La prima indagine del commissario Buonvino. Villa Borghese – un enorme parco nel centro di Roma, grande più della Città del Vaticano e poco meno del principato di Monaco – è un luogo meraviglioso. Ci sono musei, teatri, la Casa del Cinema, ludoteche, chiese. E poi le mille piante, i corsi d’acqua e le tante specie animali ospitate al Bioparco. Un’isola di verde incantevole. Affascinante, colta, misteriosa. Il sindaco, malato d’amore per la Villa, muovendo mari e monti riesce a far aprire un commissariato al suo interno. Per la gestione del nuovo ufficio, i vertici della polizia decidono di radunare un gruppo di soggetti che altrove non hanno certo brillato. Come i magnifici sette, ma al contrario. A guidarli viene chiamato Giovanni Buonvino, ispettore superiore che, quindici anni prima, è stato condannato alle retrovie da un bruciante errore. «Occhio ai palloni Super Santos» ironizzano i colleghi, «possono contenere esplosivo.» Pochi giorni dopo l’inaugurazione del commissariato, però, il pacifico tran tran viene interrotto dalla scoperta di un cadavere orrendamente straziato. Da quel momento a Villa Borghese – insanguinata da una lunga scia di morte – nulla sarà più lo stesso.
Walter Veltroni è nato a Roma il 3 luglio 1955. È stato direttore dell’Unità, vicepresidente del Consiglio e ministro per i Beni e le attività culturali, sindaco di Roma, fondatore e primo segretario del Partito democratico. Oltre al primo capitolo delle indagini del commissario Buonvino, Assassinio a Villa Borghese, pubblicato sempre da Marsilio nel 2019, ha scritto vari romanzi, tra i quali La scoperta dell’alba (2006), Noi (2009), L’isola e le rose (2012), Ciao (2015), Quando (2017), tutti editi da Rizzoli. Ha realizzato diversi documentari tra i quali Quando c’era Berlinguer (2014), I bambini sanno (2015), Indizi di felicità (2017), Tutto davanti a questi occhi (2018) e la serie sulla storia dei programmi televisivi Gli occhi cambiano (2016). Nel 2019 è uscito il suo primo film, C’è tempo. Collabora con il Corriere della Sera e La Gazzetta dello Sport.
Il linguaggio è corretto e la scrittura fluida. Ma per il resto, è da dimenticare. Parte con una serie di sit-com da commediola italiana di terz’ordine, poi c’è il delitto, che viene presentato senza alcun pathos, ma con i poliziotti che piangono e gridano isterici. Pagina dopo pagina, è uno sfoggio continuo di cultura da parte dell’autore. Il risultato è un effetto didascalico a dir poco fastidioso, per non parlare della descrizione di Villa Borghese degna di un opuscolo turistico. No, davvero, non è obbligatorio scrivere gialli, magari lasciamolo fare a chi lo sa fare. Se l’autore non fosse un ex ministro, una roba di questo genere Marsilio l’avrebbe presa in considerazione?
Con “Assassinio a Villa Borghese”, un inclassificabile romanzo alieno, Walter Veltroni soddisfa la nostra voglia di vedere Bombolo combattere Hannibal Lecter.
Esordio nel giallo\thriller per il buon Walter, e lo fa creando ad hoc il personaggio del commissario Buonvino, un onesto, ma non capacissimo, poliziotto che si ritrova a dirigere il neo commissariato di Villa Borghese. Nonostante il libro sia piuttosto scorrevole, si ha spesso la sensazione di avere davanti un divertissement messo giù alla bell'e meglio, ricco di citazioni e dai personaggi poco probabili e volutamente macchiettistici, che un giallo vero e proprio. Nonostante l'efferatezza del delitto, il realismo della storia cozza sempre con un effetto farsa dato da tutto il contorno di situazioni e personaggi descritti da Veltroni, oltre che da una storia abbastanza improvvisata e dai risvolti abbastanza prevedibili. Carino, ma i veri thriller, o gialli, sono un'altra cosa...
