L'Italia è appena uscita dalla guerra. A Casette d'Ete, un borgo sperduto dell'entroterra marchigiano, la vita è scandita da albe silenziose e da tramonti che nessuno vede perché a quell'ora sono tutti nei laboratori ad attaccare suole, togliere chiodi, passare il mastice. A cucire scarpe. Annetta e Giuliana sono sorelle: tanto è eccentrica e spavalda la maggiore - capelli alla maschietta e rossetti vistosi, una che fiuta sempre l'occasione giusta - quanto è acerba e inesperta la minore, timorosa di uscire allo scoperto e allo stesso tempo inquieta come un cucciolo che scalpita nella tana, in attesa di scoprire il mondo. Nonostante siano così diverse, l'amore che le unisce è viscerale. A metterlo a dura prova però è Valentino: non supera il metro e sessantacinque, ha profondi occhi scuri e non si lascia mai intimidire. Attirato dall'esplosività di Annetta, finisce per innamorarsi e sposare Giuliana. Insieme si lanciano nell'industria calzaturiera, dirigendo una fabbrica destinata ad avere sempre più successo. Dopo anni, nonostante la guerra silenziosa tra Annetta e Giuliana continui, le due sorelle non sono mai riuscite a mettere a tacere la forza del loro legame, che urla e aggredisce lo stomaco. In queste pagine che scorrono veloci come solo nei migliori romanzi, Giulia Ciarapica ci apre le porte di una comunità della provincia profonda: tra quelle colline si combatte per il riscatto e tutti lottano per un futuro diverso. Non sanno dove li porterà, ma hanno bisogno di credere e di andare.
Già è una storia che dice tanto e dice poco allo stesso tempo, una saga familiare che ha inizio nell’immediato dopoguerra in un paesino marchigiano in cui l’unica attività esercitata sembra essere quella calzaturiera. Il futuro a portata di mano... e di piede. Storie personali che sono quasi fotografie, spaccati di una vita che, fra stenti e sofferenza iniziali, sfocia pian piano nel benessere, almeno per alcuni dei protagonisti. Però manca l’entusiasmo nella narrazione, quel tanto che basta ad entrare in sintonia con i personaggi e le loro vicissitudini. Peccato, perché la scrittura è buona, fluida; peccato, perché mi è piaciuta l’idea del dialetto che la fa da padrone; peccato, perché l’ambientazione è molto bella; peccato, perché il rapporto paese/abitanti è contrastante.
Casette d’Ete non è che un borgo sperduto della Marca, e come tutti i borghi sperduti della Marca tesse un legame con i propri abitanti che va al di là del sentimento. In ciascuna strada, dentro ogni abitazione, su per i viottoli che conducono ai rifugi collinari dove sono ancora ben visibili i passaggi scavati dai partigiani durante la Resistenza, lì, in quei luoghi che formano un unico nucleo, abitano coloro che non amano il territorio, ma che gli sono grati per avergli assicurato un suolo stabile in cui gettare le basi per il loro futuro.
Ok... spero vivamente in una continuazione. Aspetterò...
"Una volta è abbastanza" è un romanzo con personaggi reali e palpabili, perfetti nelle loro imperfezioni, veri nelle loro emozioni, irruenti nei loro sentimenti.
Sapevo che "Una volta è abbastanza" è un romanzo che va letto con la matita in mano. Lo sapevo ancora prima di iniziare e l'ho capito sin dalla prima pagina. Sin da quando a parlare è Casette d'Ete, il paesino della provincia marchigiana che fa da sfondo alle vicende narrate, e che dice: "Non ci si allontana mai troppo da ciò che si è stati, soprattutto se non si è ancora certi di quel che si vorrebbe diventare".
Sin da subito è stata la scrittura di Giulia Ciarapica a rapirmi, prima ancora di appassionarmi alla trama di questo romanzo davvero meraviglioso. Il suo stile è scandito dai battiti del suo cuore, le sue descrizioni sono filtrate dal suo modo di approcciarsi alla vita e di osservare ogni cosa nel dettaglio, con l'attenzione di chi vive l'adesso con i sensi in ascolto e le mani aperte per accogliere e dare.
È una collezionista di attimi Giulia Ciarapica, li ha catturati e li ha messi nero su bianco, regalandoci delle istantanee che fermano il tempo, congelano l'emozione di un istante, rendendolo vivo, palpitante.
Senza pensare, si toglie le scarpe, premento la piante dei piedi sui sassolini bianchi della strada. Non avverte più il freddo, vuole solo che quella serata lasci un segno sul suo corpo, vuole imprimersela addosso e sotto le piante dei piedi; vuole che le parole di Valentino, il calore della casa, gli occhi liquidi di Antonio le restino addosso.
Essere così incisivi nelle descrizioni nonostante l'uso della terza persona non è sempre facile o immediato, e l'autrice mi ha davvero sorpreso nel farmi sentire addosso ciò che provano i suoi personaggi.
E che personaggi. "Una volta è abbastanza" racconta la storia di alcune famiglie di Casette d'Ete, del modo in cui il paese ha saputo rialzarsi dopo la guerra investendo nell'artigianato e nella realizzazione di scarpe, e in particolare di due sorelle, Giuliana e Annetta, che vediamo crescere nell'arco di un ventennio. Uno dei punti di forza di questo romanzo è la perfetta caratterizzazione di ogni personaggio che si incontra durante la lettura, anche di quelli che si vedono passare soltanto una volta sullo sfondo, o di quelli con cui si scambiano appena un paio di battute.
