Cosa significa essere donna? Non alzare la voce, non ribellarsi. Obbedire al padre, al marito, alla società. Significa calma e sottomissione. Dover essere una brava bambina, poi una brava moglie e una brava madre. Eppure per qualcuna tutto questo non basta. Attraverso otto storie che spaziano dal mito alla contemporaneità, gli autori raccontano l'altra faccia della luna: e cioè come fin dagli albori dell'umanità, in saghe, leggende ed epopee letterarie, i modelli di donne forti sono sempre stati ridotti al silenzio. Ma dal nuovo racconto delle storie di Era, Medea, Daenerys, Morgana e le altre, se ci si pongono le domande giuste, possono risultare modi diversi di vivere se stesse e la propria femminilità, di leggere i meccanismi che circondano e intrappolano. Con la guida della filosofia, che ci aiuta a domandarci il significato delle cose e ci indica un comportamento nel mondo, questi ritratti femminili insegnano come trasformare le gabbie in chiavi e volgere le difficoltà in opportunità. Solo così ci si potrà finalmente permettere di esistere, e non aver paura di fiorire. Fare filosofia aiuta a piazzare punti interrogativi alla fine delle parole, come fossero esplosivi. Non più "donna", ma "donna?", non più "si fa così", ma "si fa così?". Non più "è sempre stato così", ma "è sempre stato così?". In questo modo ogni preconcetto esplode, e si aprono passaggi segreti impensabili e altrimenti invisibili.
Maura Gancitano, filosofa e scrittrice. Per Einaudi ha pubblicato "Erotica dei sentimenti" (2024) e "Specchio delle mie brame" (2022). Per Mondadori "L'alba dei nuovi dèi" (2021) insieme ad Andrea Colamedici, con cui ha scritto vari libri e fondato Tlon, progetto di divulgazione culturale e filosofica.
Purtroppo questo libro non mi è piaciuto. La scelta di utilizzare un linguaggio oltremodo semplice risulta - almeno per me - immediatamente fastidiosa: invece di rendere il messaggio più diretto, lo banalizza e appiattisce. Facendo uso esclusivo della paratassi, sembra che gli autori stiano pronunciando un discorso motivazionale, laddove ci sarebbe stato bisogno di approfondimento e riflessioni. Inoltre, è spiacevole leggere citazioni filosofiche senza particolare rilievo contestuale (tremendo scomodare l'allegoria della Caverna di Platone in un frangente in cui non trova riferimento alcuno in ciò di cui si sta parlando), trovare errori letterari e di ricostruzione del mito, accorgersi di un'eccessiva banalizzazione dei caratteri e dei personaggi. Avevo buone aspettative, sfortunatamente sono andate deluse.
Uno dei libri migliori letti quest'anno. Ho trovato la narrazione del "problema senza nome" attraverso le storie delle donne nella letteratura un'idea geniale e coinvolgente. Bellissimo.
Una lettura piacevole, scorrevole, a tratti interessante. Rispetto ad altre che sto facendo, per mio gusto personale, l’ho trovata troppo superficiale: ecco il perché delle tre stelline. Credo comunque sia un libro meritevolissimo, perfetto da regalare a chi si sta avvicinando al femminismo, uomini e donne e anche persone giovani. La scelta di partire da figure storiche e anche pop è sicuramente vincente con un pubblico poco avvezzo a certi temi. Però ecco, davvero, avrei aggiunto almeno un centinaio di pagine e approfondito un (bel) po’.
Questo è molto più di un libro. Ma è un testo che ti comprendere, che scioglie i nodi e ti aiuta a capire cos’è su cui, spesso senza renderti conto, rimugini da anni. Ogni donna è ragazza dovrebbero leggerlo e viverlo così come dovrebbe farlo ogni ragazzo e uomo.
Libro che tenta di dar voce rinnovata alle donne di storie del passato, affinché risveglino in quelle di oggi la forza di reagire all'apparente libertà sociale conquistata nel corso del tempo. Apparente poiché nonostante le libertà, i messaggi del presente, pregni di pregiudizi, incarnano ancora vecchi cliché. Il linguaggio è semplice ma spesso carico di emotività che talvolta risulta forzata al fine di trascinare il lettore ad aderire al pensiero proposto, non più semplice spunto riflessivo ma pensiero da condividere a tutti i costi, abilità ammirevole degli autori.
