Che fine ha fatto Chiara, l'aspirante ma mancata gatta morta? L'abbiamo lasciata a trent'anni, senza uno straccio di fidanzato, e la ritroviamo a quarantacinque, ancora single. Com'è potuto accadere? Com'è arrivata a questa età senza sposarsi, fare figli, adeguarsi alla vita che sua madre e le zie, anche quelle degli altri, prevedevano per lei? Per capirlo Chiara si racconta, ai lettori e all'analista, ripercorrendo gli ultimi dieci anni: il trasferimento a Milano, dove sperava di accasarsi e invece ha trovato sciami di gay, il lavoro in una città che per certi versi le è ostile, i disastri sentimentali e il fatto che tutti, ma proprio tutti, persino il dentista o l'ortopedico, continuino a chiederle perché sia sola. Cosí, pur di non essere sottoposta al solito strazio, all'ennesima visita medica decide di spacciarsi per vedova, guadagnandosi uno status finalmente accolto dalla società. Se è vedova, allora qualcuno se l'era presa, anche se poi è morto!
Mi aspettavo qualcosa di più da questo romanzo autobiografico, secondo capitolo, soprattutto sugli effetti del presentarsi da vedova, quando la prospettiva delle persone cambia da "Che devi fare, ormai? Hai quarantacinque anni, sei in menopausa e non hai uno straccio di uomo né dei figli?" a "Non buttarti giù, sei giovane, hai ancora tutta la vita davanti!" Invece la vedovanza arriva solo sul finale, dopo le ennesime disavventure di Chiara, sempre gravate dal suo complesso di inferiorità per non aver avuto la fortuna (o la sfortuna?) di trovare uno straccio di uomo - e si accontenterebbe anche di uno straccio sbrindellato, povera lei - malgrado il suo successo professionale (anche se i deficienti che sminuiscono il suo successo solo perché è donna ci sono sempre, eh!) E niente, io preferisco i suoi romanzi non autobiografici, che poi un po' autobiografici lo sono sempre, anche se poi alle sue eroine dona un lieto fine che nella sua vita non c'è. Ma più per una questione mentale che per la mancanza di un uomo! Comunque aspetto i prossimi capitoli della vita di Chiara Moscardelli: non ci vorrà mica deludere e non farci sapere com'è andata proprio adesso che ha intrapreso la sua nuova carriera da vedova!?
PS Volo per Lecce non si può sentire. Ho capito che lei ha preso un aereo per venire a Lecce, ma l'aeroporto è a Brindisi, a meno che non sia venuta con un elicottero...
This entire review has been hidden because of spoilers.
Sesto libro di Chiara Moscardelli, che in qualche modo è il "seguito" diretto della sua prima opera Volevo essere una gatta morta. Un secondo "diario" in cui l'autrice racconta com'è la vita da quarantenne di Chiara - tra sedute dallo psicologo, lavoro, palestra, amici più o meno distanti, successo da scrittrice e una "quasi" relazione con un uomo sposato. Forse meno brillante del primo - perché Chiara è cresciuta e in qualche modo, se anche non cambia al 100%, lavora decisamente su di sè e quindi una parte dei tanti bei capitoli hanno una carica più introspettiva - ma non meno bello o interessante. Un libro assolutamente godibile - un po' diverso da tutta la sua produzione "intermedia" che spazia tra il giallo e il thriller - che ci consente di "conoscere" qualcosa in più di questa interessante autrice italiana.
L'ho preso dopo averla sentita parlare in una intervista. Era pura curiosità perché lei è davvero divertente come persona. Libro spassoso ma con tante verità, non conosco i suoi precedenti e non so nemmeno se li leggerò, ma quel che ho letto e la maniera con la quale è stato scritto è davvero un lavoro molto interessante e divertente. Non è un libro self-help come speravo non fosse ma più un saggio romanzato che, attraverso le disavventure dell'autrice, analizza le situazione e le riguarda da altre angolazioni. Interessante ma soprattutto piacevolissimo da leggere.
Attratta e incuriosita dal titolo, mi sono lanciata in un'avventura che non ripeterei. Esilarante nel ripercorrere la serie così scientificamente esatta di errori in campo sentimentale, l'autrice è una compagna ideale per trascorrere un pomeriggio di svago. Lettura leggera ma anche priva di quel qualcosa che mi porterebbe a consigliare il testo.
