Mazo de la Roche, born Mazo Louise Roche, was the author of the Jalna novels, one of the most popular series of books of her time.
The Jalna series consists of sixteen novels that tell the story of the Canadian Whiteoak family from 1854 to 1954, although each of the novels can also be enjoyed as an independent story. In the world of the Whiteoaks, as in real life, people live and die, find success and fall to ruin. For the Whiteoaks, there remains something solid and unchanging in the midst of life's transience--the manor house and its rich surrounding farmland known as "Jalna." The author, Mazo de la Roche, gave the members of her fictitious family names from gravestones in Ontario's New Market cemetery, and the story itself balances somewhere between fact and fiction. Critics think events in the novels reflect de la Roche's dreams, moods, and life experiences. As the daughter of a traveling businessman, she may have seen the Jalna estate as the roots she never had, while the character Finch, from Finch's Fortune, is thought to be a reflection of herself.
La saga di Jalna di Mazo de la Roche continua con Il gioco della vita. Da quando abbiamo lasciato i membri della famiglia Whiteoak è trascorso un anno. La famiglia si ritrova tutta riunita ad eccezione di Adeline, la nonna dispotica e carismatica, che ormai passa gran parte delle sue giornate a letto. La donna, ormai molto anziana, non perde brio né la voglia di scombussolare la famiglia e ancora tiene in mano le redini del gioco: a chi andrà la sua eredità? Perché sì, la nonna non vuole fare divisioni: a un solo membro della famiglia Whiteoak spetteranno tutti i suoi soldi.
Nel frattempo staremo in compagnia di Renny ancora innamorato di Alayne e di Finch che senza musica proprio non riesce a stare. Forse sono proprio loro i principali membri Whiteoak su cui si sofferma questo secondo volume della serie.
Il primo libro non mi aveva convinta del tutto, ed era riuscito a coinvolgermi davvero solo verso la fine. Devo dire che Il gioco della vita mi ha piacevolmente sorpreso. Ci sono stati dei momenti un po’ più lenti, e soprattutto dei momenti in cui avevo paura che si stessero per ripetere alcuni meccanismi e alcune dinamiche già vissute col primo libro. Ho dovuto ricredermi.
E ho dovuto ricredermi anche su alcuni personaggi, la nonna Adeline in particolare. È dispotica, è vero, ma se all’inizio può sembrare che lo sia senza un motivo particolare, che sia così di carattere punto e basta, qui ho come avuto l’impressione che abbia sempre avuto una valida motivazione per essere così, soprattutto nei confronti di alcuni membri della famiglia che, possiamo dirlo, questo dispotismo sembrano proprio meritarselo. Non pensavo, ma credo che questa arzilla vecchietta, con la sua furbizia, mi mancherà.
Mi è piaciuto il percorso di Finch. Ancora non è chiaro chi è, proprio in termini di personalità, di identità, ma credo stia facendo un bel percorso di crescita. Si empatizza facilmente con lui considerando come viene bistrattato dagli altri famigliari; si empatizza col suo amore per l’arte, per la musica in particolare, che non viene compreso dagli altri Whiteoak, che hanno uno spirito più pratico. Finch è un ragazzo incompreso, per colpa degli altri, che a capirlo manco ci provano, e un po’ anche per colpa di sé stesso, che non sa esprimersi. Avete presente il mal di vivere? Ecco, Finch, almeno fino a questo momento, lo incarna alla perfezione. Sono davvero curiosa di vedere come si evolverà la sua vita.
«Secondo te mi verrà il panico da palcoscenico?»
«Secondo me ce l’hai già.»
«Che vuoi dire?»
«Dico che hai paura della vita. È la stessa cosa.»
Renny è forse per me il membro più misterioso di questa famiglia canadese. Faccio davvero fatica a capirlo. Ha un animo buono e gentile? O ha un animo burbero e quasi cattivo? Non lo so. Si prende cura di Wake e di tutti gli altri, ma la stessa cura non la dedica a Finch, per dirne una. Forse anche lui ha un animo tormentato, ed è questo che rende difficile capire chi è davvero.
Credo comunque che i Whiteoak non siano personaggi facili da amare, né facili da comprendere. Oltre ai comportamenti poco carini nei confronti di Finch, non mancano nemmeno frasi sessiste e omofobe. Ma forse è questa la particolarità e la bellezza della saga creata da Mazo de la Roche: non ci sono personaggi completamente bianchi o completamente neri, sono tutti un po’ grigi. Tonalità diverse di grigio, c’è chi ha un animo più buono, chi più cattivello, ma non siamo forse anche noi, veri esseri umani, un po’ grigi?