Ma a calimatare tutta l'attenzione sono loro, Giuliana e Annetta, con il loro mordere la vita, con la loro volontà di non sprecarne nemmeno un attimo. Sono diverse ma anche molto simili, sanno quello che vogliono e come raggiungerlo, sono tenaci, belle, smaniose, forti, volitive. Sono l'incarnazione stessa della provincia, della metamorfosi del tempo che vivono, che ti costringe ad abituarti alla miseria e a pensare in fretta a come uscirne, della morte e della rinascita.
Due personaggi che ti restano attaccati e dai quali pretendi sempre di più, vorresti sempre di più, in una smania che diventa difficile da contenere. Nella parte centrale del romanzo c'è un loro confronto molto intenso che ho trovato emotivamente disarmante. In una lettura molto personale e a tratti anche sofferta, è stata Giuliana a entrarmi sottopelle: in lei ho scovato tracce di me che a volte tendo a nascondermi e con le quali Giulia Ciarapica mi ha spronata a confrontarmi.
La famiglia è tutto, tutto ciò che la vita ci ha dato per metterci alla prova. E imparare a resistere.
Nonostante la loro presenza "ingombrante" tutto ciò che gli ruota attorno non è mai marginale, anzi. Ogni cosa descritta è funzionale, non c'è nulla di riempitivo in "Una volta è abbastanza", o di messo lì per caso, in una sequela di momenti che dilata il tempo fino quasi ad annullarlo. Nonostante la storia proceda, come dicevo prima, nell'arco di un ventennio, io ho avuto la sensazione di un continuo presente, di costante immanenza.
C'è così tanta voglia di vita nelle scene descritte da Giulia Ciarapica che il trascorrere del tempo assume nuove declinazioni. Sono i bambini che crescono, il dopoguerra che si allontana, l'arrivo della televisione e del Festival di Sanremo. Ma soprattutto sono le relazioni che si accorciano, si recidono, si modificano. Attraverso il modo in cui i personaggi si relazionano tra loro ci rendiamo davvero conto del tempo che passa e che a volte ferisce, altre sana.
E in questo continuo presente, incerto e instabile, a premere e a richiedere attenzioni è il "futuro ancora da scrivere". Un futuro che a volte sembra un ripercorrere gli stessi passi, altre una nuova possibilità. Ma il finale di "Una volta è abbastanza" lascia talmente col fiato sospeso che su questo futuro non si può ipotizzare più nulla.
Ho sottolineato così tante frasi di "Una volta è abbastanza" che non saprei davvero quali citare e quali no, del tutto rapita dallo stile dell'autrice. In questo post non mi sono soffermata troppo sulla trama del romanzo perché avevo l'esigenza di scrivere altro e poi perché è così ricca e viariopinta che vale la pena scoprirla senza troppe anticipazioni.
Posso consigliarvi di prendervi del tempo per respirare l'atmosfera di Casette d'Ete, delle botteghe, dei movimenti dei suoi artigiani, delle dinamiche familiari. Per conoscere Giuliana e Annetta ma anche Rita, Giovanna, Sandra, Rosa, Filomena, Gianna. Per immergervi in una storia fatta di sospiri che mozza l'ultimo con una manciata di parole.
In attesa di leggere le altre. E poi le altre ancora.
Amo le saghe, gli intrecci familiari e di amicizia che si sviluppano nei decenni. Talvolta il rischio di ripetizione o di già visto in questo tipo di romanzi è alto, ma la Ciarapica al suo esordio non incappa in questo pericolo, forse anche per la sua attività di bookblogger riesce bene a descrivere e ad appassionare con personaggi molto diversi e forti e con uno sfondo storico ed imprenditoriale che davvero permea il tessuto socioeconomico delle Marche. Il libro ha un sequel a cui non posso rinunciare ed in cui mi piacerebbe vedere l'evoluzione del personaggio di Annetta, sulla carta il più interessante, ma meno presente nella parte appena letta. Chissà se ci ho preso!
Seguo Giulia Ciarapica da una vita e trovo che abbia una scrittura eccellente ed elegante, in grado di raccontare emozioni e vicende con grande naturalezza. Perciò proprio non mi spiego come sia possibile che un romanzetto adolescenziale sia venuto fuori dalla sua penna. Non capisco.
Il romanzo, ambientato in un paesino delle Marche, Casette d'Ete, narra le vicende di un gruppo di persone, seguendole dagli anni '40 ai primi anni '60, ripercorrendone gli anni della guerra e della miseria fino al periodo del boom economico. Mi era stato detto che l'ambientazione fosse la parte più interessante, il vero nodo centrale e punto di forza del libro. Effettivamente lo è. Peccato però che sia basata esclusivamente su un susseguirsi di informazioni descrittive sul lavoro degli artigiani calzolai dell'epoca, senza un vero e proprio filo conduttore che possa dare un senso all'insieme. Perché tutti i casettari fanno i calzolai? Perché nessuno sembra fare un altro lavoro? Perché alcuni riescono a trasformare i primi laboratori in vere e proprie fabbriche e altri no? Troppe domande restano senza risposta, col risultato di far perdere forza e fascino, per non parlare della credibilità, all'unico vero punto di forza del romanzo.