Forse avevo aspettative troppo alte. Credevo che le storie fossero attuali, non che riguardassero le divinità greche per la maggior parte! Comunque fa riflettere ed è scorrevole.
Trovo l'analisi di Malefica abbastanza forzata e fin troppo scevra dai fatti: Maleficent non è la vera storia del personaggio.Vero che è importante il retelling e con esso l'abbattimento di topos misogini, ma che Malefica sia maestosamente cattiva, va più che bene e questo non la rende meno femminista. La parte su Elena è decisamente la più interessante. A volte ho avvertito una sorta di lettura "femminista a tutti i costi".
Ho apprezzato molto l'analisi della condizione della donna - e dei molteplici aspetti del "problema senza nome" che ogni donna in quanto donna, figlia della cultura in cui è immersa, vive. Particolarmente interessante anche l'interpretazione delle storie e delle figure femminili presentate, ognuna delle quali "incarna" un aspetto del problema. Il tema è trattato nella maniera più appropriata.
Ottima l'idea di partenza del libro - voler raccontare, utilizzando figure femminili tratte da letteratura, mitologia e religione - otto archetipi di donna prigioniera del problema senza nome. Si passa da Daenerys a Morgana a Difred all'Elena di omerica memoria. Lo stile è conciso e efficace, molto adatto ad un testo divulgativo. Ho avuto anche il piacere di sentir parlare i due autori dal vivo e devo dire che trovo le loro riflessioni sempre puntuali e interessanti. Purtroppo, questo compendio pare più una raccolta di brevi interventi più che un'analisi vera e propria: spesso i capitoli mi hanno lasciata un po' con l'amaro in bocca, proponendo decine di spunti brillanti ma non approfondendone davvero nessuno. Peccato, perché l'idea era ottima e i due autori molto preparati. Darò loro sicuramente un'altra chance, magari con un testo dalla struttura più corposa e unitaria.
Interessante, intenso, intelligente. Uno sguardo agli archetipi che accompagnano le donne, ma allo stesso tempo le relegano sempre un passo indietro, in un viaggio che va da Era a Daenerys. Interessante anche lo sguardo agli uomini, che non vengono certo risparmiati dall'ottica patriarcale nella quale siamo immersi. Da leggere!
Molto carino come prima lettura, particolarmente la parte su Filippo, ma, avendo letto diversi libri/articoli/storie sul tema ultimamente, non posso dire che questo libro abbia aggiunto molto di più. Il testo ha il merito, comunque, di individuare e saper raccontare molte delle gabbie in cui siamo ancora intrappolati e ispira diverse altre letture.
"La ragione per cui sente questa insoddisfazione bruciante è banale nella sua semplicità, eppure importantissima: è una donna. Questo non vuole dire - come qualcuno le ha detto - che è complicata e incomprensibile, isterica e indomabile, intrattabile, uterina, permalosa, petulante. Significa, al contrario, che è parte di una storia di sottomissione, violenza, abuso, silenzio. Anche se non l'ha vissuto in prima persona, porta dentro di sé la memoria di tutto quello che le altre donne hanno subìto nel corso della storia a causa del proprio bisogno di essere libere e di realizzare se stesse, e le sue paure singolari derivano direttamente da questo ricordo, invisibile, ma minaccioso."
Il libro spiega nel dettaglio le storie di otto donne e di un uomo. Sono racconti che tutti conosciamo e che mostrano solo la visione patriarcale, che elogia la donna obbediente e remissiva, la brava bambina appunto. I modelli di donne forti e ribelli sono sempre stati descritti come cattivi, da non imitare e ridotti al silenzio. Gli autori danno voce a queste donne e narrano la storia dal loro punto di vista, dedicando a ciascuna un capitolo, associandolo ad una caratteristica del problema senza nome che tutte noi abbiamo affrontato e lo fanno utilizzando la filosofia, perché "filosofare aiuta a piazzare punti interrogativi alla fine delle parole, come fossero esplosivi." Si passa dalla mitologia greca con Era e Medea, a streghe come Malefica o a personaggi più contemporanei: Difred de "Il racconto dell'ancella" di Atwood e Daenerys della saga di "Game of thrones".
