Desde la publicación de Sensibilidad e inteligencia en el mundo vegetal, Stefano Mancuso se ha convertido en un referente ineludible en el conocimiento de la fascinante realidad de las plantas. Suponen el 99,7% de la vida del planeta y sobrevivirían sin los animales mientras que nosotros desapareceríamos inmediatamente en un mundo sin ellas. Si en sus libros anteriores Stefano Mancuso nos descubría que las plantas son sensibles, se comunican e intercambian información, duermen, tienen memoria, cuidan de sus hijos, toman decisiones, resuelven problemas… y nos mostraba lo que las plantas nos enseñan para resolver los múltiples desafíos del futuro, en este su nuevo libro se centra en algo que la evidencia parece negar: que las plantas se mueven y viajan. En cualquier espacio abandonado por el hombre, al poco ya crecen las plantas. Cómo llegan, cómo navegan alrededor del mundo, cómo llevan la vida a islas en medio del océano, cómo consiguen crecer en lugares inaccesibles e inhóspitos, cómo logran introducir la vida en suelos estériles, cómo resistieron a la bomba atómica y al desastre de Chernóbil, cómo son capaces de viajar en el tiempo (¡la ciencia ha conseguido revivir plantas a partir de semillas que habían permanecido en el hielo durante 39.000 años!). A todas estas preguntas da respuesta Stefano Mancuso en El increíble viaje de las plantas. Y nos fascina con la narración del incontenible impulso de difusión de la vida que ha llevado a las plantas a colonizar todos los hábitats posibles de la Tierra.
Stefano Mancuso is the Director of the International Laboratory of Plant Neurobiology (LINV) in Florence, Italy, a founder of the International Society for Plant Signaling and Behavior, and a professor at the University of Florence. His books and papers have been published in numerous international magazines and journals, and La Repubblica newspaper has listed him among the twenty people who will change our lives.
Immagino che per un botanico questo libro sia acqua fresca, ma per un non addetto ai lavori è un continuo "Oh" di meraviglia. Stefano Mancuso è l'Alberto Angela delle piante ma non diverrà mai famoso come lui, primo perché non esiste una pagina Facebook dal titolo "Stefano Mancuso c'ha un cazzo così", secondo perché le piante per una scusa o per l'altra non se le fila mai nessuno. Personalmente, io che non riesco a far durare più di un mese manco un cactus, rimango sempre affascinata da questi organismi multiformi, meravigliosi, incredibilmente resistenti ai mala tempora e alla mano dell'uomo, ma capaci di odiarmi appena mi vedono varcare la soglia di un fioraio. Ecco, questo libro è una miniera preziosissima per i reietti dal pollice nero che amano il verde senza essere corrisposti, quelli che si accontentano di stalkerare i giacinti d'acqua dietro la vetrina di una nursery di carta. Stefano ti voglio bene.
Unica pecca: le illustrazioni. Belline e acquarellose ma assolutamente inutili per chi desidera vedere di che pianta si discorre ed è costretto ad aprire Gugol ogni due secondi intortandosi penosamente nella digitazione dei nomi latini.
Ho trovato il libro molto interessante e stimolante su questo argomento. Ho già letto un libro di botanica che non mi ha entusiasmata ma questo è di un livello nettamente superiore.
Pazzesca narrazione sulle piante che tira in ballo i boy scout, la bomba atomica, un tizio che si ciba soltanto di noci di cocco e altri aneddoti per raccontarti come alcune piante si sono diffuse da una parte all'altra del pianeta.
Non ho messo cinque stelle perché troppo corto. Su un libro del genere avrei voluto una marea di piante e tantissime immagini magari racchiuse in una sorta di grimorio di oltre 1000 pagine, ma si fa quel che si può.
Breve, interessantissimo compendio di aneddoti sulla bellezza del mondo vegetale. Vi farà amare le piante e comprendere la loro importanza in un mondo che spesso dimentichiamo essere profondamente interconnesso.
È sorprendente la chiarezza espositiva di Stefano Mancuso e come riesca ad affascinare, legando il rigore scientifico della botanica alla letturatura e alla storia.