Sui personaggi è inutile soffermarsi. Piatti, scialbi, sovrapponibili, in grado di dialogare per pagine e pagine come i protagonisti delle fanfiction più imbarazzanti. Litigano senza motivo, combattono "contro tutto e tutti" anche se nessuno li calcola, vengono addditati come "buoni" o "cattivi" o "selvatici" anche se di fatto non fanno nulla di così diverso rispetto agli altri... L'autrice sa fare di meglio, molto meglio. Non capisco cosa sia successo.
Dovrebbe essere il primo volume di una trilogia, ma, come dice il titolo stesso, "una volta è abbastanza". A posto così, non mi interessa sapere come va a finire.
Un romanzo con troppi punti lasciati in sospeso in alcune parti e troppi dettagli in altre che, però, si fa leggere volentieri e che coinvolge. Mi lascia un po' interdetta la frase in copertina; io non credo che la storia giri intorno a Giuliana e Annetta, quanto più a Valentino. Nonostante io abbia letto il libro in pochi giorni e quindi abbia ancora la memoria fresca, non riesco a capire il titolo. Ho apprezzato tantissimo la scrittura in dialetto marchigiano, originale e a tratti così veritiera da diventare essa stessa protagonista.
Amiche e amici come state? Io bene. Però anche male perché ho appena finito di leggere Una volta è abbastanza, il romanzo di Giulia Ciarapica edito da Rizzoli. Male perché è finito! (e chi l'ha letto sa bene di che cosa parlo) ("Giulia ti odio!" - autocit.)
Una volta è abbastanza è un romanzo fluido: quello che ti trasmette ti rimane addosso anche quando hai finito di leggere e hai chiuso il libro. Perché hai vissuto vent'anni con quei personaggi; con loro hai patito la fame appena finita la guerra, quando si mangiava una volta al giorno e quello che c'era; quando i nostri operosi sopravvissuti si rimboccavano le maniche e ci davano dentro, stando ben attenti "a non sprecare nulla, neanche un singolo chiodo". Abbiamo provato le loro emozioni semplici e le loro tragedie. Abbiamo conosciuto una realtà, quella dell'entroterra marchigiano, fatta di miseria e di orgoglio, di dignità, di voglia di rialzare la testa guardando al futuro. Futuro che, come la storia ci mostra, non è mai, mai scontato. E nulla è da dare per scontato: quello che a prima vista ci pare un piccolo, tranquillo borgo di provincia, in realtà si dimostra essere una fucina di storie (che poi sono le nostre storie) di tradimenti, di resistenza e di resilienza, di scontri, di successi e di fallimenti. L'umanità di questo paese sperduto è una sintesi che ci rappresenta. "A Casette d'Ete ognuno campa per sé, mentre sbircia la vita degli altri dal buco della serratura" e questo posto, che è "fatto per il novanta per cento di silenzio" in realtà brulica di cose da dire e tensioni da risolvere. Come quella infinita tra le due sorelle Annetta e Giuliana: tanto spavalda, padrona della propria vita l'una ("quel tipo di donna che la vita offre a un uomo quando vuole metterne alla prova la resistenza"), così riservata, sobria e (almeno all'apparenza) remissiva l'altra. Tra le loro vite così diverse Valentino, amore mai sopito della prima, sposo infedele della seconda. Amore e odio, quello tra Giuliana e Annetta, che sembra trasmettersi, come un'inevitabile eredità, anche alle altre sorelle del libro (Gianna e Bianca Maria, figlie di Giuliana) e che, in fondo, ci prepara al prossimo, atteso capitolo di questa storia. E io aspettavo da tempo questo romanzo che, parte di un progetto trilogistico* più grande, sono sicuro ci darà altre soddisfazioni. Ancora, grazie. *P.S.: ho scoperto dopo questo particolare, questo fatto che c'era un seguito, altrimenti le mazzate volavano. La storia di Giuliana e Annetta, di Valentino e Gigio, di Giovanna e di Enrichetta e delle decine di altre figure che orbitano attorno a Casette d'Ete, è scritta in maniera lineare, pulita e onesta, scorre veloce e non si fa nemmeno caso alle declinazioni dialettali: diventa la tua stessa lingua. Siamo tutti italiani, discendenti diretti del secondo dopoguerra; abbiamo attraversato e fatto la storia; ci siamo meritati le nostre piccole, sudate conquiste e il benessere (le prime automobili, i televisori, fino al riscaldamento); abbiamo visto scorrere e contribuito al succedersi delle mode (nei vestiti, nelle acconciature ma, soprattutto, nelle calzature). Tutto grazie al nostro genio, alla voglia di progresso, a una visione positiva e aperta. Oggi più che mai avremmo la necessità e l'urgenza di tenerlo a mente.
