«All'improvviso ogni cosa si fa spaventosamente semplice. Mi curerò con la filosofia, come gli antichi. Questi libri che non sfioravo da anni, non solo devo tornare a leggerli: devo lasciare che mi insegnino qualcosa, che mi educhino. Ho bisogno di una scuola, e di scuole, la filosofia greca ne ha prodotte a bizzeffe. Comincerà così, ora che ne ho più bisogno, ora che avrei cose ben piú urgenti di cui occuparmi, la mia ricerca della felicità».
Che cosa succederebbe se di punto in bianco decidessimo di conoscere noi stessi al modo degli antichi Greci? E se per farlo ci scegliessimo per maestri Pitagora e Parmenide, Epitteto e Pirrone, Epicuro e Diogene? Potremmo scoprire che le scuole dell’antichità non hanno mai chiuso davvero – non finché penseremo alla felicità come a un destino da conquistarci. Attraverso la cronaca di sei settimane «filosofiche», ciascuna vissuta nel rispetto dei precetti di una diversa scuola, Ilaria Gaspari ci guida in un insolito esperimento esistenziale, a tratti serissimo, a tratti esilarante. Scopriremo così che piegandosi alle regole astruse del pitagorismo si può correggere la pigrizia patologica, mentre i paradossi di Zenone mettono a nudo certe strane contraddizioni nel modo in cui siamo abituati a considerare il ritmo della vita. E se essere epicurei non è così piacevole come sembra, il cinismo può regalare gioie inaspettate. Un esercizio di filosofia pratica che ci insegnerà a sentirci padroni dell’attimo che fugge.
Ilaria Gaspari ha studiato filosofia alla Scuola Normale di Pisa e si è laureata con una tesi sulle passioni all’università Paris 1 Panthéon Sorbonne. Nel 2015 è uscito il suo primo romanzo, Etica dell’acquario (Voland), nel 2018 Ragioni e sentimenti (Sonzogno). Collabora con diverse testate giornalistiche, tiene corsi di scrittura alla Scuola Holden, vive tra Roma e Parigi.
Un brevissimo saggio che dà un'infarinatura su alcune delle scuole di filosofia antica. Da ex studentessa del liceo classico, non ho potuto che provare un immenso piacere a leggere di qualcosa che ho studiato ma non ho mai approfondito oltre al liceo (e anche a vedere parole scritte in greco e scoprire di riuscire ancora a leggerle dopo ben 5 anni😂) Mi è sembrata la giusta via di mezzo tra la divulgazione filosofica e il racconto personale delle vicende dell'autrice. Con lei abbiamo fatto un percorso verso la ricerca della felicità, che era il fine ultimo degli antichi greci così come delle persone che vivono nel 21esimo secolo.
Uno di quei libri che ti fa chiedere: Ma perché questa autrice pubblica per una major? "Lezioni di felicità" vuole dare l'impressione di fornire pillole di filosofia per neofiti, ma non è altro che il prodotto di una letta al manuale del liceo, rivisto sulla base di un giochino pseudo-esistenzialista: Ogni settimana vivrò secondo le regole di una certa scuola filosofica antica. Ci sono pure errori gravi: nella mia edizione (spero che nelle successive sia stato corretto) per esempio si dice che Ottaviano avrebbe vinto ad Anzio. L'autrice, che nel libro parla della sua vita a Roma, confonde il paese laziale con Azio. Boh.
edit settembre 2021: Leggerò altro di questa autrice. frase cancellata causa indigestione di post di autopromozione dell'autrice su instagram. E questo cosa c'entra, che tipo di bias hai? e poi cosa dovrebbe fare un autore su ig se non quello senza risparmiarsi e risparmiarti? eppure, mumble mumble... __ Libro carino, scritto bene, leggero e godibile. Leggerò altro di questa autrice. Il titolo secondo me non rende merito al contenuto: troppo manualistico/didascalico e poi quel "buon uso della vita" non si può proprio sentire.
Una miscela equilibrata di elementi autobiografici ed elementi saggistici. La lettura è stata scorrevole e interessante e mi hanno colpito particolarmente alcune frasi, forse perché sembrano descrivere certi aspetti della mia vita; il libro è comprensibile, secondo me, anche per chi non è in buoni rapporti con la filosofia (io ne sono sicuramente un esempio) e può essere, quindi, un buon punto di partenza per avvicinarsi (o riavvicinarsi, nel mio caso) a questa disciplina.
