"Ci sono buchi in Sardegna che sono case di fate, morti che sono colpa di donne vampiro, fumi sacri che curano i cattivi sogni e acque segrete dove la luna specchiandosi rivela il futuro e i suoi inganni. Ci sono statue di antichi guerrieri alti come nessun sardo è stato mai, truci culti di santi che i papi si sono scordati di canonizzare, porte di pietra che si aprono su mondi ormai scomparsi, e mari di grano lontani dal mare, costellati di menhir contro i quali le promesse spose strusciano impudicamente il ventre nel segreto della notte, vegliate da madri e nonne. C'è una Sardegna come questa, o davanti ai camini si racconta che ci sia, che poi è la stessa cosa, perché in una terra dove il silenzio è ancora il dialetto più parlato, le parole sono luoghi più dei luoghi stessi, e generano mondi. Un'isola delle storie che va visitata cosi: attraverso percorsi di parole che disegnino i profili dei luoghi, diano loro una forma al di là delle pietre lise, li rendano ricordo condiviso e infine aiutino a dimenticarli, perché non corrano il rischio di restare dentro e prenderne il posto... Questa storia è un viaggio in compagnia di dieci parole, dieci concetti alla ricerca di altrettanti luoghi, più uno. Undici mete, perché i numeri tondi si addicono solo alle cose che possono essere capite definitivamente. Non è così la Sardegna, dove ogni spazio apparentemente conquistato nasconde un oltre che non si fa mai cogliere immediatamente, conservando la misteriosa verginità delle cose solo sfiorate".
Michela Murgia è nata a Cabras nel 1972 ed è stata a lungo animatrice in Azione Cattolica. Ha fatto studi teologici ed è socia onoraria del Coordinamento teologhe italiane. Ha pubblicato nel 2006 Il mondo deve sapere che ha ispirato il film Tutta la vita davanti e nel 2009 il bestseller Accabadora, vincitore del Premio Campiello 2010.
Nemmeno l'ho finito. Solita paccottiglia sardeggiante ad uso dei continentali, o dei sardi che invece di guardare dalla finestra preferiscono leggere di una Sardegna immaginata, fantasticata, una terra suggestiva, che mai è esistita e mai esisterà. Una noia mortale, un libro scritto male, pieno di formule abusate, suggestive, traboccante di frasi che vorrebbero essere letteratura, e lo sarebbero pure, se la letteratura fosse quella delle frasi che si scrivono sul diario al liceo. Per Michela Murgia la Sardegna è una terra dove persino il vento che soffia potrebbe sembrare uguale a se stesso da sempre. Ma che significa? Robetta da poeti che vanno a declamare i loro versi al Maurizo Costanzo Show, espressioni lingustiche che stanno alla letteratura come il budino Cameo sta al panettone di Iginio Massari (ma poi è così buono davvero, il panettone di Iginio Massari?). E comunque la forma utilizzata è solo un riflesso dei concetti banali e scadenti che la Nostra vorrebbe esprimere. Ha questa idea, Michela Murgia, di una Sardegna suggestiva, in cui vedere un sardo con in mano un coltello per trastullo è comunque impossibile, oppure di una Sardegna in cui le donne di casa, fino agli anni Cinquanta, vestissero letteralmente come regine, e i loro uomini al pascolo come principi di regni noti a loro soli. Ma che belle parole, direbbe Luciano Rispoli. E se non basta, sappiate che i sardi hanno un alto concetto del canto e in Sardegna c'è davvero musica ovunque. Ancora: una delle prime cose che colpiscono chi percorre le strade della Sardegna è l'abbondanza di scritte e grafici che richiamano istanze autonomiste. Devo confessarvi, ma non ditelo a Michy, che abbondano anche le istanze private, quali Roberta puttana o Gianni frocio, molto belle, ma tuttavia poco autonomiste. E per concludere con un altissimo concetto, sappiate che in Sardegna tutto il cibo della casa va diviso, sempre e comunque, con chiunque capiti: nessun ospite esce mai da una visita a mani vuote. Infatti, cari continentali che venite in Sardegna, io consiglio sempre di fare l'abbonamento a un corriere. Entrate a casa di un sardo e zac, questo sempre e comunque comincia a darvi tutto quello che ha in casa. Ho visto gente costretta a trascinare carretti pieni di olio, farina, zucchero, pasta, caffè. Per non parlare dei problemi che nascono quando gli ospiti sono tanti e il cibo sia complicato da dividere: intere famiglie lombarde si spartivano le bustine di zafferano, sempre e comunque, in piccole stagnole che sembravano tossici, molto suggestivamente. Con la musica ovunque e un alto concetto del canto. Nonne vestite come regine che cercavano di appioppare una vecchia scatola di fagioli a un turista scozzese, mentre il nipotino teneva il coltello in tasca, che non si trastullano i sardi con il coltello, sempre 'sta cazzo di musica ovunque, altissimo concetto, il vento uguale a se stesso, indipendentzia, nel frattempo che un uomo al pascolo pascolava pecore in un regno noto solo a lui.
