Un romanzo sulla magia dei nuovi inizi e la voglia di vivere andando oltre le proprie barriere. Un romanzo con una protagonista che deve fare i conti con sé stessa, il suo passato e un pesante segreto. Un romanzo che ha il profumo del mare, la delicatezza della sabbia tra le dita, la forza delle onde in tempesta.
Ognuno di noi ha dei segreti. Solo uno è inconfessabile.
Si dice che ciascuno di noi, nel corso della propria vita, accumuli in media tredici segreti. Di questi, cinque sono davvero inconfessabili. Lena ne ha soltanto uno, ma si fa sentire dentro come se ne valesse mille. E per quanto si sforzi di dimenticarlo, è inevitabile per lei ripensarci mentre dal traghetto scorge l’isola di Levura, meta del suo viaggio. Levura, frastagliata e selvaggia, dove ha passato le estati indimenticabili della sua giovinezza. Dove non ha più rimesso piede da quando aveva quindici anni. Da quando ogni cosa è cambiata. Ora suo padre le ha regalato la casa di famiglia e lei ha deciso di affittarla per dare una svolta alla sua esistenza. Perché si sente alla deriva, come una barca persa tra le onde. Perché il suo lavoro di illustratrice, che ama, è ad un vicolo cieco. Lena non sarebbe mai voluta tornare a Levura, non sarebbe mai voluta tornare tra quelle mura. Ma è l’unica possibilità che ha. Mentre apre le finestre arrugginite e il vento che sa di mare fa muovere le tende, i momenti dell’ultima vacanza trascorsa lì riaffiorano piano piano: le chiacchierate, gli schizzi d’acqua sul viso, le passeggiate sulla spiaggia. E insieme il ricordo di quel giorno impresso a fuoco nella sua mente. Il suo progetto è quello di stare a Levura il tempo di trovare degli affittuari per poi ricominciare altrove tutto quello che c’è da ricominciare. Eppure nulla va come aveva immaginato. Lena non sa che quella stagione che abbronza il suo viso chiaro e delicato sarà per lei molto di più. Ancora non sa che l’isola sarà luogo di incontri inaspettati come quello con Tommaso, giovane medico che dietro un’apparente sicurezza nasconde delle ombre. Giorno dopo giorno Lena scopre che la verità ha mille sfumature. Che niente è davvero inconfessabile. Perché spesso la colpa cela solo una profonda fragilità.
Alessia Gazzola, nata a Messina nel 1982, è medico chirurgo specialista in medicina legale. Ha esordito nella narrativa con il romanzo L’allieva, che ha fatto conoscere e amare al pubblico italiano, e a quello dei principali Paesi europei dove è uscito, un nuovo e accattivante personaggio: Alice Allevi. Ama viaggiare, leggere e cucinare. Vive a Verona con il marito e le sue due piccole bambine.
Decisamente no. Meglio tornare al genere brillante di Alice Allevi, meglio ancora se a quello dei primi romanzi che ci avevano fatto scoprire un'autrice fresca, spumeggiante, padrona dei tempi comici, autoironica e simpatica. Non vado oltre, perchè alla Gazzola sono debitrice di ore di lettura serena, divertente e divertita: ma affrontare certe tematiche con registri narrativi lievi dal mio punto di vista non ha funzionato.
158 pagine Lena è una grafica ed illustratrice che sta attraversando un brutto periodo della sua carriera, avendo visto sfumare diverse possibilità lavorative. Decide così di rintanarsi a nella casa in cui hanno trascorso con i genitori e gli amici tutte le estate da quando è nata, fino al 14 agosto in cui, anni prima, le è successo qualcosa di terribile, ma su cui lei ha mantenuto il segreto con tutti fino ad oggi, al punto che il padre, dopo aver divorziato dalla madre ed essersi risposato e trasferito a New York, gliel’ha regalata. Fino ad oggi lei non ci era mai più voluta tornare, ma le condizioni economiche avverse la convincono ad andare a viverci finché non avrà superato il blocco creativo, per azzerare le spese di affitto e farla fruttare con i turisti in estate. E forse anche per riconciliarsi col proprio passato.