Mi dispiace arrivare a dare una sufficienza un po' "gniii" alla Moscardelli. E' una penna divertente, una proprietà di linguaggio ottima, una capacità espressiva completa. Ed è divertente nel raccontare la sua vita in questo modo. Però... E' un testo che scivola via veloce, si sorride, si sospira (ma di rassegnata rassegnazione (?) ), tutti diventiamo la Mosca proseguendo nella lettura. Per poi tramutarci nel suo codazzo di amici, concreti e disincantati così come lei è romantica e ancora in attesa del principe azzurro in calzamaglia e cavallo bianco, unendoci al coro di chi la prenderebbe volentieri a testate pur di farle aprire gli occhi ed evitare almeno qualcuna delle sue sfortunate vicende.
Onestamente mi sentirei di proporle un viaggio a Lourdes perché mi sembra assurdo che le capitino davvero tutte queste cose. Ma tutte tutte. O da qualche parte è in debito con l'universo per qualche assurda mancanza fatta e sta pagando pegno. La Mosca è una Bridget Jones italiana con tutti i complessi di questo mondo e per chi, come me, l'ha vista in televisione la cosa non fa che fare rabbia. Perché si sa che la televisione dona quei chiletti extra e perché se lei si sente grassa e se la gente le continua a dire che è tale.. potrei salire a Milano a fare una strage. TAAAAC.
Perché allora non promuovere il testo in modo più entusiastico? Perché io so che la moscardelli non intendeva scrivere un testo di autoaiuto o altro, voleva semplicemente raccontarsi. E io un'amica come lei la vorrei a occhi chiusi. Roba da farmi ospitare a vita a casa sua che tanto ha una camera per gli ospiti dichiarata. Ma ciononostante mi abbia divertito non mi ha colpito al cuore. E perché alla fine le ultime pagine mi hanno annullato ogni sensazione di piacere. Quando dopo il finalmente dichiarato status sociale di vedovanza (che arriva alla fine eh) pare vi sia una presa di coscienza definitiva del proprio essere. Quando arrivano i soliti consigli del "siete voi, amatevi come siete, fregateve di quello che vogliono gli altri, fate ciò che volete voi, dite ciò che volete voi, andate dove volete voi" ...quando a QUESTO punto in cui c'è la parte moralistica e di insegnamento ...arriva LA (s)perla che vanifica il tutto
Mirate in alto, imparate a "volere la luna" e quando qualcuno cercherà di tirarvi giù, cercherà di farvi sentire mezze donne perché senza marito e senza figli, allora... fate come me. Dite che siete vedove. D'improvviso avrete guadagnato giovinezza, status sociale e ammirazione. Perché se siete vedove, agli occhi del mondo, significa che qualcuno vi ha raccattato.
Unico momento di serietà di un libro comico... unico momento in cui parlare da adulte e con chiarezza e con la certezza che bisogna fregarsene del mondo e di essere sicure di sé. E no, poi ecco la perla, dite che siete vedove perché, parole povere, voi NON siete abbastanza da sole. E' un tempo comico inserito nel peggiore contesto serio dell'intero testo. Ed è bastato da solo a rovinare l'insieme di questa lettura.
Quindi leggete pure il testo ma quando arrivate al capitolo "Le cose che ho imparato" chiudete il tutto e fate la vostra vita senza preoccuparvi di completare la lettura perché, sul serio, non vi perdete nulla.
Mi aspettavo qualcosa di molto diverso. Leggendo il retro, pensavo si parlasse di situazioni e reazioni relative al dichiararsi vedova - motivo per cui mi ero incuriosita e avevo deciso di leggere questo libro-, invece questa situazione viene nominata, quasi di sfuggita, solo nelle ultime pagine. A parte questo devo dire che mi è piaciuto molto, Chiara Moscardelli scrive in maniera scorrevole, leggera ma non banale, ed è molto, molto ironica: non ridevo così leggendo un libro da tantissimi anni. Leggerò sicuramente anche altri libri di questa autrice (e ricordate: i Terence di Candy Candy, sono dei grandissimi stronzi e basta).