Quando viaggio cerco sempre di portare con me un libro ambientato nel posto che andrò a visitare. La scorsa settimana Michela Murgia mi ha tenuto compagnia in Sardegna, terra meravigliosa da cui mancavo da davvero troppo tempo.
"Viaggio in Sardegna" racconta un'isola che non siamo abituati a vedere e che, forse, molti di noi non conoscono neppure. Gli undici itinerari narrati in queste pagine non sono semplicemente geografici, ma sono storici e culturali e hanno radici profonde.
Molti hanno criticato questo libro, additando la Murgia di aver raccontato una Sardegna immaginaria e suggestiva che tanto piace a noi "continentali", ma che in realtà non esiste. Io invece trovo che questo libro, con la scrittura straordinaria della sua autrice, allontani finalmente il lettore dalle cartoline e dai villaggi turistici e lo porti finalmente a conoscere una terra verace, a tratti contraddittoria e misteriosa, ma ovunque ricca di storia...e anche di magia.
For natives, tourists and lovers of regional history and culture. For me a journey through time, in my Sardinia, in the many places I have visited and in the many that I still have to visit. Some curiosities I did not know about the history of my land, others known but put in order, in a fairytale cultural context that wonders how it is possible that what we see in reality corresponds to what is written in the book. The gap between what appears, sometimes ugly, and what it represents in cultural and anthropological terms; so many wonders that if you are not local, or do not have a guide, you do not know and you will never know; in this Michela Murgia is a teacher in telling our story, rekindling that dormant curiosity of those who, having always lived among these natural and cultural beauties, consider them normal without giving them the space and importance they have. A pleasant read, and nostalgic read for emigrated people.
Pour les autochtones, les touristes et les amoureux de l'histoire et de la culture régionales. Pour moi un voyage dans le temps, dans ma Sardaigne, dans les nombreux endroits que j'ai visités et dans les nombreux qu'il me reste à visiter. Des curiosités que je ne connaissais pas sur l'histoire de ma terre, d'autres connues mais mises en ordre, dans un contexte culturel féérique qui se demande comment il est possible que ce que l'on voit en réalité corresponde à ce qui est écrit dans le livre. L'écart entre ce qui paraît, parfois laid, et ce qu'il représente en termes culturels et anthropologiques ; tant de merveilles que si vous n'êtes pas du coin, ou n'avez pas de guide, vous ne savez pas et vous ne saurez jamais ; dans ceci Michela Murgia est maître à raconter notre histoire, ravivant cette curiosité endormie de ceux qui, ayant toujours vécu parmi ces beautés naturelles et culturelles, les considèrent comme normales sans leur donner l'espace et l'importance qu'elles ont. Une lecture agréable et nostalgique pour ceux qui ont émigré.
Per autoctoni, turisti e appassionati di storia e cultura regionali. Per me un viaggio nel tempo, nella mia Sardegna, nei tanti luoghi che ho visitato e nei tanti che mi restano da visitare. Delle curiosità che non conoscevo della storia della mia terra, altre conosciute ma messe in ordine, in un contesto culturale da favola che ci si chiede come sia possibile che quello che vediamo nella realtà corrisponda a quanto scritto nel libro. Il divario tra ciò che appare, talvolta brutto e ciò che esso rappresenta in termini culturali e antropologici; tante meraviglie che se non sei del posto, o non hai una guida, non conosci e non conoscerai mai; in questo Michela Murgia è maestra nel raccontare la nostra storia riaccendendo quella curiosità assopita di chi avendo sempre vissuto tra queste bellezze naturali e culturali, le considera normali senza dargli lo spazio e l’importanza che hanno. Una lettura piacevole e nostalgica.