E ho detto “forse” perché fin dall’inizio a me non sembra minimamente che la ragazza sia neanche lontanamente intenzionata a risolvere o superare alcunché. Si reca lì solo ed unicamente spinta dalle esigenze e poi rimane sconvolta una volta lì (ma guarda!). Logicamente come per magia appare uno stupendo vicino oltre che bello anche interessante ma guarda caso, anche lui dal passato tormentato, anche se in maniera diversa dalla sua, perché lui la violenza l’ha agita non subita. E poi, sempre per caso, la madre si presenta lì anche lei e decide di restare fino all’arrivo della famiglia americana affittuaria, e anche di invitare la zia e il marito. E poi, ancora una volta magicamente, scoprono che entrambe le coppie di amici che erano presenti da loro ogni estate, sono sull’isola e ovviamente, le incontrano sempre per puro caso, in giro sull’isola. E, ancora per magia, Tommaso è proprio il nipote di Enrico, la persona che le avrebbe fatto del male! E lei, invece di allontanarlo beh logicamente pensa “lui che colpa ne ha?” E quindi continua a frequentarlo e a rivedere spesso e volentieri lo zio, nelle più disparate situazioni. Ma secondo te, una persona che ha subito una violenza ed ha voluto rimuovere tutto, ok lo rivede per caso e rimane impietrita, ma poi dopo quando continua a rivederlo e a ripensarci che fa? Lo aggredisce? Cerca il modo per ucciderlo? Decide di denunciarlo, magari a qualcuno vicino che possa fargliela pagare? Ma nooooo!!!! Lo vede in tutta tranquillità, ci parla, non si mostra aggressiva nemmeno per sbaglio...come se non fosse mai successo nulla! Nonostante si lamenti per tutto il libro costantemente di quei ricordi e del male che le abbiano causato in seguito, di come le abbiano cambiato la vita e le abbiano rovinato tutte le relazioni con gli uomini bloccandola e non permettendole intimità, e non sia mai riuscita a superarli, abbandonando persino la psicoterapia! Cioè riassumendo ci fa una pippa costane da quando arriva sull’isola però con gli altri, compreso il colpevole, non tira fuori una beneamata mazza!!! Nemmeno per sbaglio! Ma mica è finita qui...ma no!!!! Dulcis in fundo, c’è anche il colpo di scena!!! Un bel giorno la madre la chiama perché è morto lo zio Paolo che si è ucciso al ritorno dall’isola e quindi devono andare al suo funerale a Milano. E lei logicamente arriva lì e mica si preoccupa per la zia....no lei pensa ad andare a vedere la ex capa che le ha scritto perché rimasta folgorata da un suo dipinto e vuole riaverla con sè! Ma certo mica può rimandare al giorno dopo! Ma la cosa più sensazionale è che, udite udite, lo zio Paolo ha lasciato una lettera per lei che la zia ha letto, e che magicamente le svela che non era stato Enrico a farle quello da ragazzina ma lui!!!! Cioè ma io dico, tutto il tempo non ti ha mai neppure lontanamente sfiorata il dubbio di chi potesse essere o di aver sbagliato l’identità del tuo aggressore? Non hai mai nemmeno accennato al fatto che fosse buio e che non lo avessi visto in faccia o che so, che ti avesse messo un qualcosa in faccia, non so, qualsiasi cosa che possa giustificare uno scambio di persona e adesso improvvisamente ti ricordi che beh non lo avevi visto quindi ti eri convinta tu che fosse Enrico?!?! E cioè hai perseguitato un povero cristiano, cioè almeno nella tua testa, a dirla tutta, e poi di colpo ti rendi conto che invece, quello che avevi visto senza problemi e con cui eri stata in casa poche settimane prima era guarda un po’, il colpevole?!? Assolutamente non credibile!!!!!! Ovviamente poi dopo questo c’è il lieto fine anche senza aver più affrontato l’argomento con nessuno e non aver cambiato praticamente nulla, ma solo perché è morto, come per magia anche qui... No davvero non ci siamo per quanto mi riguarda. Ho dato due stelline e non una solo perché è la Gazzola e non riesce a togliermi dal cuore la serie dell’allieva....Infinitamente delusa!!!
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Una storia raccontata con una voce lieve, ma che pesa come un macigno. Un ritorno nell'isola dell'infanzia, della spensieratezza, della famiglia, che dal Ferragosto di quindici anni prima si è trasformata nell'isola della sofferenza. Lena non aveva più avuto il coraggio di tornare - era troppo giovane, troppo sconvolta e vergognosa, anche se non aveva nulla di cui vergognarsi davvero - ma adesso sembra essere costretta quasi a rielaborare il tormento di quindici anni prima, perché niente sembra essere cambiato a Levura, né i luoghi, né le persone, che continuano a ritornare lì come un incubo ricorrente. I genitori assenti, inconsapevoli, indifferenti, sembrano tormentare Lena quasi come aguzzini: il padre donandole quella casa delle vacanze dopo il matrimonio americano, la madre pretendendo quasi di riprendere a trascorrere le vacanze lì, come quando era ancora sposata col padre, invitando e frequentando amici che Lena vorrebbe solo dimenticare. Il finale è abbastanza sorprendente, forse un po' troppo "comodo", per poter offrire a Lena un nuovo inizio che a un certo punto della narrazione sembrava impossibile.
Un libro diverso rispetto agli altri della Gazzola, una storia con risvolti drammatici, una protagonista matura con un passato doloroso alle spalle, che affronta la tempesta emotiva che ne deriva per tornare a vivere serenamente. *** A different book compared to the other works by Alessia Gazzola, a story with dramatic implications, a mature protagonist with a painful past behind her, who faces the emotional storm that derives from it to return to live peacefully.
Carino, sí, decisamente meglio rispetto a Non è la fine del mondo, ma dopo ogni libro diverso di Alessia Gazzola che leggo mi manca sempre di più la leggerezza e i toni usati nella serie Alice Allevi.
La trama di questo romanzo, nel complesso, mi è piaciuta: tratta temi importanti, soprattutto alcuni, e spesso è stata in grado di farmi emozionare. Il problema è che spesso l’autrice ha cercato di smorzare i toni con alcune battute o con l’ingresso in scena di alcuni strani personaggi che però mi sono spesso sembrati fuori luogo e che avrei evitato volentieri. Inoltre non sono del tutto soddisfatta del finale, anzi, non lo sono per niente: per quel che mi riguarda 30-40 pagine in più non avrebbero fatto male al romanzo, anzi. Tutti i temi trattati, infatti, presentano dei finali molto raffazzonati e buttati lì come se nulla fosse, nell’arco di pochissime righe o pagine, senza dare delle vere e proprie spiegazioni e lasciandomi quindi molto insoddisfatta.
Dei personaggi mi è piaciuto molto Tommaso, il protagonista maschile, mentre Lena in certe scene mi ha lasciato completamente indifferente al suo destino, mentre in altre mi è stata decisamente antipatica.
Infine, l’aspetto migliore del romanzo: la descrizione dell’isola di Levura, che è stata in grado di catturarmi completamente e che mi ha fatto venire voglia di andare al mare (io, che il mare lo odio con tutta me stessa), soprattutto su di un’isoletta sperduta come questa.
