Italia, Diciassettesimo secolo. Adelaide (Ade), sedici anni, corre e tiene per mano Valente, suo fratello, che è ancora un bambino. Deve scappare da Torre Rossa e dalla casa in cui è cresciuta, perché l'accusa che le pende sulla testa porta dritta al rogo: stregoneria. Già qualche giorno prima, al mercato, avrebbe rischiato di essere linciata, se non fosse accorso in suo aiuto Pietro, un giovane attraente che è appena tornato al villaggio dopo gli studi a Roma. Nella campagna laziale, tra le torri di guardia dismesse dell'esercito romano, boschi frondosi e ruscelli, riparato da un muro di rovi, si nasconde un gruppo di donne che si sussurra pratichino la magia nera. Nessuno sa chi siano né da dove vengano; reclutano e proteggono ragazze come Ade, che la società ha messo al bando. È qui - in un mondo di sole donne, ciascuna delle quali ha una storia avventurosa alle spalle - che Ade e il suo fratellino trovano rifugio e vengono iniziati alle arti del gruppo. A questa comunità femminile in odore di stregoneria danno una caccia spietata i benandanti, capitanati da Sante, il padre di Pietro: una congrega di uomini forti che hanno un solo nemico - le streghe -, e un potente sostenitore - la Chiesa cattolica. Solo che Pietro non crede nelle streghe, e soprattutto si è innamorato di Ade dal primo momento in cui l'ha vista.
Tiziana Triana is Fandango Libri's editorial director and non-fiction editor. Her first novel, Luna Nera - The Lost Cities, first volume of a trilogy, was published by Sonzogno on November 28, 2019.
Due cose sono certe: - il libro è stato scritto sulla base della sceneggiatura - Il potenziale di questa storia
L’impressione generale è di tante premesse potenzialmente ottime, eseguite in una maniera molto mediocre. Sembra un libro nato dopo la stesura della sceneggiatura, ovvero come se fosse un’operazione nata per cercare di dare un senso letterario a qualcosa di cinematografico, cercando di riempirne i buchi, cercando di darne un senso più esplicito e cercando di colmarne le domande. Il problema è che il libro non riesce a essere sufficientemente esaustivo in nessun aspetto. È sì affascinante, come è fondamentalmente contestualizzato in una maniera molto apprezzabile ma la fascinazione è solo apparente, ti abbandona dopo qualche capitolo. La stregoneria all’interno del libro rispecchia tutte le basi storiche e il contesto più che corretto che mi aspettavo, però è così poco coerente con se stesso e così poco approfondito come aspetto antropologico legato al ruolo della donna, al radicamento di questa idea che sembra il festival delle ovvietà.
Un libro molto semplice, in ogni suo aspetto. Nelle dinamiche, nei personaggi, nei cliché, nell’esecuzione, nell’ambientazione, nelle risoluzioni, nelle relazioni e nel risultato. I personaggi non hanno alcun tipo di caratterizzazione, l’ambientazione sembra promettere bene ma anche qui ci troviamo di fronte a delle bozze mai indagate, la componente stregonesca spesso è ridicola, abbozzata, mai spiegata, c’è del realismo magico, c’è del fantastico, c’è del romanzo storico, c’è del femminismo da Freeda accostato a tematiche e risoluzioni che spesso invece hanno una profondità molto maggiore ma in modo arraffazzonato, veloce, come se fosse un assunto. Questi due aspetti sembrano quasi del tutto antitetici. È anche un libro che si fa mangiare velocemente, godibile, perché alla fine cerchi risposte alle tante domande aperte e ai tanti indizi disseminati qua e là. Ecco, no. È tutto una farsa. Non esistono risposte come non esiste una contestualizzazione. I rapporti nascono e fioriscono dal vuoto, persone cresciute vivendo sulla propria pelle dinamiche discriminanti vengono accolte in una comunità con una mentalità totalmente diversa e non si pongono domande, non ne pongono, tutto fluisce come se nulla fosse. Sono incredibilmente messi più in luce i dubbi delle due figure maschili che mettono in discussione il sistema discriminatorio nel quale sono inseriti che le donne che lo subiscono o della nostra protagonista che è una perfetta Mary Sue. Poi c'è di tutto, abbondanza di trame e sottotrame, storie di personaggi accennate ma poi non hanno alcun rilievo nè alcun riscontro sulla trama principale in maniera significativa, uno zibaldone della qualunque pur di mettere tutti gli elementi che ci venivano in mente.
Poi non me lo toglie nessuno dalla testa che ci siano delle citazioni quasi vicinissime al plagio di Pratchett. Peccato perché la stregoneria e la mentalità opprimente nei confronti del ruolo della donna, visto con un’ottica italiana è qualcosa di cui sentiamo il bisogno, con cui dobbiamo fare i conti. Ma ecco, non così. Odio quando viene tutto banalizzato terribilmente.
Es una historia bien construida, con personajes muy diversos y complejos. Me ha gustado descubrir todos los secretos de las Ciudades Perdidas aunque esperaba ver mucha más magia. Por otra parte están los Benandanti que son un grupo de chicos que se preparan para dar caza a las brujas y empiezan a revelarse y dar miedo a los ciudadanos de Serra, junto con la iglesia. Pietro es un Benandanti porque su padre es el líder, pero él ha estudiado en Roma y no cree en las brujas, es más, se ha enamorado de Ade y hará cualquier cosa por protegerla.
Ade es acusada de brujería por lo que debe huir con su hermano en lo más profundo del bosque y refugiarse con Las Ciudades Perdidas, unas mujeres conocedoras de plantas y de los astros... brujas en otras palabras.
En la historia hay bastante acción, aunque esperaba bastante más siendo un inicio de saga aunque te deja con ganas de seguir leyendo una segunda parte. Cada personaje tiene su peso en el libro y eso también me ha gustado ya que aunque Ade es la protagonista vemos muchos más personajes importantes en la trama. Os lo recomiendo si os gustan este tipo de libros de brujas y cazadores de brujas.
