ll regista americano Joseph Losey scrive a Fellini: «Caro Federico, solo per dirti che la settimana scorsa ho rivisto alla televisione francese La dolce vita. Che film stupendo! Coraggio!» E Fellini risponde: «Caro Joseph, io non rivedo mai tutti i miei film e quando un amico me ne parla perché ne ha visto uno di recente, ho sempre un soprassalto, come se avessero scoperto all'improvviso che non ho pagato le tasse, o come se venissi a sapere che il marito di una bella signora ha scoperto tutto e mi cerca...» In questo libro, Federico Fellini ha svelato per la prima volta i legami misteriosi, talvolta inquietanti, che lo avvincono al suo lavoro. Fra divagazioni estrose e vagabondaggi della memoria, egli racconta l'atmosfera in cui ha realizzato i suoi film, gli episodi bizzarri o drammatici, gli incontri che sembravano insignificanti e furono memorabili. Ma soprattutto Fellini racconta come si offre alla sua immaginazione l'idea di un film, a cui è solito accostarsi buttando giú piccoli disegni.
Federico Fellini was an Italian film director and screenwriter known for his distinctive style, which blends fantasy and baroque images with earthiness. He is recognized as one of the greatest and most influential filmmakers of all time. His films have ranked highly in critical polls such as that of Cahiers du cinéma and Sight & Sound, which lists his 1963 film 8 1⁄2 as the 10th-greatest film.
It only makes sense that Fellini would be a great story teller, but the extent to which his storytelling capabilities extend to the written form was such a pleasant surprise as his kaleidoscope of stories of growing up in Italy both informs each of his major films (that, in a way, receive their own chapters) and also shows the full circus of Fellini's mind as he heads into each project. Beyond the joy of hearing about Italy and his life are the points on his process that really drill home how perfect his films succeeded in capturing ideas he aimed for; his films sometimes feel like a magic of disparate parts coming together to play on themes and ideas, but the extent to which Fellini knew exactly what those themes were and how he would use them in film is such a pleasure to be guided through. Truly a genius, Fellini.
Definitely worth a re-read. Fellini is an incredibly elegant writer who immerses us in his most intimate memories with this book. I highly recommend this book if you are a fan of Fellini, as he alternates between recounting childhood experiences/early influences and his perspective as a filmmaker later disenchanted by the industry. What I found most compelling was Fellini's introspective creative process, which becomes more and more refined as we follow his career throughout the book.
no okej. fellinko si spĺňa svoj režisérsky bucketlist, nadáva na kritkov, raz za čas darmo šľapne (hahahah) vedľa a urazí nejakú skupinu ľudí ale-veď-takáboladoba, a v knihe venovanej jeho postoju k tvorbe filmu sa vyjadruje, že baviť sa o tvorbe filmu nemá zmysel. srandovné. nemožno mi povedať, že by sa mi tá kniha vyslovene nepáčila, na druhú stranu, (ani nie) dvesto strán sa zdalo ako oveľa viac. v pohode.
Non ho amato particolarmente questo libro, sarà perchè la prima parte parla solo del periodo riminese, sarà perchè non ho visto tutti i suoi film e sarà pure che Fellini non scrive come dirige... Sicuramente un cinefilo amante di questo regista apprezzerà il libro più di me.
Felliniho filozofické rozprávanie o tom, ako a prečo robil svoje filmy je presne také isté, ako jeho filmy. Niektoré sú geniálne, iné nudia, občas pobaví, občas vyprovokuje k hlbším úvahám, no úplne všadeprítomná je jeho obrazotvornosť, tak charakteristická a silná, ž keď to čítate, tak presne viete, že to nie je náhoda, že robil také filmy. Milá kniha na oddych a premýšľanie (ale osobne odporúčam preskočiť celú prvú kapitolu, zdá sa mi trochu zbytočná, aj keď niekoho to môže kľudne baviť"
Не ще стигнат думите да опишат къде точно се крие творческият гений у Фелини. Той не би и искал, защото не намира всички тези дреболи за необходими. За него едно нещо е важно - историята и начинът, по който тя се разказва. Единствената игра, която си струва да се играе.
3.5 un po' si perde, ma è pieno di perle come quando dice che il regista è un tiranno che deve rispondere agli elettricisti "dottò ma facciamo tardi anche oggi?"
È raro che un regista sappia parlare dei propri film, ma è ancora più raro che un regista sia al contempo uni scrittore, un filosofo, un altissimo intellettuale. Ma non è raro se ti chiami Fellini.