Ho adorato questo saggio, perché propone una diversa chiave di lettura e ci fa sentire più capite e comprese, ma soprattutto più consapevoli di noi stesse. Condividere con altre donne le nostre tribolazioni aiuta a sentirci meno sole e a darci la forza per reagire. Questo libro ha un enorme potenziale e fa sbocciare quello di ogni donna, senza però rientrare nel canone stereotipato di essere forte a qualsiasi costo e normalizzando gli alti e bassi della vita.
Le storie hanno il potere di entrarci dentro, di rivoluzionarci dall'interno e farci passare all'azione, per questo anche le parole che le compongono e, in generale, quelle che usiamo sono fondamentali per attuare il cambiamento.
"Ti auguriamo di non sentirti più sbagliata, isterica, anormale, ma solo una donna che si sta liberando dai condizionamenti sociali, a volte con facilità, a volte con grande difficoltà. Speriamo profondamente che questa lettura ti abbia aiutato a comprendere la necessità di raccontarti e di non vergognarti di ciò che provi, e che ti abbia fatto sentire - prima di ogni altra cosa - un essere umano: che ha diritto di realizzarsi e che merita di essere amato."
CONSIGLIATISSIMO A TUTTI Donne, Uomini, giovani ed anziani
Riflessione finissima sulle donne. Attraverso la storia di otto donne della Letteratura: da Elena di Troia fino a Daenerys di Games of thrones, vengono percorsi Otto grandi temi del “problema senza nome ".
Penso sia stato il libro che ho sottolineato di più nella mia vita Uno di quei saggi da leggere e rileggere
Profondo ma scorrevole Chiave di lettura interessante per riflettere sul tema.
SPOILER con breve estratto dal libro. Grazie a Era hai capito qual è il rischio del farsi piccola, il rischio dell’incendio provocato dal ridursi a un ruolo e diventarne schiava, senza via di scampo, e hai compreso che la soluzione è ricreare il proprio potere: se è impossibile tornare indietro, è invece possibile andare avanti, più consapevole e forte. Grazie a Malefica hai realizzato che la rabbia ha origini antiche: e quella lava che senti ribollire dentro potrebbe nascere da un tradimento che ti fa ancora male, una ferita che non si è rimarginata, e che la soluzione non è vendicarsi, ma trasformare quell’energia in combustibile, creatività e forza vitale, smettendo i panni della strega cattiva e diventando fata madrina per te stessa e per le altre donne. Grazie a Elena hai compreso che chi vuole considerarti sua proprietà, plagiarti e dirigere le tue azioni, anche quando può farti comodo– potrebbe essere un re come Menelao– ti sta facendo male, svilendo e insultando, perché ti sta ritenendo incapace di essere responsabile delle tue azioni. La soluzione è sviluppare la capacità di rispondere delle proprie scelte senza per questo sentirsi colpevole. Grazie a Difred hai capito che le libertà che consideri scontate devono sempre essere rispettate– a livello affettivo, lavorativo, sociale– e che devi tenere sempre la guardia alta e non accettare che qualcuno possa sottrartele. Perché non dia origine al problema senza nome, l’uso del tuo corpo deve sempre essere in linea con i tuoi desideri. È necessario che ti domandi sempre cosa desideri, e che impari a rispettare le tue scelte. Grazie a Medea ti è diventato chiaro che rinunciare a una parte essenziale di te è una violenza per cui la vita presenterà il conto, e che se ci sono delle cose superflue a cui puoi rinunciare ce ne sono altre a cui devi sempre dare ascolto. La soluzione è ritornare a sé, recuperando quelle parti sacre e promettendosi di dare sempre loro spazio. Sempre. Grazie a Daenerys ti sei accorta che la conquista del potere è un desiderio sano, ma è molto facile per una donna trovare un soffitto di cristallo che blocca l’affermazione personale. La storia di questa donna dimostra che il soffitto può essere infranto, ma che per imparare a gestire davvero il potere bisogna sviluppare l’arguzia e l’umiltà, e superare l’orgoglio. Grazie a Morgana hai capito che il conflitto con il mondo nasce quando l’esterno non coincide con l’interno e quando ti accorgi che ciò a cui tieni di più è in pericolo. Questo porta al bisogno di controllare e forzare il destino, che tuttavia peggiora solo la situazione, perché le cose non vanno sempre nella direzione in cui vorremmo. La soluzione ultima è quindi agire sempre per uno scopo superiore, buono, ma lasciando che il futuro si compia secondo movimenti che non puoi interamente prevedere e che spesso sono avvolti dalla nebbia. Se lo saprai fare, quello a cui tieni troverà modo di rimanere in vita. Grazie a Dina hai capito che la mancanza nel mondo contemporaneo di un cerchio di donne che accolga e accompagni i passaggi della vita di ciascuna è l’ultimo aspetto del problema senza nome, perché può far sentire disorientata, senza punti di riferimento, e porta a tenere segrete le proprie storie. Ma, come insegna La tenda rossa, la risoluzione è rendersi conto che anche quando la vita sembra finita e pare impossibile che possa prendere una svolta nuova, il cambiamento può sempre avvenire: bisogna essere aperte alla propria vulnerabilità e alla possibilità di un finale diverso.
