Pero más que un conjunto de ensayos críticos, El factor Borges atraviesa los principales conceptos asociados a ese universo -originalidad, tradición, biblioteca- para mapear no solo el núcleo de sus textos, sino también la configuración de su identidad. Una búsqueda tan profunda como incesante por la imagen que proyectó durante su vida y de manera póstuma y, por supuesto, esa maquinaria perfecta que se anticipó a su tiempo y trasciende su propia sintaxis.
También lo que no siempre llegamos a considerar sobre Borges encuentra una dimensión en este libro. Incluso su perseverante naturaleza pendenciera y esas estrategias sutiles pero significativas que Pauls interpreta de manera magistral, como la aparente coquetería de quitarse solo un año de edad para coincidir exactamente con el siglo que le tocó vivir.
Alan Pauls es Licenciado en Letras y escritor argentino. Sus novelas, ensayos y cuentos han sido traducidos al inglés, al francés, al portugués, al rumano, al italiano, al holandés y al alemán. Además de su labor como autor, Pauls ha enseñado teoría literaria en la Universidad de Buenos Aires, ha trabajado como periodista en el suplemento cultural del diario porteño Página/12 y ha firmado varios guiones cinematográficos. Su novela El Pasado, ganadora del Premio Herralde en 2003, ha sido adaptada al cine por el director argentino-brasileño Héctor Babenco.
“Gli idiots savants di Borges non sono idioti che giocano a pensare, sono pensatori idiotizzati dal pensiero stesso, dall'esercizio accanito, intransigente e brutale del pensiero: sono andati troppo oltre, hanno spinto il pensare e il pensiero fino all'estremo limite, là dove il pensiero coincide con l'impossibilità di pensare, dove il pensiero più profondo e l'idiozia più idiota diventano la stessa cosa e sono rasi al suolo, devastati, da una sorta di interminabile smarrimento”.
Il Borges di Alan Pauls, scrittore e studioso della migliore letteratura latinoamericana contemporanea, non è una voce solenne e trascendente di cui diffidare, né un teorico difficile e astratto il cui linguaggio bisogna temere per la sua oscurità. Al contrario, è un contrabbandiere dell'immaginazione e un enciclopedista comico, che scrive su una frequenza doppia, tra il classico e il romantico, l'erudito e il popolare, l'originale e il plagiario, il glorioso e il ridicolo. Soprattutto, persegue una poetica del pudore, è nemico dell'enfasi, cerca nella grandezza l'insensatezza invece della celebrazione. Con l'intelligenza imbecille di Bouvàrd et Pecuchèt di Flaubert e con l'ossessione di eroi minori e radicali come Pierre Menard, Herbert Quaine o Funes e Runenberg, dice Borges, ci spingiamo il più lontano possibile, oltre l'eccesso comico, oltre la parodia, in un territorio critico e a rischio dove lo sdoppiamento tra ilarità e sofisticazione, tra umorismo e vertigine culturale, produce esiti paradossali e reconditi: ovvero, la risata entra nel cuore del pensiero, il quale si scardina, si rivolta come un guanto, mettendo ragione contro ragione, verità contro finzione, illusione dentro la conoscenza. Nel viaggio critico diviene centrale il tema del dubbio: l'imprevedibile, l'invisibile, l'indecifrabile che c'è nel reale. Del resto, il duello è sempre centrale nella narrazione borgesiana: lo scontro, la battaglia, il conflitto sono l'origine della narrazione; le storie sono piene di lotte, il tema del doppio è straripante, ovunque si enuncia il polemico, il gioco, il rapporto di forze, la sfida nelle sue varie forme: rissa, lite, guerra, contesa, secondo la logica dell'odio e del momento decisivo che è il senso di una vita. La narrazione è ciò che sottrae alla vita, un'altra vita nella vita o fuori della vita. Questa è la posizione della letteratura, il suo destino e la sua condizione ultima: la non appartenenza, stare fuori, l'artista come esule. Il sentimento