"Dev'essere questo luogo che ti affascina. Credo che i luoghi conservino una traccia delle emozioni vissute dalle persone che ci hanno abitato [...] Sai una cosa? Credo che sia stata Jalna a farti tornare, che tu te ne renda conto o no".
Una volta entrati a Jalna, nella grande casa dei Whiteoak sarà difficile non affezionarsi a ognuno di loro.
Già con il primo volume della saga mi era successo di sentirmi in famiglia: bere il tè con Adeline, seguire le gare equestri di Renny, scrivere poesie con Eden e spiare ogni membro della famiglia durante le sue occupazioni.
Con "Il gioco della vita" è accaduto di più. Ero dentro una serie tv, ogni capitolo mi sembrava un episodio di Downton Abbey, meno blasonato, ma pieno di ilarità e con quel pizzico di male di vivere che non guasta mai.
È impossibile parlarvi di ogni personaggio, ma posso dirvi che in questo secondo romanzo dedicato ai Whiteoak, ho empatizzato tantissimo con Finch, un giovane ragazzo molto sensibile e insicuro, che trova nella musica l'unico spiraglio di luce della sua vita.
Il mio personaggio femminile preferito resta Alyne, una giovane donna colta e indipendente, che si lascia abbracciare da Jalna solo in nome di un profondo amore.
E poi come non citare Mrs Adeline Court, la progenitrice dell'intera famiglia, una donna sprint e davvero ironica che darà vita a scenette esilaranti degne della più celebre Mrs Violet Crawley (Downton sempre presente).
Ho chiuso questo romanzo da poco e già mi sento orfana di questa stramba e grande famiglia, così tanto che scongiuro Fazi Editore di far uscire al più presto il terzo volume.
Nel secondo volume, ci sono pagine molto tenere in cui sono raccontate le visite del nipote Finch alla nonna Adeline. E mentre tutti sono interessati all’eredità della matriarca, Finch è l’unico a provare piacere nel parlare con la nonna.
“Così cominciarono i loro strani incontri notturni. Una notte dopo l’altra, una settimana dopo l’altra, Finch usciva di soppiatto, viveva le sue ore felici all’organo, libero come uno spirito del bosco, e poi rientrava. Non mancò mai un appuntamento con la nonna. Impaziente ed entusiasta, lei lo guardava entrare e chiudere la porta cercando di non fare rumore. Anche Finch non vedeva l’ora che arrivasse il momento di quelle strane chiacchierate tra una centenaria e un ragazzo di diciannove anni. Come amanti segreti si evitavano accuratamente alla presenza degli altri nel timore che uno sguardo d’intesa o un sorriso potesse tradire la loro intimità. Finch imparò a conoscerla e capì quanto fosse profonda; a volte pungente, altre volte tenera in modo toccante, ed era certo che nessun altro membro della famiglia la capisse quanto lui. Smise di apparirgli vecchia e diventò una donna senza tempo, come la dea cinese di porcellana che gli aveva regalato. A volte, alla luce della lampada da notte, appoggiata ai cuscini nel letto sontuosamente dipinto, la nonna gli sembrava addirittura bella, come una figura giacente, nei cui tratti erosi dal tempo lo scultore avesse dato forma al suo ideale di un’anima indomita.”
WHITEOAKS OF JALNA is a worthy sequel to the best-selling JALNA. It continues storylines begun in the previous book, with younger brother Finch Whiteoak coming into prominence as a major character. Finch is a sensitive, awkward adolescent who loves music more than anything else. He's apparently bisexual or at least sexually confused, and at one point he runs away from home because his brothers treat him unkindly. He later forms an unlikely friendship with Adeline, his centenarian grandmother. And when the old lady dies, she leaves behind her a legacy that will astonish and outrage the family...
Another major plot has to do with the Renny-Alayne romance. They long to consummate their love, but with Eden ailing and consumptive they must continue to live apart. How this situation is finally resolved may surprise the reader. Alayne and Renny have always been a case of opposites attracting, and there's enough sexual tension between them to set the book on fire. And like all well-written soap operas, expect more cliffhangers to come....!
WHITEOAKS OF JALNA stuck in my mind long after I'd read it. In many ways it's unusual and memorable. The writing here is of a high quality, far superior to that of later books in the series. The death of the grandmother is vividly depicted, and Finch's adolescent angst seems very real. A strange but remarkable book.
