¿Qué queda del propio país, en la memoria y en la idea presente, cuando se regresa tras un largo exilio? ¿Cómo reconstruir los afectos, cómo reintegrarse en una sociedad que puede habernos olvidado y que nosotros apenas conocemos ya? Tras doce años de obligada ausencia, Javier Montes vuelve a radicarse en Montevideo, llevando a cuestas todo un fardo de nostalgias, prejuicios, ilusiones y soledades. Su peripecia, a partir de ese momento, será una sucesión de encuentros y desencuentros. Andamios es un libro de sabiduría ejemplar en el cual la mirada se acerca con tanto amor y humor a los seres humanos que el texto acaba por convertirse en el más vivo reflejo de cualquiera de nosotros.
Mario Benedetti (full name: Mario Orlando Hamlet Hardy Brenno Benedetti Farugia) was a Uruguayan journalist, novelist, and poet. Despite publishing more than 80 books and being published in twenty languages he was not well known in the English-speaking world. He is considered one of Latin America's most important 20th-century writers.
Benedetti was a member of the 'Generation of 45', a Uruguayan intellectual and literary movement and also wrote in the famous weekly Uruguayan newspaper Marcha from 1945 until it was forcibly closed by the military government in 1973, and was its literary director from 1954. From 1973 to 1985 he lived in exile, and returned to Uruguay in March 1983 following the restoration of democracy.
Nell’introduzione Mario Benedetti tiene a precisare che questo libro “non è un’autobiografia ma un puzzle narrativo, messo insieme a partire da vicende reali diverse opportunamente trasformate, quasi tutte vissute da altri o immaginate, oltre a qualcuna mia”. Sarà così, se lo dice lui, fatto sta che l’autore, proprio come il protagonista Javier, durante la dittatura ha vissuto in esilio una dozzina d’anni lontano dall’Uruguay dimorando soprattutto in Spagna, quindi conosce per esperienza diretta quel che narra.
“Impalcature” è un romanzo sul ritorno in patria dell’esule e sul difficile reinserimento in un mondo e in una città profondamente cambiata, nella ricostruzione di un rapporto con gli ex compagni, alcuni esiliati come lui, altri che, decisi o costretti a rimanere, furono sottoposti a vessazioni e torture di cui portano i segni indelebili nel fisico e nella psiche.
Il titolo particolare sta a sottolineare che non si tratta propriamente di un romanzo compiuto ma di un insieme di impalcature, 75 per la precisione, volte a definire un’opera in costruzione eretta sul vuoto, elementi utili al restauro per ricostruire una storia esistenziale di conflitti, ostacoli e distanze da cui alcuni personaggi, come nelle impalcature reali, possono correre il rischio di precipitare.
Ne derivano un racconto deliberatamente frammentario e una narrazione disarmonica dove si alternano, in modo apparentemente confuso, schegge dedicate alle vicende politiche e alla trasformazione di Montevideo (con diversi riferimenti locali preclusi ai non uruguaiani…) con altre più intime riservate ai rapporti familiari, ad amicizie scomparse o sopravvissute, all’introspezione e allo smarrimento dell’esule incapace di individuare la patria come sede univoca degli affetti: moglie e figlia sono rimaste in Spagna e compaiono nel libro solo come mittenti o destinatarie di accorate lettere che sembrano sottolinearne la distanza incolmabile.
Ho intrapreso la lettura di questo romanzo di Benedetti nella speranza di ritrovare l’impatto emotivo, la sensibilità romantica e l’atmosfera del suo capolavoro “La tregua”, che qualche anno fa mi ha particolarmente colpito, ma ne ho rintracciato la suggestione solo in parte, in alcune traballanti impalcature…
La última novela que escribió y la última novela que leí de él, como es costumbre después del primer verso de leerlo, fue una plática amena, dónde hubo en este caso muchisisisisimas risas, lágrimas bonitas de esas que vienen de alegría aunque no faltaron esas de nostalgica melancolía y dolor, enojos, claro por que Benedetti siempre hace que me enoje con alguno de sus personajes, y mucho amor para su principal personaje "Javier". Andamios esta llena de muchisimos temas entre los cuales están los lazos familiares, el erotismo, la amistad, tortura, amor, rencor, infidelidad, añoranza y por su puesto patria. Si tuviera que describir este libro en una palabra esta seria: camarada. Así que si quieres un buen camarada este libro te hará, recordar, identificarte, enojarte y enamorate.
