Questo volume raccoglie tutte le maggiori opere poetiche "italiane" di Amelia Rosselli: le opere giovanili in italiano, inglese e francese di «Primi scritti» (1980, ma risalenti al periodo tra il 1952 e il 1963); il poemetto «La libellula» (1959); le raccolte «Variazioni belliche» (1963), «Serie ospedaliera» (1969) e «Documento» (1976); il poemetto «Impromptu» (1981). Completano il volume alcuni testi tratti da «Appunti sparsi e persi» e a suo tempo inseriti nell'«Antologia poetica» pubblicata nel 1987.
Amelia Rosselli (Paris, 28 March 1930 – Rome, 11 February 1996) was an italian poet, organist ed etnomusicologist.
Daughter of the antifascist activist Carlo Rosselli, exiled in Paris, and of Marion Catherine Cave, activist of the British Labourist Party. In 1940, after the murder of her father and his uncle ordered by Mussolini, she lived in exile with her family; this experience had a heavy influence on her poetical works.
Amelia Rosselli lived in Svitzerland and later in USA. She studied literature, philosophy and music in England. In the 40's and 50's she wrote numerous musical and ethnomusical studies and became in touch with the roman intellectual circle and the future members of the avant-garde movement Gruppo 63.
In 1964 she published her first book of poems, Variazioni belliche, by Garzanti, and in 1969 Serie ospedaliera, with her famous poem La Libellula. In 1981 she published Impromptu, a long poem after a long period of writer's block. She also wrote poems in french and in english (as her next book, Sleep.
She lived in Rome sharing a house with the poet Dario Bellezza, she died on 11 February 1996 by suicide, the same day of her great ispiration, Sylvia Plath.
“mentre con la testa in fiamme/ricerchi altre spiagge ben/men deserte che non questa/fatica di essere, con me tu/non sei se non te stesso: quale/non vuoi essere”.
Amelia Rosselli scrive in Diario in tre lingue che la poesia è un fatto di liberazione, non di riflessione: con la sua conoscenza musicale e con la bocca chiusa, abbandonata dalla speranza, si chiedeva cosa vogliono da me le forme quando premono. Rosselli riflette così su una competenza poetica che è svincolata dallo scopo, i versi sono determinati da instabilità e continua acquisizione di significato, tra l'essere inconscio e quello sensorio, tra il dono della grazia e il deserto della noia. Ma il mondo è senza chiave, l'espressione è impossibile perché l'esistere non afferra la certezza del reale; la poesia di Rosselli è rivolta verso l'interno, alla ricerca spasmodica di dati essenziali che aprano una porta sull'essere umano nella sofferenza. Ma il reale è da un lato senso comune condiviso, dall'altro un ”labirintico salire e scendere d'energia”, inesplicabile e impenetrabile. Sono stati compiuti studi di critica tematica e poetica cognitiva che, attraverso l'analisi stilistica e l'interpretazione testuale, cercano di indagare l'insensatezza del mondo rappresentato (dove tutti siamo costretti a vivere) e la realtà parallela e personale di Amelia Rosselli, nella quale troviamo, come si desume dalle parole di Zanzotto, un massimo di coscienza, lucida, esaustiva, avanzante, in un continuo buio fisico e corporeo. Molti sguardi sono possibili sulla via negativa di Rosselli, la sua “dark way”, nella quale la poesia si configura come bisogno incoercibile e una operazione volontaristica: un tentativo di ricreare qualcosa che non viene mai capito fino in fondo, una tensione all'assoluto dalla quale fuoriesce una punteggiatura emotiva mobile e inattesa (Mengaldo). Così, nella critica proposta da Guido Mazzoni, la parola-pozzo di Rosselli, emblema dell'incomunicabilità, segue una logica anteriore alla coscienza, presentando così una difficoltà che non sempre implica oscurità; ciò che l'espressione di Rosselli ricostruisce, se pure in modo allucinato e in una lingua privata, è un minimum di inconscio biologico e cognitivo condiviso, secondo il quale vivere equivale a combattere sino alla morte (simbolica) ogni giorno, contenendo sulla pagina la nevrosi del tempo e il mistero dell'essere. Tutto il mondo è mio se è vero che tu non sei vivo ma solo una lanterna per i miei occhi obliqui. In questo modo, tramite giochi fonici, associazioni e ripetizioni, il lavoro letterario affronta il principio di realtà tramite una sfida violenta, che comporta la sconfitta, il dolore, la frantumazione del senso, la molteplicità dell'io, in un doppio legame poetico che fa di Rosselli una irregolare interprete lirica, nel solco del modernismo. Si è scritto che Rosselli mostra sia la necessità di penetrare lo spazio vuoto della poesia che l'opposta tendenza a ritrarsi dal contagio delle parole: in questo modo offre al lettore un grado massimo di strutturalità, nell'urto tra grammatica e significato; si persegue una linea di non somiglianza che riveste i termini verbali di una forma inedita ma già sperimentata, di una decisionalità compulsiva. ”Cara vita che mi sei andata perduta con te avrei fatto faville se solo tu non fosti andata perduta”. La poesia di Rosselli è forse un gesto che tenta di praticare, tra ascesi e disintegrazione, una spontaneità originale che assista il lettore per stabilire se in questo aldilà della realtà v'è altro aldilà. Insomma, c'è una distanza che permane, che non si ricongiunge, assume di volta in volta i tratti di separazione, ferita, taglio, strappo, decretando senza mezzi termini l'altrove del soggetto poetico, il suo parlare di un'altra vita perduta. La mancanza di senso e l'urgenza di vita si alimentano a vicenda, in una dinamica circolare che rimanda al mitico ouroboros, i cui estremi possono anche essere identificati nelle possibilità figurali del tragico e del ludico; così come le deviazioni poetiche si illuminano nella complessità delle patologie, che hanno sostanza surreale e metafisica. Afferma Rosselli, inseguendo Montale, che l'inferno è cosa certa, facendo così emergere una forte intenzione erotico-religiosa, e ponendo al di sopra di tutto la verità del dubbio, l'aporìa della fede, il precipitare (rŭĕre) dell'arte. Disperazione e disperazione troviamo ne La libellula, testo quasi profetico, popolato dagli spettri della solitudine e dall'incapacità di guerrare con l'ignoto (“non so cosa dico, tu non sai cosa cerchi, io non so cercarti”).