Secondo volume della saga della famiglia Whiteoak di Jalna. Devo dire che regge bene come il primo, il che non è scontato. Pur avendo una struttura in parte simile al primo volume, con una prima parte introduttiva, una seconda caratterizzata dall'arrivo a Jalna di qualche "estraneo", in questo caso di nuovo Alayne, ma anche la new entry Minnie, e un finale con partenza di alcuni personaggi, si distingue perché è meno corale e più centrato sulla figura di Finch, vero protagonista di questo secondo capitolo della saga. Finch, un ragazzo allampanato e bruttarello, è una specie di capro espiatorio all'interno della famiglia, quello da prendere in giro e a cui fare dispetti crudeli. Pure è anche un giovane di talento e di idee e il lettore non può non entrare in empatia con un tipo così e con la sua parabola all'interno della famiglia. Il corollario dei suoi fratelli, dei cugini, degli zii e dell'inossidabile nonna è sempre delizioso e divertente. Mazo de la Roche gioca con il lettore e con le sue aspettative sul rapporto tra Renny e Alayne che ha sì una svolta, ma molto resta in sospeso e da scoprire nel prossimo volume della saga.
Funny how my reactions have changed in re-reading these books now. I read them previously in my teens. I don't remember realizing how really self-centered each of the Whiteoaks are. I always felt that way especially about Meg; but this time around I see it is really all of them. They are a big multi-generational family who are not very nice to one another. But they always pull together against outsiders.
Il gioco della vita è il secondo capitolo della saga di Jalna. È trascorso un anno da quando abbiamo lasciato la turbolenta Jalna. Eden è scomparso e non si hanno più notizie di lui, Alayne è tornata a New York, Pheasant ha avuto un figlio da Piers e lo ha chiamato Maurice, come suo padre. Ritroviamo la famiglia riunita attorno al tavolo davanti a un invitante soufflé al formaggio e una bottiglia di rum di quelle buone per gli uomini. Manca solo Adeline. La nonna ormai passa la maggior parte del tempo a letto: quello stesso letto che è stato testimone di concepimenti, nascite e addii, e che ora sembra attendere un commiato. Difficile credere che la complicata trama tessuta da Adeline nelle stanze di Jalna possa squarciarsi. Ma una preoccupazione domina su tutte: a chi andrà l’eredità? Per tenere tutti in pugno, la furbissima nonna ha dichiarato che sarà destinata a una sola persona. Così, fra gelosie e sospetti reciproci, scatta la rincorsa all’ingente patrimonio: finirà forse nelle mani di Renny, per cui tutte le donne, nonna compresa, perdono la testa? O il fortunato sarà Nicholas, il più anziano, il figlio preferito? O l’adorabile piccolo Wakefield? Nel frattempo, il giovane Finch ha ben altro a cui pensare e coltiva in gran segreto la sua passione per le arti nell’attesa di entrare finalmente a far parte del gruppo degli uomini Whiteoak, mentre Renny non riesce a dimenticare l’affascinante Alayne, che tornerà a rimescolare le carte.
A Jalna tutto accade lentamente, persino i tentativi di fermare il corso naturale degli eventi. Partenze, lontananze, sospensioni, ritorni, la ricerca del proprio angolo di mondo, il mistero di un’ eredità da indirizzare. Il secondo volume della celeberrima saga canadese dei Whiteoak ritorna sui temi già noti spulciando il privato dei protagonisti, attesi da sviluppi imprevedibili. Di certo si respira una netta separazione tra le nuove generazioni, che coltivano il sentimento dell’arte, ereditato dalla madre, incarnato in Finch e Eden, mai così vicini, ispirati da musica, poesia e bellezza, e i più vecchi, pensiamo al fascinoso Ronnie, indirizzati alla praticità della gestione aziendale e a una tradizione di stabilità. Alayne farà ancora da tramite, tornata a Jalna per assistere l’ex marito malato che non ama più ma alle prese con sentimenti precocemente abbandonati. Una donna del New England, dolce, attenta, incline al dialogo e all’ascolto, che ama ordine e decoro, così lontana