Stories tell of funeral plans, an unknown grandfather, a young dreamer, a foster child, an absent father, loneliness, a carnival ride, and a Rumanian translator
It's hard to rate collections of short stories. Some in this collection were fours, maybe even fives for me. Others fell into ones and twos, others I didn't even finish. Overall, great read, and interesting taste of multiple flavors of writing.
Non sono riuscito ad arrivare fino alla fine, mi sono fermato a pagina 130; ci ho provato, ma non ce l'ho fatta. La curatrice dell'antologia - Debra Spark - afferma: «Il mio unico vero criterio per scegliere i racconti per questa antologia è stata l'invidia». Ecco, io suggerirei alla Spark, per la prossima volta, di ascoltare un'altra emozione, perché, evidentemente (almeno a me pare così), l'invidia è, per lei, una cattiva consigliera. Questi testi (quantomeno quelli che sono riuscito a leggere) sono completamente monotoni, privi di alcun valore, mere prove di stile, non hanno "anima", non c'è un briciolo di dinamismo, niente: sono piatti, come il mare quando non vi è neanche un briciolo di vento (di aspetti di interesse, fuor di similitudine) a muovere le acque. Piatti come l'ECG di un cadavere.
Il manierismo minimalista in piena azione. Tolti alcuni capostipiti (Lorrie Moore, Susan Minot e David Leavitt), il resto è la dimostrazione di quanto sterile e ombelicale sia il minimalismo se privato della rabbia nichilista di Ellis o dell'esistenzialismo meditabondo di "Bright Lights, Big Cities." Metafore oziose e vuote in un bagno di paratassi.
un gruppo di giovani promesse (tutti sotto i 30 anni: "20 under 30" recita il titolo originale) raccolte da un'altrettanto giovane promessa. tutti più o meno allievi di scuola minimalista che all'epoca aveva dato vita al giro di giovani autori emergenti, da mecinerney a ellis passando per la janowitz, che andava per la maggiore: potrebbero essere quasi tutti racconti dello stesso stesso autore, e non si capisce se sia merito delle influenze comuni (carver su tutti) o colpa dello stesso tipo d'insegnamento. spicca, su tutti e tutte, david leavitt, destinato a far cose migliori, e un paio di altre cose non sono male ("il graffito di caleb pellor", il cinismo di "come allevarli"), ma nel complesso -per dire- c'era più varietà e (diciamolo, su!) racconti interessanti nelle raccolte di giovani esordienti curate qui in italia da tondelli. qui sembra di aver a che fare con certe raccolte di piccole indie musicali che compri per curiosità o la presenza di uno o due artisti che già conosci ma che alla fine ascolti un paio di volte per poi dimenticarti di averle in casa...