Probabilmente le mie aspettative per questo libro erano troppo alte. Anzi, tolgo il "probabilmente". Mi sono ritrovata a leggere un'accozzaglia di cliché, di personaggi non caratterizzati, di amori nati a caso, di dialoghi che non hanno né senso né profondità. Il potenziale c'è. L'epoca ed i luoghi scelti sono interessanti. Peccato che la protagonista svanisca a favore di decine e decine di personaggi secondari, e che le vicende di queste "Città perdute" siano messe un po' lì a caso. Profezie che sbucano dal nulla, che si fa fatica a ricondurre a chi dovrà portarle a compimento (proprio perché personaggi non caratterizzati) fanno sembrare che si stia leggendo una serie di racconti pieni di politically correct. Sinceramente, per l'epoca narrata, troppa "modernità" (di cui io sono normalmente pioniera. Ma ripeto... In quell'epoca NO, non ci sta). Mi viene solo da dire che le vicende di Chiesa siano state trattate bene. L'odio che ho provato per i Benandanti e vescovi vari lo dimostra. Ma tutto qui. Deludente.
"Luna nera" è un romanzo misterioso che fonde elementi storici e fantastici e che ha catturato la mia attenzione e non mi ha più lasciato andare via, neanche alla fine dopo aver chiuso l’ultima pagina. La storia è ambientata in una cittadina vicina Roma chiamata Torre Rossa, nel diciassettesimo secolo, epoca in cui la figura della donna era associata alla stregoneria e dove la superstizione e le credenze popolari condannavano donne innocenti, accusate di stregoneria. È ammirevole la volontà dell’autrice di ambientare questa storia nella nostra Italia, finalmente possiamo leggere e apprezzare una storia tutta made in Italy. E vi annuncio già una novità: Netflix ha acquisito i diritti per la realizzazione di una serie tv, anch’essa con attori italiani. La protagonista della storia è Adelaide, una giovane levatrice che si prende cura del fratellino Valente, dopo la dipartita della nonna. È una ragazza di sedici anni che dimostra di essere cresciuta troppo in fretta e che ha sulle spalle una grande responsabilità, quella di crescere suo fratello e di lavorare per portare il pane a casa. In quell’epoca in cui si credeva alle maledizioni e alle pratiche magiche come la stregoneria si respirava un’aria pesante di terrore e di accuse, soprattutto le donne – da sempre accusate di essere fedeli del demonio - dovevano stare attente nel parlare e nel comportarsi perché una parola di troppo o un gesto strano poteva portarla sul rogo. Ed è questo il destino cui va incontro Adelaide, che dopo aver fatto nascere una bambina che sfortunatamente muore poco dopo il parto, viene accusata di essere una strega. A questo punto non può far altro che abbandonare la propria casa e rifugiarsi nelle Città Perdute, una comunità composta da sole donne che vivono nascoste nel bosco. Ed è proprio qui che conosce Tebe, Persepolis e tante altre, tutte donne determinate e indipendenti delle quali l’autrice fa emergere perfettamente la loro personalità, caratterizzandole nei loro pregi e difetti. Come potrete constatare i veri antagonisti del romanzo sono gli uomini, figure che incarnano i pregiudizi e la misoginia, il razzismo e l’ignoranza, in un’epoca in cui gli stessi sostenitori della Chiesa condannano e mietono vittime innocenti. Ma ci sono due protagonisti maschili che si differenziano da tutti gli altri: il primo è frate Filippo che anche se ha un ruolo piccolo e quasi irrilevante fa emergere la sua personalità; il secondo è Pietro, un ragazzo perspicace e sicuro di sé che torna da Roma dopo alcuni anni passati a studiare e che incrocia la strada di Ade. Il problema è che Pietro è il figlio di un sostenitore della Chiesa Cattolica che ha il compito di scovare le streghe. È dolcissimo il legame di amicizia e poi il sentimento di amore che nasce tra Ade e Pietro; un amore che con i suoi colori illumina il grigiore di quel tempo ingiusto e pieno di pregiudizi. Tiziana Triana ha dato vita ad una serie intrigante, avvincente e misteriosa che già dalle prime pagine ci risucchia al suo interno e ci fa provare emozioni contrastanti. La prosa riesce a coinvolgerci, a mantenere costante l’attenzione sulle vicende che diventano man mano sempre più oscure e affascinanti. Ammiro l’autrice per il suo riuscire a celare quante più cose possibili e a regalarci una storia intrigante e coinvolgente, ricca di segreti e indagini dell’inquisizione che come un puzzle perfettamente incastrato pian piano assembla ogni tassello per darci alla fine un quadro completo di tutta la vicenda. L’ambientazione storica è molto fedele a quella realmente accaduta, l’autrice ricostruisce ogni atteggiamento, ogni uso e costume dell’epoca con una tale perfezione da farci sentire spettatore di quella vicenda, da farci sentire gli odori, i profumi e i suoni di quel tempo, ma soprattutto gli intrighi e il pericolo, come se stessimo guardando un film perfettamente architettato dal regista...
Empezaré diciendo que me llamaba muchísimo la atención porque trata de brujas y aunque el principio me pareció muy confuso, llegó un momento en el que empecé a disfrutarlo, durante más o menos 100 páginas. Pero a partir de ahí... todo fue a peor.
Los cambios de escenario y personajes me parecía muy brusco y ciertamente algunos personajes es que no me interesaba en absoluto su historia y se me hacía muy pesada esa parte. Por el otro lado, los personajes que sí que me parecían más entretenidos creo que no tuvieron desarrollo alguno a lo largo de la novela.
En cuanto a la magia... mucha no hay. Esperaba un libro de brujas de verdad, con muchísima magia pero es que me he encontrado eso en las últimas... 5 páginas. Y claramente no fue lo que esperaba.
Por último, pero no menos importante porque hay que destacarlo: el romance. Odio el instalove, me parece 0 creíble y en esta historia no es que haya 1. Es que hay 2. El libro podía haberse salvado y podría haber olvidado la parte romántica si lo demás me hubiera gustado pero sinceramente no fue el caso. Me da pena porque esperaba que me gustara pero no fue así y no seguiré con la segunda parte.
Se fosse classificato come libro trash gli avrei dato assolutamente 4 stelle. Mi aspettavo un atmosfera un po' più cupa ma in particolare modo molta più coerenza. Ci sono tante cose che non hanno senso soprattutto considerando l'epoca in cui è ambientato. La trama è un po' altalenante/traballante, peccato perché l'idea è interessante, semplicemente sviluppata malino. I personaggi sono poco caratterizzati. Nonostante questo ero comunque molto curiosa di continuare a leggerlo e concluderlo. Leggerò anche i seguiti perché tutto questo trashume ora che l'ho trovato non posso lasciarlo.
