Mercurio Loi non c'è più. Che fine ha fatto lo racconta un oracolo a cui nessuno vuole credere. Quattro persone rivendicano il titolo di Mercurio Loi: un bambino intraprendente, un investigatore dall'acume incerto, un professore di provincia e un svagato camminatore. Eppure nessuno di questi sembra all'altezza dei terribili piani che sta mettendo in piedi il nemico di un tempo: Tarcisio Spada!
Alessandro Bilotta is an Italian author of short fiction, comic books, graphic novels and films. His works include the dystopian graphic novel La Dottrina, the comic book series Mercurio Loi. Besides authoring many issues for Dylan Dog, he created his own spin-off series, Il Pianeta dei Morti.
Nel mio primo articolo mi domandavo: Mercurio Loi, chi era costui? Giunto a questo punto, ne so quanto prima. Forse non sono poi così bravo con gli indovinelli, fatto sta che le avventure del professore sono state per due anni il mio appuntamento con l’inafferrabile. Come se, attraverso la sua opera, Bilotta volesse dirci che gli enigmi sono spesso una sofisticazione della nostra testa, e che la realtà (e la sua narrazione: la storia) è più sfumata e sfuggevole di un rompicapo. Questo tuttavia non significa che non valga la pena provarci e riprovarci [a risolverlo], accogliendo ora le imbeccate di uno, seguendo ora il proprio intuito. È il gioco preferito di noi lettori, finché non ci accorgiamo che il mistero inafferrabile di una storia, l’indovinello irrisolvibile di questa storia, è quello della vita stessa. Due anni fa, profetizzavo che il professor Loi avrebbe prima o poi bussato alla porta del suo autore; mi sbagliavo (per fortuna). Il professor Loi ha fatto qualcosa di ben più incredibile: ha bussato alle porte di tutti i suoi lettori e li ha invitati ad osservare la gigantesca commedia di cui fanno parte. Tolkien diceva che una storia si assicura l’immortalità quando supera i suoi limiti e getta uno sguardo sul reale. E cos’è Mercurio Loi se non una magnifica recita in cui si specchia la realtà? Il viaggio del professore potrebbe dunque concludersi qui. Cionondimeno quello che abbiamo visto è solo un aspetto della storia, i punti fondamentali, le orbite seguite dai personaggi; come avveniva in A passeggio per Roma, resta a noi decidere se, come e quando fermarci.
Loi fugge a Vitorchiano! Perché? Oddio, la risposta la conosce Bilotta e bontà sua mi ha spiegato il perché proprio Vitorchiano. Comunque a Roma lo danno per morto, altri si spacciano per lui e c'è confusione su chi sia davvero Mercurio Loi e chi no. Certo, qualcuno potrà registrane legalmente il nome, e tentare di acquisirne l'identità. E non sarà una barba lunga a nascondere a lungo il vero Loi, nonostante tutto. Ottone pensa alla rivoluzione e cerca e affronta Tarcisio, il quale sta morendo (finalmente). Ne verrà comunque fuori male. Dante si dà al supereroismo, o almeno così diremmo oggi. Però solo lui riconosce il vero Mercurio Loi, e mentre Ottone torna alla sua rivoluzione, Dante come novello Robin segue Mercurio Loi-Batman nell'avventura, che si chiude con un chiaro senso di circolarità rispetto all'origine della serie. Che dire, la serie è stata sorprendente, difficile per certi versi. Ho detestato il colore ma alla fine mi ci sono abituato; ho detestato Tarcisio, specialmente per quella sua sfuggevolezza e sfrontatezza. Ho detestato anche Loi, a tratti. Ho apprezzato le multiformi e variegate idee di Bilotta, e nel complesso la resa grafica sempre un poco caricaturale, nonché l'amore che Bilotta stesso ha messo in Roma. Sono convinto che questa serie meriti una terza lettura da parte mia. La prima ha seguito l'uscita regolare in edicola, che con la bimestralità ha certamente sofferto un poco. La seconda lettura, questa, è andata un poco per blocchi di due o tre albi quando avevo tempo. La terza lettura, magari tra un paio d'anni, devo organizzarla nell'arco di massimo una settimana. Ci sono cose che sfuggono, dettagli che svaniscono se trascorre troppo tempo tra la lettura di un albo e il successivo. 5 stelle piene.
Bellissima fine circolare per il miglior fumetto “da edicola” che ricordo da quando leggo fumetti. Peccato sia finito, ma gran merito da parte della Bonelli di averci creduto.