Tutti sappiamo – o pensiamo di sapere – che cos’è la canzone italiana. Ne parliamo con gli amici guardando Sanremo, la ascoltiamo su Spotify o su vinile, la cantiamo sotto la doccia, la amiamo, la odiamo, o tutt’e due le cose insieme. Ma che cosa rende «italiana» una canzone? «Felicità», siamo tutti d’accordo, suona come una tipica «canzone italiana», al punto che potremmo definirla «all’italiana». E allora «Via con me» di Paolo Conte, coeva eppure lontana miglia e miglia dal successo sanremese di Al Bano e Romina, non lo è? O forse lo è meno, con quello swing americano e quella voce roca? Jacopo Tomatis parte da qui, dal ripensamento delle idee più diffuse sulla canzone italiana («canzone italiana come melodia», «canzone italiana come specchio della nazione», «canzone italiana come colonna sonora del suo tempo»), per scriverne una nuova storia. Fatta circolare su spartito o su rivista, trasmessa dalla radio, suonata da dischi e juke box, al cinema e alla tv, in concerti e festival, la canzone è stata, per un pubblico sempre più giovane, il punto di partenza per definire la propria identità (su una pista da ballo come nell’intimità della propria stanza), per fare musica e per parlare di musica. E allora hanno qualcosa da dirci non solo «Vola colomba», «Il cielo in una stanza», «Impressioni di settembre», «La canzone del sole», «Preghiera in gennaio», ma anche i nostri discorsi su queste canzoni, come le ascoltiamo, come le suoniamo, come le ricordiamo. Storia culturale della canzone italiana ripercorre i generi e le vicende della popular music in Italia ribaltando la prospettiva: osservando come la cultura abbia pensato la canzone, quale ruolo la canzone abbia avuto nella cultura e come questo sia mutato nel tempo – dal Quartetto Cetra agli urlatori, da Gino Paoli al Nuovo Canzoniere Italiano, da De Gregori a Ghali. Con la consapevolezza e l’ambizione che fare una storia della canzone in Italia non significa semplicemente raccontare la musica italiana, ma contribuire con un tassello importante a una storia culturale del nostro paese. Del resto, quando parliamo di musica non parliamo mai solo di musica.
Ho letto, negli anni, molte storie della canzone italiana ma nessuna con un taglio socio politico come questa. Ho amato questo libro. E’ il tassello mancante che non c’era. Il taglio della “storia della canzone” di Tomatis ti permette finalmente di capire, inquadrare, comprendere molte cose. Di far tornare i conti. Di poter tracciare una linea dagli anni 20/30 fino alla fine del secolo ed oltre. L’invenzione del concetto di “canzone italiana”, la nascita della parola “cantautore”, la politica, la sinistra, la canzone impegnata, la società e la canzone dentro, sempre più addentro alla società. Consiglio la lettura di questo libro a tutti coloro che sono interessati al ruolo e al perché delle “canzonette” nella società italiana. Una visione altra, critica e politica. Grazie Jacopo.
Pregi: interessante che l'autore abbia deciso di elevare a storia un argomento definito di intrinseca leggerezza. Difetti: troppo prolisso e troppo ricco di dettagli, spesso ripetuti, che non aiutano la scorrevolezza del testo. Sembra di leggere una tesi di laurea.
Oltre che della canzone italiana, è storia di noi quando la ascoltiamo, cantiamo, balliamo. Ed è anche storia di noi quando ne parliamo, giudichiamo, e tracciamo arbitrari confini tra il bello e il brutto, il giusto e lo sbagliato.