Ci troviamo a Casette d'Ete, un paesino delle Marche, nell'immediato dopoguerra. In questo contesto si dipana la storia di Giuliana e Valentino, che dal nulla riescono a creare una forte industria che produce scarpe, così come è ancora oggi in questa zona delle Marche. Si tratta del primo libro, corposo a sufficienza, di una trilogia (fatto che, ahimè, ho scoperto solo al termine della lettura, con mio grande disappunto). Protagoniste assolute del romanzo sono le due sorelle, Annetta e Giuliana e la famiglia di quest'ultima costituita da Valentino e i loro tre figli. Le due sorelle sono quanto di più diverso tra loro si possa immaginare. Annetta è ribelle, passionale, anche un bel po' sfacciata, considerando il momento storico in cui è ambientato il romanzo. Giuliana, invece, è dedita alla famiglia, al lavoro ma entrambe sono forti e geniali ed è Giuliana, infatti, che porta avanti idee rivoluzionarie per l'azienda di scarpe del marito. Il tutto avviene sullo sfondo di Casette d'Ete, con il suo dialetto, le sue usanze, le sue tradizioni, che ho sentito vicine, avendo studiato per un breve periodo proprio nella zona e avendo amici di quelle parti. Ho riconosciuto l'idioma, l'accento e ciò mi ha dato un senso di familiarità e vicinanza quasi ad assaporare quelle atmosfere e a percorrere quelle strade. La Ciarapica ci descrive tanti anni di vita di Giuliana e Valentino e insieme alla inevitabile trasformazione dei protagonisti, ci mostra il cambiamento del paese con l'avvento delle prime autovetture, e con la costruzione delle prime strade. È vero che i protagonisti sono fondamentalmente i tre di cui ho parlato, ma è anche vero che si tratta di un romanzo corale; protagonista è tutto il paese, tutti gli abitanti che fanno da corollario ad Annetta, Giuliana e Valentino. L'autrice ha uno stile narrativo ritmato e coinvolgente, sembra che le immagini siano reali ai nostri occhi. Tutti i personaggi, anche i minori, sono ben strutturati e caratterizzati e non si può non affezionarsi a tutti loro, partecipando alla fatica quotidiana di un lavoro che non ammette errori né pause. Si tratta, dunque, di un romanzo che mi ha coinvolta parecchio, che non riuscivo a smettere di leggere. C'è solo un unico, grande, problema. Un finale aperto quasi come una voragine, in cui sono sprofondata con tutte le scarpe! Questo finale mi ha lasciato senza fiato, senza parole, ma anche un po' innervosita, perché la storia è stata troncata proprio sul più bello! Ovviamente ora non posso non leggere il secondo e il terzo volume di questa bellissima saga familiare, ma spero che nel prossimo volume non ci sia un black hole, ma solo un timido spiraglio!
Con questo primo capitolo Giulia Ciarapica ci porta a conoscere le sue origini, la sua famiglia; ma soprattutto ci porta nella sua terra, dove si sente che ha radici profonde. Ci troviamo in un paesino delle Marche, Casette d'Ete, noto per lo più per il lavoro dei suoi abitanti: quasi tutti sono piccoli artigiani produttori di scarpe. Casette d'Ete non sarà solo la cornice di questa storia, ma diventa quasi lui stesso un protagonista da quanto è stato ben descritto; riuscivo a immaginarmi lungo le vie del paese a passeggiare, scambiare quattro chiacchiere con la pettegola del paese nel suo emporio o un breve saluto con Don Raffaele davanti alla chiesa.
La Seconda Guerra Mondiale è appena terminata e tutto il paese sta cercando di rialzarsi e guardare al futuro; anche Annetta sta cercando di farlo, per una ragazza cosi intraprendente e ribelle non può essere altrimenti. Ha sempre lottato per la sua indipendenza e l'aspettare forse invano il suo fidanzato dal rientro dal fronte non le si addice proprio. Giuliana, sua sorella minore, è l'opposto, molto timorosa e riservate, con un carattere ancora da formare data la sua giovane età. Le due sorelle sembrano non capirsi mai, cosi diverse caratterialmente..la più piccola sempre all'ombra della maggiore.. ma il legame di sangue non si può spezzare, è un legame che dura per sempre. Questo legame così forte si sente per tutto il libro, alle volte lo senti scorrere lieve lungo le pagine mentre altre volte irrompe con prepotenza; subisce degli arresti, alle volte sembra dimenticato per sempre invece è sempre li. Viene messo a dura prova soprattutto a causa di Valentino, ex fidanzato di Annetta e ora marito di Giuliana.
Giulia, con le sue parole, riesce a rende tutti i protagonisti così vivi e intensi che pare di essere li con loro, anzi no, di essere dentro alla loro testa, di vivere le loro sensazioni in prima persona. Perchè ci racconta la vita vera e come sappiamo bene non è mai tutta rosa e fiori: nel matrimonio ci possono essere incomprensioni, non capire i propri figli, morti ingiuste a cui non si riesce a dare spiegazione ed amori difficili impossibili da dimenticare nonostante il passare degli anni.
Sono rimasta rapita dai momenti di tensione massima tra le due sorelle, credevo davvero di essere li dentro la loro testa da quanto sono stati ben scritti; e forse per questo motivo non avrei utilizzato così abbondantemente il dialetto marchigiano. Grazie alla sua abilità nel descrivere i personaggi e il paesaggio mi aveva già catturato e non serviva aggiungere questa nota per dare ulteriore credibilità al racconto.
