito non solo alla comunicazione fra gli uomini, ma piuttosto al suo eccesso, alla indiscrezione: al superamento delle barriere in nome della comune “umanità”.

Questo dialogo fra Cremete e Menedemo ci mette di fronte a un tema che è fondamentale, ancora oggi, nella definizione dei rapporti fra gli uomini. Qual è la misura, il metodo secondo cui occorre procedere quando si viene posti di fronte a qualcuno la cui “stranezza”, per motivi diversi, ci colpisce o ci inquieta? Dobbiamo interloquire, intervenire, stabilendo un contatto diretto, oppure è meglio lasciare l’altro rinchiuso nella propria alterità? Come si è visto, per “impicciarsi” degli affari di Cremete, il vecchio Menedemo fa prima appello a una comune appartenenza, diciamo, locale, ossia il rapporto di vicinato. Dunque possiamo interessarci agli altri, ai loro costumi, alle loro abitudini, solo se ci sono “vicini”, se sono nostri, come direbbe Cicerone? Terenzio ci dice di no, perché di fronte all’ostinato rifiuto dell’interlocutore, Cremete invoca la caratteristica genericamente umana che li lega, rivendicando il proprio diritto a occuparsi della sofferenza altrui indipendentemente dal rapporto che li unisce (homo sum). Sei uomo, io sono uomo, e per questo voglio sapere. Tanto basta. Ancora una volta torna in mente l’esortazione che Ilioneo rivolge a Didone quando ancora teme che lui e i suoi compagni vengano respinti dalle coste di Cartagine: propius res aspice nostras / guardaci piú da vicino, considera chi siamo».

Le parole del naufrago esprimono la preghiera a osservare “piú da vicino” l’altro, a conoscerlo meglio per superare la barriera delle apparenze o dei pregiudizi, la barriera dell’ignoranza. Una esortazione ad essere “indiscreti”, insomma, verso chi non si conosce. Ecco perché il celebre verso di Terenzio potrebbe tornare ad essere cruciale oggi, che il nostro Paese e il mondo occidentale in genere, sono sempre piú popolati (“invasi”, secondo alcuni) da stranieri, da sconosciuti o da gente il cui aspetto o il cui comportamento ci colpisce o ci inquieta. Il primo principio della “umanità” torna ad essere la volontà di conoscere, prima di tutto, coloro che giungono sulle nostre coste o che valicano i nostri confini.

Penso che il parallelo piú interessante che possiamo invocare per questa scena di Terenzio (l’homo sum con relativo elogio dell’indiscrezione) non ci venga dalla letteratura greca o latina, come potremmo aspettarci, ma da un pullman che, in Irpinia, viaggia tra Grottaminarda e Villamaina. Capisco che, dal punto di vista filologico, proporre un simile parallelo potrà sembrare decisamente irrituale; ma come dicevo all’inizio, i tempi sono molto cambiati da quando le letterature classiche potevano, o dovevano, essere considerate solo un elegante patrimonio di figure poetiche o letterarie.

Dunque siamo su un pullman che attraversa l’Irpinia. A raccontare la scena è un signore che si chiama Roberto Buglione De Filippis, e che ha anzi provveduto a farla conoscere mettendone in rete il resoconto6. «Mi siedo e dopo di me entra Omar», spiega Buglione, «un giovane rifugiato che vive allo Sprar di Lacedonia. Sul pullman c’è un gruppo di signore tra i 75 e gli 80 anni. Guardano Omar e una volta seduto, gli cominciano a fare domande. “Giovanotto come ti chiami?”

Omar si presenta, spiega che sta andando a trovare un gruppo di amici a Frigento. Spiega anche che viene dal Gambia, che scappa da una situazione difficile e che sta da anni in Italia. Il dialogo cresce, le signore dicono a Omar che anche i loro figli e mariti sono dovuti emigrare, chi in Inghilterra chi in Germania, “Qua è sempre esistito Sud e Nord, che te pienz’?” “Si scappa anche da qui”, continuano, “ma sembra che questo fatto tutti se lo siano scordato…” Fra una chiacchiera e l’altra il pullman arriva a Sturno, le signore scendono e salutano affettuosamente Omar».

Questa storia, accompagnata da una foto presa all’interno del pullman, ha fatto il giro dei social, lasciando incredulo colui che l’aveva messa in rete. Non si aspettava di suscitare tanto interesse. Che cosa hanno mai fatto di cosí singolare queste signore irpine? Incontrando lo straniero, l’altro, il diverso, non si sono voltate dall’altra parte, non sono scese dal pullman o (peggio ancora) non hanno chiesto all’autista di far scendere l’intruso. Al contrario hanno “ficcanasato”, come dice il commento della giornalista, chiedendogli chi era, da dove veniva, raccontando a loro volta di loro stesse e dei loro familiari.
Ficcanaso. Homo sum.
Profile Image for Giovanna Tomai.
404 reviews5 followers
December 17, 2019
La riflessione è intorno al celebre verso di Terenzio, appunto, e si focalizza soprattutto vs l'ultima parte, quella più interessante, a mio giudizio, sull'aspetto storico che deve non tanto esaltare l'Umanità, o non solo, ma dare risalto al meccanismo dell'"indiscrezione" per cui ci avviciniamo agli altri, a coloro che ci sono "stranieri" per comprendere di più. E' evidente, dunque, l'interesse per tematiche come queste in una società che si sente "invasa".