"Non c'è niente di troppo grave, il tetrafarmaco è con me: non devo temere né gli dèi né super-io, e la paura sotterranea che si mangia tutto, la paura della morte, è paura di qualcosa che nemmeno proverò, perché non sarò lí, perché non la sentirò come sento la vita. E la vita la sento, improvvisamente, tornando a guardare fuori in un giorno che piove a dirotto."
Da sempre nutro un amore incondizionato verso la filosofia.
Ricordo che al liceo la maggior parte dei miei compagni di classe, durante l’ora di filosofia, rimaneva interdetta: non riuscivano a comprendere il senso delle parole dei professori che ci raccontavano con passione di tutti quegli uomini che nei vari secoli avevano cercato di capire il senso della vita, come si raggiungesse la felicità, quale fosse la giusta condotta da tenere… e molto altro ancora. Non ne vedevano lo scopo, il fine. E io, all’opposto, ne ero affascinata. Anzi, lo sono ancora.
Facile comprendere, dunque, come questo piccolo libriccino – il cui titolo contiene una delle mie combo preferite: filosofia e felicità – mi sia balzato subito agli occhi e abbia sentito la necessità di leggerlo!
Edito da Einaudi nel 2019, Lezioni di felicità. Esercizi filosofici per il buon uso della vita, altro non è che il risultato di un esperimento realizzato dalla protagonista – rectius dall’autrice, Ilaria Gaspari – che, con il cuore a pezzi per la fine di un amore, si trova a dover lasciare la casa dove vive con il suo compagno iniziando a chiedersi (filosoficamente, aggiungerei!) se fosse – o, forse, se fosse mai stata – felice.
Sono disperata, come chiunque venga mollato di punto in bianco, dopo dieci anni d’amore – oltretutto con l’incombenza di traslocare perché l’affitto all’improvviso è troppo alto. Questo trasloco è una violenza; eppure mi sta succedendo qualcosa. È uno strappo, ma come quello di un cielo cartapesta che si laceri in un teatrino di marionette: dietro vedo il cielo, quello vero.
Per la prima volta dopo molto tempo, ritrovo la sensazione asprigna della libertà, mentre tutto crolla e si disperde. Forse è il momento di pensare a un modo per essere felice.
Così, mentre inizia a svuotare la casa e a riempire le scatole partendo dalla libreria, capisce che la risposta alla sua domanda può arrivare proprio da lì, dalle pagine dei libri che non apriva da anni, dalle parole dei maestri, dalla filosofia greca.
Mi ritrovo seduta sul parquet, in mezzo alla confusione degli scatoloni, a leggere. Improvvisamente, insieme al sollievo di non essermi rotta l’osso del collo, è arrivata l’illuminazione. Ho bisogno di una scuola, e di scuole, la filosofia greca antica ne ha prodotte a bizzeffe. Mi iscriverò a tutte quelle a cui posso iscrivermi.
Comincerò così, ora che ne ho più bisogno, ora che avrei cose ben più urgenti di cui occuparmi, la mia educazione filosofica, la mia ricerca della felicità.
Inizia, dunque, a cercare la felicità seguendo letteralmente i precetti e i pensieri di sei scuole diverse per sei settimane consecutive: la pitagorica, l’eleatica, la scettica, la stoica, l’epicurea e, infine, la cinica. Destreggiandosi fra gli insegnamenti delle scuole antiche, la protagonista, si ritrova a educare se stessa a regole che le impongono di comportarsi diversamente a quanto normalmente avrebbe fatto, sorprendendosi delle scoperte che ne derivano.
Per provare a essere felicemente imperturbabile, devo smettere di darmi da fare per avere tutto sotto controllo, provare ad abbandonarmi al caso sospendendo ogni giudizio su quello che faccio.
E allora inizio a ragionare in un modo che non è il solito, e a dirmi: e se fossimo frecce immobili? Se il puntare verso qualcosa non fosse un puro accidente, non un luogo verso cui è giusto andare, non una meta, non un obiettivo? Se non ci fosse nessun bersaglio, nessun moto a luogo, nessun centro in cui conficcarci; se non ci fosse altro che l’immobilità sospesa degli istanti?
Ed ecco la riflessione che più mi ha colpita.
Perché quest’abitudine di capitalizzare il tempo mi ha resa avara, insensibile alla perfezione degli istanti.
Immediato il richiamo al consumismo e alla nostra mentalità occidentale, per dirla un po’ alla Gianluca Gotto.
Ma non sono più così sicura che pensare di dover sfruttare ogni istante abbia davvero senso. Perché – ci faccio caso solo adesso, e chissà se ci avrei mai pensato, senza la sottile violenza logica che sulla mia concezione del tempo, finora così ostinatamente conformista, ha esercitato Zenone di Elea – proprio il fatto di credere che debba essere tutto utile, che ogni esperienza debba per forza servirci, farci crescere e maturare come frutti nella tarda primavera, rende avari di tempo.