Ho divorato più di cinquecento pagine in tre sere, non riuscivo a chiuderlo ma al contempo non volevo arrivare all'epilogo perché quando "incontri" IL LIBRO, sai che una volta chiuso sentirai una nostalgica malinconia, come un intenso incontro durato troppo poco. Luna nera, Le città perdute entra di diritto nella mia terna letture 2019! Un romanzo potente, che lascia senza fiato per i messaggi contenuti (terribilmente attuali). Non sono femminista ma Tiziana Triana ha scritto qualcosa che tutte le donne dovrebbero leggere per capire come mai, dopo più di quattro secoli siamo ancora vittime della paura degli uomini, del loro senso di incapacità nell'accettare qualcosa che ci è stato imposto dalla stessa evoluzione della specie: l'inconscia necessità di attingere dallo scibile. Quando ti innamori perdutamente di una storia non è facile parlarne perché ti senti personalmente e irrimediabilmente coinvolta. Tiziana Triana scrive un libro potente, dirompente, resiliente che senza appigli ti divora dall'interno portandoti volente o nolente a riflettere sulla condizione femminile di quattro secoli fa come oggi, perché certi risvolti non sono mai cambiati. Parto dall'atmosfera e dall'ambientazione che ai miei occhi prendono parecchi punti perché l'autrice sceglie l'Italia e il nostro "costume" in una campagna Laziale caratterizzata dal precario equilibrio tra crescente potere della Chiesa e diffusa ignoranza e superstizione del volgo. Lo fa con descrizioni così accurate e sentite da catapultare il lettore direttamente "sul set". Sono stata letteralmente risucchiata fin dalle prime pagine in un paesino attraversato da povertà, ignoranza e malattie. In questo ben delineato contesto trova fertile terreno la superstizione e la paura di ciò che non si conosce e che diventa, dopo essere passato di "sussurro in sussurro", un'aperta e irremovibile condanna alla stregoneria. Ma c'è di più, perché in mezzo all'ignoranza e alla povertà, si nasconde ben di peggio: il senso di inadeguatezza e inferiorità, e perché no, il desiderio e l'attrazione ossessiva per qualcuno che non si può possedere. Durante la lettura mi sono ritrovata più volte a riflettere sul fatto che dopo più di quattro secoli non si va più al rogo, ma una donna può essere condannata in modi ben peggiori a subire la possessività fisica e la sopraffazione mentale da parte degli uomini. Oggi non accendono più pire nella pubblica piazza, ma con un semplice click mettono alla gogna una donna che ha commesso il solo reato di emancipazione e riscatto della propria dignità. Luna nera è un romanzo potente che parla di donne alla donne, un cantico di creature troppo avanti per il tempo buio nel quale vivono, troppo libere per rimanere in vita, braccate da uomini convinti di portare avanti una crociata in nome di Dio e della sua misericordia, che in realtà nascondono per primi a se stessi quella incontrollabile e ingiustificabile rabbia verso l'emancipazione fisica e mentale di donne che hanno scelto l'indipendenza e sono assetate di conoscenza. Fa paura tutto ciò che non si conosce, e oggi come secoli fa, la mente delle donne continua a evolversi a espandere i propri "confini" generando negli uomini l'ancestrale paura di non essere più il punto di riferimento. Sante e Tebe prima, Ade e Pietro poi, vi racconteranno perché molto più spesso di quanto pensiamo l'amore combatte contro l'orgoglio, contro quell'ancestrale senso di possesso sul corpo e la mente dell'altro. Ma non solo, ognuno dei tanti personaggi porta un prezioso filo andando a creare un arazzo grandioso, caratterizzato da chiaro scuri che si intrecciano in modo magistrale, restituendoci un'umanità fragile e "bestiale". Questo romanzo non può essere limitato dall'inserimento nel genere Fantasy o Narrativa, questa è una storia che tracima dalle pagine per scorrere sottopelle e lì rimanere per giorni a sedimentare e spingere le donne a non fermarsi, a continuare più che mai a inseguire i propri sogni e soprattutto alimentare la propria sete di conoscere e scoprire il loro posto nel mondo. Bello, bello, bello! Nero, affascinante, seducente. Una volta chiuso vorrete ricominciare a leggerlo.
Poteva andare meglio, certo, ma l'ho trovata una lettura divertente e avvincente. Le storie delle Città Perdute mi hanno appassionata, e il fatto che l'autrice riesca a mantenere il dubbio fino alla fine sulla domanda se queste donne possiedano o meno poteri sovrannaturali è un ulteriore punto a suo favore. Non lasciatevi ingannare dalla serie netflix che ha toppato su tutta la linea, purtroppo. Spero che si rifacciano nelle prossime stagioni (soprattutto spero che nonostante il fiasco queste prossime stagioni si facciano!)
Luna Nera è il romanzo che ho appena terminato di leggere insieme al gruppo di lettura la congrega della luna nera. Scritto da Tiziana Triana e pubblicato da sonzogno nel 2019 il libro non è stato in generale all’altezza delle aspettative che si erano create intorno ad esso ma naturalmente alcuni aspetti hanno fatto in modo che non fosse una lettura del tutto deludente. L’idea e l’ambientazione forse sono il vero punto di forza del romanzo. Siamo nell’Italia seicentesca e la caccia alle streghe sta raggiungendo il suo apice. In un piccolo villaggio del centro Italia la giovane Ade viene additata da tutti come colpevole di lanciare maledizioni sugli altri abitanti, si vede così costretta a scappare dalla sua abitazione portandosi con sé il fratello, Valente, bambino indifeso che lei vuole proteggere a tutti i costi. Da qui partirà il suo viaggio che la porterà a conoscere le Città Perdute, un gruppo di donne che hanno abbandonato le loro vecchie vite (lasciandosi alle spalle anche i loro veri nomi) per fondare una piccola comunità in grado di dare asilo a tutte quelle che, come loro, sono state accusate di praticare magia nera. Se si vuole indicare il vero punto di forza del romanzo credo che sia proprio nella contrapposizione fra una società oramai completamente patriarcale dove gli uomini sono gli unici a poter avere un ruolo decisionale e il gruppo di donne la cui unica colpa è quella di aver tentato di vivere una vita libera dagli obblighi imposti. Tema quanto mai attuale. Lungo il percorso narrativo, però, come dicevo sono venuti fuori numerosi problemi, a partire da alcune scelte narrative alquanto discutibili (storie romantiche forzate, scelte fatte dai personaggi con l’unico scopo di portare un po’ di azione nella trama, espedienti discutibili per superare alcuni impasse narrativi). Se la struttura alla fine regge abbastanza, mi ha fortemente ricordato il filone di YA fantasy/distopici andati molto di moda negli scorsi anni soprattutto nel mercato statunitense, forse il più grande difetto di Luna Nera rimane il suo “non essere” più che il suo essere. Si perchè il romanzo vuole essere un fantasy, ma non lo è, vuole essere uno YA ma non lo è, vuole essere un romanzo storico, ma non lo è. Il mix fra tutti questi generi ha fatto in modo che il romanzo perdesse una sua identità e lasciasse il lettore un po’ confuso sulla direzione intrapresa. Ora si attende la serie tv che netflix ha sviluppato, che debutterà il 31 gennaio e che, forse, potrebbe avere risultati migliori rispetto alla sua controparte cartacea.
