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370 pages, Kindle Edition
Published April 30, 2019
È sorprendente come la maggior parte degli scienziati ritenga che non ci sia nessun miracolo. Siamo così abituati a essere coscienti che non ci accorgiamo dell'impossibilità che la coscienza possa emergere dalla materia, a meno che anche la materia non sia cosciente in qualche modo. Solo quei pochi che hanno iniziato a pensare seriamente a questo problema riconoscono che la coscienza rappresenta un problema irrisolto.
Per anni ho cercato di capire come faccia la coscienza a emergere da segnali elettrici o biochimici. Invariabilmente i segnali elettrici possono solo produrre altri segnali elettrici o altre conseguenze fisiche come forza o movimento, ma mai sensazioni e sentimenti, che sono qualitativamente differenti.
I sentimenti sono proprietà soggettive interne, correlate a proprietà esterne della materia che consideriamo oggettive. Si tratta di una classe di fenomeni fondamentalmente diversa dai fenomeni materiali.
Proprio come l'elettricità è una proprietà fisica fondamentale che non può sorgere spontaneamente da particelle elementari prive di una qualche "elettricità elementare", così dev'essere per la coscienza. L'elettricità esiste nei corpi macroscopici perché alcune particelle elementari contengono carica elettrica, il nome dato a quest'elettricità elementare. Allo stesso modo, la coscienza deve essere già contenuta in qualche forma nelle particelle elementari di cui tutto è fatto. Non può derivare dalla materia priva di questa "coscienza elementare".
La coscienza è lo "spazio" in cui avviene la conversione dalla realtà materiale alla realtà interiore dei qualia, che sono i portatori di significato.
I fisici generalmente negano che il mondo interiore abbia un impatto diretto sulla realtà fisica. Concentrati solo sulla realtà simbolica esteriore, assumono che la coscienza emerga spontaneamente soltanto da organizzazioni complesse di materia inerte, come il cervello umano, anche se non esiste alcuna spiegazione plausibile su come ciò avvenga. Prendendo una posizione diametralmente opposta, molte persone spirituali credono che esista solo la realtà interiore dello spirito o della mente e minimizzano o negano la realtà della materia.
L'approccio che ho adottato per unire spiritualità e scienza, ovvero la realtà interiore con la realtà esteriore, è quello di estendere le idee sperimentalmente verificate della fisica quantistica al mondo interiore, figurandomi nuove interpretazioni dei suoi aspetti poco compresi.
Secondo la fisica quantistica, la realtà fisica è olistica, dinamica e probabilistica. Ho quindi aggiunto all'olismo e al dinamismo un terzo principio legato al mondo interiore, che ho espresso così: Uno vuole conoscere sé stesso. L'aspetto probabilistico della fisica quantistica diventa quindi una conseguenza di questo terzo principio. Se partiamo dall'ipotesi che le UC esistano prima della realtà fisica, i concetti di spazio, tempo e campi quantistici che sono considerati primitivi in fisica devono essere riconcettualizzati come derivanti dalla natura delle UC. Questa nuova visione richiede un ripensamento completo di tutto ciò che abbiamo accettato come verità. Solo dopo aver sviluppato un quadro concettuale solido e coerente, e aver figurata una struttura matematica adeguata, possiamo valutarne le conseguenze e perfezionare il modello. La ricompensa sarà l'unione della realtà interiore e della realtà esteriore in un cosmo in cui esistono significato e scopo.
Bene, cominciamo con il definire cosa intendiamo per coscienza. lo so, dentro di me, di esistere. Ma come faccio a saperlo? Sono sicuro che esisto perché lo sento dentro di me. Quindi, è il sentire il portatore della conoscenza. La capacità di sentire è la proprietà essenziale della coscienza. Quando annuso una rosa, sento l'odore. Ma attenzione! La sensazione non è l'insieme dei segnali elettrici prodotti dai recettori olfattivi all'interno del mio naso. Questi segnali elettrici portano informazioni oggettive, ma tali informazioni sono tradotte nella mia coscienza in una sensazione soggettiva: cioè il profumo che quella rosa mi fa sentire. Dove mai si nasconde il profumo nei segnali biochimici ed elettrici?
Per esempio, è certamente possibile costruire un robot in grado di riconoscere la particolare combinazione di molecole diverse emesse da una rosa che permettono di identificarla correttamente dal suo odore. Però quel robot non proverebbe nessuna sensazione. Non sarebbe consapevole dell'odore sotto forma di sensazione. Per essere consapevoli bisogna sentire il profumo. Ma il robot si ferma ai segnali elettrici, e da quei segnali può generare quello che corrisponde al nome "rosa" un altro simbolo a cui può anche essere associato qualche tipo di azione. Noi facciamo molto di più perché sentiamo l'odore della rosa, e attraverso quella sensazione ci colleghiamo in modo speciale a quella rosa, e al significato che le rose hanno nella nostra vita.