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Hardcover
First published October 31, 2011
Adolescente col disagio + professore illuminato = ecco un altro che ha visto troppe volte l'Attimo fuggente.
Dovevo dare retta al mio istinto e cedere alla semplificazione, perché sì, c'è ancora un insopportabile minchione che fa il professore e sì, ci sono ancora adolescenti che sembrano usciti dalle fanfiction di un adolescente - e dico fanfiction, non realtà, oppure D'Avenia vive in un mondo fatato in cui i ragazzi hanno lo spessore della carta igienica e gli unicorni cacano arcobaleni.
Lei, l'eroina, c'ha il disagio, perché - DRAMMA! - un bel dì il papà molla la mamma (probabilmente per evitare il colloquio col docente d'italiano). Lucy Van Pelt avrebbe liquidato la questione con un: non sei la sola, sorella, cinque cents, che avrebbe restituito il tutto a una dimensione plausibile e realistica. L'Autore no: drammeggia.
Lui, l'eroe figherrimo, sta tra il vampifrocio glitteroso alla Pattinson e lo stempiato rockabilly alla Luke Perry. Imbratta il bagno con frasi prese da Fight Club, perché lui non è come tutti (premessa - è noto - che accompagna tutti i personaggi DAVVERO banali): è bellissimo, intelligentissimo, issimo.
Ti caria con uno sguardo e ti svergina con l'alitosi.
Parliamo del professore? Ma anche no, a questo punto: è una mitraglia di banalità e idealismo da riciclo, latineggiante per posa e, dunque, ben lontano dalla sostanza di chi ha inventato diritto e archi, non bolle di sapone piene di nulla.
Fosse capitato nella mia, di classe, non sarebbe durato un giorno, perché al primo salto in cattedra, ne sono certa, qualcuno l'avrebbe fissato negli occhi e poi avrebbe detto: A professo', la cattedra, dattela 'n faccia.
E avrebbe fatto bene.