Il tempo che credo di aver perso amando la persona sbagliata, chi me lo ridarà indietro? Questo mi addolora – mi addolorava, almeno, fino a quando non ho incontrato Zenone. Che meschinità verso di me, verso la vita, verso il tempo, convincermi di averne perso tanto solo perché sono rimasta delusa, solo perché l’investimento non è andato a buon fine. Che orrore, ostinarsi a vedere una storia che finisce come una bancarotta – che stupido pensare che il tempo e l’amore e la vita siano solo un richiamo all’efficienza.
La penna di Ilaria Gaspari è perfettamente coerente con il contenuto del libro: i periodi lunghi e ben punteggiati, il lessico vario, le frasi dubitative, rivelano tutta la sua matrice classica.
E però c’è qualcosa che il paradosso mi insegna, in una casa quasi vuota, in giorni in cui mi sento fallire e penso alla bancarotta assoluta del mio tempo, delle speranze che ho spiato crescere, della vita che credevo di aver costruito, poco alla volta, perché l’avvenire potesse essere luminoso e facile e risplendere di quella straordinaria efficienza che tutti i pigri immaginano nella loro inesistente vita futura. I paradossi di Zenone mi insegnano che può anche essere un errore sovrapporre al tempo una freccia, credere di vederlo scorrere sempre in una direzione, dritto verso un obiettivo. E che ci derubiamo del tempo, della piccola perfetta finitezza degli istanti, quando lo proiettiamo tutto in avanti, quando immaginiamo di vederlo correre; quando pensiamo a quel che punta la freccia e non, invece, a cosa la sostenga nel punto in cui si trova.
Da premiare, comunque, il fatto che le pagine scorrano alla giusta andatura, senza risultare troppo pesanti e, anzi, creando un libro piacevole. L’effetto è accentuato dagli episodi divertenti che l’autrice racconta e che, assieme alle spiegazioni sulle scuole filosofiche, ai pensieri e alle riflessioni che ne derivano, determinano un testo equilibrato e armonico.
Senza che all’inizio ci facessi caso, questo esperimento esistenziale che ho inventato serve precisamente a tenermi occupata; e, forse, spero (mi illudo?), anche a farmi capire qualcosa in più di me, della vita, di quello che nessuno ci sa spiegare: come si vive, come si fa a vivere dopo che si è squarciato il fondale dipinto di blu e si è scoperto che non era quello il cielo; dopo che si è fatto strada il pensiero che tutto ha una fine, anche se i sintomi della fine restano invisibili fino all’ultimo.
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Il titolo “lezioni di felicità” troppo azzardato e oserei dire anche un po’ presuntuoso; o comunque a primo acchitto diresti che è un altro tipo di libro. Mi aspettavo dei precetti filosofici, delle informazioni e dei consigli più concreti, invece l’ho trovato abbastanza confusionario. L’inserimento della rottura della storia d’amore dell’autrice all’interno del racconto poteva essere molto interessante, purtroppo però non mi è piaciuto molto il modo in cui è stata integrata ai concetti filosofici, sembra quasi una forzatura.
Ovviamente non è un libro da buttare, anzi è ben leggibile e mi sono tornate in mente tante cose studiate negli anni scorsi e alcuni collegamenti che vorrei approfondire.
Un libro un po’ naïf (volutamente?), un feel-good book che rasserena e scorre con leggerezza. Mi rimane la sensazione che manchi qualcosa di tagliente, un piglio più deciso o un po’ di sofferenza tosta, concreta... ma l’idea è buona e la scrittura piacevole. È un regalo perfetto, direi, e ha il merito di avermi fatto venire voglia di rileggere Epitteto e altri classici
Per me è stato un po' complicato leggerlo, linguaggio troppo fuorbito e tecnicismi filosofici , per i laureati di lettere e filosofia. Nonostante tutto ho apprezzato l'idea dell'applicazione della filosofia classica con la vita quotidiana dei nostri tempi.