Benedetti volvió a Uruguay en 1985, luego de un largo período de exilio. A partir de ahí, en muchas de sus obras se vio reflejado el período que él mismo denominó como de desexilio. Eso se vuelca en Andamios, publicada inicialmente en 1996. Pero el autor nos deja claro que no se trata de una novela autobiográfica, y sí un "puzzle de ficción", donde cada capítulo o andamio funciona como elemento restaurador.
Elementos que van reconstruyendo la vida de Javier Montes, quien vuelve de España luego de doce años de exilio. Los vínculos, la ciudad, el país que ha dejado atrás, todo lo va entretejiendo y mezclando con sus nostalgias y prejuicios. Y encuentra que todo ha cambiado, incluso él mismo.
Para destacar: la pintura que realiza Mario del Uruguay post dictadura, de la sociedad montevideana, con ironía, con crítica pero también con amor; las idas y vueltas entre la memoria y la realidad de Javier, que se va paseando entre sus sueños, diálogos, recuerdos, cartas y poemas, está muy bien planteada; la dificultad que encuentra el protagonista en esbozar una identidad uruguaya, va al encuentro con su propia pérdida de identidad. Porque eso es lo que siente un exiliado cuando vuelve, que ya el país no le pertenece. Los poemas que escribe Javier y que hacen referencia a su cuerpo, al que define como su "genuino patrimonio" dan cuenta de que él siente que su cuerpo es su única morada, lo único que le ha quedado.
Es una novela que ahonda en los sentimientos del protagonista, que va de adentro hacia afuera, con una prosa rigurosa, irónica y crítica de nuestra sociedad, pero con un final esperanzador.
Di Mario Benedetti (che nonostante il nome è uruguayano) avevo letto con grande piacere La tregua, che a dire il vero ho trovato molto superiore rispetto a questo libro, che pure mi è piaciuto molto.
Il sottotitolo italiano recita “Il romanzo del ritorno” e infatti il libro parla del ritorno in Uruguay di Javier dopo dodici anni di esilio in Spagna. Javier era un oppositore del regime, seppure un “pesce piccolo” e, contrariamente a molti suoi amici, ha avuto la fortuna di riuscire a partire prima di essere imprigionato e torturato. In Spagna ha lasciato la moglie, da cui si è separato, e la figlia adolescente.
Il libro non è un romanzo di quelli “classici” con una struttura ben definita, una trama, un inizio e una fine. C’è certamente una storia, che è quella del ritorno di Javier e di come si riapproccia al suo paese e ai suoi amici di un tempo, nonché a un nuovo amore. Tuttavia, non c’è una trama lineare e il libro è suddiviso in ben 75 brevi capitoli, ognuno dei quali sembra rappresentare più uno stralcio di vita. Come delle impalcature, dalle quali tra l’altro si rischia sempre di cadere.
Mi sono piaciuti molto soprattutto gli articoli scritti da Javier, ex giornalista, e inviati a un giornale in Spagna, oltre alla storia del generale in pensione.
Gli articoli di Javier sono irriverenti, sinceri, sgorgano dal cuore. In particolare ho apprezzato quello sulla pace che sembra sempre un periodo di grande noia agli americani, che così dopo la guerra fredda hanno cercato nuovi nemici, trovandoli dapprima in Saddam Hussein, per poter fare nuove guerre.
Il generale in pensione, dal canto suo, si trincera dietro un fiero non-pentimento, rivendicando tutto quello che ha fatto, torture comprese, persino con orgoglio.
Molto bella anche la lettera della sorella Fernanda, emigrata negli Stati Uniti, in cui spiega al fratello come negli USA sia preponderante la religione del dio denaro, senza il quale non si può che essere dei falliti da disprezzare.
Anche il finale mi è piaciuto molto, anche se non lo svelerò, per ovvi motivi. L’ho trovato in certo modo calzante, ma non posso dire di più, pena rovinare la lettura.
Se devo trovare una pecca, è il fatto che probabilmente leggerlo in traduzione fa perdere moltissimo delle continue contrapposizioni tra lo spagnolo latinoamericano e lo spagnolo di Spagna. Inoltre, ottime ma poche le note della traduttrice, in cui spiega brevemente chi siano i personaggi menzionati o alcune altre particolarità. Ne avrei volute di più perché alcuni riferimenti non li ho colti.
Mario Benedetti si conferma un ottimo scrittore e sicuramente in futuro leggerò altro di suo. Consiglio però di partire con La tregua.