Abituata alla spumeggiante combinaguai di Alice Allevi e del Dottore antipatico, alle battute pronte, ai casi di omicidio, questo romanzo mi ha un pò delusa. Una lettura non impegnativa, una protagonista scialba e senza spina dorsale. Sempre impaurita, e dimessa. Una madre assente e un padre ancora pi assente. Un segreto molto pesante da portarsi dietro per 15 anni... Non mi ha convinto. Unico pregio e che era corto.
L'unica cosa che ho odiato di questo romanzo? La brevità. Avrei voluto più tempo per approfondire la conoscenza di Lena, con la quale sono immediatamente riuscita a stabilire una connessione fuori dal comune. La Gazzola scandaglia il suo animo in punta di piedi, con una delicatezza che tuttavia non le impone di passare sotto silenzio i dettagli più scomodi. Ne deriva un'analisi accurata e adatta a porre le basi per l'identificazione da parte del lettore, in particolare colui che nell'ermetismo di Lena saprà riconoscersi sin dal principio.
"Nonostante tutto ci ho provato, a innamorarmi e a farmi amare. Ma la paura non è più quella di trovarmi da sola in una stanza con un uomo più o meno sconosciuto che possa farmi del male. [...] Quello che mi succede adesso è diverso: io non sento più niente. Assolutamente niente."
Ho apprezzato molto anche la trama, soprattutto per il colpo di scena finale. Quest'ultimo non ha solo soddisfatto la divoratrice di thriller che è in me, sempre affamata di rivelazioni inaspettate, ma anche la mia parte più ottimista e speranzosa. L'ho interpretato, infatti, come una sorta di risposta da parte del destino, un ulteriore incoraggiamento rivolto ad una Lena già instradatasi sul cammino dell'apertura verso gli altri e, di conseguenza, della conquista della sua felicità.
"Dovevo farmi travolgere in pieno dalla tempesta, accettare che radesse al suolo tutto, per riuscire a ripartire da zero."
Ho quasi trent’anni e una vita fatta di cocci che non riesco a rimettere a posto. È arrivato il momento di fermarmi e di guardare in faccia cosa o chi mi impedisce di farlo.
Lena. Lena che torna nella casa sull’isola, un generoso regalo del padre, dove ha vissuto l’esperienza più traumatizzante che una ragazza possa subire. Una realtà che deve affrontare con coraggio.
Dovevo farmi travolgere in pieno dalla tempesta, accettare che radesse al suolo tutto, per riuscire a ripartire da zero.
E la tempesta - si sa - prima o poi passerà.
Una storia che forse paga lo scotto della banalità, comprese le prevedibili rivelazioni che scuotono i personaggi, ma raccontata bene, con delicatezza. Peccato per il finale un po’ sotto tono.
Certo, Lena non è Alice... (ah! il primo amore non si scorda mai!), ma è una personcina cui è impossibile non affezionarsi.
⛓ RC 2019 - Catena 09/19 📖 GRI - Tema del mese (set/19): il ritorno 📚 RC 2019 - Lo scaffale traboccante ✍️ A.G.
Avevo grandi aspettative di ritrovare lo stile allegro, spiritoso e romantico della Gazzola, non solo quello che ho tanta apprezzato nella serie de L’allieva, ma anche quello del suo romanzo Non è la fine del mondo, ed invece ho trovato proprio un genere ed un sapore diverso.
Il personaggio attorno cui si snoda tutta la vicenda è Lena, una giovane trentenne che da quindici anni nasconde al mondo, tranne che a se stessa, un segreto ingombrante, che dagli stessi anni la fa vivere con un peso sul cuore che troppo spesso non le ha proprio permesso di vivere situazioni ed amori e sentimenti. Colpa mia che non avevo capito che Lena avesse dentro di sé un dolore così grande ed una incapacità ancora più grande di vivere, colpa mia che mi aspettavo che una ragazza di trent’anni si recasse su un’isola che l’aveva accompagnata fino all’adolescenza per vivere avventure inenarrabili ed invece il suo scopo fosse esorcizzare vecchi fantasmi e curare antiche ferite, ma ci ho messo un po’ ad entrare nella sua mente, a sopportare le sue non-azioni e le sue non-parole.
Abituata com’ero a frizzanti dialoghi tra Alice e Claudio Conforti (dalla serie L’allieva), ho patito la forzata solitudine in cui si trincera volutamente Lena. Lei non dà possibilità a nessuno di entrare nel suo mondo, di oltrepassare il muro che si è costruita per salvarsi, neanche a chi vorrebbe. La storia è raccontata in prima persona proprio da lei, questo mi ha sì aiutato a comprendere alcuni suoi gesti ed alcune sue situazioni ingarbugliate e dolorose, però debbo dire che non sono riuscita a stabilire con Lena ed il suo segreto la vicinanza e l’empatia che avrei voluto. Quando incontra Tommaso, il giovane medico trasferitosi sull’isola di Levura, anch’egli per proteggere un suo segreto, avrei sperato in almeno un minimo di apertura verso di lui, verso la speranza ed il futuro, ed invece Lena resta paralizzata nella sua incapacità di sciogliere i suoi nodi e tornare a vivere. Alcune cose mi sono piaciute tanto: i paesaggi dell’isola palermitana sono meravigliosi, resi benissimo dalla matita di Lena e dalla penna di Alessia Gazzola, la scrittura come sempre è diretta, scorrevole ed immediata, però a volte mi è sembrata anche superficiale.
Avrei voluto che l’autrice approfondisse il rapporto di Lena con il padre, avrei voluto che ripercorresse con più profondità il suo segreto, avrei voluto che parlasse di più del motivo per cui Tommaso si fosse trasferito sull’isola e del perché, ad un certo punto, queste due anime alla ricerca di pace, fossero riuscite a trovarla proprio l’uno nell’altra.