dalla confusione e dal disordine dei Whiteoak, da quel premeditato riserbo che innalza un muro tra se’ e il resto del mondo. E Jalna continua a essere una roccaforte inespugnabile, dai segreti intatti, quel senso di appartenenza che viola i sentimenti individuali, un attaccamento viscerale verso i propri figli a dispetto del tetto coniugale. Finch, ancora in età scolare, sta crescendo, vive un periodo difficile, tra inclinazioni sospese e fluttuanti, in primis per la musica, inseguendo un pezzo di mondo, coltivando amicizie intriganti ritenute pericolose, acerbo di vita e sentimenti. I Whiteoak non lo comprendono, lo isolano, detestano il suo atteggiarsi, lo spingono a desiderare un enigmatico e fallimentare piano di fuga, ma, al suo ritorno, ci sarà un momento in cui assisteremo a delle strane chiacchierate tra una centenaria sul punto di morte e un ragazzo di diciannove anni. Scopriremo una donna profonda, tenera e pungente, saggia e interessata alle inclinazioni del nipote, un’ intimità da negare agli occhi altrui. Adeline, in questo contesto inusuale, sveste gli abiti della vecchiaia e diventa una donna senza tempo. Anche Eden ha sofferto di solitudine, dopo la sua fuga a New York, un poeta senza tempo che ha perso tutto, famiglia, amore, voglia di vivere, un presente di malattia per riscoprire se stesso e ripartire alla ricerca del proprio talento. Nel frattempo Pheasant e Pierce si sono rappacificati nella condivisione di un figlio, Meg continua a vivere isolata dal mondo, Ernest e Nicholas cercano di giustificare la loro presenza, Wakefield, il piccolo di casa, sempre coccolato e irriverente. Il corso della vita inevitabilmente scoperchierà gli eventi, Adeline lascerà il dolore dei figli e un unico erede con il rischio di scatenare una lotta intestina. Ma, ancora una volta, i buoni sentimenti e il senso di appartenenza pacificheranno la trama, tra partenze definitive, promesse di stabilità e viaggi chiarificatori, in attesa di sviluppi futuri. Il secondo capitolo della saga di “ Jalna “, “ Il gioco della vita “, conserva i tratti del primo volume, una navigazione in superficie interessata agli aspetti intrafamigliari ma poco inserita nel mondo, ma riesce a penetrare nel cuore di alcuni personaggi aprendo un sistema relazionale con sorprendenti spunti di intimità, maggiore piacevolezza, un interessante confronto generazionale con profondità inaspettate e forse, oltre le apparenze, il muro invalicabile di Jalna sembra offrire i primi segni di cedimento.
"Quando la calma e la disciplina della notte ebbero placato la turbolenta Jalna, l'antica dimora sembrò rannicchiarsi al riparo del tetto come un vecchio sotto le coperte. La casa parve raggomitolarsi, chiudendosi in se stessa. Annodò i nastri del berretto da notte sotto il mento -il porticato sporgente- borbottando qualcosa come 'e ora spazio ai sogni'. L'oscurità la avvolse come una trapunta, e lei si lasciò andare con tutto il proprio peso contro la terra".
Questa citazione racchiude uno degli aspetti per me più belli della saga di Jalna: il modo in cui Mazo de la Roche trasforma l'antica dimora della famiglia Whiteoak in un vero e proprio personaggio che con la sua ombra avvolge il destino dei suoi abitanti, raccogliendoli sotto la sua protezione come farebbe una mamma chioccia con i suoi piccoli. Lungi dall'essere il semplice sfondo delle vicende narrate, Jalna sembra prendere vita fra le pagine, richiamando a sé, in un moto di attrazione irresistibile, tutti i membri della sua strampalata famiglia. La vera anima di Jalna si conferma essere l'ormai centenaria nonna Whiteoak che, in barba alla sua veneranda età, si mostra più in forma che mai (almeno nello spirito) e ancora una volta la scrittrice concentra su di lei la parte più ironica e bizzarra della sua penna. È proprio lei a tenere sulle spine l'intera famiglia che si affanna attorno a un solo quesito fondamentale: chi sarà l'unico erede della fortuna della vecchia matriarca? Anche qui Adeline vi saprà sorprendere!