centrale nelle sua pagine è la nostalgia: si perde solo ciò che non si ha avuto, è nostro solo ciò che abbiamo perduto. La vita si configura come esilio da un infanzia impossibile, dove la perdita ha assunto l'essenza di mito fondativo: un uomo scomparso, un tempo scomparso, un mondo scomparso. L'Ottocento, la pampa, il barrio, i gauchos, i criollos, i compadritos. Nella biografia familiare, vicino alla nonna Fanny, a mamma Leonor e papà Jorge Guillermo (avvocato e insegnante di psicologia) si riproduce l'opposizione tra vita e letteratura, azione e parola, mondo e biblioteca; si intravede di Borges una vita autistica, la società edipica con la madre, come lo scrittore fosse lontano dal mondo, problematico, lacerato. Scopriamo che lo spazio aleph è nascosto tra gli eucalipti del Barrio Palermo, tra calle Serrano e calle Guatemala. E di qui nei libri, dietro cecità e balbuzie, sempre la voce diretta a esprimere ciò che è minore, inferiore, decentrato, marginale; la letteratura come analisi microscopica, suddivisione nel dettaglio, passo dopo passo, rilievo alla marginalità. Alan Pauls ci confida che il Borges da lui scoperto è un disadattato che rovescia la condanna in programma, seguendo un'etica della subordinazione, una poetica della dissonanza e della reminiscenza: la letteratura che elabora si nutre di sottomissione, egli è un gregario, originale è sempre l'altro. Pauls ci racconta che la scrittura di Borges è satura e subalterna, formata da deviazioni, mistificazioni, inferenze e interpolazioni, in uno stile fantastico e straordinario, secondo la lezione dei maestri Rafael Cansino Assens e Macedonio Fernàndez. E il giovane scrittore di Buenos Aires si appoggia sui testi borgesiani e sulla loro contestualità, sul Borges lettore prima che autore: ci ricorda la poesia di Fervore di Buenos Aires e Luna di fronte, i saggi ne La misura della mia speranza e Inquisizioni, le radici di Evaristo Carriego e La storia dell'eternità, ma soprattutto la sua narrativa profetica e poliedrica: Storia universale dell'infamia, Finzioni, L'aleph, Tlon, Uqbar e Orbis tertius, La Biblioteca di Babele, Il Giardino dei sentieri che si biforcano, Il Manoscritto di Brodie, L'inseguimento di Almotasìn. Pauls è eloquente nel descrivere di Borges l'argentinità: il carattere taciturno, l'indolenza, la lenta nostalgia, l'austerità. Un'identità che non vuole farsi notare, che giace in una condizione sommessa, che si cela nell'attenuazione che discende dalla lirica criolla, del mate e della vidalitas nella poesia gauchesca. Il silenzio è una virtù, la voce bassa è segno di personalità, il carattere di interiorità del linguaggio viene difeso a oltranza. Pauls naturalmente rintraccia la molecola fondamentale borgesiana, l'impronta e la proprietà del maestro bonaerense in questo sdoppiamento tra il dire e il non dire, la memoria e l'oblio, il corpo e la mente, l'essere erudito e divulgativo, originale e plagiario, avere sempre il coraggio di compiere la vertigine dell'effrazione nei confronti dei testi, dalla mitologia classica, omerica e nordica, abbandonandosi all'amore per la letteratura e la filosofia anglosassone (Twain, Wells, Poe, Stevenson, Dickens, Shelley, Keats, Swinburne, Spencer e James). Borges, ricorda Pauls, vorrebbe collocare l'intero universo letterario in due unici versi cervanteschi: “en el silencio de la noche, cuando/ ocupa el dulce sueno a los mortales”. La sostanza borgesiana è uno spazio tra due linguaggi, la realtà e la finzione, la storia e il mito, il testo e il contesto, il vero e la copia, il giorno e la notte. Un saggio profondo e divertente, un ritratto ingegnoso e multiforme: una lettura instabile e impertinente che, descrivendo le cose semplici (sencilleces) dell'esperienza e del sentire dell'opera letteraria, attraversa fuggendo con una mise en abyme il labirinto Jorge Louis Borges.