Come aveva già esposto ne La Nazione delle Piante, le Piante sono una specie così diversa rispetto a quella animale, che non ha proprio senso confrontarle. Occorre cambiare lenti, per osservare il mondo delle Piante senza pregiudizi, spogliandosi dalle categorie animali. Cominciamo subito: "Negli animali conta più l’individuo, nelle piante il gruppo. Organismi così differenti da noi devono essere osservati attraverso le lenti della comprensione, non della similitudine. Non potremo mai capire le piante se le guardiamo come se fossero degli animali menomati. Sono una forma di vita diversa, né più semplice né meno sviluppata di quella animale."
"Gli animali hanno un centro di comando, le piante sono multicentriche. Gli animali hanno organi singoli o doppi, le piante hanno organi diffusi. Gli animali sono individui (nel senso di indivisibili), le piante non lo sono affatto, essendo più simili a colonie. Insomma, sembrerebbe che negli animali l’enfasi sia più sul singolare, mentre nelle piante è sul plurale."
Pionieri, reduci e combattenti, fuggitive e conquistatrici, capitani coraggiosi, viaggiatori del tempo, alberi solitari, anacronistici come un'enciclopedia: sono queste le tappe proposte per il viaggio all'interno del mondo delle piante.
"La spinta espansiva della vita non può essere contenuta. Per questo è impossibile pensare di rinchiudere una specie vegetale all’interno di recinti quali orti botanici o giardini. Benché noi lo facciamo continuamente, prima o poi le piante riescono a scappare, riconquistando la possibilità di continuare la loro espansione."
La memoria storia delle piante permette di fare viaggi nel tempo: ci sono piante che hanno 80 mila, 100 mila anni: ordini di grandezza completamente avulsi dal nostro mondo animale. La loro capacità di adattarsi all'ambiente in cui si trovano a vivere, fa sì che si possa parlare di "intelligenza vegetale", diversa dalla nostra, non confrontabile. "Ricordiamone alcune: grande capacità di disperdere i propri semi; crescita molto rapida; abilità nell’alterare la propria forma in funzione delle condizioni ambientali; tolleranza a molteplici stress; capacità di associarsi con gli umani. Nel complesso si tratta di quelle caratteristiche che rendono una specie efficiente, flessibile, resistente. Capace di risolvere i problemi che ogni nuova situazione ambientale può porle. In breve, sono le qualità che descrivono l’intelligenza."
Le piante stringono patti e collaborazioni con individui di specie diverse; ma devono stare ben attente a non stringere patti con l'uomo, perché "Associarsi con l’uomo vuol dire firmare un patto con il diavolo. Prima o poi ti viene chiesta in pagamento l’anima. Così è successo anche all’avocado. E sempre per colpa di quell’enorme seme che è la causa di tutte le sue disgrazie."
"Ogni specie vivente fa parte di una rete di relazioni di cui sappiamo molto poco. Per questo ogni organismo vivente va protetto. La vita è merce rara nell’universo."
Tra 4 e 5 stelle: non ho messo 5 stelle, perché se da una parte gli acquerelli sono molto belli, dall'altra, da patita di piante, avrei voluto vedere proprio la foto.
Per rivedere la puntanta di Sapiens del 29 febbraio 2020, dedicata al Pianeta delle Piante, in cui è intervenuto Stefano Mancuso e condotta da Mario Tozzi: https://www.raiplay.it/video/2020/02/...
