La maggior parte delle volte non siamo noi a scegliere le parole che il nostro linguaggio, fatto per lo più di stereotipi, modi di dire e luoghi comuni, deriva da una cultura patriarcale preesistente a noi. In questo libro Lorenzo Gasparrini analizza e studia le forme del linguaggio sessista, da dove hanno tratto origine e come sono cambiate negli anni, e come i femminismi abbiano portato avanti su questo tema le battaglie per la parità. Un libro che è una guida per riconoscere il sessismo insito nelle parole che scegliamo di usare, sia esso consapevole o inconsapevole, capire come ci viene imposto e realizzare come possa essere evitato.
Per questo libro valgono le stesse considerazioni che ho fatto riguardo a "Manuale per ragazze rivoluzionarie" di Giulia Blasi e "Beauty mania" di Renee Engeln. Voglio anche dire che la copertina e forse anche il titolo non rendono giustizia al contenuto che ho trovato ben spiegato e strutturato senza scadere in banalizzazioni, anzi, a tratti pure un po' più difficile di quello che mi aspettavo - cosa buona e giusta. Nei quattro capitoli Gasparrini affronta il problema del sessismo da diversi punti di vista. Uno dei miei preferiti è il secondo, "Linguaggio sessista in Italia", nel quale l'autore spiega cosa sono i pregiudizi, i stereotipi, la parità, dando anche molte definizioni e facendo esempi riguardo ai proverbi, modi di dire, benaltrismo. L'ultimo capitolo è riservato a numerosi esempi di sessismo nella comunicazione italiana: politici, intellettuali, psicoesperti, filosofi, giornalisti e ancora blogger, fumettisti, esperti di...
“Men who want to be feminists do not need to be given a space in feminism, they need to take the space they have in society and make it feminist” - Kelley Temple
“Questo vuol dire riconoscere il potere patriarcale che ti è stato insegnato in quanto uomo (più di tutti se eterosessuale) dalla società maschilista nella quale viviamo. Vuol dire adoperarti per smantellare quel potere innanzitutto nelle tue abitudini, nei tuoi gesti e nel tuo linguaggio; tenendo conto di ciò che i tanti femminismi hanno già raccontato e dell’esperienza di chi lavora e lotta ogni giorno nel campo femminista. Vuol dire parlare con i tuoi amici e altri uomini di tutto questo, portando anche nel luogo di lavoro, e nel risultato del tuo lavoro, l’istanza femminista. Vuol dire riconoscere che tutto ciò è un impegno incessante, perché non c’è un traguardo da raggiungere, ma una strada da percorrere per la parità, non per le donne. “
Lorenzo Gasaparrini è un femminista migliore di quel che pensassi e lo ringrazio personalmente per il suo aiuto nel formare altr* fantastic* femminist*.
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Non casco da un pero, né ho vissuto la mia vita in un rifugio antiatomico, quindi so bene che le numerose citazioni riportate dall'autore in questo agile manualetto sono appena la punta di un iceberg (un iceberg marrone, come forse direbbe Gasparrini stesso), ma è stato comunque faticoso arrivare fino in fondo senza imprecare, alzare gli occhi al cielo e/o rabbrividire ogni poche righe. La carrellata di personaggi più o meno noti, più o meno autorevoli, che ogni giorno aprono la bocca per diffondere odio e ignoranza, per rafforzare lo status quo e proteggere una presunta "normalità" sotto attacco, è avvilente, soverchiante. Ma proprio perché il sessismo si adagia (avevo scritto "si nasconde" ma no, è proprio lì in bella vista) così bene tra le pieghe del linguaggio che è importante stanarlo, scacciarlo, o perlomeno andare a dargli fastidio come si può. Anche quando sembra innocuo. Perché di innocuo non c'è proprio niente.
Classica frase di apertura seguita da un'affermazione sessista. Un libro da leggere se si ha voglia di crescere e cambiare. Un libro che mi ha dato la conferma che il cambiamento dipende anche dal modo in cui scegliamo di esprimerci. Siamo tutti sessisti inconsapevoli (forse) nel modo in cui usiamo le parole. Le parole sono importanti e scegliere quali usare può davvero fare la differenza cambiando anche nostro modo di pensare, demolendo quella valanga di stereotipi e luoghi comuni che ci fanno solo del male.
“Non sono sessista, ma…” – un titolo provocatorio per un libro che affronta con decisione un nodo cruciale: il sessismo nel linguaggio quotidiano, spesso invisibile ma profondamente radicato.