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Volevo spendere due parole per questo libro: interessante l'idea ed è un libro femminista e necessario. Maa...non so perché non mi sia piaciuto. Ho saltato il capitolo su Difred (non volevo spoiler), e non ho avuto più pazienza con gli ultimi due capitoli. Non so perché; forse troppo vago e generale come stile? Onestamente poi del capitolo su Daenerys non salvo molto, ma è perché a del GOT non mi sono mai interessata.
Sono davvero entusiasta di questa lettura, molto profonda e illuminante. Ho apprezzato tantissimo i riferimenti alla mitologia, al cinema e alla letteratura sulla rivisitazione della figura femminile. La formula è simile a "donne che corrono coi lupi", ma molto più scorrevole. Assolutamente da leggere.
Ho trovato davvero interessante l'approccio che gli autori hanno nei confronti delle "storie" siano esse mitologiche, bibliche, classiche o contemporanee e verso i personaggi sia della tradizione scritta sia di quella filmica. Quello che si è cercato è sicuramente un approccio pop alla materia e all'argomento. Ad un orecchio che ha già avuto modo di approfondire la materia femminista (e femminile) e alcuni di questi personaggi sicuramente alcune parti sembreranno ridondanti e non particolarmente innovative. Credo, però, che qui l'obiettivo fosse quello di andare a colpire un target che non avesse mai avuto modo di approfondire queste storie e questi personaggi. E' un tipo di testo di cui c'è molto bisogno, soprattutto in un periodo nel quale le "conquiste" sono date per scontate e si parla, insensatamente, di raggiunta parità ... mai abbassare la guardia. Se, però, cercate un testo di approfondimento e/o avete già buone basi questo volume potrebbe risultare ridondante e "già sentito". Non ho particolarmente apprezzato, invece, alcune parti del volume che mi hanno ricordato dei manuali di auto-aiuto e crescita personale ...
Molto illuminante sicuramente in generale. Ho apprezzato maggiormente alcuni racconti più di altri, ma tutti ricchi di significato. Sono convinta che almeno una volta nella vita andrebbe letto, anche se probabilmente in alcune fasi della mia vita avrebbe avuto un impatto maggiore. Lo farò leggere sicuramente alla mia bambina una volta cresciuta.