Il libro di per sé non è male, anzi l'idea è molto interessante: una guida meno turistica della Sardegna, alla scoperta di realtà e tradizioni che spesso sfuggono ai più. Il problema è che per scrivere un libro del genere servono delle competenze e delle conoscenze che, evidentemente, la Murgia non ha. Non metto in dubbio che sia stato scritto con tanta buona volontà, ma a un certo punto ho avuto una sgradevolissima impressione che ci fosse un pensiero sottotesto che sussurrava "me lo hanno fatto fare, devo riempire queste pagine". Almeno in alcuni capitoli mi ha dato proprio l'impressione di un testo un po' sconnesso, tirato su quasi alla bell'e meglio per far contenta la casa editrice e i lettori affamati di "cultura". Ho pensato che la Murgia parlasse di cose che non conosceva, che non sapeva contestualizzare... usando una costruzione sintattica pseudo-dotta e termini apparentemente tecnici ma abbastanza decontestualizzati, usati per disarmare e impressionare il lettore e distrarlo dalla mancanza di contenuto.
Avrei voluto portarmi questo libro a Cagliari negli scorsi giorni, ma alla fine ho letto altro e l’ho iniziato solo al mio ritorno. Ero partita un po’ prevenuta perché, nonostante io abbia apprezzato altre opere di Murgia, sembrava che questa disegnasse “una Sardegna a uso e consumo dei continentali”. Fin dai primi capitoli, però, mi sono ricreduta. L’ho trovato, al contrario, ben documentato quando parla di temi come l’artigianato, i nuraghe, le feste patronali o i pozzi sacri, cioè quei temi su cui era più facile lasciarsi trasportare dall’idea di “isola magica”. Certo, ci sono delle parti in cui la scrittura prende degli accenti lirici, ma non influenza la struttura del testo trasformando dati oggettivi (es. in Sardegna c’era un culto delle acque e delle maree) in favole per chi non conosce la Sardegna. Anzi, Murgia è giustamente dura nei confronti dell’approccio del continentale medio che si crede padrone dell’isola solo perché si è comprato la casa al mare innamorandosi di una Sardegna da cartolina, ma che nulla sa di tutto il resto. Quello che mi sento di dire è, semmai, che alcuni capitoli, come quello che tratta della coltelleria, sono meno sentiti di altri e che il risultato finale è un po’ alla “The Passenger”. Cosa che può piacere o meno, ovviamente.
"in su bucconi pretziu s'angelu si dui sezzit"dice Michela. Mamma invece diceva così: "in su bucconi sparzìu, s'angelu s'inci sezziri" L'idea è quella. Niente da dire, la Sardegna sarà sempre la mia terra
Un libro che tutti i sardi dovrebbero avere in libreria, per conoscere le nostra vastissima isola, difficile da conoscere interamente e dettagliatamente persino per chi ci abita da tutta la vita. Un libro che ogni turista intenzionato ad andare oltre il resort all inclusive dovrebbe portare in valigia, per cercare di capire almeno un po' della Sardegna autentica. Undici capitoli, ognuno con un percorso tematico fondamentale per la cultura isolana, tutti estremamente interessanti ed esaustivi, scritti in maniera precisa ed impeccabile da Michela Murgia.
Ho letto anche opinioni avverse ma io credo che ogni sardo dovrebbe leggerlo. Non perché sia la Bibbia della sardità, ma senz'altro perché è in grado di dare risposte ad alcune quelle domande che ci si fa da una vita, e di spiegare le strane sensazioni senza nome con cui nasciamo in quanto sardi. Mi sono rivista in certe considerazioni e non ne ho condiviso certe altre, ma mi ha dato comunque tanti spunti da approfondire.
Una prospettiva su che cosa la Sardegna e la "sardità" siano e siano state, oltre le spiagge e i quattro mori tatuati sul petto.
Oggi voglio ricordare Michela Murgia recensendo questo libro, non certo uno dei suoi più conosciuti. A me, a suo tempo, e l’ho letto durante una delle mie amate vacanze sarde, era piaciuto molto. Vi avevo respirato libertà di pensiero ed amore per la propria terra e le sue donne. Direi due cifre importanti della vita e della morte della Murgia. RIP
Gli itinerari non sono puramente geografici, ma come un narratore esperto e gran conoscitore e amante dei luoghi, Michela Murgia intreccia le rotte della cultura, storia e geografia sarda fino a creare un tessuto a trama finissima e complessa. Per i sardi, è un incoraggiamento a girarci finalmente verso il terreno che abbiamo sotto i piedi e conoscerlo, studiarlo, noi che troppo spesso ne sappiamo meno dei ‘continentali’. Per i ‘continentali’ è un invito ad andare oltre le rappresentazioni stereotipate della terra di pastori ignoranti dal coltello facile e dalla parlata dura. Per esempio, io pur da sarda ignoravo l’origine dei tanto comuni muretti a secco che si allungano per tutta l’isola e che la Murgia definisce “cicatrici” della legge delle chiudende, una delle tante ferite della nostra storia.