A pesar del reading slump en el que llevo desde el verano, el hecho de haber leído este libro más poco a poco ha sido un acierto. Siento que he tenido acceso al diario personal de un desexiliado, lleno de reflexiones políticas, historias personales, cartas y poemas. Una especie de ventana hacia lo más profundo de una persona que no se siente de ninguna manera ficticia.
Andamios combina lo político, incómodo e importante de leer con lo humano, irracional y desordenado, simulando así la experiencia vital de la forma más completa.
no sé cuánto de nostalgia influye en esta puntuación pero al fin y al cabo me ha hecho sentir cosas que es de lo que se trata la vida!!! lo he disfrutado mucho excepto el final el final lo veo innecesario
Dopo anni (e anni) di approcci fallimentari alla letteratura sudamericana, ho trovato un libro che non solo mi è piaciuto, mi è proprio entrato dentro. Il ritorno in patria dopo l'esilio, il nuovo modo di guardare quello che si era perduto, gli amici di sempre cambiati, un nuovo piccolo amore da coltivare e un ex amore con cui mantenere i contatti , ma da lontano.
Javier è il solito protagonista che non può piacermi, eppure in un certo senso l'ho sentito in tutte queste pagine, specie negli articoli che scriveva, sparsi qua e là tra i capitoli.
"Il ritorno è fatto di volti ed è fatto di voci" e queste voci ti parlano proprio all'orecchio.
Leyendo este libro pensé que no había una historia concreta, simplemente subconjuntos de historias contadas por Javier después de regresar de un exilio. Para mi sorpresa, casi finalizando el libro me di cuenta que Si había una historia, la historia de un hombre con su exilio, de un hombre con sus seres queridos y de un hombre consigo mismo. A mi me gusta mucho en particular como escribe Benedetti, recomiendo este libro sobre todo a mis amigos Venezolanos exiliados.
me había gustado demasiado hasta el final, lo sentí innecesario.. no por lo triste, sino simplemente innecesario.
de todas formas, un libro muy lindo. personalmente me encanta como escribe benedetti, deja mucho en que pensar.. a veces solo por ideas o conceptos que escribe. me encanta como esta redactada la historia -los andamios-, que también es muy linda.. mucha memoria y encuentro (y desencuentro).
Lo primero que hice al terminar este libro fue algo que quería hacer desde un punto temprano en mi lectura: escribirle a mi única amiga uruguaya a recomendárselo. Porque me fascinó todo lo que aparecía de vez en cuando sobre el país y su cultura y sus personas y su historia.
Casi lloro leyendo el inicio (las citas que venían antes del prefacio) y lloré leyendo el final. El inicio del libro en sí, debo decir que no me encantó. El tono de la narración me hizo pensar que no me iba a encantar el libro, al ratito (un par de capítulos después) no sé si cambió o simplemente me acostumbré -o le entendí, no sé cómo decirlo- (habría que releerlo) sí que me estaba agradando mucho. Y todo lo que le siguió fue un total placer de leer. Así que a pesar de mi encanto, y luego desencanto, y luego encanto, no le cambiaría nada a esta obra.
Los personajes se me salían de la página, a ratos eran yo, a ratos eran amigos, y a ratos eran ellos mismos y aún así se sentían como nuevos amigos. Qué cursi que suena eso… pero es como ahorita puedo describir la sensación. ¿Tal vez el hecho de que eran tan tangibles tenga que ver con que esta obra está bastante ligada a la experiencia personal del autor?
Me hablaron de Uruguay (y un poco las secuelas de su dictadura), me hablaron de volver a tu país de origen después de haber estado un largo tiempo fuera (el exilio), me hablaron de una separación sana, de enamorarse, de amistades viejas, de familia, me hablaron de la idea de los cuerpos propios y compartidos, ay, y uno de mis puntos débiles en los libros, me hablaron en forma epistolar en varios capítulos.
Puedo decir que estoy emocionada por leer esos libros de Mario Benedetti que me están esperando en mi librero.
não esperava me conectar tanto com uma leitura uruguaia e isso diz muito da desunião latino-americana, principalmente para o Brasil, um país continente que é isolado pela língua. As ditaduras na América Latina foram acontecimentos canônicos que moldam a nossa percepção até hoje. Mari Benedetti me surpreende com a forma lírica e poética que retrata a dor de um cidadão desligado de sua própria pátria. Eu sei que um dia vou ter que reler para poder processar todas as reflexões propostas aqui!