Mancuso glorifies colonialism and the culture of conquest in this book. I picked it up because it was about plants, and was disturbed as Mancuso describes plants as being "conquerors" - he interweaves colonial philosophy throughout the book: glorifying genocidal figures such as Frederick Russell Burnham who was involved in the Geronimo campaign, Apache Wars, and American Indian Wars. Mancuso simplifies and romanticizes the United States, the west, upholding Burnham as someone who 'made a fortune' by 'discovering oil' in California. He refers to Burnham as an "American Legend" - this is a person who was an active agent in the genocide of different Tribal Nations such as the Apache. Mancuso refers to plants as "colonizing" other continents. He refers to the invasion of other continents and civilizations as "... the great voyages of exploration, the discovery of Americas..."- expressing a Eurocentric perspective that glorifies the invasion, genocide, exploitation, and theft of Indigenous peoples' and their land. He speaks sensitively about the need to protect plants and wildlife - but fails to acknowledge that Indigenous people, who represent about five percent of global population, defend 80% of earth's biodiversity. He glosses through colonial histories and tells mostly stories about white men. This book is not just about plants and their methods of dispersal, Mancuso chose to interweave human narrative surrounding species and environments. Given that he speaks sensitively about past destruction of environments and people, he could have talked about what's happening presently to Indigenous peoples and their land, such as the deforestation of the Amazon and environmental genocide of the Ribeirinhos people. But, this book is not intersectional and while it acknowledges the climate crisis, offers little in the way of solutions - in a series of fragmented vignettes.
Libro ricco di informazioni veramente molto interessanti, ho scoperto cose sul rengo vegetale che non sapevo. Ottimo come passatempo per poter impare cose diverse e se vogliamo anche poco comuni!
Libro corto con anécdotas curiosas de la dispersión de las plantas por todo el planeta. Le falta un poco de profundidad en los temas pero es un libro agradable de leer
I really enjoyed this book, but a few things irked me just a tad bit. 1) I loved the watercolor illustrations, but wish that they included more detailed drawings of the plants that were being discussed. 2) When talking about the movement of plants, Mancuso largely focuses on the shifts that happened during the direct process of European colonization (such as x guy from the East India Company taking y plant) or what followed (x European traveler who can get into y country takes z plant and puts it in country yy). I feel like this is SO important to include, but don't know if this focus on the movement of these plants was due to the resources that he had available (European resources, such as travel logs or military documents) or if this is truly representative of the breadth of plant movement.
I don't know if that second point made sense, but I sure hope that it did. I just feel like, if one is talking about the movement of plants on a global scale, I wish that there was more of a focus on the movement that took place following the journeys of people who weren't European. As Mancuso points out time and time again, plants are fantastically strong and adaptable. There was a hell of a lot more movement going on than this.
The information in this book was interesting, and I do love personification.
However. I have been avoiding white male authors lately, and picked this up anyway because a colleague recommended it and lent me her copy. And as much as I would like to believe that my personal boycott of that demographic is a little silly and shall be temporary, this is the third time I've breached it in the last year, and the second time I have been HIT OVER THE HEAD with the reason I instituted that "silly" thing in the first place. This book might as well be titled, "The Incredible Journey of Plants: In Praise of Colonialism." The glorification of an individual Awesome Plant rapidly taking over territory from native plants, at their expense, with conquest language, is just...I don't have it in me to write a whole essay on this right now. Read a different plant book.
I just can’t praise this book enough. Mancuso is a great writer and each chapter will tell a very interesting story about the incredible life and power of plants. After reading it, I must say, I am calling them “creatures” from now on. We pay so much attention to the development and research of the animal kingdom, but we should seriously give at least half of that attention to the botanical world. A must read!!!
Neurobiologo vegetale ed uno dei nomi più noti fra i ricercatori di questo rigoglioso quanto complicato mondo, Stefano Mancuso, uomo che ama le piante, consegna al lettore piccole storie su di esse per mostrare quanto viventi siano questi esseri. La resilienza delle piante in un ambiente che pare sempre più ostile. Con ironia e delicatezza, correlato da bellissimi acquarelli, L'incredibile viaggio delle piante è solo un antipasto per invogliare noi non addetti al settore ad una maggiore e consapevole informazione.
Non avrei mai pensato di trovarmi così entusiasta riguardo a un libro sulle piante, e invece... È pieno di aneddoti super interessanti e scritto ottimamente!