Ho ritrovato quella leggerezza che mi aveva donato già la lettura del primo volume, è stato bello tornare a Jalna, riascoltare il profumo degli alberi carichi di frutta e ammirare la natura lussureggiante che attornia la vecchia casa. Questo secondo capitolo della storia si svolge circa un anno dopo le vicende del primo libro e ritroviamo i membri della famiglia alle prese con decisioni difficili, ognuno con i suoi tormenti, i suoi sogni e una strada, nuova o vecchia, da percorrere. Da amante delle saghe familiari ho sempre sostenuto che la gestione dei personaggi, soprattutto se numerosi, è uno degli aspetti fondamentali di questo tipo di lettura e qui non ne sono rimasta completamente soddisfatta. Ho notato, infatti, un certo sbilanciamento nella gestione dei punti di vista dei diversi personaggi e dello spazio loro concesso: stavolta è l'eccentrico e schivo Finch a prendersi gran parte della scena e al suo percorso fatto di incomprensioni e solitudine è dedicato il maggior numero di pagine. Di conseguenza, se il suo approfondimento psicologico risulta notevole, lo stesso non si può dire degli altri personaggi di cui, infatti, avrei voluto sapere di più. Parlo in particolare di Pheasant (molto in ombra in questo volume) e Alayne, le due donne per me più interessanti della storia. Non è facile affezionarsi ai Whiteoak (perfino il piccolo Weakfield mi risulta a tratti veramente insopportabile XD) e secondo me Mazo de la Roche è stata eccezionale nel restituire al suo pubblico di lettori tutta la complessità e le contraddizioni che animano i personaggi, ecco perchè avrei voluto un focus più accurato su alcuni di loro. Anche il tenebroso Renny, da tutti ritenuto il capofamiglia, è una personalità che merita di essere sviscerata a fondo e spero proprio che l'autrice lo faccia nei prossimi libri della saga. Confermo il mio immenso fastidio nei confronti di Meg (anche lei qui relegata un po' ai margini della storia) e della sua mentalità ristretta e di Eden, artistoide scavezzacollo, egoista e donnaiolo incapace di mettere la testa a posto, come si suol dire. Ancora una volta una figura femminile, come già accaduto in precedenza, arriverà a sparigliare un po' le carte riproponendo però dinamiche già viste e parecchio prevedibili. Diciamo che in alcuni passaggi ricorda un po' una soap opera, soprattutto per qualche dramma di troppo e nella risoluzione troppo semplicistica di alcune problematiche, ma a me questo aspetto leggero e intrigante delle saghe familiari piace. Tre sono stati in particolare gli aspetti che ho apprezzato: la presenza ingombrante di Jalna, la crescita incredibile di un personaggio come Finch che qui cominciamo a comprendere molto di più e il cui disagio è così palpabile da avermi spesso commosso e il la piacevolezza della scrittura (e della traduzione italiana) che, senza nessuna pretesa, è riuscita a tenermi lì, inchiodata alle pagine. Continuo a non includerla nella schiera delle mie saghe familiari preferite, ma è una lettura godibilissima e perfetta per l'estate!
Bella lettura, a tratti lenta ma sempre coerente con la sua essenza di saga famigliare dove le cose accadono e non per forza devono essere sempre straordinarie. È impossibile ormai non avere preferenze per l’uno o per l’altro dei personaggi, e quello che ho riscontrato è un fisiologico acceleramento del ritmo quando sono in gioco i filoni narrativi che più ci interessano, seguito da un drastico rallentamento quando il focus si sposta altrove. Ma sto imparando ad amare questa saga in ogni sua forma, non solo per i suoi personaggi ma anche per le atmosfere che sa creare attraverso le descrizioni dell’ambiente naturale.
Adeline Whiteoak è sempre stata una guerriera. A distanza di un anno dagli eventi narrati nel primo libro, Jalna, la sua tenacia sta per svanire. L’ anziana matriarca ormai passa tutto il suo tempo al letto, crogiolandosi nei suoi pensieri. A chi affiderà la sua eredità? Una cosa è certa: prima di spegnersi per sempre, vuole giocare ancora un po’ con i membri della sua famiglia.
È così che l’allegria che ha sempre caratterizzato la numerosa famiglia, lascia il posto a preoccupazione e gelosia; tra i Whiteoak ora aleggia un forte senso di sfida: sono tutti in gara per accaparrarsi il sostanzioso patrimonio.
“Il gioco della vita” di Mazo De La Roche è il secondo volume della saga familiare di Jalna e il romanzo che mi ha tenuto compagnia nelle ultime settimane. Ora che l’ho finito, mi sento orfana.
“«Secondo te mi verrà il panico da palcoscenico?». «Secondo me ce l’hai già». «Che vuoi dire?». «Dico che hai paura della vita. È la stessa cosa».“
Durante la lettura ritroviamo tutti gli elementi che nel romanzo precedente ci hanno fatto innamorare di questa saga, a partire dai personaggi.
Se nel primo volume ho imparato a conoscerli, in questo secondo capitolo della storia ho imparato ad amarli a trecentosessanta gradi.
Mazo De La Roche ci permette di rafforzare ancora di più il nostro rapporto con i Whiteoak, mostrandoci le numerose sfaccettature del loro carattere e giungendo, alla fine, ad apprezzarli per come sono realmente: vulnerabili, pieni di pregi e difetti, ma comunque bellissimi.
Nel corso delle vicende, infatti, l’autrice concede la possibilità di esprimersi, di imporsi, come si deve a personaggi che nel primo volume hanno avuto un ruolo sì fondamentale, ma un tantino marginale.
«I Whiteoak come alberi troppo vicini piantavano radici profonde per accaparrarsi l’acqua e spingevano in alto i rami per prendere la luce, e lottavano tra loro, in guerra con gli elementi. Non vedevano nulla di particolare nella loro famiglia: erano i Whiteoak di Jalna. Non c’era altro da dire.>>
Rileggere le avventure dei Whiteoak è stato come non averli mai lasciati definitivamente, ma sapere di ritrovarli tutti riuniti ad aspettarmi, come concordato, dopo un lungo weekend fuori casa.