“𝑵𝒐𝒏 𝒄𝒊 𝒔𝒂𝒓𝒂̀ 𝒑𝒊𝒖̀ 𝒄𝒊𝒃𝒐 𝒒𝒖𝒊 𝒑𝒆𝒓 𝒕𝒆, 𝒏𝒆́ 𝒍𝒂𝒗𝒐𝒓𝒐, 𝒏𝒆́ 𝒑𝒂𝒓𝒐𝒍𝒆. 𝑵𝒐𝒏 𝒄𝒊 𝒔𝒂𝒓𝒂𝒏𝒏𝒐 𝒑𝒊𝒖̀ 𝒎𝒆𝒔𝒔𝒆 𝒄𝒂𝒏𝒕𝒂𝒕𝒆, 𝒇𝒆𝒔𝒕𝒆 𝒊𝒏 𝒑𝒊𝒂𝒛𝒛𝒂 𝒆 𝒏𝒆𝒎𝒎𝒆𝒏𝒐 𝒈𝒊𝒐𝒄𝒉𝒊 𝒑𝒆𝒓 𝒕𝒖𝒐 𝒇𝒓𝒂𝒕𝒆𝒍𝒍𝒐. 𝑵𝒐𝒏 𝒄𝒊 𝒔𝒂𝒓𝒂̀ 𝒍𝒂𝒕𝒕𝒆 𝒂𝒑𝒑𝒆𝒏𝒂 𝒎𝒖𝒏𝒕𝒐 𝒏𝒆́ 𝒄𝒂𝒎𝒑𝒊 𝒅𝒂 𝒄𝒐𝒍𝒕𝒊𝒗𝒂𝒓𝒆. 𝑵𝒐𝒏 𝒄𝒊 𝒔𝒂𝒓𝒂̀ 𝒍𝒂 𝒗𝒐𝒄𝒆 𝒅𝒊 𝒖𝒏 𝒂𝒎𝒊𝒄𝒐 𝒐 𝒖𝒏𝒂 𝒑𝒂𝒓𝒐𝒍𝒂 𝒅𝒊 𝒄𝒐𝒏𝒇𝒐𝒓𝒕𝒐. 𝑵𝒐𝒏 𝒄𝒊 𝒔𝒂𝒓𝒂̀ 𝒗𝒊𝒕𝒂 𝒑𝒆𝒓 𝒕𝒆. 𝑷𝒆𝒓𝒄𝒉𝒆̀ 𝒅𝒂 𝒐𝒈𝒈𝒊 𝒕𝒖 𝒔𝒆𝒊 𝒎𝒐𝒓𝒕𝒂." . Il libro è ambientato nel 1600 in Italia, un periodo proficuo in termini di scoperte e studi per quanto riguarda la scienza, la letteratura e l'arte, ma anche caratterizzato da un clima di terrore, paura, pregiudizi e superstizioni. In questo secolo infatti si diffonde il fenomeno della caccia alle streghe per appianare il malcontento generale e attribuire la colpa di povertà e carestie a questa figura, rappresentata per lo più da donne che ingiustamente accusate finivano per essere bruciate sul rogo. . "𝑨𝒅𝒆 𝒔𝒕𝒓𝒊𝒏𝒔𝒆 𝒊 𝒑𝒖𝒈𝒏𝒊 𝒆 𝒓𝒊𝒄𝒂𝒄𝒄𝒊𝒐̀ 𝒂𝒏𝒄𝒐𝒓𝒂 𝒖𝒏𝒂 𝒗𝒐𝒍𝒕𝒂 𝒊𝒏𝒅𝒊𝒆𝒕𝒓𝒐 𝒍𝒆 𝒍𝒂𝒄𝒓𝒊𝒎𝒆, 𝒏𝒐𝒏 𝒄'𝒆𝒓𝒂 𝒑𝒊𝒖̀ 𝒕𝒆𝒎𝒑𝒐 𝒑𝒆𝒓 𝒊 𝒓𝒊𝒎𝒑𝒊𝒂𝒏𝒕𝒊. 𝑸𝒖𝒆𝒍𝒍𝒂 𝒄𝒂𝒔𝒂 𝒏𝒐𝒏 𝒆𝒓𝒂 𝒊𝒍 𝒔𝒖𝒐 𝒏𝒊𝒅𝒐 𝒆 𝒒𝒖𝒆𝒍𝒍𝒂 𝒑𝒐𝒓𝒕𝒂 𝒏𝒐𝒏 𝒑𝒐𝒕𝒆𝒗𝒂 𝒑𝒊𝒖̀ 𝒅𝒊𝒇𝒆𝒏𝒅𝒆𝒓𝒍𝒂." . Ade è la nostra protagonista e vive a Torre Rossa, un paesino a pochi km da Roma assieme al fratellino Valente e ad Antalia, la nonna che li ha cresciuti. Ade ha imparato tutto dalla nonna, anche a leggere, grazie al suo libro di ricette, mentre Valente ama disegnare con il carboncino ma stranamente disegna sempre una luna nera con i raggi che però non è mai uguale. Alla morte di Antalia, Ade per sopravvivere, prende il suo posto come levatrice mettendo in pratica tutto ciò che le è stato insegnato. Purtroppo però, in seguito ad un parto difficile, la prima figlia femmina del capo villaggio muore e la colpa ricade proprio su Ade che l'ha fatta nascere, accusata di essere portatrice del maligno, viene etichettata come strega e come tale deve essere giustiziata. Si ritrova così a dover abbandonare la propria casa e fuggire nel bosco assieme a Valente ma proprio la sera della fuga, due donne si presentano alla sua porta, invitandola ad andare con loro, assicurandole protezione. Viene così condotta nel profondo del bosco in una dimora abitata da donne e ragazze che come lei sono state perseguitate ed incolpate di stregoneria e che adesso si fanno chiamare Le Città perdute. Ognuna di loro infatti è stata ribattezzata proprio con il nome di una città perduta: Tebe, Aquileia, Atlantide, Persepolis, Leptis, Segesta, Petra e Itaca. Lunica eccezione è Janara, la più anziana del gruppo, la quale prende il nome dalle Janare, streghe originarie di Benevento. Una volta scoperta la sua fuga da Torre Rossa, gli abitanti, non soddisfatti, si rivolgono a Sante Montesi, un uomo che si considera messaggero di Dio e che è a capo dei Benandanti, uomini predestinati sostenuti dalla Chiesa Cattolica nella caccia alle streghe, incaricati di catturare e sterminare queste donne, ritenute una minaccia per la città. Non tutti però sostengono la causa, Pietro infatti, il figlio di Sante, non crede affatto nella stregoneria, sa che la causa dei raccolti scarsi e della povertà non sono delle maledizioni e dei malefici ma bensì il clima, le stagioni e le guerre. Oltre a questo si è innamorato di Ade, durante le sue passeggiate nel bosco e tenterà di proteggerla in tutti i modi. In tutto questo però è presente una profezia che le Citta perdute hanno intenzione di realizzare perchè potrebbe donare loro un futuro e libertà e proprio Ade sembra esserne la chiave! . "𝑺𝒆 𝒍'𝒐𝒔𝒕𝒂𝒄𝒐𝒍𝒐 𝒕𝒊 𝒔𝒆𝒎𝒃𝒓𝒂 𝒕𝒓𝒐𝒑𝒑𝒐 𝒈𝒓𝒂𝒏𝒅𝒆, 𝒅𝒊𝒗𝒊𝒅𝒊𝒍𝒐 𝒊𝒏 𝒐𝒔𝒕𝒂𝒄𝒐𝒍𝒊 𝒑𝒊𝒖̀ 𝒑𝒊𝒄𝒄𝒐𝒍𝒊: 𝒖𝒏𝒂 𝒗𝒐𝒍𝒕𝒂 𝒄𝒉𝒆 𝒍𝒊 𝒂𝒗𝒓𝒂𝒊 𝒔𝒖𝒑𝒆𝒓𝒂𝒕𝒊 𝒕𝒖𝒕𝒕𝒊, 𝒏𝒖𝒍𝒍𝒂 𝒕𝒊 𝒔𝒆𝒎𝒃𝒓𝒆𝒓𝒂̀ 𝒑𝒊𝒖̀ 𝒊𝒏𝒔𝒐𝒓𝒎𝒐𝒏𝒕𝒂𝒃𝒊𝒍𝒆." . Ho letto questo libro incuriosita dalla trama e dal tema trattato, ovvero quello della stregoneria e sinceramente dopo aver letto diverse recensioni positive le mie aspettative erano molto alte ma ahimè sono state ampiamente deluse. Nel complesso il libro è scorrevole grazie alla scrittura semplice dell'autrice ma completamente privo di