07/11/2021 (****) Ottima lettura, che consiglio a tutti. Mancuso ci porta nel generalmente negletto mondo delle piante, assai più interessante di quanto il grande pubblico creda. Basta d'altra parte osservare l'incredibile capacità della vegetazione di sopravvivere e proliferare anche nelle situazioni più svantaggiose e sfortunate. Sono queste le situazioni che l'autore analizza in maniera più approfondita, con varie storie incentrate sulle incredibili capacità delle piante di colonizzare nuovi territori, magari lontanissimi dall'areale di origine, e di resistere per tempi lunghissimi, magari in condizioni estreme.
Belle storie, molto interessanti e ben raccontate. Il libro è arricchito da splendidi acquerelli, che non aggiungono molto al racconto ma sono molto belli da vedere.
Il grado di verde del mio pollice (praticamente zero...) è inversamente proporzionale a quanto mi è piaciuto il saggio di Stefano Mancuso, scienziato di fama internazionale che dirige il Laboratorio di Neurobiologia Vegetale dell’Università degli Studi di Firenze presso il quale è professore.
Con una prosa molto scorrevole e a tratti anche divertente, Mancuso ci racconta storie di piante che sono riuscite a viaggiare nello spazio e nel tempo: il cocco che è diventato famoso in Germania all’inizio del XX secolo quando August Engelhardt inventò un culto di adoratori del sole che si nutrivano soltanto di noci di cocco, il miracolo degli alberi di Hiroshima, il Senecio squalidus che dalla Sicilia ha colonizzato la Gran Bretagna, l’avocado che prima viaggiava attraverso i giaguari ma poi è stato scoperto e diffuso dall’uomo, il basilico che è stato portato in Europa dall’India ai tempi di Alessandro Magno...
Mi sono molto divertito a scoprire che se da un lato siamo abituati a studiare il comportamento degli animali, dall'altro poco invece sappiamo riguardo al fatto che anche le piante si muovono e sono grandi comunicatrici: L'incredibile viaggio delle piante ci mostra come ogni specie vivente, anche quelle vegetali, siano da sempre in cerca di condizioni migliori e non c’è legge umana che valga contro quella della natura.
Saggio molto piacevole, ho imparato un sacco di cose interessanti e utili da tirare fuori nei momenti di silenzio imbarazzante durante i pranzi coi parenti
There were interesting stories in here. However, I thought it would focus more on the author’s specialty, neurobiology, and that it would help explain plant communication and signaling and how it helps them survive and spread. That it did not was disappointing. In addition, and even more importantly, was that it seemed quite often to glorify colonialism and conquest culture. He even waxes on about invasive species. Of course, he does bring up an interesting point about how todays invasives will be tomorrow’s native species, however, what about the issues caused today? What about that biodiversity and cultural importance lost? The author does seem to have sensitivity towards humanity, such as when speaking about his trip to Japan and the Hibakujimoku (the trees affected by the Atomic bomb). However, he misses so many opportunities, and speaks from such a Western-centric point of view, such as when he talks about the “discovery” of the Americas, that it made it kind of hard to handle.
*Disclaimer: ho ascoltato l'audiolibro, quindi il mio giudizio si limita al contenuto e non riguarda assolutamente l'impaginazione particolarissima del libro e le sue illustrazioni*
Interessantissimo, curato nel dettaglio e pieno di passione per le piante, la botanica, la natura, le esplorazioni e la ricerca scientifica. Ascoltato durante le mie passeggiate in campagna con il cane. Perfetto. Quattro stelline solo perché in alcuni capitoli tende ad essere troppo aneddotico, soprattutto nelle introduzioni. A me è piaciuto proprio per questo, ma immagino che per chi è più interessato alle piante e meno al contesto storico, geografico, ecc... possa risultare pesante ad un certo punto. Bellissimo e consigliatissimo. Stefano Mancuso vince ancora.
Plants are genuinely interesting. And through natural selection some plants have evolved extraordinary adaptive features that allow them to do things other plants can’t do.
BUT: this isn’t because the plants have made choices, much less “courageous choices.” Plants do not make parenting decisions. In his effort to make plants “interesting,” the author steps waaaaaay beyond what science can actually demonstrate, and makes plants something they aren’t. It’s unfortunate, because I was excited to read this book ... only to have the author completely overstate and obscure his original premise.