Giallo piacevole per trascorrere un pomeriggio a letto con l’influenza. Galleria di personaggi folcloristici, citazioni cinefile e solito poliziotto dalla vita complicata.
Mi sono ritrovata a divorarlo e a provare una miriade di emozioni per il commissario Buonvino. Come non affezionarsi a lui? Con la sua sfiga che lo tormenta, il suo bisogno di compagnia, di rivalsa, di qualcosa che gli illumini la giornata. Certo, avrei preferito che l’autore si addentrasse nei particolari dell’indagine, ma Veltroni mi ha lasciato a bocca aperta per la svolta finale. Totalmente inaspettata, d’effetto, ben costruita e credibile...
Questo è un giallo che si divora in un giorno e che alla fine, lascia soddisfatti
Finito per tigna. Ma anche gli editori eddai come si fa e editare roba di tal (s)fatta? Va bene il nome dell'autore che attira, con me ha funzionato, mi sono incuriosita, per poi pentirmi. Storia: scema, e lo splatter fa sempre tendenza. (e fa anche fare qualcosa d'altro) Personaggi: son macchiette. (oltretutto in un mixeraggio di tipologie preso qui e là da altri autori) La qualità della scrittura: penosa.
Il testo è scorrevole e dal tono ironico, non si prende sul serio e proprio per questo è godibile poiché si viene a creare una sospensione dell'incredulità che permette di farsi intrattenere senza cadere nell'incessante individuazione di difetti che indubbiamente ci sono, ma su cui, per i motivi sopracitati, si può soprassedere. Anche le varie e numerose citazioni e riferimenti (pop)culturali risultano così piccole chicche piuttosto che uno sfoggio autocompiaciuto dell'autore. Lo stridio tra la leggerezza del modo in cui ciò che accade viene raccontato e l'orrore dei delitti descritti crea un quadro grottesco che coinvolge e intrattiene. L'ambientazione a Villa Borghese è un quid ulteriore. I personaggi sono abbozzati e non fuoriescono dagli stereotipi del genere (sembrava di guardare Accademia di Polizia) ma ognuno di loro riesce a ritagliarsi un posticino nella mente e nel cuore di chi legge. In generale, è stato un buon modo per uscire da un'empasse di lettura e lo consiglio a chi cerca un libro piacevole e rapido da leggere.
Questo libro ha tutte le potenzialità per essere un capolavoro di Agatha Christie, potenzialità che purtroppo però non vengono sfruttate: ho trovato questo libro in alcuni punti eccessivamente veloce. Questa caratteristica è sicuramente data dal fatto che “Assassinio a Villa Borghese” nasce per essere una lettura leggera e senza la pretesa di essere considerato un capolavoro della letteratura. Peccato anche per alcune riflessioni che ho trovato abbastanza scontate. Tutto sommato però la storia è bella e ci sono tantissimi riferimenti culturali che ho apprezzato molto. In sostanza è un libro che consiglio a chi cerca una lettura leggera, anche adatta ad uscire dal blocco del lettore.
Bah. Gli ho voluto dare una possibilità, ma onestramente il protagonista è uno sfigato svitato che parla coi poster, tra i suoi colleghi non ce ne sta uno normale, la storia è sciocca e inutilmente truculenta nel tentativo di renderla interessante, il giallo è sconclusionato. Riguardo poi la prosa, l'autore oscilla in modo ritmico tra un tentativo di mostrarsi erudito e un altro di mostrarsi cool con gergo verbale da strada. La lettura del narratore era annoiata e noiosa, ho dovuto velocizzarla un po', per levarmelo di torno il prima possibile.
Walter Veltroni è una persona colta e conosce l'italiano: di conseguenza, nulla da eccepire sulla sua scrittura, che è piacevole e in qualche pagina anche brillante. Ma un romanzo (e, per giunta, un romanzo giallo) ha bisogno di un plot: e su questo punto, a mio avviso, l'autore casca miseramente. Perché è troppo facile cavarsela la seminfermità mentale di una buona fetta dei protagonisti...