Purtroppo non riesco ad andare oltre una stella. Seppur nella prima metà sembrasse interessante, nella seconda metà si perde quasi del tutto. I presupposti c’erano tutti ma purtroppo sviluppati male (a mio parere). Il linguaggio spesso risulta molto superficiale, semplicistico, sbrigativo e ripetitivo. Ho trovato diversi esempi inseriti quasi fuori contesto, giusto per aggiungere qualcosa in più, senza realmente dare sostanza al testo. Ci sono davvero tanti luoghi comuni e molte analisi che paiono quasi forzate (es. Maleficent, Daenerys). Molti personaggi vengono banalizzati e limitati da quelle che sono le conoscenze degli autori, si nota la mancanza di ricerca e approfondimenti nel testo. Vengono inserite, infatti, analisi poco approfondite che dimostrano le lacune degli autori su determinati argomenti, come succede per Morgana, ridotta a mero personaggio di un libro (Le nebbie di Avalon - una re-immaginazione fantasy delle leggende arturiane) senza tenere conto delle fonti storico-antropologiche, le leggende arturiane (basandosi su testi validi - ma chi se ne importa di studiosi che da secoli ricercano, studiano e approfondiscono, basiamoci su una saga fantasy. Tra l’altro per chi parla di femminismo e temi affini, usare come esempio la Bradley dopo le notizie sul suo conto, mi sembra davvero assurdo). Tutto questo inserendo il discorso sulle religioni e spiritualità pagane come fossero qualcosa di semplicemente inventato, (tanto siamo abituati a questo tipo di narrativa), si parla in modo banale e semplicistico del culto della Dea (dove le uniche fonti usate paiono quelle di Wikipedia) aggiungendo che le donne in queste leggende/storie hanno un ruolo inferiore rispetto all’uomo, quando bastava informarsi un pochino di più sull’argomento per evitare di diffondere nozioni sbagliate e poco approfondite, perché oltre ai soliti esempi poco femministi ce ne sono altrettanti positivi e di ispirazione. Ci sono anche tanti inutili parallelismi con Castaneda, (come se non ci fossero altri autori da citare), oltre a quelli filosofici e psicologici (buttati così a caso). Ci sono delle uscite poi davvero imbarazzanti tipo quella secondo cui i ragazzi di oggi non leggerebbero i classici e quindi le serie tv hanno un po’ sostituito le tragedie greche (😓). In particolare per finire, si chiude, in un libro che dovrebbe analizzare la figura femminile, (che parte proprio con il denunciare il fatto che nella storia le donne sono state zittite, umiliate, ecc) con due capitoli che parlano del complesso dell’uomo che se si comporta come si comporta è perché non riesce a trovare il modo di liberarsi dell’influenza del patriarcato, quasi a mo’ di giustifica. Perché? Se il libro si rivolge ad un tipo di analisi perché inserire capitoli in più che dopo tutto quanto si è detto sembrano quasi un semplice ‘scusateci se noi uomini siamo stati così ma avevamo le nostre ragioni’. Quasi dando uno schiaffo a tutte le protagoniste citate. Invece di portare avanti una visione complessiva femminista pare il contrario. Non era il libro in cui inserire quel discorso che sembra tra l’altro forzatissimo. Purtroppo per me è no, trovo che ultimamente si faccia troppo hype su questo tipo di testi che pare vengano pubblicati solo perché vanno bene a livello commerciale, purtroppo nella sostanza pochi sono davvero validi e hanno davvero voglia di dire qualcosa.
Grata di vivere nella stessa epoca di questi grandi filosofi, che sanno farti indignare senza farti arrabbiare. Da classicista che sono, ho amato che siano stati tirati in causa miti, eroi e tragedie greche; il grandioso personaggio di Medea gode sempre di un registro a sè che la rende sempre ai miei occhi la punta di diamante del mondo ellenico.
Solo il titolo non mi convince. Per motivare a fare qualcosa, leggere un libro in questo caso, è meglio non fare leva sulle paure (la brava bambina) ma prospettare una situazione di vantaggio, di guadagno. Si tratta di una utile e convincente lettura dei miti di ogni tempo che aiutano ad individuare, ad interpretare gli stereotipi del femminile di ogni tempo. Come sempre resto sconvolta di fronte alla portata terrificante della violenza perpetrata dalla notte dei tempi sulle donne, con la compiacenza e la collaborazione delle donne. Vedo attivi anche in me i meccanismi che il libro descrive tanto bene. Sono personalmente alla ricerca di una conciliazione con la vita, perché mi sento troppo "violata" per stare bene. Ho trovato pane per i mie denti come si suol dire, ma non so di questo pane cosa digerirò e se invece non farò un'indigestione e basta. È come se sprofondassi nella notte dei tempi e risentissi tutto il dolore di miliardi di miliardi di donne e non potessi fare quasi nulla per salvarmi e per salvare. Trovo estremamente interessante fra le altre, la lettura dell'archetipo di donna (e di società) che si manifesta nel libro di Margaret Atwood, Il racconto dell' ancella, e consiglio di porvi particolare attenzione.