Insoddisfatta è il termine che racchiude tutto ciò che la lettura mi ha procurato.
Ho apprezzato molto la scrittura e lo stile di Alessia Gazzola con la serie de L’allieva e di Costanza, che ho iniziato ma non ancora concluso. Ero curiosa però di leggere altro di suo, qualcosa di autoconclusivo e quindi eccoci qua.
Purtroppo non ho ritrovato lo stile simpatico presente nella serie de L’allieva, dove i personaggi si scambiano continue battute. Questo libro, anche per l’argomento trattato, ha un tono più serioso e lo si riscontra anche nei discorsi tra i vari personaggi.
Ho trovato la protagonista un po’ strana in alcuni momenti. Non ho capito certe sue scelte, non capivo il continuo pensare a quanto fosse successo ma allo stesso tempo il non voler affrontarlo, il suo atteggiamento nei confronti di Tommaso, il suo improvviso cambiamento. Mi è piaciuto di più il personaggio di Tommaso, che all’inizio nasconde un mistero o comunque non si apre completamente, e poi pian piano viene fuori. Ho apprezzato questo suo lato caratteriale e come si comporta con Lena, totalmente rispettoso dei suoi tempi pur non sapendo cosa le fosse successo in passato.
La loro storia è stata piacevole perché nasce in modo naturale, nell’atmosfera tipica della stagione estiva e su un’isola descritta in modo paradisiaco. Ho apprezzato il fatto che venga trattato un tema talmente delicato è importante come quello dello stupro, ma avrei preferito vederne uno svolgimento diverso.
La Gazzola, a questo giro, delude (a dire il vero, mi ha delusa dall'ultimo libro della saga di Alice e CC, ma questa è un'altra storia). Delude perchè il tema trattato è interessante ma lei l'ha sviluppato affinchè mi rompessi le scatole. La ragazza è stata ha avuto problemi da piccola, ci sta, ma non puoi ripetermelo ogni due per tre e, in ogni caso, ha inserito il tema "pesante", trattato con "leggerezza" e il risultato è stato di ritrovarmi tra le mani quello che doveva essere un bel libro, una bella storia da ombrellone e così non è stato, in alcuni punti l'ho trovato quasi noioso. In più, mi sembra abbia voluto seguire lo stile di un'altra scrittrice, la Caboni, ma le è uscito veramente male.
Come spesso mi succede prima di iniziare un romanzo cerco sempre le recensioni online in modo tale da farmi un’idea di quello che pensano le persone. Per questo romanzo della Gazzola, che tra l’altro è il primo che leggo, ho letto recensioni molto contrastanti le une dalle altre. Chi lo ha trovato bellissimo, chi invece no. Per me è stato un romanzo stranissimo. Cioè nel senso che ho trovato davvero tantissimi aspetti in conflitto con quello che la protagonista passa. Lena, da adolescente subirà quello che ogni donna non vorrebbe mai subire. E questo la cambierà per sempre, rendendola sempre più chiusa nel suo mondo. Vivrà una vita in solitaria, e per necessità economiche tornerà su quell’isola in cui è successo tutto. Allora io non voglio tediarvi molto sulla trama, anche perché è ben scritta in alto. Ma quello che trovo assurdo sarà come lei riuscirà a legarsi con Tommaso, quel ragazzo sconosciuto, di cui non saprà nulla, in così breve tempo. Ma soprattutto come riuscirà a non affrontare quello che le è successo dopo rivelazioni davvero molto, ma credetemi, molto scioccanti. Non sono riuscita ad affezionarmi a nessuno dei personaggi. Non sono riuscita a trovare un punto a favore di questo libro. E mi dispiace davvero perché per anni ho sentito tanto parlare di questa autrice. Quindi lettori miei, non so che altro dirvi.
Una buona lettura nel complesso, ma poco memorabile. è senza dubbio il libro della Gazzola che mi è piaciuto di meno finora.
Ho apprezzato il suo tentativo di affrontare un tema difficile, che l'ha portata a sperimentare anche uno stile più serio e introspettivo, ma personalmente penso che il suo abituale stile frizzante e divertente le riesca molto meglio.
L'ambientazione è però molto bella, e senza dubbio è la parte del libro che mi ha colpita di più.