sostanza. Per gran parte infatti la storia risulta piatta e noiosa, vi assicuro che per più di 400 pagine non accade assolutamente nulla di nulla. Sembra quasi un'infinita introduzione alla storia vera e propria che si palesa solo negli ultimi due capitoli, i migliori in assoluto di tutto il libro. Per il resto è un vero e proprio minestrone di informazioni troppo generalizzate che non permettono al lettore di immaginare e comprendere adeguatamente ciò che l'autrice descrive. Il contesto storico viene semplicemente citato all'inizio, ma senza alcun approfondimento e anche le ambientazioni vengono descritte a grandi linee. Per i personaggi vale lo stesso discorso, non sono caratterizzati bene e di conseguenza non riesci ad apprezzarli e ad empatizzare con loro. Delle Città perdute solo quattro riusciamo a conoscerle un po' meglio grazie a dei capitoli a loro dedicati mentre le altre vengono solo citate qua e la ogni tanto. La protagonista inoltre non mi è piaciuta per nulla forse anche per la mancanza di introspezione, troppo ingenua ed impulsiva, compie una serie di scelte senza senso che te la fanno odiare inevitabilmente. Sostanzialmente una storia con del potenziale che però è stata sviluppata nel modo sbagliato. L'autrice ha messo troppa carne al fuoco con la conseguenza che poi non è più riuscita a gestire il tutto. Man mano che si va avanti con la storia infatti invece di ricevere risposte e spiegazioni, saltano fuori altri punti interrogativi. Mi dispiace ma non è un libro che mi sento di consigliarvi, o almeno non del tutto perchè le note positive sono davvero poche e se dovessi decidere di continuare questa serie sarà solo grazie agli ultimi 2 capitoli!
Le premesse erano ottime: primo capitolo di una nuova saga sulle streghe tutta italiana, una serie tv alle porte, una storia originale e con del potenziale, forti personaggi secondari, richiami a leggende del folklore locale, scorci urbani dettagliati...ma per me è stata un po' una delusione. Una scrittura a singhiozzi ma scorrevole, tante idee (forse troppe) buttate insieme senza approfondimenti e spesso abbandonate nella pagina successiva, tanti cliché che gravitano attorno ai personaggi principali (gli unici che non hanno grande appeal e un grande spessore) e tante reminiscenze che farciscono il più possibile la storia finendo solo per intontire il lettore. Un libro classificabile come "vorrei ma non posso", che mi ha lasciato un po' di amaro in bocca (peccato!) ma che nonostante tutto si fa leggere perché la curiosità di "sapere come va a finire" è tanta...
Non lo nascondo, scrivo queste righe con un certo fastidio nello stomaco, perché Luna Nera aveva tutte le carte in regola per poter essere un libro interessante, ma ha solo finito per tradire ogni mia aspettativa. Perché dico questo? La storia si muove in un contesto storico poco discusso ma molto interessante, ci troviamo infatti nell'Italia del Diciassettesimo secolo, periodo marchiato dall'Inquisizione. Qui seguiamo le vicende di Ade, una giovane levatrice tacciata di stregoneria, che, a seguito delle minacce subite dai compaesani, è costretta a fuggire assieme al fratello minore Valente per sfuggire a morte certa. Già solo con queste premesse, le tematiche che potevano essere toccate dalla scrittrice, ma soprattutto, i messaggi che si potevano mandare in chiave attuale ai più giovani, sarebbero potuti essere molteplici ma, in qualche modo, l’insieme dei vari avvenimenti, e lo sviluppo della storia e dei personaggi, ha finito per banalizzarne il contenuto. Soprattutto il finale. Il risultato è un libro dai toni acerbi che, andando avanti nella lettura, sembra perdere una direzione. Molto è dovuto anche al fattore “mistero” che l’autrice ha cercato di mantenere per quasi tutta la durata del libro, e che, per essere conservato, le ha fatto sacrificare lo sviluppo pulito dei personaggi e della storia.