'Não nego que é bom saber que estamos vivos e a salvo. A salvo? Por assim dizer, comentaria o ceticismo da sua Raquel. Sempre há um carro queimado, uma suástica em algum muro, simples lembretes de que estão aí, provavelmente lendo os horóscopos para ver se voltam os tempos propícios'.
Qualquer historiador que se interesse minimamente pelo que fica depois das ditaduras latino-americanas já se deparou com as reflexões que Benedetti expõe nesse livro: os mortos, os desaparecidos (que doem mais que os mortos), os torturados (que, por vezes, desejaram morrer), os exilados (e os desexilados), os torturadores (que, por conta dessa nosso péssimo hábito do esquecimento, podem estar pegando uma bandeja de queijo do lado de sua vítima, em qualquer mercadinho de bairro), os ressentidos e os jovens desiludidos. Como voltar do exílio e reencontrar um país que já não é mais o mesmo (e não sendo, também, o desexilado o mesmo que era antes)? Benedetti, com humor e muitas pinceladas autobiográficas, nos leva pelas ruas de Montevidéu e por essas cicatrizes que, até hoje, permanecem nos países latino-americanos (escrevo isso na semana que as Abuelas encontraram o 140° neto. Não há justificativa melhor para a leitura desse livro). Excelente.
Fue una buena novela, me identifique con el personaje en cierto modo, el hecho de que incluye diferentes estilos de escribir como poemas, artículos e historia lo hace mas interesante.
Me gustó bastante también que el autor incluyera personajes de otra novela que ya había leído, eso le dio un toque mas interesante para mi.
El final fue inesperado, de verdad que no me paso por la cabeza que terminaria así, esto le agregó mas belleza al estilo del autor.
4.5 Como sí fuera un puzzle la novela se va configurando en un mosaico de nostalgias, ilusiones y desilusiones. Todo ello rodeado de una enorme soledad. Algo que sólo Benedetti podría lograr. Extraordinaria.
O trabalho de Benedetti, sob as lentes de Javier, o protagonista deste romance, me parece algo sintomático da situação das esquerdas até hoje. Incapaz de refletir sobre e transcender as derrotas que sofrera no século XX, as revoluções malogradas e a queda do socialismo real, tal campo tornou-se letárgico e fora integralmente cooptado pelo establishment político, abandonando seu caráter disruptivo e as utopias que uma vez lhe balizaram.
É com esta melancolia que Javier volta a olhar para seu país após seu desexílio. Seus colegas de militância, uns ainda convalescidos das torturas sofridas, outros descobertos como informantes do regime militar, o recebem com a reticência de quem oscila entre a nostalgia do reencontro e o ressentimento por Javier não ter enfrentado os castigos que lhes foram impostos.
As relações de amizade e familiares de Javier me parecem as mais bem exploradas pelo autor, que revela bem esse caráter de estranhamento. Todavia, é quando Javier tece comentários críticos acerca de Montevideu, do capitalismo, da imprensa e do sistema político que a coisa desanda. Benedetti recai sobre vulgatas e superficialidades que, quando muito, ressoam apenas para convertidos.
Talvez a forma que o autor impõe ao romance também colabore para a sensação de superficialidade. Ele trabalha com pequenos capítulos que denomina de andaimes, sob a premissa de serem pequenas estruturas que vão se acumulando para a construção de algo maior. Os andaimes têm entre 3 e 4 páginas aproximadamente, o que também não favorece reflexões de maior fôlego. Ainda que a brevidade não seja em si um problema, ela tampouco parece ajudar aqui.
Costumo ter uma predileção por romances em que o aspecto político não está deliberadamente colocado, mas surge, em potência majorada, não apenas do contexto das personagens, mas de suas próprias contradições internas. Muitas vezes é interessante levar ao limite as posições políticas e ideológicas das personagens, mas isto pressupõe que o próprio autor seja implicado, exponha suas fragilidades e os limites de seu pensamento. Aqui, Javier não tem contraponto com quem discutir, é raso e parece ser a perfeita reflexão das visões do próprio autor, que não se implica na obra, ambos continuando livres da alteridade em suas clausuras.