"I personaggi. Sinceramente, è difficile “giudicare” un personaggio con alle spalle un passato così tormentato, in una maniera che, forse, solo se hai vissuto potrai capire. Forse, perché ogni dolore, per quanto simile, non è mai uguale a un altro, ed è sempre intimo e privato. Il grande “difetto” che ha Lena, però, è che si fa conoscere poco, pochissimo. Di lei sappiamo che ha un segreto, uno solo, ma di quelli grossi, tosti e inconfessabili, al punto tale che non l’affronta nemmeno con sé stessa, nemmeno quando si rende conto che la sua vita, a soli trent’anni, altro non è che un cumulo di cocci. La sua intera vita ci viene presentata come un infinito gioco di “vedo/ non vedo” che non trova pace neppure nel sopracitato finale. Il suo tornare a Levura, poi, squattrinata e goffa, la fa sembrare un po’ la copia sbiadita di un’Alice Allevi alle prime armi, di cui, però, nonostante tutto, non sa trasmettere quella stessa tenerezza che l’ha resa un po’ la Bridget Jones della medicina legale e dei nostri cuori. Divisa tra tragedia e commedia, in quest’altalena di sentimenti si perde, e, per quanto provi a trovare la strada di casa, l’impressone finale è quella di una che resta aggrappata con le unghie e con i denti a una vita che vorrebbe vivere come tutte le altre ragazze “normali”, ma che non sta vivendo, non davvero, non fino in fondo. Neppure quando la Gazzola le regala – almeno ci prova - quella lievità che dovrebbe farla sembrare evoluta, riesce a sbloccarsi. Anzi, specialmente, quando va a Milano, prima ancora che la sua vita cambi in peggio per l’ennesima volta, reagisce in una maniera che lascia esterrefatti. Di contro, mi è piaciuto tanto Tommaso. Non tanto in relazione a Lena – anche se, nel mio caso, la loro relazione non l’ho trovata una “forzatura” – ma proprio nella sua singolarità, nella sua capacità di riempire il foglio ed essere schietto con il lettore. La vita è stata più clemente con lui, certo. I suoi problemi sono un’infatuazione – inizialmente non ricambiata – scambiata per amore e l’aver quasi perso il lavoro che amava. Ma nonostante inizialmente sia restio a confessarsi, pian piano si apre e si evolve. Il suo passato viene alla luce, si racconta lentamente, lasciando che il disvelamento della sua personalità cresca insieme al crescere dell’intensità dei sentimenti che prova per Lena. Percepisce tutti i suoi timori ma, senza essere troppo invadente, prova a capirne le ragioni, a catturare il suo cuore, promettendole, quasi solo con lo sguardo, che, se si lascerà andare non commetterà l’ennesimo errore madornale. Tommaso riesce a ricucire con una semplicità disarmante una ferita che sembrava incurabile: quella sulla fiducia. Perché, fidarsi di un mondo che ti ha ferito troppo presto e in maniera così viscida e brutale, certo, non è facile per nessuno. E proprio per l’empatia che nutro per il suo personaggio, trovo che il finale sia ancor più dissonante. Fidarsi davvero di lui – piuttosto che darsi solamente una possibilità futura - sarebbe stato il rovescio della medaglia che avrebbe permesso definitivamente a Lena di uscire da quel limbo, da quella prigione di ricordi che l’hanno intrappolata per troppo tempo in un passato che non ha futuro. Tirando le somme? Un bel protagonista maschile, la contro parte ideale per Lena. Con la giusta dose di casini, ma anche con la giusta schiettezza che rendono lui e il loro rapporto credibile. Da rivedere,invece, la protagonista femminile e la sua “non svolta” finale. Il personaggio c’è, può non piacere a tutti, ma è la fretta con cui gli eventi sono stati riassunti in scarse 10 pagine che rovina tutto il lavoro che c’è dietro."
Emanuela - per RFS . Confesso di non aver mai letto L’allieva, famosa serie di questa autrice, così mi sono avvicinata a questa sua ultima opera con molta curiosità, rimanendone alla fine piacevolmente sorpresa.
Lena e la tempesta è un romanzo contemporaneo che racconta della tragedia della violenza sessuale, con estrema delicatezza. L’argomento viene affrontato con molta sensibilità e senza mai cadere nel superficiale. Ho sinceramente apprezzato la capacità della scrittrice di descrivere senza fronzoli il dramma psicologico di Lena, muovendosi nel suo mondo e nella sua storia leggera come un soffio di vento.
La magnifica ambientazione è Levura, un’isola immaginaria in Sicilia, che ricorda Stromboli e Vulcano e fa da sfondo a questa bellissima storia. L’autrice descrive il territorio con gli occhi della protagonista: le rocce, la bassa vegetazione battuta dal vento, il mare cristallino e soprattutto la casa. Una villa bianca dove la ragazza trascorse molte vacanze felici, fino a quella terribile estate dei suoi quindici anni.
Lena è tornata a Levura a seguito di alcuni fallimenti sentimentali e lavorativi. Vuole riuscire ad affittare la villa per l’estate così da riuscire a guadagnare qualcosa che le permetta di migliorare lo stato delle sue misere finanze e magari, nel frattempo, recuperare un pò d’ispirazione, tanto importante per il suo lavoro di illustratrice. Ma per Lena tornare significa soprattutto trovare la forza per affrontare una volta per tutte un passato doloroso, nella speranza di riuscire a recuperare un po’ di equilibrio e fiducia nel mondo.
Questa decisione le consente di far luce su tanti dolorosi segreti e di conoscere persone ricche di umanità capaci di donarle tanto affetto come la famiglia inglese e la piccola Poppy che vengono ad abitare nella villa e Tommaso, il giovane medico di Milano che abita nella casa del faro. Quest’ultimo, ha un carattere schivo e molte ombre alle spalle ma con Lena trova l’opportunità di essere nuovamente felice dando una svolta alla sua vita.
La storia si snoda regolarmente senza scossoni e si arriva alla felice conclusione senza quasi rendersene conto. Un’ulteriore conferma della bravura della Gazzola che certamente piacerà alle sue fan ma che conquisterà senz’altro una bella fetta di nuovi ammiratori.
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Si dice che nella vita accumuliamo circa 13 segreti, di cui cinque sono inconfessabili. Lena ne ha solo uno, ed è esattamente quello che immaginate: il più tremendo e crudele dei marchi portati sulla propria pelle. Come si può convivere con un peso simile? Forse a volte occorre tornare dove si è verificata la tempesta per superarla. Quello che Lena non sa è che sull’isola di Levura incontrerà Tommaso, una nuova, inaspettata fonte di gioia. Ma come pensare che possa essere duratura quando questo rapporto speciale implicherebbe una vicinanza costante al proprio carnefice? E inoltre: siamo sicuri che anche lui a sua volta non nasconda un segreto inconfessabile? Sono rimasta piacevolmente sorpresa da questo libro della Gazzola, che per l’occasione sfoggia un vestito nuovo come quello della maturità stilistica e temale. Decisamente inaspettato, ma al tempo stesso non puoi fare a meno di pensare che è proprio il libro che ci vuole per continuare a sperare durante un clima di tempesta, senza per questo rendere l’argomento pesante o illegibile dalla tristezza. Anzi, qualche momento un po’ più rosa è sempre riscontrabile nella sua narrativa. A mio modesto parere il libro migliore che lei abbia mai scritto.