Io adoro Teresa Papavero il che mi ha portata a cercare qualcos’altro da leggere di Chiara Moscardelli. E non ho sbagliato, è una grande narratrice, altro che “romanzi rosa“. È divertente, scorrevole e visto che mi sono riconosciuta in molte cose, mi ha fatto fare un’autoanalisi critica ma l’ho fatta ridendo. Vi lascio con una chicca letta nel libro e che da oggi farò mia:
…La grande Marilyn ha detto: «Non accettate le briciole, ci hanno fatto donne, non formiche!»…
Mi spiace ma la protagonista è veramente insopportabile, va bene che sei cresciuta attendendo il principe azzurro ma non significa che devi essere scema! La descrizione della ricerca della differenziata a Milano fa venire voglia di prenderla a sberle. Ogni cosa che non va la affronta come una tragedia, evidentemente ha sempre avuto una vita semplice senza problemi. Sono convinta lei non sia proprio così ma farne questa narrazione per vendere è un insulto alle donne e al femminismo!
Sembra la versione tragicomica di "Donne che amano troppo" e il finale, buttato lì per sommi capi, rimane indigesto e non credibile. Un elenco di lezioni apprese che, ci si augura siano state apprese, ma... chissà. Forse avrebbe avuto senso scriverlo dopo aver trovato la pace o l'amore... ma così... ti lascia l'amaro in bocca.
This entire review has been hidden because of spoilers.
🖌Comico, esilarante e per niente noioso. Si legge anche in un solo giorno. La Moscardelli è lo specchio delle donne ancorate al sogno, al principe azzurro e al lieto fine. Ma a un certo punto tutte cresciamo e ci rendiamo conto che non esistono ne il principe azzurro ne il sogno, ma...puó esistere il lieto fine, dipende solo da noi. E dal coraggio che ci mettiamo ad affrontare la vita.
Cara Chiara, non sei tu, sono io! Dal titolo e dalla presentazione del tuo libro mi aspettavo un romanzo umoristico tutto incentrato su una donna (tu peraltro) che si finge vedova per fuggire dalle convenzioni sociali con una trovata esilarante. Invece non avevo capito niente. E come sai, sono sempre le aspettative a fregarci.
Mi piace sempre, mi sono piaciuti tutti i suoi libri e mi è piaciuto anche questo !! Si legge in qualche ora, leggero, divertente, autoironico; romanzo rosa ?!?! No direi di no, romanzo di formazione 😉 Ah un’ultima cosa... troppe citazioni, anche meno !!!
Mi è piaciuto moltissimo. Scritto davvero bene, originale e interessante. Una continua alternanza di riflessioni e di risate. Un mix perfetto di emozioni contrastanti. In alcuni tratti è stato davvero esilerante... non riuscivo a trattenere le risate. 5 stelle più che meritate ⭐️⭐️⭐️⭐️⭐️
Anni e anni di femminismo buttati giù per il cesso. Perché a quanto pare l’importante non è chi tu sia, cosa sai fare e quante persone meravigliose che ti vogliono bene nella vita hai ma avere un uomo. Se necessario fingi di essere vedeva, ergo: almeno uno nella vita ce l’hai avuto. Ma🖕.
Seguito di “ Volevo essere una gatta morta”, stessa protagonista in una veste più matura ed in menopausa con le solite problematiche amorose. La trama è simpatica ed ironica anche se poi si arriva al motivo della scelta del titolo solo nelle ultime pagine. Forse mi è piaciuto più del primo.
Libro simpatico e leggero. Una lettura piacevole che mostra quanto possa essere deleterio il giudizio degli altri. Qualche perla di saggezza nascosta fra le pagine lo rende a tratti illuminante.
Sarà semplice e banalotto, ma a me Chiara Moscardelli fa sempre tanto ridere! E' simpatico, lieve, umano, divertente, agrodolce e vivificante. Per me sempre brava.
Un bel libro carico di significato. Una lettura “leggera” ma che fa riflettere tanto. “Siamo noi il nostro lieto fine, il nostro ballo di Cenerentola. Il vissero per sempre esiste, solo non è quello che ci hanno raccontato.”