Gasparrini mette in luce come parole, proverbi, modi di dire e forme di comunicazione rivelino – più o meno consapevolmente – una cultura che continua a marginalizzare, ridurre, cancellare. E su questo, c’è poco da discutere: il linguaggio conta, eccome.
Dopo i primi tre capitoli in cui si sofferma a spiegare cosa sia il sessismo e di come sia evidente nella lingua e nella cultura italiana, l’autore si dilunga nel far vedere che quello di cui ha discusso non è solo teoria: esempi concreti, analisi di casi reali, citazioni e contesti che rendono viva e attuale la riflessione. È quindi, per certi versi, il capitolo più interessante, tuttavia, proprio qui ho anche avvertito un tono un po’ assolutista, un senso di giudizio granitico che a tratti fa sembrare il testo più una requisitoria che un invito alla consapevolezza.
Vivo un senso di scissione: da un lato penso che non possa esserci un dialogo con chi non si accorge che il mondo sta andando avanti e vorrebbe tornare a quel “quando si stava meglio” tanto rassicurante quanto fittizio. Dall’altro sono cresciuta con l’idea che il dialogo sia la base della civiltà: già Platone lo metteva al centro della sua filosofia, e Socrate ci ha insegnato l’importanza del dubbio. E non credo che queste cose possano valere solo quando riguardano gli altri.
Sicuramente Gasparrini, uomo che parla di femminismo in un mondo ancora profondamente patriarcale, di dialoghi interiori e di dubbi ne avrà coltivati parecchi per arrivare alle sue consapevolezze attuali. Dispiace un po’ che questo — almeno per me — non sia emerso in modo evidente. Le sue conclusioni (che — ci tengo a dirlo — condivido quasi sempre), per quanto argomentate e condivisibili, suonano un po’ come verità definitive. E quando si chiude una porta al dubbio, si chiude anche una finestra anche sul confronto.
Ho deciso di leggere questo libro perché interessata ad un argomento senza dubbio attuale, purtroppo però son rimasta abbastanza delusa.
Il primo capitolo è piuttosto introduttivo, farcito di qualche generalizzazione che in libri come questo, quindi indirizzati ad un certo pubblico, suonano sempre bene “l’Italia rimane un paese di cultura decisamente razzista e discriminante” … “la realtà italiana è piena di sessismi vari”. Aldilà di questo, oltre a fornire qualche riferimento bibliografico non offre un granché.
Il capitolo 2 è già più interessante, almeno qui vengono forniti alcuni esempi che dimostrano, o almeno ci provano, che la nostra lingua sia inesorabilmente sessista. Mi ha fatto sorridere quanto scritto riguardo ai proverbi “la maggiora parte dei proverbi della nostra lingua è sessista” perché mi immagino l’autore che scarica tutti i proverbi esistenti nella lingua italiana e calcola percentuali per tema per capire quanti siano effettivamente sessisti. Per quanto riguarda gli altri esempi presenti nel capitolo, in alcuni casi mi trovo d’accordo mentre con altri no. In particolare, trovo illogica la parte che fa riferimento al mondo dell’editoria ed al fatto che alcuni contenuti siano creati avendo come target le donne. E quindi? Quale sarebbe il problema? In generale, e questa è una critica all’intero movimento femminista, trovo che sia totalmente senza senso l’obiettivo di arrivare ad una società “gender free” in cui tutto è creato sia per uomini, sia per le donne, sia per chi si identifica come non binario.
Il capitolo 3 è senza dubbio quello che ha fatto arrivare questa recensione a 2.5 stelline. Personalmente, trovo sia l’unico capitolo con idee oggettivamente condivisibili anche se in alcuni casi ho trovato qualche esempio decisamente forzato (tipo quello dove durante la riunione si fanno battute sul punto G, capiterà si, ma quanto spesso?).
Il capitolo 4 ammetto di averlo letto saltando parecchie cose; in questo capitolo esce fuori il tratto tipico delle persone che si occupano di questi argomenti l’arroganza e la supponenza. Gasparrini, che sicuro avrà studiato tanto ma che io personalmente non avevo mai sentito nominare prima di questo libro, si innalza a conoscitore della verità assoluta. In questo capitolo si susseguono una dopo l’altra situazioni di name and shame dove discorsi fatti da giornalisti, psicologi, filosofi ed esperti vari (che vengono continuamente denigrati dall’autore) vengono analizzati con l’unico intento di dimostrare che lui ha ragione e che loro hanno torto.