[..] Una storia breve ma forte, potente, poco prevedibile e che non lascia spazio all’immaginazione ma solo alla riflessione. La Gazzola ha creato una Lena consapevole delle sue virtù ma anche dei suoi difetti (forse anche troppo), che vive da anni con un grosso trauma emotivo e fisico, e averlo reso anche un segreto, per tutti tranne che per sé stessa, ne ha aggravato il peso. La protagonista però non è l’unica che ha vissuto e tenuto quel segreto per anni, infatti, è alla fine il “coup de théatre” inaspettato che svolta la situazione. Gli indizi non mancavano nel testo, però portavano a una netta direzione rivelatasi poi fallace, e ciò ha rivoluzionato in meglio l’intera storia. I personaggi secondari sono dediti a uno scopo ben preciso, non sono creati a caso, anzi partecipano attivamente al percorso di crescita della protagonista. Tommaso è la parte amorosa e sentimentale che manca alla ragazza, ma non è solo quel che sembra, ha difetti e segreti anche lui e saranno questi stessi a convincere Lena della sua bontà. Tutti alla fine soffriamo (o soffriremo) ma sta nell’accettarlo che giustifica e gratifica il tutto.
L’ambientazione è perfetta. L’isola è protagonista indiscussa e ammirarla con Lena è un vero spettacolo anche per gli occhi se si provano a immaginare i disegni creati dal suo genio e dalla sua matita. Sembra di essere lì con lei e i suoi antagonisti; sembra che il caldo, il mare, le case colpiscano anche chi li sta solo leggendo, per cui è impossibile non sentirsi turisti o nativi di Levura. Questo breve romanzo è scritto con un linguaggio semplice ma giusto, uno stile dettagliato come doveva essere nelle descrizioni di paesaggi e personaggi, ma soprattutto è pungente: non c’è una frase lasciata al caso, tutto è studiato per creare un determinato sentimento o emozione.
[…]Il libro mi è piaciuto molto perché seppur mi sembrasse scontato in taluni casi, in realtà poi mi ha colpito positivamente proprio per averlo fatto. Ve lo consiglio se siete in cerca di riflessioni ma allo stesso tempo di nascondervi su un’isola in santa pace; di rilassarvi ma anche di mettere da parte voi stessi per apprezzare meglio chi vi circonda. Un libro davvero bello che sicuramente porterò nel cuore.
Questa è la storia di Lena, illustratrice freelance, figlia di un professore e di autrice che scrive sotto pseudonimo. Il passato di questa ragazza è così pieno di graffi da renderle impossibile un presente sereno. Dopo diverse delusioni decide di trascorrere l’estate a Levura, isola al largo della Sicilia dove il tempo scorre più piano, i colori sono più intensi e i profumi più duraturi. Lena spera di trovare un po’ di pace nonostante i ricordi dolorosi legati alla giovinezza nella villa di famiglia, ma spera anche di essere illuminata dall’ispirazione e disegnare l’illustrazione perfetta. Un libro del quale avevo alte aspettative che in parte sono state soddisfatte e in parte no. Se da una parte ho trovato la storia interessante e coinvolgente, dall’altra ho faticato a farmi andare giù Lena stessa, troppo pensierosa e introspettiva. È sicuramente una storia poco allegra ma mi ha dato l’impressione che i pensieri della protagonista si ripetessero troppo spesso senza aggiungere niente alla storia. Speravo anche in qualche descrizione in più dell’isola che in verità sarebbe potuta essere ovunque e non necessariamente in Sicilia. C’è da dire che scorre che è una meraviglia e gli stati d’animo sono molto approfonditi. Indubbiamente non è la solita Gazzola, ma credo di preferire i suoi precedenti lavori. Insomma non è il libro del cuore anche se sono felice di averlo letto. 3 stelle e mezza!
Mi sono approcciata a questo nuovo romanzo della Gazzola con molte aspettative (forse troppe, ma io la serie de L’allieva l’ho adorata), che però sono state disattese, da qui la mia delusione e il giudizio non troppo positivo verso questo libro. Immagino, e lo capisco, che l’autrice abbia voluto fortemente sganciarsi dalla figura femminile della serie precedente per evitare di farne una brutta copia, lavorando alla figura di un’altra donna diametralmente all’opposto, sia come vicenda, sia soprattutto come carattere. Anche la scelta di raccontare una vicenda così dura, terribile, dolorosa e totalizzante soprattutto se capita nel pieno dell’adolescenza, come è successo a Lena appena quindicenne, e di entrare nell’interiorità della vittima, credo rientri in questa scelta di distacco totale dal lavoro precedente. Tuttavia che dire? A me non è particolarmente piaciuto, il dramma interiore della protagonista non mi è arrivato, la sua storia finalmente d’amore l’ho sentita banale, da romanzetto rosa; lo stile di scrittura si è anch’esso banalizzato, appiattito, monocolore. Mi dispiace davvero tanto, ci credevo in questa autrice, ma con questo romanzo purtroppo mi devo ricredere...