Mi è piaciuto molto anche il riferimento cristiano perchè mi affascinano molto le traduzioni della Bibbia, e anche su questo Bettini si sofferma su spunti di riflessione parecchio arguti, te ne cito solo uno a compendio di tutti : Ama il prossimo tuo come te stesso (la versione originale è "Ama il più vicino come te stesso"... tu capisci le argomentazioni che ne possono venire da una frase come questa...
Chi decide chi è il più vicino? E che differenza sussiste tra "più vicino" e "prossimo"?
Profile Image for Essebai.
67 reviews11 followers
March 10, 2019
L’autore pone in parallelo la grandezza delle civiltà antiche con i loro valori alla società attuale con tutti i suoi contrasti sociali, ponendo l’accento soprattutto sul concetto di “accoglienza” e cercando un fil rouge tra il mos maiorum e la dichiarazione dei Diritti dell’Uomo. Un libro molto bello, ricchissimo di spunti, pensieri e citazioni. Un saggio di studio ma anche un flusso di coscienza per noi uomini d’oggi.
Profile Image for Antonio.
199 reviews
June 20, 2020
Interessante confronto e dialogo con il mondo classico, ed altrettanto interessanti considerazioni sulla nostra epoca. L’epilogo, che tratta della fondazione di Roma, a grandi linee lo ricordavo per un precedente intervento dello stesso Bettini in non ricordo più quale incontro pubblico. Bene ritrovarselo per iscritto, perché ogni tanto a rileggerlo si scoprono innumerevoli percorsi e ulteriori riflessioni.
Profile Image for ilovecomics.
91 reviews7 followers
April 20, 2022
Libro che indaga la relazione tra la concezione del diritto umano contemporaneo, come espresso nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948, e le concezioni classiche di Greci e Romani.

In alcuni casi gli antichi appaiono più moderni. Ad esempio, in tema di accoglienza … il naufrago va sempre accolto, che appartenga o meno alla nostra cultura. Così Enea viene accolto da Didone prima, da Latino poi e attraverso l’Eneide, e l’enorme importanza che ha avuto sulla cultura europea, il concetto di accoglienza è arrivato fino alla Dichiarazione del 1948.

Molti dei diritti umani primitivi sono stati poi assorbiti dal Cristianesimo in forma più arricchita (dar da mangiare agli affamati, alloggiare i pellegrini). In altri casi la distanza tra antichi e moderni è abissale: la schiavitù, essenziale per l'economia del mondo antico, limita l'applicabilità del diritto umano a chi schiavo non è.

Per Bettini sono i Romani i veri antesignani culturali dell’Europa moderna, con la loro vocazione ad includere, con il loro atteggiamento pratico, con l’assenza di barriere insormontabili (anche uno schiavo può diventare cittadino romano).

Alla fine ho letto con piacere questo libro che è più un florilegio di spunti, di citazioni, che una trattazione organica. Ho apprezzato lo sforzo dell’autore nel convincerci che la lettura dei classici non è solo materia per studiosi, ma ci fornisce utilissimi spunti di riflessione sul presente.

3 stelle e mezzo.
Profile Image for Greta .
5 reviews14 followers
August 12, 2022
Questo saggio mi è stato regalato almeno quattro anni fa, poche settimane prima che cominciassi il mio percorso di studi classici, ed osservare il mondo e i comportamenti umani sotto la prospettiva che Maurizio Bettini propone all'interno di questo testo mi ha decisamente affascinato e motivato. L'ho riletto di recente per la curiosità di affrontarlo con maggior cognizione di causa, e devo dire che se prima credevo di averlo apprezzato, ora ne sono ancora più certa. La scrittura è accessibile anche a coloro che non sono avvezzi al mondo della filologia e della storia e letteratura antica, e credo che abbia centrato appieno ciò che intendo per "la letteratura non è inutile". Racconta la storia delle lingue, la storia di una società, la storia dei principi che fanno da capisaldi alle culture. È un libro che non ho mai sentito in giro, ma è una vera e propria chicca, che mi ha regalato un sacco di interessanti notizie sul mondo antico e spunti di riflessione sulla società odierna, che è ciò che tiene ancora viva e sempre terrà, la storia. Le domande da porsi leggendo questo libro (a cui tenta magistralmente e metodicamente di rispondere l'autore) sono: cos'è l'accoglienza? com'è cambiato il nostro senso di ospitalità? cosa ha influenzato questi cambiamenti?
Libro consigliatissimo :)
Profile Image for Nadia Brigandì.
40 reviews5 followers
January 31, 2023
Un saggio che si può consigliare davvero a chiunque, dal lettore poco avvezzo alla classicità fino all'addetto ai lavori, grazie alla chiarezza espositiva con cui Bettini conduce un'analisi lucida e precisa, ma mai rinchiusa nella mera erudizione. Uno dei tratti che più ho apprezzato è la presa di posizione dell'autore su tematiche che appaiono purtroppo divisive al giorno d'oggi: l'humanitas, l'aiuto dovuto agli uomini in quanto tali e il senso di accoglienza sono valori che appartengono alle nostre radici così spesso sbandierate, eppure troppe volte ignorate. Bettini non esita a richiamare un risveglio delle coscienze, servendosi della nostra altissima tradizione letteraria (e culturale), dove quelli che noi definiamo diritti umani erano considerati doveri. L'efficacia degli esempi proposti risiede non solo nel delineare le diverse sensibilità del mondo greco e latino nei loro chiaro-scuri, valorizzandole senza idealizzarle, ma soprattutto nella capacità di trasmettere il valore degli studi classici: i testi greci e latini non sono pezzi da museo da idolatrare, ma strumenti per osservare i fenomeni umani e interpretare il mondo contemporaneo.
Profile Image for Ale Quintavalle.
3 reviews
January 6, 2023
Homo sum, humani nihil a me alienum puto.
Sono uomo, niente di umano ritengo mi sia estraneo.