Il finale poi è stato un crescendo di emozioni, mi prudono le mani perchè vorrei avere già tra di loro il nuovo capitolo di questa emozionante trilogia. VOTO: 4/5
«È un paese che respira l’aria viva della metamorfosi: come un corpo che cresce, che cambia voce, che prende consapevolezza della propria sessualità, Casette d’Ete ha aperto gli occhi a un mondo nuovo, fatto di piccole certezze e di grandi entusiasmi. Resta la durezza di un silenzio appassionato, che unisce le case e le persone, i luoghi e i sentimenti. Che serpeggia lungo le schiene piegate dalla fatica. Immutabili e immutate.» ⠀ È questa Casette d’Ete, un borgo della provincia di Fermo, nelle Marche. Giulia Ciarapica ci prende per mano sin dalle prime pagine e ci porta attraverso le strade alberate e il terreno fatto di sassolini, sembra di sentire il suono del fiume Ete e la sua eco nelle fredde sere d’inverno, quando Giuliana, Valentino e Rita si apprestano a rifinire le ultime scarpe in un laboratorio illuminato dalle luci a neon.
La storia di questa famiglia inizia nel 1945, quando finisce la seconda guerra mondiale e ci si ritrova senza niente. L’unica cosa che si possiede è la propria forza ed è su questa, con questa e per questa che si deve ricostruire la vita. Infatti Giuliana e Annetta, due sorelle, e Valentino trascorrono le giornate a costruire scarpe e a inventare nuovi modelli. Perché l’Italia cresce, la gente cambia, le esigenze si rinnovano di anno in anno e non bisogna mai stare indietro.
Lo sa bene Giuliana, che sembra vivere all’ombra di sua sorella Annetta, donna indipendente e per questo spaventosamente attraente. Lei è libera, non vuole passare la sua vita accanto ad un uomo solo, prende la patente e compra una macchina, corre per le strade di Casette d’Ete e non ha paura di niente e di nessuno.
Giuliana è più piccola e mite di lei, ma sa come uscire dalla sua gabbia e ruggire più forte che può.
L’amore che le unisce è un filo sottile che minaccia di spezzarsi più volte, ma non cede mai. Anche quando Valentino, inconsapevolmente, lo tira. È lui l’uomo che le unisce e le divide continuamente. ⠀ “Una volta è abbastanza” è il primo romanzo di una trilogia familiare e ci racconta gli anni che vanno dal 1945 al 1965. ⠀ Giulia Ciarapica ci regala la storia della sua famiglia, che alla fine diventa anche la nostra. 💛
E' una voce nuova e fresca quella di Giulia Ciarapica che, con tocco leggero e lucido realismo, ci regala l'incanto di un romanzo familiare intriso d'amore e nostalgia. Amore per una terra, quella marchigiana, e nostalgia per un tempo fatto di poche cose ma solide. Siamo a Casetta d'Ete, un paesino dell'entroterra, subito dopo la seconda guerra mondiale, dove l'unica certezzaè la povertà. La storia ruota intorno alle figure di due sorelle, Annetta e Giuliana, spavalda e sicura di sé la prima, timorosa e ancora incerta dei suoi passi la seconda; figure diverse e complementari che sperimentano lo stesso amore per il don Giovanni del luogo, il bel Valentino, e a causa del quale il loro legame verrà messo a dura prova. Se la storia di questi personaggi che seguiamo per circa un ventennio ricopre un ruolo importante all'interno del romanzo, la vera protagonista rimane però la vita, quella reale, quella vissuta. Niente è edulcorato, si parla di suicidio, di aborto, di morte, si litiga, si fa la pace, ci si rimbocca le maniche e si va avanti. Lo fa Giuliana che da brutto anatroccolo si trasforma in un cigno caparbio, ingegnoso e deciso; lo fa Annetta che si perde in un torrente di tristezza, ma poi riprende in mano la sua vita; lo fa Valentino, a modo suo, che si affida ciecamente alle intuizioni della moglie e a lei si aggrappa e a lei ritorna come un porto sicuro, nonostante... E' la storia di tante storie sullo sfondo di un'Italia che si trova ad affrontare i problemi e le incognite di un dopoguerra difficile, un'Italia che cambia. "E Casetta d'Ete ne è il riflesso coi suoi piccoli drammi quotidiani, la miseria che assume sempre nuove forme e odori e che costringe gli abitanti a reinventarsi giorno dopo giorno, notte dopo notte". Tutto questo è raccontato nel romanzo con uno stile semplice, popolare ma che incatena il cuore alle sue pagine.
Una volta è abbastanza è il racconto di un pezzo di storia, di un pezzo di Italia che a volte ancora ci torna alla mente con un moto nostalgico. Siamo nell'immediato dopoguerra, c'è stata sofferenza, si patisce ancora la fame, è vero, ma nell'aria si avverte anche una sensazione comune di rinascita. Di cambiamento che viene. In questo romanzo, che abbraccia proprio quegli anni, Giulia Ciarapica, con una scrittura che scorre fluida, ci immerge nell'atmosfera di un borgo marchigiano, in cui le storie di alcune famiglie intrecciano nodi così stretti da determinare le trame future. Il romanzo è costruito su immagini semplici, che proprio per questo appartengono a tutti, sono famigliari, e su personaggi che si arrivano a conoscere così bene da perdonargli i difetti, da temere per loro. L'atmosfera è quella di uno di quei vecchi cinema in cui proiettavano pellicole in bianco e nero, in cui a un certo punto il fascio di luce irrompe in sala, cala il silenzio e la storia inizia. [...] a Gianna mancava sua madre. Le mancava con la stessa ferocia con cui ci mancano tutte le cose che abbiamo di fronte ai nostri occhi ogni singolo giorno [...]