Qui sotto, trovate le cose che mi hanno fatto storcere il naso più nel dettaglio. Ci sono degli spoiler per cui, se non avete letto il libro, vi sconsiglio di andare avanti nella lettura! . . . I fattori che danno inizio alla storia - Ade viene tacciata di stregoneria solo perché, il bambino di una partoriente da lei assistita, è morto poche ore dopo il parto. Ora, nel diciassettesimo secolo, in un paese di campagna vicino Roma, nonostante l’ignoranza dilagante del periodo, mi pare alquanto irrealistico che la gente, in anni di parti fatti in casa, non abbia mai assistito a niente di simile, al punto da tacciare una levatrice di stregoneria. Inoltre questa gente, per accusare Ade, si fiderà delle parole dell’ex levatrice del villaggio, una ladra allontanata dalla comunità, che si venderebbe pure la madre pur di poter tornare al paese e non morire di stenti per strada.
Le città Perdute - L’autrice presenta le Città perdute come un gruppo di nove donne. Se ci pensiamo, è un numero di personaggi veramente alto e difficile da gestire, specialmente se tutti si muovono in un ambiente più o meno confinato. Infatti, andando avanti nella lettura, quattro di questi personaggi sono finiti nel dimenticatoio e la loro caratterizzazione è risultata praticamente nulla.
La protagonista - In 527 pagine la nostra protagonista appare poco e niente. Ogni sua apparizione è comunque quasi sempre legata alla figura di Pietro, così come ogni sua conversazione o litigio. Allo stesso tempo, Ade è una protagonista circondata da molti personaggi, il problema è che le sue interazioni sono scarse e brevi, e questo finisce per renderla anonima.
La confessione di Sante – La storia di Pietro, dell’acqua santa e delle trasfusioni era più che evitabile.
I benandanti - Al livello storico, il rapporto tra inquisitori e benandanti non è mai stato dei migliori, tanto che gli stessi benandanti divennero vittime dall'inquisizione. Se consideriamo tutte le scemenze che Sante fa nel libro, gli inquisitori avrebbero dovuto mettere lui ed il suo gruppo di adolescenti al rogo, ancor prima di metterci le streghe.
Valente – Il segreto di Valente, per come è stato gestito all'interno della storia, non appare come un segreto al momento della rivelazione.
Le casualità – Tutti i personaggi fanno casualmente parte del passato di qualcuno. Di conseguenza si conoscono tutti.
Il finale – Il libro si muove seguendo una linea ambigua. Quasi fino alla fine del libro, non si capisce se le città segrete siano streghe oppure solo semplici donne non conformi alla società del periodo. Il finale è una botta fuori dal nulla. Improvvisamente tutte si trasformano e nessuno si fa delle domande. In sostanza non viene spiegato quasi niente.
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Non posso dare più di due stelle perché, benché godibile nel complesso data la sua scorrevolezza (non è più di un libro per ragazzi), l'ho trovato parecchio scontato, semplicistico, caotico e storicamente inesatto. Avrei preferito uno sguardo sulla vera realtà delle donne accusate di stregoneria nel '600, e invece ci ritroviamo in una love story alla Romeo e Giulietta con un amore che fa da traino all'intera storia senza volerne nemmeno essere il protagonista. Confido nei prossimi due libri per una più degna conclusione.
"Una strega non dovrebbe mai avere paura, neanche nella foresta più fitta, perché sa, nel profondo del proprio cuore, di essere lei la creatura più terrificante." Bella questa frase, vero? Janara la rivolge ad Ade ad un certo punto, e in quel punto ci sembra che voglia prenderla un po' in giro. E' comunque una bella frase. In inglese suona così: "A witch ought never to be frightened in the darkest forest… because she should be sure in her soul that the most terrifying thing in the forest was her." E in inglese fu scritta in originale, da un certo Terry Pratchett. Tiziana Triana la prende, la mette nel suo libro, senza citare l'autore originale, incidentalmente uno degli autori più importanti della fantasy mondiale ma poco conosciuto dal grande pubblico italiano. Di fronte ad una cosa del genere il mio impulso a spegnere il kindle, a cancellare il file e a scrivere magari una lettera piccata all'autrice e Sanzogno è stata forte. Esagero? Diciamo che se fai una cosa del genere e io lettore me ne accorgo, io lettore comincio a dubitare di qualsiasi frase che tu inserisci nel libro. Comincio a chiedermi se è inchiostro della tua penna o lo hai "preso in prestito" da altri. In realtà, però, un episodio del genere segnala uno dei maggiori difetti del libro: vorrei ma non posso... Non è il solo. Difetto uno: sono un young adult o no? Triana inserisce una love story adolescienziale molto in voga nei libri YA. Una formula classica e rodata: non dovrebbero amarsi ma si amano. Esattamente come la formula classica, qui è riproposta allo stesso modo ma senza varianti o adattamenti degni di nota. Come la citazione non attribuita di Pratchett, si prendono due capisaldi che hanno funzionato spesso (la love story contrastata e l'addestramento da strega) e li si forzano in una trama senza un minimo di elaborazione. Il risultato: un YA timido che vuole passare per altro. Difetto due: trattiamo di femminismo, male. Tema bellissimo e intricato quello della persecuzione misogina nella lotta alle streghe. Scrivere di un argomento così complesso, dove si intrecciano politica, religione, dinamiche sociali e rivendicazioni femministe, può essere difficilissimo sopratutto se vuoi inserirlo in modo naturale e poco didascalico in un romanzo. Triana fallisca: più volte oscilla nel filo di uomini vs donne. Le figure positive maschili del libro neppure sono implicate in questa discussione (ok, sono pietose verso di loro e Pietro è per la scienza quindi non crede alla magia, ma non si sa quanto siano consapevoli che queste donne vogliono un ruolo diverso da quello tradizionale). Difetto tre: quando la tua protagonista è carismatica come un tricheco. Adelaide, nonostante il suo soprannome evocativo, appartiene ad una lunga tradizione di protagoniste donne che vorrebbero venderci come favolose e non lo sono. Fa scelta avventate e stupide, si preoccupa per il fratello ma lo venderebbe al miglior offerente per stare con Pietro, e ci dicono abbia del talento ma non ce lo mostrano mai. In pratica grazie a lei tutte le città perdute sono a rischio vita e lei fa gesti avventati. Comunque, anche Pietro che vorrebbe essere la controparte maschile è inconsistente come carta velina. E' studioso e in teoria intelligente, in pratica passa il tempo a litigare con il padre ma sostanzialmente non cambia niente. I comprimari sono un filo interessanti, ma le storie sono sempre così al filo della credibilità e la maggior parte sono sul tenore "sono donne di talento e quindi perseguitate". Fine. Difetto quattro: queer steoreotipo. Ah ovviamente le Città Perdute sono donne e quindi devono amare solo le donne, vedi un po' questa stronza di Adelaide che vuole amare un maschio. Ripeto, non esistono sfumature. Apprezzo che abbia voluto inserire personaggi lgbtq+ in un libro fantasy (?) italiano, diciamo che fra vent'anni arriveremo ad un personaggio a tutto tondo. Difetto cinque: ho paura di essere fantasy. Luna Nera oscilla tra storico e fantasy senza voler sbilanciarsi da una parte né sopratutto dall'altro. La questione magia-e-streghe è infatti trattata come se fosse un prodotto storico, salvo poi... e anche qui sprechiamo buone idee (le janera e Benevento). Come per la citazione iniziale, Triana non ha coraggio né le idee chiare. Non ha coraggio di osare, non ha coraggio di manipolare la materia, non ha idee per capire dove vuole portarci. Inserisce tanti elementi senza riuscire ad amalgamarli e senza darli una impronta sua. Scontato che il risultato sia così scarso. L'unica cosa che possiamo sperare è che questo esperimento cada nel dimenticatoio, e che alla prossima occasione di creare un prodotto crossmediale tiriamo fuori qualcosa di decente.