Si es pogués li donaria 3,5 estrelles. No tenia unes espectatives altíssimes posades en aquest llibre ja que principalment el vaig començar a llegir per anar agafant fluidesa llegint en italià. És una novel·la entretinguda però no he arribat a sentir que m'enganxés (tot i que potser és perquè encara em falta conèixer millor la llengua i havia de buscar el significat de moltes paraules per seguir el fil) i la trama m'ha semblat una mica superficial i previsible. No obstant m'ha set molt útil per aprendre vocabulari i gramàtica.
Purtroppo non sono riuscita a empatizzare con la protagonista e credo a causa del linguaggio troppo leggero, a tratti piatto, oserei, incoerente con tutto il dolore che ha dentro.
Sinceramente, delusa. Sono davvero affezionata all'autrice, per non so quale motivo dato che mi ritrovo a lamentarmi per ogni suo libro, ma questo mi ha davvero fatta arrabbiare. La protagonista si piange addosso dall'inizio alla fine, non fa niente per cambiare la situazione e noi siamo qua a sorbirci questi suoi infiniti pipponi (su una tematica importante ma trattata proprio male). Trama per niente credibile, plot twist finale assolutamente non credibile, non ha davvero senso, mi sono ritrovata, durante la lettura, più volte a dire "no vabbè è surreale". Non mi piace fare brutte recensioni ai libri, ma questo l'ho davvero trovato incoerente e per niente realistico, la protagonista fa di tutto per rendersi odiosa e questo ha oltrepassato il limite della mia pazienza. L'ho finito solo perché ho ascoltato l'audiolibro, altrimenti l'avrei mollato al primo capitolo probabilmente.
2* e 1/2 - Il lato positivo di questo libro è che è scorrevole; quello negativo è il fatto che sia scorrevole perchè è una raccolta di luoghi comuni e frasi d'effetto che banalizzano un tema importantissimo: la violenza sessuale e le sue conseguenze nella vita di una donna. Molto carina la storia, ma andava approfondita, interessante il plot twist, ma il finale è stato troppo frettoloso, e nessun personaggio ha abbastanza profondità per poterlo capire meglio o addirittura immedesimarsi. Delusa, sembra che Alessia Gazzola abbia "disimparato" a scrivere.
"Ho quasi trent'anni e una vita fatta di cocci che non riesco a rimettere a posto. È arrivato il momento di fermarmi e di guardare in faccia cosa o chi mi impedisce di farlo". Alessia Gazzola, archiviate le (dis)avventure di Alice Allevi, ci presenta una nuova "amica": Lena Santoruvo, disegnatrice introversa e scontrosa… ma non giudicatela subito male: leggendo il libro capirete il perché di questo suo atteggiamento. "Lena e la tempesta" è una storia molto moderna e con un argomento molto attuale e delicato (la violenza sessuale) ma, e qui sta tutta la bravura della Gazzola, narrato con estrema sensibilità. Spettacolare la descrizione di Levura: in certi passaggi ho davvero avvertito il profumo dei limoni, del rosmarino e del mare siciliano. E sarei anche pronto a partire per Levura… se non fosse che stiamo parlando di un'isola inventata di sana pianta dalla stessa scrittrice. Tuttavia, per quanto mi riguarda, le note positive finiscono qui! Chi segue il mio blog saprà già che al sottoscritto piacciono i gialli ed i thriller. La trama di "Lena e la tempesta", invece, è troppo piatta e senza alcuno scossone; cominci a leggere il libro (comunque scritto in modo impeccabile) ed arrivi all'ultima pagina senza neanche accorgertene. Dei personaggi l'unico che ha riscosso il mio apprezzamento è Tommaso: caratterizzato e descritto molto bene. Il rovescio della medaglia è dato dalla madre di Lena: antipatica ed egoista. Insomma, per la prima volta non promuovo (ma neanche boccio, sia chiaro) un lavoro di Alessia Gazzola: con Alice Allevi mi aveva abituato molto bene e passare da un personaggio ad un altro, per me, è stato abbastanza traumatizzante. [https://lastanzadiantonio.blogspot.co...]
Questo è il primo libro della Gazzola che leggo che non faccia parte della serie L'Allieva. Devo dire che, quasi quasi, mi è piaciuto molto di più il suo modo di scrivere in questo caso che negli altri romanzi. Quando leggo i libri con protagonista Alice Allevi, non so, mi sembra più confusionaria. Certo, il genere è diverso; anche la protagonista lo è. Lena non potrebbe essere più diversa da Alice. Effettivamente non dovrei fare paragoni. È un libro che mi ha accompagnata piacevolmente per un paio di giorni, anche se il segreto di Lena è abbastanza "pesante". Ma è esposto in modo leggero, poco alla volta, anche se si intuisce subito, si arriva a scoprire la verità, con un colpo di scena finale. Anche l'ambientazione del romanzo su un'isola è diversa dal solito, normalmente sono grandi città o campagna.... carino l'idea di sfruttare la villa per ospitare i turisti....in tutti i sensi, sia di per sé che da inserire nella trama...l'ha movimentata maggiormente e.....mi ha fatto venir voglia di fare una cosa del genere... Infine, anche il lavoro di Lena, fumettista, non è comune e fa la differenza. Tutto è ben descritto, particolarmente i caratteri e le sensazioni dei protagonisti. Concordo con chi ha recensito prima di me questo romanzo nel pensare che qualche pagina in più avrebbe arricchito maggiormente la storia.
Recensione di Veronica – Lena e la tempesta di Alessia Gazzola, romanzo di narrativa pubblicato il 6 maggio da Garzanti.
“Stando a un recente studio americano di psicologia, ciascun individuo, nella propria vita, accumula in media tredici segreti. Di questi, solo cinque sono inconfessabili. Mi sembra un numero enorme, se penso che io ne ho soltanto uno.”