Un romanzo corale con protagonisti che hanno poco di immaginario e molto del reale. Siamo nelle Marche del dopoguerra, nella piccola Casette d'Ete e ci immergiamo nella quotidianità di un borgo di artigiani che producono scarpe e affrontano la vita ognuno con il proprio carattere e con le proprie forze. Non c'è giusto o sbagliato, c'è solo la realtà per quella che era e soprattutto tanta voglia di futuro. Mi è piaciuto immergermi in atmosfere che sembrano ormai così lontane, ho apprezzato i passaggi interamente in marchigiano e la caratterizzazione dei vari personaggi. In qualche modo ci si affeziona a tutti loro! Leggerò sicuramente il seguito. (AH per i più curiosi,sul sito dell'autrice troverete le foto dei protagonisti e delle ambientazioni: scoprirete di averli immaginati proprio come erano in realtà, penso Giulia Ciarapica abbia fatto delle descrizioni impeccabili!)
"Una volta è abbastanza " è un romanzo in cui vengono raccontati gli intrecci delle vite delle persone di un paesino delle Marche...dal dopoguerra sino a metà degli anni sessanta, il tutto descritto con la fedeltà che permette a chi ha vissuto quel periodo di riconoscersi. Ma il vero protagonista è Casette d'Ete, la sua anima, al punto che si sente la voglia di andarlo a cercare per trovare quei personaggi veri e forti, a cui ci si affeziona da subito. Mirabile è l'uso del dialetto, in alcuni dialoghi ,di facile lettura e comprensione, che permette di entrare più a fondo nella vita della gente.
La vita in un piccolo borgo marchigiano scorre lenta ma scandita dal cambiamento di rotta dalla agricoltura alla nascita della manifattura calzaturiera. Anna e Giuliana sono due sorelle tanto diverse per carattere quanto simili per determinazione e forza di volontà. Attorno a loro ruotano personaggi come Rita, celeste e Valentino tratteggiato mi maniera accurata sia a livello psicologico sia a livello comportamentale che attraverso una scrittura armoniosa e fluida arricchiscono la storia di Casette d'Ete.
È incredibile come questo romanzo ti catturi; ti ritrovi a vivere e sentire ogni emozione dei personaggi e ti sembra di passeggiare per il borgo.
Un paesino che cresce assieme ai suoi personaggi. Una realtà antica che si lascia alle spalle il peso di una guerra che lascia in eredità la fame, la miseria. Ma questa miseria, questa povertà, sono anche lo stimolo e la voglia di andare avanti, di costruirsi, giorno dopo giorno. Così, in questo piccolo borgo d'Italia -casette d'ete- si consuma la realtà di vita di Annetta, Giuliana, Valentino, Filomena, Rita, Lauretta e Fefena... E tanti altri personaggi.
Una storia quotidiana, una storia che fa parte della nostra storia.
Perché ogni storia, per quanto apparentemente banale, ha motivo di essere raccontata.
Un libro ben scritto, con personaggi ben caratterizzati, pieno di sentimenti, anche contrastanti, ma veri, puri, che ci fanno rimpiangere un po’ gli anni dal dopoguerra agli anni ‘60, quando i sentimenti erano autentici, non influenzati da propagande di massa, quando si guardava Carosello con lo stupore, che manca ai giorni nostri. Ben descritto anche l’entroterra marchigiano, popolato da persone semplici, lavoratrici, con la speranza del benessere, che a volte arriva e premia la “fatiga”. Interessante l’uso del dialetto che rende più reali i dialoghi tra i personaggi.
Primo volume di una saga che racconta la ripresa dell'Italia dal secondo dopoguerra fino a oggi, partendo da un piccolo paese nel cuore delle Marche, dove seguiamo le vicende di Giuliana e Annetta. Al centro della storia legami, svolte, mutamenti e diverse prospettive, che s'inseriscono nell'ambiente ben rappresentato dell'Italia dell'epoca.
La storia mi è piaciuta tanto, amo le saghe familiari, con un altro stile di scrittura sicuramente avrei dato un 5 pieno. Il racconto perde ritmo nel corso della storia, finale decisamente troppo appeso, va bene lasciare qualche porta aperta, invogliare il lettore a leggere il seguito, ma in questo modo lo si obbliga. Qualcosa nella scrittura non mi ha convinta e non ho capito cosa, magari lo scoprirò nel seguito...che a questo punto devo per forza leggere.
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Una bellissima storia familiare che ci fa partecipi della relazione tra due sorelle, di una società che deve affrontare cambiamenti importanti, di una vita fatta di sacrifici e lavoro. Assolutamente da leggere!!!
Una narrazione cristallina e immersiva. Mi ha molto emozionata seguire la storia di Annetta e Giuliana. Mi dispiace che la storia si interrompa senza un finale chiaro, ma non vedo l'ora di leggere il secondo libro della trilogia.
“Una volta è abbastanza” è l’ultimo libro di Giulia Ciarapica e il primo di una trilogia firmata Rizzoli. È uno di quei libri capitati per caso nella mia lista delle cose da leggere, ma sono rari i libri ambientati nelle Marche, mia terra di origine e non potevo lasciarmi scappare l’occasione di immergermi in quelle colline baciate dal mare e dalla montagna, con quintali di storia da scoprire e centinaia di piccoli Borghi. La Ciarapica mi ha conquistato fin dalla prima pagina, con il suo linguaggio schietto e le descrizioni stringate, con il carattere tipico di un popolo un po’ diffidente e un po’ alla buona. E naturalmente non vedo l’ora di mettere le mani sul secondo volume.