Mi opinión se rige aún sin haber visto la serie, por lo cual. Cuando la termine, al final de esta reseña escribiré un adaptación vs libro.
OPINIÓN DEL LIBRO SIN HABER VISTO LA SERIE:
Al comenzar a leerlo, durante las primeras setenta páginas he estado un tanto confundida con los personajes ya que los introdujeron todos de sopetón y claramente, me encontraba perdida. No sabía quién era quién. Pero poco a poco se nos iba aclarando esa laguna y dejándonos todo en su sitio.
La primera mitad del libro me costó bastante leerla y no llegó a engancharme. Como es normal en un libro de fantasía, fue un tanto introductoria y descriptiva para introducirnos en el mundo. Pero aún así, sentí esa falta de acción que fuera la que nos terminara de incitar a continuar la historia y que la lectura no se nos hiciera tan pesada. ¡OJO! Esto no quiere decir que no me haya gustado esa primera parte, al contrario, me gustó bastante y principalmente por la pluma de la autora, que me ha tenido completamente enamorada en toda su lectura.
Ya en la segunda mitad del libro, la historia mejora muchísimo, empieza la parte interesante y donde todo empieza a tener una lógica, hay acción, la cual nos engancha a la historia hasta el final. Todo de vuelve súper entretenido y se lee en nada.
Los personajes y la trama me han parecido increíbles y como dije en un principio. Este es un libro que me parece que está muy muy bien escrito, lo cual me ha sorprendido gratamente.
Y ya para terminar, el final, madre mía esa maldito final... increíble de verdad. Se ha dejado la cosa un tanto abierta así que no me cabe duda de que un segundo libro estará en nuestras manos pronto.
Mi sono presa un po' di tempo prima di scrivere qualcosa su questo libro perché c'erano tante cose da tenere in conto. Di sicuro una storia di streghe ambientata in Italia nel diciassettesimo secolo era qualcosa che volevo leggere. La condizione femminile in quel periodo era qualcosa che volevo leggere. E lo stesso vale per credenze e usi e costumi vari. E diciamo che quanto detto sopra è stato rispecchiato più o meno poiché rimane comunque piuttosto superficiale e così come la componente stregonesca non è stata per niente specificata lo stesso vale per molte altre cose che meritavano di essere approfondite. Adesso io so bene che questo è solo il primo volume di una trilogia (ancora da scrivere) ma porca paletta possibile che tutti quell'accozzaglia di personaggi che sono stati tirati in ballo non si ponga una, e dico una, domanda sulla propria condizione e su ciò che gli accade intorno? Come se non avessero un cervello in grado di pensare anche il più stupido dei pensieri! Nemmeno i protagonisti che tra l'altro si sono innamorati in un flash e vivono solo per questo, specie Adelaide la cui esistenza sembra ruotare unicamente intorno a Pietro (visto che appare solo in sua correlazione) nonostante abbia ben altre cose di cui occuparsi. Ci sono troppi personaggi che si intersecano nelle vicende, esistono ma non hanno peso così come le loro storie e poi si conoscono tutti nonostante vengano da luoghi diversi(per dire quante probabilità c'erano che Leptis incontrasse la nobildonna in un villaggio quasi sperduto?). Ci sono sotto trame a fare da filler ma riempiono poco e niente la storia principale; inoltre va bene che essere tacciate di stregoneria per le donne era facile ma qui si rasenta un po' il ridicolo (almeno nella serie l'accusa era costruita un tantino meglio) e l'irreale. E che dire dei Benandanti? Dubito fortemente che la Chiesa li lasciasse così a briglia sciolta come sono stati lasciati Sante e i suoi, io credo che avrebbero visto segrete e rovi in piazza anche loro. E che dire del finale? Le Città perdute ci hanno ripetuto allo sfinimento che le loro conoscenze sono dettate dallo studio e dalla scienza e poi in un nulla toh, eccovi qui tramutate in streghe temibili. No. Non funziona così, tu scrittore mi devi dare delle basi solide per fare tutto ciò non farlo spuntare così dal nulla. Certo il periodo storico e l'ambientazione sono rappresentati correttamente come da libro di storia però ripeto sono vuoti. Ancora non ho capito a quale genere appartiene visto che si affaccia sul fantasy, sconfina nello storico e si dileggia nel young adult. Per tutti i motivi citati ho fatto fatica immensa a concluderlo annoiandomi pagina dopo pagina. Tre stelle solo perché non ho ancora letto gli altri due futuri volumi.