Moje první setkání s autorem a hned úspěšné. Vlastně jsem nevěděla, co od knihy čekat, ale anotace zněla zajímavě. A jelikož se snažím objevovat autory z různých zemí, které třeba ještě neznám vyzkoušené, vyzkoušela jsem a bavilo mne to dost. Ve výsledku je tohle pro mne kniha hlavně o hledání toho, kým člověk je, kam vlastně patří a kde jsou jeho kořeny. Je možné se vracet do rodné země po několikaletém odloučení a cítit se tam pořád doma? Je možné navázat na zpřetrhané vazby, obnovit mezilidské vztahy? A naopak lze si vytvořit své "doma" někde jinde? Autor tu nabízí příběh muže, které se po 10-12letém exilu vrací do své domoviny. Líbilo se mi, že to autor řeší jakousi mozaikou - jednotlivé kapitoly na sebe nenavazují vždy na těsno, ale obsahem se to pojí do jednoho velkého silného příběhu. Líbilo se mi, jak se tím vlastně tvoří určitý prostor pro čtení mezi řádky, kdy čtenář hledá střípky informací, které autor neříká přímo, a člověk má tak určitý prostor pro své vlastní interpretace. Kniha není úplně dějová, je to spíše mozaika vzpomínek, myšlenek, pocitů, hledání sebe sama, svých kořenů a snahy o zakotvení ve světě, který není vždy úplně přátelský. Ale mně to ve výsledku dost sedělo. Byť mi kniha zabrala víc času k přečtení, nakonec jsem si ji užila. Je třeba počítat s tím, že si čtení této knihy vyžaduje určitý čas a pomalejší tempo, ale stojí to za to. Za sebe určitě doporučuju.
Leer Andamios hoy es tener una conversación franca, simpática y transversal sobre los cambios generacionales y sociales que han visto a lo largo de sus vidas con un potente autor latinoamericano: Mario Benedetti. Esto con muchos toques de humor y también de tristeza, acompañando a un protagonista (Javier) muy querible.
Entrar a esta historia con la mente en blanco como se podría hacer con “La Tregua” (magnum opus de este autor y obra también muy recomendable) es desaconsejable, dado que se pueden perder el potencial esta historia. Creo que por cada capítulo o set de capítulos se deben detener y pensar: “¿Qué pasaría si Javier volviera a la Uruguay de hoy?” “¿Y cómo ha cambiado mi generación con las que siguen en mi país, o continente, o incluso a nivel mundial?” “Me entiendo yo con las generaciones más viejas o mas nuevas?” “¿Es la libertad del siglo XXI agobiante?” Creo que pueden salir excelentes reflexiones gracias al espacio que nos brinda Benedetti en la construcción de sus andamios.
SPOILERS: el final de esta historia puede ser un tanto agridulce (al igual que La Tregua). Aún así, la acogida de Javier de todos sus seres queridos en su casa y la promesa de su reencuentro con Raquel y Camila nos recuerda que el éxito esta en los vínculos que creamos y como estos superan el pasar del tiempo.
«Andamios» ha sido el primer libro de Mario Benedetti que he leído y la experiencia no ha podido ser más buena. Este escritor uruguayo acuñó el término «desexiliado» cuando regresó a su país natal en 1985 tras doce años fuera de Uruguay a causa del golpe de Estado ocurrido en 1973.
Precisamente, sobre ese «desexilio» se vertebra toda la obra, un concepto encarnado en los personajes de Javier Montes y sus allegados. A través de recuerdos, diálogos, cartas y artículos de periódico se colocan esos andamios que dan título a la novela, y sobre los que se construye el cambio (¿para bien o para mal?) del país, del propio protagonista, de sus conocidos y camaradas, e incluso la relación con las diferentes mujeres de su vida. En definitiva, podríamos decir que «Andamios» es un libro que hay que leer.
Atemporal Benedetti, atemporal el argumento de Andamios. Migrar y volver, reconstruir sobre lo que ya está construido.
Que placer es leer siempre a este autor, encontrar entre sus palabras la política, la historia, la nostalgia, el amor, la crítica cariñosa. Que pena darse cuenta que esta historia es una realidad perdurable en el tiempo, con muchos protagonistas, muchos nombres, muchas familias y amores, pero con un nexo común, el desexilio.
Me gusto mucho el libro, tiene un final muy triste...me recordó a La Tregua. Será que Benedetti siempre quiere rompernos el corazón? Conecte con los personajes y me pareció que se sentían muy reales, muy humanos. Y ahora quiero leer algo un poco más feliz y fantasioso.