Alla domanda “Da dove vieni?” rispondo sempre spavalda “Dalle Marche”, causando sempre una certa delusione in mia madre, campana e fiera di esserlo, specificando solo in terza battuta che il mio paese da cui arrivo è Montelupone, in provincia di Macerata. Nonostante abiti da quasi tre anni a Torino, casa resta sempre quel piccolo Borgo, arroccato su una collina che guarda con un certo orgoglio il famosissimo colle dove sorge Recanati. Essermene andata non significa minimamente che abbia dimenticato dove ho vissuto la mia adolescenza e giovinezza, e nonostante tutto, nonostante le delusioni, le lotte, i pianti e le sfide, respirare il profumo di girasoli, quello delle caldarroste o semplicemente affacciarmi dalla finestra della mia cameretta e vedere il verde che mi sorride dall’altra parte resta indiscutibilmente un piacere. Ed è quella stessa atmosfera di sudore e sacrificio, di famiglia e di lotta che si respira nelle pagine di “Una volta è abbastanza” in un’immagine che resta appiccicata sulla retina. Al centro della vicenda ci sono due sorelle, che non potrebbero essere tanto diverse l’una dall’altra, e allo stesso tempo legate da uno stesso destino, da una stessa passione. Annetta, la maggiore, è una donna forte, che non si lascia fermare da nessuno, una visionaria, una che in un’altra epoca avrebbe conquistato tutto, ma che nell’Italia di provincia del secondo dopo guerra non ha uno spazio, ma se lo deve conquistare a colpi di genio e di forza. Annetta è un uragano di idee e di ambizione, a stento trattenute dalla sua fragilità e dalla sua irrequietezza. Dove non c’è possibilità lei sembra trovare una strada, poco battuta, mai pensata. Dall’altra parte c’è Giuliana con la sua pazienza, con la sua quiete, ma con la sua tenacia. Se Annetta è impulsiva, Giuliana prova a mediare, a trovare un punto di quiete in cui capire cosa fare. Giuliana però non è una sprovveduta e anche lei ha quel senso pratico e schietto che la porta a fare grandi cose, un’intelligenza vivace, come quella di Annetta, che non la lascia indietro, ma solo a percorrere una strada più convenzionale e meno pericolosa. In mezzo a queste due donne si muove Valentino, un uomo, un imprenditore, un genio, uno che si mette in gioco e scommette tutto, pur di migliorare la sua vita. Si invaghisce di Annetta, sceglie come compagna Giuliana e insieme a lei dà il via a una rivoluzione che da origine a una grande impresa familiare. Perché questa non è solo la storia di una famiglia, è la storia di lavoratori, ma soprattutto è la storia di un’attività che ha sfamato generazioni di marchigiani: creare scarpe, dettare la moda, rivoluzionare le calzature di tutta Italia. Se si dice scarpe, viene facile pensare al manifatturiero di stanza nella Marche. Inventiva, passione, manualità, precisione, artigianato, producono esemplari invidiati e indossati da tutto il mondo. Intorno al nucleo centrale allora si muovono i personaggi che aiutano i protagonisti a fare grandi cose. Gelosie, sofferenze gioie e felicità muovono le fila degli abitanti di Casette d’Ete il paesino nell’entroterra fermano, dove è ambientata la storia. Ma non è solo la provincia Casette d’Ete diventa un personaggio a tutti gli effetti, che fa da sfondo imprescindibile alla crescita dell’attività di tutti gli abitanti che a vari livelli interagiscono con Valentino, Giuliana e Annetta. In mezzo c’è la storia di Rita e Mario, c’è il fratello di Valentino e il suo migliore amico. C’è la ripresa lenta ma inevitabile che segue il secondo conflitto mondiale, c’è tanta forza e c’è la natura peculiare dei marchigiani che non si arrendono anche quando sembra tutto perduto. C’è il sole, la neve, l’arrivo della televisione e la grandezza di una storia che è solo il primo tassello.
Il particolare da non dimenticare? Del pizzo…
Giulia Ciarapica ha tratteggiato una storia che supera i confini di un territorio e parla a tutti, pur conservando strette le proprie radici. Questa è una storia di forza, di sacrificio, di valori che si nutrono di sofferenze e sorrisi, di famiglia e di nemici, con un finale mozzafiato. Benvenuti nelle Marche. Buona lettura guys!
... questo libro l’ho davvero amato e lo consiglio con tutto il cuore.
Una volta è abbastanza è il primo libro di una saga familiare, ambientato in una piccola realtà marchigiana – Casette d’Ete – alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Ci troviamo, quindi, in un periodo storico non facile per l’Italia. Scossa da un tremendo conflitto mondiale, la popolazione ha bisogno di curarsi le ferite e di riprendere una vita accettabile. Ma non è facile. La guerra ha lasciato dietro di sé la fame, la povertà, eppure ci troviamo in un luogo dove nonostante tutto non si smette mai di lottare. Perché i marchigiani sono forti, e sanno come sopravvivere, come riprendere in mano la propria vita e migliorarla. Come scrivere di nuovo il proprio futuro.
