Nei giorni in cui l’ultima coda dell’estate lascia la Sardegna orientale, a Telévras una bambina di dieci anni sparisce nel nulla. Non parla, teme il latrato dei cani e le urla degli uomini, ed è nera, come i suoi genitori, venditori ambulanti di passaggio in terra sarda. Tutta la comunità si stringe solidale alla famiglia nelle ricerche: dal maresciallo Ettore Tigàssu al mitico centenario Aedo Pistis, fino agli sgangherati avventori della mescita del paese, devoti al vino Cannonau. Un microcosmo a cui il lettore avrà accesso a poco a poco insieme al personaggio dello “straniero”, al suo primo incontro (e scontro) culturale con la gente del posto: Ferruccio, milanese, che ha finito di scontare ventisei anni di prigione e deve riprendere confidenza con il mondo. Nel nuovo romanzo di Gesuino Némus ambientato nella immaginaria – e ormai leggendaria – Telévras, nel cuore dell’Ogliastra, il mistero si dipana percorrendo vie mai battute, itinerari irrazionali, in un baccanale di cibo, vino, gioia di vivere e tradizioni sacrileghe.
Genuino Némus è il nome d'arte di Matteo Locci. Nato in Sardegna in un piccolo paese dell’Ogliastra 58 anni fa. La teologia del cinghiale è il suo primo romanzo.
Un altro divertente poliziesco di Gesuino Némus. Si torna nel paesino di Televras, con tutti i personaggi che ci hanno accompagnato negli altri volumi dell’autore. Stavolta però è la ricerca di una bimba scomparsa a essere l’evento più importante. Con tanto di plastico nella TV nazionale. E sullo sfondo tutta l’arguta sardità dei personaggi.
Un libro piacevole che ci porta negli scenari di una vita "sincera" di un minuscolo borgo dell'entroterra sardo, dove nessuno a molto, ma quel non molto è reso disponibile, senza preconcetti, a tutti. Un libro gustoso (come i fiumi di Cannonau trangugiati dai bizzarri personaggi che popolano il libro), dove il finale è fin dall'inizio scontato, ma non per questo meno saporito. Voto 4/5.
Un inno puro all'amore. L'amore per la propria terra e le sue usanze, l'amore per le persone e gli animali. Un inno alla generosità di chi ha poco e ama condividerlo con tutti. Un grande esempio di eresia in un mondo che ormai giudica come tale l'essere generosi. Un grandissimo signor nessuno.