E’ difficile dilungarsi su temi come l’etica in una recensione su Goodreads, ma alla fine l’impressione che ho avuto leggendo questo libro (che mi ha fatto parecchio incazzare nonostante sia Natale) è che scrittori come Gasparrini (ed altri come lui) non fanno altro che aumentare la polarizzazione nella società su questi temi. Gasparrini ha la verità, e chi non ha pensa come lui sbaglia e merita di finire cancelled. Purtroppo questo è un tratto ricorrente della maggior parte degli scrittori/blogger/influencers che si occupano di questi temi, loro sono dei Guru, sanno cosa è giusto e cosa è sbagliato e non si può avere idee discordanti perché appunto detentori delle verità assolute. Il problema è che su questioni etiche, sociali, e morali è molto difficile arrivare ad un concetto di verità assoluta (che spesso non si trova neanche in ambiti più oggettivi come la scienza) e spesso si rischia solamente di creare divisioni all’interno della società che non fanno bene né alle donne né alle altre minoranze a cui si accenna.
In definitiva, fischiare ad una donna per strada è chiaramente una molestia, come bisognerebbe abbandonare l’uso di frasi come “donna con le palle” ma penso che se Gasparrini, e chi come lui, sono coloro ai quali viene affidato il compito di riformare la società rendendola meno sessista allora è meglio rinunciare fin da subito.
"Gli insulti" ancorché usati amichevolmente come motti canzonatori, gli insulti sessisti sottendono un pensiero universalmente diviso (...) la più diffusa di queste espressioni è certamente "puttana", alla quale si collegano le pressoché infinite serie di sinonimi e varianti, tutte le derivazioni più o meno ammesse anche in un linguaggio ritenuto non volgare (come il verbo "sputtanare"). Già la banale osservazione che il supposto corrispettivo maschile sia "gigolò" evidenzia una disparità sociale consolidata nella prassi linguistica. Una donna che al volante commette una (anche solo supposta) infrazione o una manovra pericolosa, viene etichettata con questo termine, con suoi sinonimi o parafrasi, che alludo o deliberatamente alla sua condotta sessuale. L'uomo che commette la stessa irregolarità è invece apostrofato come "figlio di p..." o "cornuto" (cioè marito/compagno di una p...).
Se la vicenda del gruppo “Mia moglie” vi ha scosso…cominciate a documentarvi un po’ anche con delle letture utili e semplici come questa che vi suggerisco in questo appuntamento di fine agosto!
La potenza del libro sta proprio in questo: ci aiuta a riconoscere il sessismo sottile, quello che si nasconde nel linguaggio comune, nelle battute da bar, nei discorsi di politici e opinionisti. Non serve cercare la violenza esplicita per trovare il patriarcato: basta ascoltare con attenzione. E quando inizi a farci caso, non riesci più a non vederlo.
Chi si occupa di linguaggio sa bene che questo non è solo un mezzo per trasmettere un significato, ma anche un importante strumento di creazione della realtà. Noi pensiamo attraverso le parole e diamo un significato alla nostra esperienza del reale attraverso di esse, modificando sostanzialmente la realtà e il modo in cui interagiamo con essa. Continua la recensione --> https://www.filosofemme.it/2019/06/28...
Quando parlo con le persone, esprimo il mio interesse per le donne, la battaglia per i loro diritti, e cerco di spiegare il mio punto di vista in merito alla nostra società odierna. Quindi sì, sposo una filosofia femminista. E sono solo all'inizio del mio percorso.
Sentendo mancare delle basi in merito a questa complessa corrente, ho cercato autonomamente del materiale che potesse aiutarmi. La mia ricerca inizia prima di tutto da una cosa così semplice ma fondamentale per me: le parole e il loro significato. E fu così, che mi imbattei nel libro di Lorenzo Gasparrini.
Cosa significa "femminista" e "femminismo"? E "maschilismo"? "Patriarcato" e “matriarcato"? Come queste parole sono declinate, usate, comprese dalla nostra società? Come le usiamo nella nostra vita quotidiana? Quali sono le storie di vari modi di dire che hanno un sottile velo sessista?
Un lavoro brillante, elegante e sofisticato. Gasparrini guida il lettore in un esercizio di linguistica, aiutando a comprendere le diverse e intricate sfumature della lingua italiana.
Consiglio vivamente questo libro a chi, come me, si sente un po' perso in un caos di parole senza un chiaro significato.
Un libro per tutti, uomini o donne, femministi o no, per comprendere il significato delle parole che usiamo, consapevolmente o no, e sentiamo ogni giorno. Per aiutarci a diventare coscienti di ciò che stiamo realmente dicendo, e trasparire conseguentemente il nostro pensiero, ogni volta che apriamo la bocca.