In questo piccolo paese dove tutti si conoscono, ma ognuno pensa a sé – sbirciando però dal buco della serratura – facciamo la conoscenza di diversi personaggi, tra i quali spiccano subito due sorelle e un uomo che rappresenterà sempre un motivo di contrasto tra di loro. Da un lato c’è Annetta, una donna forte e molto sicura di sé. Annetta è intraprendente, furba, scaltra. Una donna che non si fa mettere i piedi in testa da nessuno. Quasi un uomo nei comportamenti, ma dotata di una grande sensualità. Dall’altro lato c’è Giuliana, una figura altrettanto forte, ma anche fragile e molto diversa dalla sorella. Giuliana è più insicura, a tratti forse ingenua, ma anche determinata. Teme molto il giudizio degli altri – a differenza della sorella -. E tra di loro c’è Valentino. Prima fidanzato con Annetta, quando scopre il tradimento di lei la relazione finisce, e pian piano si avvicina a Giuliana. Donna che amerà e sposerà, creando insieme una famiglia. Annetta e Giuliana saranno a lungo separate e in conflitto, ma in realtà la forza del loro legame non verrà mai meno. Ma accanto a loro sono tanti i personaggi che ci vengono presentati. Le loro famiglie, madri, padri, fratelli, sorelle e parenti vari, ma anche amici. Tra cui Rita e la sua storia impossibile con Mario. Un rapporto difficile, per via della differenza di classi. Un amore che però non riesce a dimenticare e che la logora dentro.
C’è quindi il tema forte della famiglia. I non sempre facili rapporti tra parenti. Le difficoltà nell’accettare certe scelte, la paura di perdere le persone amate o di venir traditi. Ci sono le chiacchiere delle piccole realtà, dei piccoli paesi, dove tutti sanno tutto di tutti e non ci mettono nulla a esprimere la propria opinione, anche non positiva. C’è l’amore profondo di una madre per la propria figlia che vede svanire e che la porta a vagare tra le ombre di una follia (poi vi lascerò un brano che mi ha molto, molto toccata e che per me riflette bene lo stile bellissimo dell’autrice).
Oh mamma che libro! Divorato, non sono riuscita a staccarmene finchè non ho finito. Dopodichè ho pensato: ok e adesso? Quanto devo aspettare per sapere come va avanti? Inutile dire che ho subito scritto all'autrice su Instagram. E be state tranquilla fra non molto uscirà... E' il caso di dire che il titolo si riferisce alla vita vissuta pienamente. Perchè se si vive pienamente ogni giorno, se ogni giorno è una sfida per arrivare al domani allora una volta è abbastanza. Già perchè sia nella piena soddisfazione che nel disgusto più totale, una volta è abbastanza. Questo romanzo parla di due sorelle, Annetta e Giuliana, simili e diverse allo stesso tempo. Annetta è libera, prende di petto il destino e lo plasma al suo volere. Giuliana prende quello che la vita gli da, lo modella e ne fa un punto di partenza. Con loro c'è Valentino, prima fidanzato di Annetta e poi, dopo che lui l'ha lasciata per la sua infedeltà mentre lui era in guerra, si fidanza e si sposa con Giuliana, e con lei cerca di essere impresso nella storia della imprenditoria. Ambientato a Casette d’Ete, nelle Marche, regione patria della scarpa, e proprio questo è il tema di fondo di cui si parla nel romanzo. Continua su https://giorgialeggetanto.blogspot.co...
Becattini nel definire i distretti industriali fa riferimento ad una “comunità di persone […] e di una popolazione di imprese industriali [che] tendono a interpenetrarsi a vicenda“. Più di un qualsiasi caso di studio, #unavoltaèabbastanza di @giulia_ciarapix amplifica questa "interpenetrazione". L'autrice, nel ripercorrere la storia della sua famiglia, ci presenta, attraverso Giuliana, Valentino e tutte le persone e i personaggi del suo racconto, il distretto nel suo nascere, che è un tutt'uno con la comunità, con la struttura sociale e urbana del territorio, con il suo Genius Loci, ma soprattutto con il destino dei suoi abitanti, con il loro saper fare, con la voglia di mettersi alla prova, di osare e di rischiare. Impossibile separare la vita famigliare e quotidiana da quella lavorativa, tempi di vita e di lavoro coincidono, perché Giuliana e Valentino sono "Valens", le scarpe sono loro creature al pari dei loro figli, o forse anche di più.... Bellissimo questo spaccato di vita vissuta che arricchisce i tanti lavori accademici, spesso freddi e sterili.😉
Casette d'Ete (Fermo), anni '50. Nelle Marche dell'entroterra, intere famiglie di calzolai e ciabattini lavorano giorno e notte per portare in tavola il pasto successivo e togliersi di dosso la fame e il freddo del dopoguerra. Pochi soldi, poco cibo, tanti scappellotti e qualche ballo in piazza per sorridere in mezzo alla miseria. Giuliana e suo marito Valentino non sono da meno, ed attraverso la loro vita e quella del paese e dei suoi abitanti tratteggiano la storia dell'imprenditoria italiana familiare e la nascita del distretto calzaturiero marchigiano agli albori degli anni '60. E, incuriosita dal nome del paesino, ho scoperto su Wikipedia che Casette d'Ete esiste davvero ed è la sede legale della Tod's.