Una lingua acuta e divertente quella di Walter Veltroni, sciorinata in un romanzo ricco di citazioni cinematografiche, musicali, storiche e anche calcistiche... http://www.piegodilibri.it/recensioni...
Giovanni Buonvino ha fatto un errore sul lavoro, un errore grave, che non gli è mai stato perdonato. È per questo che, dopo quindici anni, è ancora ispettore superiore e non è mai stato promosso a commissario. La moglie lo ha lasciato per mettersi con Ludovica e la vita di Buonvino è davvero triste, fino a quando, all'improvviso, quasi come un gesto di spregio più che come la promozione che è, non viene nominato commissario, sì, ma di Villa Borghese, un luogo tranquillo, dove non dovrebbe succedere mai nulla. Eppure, all'improvviso, Villa Borghese si ritrova al centro di una serie di efferati delitti di cui Buonvino, assieme alla scalcagnata compagnia di agenti che gli sono stati assegnati e che deve organizzare come meglio può, deve cercare di venire a capo al più presto per non diventare ancora una volta il bersaglio delle critiche e lo zimbello delle forze di polizia. Un bel primo capitolo di una serie, che, soprattutto, mi ha fatto venire una voglia immensa di tornare a Villa Borghese.
Veramente una bella prima prova per Veltroni. Un giallo da leggere sotto l'ombrellone simpatico e ben scritto. Si vede che l'autore è uomo di cultura e sa come si scrive e quello che scrive. Non vedo l'ora di leggere i seguiti.
Mi mancava il primo episodio; solo due stelle perché la soluzione del caso mi è sembrata affrettata. Per il resto, come anche i libri successivi, si legge bene... un po' troppe citazioni culturali, cinefile e musicali
Ma guardate, non è male! Scritto bene, la storia gialla regge, i personaggi sono credibili. Simpatico e leggero giallo. Stesso commento dell'altro libro xke si equivalgono!
Quando ti serve una V velocemente prendi quello che capita prima. Ero incuriosita da questo nuovo commissario della scena letteraria, così la decisione di leggerlo è stata immediata. Peccato che dopo le prime pagine piacevoli la storia si complica. Nel senso che inizia a diventare senza senso. In pratica il solo che salvo è il commissario sfigato Buonvino che finalmente, dopo anni ottiene la tanto sperata promozione. Tutti gli altri personaggi sono improponibili, odiosi senza motivo, fuori di testa e allucinanti per essere dei poliziotti credibili. Ok finiscono tutti in un commissariato nuovo dove non dovrebbe accadere nulla...invece nemmeno aprono che subito si ritrovano con un caso assurdo. Un corpo smembrato di un bambino senza testa. Iniziano le indagini e pensano a dei rivoluzionari sudamericani di secoli fa... Non ricordo nemmeno io anche perché,mentre leggevo mi sembrava già strano. Poi non se ne parla più. I ritrovamenti continuano, si fanno riferimenti a date simbolo del mese come la morte di Falcone (?). Che attinenza c'è con quelli di prima? Di mezzo c'è un fanatico religioso che devono controllare...che poi svanisce e alla fine sono i due gemelli poliziotti del commissariato, fanatici anche loro. Sono andata avanti solo per curiosità dato che avevo puntato su un altro collega che continua a parlare con la figlia morta da anni. Era il più probabile, veramente, dato il comportamento! Almeno è scritto in modo fluido e scorre molto velocemente. Anche la storia poteva essere interessante ma sviluppata con più senso, inutile inserire dati storici che, si sono interessanti dato che ho scoperto cose nuove ma se non hanno attinenza con la storia, diventano fuori luogo. Non credo proprio che leggerò il secondo visto le premesse di questo.