Una guida atipica e difficile da classificare. Itinerari "turistici" si intrecciano a itinerari storici e culturali. Come ben spiega il titolo è un viaggio in sardegna, un viaggio ideale oltre che reale che cerca di raccontare molteplici aspetti di una terra isolata e circondata dal mare. Piacevole e curioso risvegli la voglia del viaggio come avventura e scoperta, del sè e dei luoghi.
Questo libro mi è piaciuto molto perché mi ha fatto scoprire una Sardegna insolita (premetto che non amo la Sardegna perché mi sembra troppo turistica) invece devo dire che Michela Murgia con questo suo libro mi ha fatto cambiare idea. Qui troviamo una terra più vera, ricca di luoghi incontaminati e di tradizioni affascinanti, di cose da me ignorate come il suo popolo e la sua cultura. Mi è piaciuto anche lo stile di scrittura che è riuscito ad appassionarmi. E’ una lettura piacevole che si legge in poco tempo. L’obiettivo dell’autrice è quello di tracciare possibili percorsi in Sardegna portandoci alla scoperta della natura, del folklore , delle credenze degli isolani e degli aspetti nascosti che un turista magari non saprebbe cogliere. Anche la musica e il cibo diventano aspetti importanti di questa terra. E’ la descrizione dell’isola selvaggia che non si vede. E’ una guida per viaggiatori e non per turisti. L’autrice rivela l’amore per la terra natìa, con tutta la forza della sua scrittura. Il viaggio è diviso in undici percorsi. Non ci sono personaggi ma miti e leggende, temi dell’indipendenza, dell’acqua e della femminilità incarnata nelle donne sarde. Un libro che invita a visitare quest’isola anche se solo con l’immaginazione.
Ho comprato questo libro ad Alghero, due anni fa, al ritorno da una vacanza con amici in Sardegna, con un amico sardo che ci ha mostrato anche qualcosa di vero e non solo i soliti giri turistici. Penso che regalerò questo libro, senza rivolerlo indietro, senza farlo entrare tra gli splendidi ricordi di quei giorni. Perché c'è da chiarire subito una cosa: questo libro è brutto. Banale, e soprattutto senza cuore, senza la passione che ti aspetti da una scrittrice sarda che parla della sua terra. Questo mi ha deluso molto. Certo, diverse cose che non conoscevo le ho imparate e questa è l'unica cosa buona che resta. Le undici tematiche (che poi percorsi non lo sono per nulla, perché non si capisce granché su come muoversi e dove recarsi di preciso) non hanno un vero filo logico, una struttura forte e fondante, si passa da un argomento a un altro in poche righe e senza un vero motivo, e tutto è messo lì su un unico piatto, farcito di luoghi comuni. Un testo che alla fine non serve quasi a nulla, era meglio leggersi una guida normale.
Libro acquistato e letto durante un viaggio itinerante in Sardegna. Undici vocaboli che conducono in altrettanti itinerari alla ricerca della Sardegna più vera in luoghi meno battuti dal turismo di massa . Undici vocaboli alla ricerca della “sardita’ “ plasmata , nel bene e nel male,dal susseguirsi di dominazioni straniere: punici, Fenici, romani, vandali, Pisani, genovesi, aragonesi, spagnoli,Austro-Ungarici, savoiardi. Una sardita’ a lungo sopita , complice una mancata consapevolezza e conoscenza delle proprie origini e della propria storia. Tutto raccontato con la lucidità ironica e spietata di Michela Murgia . Mi ha sorpreso e mi ha divertita . Se si ha in programma un giretto nell’isola, consiglio di leggerlo prima di partire o durante il soggiorno.
letto alla vigilia di un viaggio in sardegna che per una serie di circostanze sapevo mi avrebbe fatto restare molto in superficie nella conoscenza dell'isola, mi ha fornito alcune informazioni interessanti che mi hanno fatto venire ancora più voglia di andare oltre i percorsi turistici. è un libro superficiale? forse: tocca molto velocemente molti temi, in maniera anche non organica, ma se l'intento era quello di aprire qualche finestra nuova e accendere curiosità su una regione che resta poco conosciuta, con me ha funzionato.