Anche stavolta la scrittura di Mazo De La Roche si dimostra elegante e abilissima nel raccontare di come, a Jalna, le giornate trascorrino lentamente, in balía del vento tra gli alberi; la sua è una penna che appassiona anche laddove da raccontare non c’è effettivamente nulla ma, quando c’è, lo fa prepotentemente e con veemenza unica da trascinarti fino in fondo alle avventure di quella pazza, bizzarra e indimenticabile famiglia.
Non posso far altro che ribadire il mio amore profondo verso la casa, le atmosfere e i personaggi di Jalna, tutti così teatrali nei loro gesti da scaldarmi il cuore sempre di più.
Ancora una volta, Adeline dimostra di tenere ben salde le redini della famiglia. Sarà lei, stavolta da dietro le quinte, a giocare con le vite dei suoi familiari, come se fossero delle vere e proprie pedine da poter spostare a suo piacimento. Proprio come ogni partita di backgammon che si rispetti.
Chi sarà a vincere la partita? Lo scoprirete solo leggendo.
Sembra ieri che avevamo lasciato il Canada e la famiglia Whiteoak, e a un anno di distanza, così come li abbiamo lasciati li ritroviamo in “Il gioco della vita” di Mazo de la Roche, tradotto da Sabina Terziani, per Fazi. Sin da subito rincontriamo tutti i personaggi che ci erano stati introdotti in “Jalna” e la scrittrice riprende nel suo solito stile leggero e piacevole a raccontarci le loro vicende. Al contrario del precedente volume, la narrazione è scandita maggiormente dal giovane Finch, pur non mancando molte scene corali alle quali siamo già stati abituati. Svariati eventi sono quindi descritti in funzione di Finch, svelando maggiormente il suo animo sensibile e la sua passione per la musica e l’arte in generale, elementi che lo metteranno in contrasto con il resto della famiglia. Così diverso eppure parte integrante dei Whiteoak. Tuttavia...
Come il primo volume della saga, un piacevole ascolto. Mi piacciono le saghe familiari perché sono delle storie corali, dove non seguiamo solo le vicende di un protagonista e dove i protagonisti stessi sono difficili da definire; mi piace dire che la famiglia sia protagonista. A differenza di altre saghe familiari, questa si concentra su pochi personaggi approfonditi, senza però perdere la caratteristica di coralità. E’ sempre un po’ soap opera, come del resto lo era il primo libro, e ci sono stati momenti in cui ho provato serio fastidio verso alcuni personaggi, però niente che non mi aspettassi già. Ormai sono affezionata ai personaggi e leggerò con piacere i volumi successivi quando saranno pubblicati da Fazi.
Poor ignored and abused Finch. Yet as indifferently and condescendingly as Renny treats him; I can't help being kind of in love with Renny myself. Melodrama, yes, but oddly compelling and characters that recognizably real.
During this book in the series, it occurred to me that no one in the family is particularly admirable. But that does not make it less fun and engaging.
I love this book as much as any in the series--and I don't want to say too much or say why because there are just too many spoilers. I'm ready to start the next in the series.
Ormai sono entrata totalmente nello spirito di Jalna, per cui questo è ancora più bello del primo secondo me. Non vedo l’ora esca il terzo! P.s. Quanto adoro Renny!