Questo libro è un'ottima lettura non solo per le donne, ma anche per gli uomini.
Il titolo, secondo me, non calza a pennello con i contenuti: quello che gli autori riportano sono i problemi attuali delle donne, riportando un personaggio, per capitolo, della letteratura, in modo tale che sia più comprensibile. Quindi questo non è un libro di auto-aiuto al femminile, ma un saggio vero e proprio che indaga ed espone al pubblico la figura della donna e i problemi che le donne affrontano oggi.
Molto bello e illuminante il capitolo sul principe Filippo, mi sarebbe piaciuto avere un paio di capitoli in più su figure maschili positive e su come gli uomini possono fare la differenza e combattere anche loro una società che sì li avvantaggia, ma con un costo elevato in termini psicologici. Oserei dire che questo capitolo possa aiutare gli uomini a formare finalmente un movimento culturale che vada a braccetto col femminismo, e non si limiti a criticarlo e basta, senza portare avanti il confronto in maniera costruttiva.
In conclusione, consiglio caldamente la lettura a tutti, il libro è ben scritto e ha un linguaggio chiaro e semplice; è breve ma denso di contenuti. Spero vivamente di rivedere al più presto un nuovo lavoro, magari più lungo e completo, di questi due autori.
Un testo illuminante per chi non si è mai soffermato a leggere tra le righe delle storie leggendarie o fiabesche, che hanno intriso il passato e tutt’oggi si perpetrano attraverso la nuova narrativa delle serie tv. Un saggio che riflette sui preconcetti sociali e sull’uso del linguaggio, sulle dinamiche sessiste e sulla società contemporanea in evoluzione, per poter dare voce a quel problema senza nome che permea le donne, costrette per retaggio culturale a convivere con quel senso di inadeguatezza e colpa che millenni di storia hanno posto come carico sulle loro spalle. Un libro da leggere oggi, con la mente lucida e consapevole. Un libro per tutte le generazioni, perché prima si comincerà a disvelare la vera natura di certi ricorsi storici e prima potremo uscire dalla spirale e attuare un vero cambiamento sociale che porti pari dignità e diritti agli esseri umani, uomini o donne che siano.
Primo libro del 2020:un inizio col botto. Consigliatissima anche la bibliografia per approfondire... la booklist di questo nuovo anno non fa che incrementarsi!
3,5. Diversi archetipi di donna raccontati attraverso altrettante donne, tra mitologia e fiction. La scrittura è estremamente scorrevole e semplice, sicuramente voluta per allargare il raggio d'azione del testo, molto divulgativo. L'ho trovato un bel viaggio, che mi ha fatta immedesimare soprattutto in alcune storie. È un testo comunque più adatto a chi è molto giovane o totalmente a digiuno di alcune tematiche.
Purtroppo questo libro non mi è piaciuto molto per diversi motivi.
Le idee che stanno alla base di questo saggio sono anche interessanti e ruotano prevalentemente intorno ai problemi legati all'emancipazione femminile, usando come spunto di partenza le storie di donne famose della mitologia e della letteratura: Era, Elena, Difred, Daenerys (suppongo che gli autori abbiano scritto quel capitolo prima del finale della celebre serie tv) e altre... Tuttavia questi temi sono espressi con un linguaggio banale e non sono approfonditi. Viene proposto come un trattato moderno di filosofia, ma invece di discutere e analizzare a livello più profondo temi importanti della nostra società, il libro è molto, troppo ripetitivo, e spesso sfocia in luoghi comuni e un eccessivo (nonché a mio parere fastidioso) politically correct.
Ci sono inoltre dei passaggi con i quali io personalmente mi trovo decisamente in disaccordo; ad esempio, nel capitolo dedicato a Daenerys, gli autori scrivono:
"Mettiamo subito in chiaro un aspetto: le serie tv sono il corrispettivo contemporaneo delle tragedie greche [...] la letteratura ha dovuto cedere il passo: non è più frequentata da ragazze e ragazzi [...]"
Non direi proprio! Questa è una frase fatta da talk show della Domenica pomeriggio - visione semplicistica e che non mi aspettavo da qualcuno che sostiene di fare filosofia.