”Essere come voi non è così facile; sembra ma non lo è sembra cosa tanto facile essere con voi ma cosa tanto facile non è. Vi amo vi amo vi amo vi amo sono caduta nella rete del male ho le mani sporcate di inchiostro per amarvi nel male”.
Tagliente, libera, eccentrica, mille aggettivi per una sola donna dai mille volti e dalle mille capacità: poetessa, compositrice, conoscitrice di diverse lingue in cui si è espressa ed ha scritto come se fossero tutte sue lingue madre. Ho adorato tutto, dalla prima pagina all’ultima. Forse più che le poesie nell’insieme sono sempre piccole frasi a colpire, bagliori accecanti che illuminano l’intera pagina. Spiace solo che Amelia Rosselli sia poco conosciuta, nelle scuole praticamente mai menzionata e nelle librerie poco messa in risalto, quando invece meriterebbe di essere in prima fila e di essere scoperta in tutto il suo puro ed innato brillare.
« La tristezza è come un urlo di sirena » « Il mondo è un dente strappato » « La felicità è un micro-organismo nell’interno dell’infelicità»
Il perché delle bufere: si sono stese stamani grigie come se in odio a questo respirare forse, anzi certamente troppo speranzoso. Si sono stese nuvole e soffi di venti d’altro ponente o emisfero e noi correvamo tutti dietro alla pioggia che però si rifiuta.
Siamo tutti inquilini ora, oggi – di questa passione ad un odio per noi stessi, tanto
sicuri che tanto domani sarà peggio, e lo stesso. O se fosse meglio? – allora davvero avremmo da ridire e a contare i nostri atti inforchettati, illusi, smorti, di ragionamenti a catena, tanto per seminare più odio, e distruggere anche la speranza, perfino le piccole speranze.
Cercavamo ieri sera una biforcazione non una strada di campagna netta o cittadina ma un semplice passaggio: vi ritrovammo la morte! come sempre, la morte! Quasi
banale lo scoprirla intatta dopo tanti anni di massonerie... E fingevamo d’averla superata, ridimensionata, oppure valutata appieno: fa sempre paura, invece, e tutto fa paura se è nullo. Volemmo tutto nullo e tutto fu nullo per il nulla finale che volemmo sotto sotto. E pastorale ora decantarsi, o decantare morte? Pastorale salvare quelle poche rime molto standardizzate che soffocammo per riderne meglio, poi imbarazzati di queste nostre curiose scelte giovanili – sempre le stesse poi a cicli conclusi e infiniti.
Αριστούργημα! Εκπληκτική έκδοση στα ελληνικά από τις εκδόσεις ενύπνιο! "Ο έρωτας ήταν ένα παιχνίδι ασταθές• ένα παιχνίδι φωνοσυλλαβών."-Amelia Rosselli, Ποιηματα, μτφ.-σημειώσεις: Μαρία Φραγκούλη, ενύπνιο ΥΓ αιχμηρή ποίηση για τα ζεστά βράδια. Ένα μικρό πετραδι για τα γενέθλια ένα μικρό πετραδι από τον μελωδικό κόσμο της Amelia, του Stockhausen και του Cage 🖤
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tu puoi capovolgere la vita (tu peux renverser la vie)
ma come si fa a parlare così delicatamente di morte, d’amore, di dolore e di sofferenza? Parole estremamente dolci accompagnano sentimenti sofferenti e tutto, inspiegabilmente, ha senso. Vorrei ringraziare Amelia Rosselli di persona se potessi
"Se per l'ansia che io avevo di te perdevo i portafogli ad ogni angolo della strada; se per il male che mi ero procacciata da me dalle tue braccia invisibili ad ogni angolo della strada mi ero procacciata da me l'infelicità di saperti lontano da me; se per la mia scontentezza e generosità fallita io stendevo nella notte lunghi fili di ragno alla tua porta (portone chiuso senza speranza salvo per una trovata che non poteva sorgere dal mio cervello) se per il tuo pudore e per la mia impazienza perdevo tutti i rulli del controllo; se per le mie incertezze nel mezzo di una ironia dolce e racchiusa io cercavo te anche nella notte degli altri: era per meglio riconoscerti nel turbamento degli altri: cavalli sospesi in aria su della strada che non continua."