Per far si che la realtà non ci soffochi, l’autrice ha sfornato una storia in cui non è bastato catturare il pensiero astratto, ma inghiottendo una buona dose di realtà, con una certa passione ha ritratto la storia della sua vita come un qualcosa di sofisticato e bello, che lascia interdetti, e poi ti fa cadere a pezzi o si frantuma nell’aria, nel bel mezzo di una litigata con i genitori o un confronto con la stessa vita. Ho letto questo romanzo come se stessi indossando qualcosa di originale, qualcosa che inconsapevolmente ho bramato di possedere e leggere, in cui ho fatto risiedere la mia anima su un luogo situato in un piccolo paesino del Canada in mezzo a un immaginaria e fatiscente villa, isolandomi da tutto e da tutti, cibandomi esclusivamente di carte e parole come se fossero la linfa vitale che mi sostiene. In un mondo crudele e implacabile, dove non ci sono più sconosciuti che vagano lungo le strade senza trovare alcuna meta, dove non si giudica mai il prossimo ma semplicemente si conosce, questo romanzo mi è balzato agli occhi con la promessa di istantanee affinità. Con il suo ricco bagaglio di ricordi, emozioni estrapolate dinanzi agli occhi del mondo, che sconfina qualunque barriera, qualunque cosa ciascuno di noi avrebbe potuto immaginare, più importante delle nostre stesse anime, dei nostri corpi, così atemporale, atipica, che implora di essere tenuta in vita e risvegliata dal suo sonno dormiente. Un modo per mantenere un certo contatto con una strana alchimia generata qualche anno fa e che, a distanza di quasi cinque anni, ha riesumato quel piacere di dar vita a una storia dolce,coinvolgente, in cui si riesce a guardarsi dentro con gli occhi di un altro al di là di qualsiasi condizione. Un orizzonte circolare come la terra, senza un inizio da cui partire, che si è sovrapposto a giornate fredde e monotone. Mi sono trovata in un posto del Canada che ancora non ho avuto piacere di visitare, c’ero arrivata per caso ed ero in compagnia di un gruppo di personaggi dal temepramento diverso, indifesi, vulnerabili a qualunque emozione, entrati nel mio piccolo mondo, sebbene anche il loro piccolo mondo mi aveva chiesto di farli entrare, accoglierli, in modo che poi potessi tornarci quando mi pare e piace. Il tutto reso in maniera così sensibile, romantico, quasi seducente, con una finta motivazione che oltrepassa i limiti dell’impossibile. Inconsapevolmente la De Roche aveva posato le sue labbra vicino al mio orecchio. E dalla sua voce gentile e delicata, ho ascoltato una storia molto intensa, profonda, drammatica e veritiera che ha funto da balsamo per la mia anima giovane e romantica. Sospinta al largo, fra virgole di luce che trasmettono euforia e smarrimento, in una splendida e fatiscente villa da cui si è diffusa una melodia fluida, animata da volontà propria. Una sferzata di luce che ha illuminato l’oscurità come un fulmine, mescolando elementi, oltrepassando confini dello spazio e del tempo. Nella tempesta impetuosa della vita, i suoi figli di carta hanno persistito con una certa malinconia. Un forte e insano senso di malessere, in quanto di loro e della loro storia non ho potuto non lasciarmi contagiare. Nutrita da un certo tipo di tristezza distorta, alla mancata libertà d'azione, ai giorni in cui ho avvertito intensamente il peso delle aspettative di qualcun altro che effettivamente non mi appartenevano. Rendendo però ai miei occhi questa lettura, un racconto di vita dolce e profondo, che mi ha soddisfatta come desideravo, un bel affresco sulla solitudine, sul desiderio di essere integrati nel mondo degli altri. Proiettato in quella landa deserta che è la vita, sola e incompresa, che come un magico tramonto emana una luce intensa. Cattura il cuore in una stretta ferrea non lasciandolo più. Valutazione d’inchiostro: 4
Secondo capitolo della saga di Jalna. Questa volta ho un giudizio contrastante, anche se ammetto, penso sia dovuto più ad un mio periodo di apatia verso la lettura, che al romanzo. In questo secondo episodio troviamo parecchi cambiamenti rispetto al primo volume; qui come al solito aver aspettato un anno per continuare la lettura mi ha causato delle difficoltà, soprattutto all'inizio. I protagonisti del primo capitolo sono un po' defilati, almeno per gran parte della trama, a cominciare dalla nonna, ormai anziana, sempre presente, sempre in grado di comandare e influenzare tutti, ma la cui vita ormai si svolge tra letto e potrona, con poche interazioni con il resto della famiglia. Eden è andato via, così come sua moglie, tornata a New York. Meg ormai vive con il marito e la figlia distante da casa...Insomma tante dinamiche non sono più le stesse. La prima metà del romanzo si concentra principalmente sulla vita di Finch, ormai a cavallo della maggiore età. Penultimo fratello, bistrattato un po' da tutti, cerca, con il suo carattere sensibile e fragile, di trovare la sua strada e di superare le difficoltà e le ostilità che già all'interno di casa gli creano non poche difficoltà. Nella seconda parte ritroviamo finalmente la famiglia al completo, con la storia che si allarga meglio sugli altri personaggi, diventando più varia e scorrevole. Come nel caso del primo capitolo, anche qui sono molte le descrizioni di luoghi, caratteri ed emozioni, che allungano di molto, lasciando spesso all'azione un ruolo marginale. Nonostante questo la strana famiglia protagonista di questa saga non può non suscitare simpatia e curriosità. Ho faticato un po', complice sicuramente il periodo di freddezza verso la lettura in generale. In particolare la prima parte, concentrata quasi esclusivamente su un solo protagonista, mi è sembrata in alcuni passaggi monotona, piena di divagazioni e dettagli superflui ai fini della storia. La seconda parte, più varia nell'azione e nei personaggi, mi è risultata più congeniale. Do ugualmente un giudizio positivo, nonostante questo secondo capitolo non mi abbia appassionato come il primo. Ritengo comunque che la varietà dei personaggi, la loro caratterizzazione, la storia nel suo complesso, siano apprezzabili e molto validi, al di là di come l'autore abbia poi deciso di dividere i singoli capitoli di una saga così lunga.