The plant person/ecocritic in me really enjoyed this account of how plants propagate and travel globally. It's not very scholarly, but that's OK with me, because it is above all a story, and an argument that plants have stories.
This is such an interesting read and you can tell the author enjoys telling stories – would love to sit down with him, have some tea and listen to a bunch more.
Davvero interessante! Ho imparato moltissime cose, ho conosciuto piante di cui non avevo mai sentito parlare e ho anche scoperto che gli attuali melariani non sono i primi pazzi alimentari della storia. Prima di loro c'è stato Engelhardt, che ha creato un culto di adoratori del sole e mangiatori di (solo) cocco: https://www.atlasobscura.com/articles...
Moooolto interessante, mi ha fatto divertire e riflettere, sicuramente leggero altro di Mancuso. Splendido l'episodio delle piante sopravvissute (e ad oggi vivissime!) alla bomba atomica di Hiroshima.
A gem of a book, The Incredible Journey of Plants is a fascinating collection of superbly written vignettes that shows the many ways plants move through our world. Read my full review at https://inquisitivebiologist.com/2022...
Libricino interessantissimo e che mi ha fatto riflettere in più punti. Quello che mi ricorderò è un senso di rispetto per le piante - anche se a loro di noi non frega niente - e un senso di piccolezza immensa nei confronti di questi gigantoni che hanno fatto la storia
Potendo avrei dato 12 stelle. Uno dei libri più interessanti mai letti, pieno di aneddoti ma anche di spunti di riflessione mai banali su un tema poco considerato. Bellissimo, leggetelo.
Non avevo mai letto nulla prima di Stefano Mancuso: accidenti, che narratore! Fin dal prologo, con il riferimento a “La vita è meravigliosa” di Frank Capra (che non ho visto ma vedrò di rimediare), è stato in grado di appassionarmi a questo lungo racconto-viaggio nel mondo della flora terrestre. La divulgazione è ad alti livelli, perché con uno stile chiaro e coinvolgente è stato in grado di comporre una storia per presentare ogni pianta inclusa nel libro, mettendo sempre questa al centro dell'attenzione, non sé stesso. Mi è sembrato di leggere una raccolta di favole, dove la morale a volte emerge con forza e in altre è più implicita, però comunque semina qualcosa dentro il lettore. Il volume sarebbe perfetto se avesse, oltre alle illustrazioni, anche delle foto delle piante.
La sezione che mi ha affascinato di più è la prima, intitolata “Pionieri, reduci e combattenti”, dove si parla anche degli “hibakujumoku”, ossia gli “alberi che hanno subito un'esplosione atomica”, reduci delle due bombe atomiche in Giappone alla fine della II Guerra Mondiale, eppure sono ancora lì, perché “la vita vince sempre”.
Ci sono poi le “fuggitive e conquistatrici”, quelle piante che sono arrivate in territori inesplorati ben prima degli esseri umani, migrando da posti lontanissimi.
“Come può una specie originaria della Sicilia non risentire del clima e dell'ambiente di Scozia e Irlanda? Il mistero non tarda ad essere scoperto. La piantina, nel suo procedere verso nord, ha imparato a ibridarsi con le specie locali. [...] Incrociandosi con le popolazioni locali, il Senecio dà vita ad una serie di incroci su cui la selezione naturale può agire. [...] Da questo momento in poi il Senecio squalidus non è più una pianta siciliana, ma anglo-sicula. Seguendo l'esempio di altre dinastie conquistatrici, si naturalizza britannica diventando parte integrante del nuovo ambiente. L'invasiva di ieri è diventata la nativa di oggi.”
E ci sono piante tenaci e resistenti i cui semi hanno aspettato decine di migliaia di anni per essere piantati e germinare, senza tuttavia ricevere la giusta attenzione.
“Fosse stato rigenerato un animale qualunque di 39.000 anni fa, ne avrebbero parlato per settimana tutti i media del mondo; il ritorno in vita di una piccola insignificante Silene stenophylla, invece, ha interessato pochi addetti ai lavori. Eppure, che meravigliose possibilità apre questa ricerca.”