Lena è una giovane illustratrice quasi trent’enne, che da 15 anni porta con sé un terribile segreto. Un unico inconfessabile segreto, di quelli che più cerchi di dimenticare più si ripropongono, pronti a disarmarti. Lena era un’adolescente come tante. Bellissima, solare, appassionata, ma oggi di quei segni che la rendevano speciale, non è rimasto molto. È gentile, delicata, cauta, odia deludere le persone, ferirle. Ma è anche silenziosa, solitaria e taciturna. La sua vita è fatta di lunghi silenzi, di amori a cui cerca disperatamente di aggrapparsi ma che vede scivolare via, incapace di trattenerli. Suo padre, uno scrittore famoso e idolatrato da tutti, è per lei una figura importantissima, ma ha deciso di lasciarla per trasferirsi in America e rifarsi una famiglia. Sua madre, una donna bizzarra e cinica, è una scrittrice di romanzi rosa, sotto pseudonimo, che per cercare il suo successo si è trasferita a Parigi. Oggi Lena è da sola, ha scelto di diventare un’illustratrice perché per lei disegnare “è un modo diretto di esprimersi. Un disegno parla a chiunque voglia ascoltare, mentre lei non ne è in grado”. Un’illustratrice che però, dopo alcuni successi, ha subito una battuta di arresto, non riesce ad emergere, imprigionata nel classico giudizio “puoi fare di più, manca qualcosa, manca potenza espressiva” Ho quasi trent’anni e una vita fatta di cocci che non riesco a rimettere a posto. È arrivato il momento di fermarmi e di guardare in faccia cosa o chi mi impedisce di farlo.
Da 15 anni la sua vita è una continua rincorsa alla ricerca della normalità, e quando sembra essere pronta a liberarsi dalla prigionia dentro la quale si è trincerata, ecco ergersi un nuovo muro che le sbarra la strada e le impedisce di essere quello che vuole. Ecco perché Lena decide di partire, lascia Milano diretta a Levura, l’isola tanto amata dai suoi genitori, l’isola che le ha donato tanto e allo stesso tempo l’ha ferita a morte. È li, all’interno della villa che ha ospitato la sua famiglia e gli amici dei suoi genitori, su quell’isola che era di ispirazione per suo padre, che Lena spera di affrontare i suoi demoni e le sue paure e ricominciare dal momento in cui si è spezzata.
All’interno di quella casa, circondata dai profumi dell’isola, cercherà di dare una svolta alla sua vita. L’obiettivo è quello di affittare la villa per l’intera estate – mentre lei alloggerà nella dépendance -, cercare di risollevare le sue finanze e trovare l’ispirazione per un nuovo progetto che venga accolto con entusiasmo dalla temibile Cecilia Deletres che “è per gli illustratori quello che Anna Wintour è per gli stilisti”.
Soltanto che Lena non aveva messo in conto di incontrare Tommaso, un medico in fuga da Milano, che vive proprio di fronte a lei, negli appartamenti del Faro di Levura e che sembra essere l’unico in grado, dopo anni, di smuovere le sue ombre. Ma anche Tommaso nasconde qualcosa, solo che a lui basta poco per fidarsi di lei e aprirle il suo cuore, condividere ciò che lo attanaglia, mentre lei non riesce, non può proprio dire quello che le è accaduto, non può condividerlo con nessun altro. “I segreti, spesso, non sono che un estremo tentativo di tutelare noi stessi: lasciando libera la verità ci sentiremmo intollerabilmente esposti”
I momenti che trascorrono insieme sono intensi e difficili allo stesso tempo. Lui cerca in tutti i modi di conoscerla, lei ermetica fatica a lasciarsi andare. Oltre a questo, Lena si ritrova faccia a faccia con il suo passato. Come una tempesta che ti coglie d’improvviso e ti fa correre senza forze fino a trovare un riparo. Come il nero che si affaccia all’orizzonte e tu preghi con tutte le tue forze che il temporale si allontani e, invece, quello si scaglia su di te, pronto a distruggere l’equilibrio faticosamente raggiunto.
A volte, per quanto tentiamo di nasconderci, per quanto ci ostiniamo a fuggire da ciò che ci ha sconvolto e fatto soffrire, dobbiamo accettare che il dolore, le paure e le insicurezze non ci abbandonano. Si attenuano, riposano, ma rimangono lì pronte a ricordarci che, per quanto ci rifiutiamo di farlo, i nostri demoni vanno affrontati. Dobbiamo scegliere di addentrarci nella tempesta, permetterle di distruggere ogni cosa e poi, anche se malridotti, ricominciare. Non è facile fidarsi di qualcuno, non è semplice aprire il nostro cuore per dar voce alle nostre ferite, ma è l’unico modo per cominciare a guardare avanti.
Lena è un personaggio che non puoi non amare. Forte e fragile allo stesso tempo, decisa ma spaventata. È cresciuta portandosi dietro il suo unico e inconfessabile segreto, cercando di fare lo slalom tra le conseguenze di quello che è accaduto quel giorno. È spezzata e chiaramente non è più la persona di un tempo, eppure nessuno sembra accorgersene oggi, così come nessuno lo aveva notato anni fa, e lei non ha potuto far altro che imprigionarlo nella sua memoria. Ma sarà attraverso questo viaggio che riceverà l’insegnamento più importante. “Al futuro bisogna andare incontro con fiducia” e l’isola che tanto le aveva fatto male, in qualche modo ha saputo risarcirla.
“Lena e la tempesta” è un romanzo potente che è in grado di legarti alle sue pagine. Una storia di coraggio, sussurrata con delicatezza e intimità. Un finale per nulla scontato, al quale ci avviciniamo in punta di piedi, con una conclusione dal sapore dolce-amaro ma che parla di forza, speranza e rinascita.