Al cantuccio_dei_libri_e_poesie parliamo di filosofia con il bel libro "Lezioni di felicità" di Ilaria Gaspari (@ilarionenazionale), @einaudieditore. Della stessa autrice, un anno fa, durante la quarantena, avevo scoperto "Vita segreta delle emozioni" e trovato quelle pagine preziose, scritte con passione. Incontro questa autrice ancora una volta in un tempo "sospeso", durante le mie vacanze al mare, al riparo dai ritmi della quotidianità e dalle comode abitudini. E anche questa volta credo che la circostanza sia stata favorevole. Perché il testo è scritto benissimo, in modo chiaro, accattivante, alle volte spassoso ma comunque parla di #filosofia. Dopo ogni capitolo sentivo la necessità di rallentare e riflettere. L'Autrice accompagna il lettore, anzi, viaggia con lui nel tempo, proponendo come destinazione l'antica #Grecia. Ci conduce nelle diverse scuole filosofiche (pitagorica, eleatica, scettica, stoica, epicurea e cinica) affinché ciascuno di noi possa cercare la propria felicità. L'invito è di imparare l'arte di vivere osservando le regole proposte dalle diverse scuole al fine di raggiungere la #eudaimonia, la #felicità degli antichi che è "[...] un destino fortunato che ci si costruisce attraverso la giusta postura del corpo e della mente;[...] È un esercizio di libertà: non solo dagli scherzi del fato, dai capricci delle opinioni altrui, o dalle fortune e iatture che la sorte ci rifila, ma anche e soprattutto da noi stessi; dagli automatismi delle abitudini, dalle reazioni immediate che ci trasformano in burattini alla mercé di un sistema di credenze accolto in maniera acritica". Mettersi in discussione è cosa più semplice a dirsi che a farsi ma Gaspari propone un "esperimento esistenziale e filosofico privo di pretese filologiche eppure serio, a modo suo, com'è serio tutto quello che ci spinge a ribaltare le prospettive, a mescolare le carte, a rovesciare i punti di riferimento". Alle prese con un recente dolore, l'Autrice entra in ciascuna scuola e per una settimana ne segue i precetti e consigli, nella speranza che dalle parole di #Pitagora, #Zenone, #Pirrone, #Epitteto, #Epicuro, #Diogene arrivi un po' di sollievo. (continua nei commenti)
Voilà un livre très étonnant... Attirée par un titre prometteur, je ne pensais pas que j'allais devoir mettre mon cerveau à l'envers, me concentrer sur des pensées antiques, et enfin apprendre autant sur les philosophes et ... moi même ! Il y a encore pas mal de route jusqu'au bonheur finalement 😉 Le niveau de ce livre est assez élevé pour qui ne lit pas tant de philosophie comme moi et pourtant je vais vous dire de vous accrocher à cette lecture qui apporte tant. D'accord l'auteure est d'un très haut niveau en philosophie mais elle a su je trouve avec beaucoup de pédagogie nous faire passer des messages essentiels sur les principales pensées philosophiques. Pour cela elle utilise un événement de vie particulier à savoir la rupture. Cela reste cependant je trouve en toile de fond mais nous permet d'avoir un fil conducteur. Nous faisons également la connaissance des philosophes principaux et de leur écoles respectives. L'auteure nous décortique des petits bouts de la vie des penseurs incroyables et intéressants. En un mot, elle sait nous les rendre vivants ! N'oublions pas l'humour que l'auteure a utilisé à bon escient qui m'a ravit tout au long de ma lecture.
Une très belle rencontre avec un petit livre de seulement 170 pages mais qui m'a amené à une expérience étonnante, instructive et drôle. Un livre à lire et à relire. Je conseille évidemment!!
O livro é uma agradável mistura de relato pessoal com ensaio filosófico. Deixada pelo namorado e com a obrigação de mudar de apartamento em poucos, a autora começa uma espécie de experimento filosófico em que busca seguir os ensinamentos de uma escola da Antiguidade. Ela parte da constatação de que para os antigos, a filosofia havia uma finalidade prática. Nas palavras de Epicuro com as quais ela abre o livro, “É vão o discurso do filósofo que não cura algum mal do espírito humano”. Talvez esse viés tenha sido recuperado mais modernamente pelo filósofo Pierre Hadot – a respeito do qual espero falar mais no futuro. Segundo ele, “todas as escolas filosóficas da Antiguidade recusaram-se a considerar a atividade filosófica puramente intelectual, puramente teórica e formal, entendendo-a, ao contrário, como uma escolha que compreendia toda uma vida e o espírito em sua totalidade”. A filosofia, tal qual a entendiam os antigos, seria um modo de engajamento espiritual (aqui uso a palavra sem que haja um sentido religioso), i.e., era a arte de bem viver, em que a adoção de algumas atitudes ou regras implicariam caminhar rumo à sabedoria. A Eudaimonia (eu=bem + daimon=espírito, sorte) é algo que se atinge por meio de uma certa postura em relação ao mundo. Enfim, filosofar é aprender a viver, no sentido de encontrar a felicidade em um mundo que nos é por natureza hostil. Isso é o que faziam as escolas filosóficas da Antiguidade. Ou nas palavras de Sócrates: “uma vida sem busca não é digna de ser vivida”. O resultado final é bem curioso e serve como reflexão sobre nós mesmos em nossa investigação sobre o que é viver bem. Enfim, uma leitura leve, mas bastante instigante.