Whiteoaks of Jalna is the eighth book chronologically in the series. Published in 1929, it takes place in 1926. Pheasant and Piers have a son, Young Maurice, otherwise known as Mooey. Maurice and Meg have a daughter, Patience, otherwise known as Patty. Through these children the reader is introduced to The reader is introduced to Minnie Ware. She has been hired by the Vaughns to take care of their baby. Minnie will play a significant role in many of the following books.
This book focuses on Finch, another artistic Whiteoak. It is believed Finch is modeled on Mazo de la Roche. Finch becomes acquainted with Arthur Leigh at school. If the series were written today, rather than the 1920s, I think Finch and Arthur could have a physical relationship. As written, they are the closest, warmest of friends. Finch is also drawn to Arthur’s sister Ada.
The Whiteoaks do not particularly like that Finch has turned to acting and has developed a friendship with the “effeminate” Leigh. Under a great deal of pressure from the family, Finch flees to New York where he is taken in by Alayne Archer. Uncle Ernest goes to New York to persuade Finch to come home. While there, they find Eden on a park bench. He is quite ill and the three men return to Jalna. Alayne also returns to nurse her sickly husband.
A death in the family overwhelms sensitive Finch. He attempts suicide.
A now healthy Eden is convinced he needs to leave Canada for healthier climes. Although Rennie offers to send Eden to the States, Eden wants to go to the south of France. Borrowing money, he leaves Jalna, but he doe not leave alone.
Reuniting with the Whiteoaks after a while is a bit like reuniting with long-lost friends. We remember everyone's personality traits. Their little quirks seem touching. And Jalna, the family home, seems welcoming and familiar.
And yet, the Whiteoaks are a very closed clan. They are self-sufficient and do not need anyone's intrusion: dramas and conflicts are settled in the family, illnesses cured by the capable Aunt Augusta or the gentle Meg.
And there are many conflicts in this volume. It is often young Finch who has to put up with these, because he is very different from the rest of the family: more sensitive and less down-to-earth, he shows an almost sickly need for affection and approval, and feels misunderstood by the rest of the clan.
I enjoyed my re-discovery of Mazo de La Roche's beautiful family story. Her descriptions of nature and landscapes surrounding Jalna are as lavish as ever, and her deep and complex characters are once again thrilling to follow.
I can't wait to immerse myself in the next books of the serie to learn about
Jalna è quella saga famigliare senza pretese e senza ambizioni morali. Narra le vicende di una famiglia e delle persone che le ruotano intorno. Nella sua pluralità di personaggi De La Roche riesce a mantenere la loro personalità e la loro coerenza. Ciò che caratterizza questa saga è l'assenza di genitori, la descrizione di una famiglia benestante, ma racchiusa nella vita contadina nella campagna canadese. Un'atmosfera diversa dalle solite famiglie facoltose statunitensi o inglesi. Unica peccato forse è che pur ponendo dei cambiamenti, gli eventi conclusivi sembrano ricalcare la conclusione del primo volume. Poi c'è da precisare l'episodio omofobo che scatena il presupposto alle vicende di questo libro. Bisogna ricordare che De La Roche è figlia della sua epoca che descrive la società della seconda metà dell'800 ed inizio '900. Non che non sia per questo non discutibile, ma bisogna tenerlo presente se siete sensibili al tema.
This eighth book in the series features brother Finch, the shy, musical brother, who is the least understood and the unhappiest of the Whiteoak brothers. He is tormented mercilessly and sometimes physically beaten (those were different times) with the goal of smartening him up, all to n avail. This book is also a turning point because the matriarch Adeline finally dies and the mystery of who inherits her fortune is revealed.
This book had been sitting on my bookshelf for a while, I just couldn't get into it. I finally got desperate for a book to read and picked it up. Then I couldn't put it down, now I want to read the others in the series. An interesting presentation of an eccentric family, with varying personalities.
Come il primo volume della saga, Jalna, ho fatto un po fatica ad ingranare la lettura. I discorsi e i momenti vanno un po a rilento ma dopo poco si innesca la curiosità di far parte della quotidianità di questa famiglia. I momenti ti trascinano e ti coinvolgono tanto da farti sentire parte di loro.