Due stelle perché capisco che gli intenti dietro questo libro erano buoni... ma piuttosto di abbassare il livello della filosofia per renderla accessibile ad un pubblico più vasto, forse gli autori avrebbero dovuto provare a scrivere un testo che invece elevi il lettore alla comprensione di temi controversi e sensibili.
"Otto storie per fiorire", con un sottotitolo di questo tipo c'era il dubbio di trovarsi davanti all'ennesimo libro con storie di donne da cui trarre ispirazione. L'ispirazione effettivamente esiste ma non è del tipo che ci si aspetta.
Le protagoniste delle storie non ci indicano un sentiero virtuoso fatto di orme da seguire, ma piuttosto con le loro storie ci forniscono moniti sugli ostacoli che dovremo affrontare nella vita e che rischiano di farci allontanare da noi stesse.
Le storie raccontate vedono come protagoniste personaggi controversi della letteratura, personaggi spesso condannati per azioni ignobili. Il libro si allontana da prematuri giudizi e cerca di piantare in ognuno di questi racconti tanti piccoli ed "esplosivi punti di domanda" per capire il perché dietro le loro azioni. Con questa nuova chiave di lettura è possibile quindi comprendere come tali gesti siano stati il frutto di condizionamenti e di altre azioni dannose di una società patriarcale.
Il libro è scritto con un linguaggio molto semplice, aperto ad un pubblico ampio. Personalmente non mi è piaciuto l'espediente narrativo di unificare tutti i capitoli sotto al filo conduttore di una "Lei" generica e del suo "problema senza nome". Il personaggio costruito era troppo semplicistico per far si che il lettore potesse effettivamente immedesimarsi.
Non sento che questa lettura abbia fornito qualcosa di nuovo per la mia conoscenza sulle problematiche di genere, ma penso che il libro possa essere un ottimo spunto per chi voglia avvicinarsi ai temi del femminismo. Ogni capitolo infatti apre a numerose riflessioni sulle tematiche più varie: dal tabù delle mestruazioni, alla costruzione di un linguaggio più inclusivo, ai problemi legati alla maternità.
La lettura è comunque risultata piacevole e scorrevole e ha contribuito a scolpire dentro di me l'avvertimento di Difred, una delle sue protagoniste:
Cosa significa essere donna? Da questa domanda, forse semplice o forse no, si parte alla ricerca di una chiave che apra quei lucchetti e sciolga quelle catene, anche e soprattutto mentali e culturali, che da sempre inquadrano e forse ingabbiano la donna in uno stereotipo. Nel libro si parla di un 'problema senza nome' e lo si analizza nelle sue sfaccettature prendendo ad esempio alcune importanti figure femminili, da Era, passando per Morgana, fino ad una più recente e forse per questo più popolare Daenerys.
Mi sono avvicinato a questo primo libro di questi autori dopo aver visto un video di Maura Gancitano condiviso su un social. Non aveva a che vedere con il tema di questo libro, si parlava invece di odio attraverso i social, ma dimostrava una capacità comunicativa davvero molto forte.
Il libro è davvero bello, ben scritto e dovrebbe essere letto sia dalle donne che dagli uomini, perché l'equilibrio che in questo libro si spera di poter raggiungere e mantenere non può prescindere da un percorso comune e da una consapevole collaborazione di entrambi i generi.
Direi pretenzioso, perché pretende di occupare un posto che non gli appartiene, di ricoprire una posizione, di smuovere le menti, un lavoro che poteva essere molto interessante ed accattivante, condotto in maniera pressapochista e concluso ancora peggio. Bella idea, discutibile esecuzione, un minestrone in cui non si distinguono i sapori e il complesso risulta poco gradevole; certo, non poteva diventare un manuale da 800 pagine, ma troppe questioni importanti sono state gettate in pasto e ridotte ai minimi termini, ad esempio il capitolo notallmen, sarebbe potuto essere prezioso, ma non è altro che la descrizione di stereotipi che non tengono conto dell’insieme reale in cui vengono posti, a cosa è utile un ragionamento di questo tipo? La resa finale è controproducente rispetto ai propositi promessi.