(Publio Terenzio Afro, Il punitore di sé stesso, v.77)
Una citazione all’interno del saggio che mi ha accompagnato da quando l’ho letta, divenendo parte dei principi fondamentali su cui si fonda la mia persona.

Riporto una parte del commento scritto per il liceo dopo aver finito il libro, che ho molto gradito:

“Ritengo che questo saggio di Maurizio Bettini presenti abbondanti approfondimenti per quello che concerne il mondo antico e offra un impeccabile esame comparativo atto a maturare la propria posizione in relazione al delicato argomento dei migranti. Raccomanderei la lettura dell’opera non solo a coloro che desiderano attingere ad un’enorme quantità di nozioni circa la cultura classica, ma anche a coloro che ignorano la situazione dei profughi nel Canale di Sicilia e in tutto il mondo, poiché secondo il latinista la conoscenza, nonostante non sia sufficiente al suo completo compimento, rappresenta un passo verso il fondamentale rispetto dei diritti degli uomini.”
Profile Image for Elodie.
124 reviews3 followers
January 3, 2024
Un saggio abbastanza scorrevole ma che, a mio parere, non aggiunge nulla di particolarmente innovativo a ciò che già si conosce sul tema.
L'autore si interroga sul concetto di humanitas nel mondo antico, passando in rassegna l'Eneide di Virgilio, il De officiis di Cicerone, le Lettere a Lucilio di Seneca e, naturalmente, l'Heautontimoroumenos di Terenzio cercando di fare un parallelo con la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo.
Personalmente ho trovato solo tre o quattro concetti davvero utili e nuovi all'interno del saggio, per lo più si tratta di una ripetizione di cose note.
Profile Image for glo.
39 reviews2 followers
June 26, 2025
"Osserva questa moltitudine... la maggior parte è priva della patria. Sono confluiti dai loro municipi, dalle loro colonie, insomma da tutto il mondo... fa' l'appello di tutti costoro e chiedi a ognuno di dov'è: vedrai che la maggior parte ha lasciato il suo luogo d'origine per venire in una città che è la più grande e la più bella, ma non è la propria... L'impero romano ha come fondatore un esule, un profugo che aveva perso la patria e si traeva dietro un pugno di superstiti alla ricerca di una terra lontana... farai fatica a trovare una terra abitata ancora dagli indigeni: tutto è il risultato di mistioni e innesti."
Profile Image for Elisa Aliboni.
35 reviews
March 1, 2025
Come affermava ancora l'imperatore Claudio: « quale altra scelta rovinò Atene e Sparta, che pure erano forti nelle armi, se non tener lontani i nemici sconfitti in quanto appartenevano a stirpi forestiere? Al contrario Romolo, il nostro fonda-tore, fu cosí saggio che, nell'arco di uno stesso giorno, molti popoli considerò prima nemici, poi concittadini.
Siamo stati governati da stranieri.»
Profile Image for Giada.
45 reviews2 followers
December 11, 2022
Ho trovato questo libro molto interessante. Nonostante il tema affrontato sia piuttosto controverso, le varie argomentazioni sono presentate con molta chiarezza. Inoltre fa nascere molte riflessioni su tematiche di attualità.
Profile Image for Giu :).
105 reviews
June 1, 2021
I usually don't like essays, but this is quite good :)
1 review
November 21, 2024
Bellissimo libro, il professor Bettini tratta di tematiche contemporanee confrontandole con le abitudini e i doveri umani degli antichi in modo semplice e ricco di approfondimenti.
Profile Image for Luca  Ciarrocchi.
5 reviews
August 11, 2024
L'argomento è trattato in modo approfondito. Il risultato è un saggio molto ben scritto che lascia spazio a molti spunti riflessivi
Profile Image for Chiara F..
589 reviews47 followers
July 4, 2022
Bettini ha il pregio di scrivere in maniera comprensibile e diretta, di presentare la modernità del mondo classico e di far appassionare il lettore a riscoprire quanto più possibile la cultura antica, per riflettere sulle questioni più spinose di oggi, quelle legate ai diritti umani.
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