8! Un romanzo della cronaca di una crescita “ sperimentale”. La protagonista lasciata dal fidanzato decide di “curarsi” seguendo i dettami delle varie scuole dei filosofi della Grecia antica. E così per sei settimane decide di vivere secondo i precetti delle diverse scuole filosofiche iniziando con Pitagora e terminando con Diogene. La filosofia aiuta, in primo luogo, a cambiare il modo in cui ci poniamo le domande, la prospettiva da cui guardiamo i problemi: non ci offre risposte facili, e le sue massime, se pur ci sono, vanno sempre interpretate. “Siamo noi stessi anche grazie alla conoscenza che abbiamo di noi.” “ vivo cercando qualcosa che non so; forse solo la felicità do continuare a cercare”
L'unica cosa positiva che io possa dire e che ho trovato intelligente la scelta del format - se non si hanno idee innovative per scrivere articoli o saggi, né le capacità necessarie per fare vera divulgazione, né una storia o uno stile meritevoli di un romanzo, basta mescolare un po' di quello che si è studiato con un pizzico di parvenza autobiografia et voilà, il libro è fatto. L'ho abbandonato alla seconda settimana filosofica, l' "eleatica", trovandolo vuotissimo di contenuto nonostante l'evidente sforzo a dimostrarsi pieno di cultura e arguzia. Forse migliora poi? Non lo saprò mai, amen. Consigliato per quelli che si entusiasmano con il programma del primo quadrimestre di filosofia al liceo; sconsigliato a chi non ama lanciare i libri contro il muro.
Mi sono ricordata di quanto mi piacesse la filosofia, oltre che di quanto alcuni precetti possano essere sposati e attuati nella vita di ogni giorno. Questo libro ricorda l’importanza a non “lasciarsi vivere” ma di essere presenti e consapevoli anche delle cose più banali, nel presente. Tutti ci confrontiamo quotidianamente con i nostri propri piccoli difetti, ma è curioso farlo secondo i precetti di queste scuole. Il libro mi ha strappato alcune grasse risate in questo periodo di quarantena :)
Sei settimane per sei riflessioni antiche che scompongono la vita moderna fino all'osso, rivelando la semplicità della nostra esistenza e la complessità delle sovrastrutture che, senza apparente ragione, soliamo costrurci sopra. Un viaggio nel passato degli studi di filosofia che ha risvegliato nella mia mente gli schemi del pensiero critico. Scrittura fresca e lineare, è stato un viaggio piacevolissimo. Lettura consigliata in particolare a chi già possiede delle basi di filosofia (e greco).
Uma pitada de filosofia dentro de uma história. Bom livro, nem pesado, nem muito leve. Acho que esperava um pouco mais do experimento, uma semana é pouco tempo. Como ela neutralizou o período menstrual, fez uma dummy? Experimento de vida, não científico. Bom relato, bem contado e alguns parágrafos realmente ótimos.
Mi aspettavo tantissimo da questo libro ma nessuna aspettativa è stata realizzata. Peccato. Delusa. Magari, a chi piace la filosofia è ottimo, per questo lo stesso consiglio a quest’ultimi, ma per me è un NO, purtroppo.
Un utile ripasso delle antiche scuole filosofiche e un piacevole invito a non affaticarsi a inseguire chimere, desideri impossibili, a non avere l'ossessione e la pretesa di avere tutto sotto controllo. Un esercizio per ricordare a ciascuno che la felicità talvolta è proprio lì, dove siamo.
Une philosophe italienne, en pleine rupture sentimentale, va puiser chez les philosophes anciens des leçons pour mieux vivre. C'est profond sans jamais se prendre au sérieux, drôle et mélancolique. Et ça finit avec un chien !
Un audiolibro perfetto per chi vuole ripassare le principali scuole filosofiche greche senza andare a scomodare i mostri sacri (Socrate, Platone ed Aristotele). Meglio di un Bignami, ma di poco e inoltre credo anche che il titolo sia un po' troppo ambizioso per quanto segue.
un po’ troppo complicato a volte capire perfettamente i temi trattati, a meno che tu non studi lettere o filosofia, ma tutto sommato è stata una lettura abbastanza piacevole