Borges, para ilustrar la transparencia lacónica que predica, cita una novela íntegramente construida sobre un prodigio de transparencia visual: El hombre invisible de H.G.Wells. El ejemplo es extraño. Llamado para ilustrar la eficacia de la invisibilidad retórica, la moraleja que depara es cualquier cosa menos unívoca, y la práctica denodada de la tranparencia termina promoviendo el retorno de su doble siniestro: el énfasis. Con ese talento extraordinario para contar argumentos ajenos, Borges escribe: "Ese personaje -un estudiante solitario de química en el desesperado invierno de Londres- acaba por reconocer que los privilegios del estado invisible no cubren los inconvenientes. Tiene que ir descalzo y desnudo, para que un sobretodo apresurado y unas botas autónomas no afiebren la ciudad. Un revólver, en su transparente mano, es de ocultación imposible. Antes de asimilados, también lo son los alimentos deglutidos por él. Desde el amanecer sus párpados nominales no detienen la luz y debe acostumbrarse a dormir como con los ojos abiertos. Inútil asimismo echar el brazo afantasmado sobre los ojos. En la calle los accidentes de tránsito lo prefieren y siempre está con el temor de morir aplastado. Tiene que huir de Londres. Tiene que refugiarse en pelucas, en quevedos ahumados, en narices de carnaval, en sospechosas barbas, en guantes, para que no vean que es invisible. Descubierto, inicia en un villorrio de tierra adentro un miserable Reino del Terror. Hiere, para que lo respeten, a un hombre. Entonces el comisario lo hace rastrear por los perros, lo acorralan cerca de la estación y lo matan."
Un libro en donde Alan Pauls intenta descifrar la clave de la esencia borgeana. Él mismo lo definió como un ensayo de lectura, un manual de instrucción para orientarse en la obra de Borges. Lleva al lector de la mano en un recorrido por la vida, las lecturas y la escritura de este autor argentino tan importante como polémico.
Buenísimo. Entretenido, revelador y bien documentado.
Alan Pauls compila muchas de las ideas tesis canónicas sobre Borges (Piglia, Sarlo) y mete algunas propias. Discute al Borges "en la torre de marfil", habla de su linaje, su obsesión por lo argentino, su manera de leer y escribir, su fascinación por el duelo y el agon, su concepción parasitaria de la literatura, sus artificios y procedimientos, su obsesión por el material físico, sus ediciones y reediciones. Esa cosa que prácticamente inventa Borge: "No pertenezco al arte, sino a la mera historia del arte."
El gesto rupturista de insertar una suerte de diccionario dentro de la obra no molesta. De hecho, acompaña bien la lectura y no estorba.
Hay muchas anécdotas valiosas sobre relación de Borges con sus padres, algunos extractos de entrevistas muy clarificadores...
Exhaustivo y sobresaliente ejercicio analítico de Borges y sus procedimientos literarios, su arte poética, y hasta su lado humano. Pone en evidencia lo magistral del gesto de Borges, su adelantada visión estética. Le da espesor a esa figura rígida y erudita con que falsamente se lo asocia, fundamentando de forma inteligente y con lenguaje ameno pero estéticamente bello las distintas dimensiones del artista, haciendo un uso preciso de lo más importante: sus textos (toda su textualidad).
Excelente grupo de ensayos para complejizar y profundizar la obra y vida de Borges, y el personaje “Borges”. La ceguera, el arte del engaño y la falsificación, la dicotomía entre erudición y popularidad, la fuerza como ordenador y promotor de la escritura, sus concepciones de literatura, entre otros aspectos se propone abordar Pauls en este libro. La falta de referencias bibliográficas o la citación de páginas al momento de hacer citas textuales es una omisión que fácilmente podría haberse saldado y daría mucho más sustento a la argumentación. Sin embargo, no desmerece el enorme aporte crítico y analítico que Pauls nos presenta en esta oportunidad.
Una mirada muy personal sobre el bardo. Parte -a veces- desde la bibliografía obligatoria, pero transita territorios que llaman a la reflexión. Pauls rescata autores laterales que anteriormente Borges ya lo había hecho. Recrea aquellos tiempos, pero trae algunas revelaciones. El y Silvia Molloy lograron repensar el imaginario borgeano. Me gustaron ambos autores porque se escapan de la Academia, de los usuales papers académicos que parecieran que estuvieran fotocopiados...
Non so come, Borges mi rimane relegato a letture giovanili, come Hesse, o Kerouac, o Sartre. Rimasi allucinato dall'Aleph ma distrattamente lasciai che fosse una monade tra innumerevoli altre letture, di rado sudamericane. Poi mi appare questo, di Pauls, ed è un poco come scoprire le mosse per fare il cubo di Rubik. Con grande sensibilità e conoscenza dell'opera, Pauls ci accompagna nella piacevolissima Weltanschauung borgesiana, e il naufragar non può che essere dolce, in questa pasticceria dalle mille invenzioni e dai sapori inattesi. E mi sto leccando le labbra, perchè qui c'e' l'esposizione di tutto quello che ancora non ho letto, apprezzato e attraversato, ed è li', in vetrina. Basta solo allungare la mano.