Molto interessante. Una prima parte sulle componenti del linguaggio e il sessismo nella lingua italiana, una seconda parte di esempi suddivisi per categorie. Come sempre, una tematica che comprende sia uomini che donne e dovrebbe essere affrontata da entrambi. D'altronde altri libri di Gasparrini si occupano nello specifico di femminismo per uomini.
“Men who want to be feminists do not need to be given a space in feminism. They need to take the space they have in society & make it feminist.”
—Kelley Temple, National Union of Students UK Women’s Officer
Non è un libro che consiglierei a chi non ha una base di femminismo e di studi sul linguaggio perché molte nozioni non vengono approfondite o spiegate. Sicuramente leggerò altri suoi libri.
Un campionario piccolo e casuale di sessismi che dimostri che in Italia abbiamo un problema sistemico con il sessismo. Ma questo lo sapevo già e dunque questo volumetto non ha aggiunto praticamente nulla al dibattito. Inoltre è scritto con una saccenza che mi ha infastidito anche se di fatto io sia d'accordo con l'autore. Avrei voluto disamine filosofiche di spessore che invece non ho trovato (mentre c'è anche qualche fallacia). Se non altro è scorrevole e si legge in fretta.
Libro che mi è stato davvero utile anche per scrivere la mia tesi. I riferimenti sono tanti, pertinenti, senza scadere mai nel banale. Offre diversi spunti di riflessione soprattutto sui temi caldi che riguardano il femminismo. Interessante e da divulgare perché se linguaggio e pensiero sono legati indissolubilmente dovremo cominciare a cambiare le cose da uno dei due, forse il linguaggio è quello più semplice da modificare per primo. Dovrebbero leggerlo tutti e tutte!
Necessario. Purtroppo ancora oggi leggere un maschio parlare di parità vale ancora di più -poiché preso maggiormente in considerazione-. Libro necessario, preciso, che parte dalla base fino ad arrivare al fondo, citando sempre fonti e ispirazioni. Qualche tono o esempio potevano essere evitati, però capisco il perché della scelta. Da leggere, un must.
Un libro che ogni donna e ogni uomo dovrebbe leggere. Oltre a riconoscere il sessismo, cosa per nulla scontata, è necessario comprendere cosa possiamo fare per far si che il femminismo non si limiti ad una serie di parole al vento, ma si traduca in atti concreti, capaci di trasformare la società in cui viviamo, per renderla equanime e libera da preconcetti.
Ho amato profondamente questo libro, il tono, i modi e perché no, anche la simpatia con cui ha affrontato il tema. Ho apprezzato tantissimo il fatto che, nonostante sia chiara la preparazione dell’autore, lui non si metta mai “in cattedra” ma anzi istauri un dialogo (per quanto possibile ovviamente in un libro).
Un libro da leggere. Un libro facile da leggere ma difficile da digerire, e non per lo stile ma - specialmente - per l'ultimo capitolo, dedicato a una raccolta di esempi di vari media italiani. La mancanza di preparazione e di mancata (adeguata) formazione su questi argomenti gioca allo scambio tra causa ed effetto con il sistemico sessismo nella nostra società. Bisogna leggere, avere la volontà di informarsi e di farsi spiegare, bisogna desiderare di capire di più per poter smantellare quelle abitudini sessiste nelle quali siamo cresciuti e che abbiamo accettato come normali (e che sono più privilegi ingiusti).
Come per "Diventare uomini, relazioni maschili senza oppressioni" sono rimasta affascinata e a fine lettura illuminata, da tante situazioni e parole che davo per scontato o a cui non avevo mai dato troppo peso. Consigliato? sì, assolutamente.
Un testo MOLTO interessante e scritto in maniera impeccabile. Non ne consiglio però la lettura a persone nuove a queste tematiche, è infatti un libro molto complicato e non credo di facile comprensione per un occhio non già abituato a dialogare su questioni di genere.
Illuminante, mi sono innamorata dell'autore e del tema con da subito. Un'ottima guida per farsi strada tra il sessismo quotidiano che ci circonda! Preziosissimo e super consigliato!
Alcuni spunti utili a mettere in discussione il proprio punto di vista o le proprie "abitudini linguistiche", ma alcune opinioni troppo estremiste. Comunque interessante se letto criticamente.
Top. Gasparrini non la manda a dire ed era esattamente ciò di cui avevo bisogno - oltre alla precisione e limpidezza delle argomentazioni della prima parte.