Alcune informazioni sono inesatte, da sarda potrei listarle, ma basta informarsi per scoprire che alcuni siti documentati come abbandonati e/o considerati come zone che solo i sardi conoscono siano visitabili e, seppur del tutto ripristinati allo stato originale, facilmente individuabili. Un apprezzamento particolare al ruolo della donna sarda fin dai tempi antichi, in un’epoca in cui spesso si parla di femminismo senza conoscerne realmente il significato.
Di ritorno dalla Sardegna, mi sono fatta questo bel regalo; prima volta che leggo uno scritto della Murgia, ne sono piacevolmente sorpresa. Lettura molto scorrevole, mi è parso di ripercorrere l'isola da sud a nord in compagnia di un' amica del luogo ...Murgia ci racconta -per temi- passo dopo passo ogni area di questa meravigliosa isola... Pare di sentire gli odori, i suoni i colori di questa terra...come in un viaggio multisensoriale.
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Un peccato, solo alcuni capitoli mi sono piaciuti. L’ultimo è stato molto bello, per esempio, ma la spiegazione minuziosa di tutte quelle strutture rocciose mi ha spento il lume dell’interesse. Nella prima parte in spiecial modo, risulta nient’altro che uno dei tipici libri sulle regioni meno pop che cercano di valorizzare un territorio in realtà abbastanza povero (lo scrivo da molisana). Ripeto, peccato.
Io dico solo che vorrei che la Murgia sia ancora qui tra noi per averla come Cicerona in Sardegna. Se non avesse intrapreso la carriera di scrittrice, sicuramente quella di guida ai saperi,alle tradizioni, ai pregi e difetti della sua Terra (mi sembrava di sminuirla chiamandola semplicemente guida turistica) sarebbe stato il suo lavoro.. In partenza,appunto, per la Sardegna ho adorato questo libricino, un viaggio nelle parti più intime, nascoste e tradizionali dell' isola.
Ho comprato questo libro a vacanza finita all'aeroporto di Olbia poco prima di lasciare la Sardegna, perché volevo portare con me un ricordo e scoprire meglio questa terra così affascinante di cui ho avuto appena un assaggio. Dopo questo racconto ricco di nozioni storiche e sociologiche, mi verrebbe voglia di riprendere l'aereo e tornare lì a visitare tutti i luoghi di cui Murgia parla, offrendo un quadro interessante e profondo della sua terra natale.
Libro pieno di suggestioni, mi ha ricordato i "contos di fuchile", i racconti intorno al fuoco tipici della tradizione orale sarda, scoperti proprio qui: frammenti di storie e storie, tra nuraghe misteriosi, pozzi sacri, riti dionisiaci travestiti da sagre paesane, pastori, matriarcato, città e miniere dall'isola "diversa".
Ho acquistato questo libro tanto tempo fa in vista di un viaggio in Sardegna che poi non si fece più. Per la delusione lo misi da parte senza leggerlo. L’ho ripreso in mano leggendo con un certo scetticismo...
Frequento la Sardegna da circa trent'anni e la conosco bene, però, dopo aver letto il bel libro di Michela Murgia forse quest'estatate guarderò l'isola con occhi diversi. Ho apprezzato molto l'itinerario storico sul passato dell'isola. Un passato che quasi tutti, anche i sardi stessi, ignorano. Consigliato
Appassionata dichiarazione d'amore per una terra straordinaria. Ho letto questo libro per entrare nell'atmosfera dei luoghi che sto visitando. Mi accompagnano storie ancestrali, antiche quanto il mondo, che persistono, ed esistono, a discapito della ferocia con cui la modernità si accanisce e consuma.
Da persona che ama ed ha amato la Sardegna, avendoci anche vissuto e trovato amici e amore, devo dire che questo libro mi ha colpito perché pur avendo vissuto la Sardegna in fondo, non ho visto praticamente quasi nulla. Storie, luoghi, folklore e personaggi ed una voglia tremenda di ritornare al più presto in quell’isola meravigliosa ma per restarci.
Eccellente libro sull'isola Smeralda. Una visione sincera e verace d'un paese visto per i turisti come un Disneyland dove la tipicità s'inventa per essere servita a questi foranei interessati alle spiagge e il sole. Diviso in dieci capitoli che non sono divisioni geografiche, ma piuttosto temi diversi.