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Il mio hype per questo libro era alle stelle! Pensavo sarebbe diventato uno dei libri della vita ma ho dovuto ridimensionare il mio entusiasmo molto presto. Premetto che secondo me in parte la “colpa“ è della pesante campagna pubblicitaria che ha dato a molti la percezione si trattasse di una resa cruda e realistica sulla stregoneria italiana nel ‘600, cosa che non è. La cosa migliore da fare è approcciarsi a questo libro come a qualsiasi fantasy young adult. Non mi sento di distruggerlo completamente come tutti, ma concorso nel dire che è stata una grande occasione sprecata. Il grande problema è che l‘autrice cerca di trattare molte tematiche ma nel doverle seguire tutte e allo stesso tempo dovendo mandare avanti la trama finisce per non approfondire nulla (relazioni LGBTQ, istruzione femminile, la storia fatta dagli uomini silenziando la voce delle donne, tematiche transgender, la famiglia come scelta e non necessariamente dettata da legami di sangue, etc); stessa cosa per alcune linee narrative che vengono aperte, magari anche con rivelazioni ad effetto, ma poi vengono abbandonate e o comunque non hanno conseguenze sulla trama. C‘è un timido tentativo di parlarci della storia delle singole donne che abitano la casa in cui Ade e suo fratello si rifugiano ma viene fatto solo parzialmente perchè alcune vengono completamente omesse e comunque non viene data a tutte la stessa attenzione. C‘è confusione su molte cose, tanto per fare esempi lo scopo della casa o le motivazione ha spinto Sante ad accettare la sua missione come Benandante. E tante, tante, tante scelte stupide, alla protagonista i particolare bisognerebbe aprire la testa in due per capire se ha effettivamente un cervello! C‘è da dire che livello emotivo funziona molto bene perchè non si può rimanere indifferenti all‘ignoranza e alla superstizione dei Bendanti e della popolazione; un altro punto a favore è lo stile di scrittura semplice e scorrevole che permette di leggere senza problemi. Concludo con una considerazione: al fine del discorso sulla caccia alle streghe e su come si inquadra nella condizione femminile ritengo che uno storico puro sarebbe stato meglio di un fantasy, tutto perde un po‘ dirimpetto visto che in effetti queste donne sono streghe per davvero e di conseguenza in parte i Benandanti hanno ragione!
La trama è riduttiva rispetto ai temi trattati: la condizione della donna, la medicina, i rapporti omosessuali, la Chiesa e la mentalità dell’epoca. Mi sarebbe piaciuto che ognuno di essi avesse il giusto spazio, invece vengono solamente accennati e questo toglie credibilità al racconto. Si vedono le ottime intenzioni dell’autrice e spero che, essendo una saga, la fretta percepibile di questo primo volume lasci poi spazio nei seguenti a tutti gli approfondimenti necessari. Capisco non volersi dilungare, ma avrei dato più spazio ad alcuni personaggi in questa parte per poi passare ad altri nei prossimi volumi. La mia leggera delusione, dunque, deriva dal fatto che il tema della stregoneria risulti quasi un accenno per lasciare spazio ad altre questioni solo trattate superficialmente però e la storia d’amore, in questo primo capitolo, è davvero superflua e non ha modo di essere vissuta. È comunque una lettura scorrevole e lo stile è semplice.
Per la maggior parte delle pagine, la lettura è stata molto leggera (a livello contenutistico) ma pesante di tanto in tanto nell'articolazione di alcuni periodi. La storia traballa tra fugaci scene di amore giovane (che personalmente non ho apprezzato) e pomeriggi pregni di mistero nelle vite passate e presenti di donne intelligenti, forti e caratterialmente ben caratterizzate. È proprio delle città perdute che avrei voluto leggere di più: sono un enorme potenziale per gettare le basi a costruire qualcosa di veramente grande. Folklore, atmosfere cupe, il contatto con la natura: basterebbe poco per risollevare il racconto, che per il momento, si limita ad essere una leggerezza di inchiostro.
2.5 ⭐️ Mi rincresce molto dare un voto così basso a questo libro che a mio avviso possiede davvero tantissimo potenziale a livello di storia ed ambientazioni, ma purtroppo a piacermi sono stati SOLO i capitoli finali che ho trovato interessanti a differenza del resto del libro che mi è parso fin troppo lento e per niente ricco di avvenimenti che rendessero la lettura interessante. Le ambientazioni e l’epoca in cui è ambientata la storia (medioevo) perfetti davvero e anche l’ambito della stregoneria è trattato bene, peccato però per il resto…
[spazio riflessivo, soggetto a revisioni future] Sono ancora ambivalente rispetto a questo libro. Forse è solo questione di accettare la delusione. Il voto in realtà sarebbe una stella e mezza, perché comunque sa essere a modo suo gradevole in diversi aspetti.
Sarebbero state 3 stelline scarse se non fosse stato per il finale e la rivelazione sulle streghe che è stata fatta durante il rogo. Che odio. Un libro tutto impostato sul fatto che queste donne NON FOSSERO streghe, ma appunto DONNE normali, riunitesi per fuggire da una società che non le accetta, e poi alla fine se ne escono con sta cosa. No e poi no.
Per il resto, il libro è molto scorrevole fino a più di metà, poi mi ha annoiata molto. L'idea non è male, anzi, ma il libro è strutturato in modo pessimo, i personaggi poi sono bidimensionali e c'è una serie di situazioni davvero paradossali (tantissimi personaggi omosessuali nel 1600/1700, per dirne una!)
Poteva essere davvero un bel libro, ma invece si limita ad essere una lettura scorrevole, a tratti noiosetta, con un finale pessimo. Non so se leggeró i seguiti.
Do un 6 per la storia, che comunque mi è piaciuta, e per le atmosfere.
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Splendido. Non vedo l'ora di leggere il seguito. Ho amato molto lo stile di scrittura di Tiziana. Storia davvero originale. Parla di stregoneria nel '600 ma i temi che tratta, la situazione femminile, la difficoltà di emanciparsi dai canoni imposti dalla società, la paura del diverso; sono davvero attuali.
Wonderful. I can't wait to read the sequel. I loved Tiziana's writing style. Truly original story. It talks about witchcraft in the 1600s but the themes it deals with, the female situation, the difficulty of emancipating himself from the canons imposed by society, the fear of the different; they are truly current.
Per quanto la storia sia semplice e scorrevole, a tratti ho trovato il romanzo un po' lento. Però sotto certi punti di vista è intrigante e spero solo che la serie tv superi le mie aspettative e non mi deluda.