Dopo C'è un cadavere al Bioparco riparto dal primo volume dedicato al commissario Giovanni Buonvino. Il libro si apre con la creazione del Commissariato Villa Borghese e la nomina di Giovanni Buonvino a commissario di questo novo ufficio con 7 agenti un po' raffazzonati (ricorda niente?). La scrittura ed i toni del racconto oscillano, si alternano momenti descrittivi approfonditi e citazioni colte (storia, arte, letteratura) e meno colte (musica e cinema) e ampie caratterizzazioni dell'area di Roma su cui si estende Villa Borghese, allo stesso tempo questi stessi personaggi che citano filosofi e poeti sono delle macchiette da serial televisivo. Il "giallo" è abbastanza inesistente a parte una serie di ritrovamenti macabri e splatter, le indagini ricche di personaggi di passaggio sono poco interessanti e poco sensate, nell'insieme è una crime story che non c'è, un tributo a Roma e un piano "alto" con forse troppe citazioni ed una caratterizzazione parodistica di personaggi che non convince e sa di scopiazzatura. Ultima nota stonata per quanto riguarda la versione audiolibro è la voce scelta per la lettura, troppo seria e monotona non riesce ad aggiungere al libro quei tono che già ha poco accentuati, con una lettura vivace e colorita.
Scrittura scorrevole, condita con una adeguata dose di ironia, e un ritmo sostenuto, rendono la lettura piacevole anche per chi come me non è affatto un appassionato di gialli. Una bella scoperta.
Assassino a Villa Borghese (Marsilio Editori) è un giallo scorrevole e divertente. Walter Veltroni si concentra molto sull'aspetto umano del protagonista, Giovanni Buonvino, ma anche su quello dei suoi collaboratori che sono ugualmente importanti per lo sviluppo della narrazione. Forse manca un vero intreccio, nel senso che da un giallo ti aspetteresti uno sforzo maggiore di sovrapposizione, intersezione e sviluppo finale. Tutto sommato, l'ho trovato una lettura piacevole, che consiglio se si cerca un lettura appassionante ma leggera.
Forse più che la storia, cattura La sapienza della scrittura e la scorrevolezza della lettura. Pur inserendosi nel filone ormai abusato dell ispettore sfortunato in cerca di riscatto , si distingue per lo spazio che lascia ai coprotagonisti di cui caratteristiche e vite sgangherate vengono descritte con vivacità e maestria. Speriamo che si fermi qui e non sia l inizio di una serie che affogherebbe nel mare di genere.
Non sarà un capolavoro del genere ma a me ha fatto davvero divertire. Una combriccola di scappati di casa, commissario Bonvino in testa, il parco di villa Borghese a fare da scenario e la capacità di scrivere di Veltroni costruiscono 200 piacevoli paginette, che si leggono d'un baleno. Finale un po' tirato ma che ci può stare se prima ci si è divertiti.
Il mio primo Veltroni: una scrittura molto piacevole sopperisce ad un racconto che con una cinquantina di pagine in più sarebbe stato molto più interessante. Il passaggio dall'esposizione del caso alla sua soluzione è un inaspettato schiaffo al lettore. Alla sua intelligenza. Nonostante ciò, sto iniziando il libro successivo, perché, ripeto, la scrittura è molto piacevole.
Non un capolavoro, certo, ma si legge bene così come si dipana bene la storia tra suspence e ironia. Il commissario Buonvino è un personaggio azzeccato con la sua sfiga quasi spiazzante che ce lo rende subito simpatico. Non scontato il finale.
Buon giallo, ma purtroppo come molti altri in giro. Lo schema è sempre lo stesso, protagonista che ribalta la sua situazione di 'sfigato' riuscendo a svelare chi è l'assassinio. Se fosse stato un po' più lungo si sarebbe potuto arrivare alla conclusione con qualche dettaglio in più.
Intreccio inesistente Trama gialla incomprensibile con dettagli macabri buttati lì senza senso Protagonisti scopiazzati( male) da I bastardi di DeGiovanni Finale buttato lì con spiegazioni ridicole, boh Pessimo
Bei personaggi, simpatici ed umani. Il colpo di scena finale sarebbe stato riuscito meglio se fosse stato lavorato meglio, con più sviluppo. Invece é buttato un po' così, sprecato, senza creare la giusta attesa ed il pathos necessario. Un poliziesco senza infamia e senza lode