This entire review has been hidden because of spoilers.
relatar una historia que por momentos hasta se siente autoreferencial en andamios m parece magistral y la escritura de mario logra que el lector empatice con el protagonista en todo momento x eso m parece q se merecia un final no tan abrupto. linda historia.
Hermoso libro, conecté de sobremanera con Javier, el personaje principal de esta novela, es por eso que el final se vuelve tan amargo. Súper recomendable
Cuando leí el prólogo del libro me llamó la atención que el escritor advirtiera que no era un novela tradicional en cuanto al desarrollo sino que en andamios que al final compone una estructura en su misma pero segmentada al momento de ir construyendola, pensé que de repente no me iba a gustar pero en mi opinión creo que eso no fue lo que más impactó en el desarrollo de la lectura, de hecho me gustó. Creo que la forma en que juega con las palabras denota un gran dominio del lenguaje pero lo sentí un poco pretencioso creo que le agrega una complejidad innecesaria, quizás al ser uruguayo utiliza mucho modismos y hace un poco difícil saber a detalle a lo que se refiere, sin embargo me encantó sentirme identificado con ciertos desarrollos de la trama, la forma en que describe a las personas, la forma en que te marca la escuela, la música, la poesía. En general el libro me gustó, leería otro libro de el y me gustaría leer a Saramago ya que lo menciona varias veces en el libro.
En resumen es el libro que espero leer cuando pienso en leer a un escritor latinoamericano.
Reflexion sobre el retorno al país natal de un exiliado uruguayo. El libro plantea ideas y visiones interesantes. Lo que me ha dejado un poco fria y triste es que tres capitulos antes del final decidan matar a la compañera del protagonista. Hacía falta?
This entire review has been hidden because of spoilers.
He mencionado con anterioridad la profunda admiración y el profundo cariño que le profeso a Benedetti por motivos múltiplos que, pese a ser de suma importancia para mi persona, lamento mencionar que no vienen al caso en éste preciso momento, en ésta ocasión. Muy pocos autores que han entrado a mi vida, que han hecho su propio modo dentro de ella y que luego han tomado sus pocas pertenencias (objetos materiales y personales) para luego marcharse cuando han creído que el tiempo era el conveniente, han logrado, logran y lograrán despertar el diluvio de emociones tormentosas, crueles y terriblemente devastadoras que solo Benedetti ha logrado despertar de su eterno sueño hasta el momento, motivo por el cuál cada palabra que estoy escribiendo y borrando ahora, me resulta asquerosamente insípida y, por sobre todas las cosas, insuficiente. Palabras, aquellas «perras negras» que nada perdonan como diría y, parafraseo a un tal Julio Cortázar que fue conocido de Mario y un hijo de puta, en muchos sentidos inexplicables, pero muy querido en mi vida, para una Renata de quince años que lo escuchó nombrar por primera vez en los pasillos del colegio así como para la Renata de veinte años que con el mundo pesandole más de lo que es humanamente posible, vuelve a elegirlo ayer, hoy, mañana y siempre.
Ojalá Benedetti se carcaterizara por contentarse con los hechos y no por escarbar morbosamente entre ellos, siendo plenamente consciente de todo lo que pueda resultar un detalle insignificante, él podría convertirlo sin problema y remordimiento alguno en dolor latente, en herida profunda y palpable, en recuerdo indeseado y en recordatorio memorioso. Pero ojalá Benedetti nunca se asemeje en ningún ámbito propio de literato y literatura con otros autores, con otros compinches, con otros falsos colegas de pacotilla, porque en la similitud se asesina silenciosamente la diferencia, la grieta, el puente creado por dos y atravesado esporádicamente por uno, el más valiente, el menos cobarde. Ojalá jamás me pregunten qué tienen los libros de Mario, qué producen los libros de Mario, de qué maneras duelen las historias de Mario, de qué forma Mario cambia la vida de quiénes lo leen: ojalá jamás me hagan alguna de esas preguntas, porque si tuviera que responderlas no sabría que decir, no por la falta de las mismas, más por la injusticia que les haría con mis palabras mundanas. Nostalgia, (des)conocerse, (re)encontrarse, permitirse el duelo, permitirse el añoramiento, permitirse la entrega y el recibimiento, permitirse el tiempo y que el tiempo nos permita a nosotros mismos, la guerra y la paz, la paz temporal y la guerra inexorable, silenciosa y constante no solo con uno mismo, más también con todo lo que no ha dicho, todo lo que ha pensado y todo lo que nunca ha hecho. Simplemente sublime, simplemente Benedetti.