E come non menzionare i tre “alberi solitari” (l'abete di Campbell Island, l'acacia del Ténéré e l'albero della vita del Bahrein), unici rimasti in ambienti anche teoricamente sfavorevoli come il deserto.
“L'incredibile viaggio delle piante” è un'ode all'intelligenza di queste creature che spesso sottovalutiamo, non rispettiamo abbastanza, e su cui stiamo impattando sensibilmente. Basti pensare al fatto, menzionato nel libro, che proprio l'abete di Campbell Island abbia registrato nel suo legno un picco di isotopi del carbonio negli ultimi mesi del 1965, dovuto probabilmente “ai test nucleari effettuati nell'emisfero settentrionale tra il 1950 e il 1960”. Ma Campbell Island è un'isola che si trova a 400 miglia a sud della Nuova Zelanda...
RECENSIONE CORALE A CURA DE “I MISERALIBRI – GRUPPO DI LETTURA BIBLIOTECA DI CHIARI” – Luglio 2023
“L’incredibile viaggio delle piante” è un avventuroso saggio scritto da Stefano Mancuso, professore di arboricoltura generale e etologia vegetale all’Università di Firenze. Con le sue storie che sembrano quasi favole, con morali annesse, Mancuso ci ha portato in giro per il mondo a visitare regioni impensabili e ogni volta diverse. Una partecipante è stata riportata con la mente a Palermo, a visitare l’orto botanico più grande d’Italia.
Grazie al linguaggio e alle storie amichevoli, abbiamo ammirato la cortesia delle piante, che convivono con noi gentili. Mancuso ha trovato il modo di descriverle quasi fossero delle persone, rendendole in un certo senso ancora più vive. Per qualcuna, il libro è delizioso; per un altro, tutti i saggi dovrebbero essere così informativi e divertenti, sorprendendo anche lettori e lettrici forti che non avrebbero mai pensato che un testo di divulgazione scientifica potesse essere così avvincente. È che Stefano Mancuso scrive proprio bene; Italo Calvino (la cui madre è stata la prima donna in Italia a ottenere una cattedra universitaria in botanica! – https://opac.provincia.brescia.it/opa...) probabilmente aggiungerebbe che il suo stile cura l’attenzione dell’orecchio di chi ascolta e non si concentra solo sulla voce di chi parla.
Eppure alcuni partecipanti hanno comunque avvertito tra le righe qualche sensazione negativa: frustrazione e forse anche rancore, da parte dell’autore, per il mancato prestigio attribuito dalla società al mondo vegetale, soprattutto se paragonato invece all’ammirazione e al rispetto mostrati per il mondo animale. A lungo andare, con uno stile troppo regnista, come l’ha definito un partecipante, la narrazione potrebbe diventare un po’ irritante.
Sicuramente tra gli intenti dell’autore c’era quello comunque di responsabilizzare il pubblico lettore su un patrimonio vitale da preservare, perché la distruzione delle piante porterebbe soltanto alla distruzione dell’umanità. L’impatto dell’uomo sulla natura è innegabile, non solo per i picchi di isotopi di carbonio rilevati in un’isola a 400 miglia a sud della Nuova Zelanda dopo i test nucleari nell’emisfero settentrionale negli anni Cinquanta. Siamo arrivati a un punto di non ritorno, dove c’è maggiore sensibilità sull’argomento ma all’atto pratico non si sta facendo abbastanza.
Ciò su cui siamo stati tutti d’accordo è che le illustrazioni dell’edizione cartacea siano meravigliose, ma si è sentita la mancanza delle fotografie degli alberi e dei fiori narrati. Un espediente dell’autore per invitarci ad approfondire? Potrebbe avere giustamente piantato qualche seme nella speranza di accrescere la pianta metaforica forse più importante di tutte: la nostra curiosità. A volte, ci vuole solo un fiore (https://www.youtube.com/watch?v=e1ScI...).