Il libro si intitola Fare un film e la prima edizione risale al 1974, mentre quella in mio possesso è del 2015 (uscito per la Einaudi, ET Saggi). Che dire se non che mi è piaciuto tantissimo e che lo consiglio a chiunque, sia che siano fan del cinema felliniano sia che non lo siano?
Il film si basa su una serie di opere precedenti più o meno lunghe ed è il risultato di una ricomposizione di Fellini che comunque non lo rende un’opera organica con un inizio e una fine. I tredici capitoli si concentrano ognuno su un tema e trattano della Rimini della sua gioventù, della città di Roma dove ha sempre lavorato, dei suoi lavori per la televisione (il capitolo sulla televisione è davvero succulento, lo dovrebbero leggere tutti gli abbonati a Netflix!!!), e più in particolare di alcuni dei suoi film: La strada (1954), Le notti di Cabiria (1957), Otto e mezzo (1963), Fellini Satyricon (1969) e Amarcord (1973).
La cosa che mi è piaciuta di più è come traspaia un amore infinito per il mezzo cinematografico, per l’arte di fare film, o almeno di alcuni suoi aspetti. Fellini sostiene, un po’ come sosteneva Frank Zappa per la musica, che sia impossibile parlare di un film perché il film va visto, è fatto di immagini, quindi non si può trasmettere con le sole parole ciò che può trasmettere la visione di un film. Di fatto pare che avesse un rapporto molto particolare con la fase di scrittura della sceneggiatura, sembra quasi che preferisse il film muto! Scrive Fellini: Il cinema racconta i suoi mondi, le sue storie, i suoi personaggi, con immagini. La sua espressione è figurativa, come quella dei sogni. (…) Nel cinema le parole e il dialogo, mi sembra, servono piuttosto a informarti, a permetterti di seguire razionalmente la vicenda e a darle un senso di verosimiglianza, secondo un criterio di realtà abituale; ma è proprio questa operazione che, riverberando sulle immagini riferimenti della cosiddetta realtà comune, toglie loro almeno in parte quel senso di irreale che è proprio dell’immagine sognata, del linguaggio visivo del sogno.
Ma come da lui stesso sostenuto, molte delle cose da lui dette sono provocazioni o pensieri buttati lì per gioco, per stimolare il dialogo, per stupire l’interlocutore, quindi il contenuto del libro va preso un po’ con le molle per stessa ammissione dell’autore!
Che sia vero o no, ho trovato molti dei pensieri di Federico Fellini davvero geniali. Quando parla del rapporto coi produttori, per esempio, scrive: La relazione regista-produttore è tra le più comiche e insidiate, viziata alla radice da un difetto di incongruenza, da un antagonismo inconciliabile. Da una parte c’è il regista con le sue idee e le sue storie, dall’altra il produttore che si crede mediatore tra l’autore e il pubblico e lo crede col furore ispirato di certi sacerdoti dei templi greci, che non ammettevano alcun controllo nel loro dialogo accanito con la divinità. E non mancano aneddoti divertenti su come sia riuscito a lavorare (e a non lavorare) con alcuni produttori italiani e stranieri!
E per chiudere, riporto un passaggio che mi ha ricordato un’intervista a John Carpenter che ho letto recentemente in cui gli chiedevano quale fosse il suo film che più si avvicinava al progetto iniziale che ne aveva. Risposta: nessuno. In modo simile, ecco Fellini: il film è proprio quello che si voleva fare? Per quanto mi riguarda, quando il film è realizzato, finito, non ho nessuna curiosità, non mi capita mai di andare a verificare se ho raccontato proprio tutto quello che avevo in mente e come lo avevo in mente, se per caso ho trascurato o omesso qualcosa. No. Esiste il film fatto. Quello che volevo fare non lo ricordo, non so più esattamente come era.
D’altronde, al contrario di un quadro fatto da un pittore in totale isolamento, un film il regista lo fa collaborando con sceneggiatori, produttori, attori, direttori della fotografia, compositori di colonne sonore, un’intera troupe di scenografi, elettricisti… insomma, come è possibile che da un tale lavoro di gruppo ne esca il prodotto immacolato di una visione di una persona singola, per quanto geniale?
Insomma, davvero un gran libro, una bella finestra sul cinema in generale e sulla visione che del cinema aveva uno dei suoi maestri, Federico Fellini. Ciao!
PS: anche la prefazione firmata niente meno che da Italo Calvino merita la pena di essere letta! Lungi dall’essere un’analisi dell’opera cinematografica di Fellini, Calvino ci racconta la sua vita e la sua grandissima passione per il cinema in una nota quasi del tutto biografica ben scritta e sorprendente.
Fellini könyve furcsa hibrid: kissé naplószerű, máskor interjúbeszélgetésre hasonlít. Nem adja magát könnyen, szabad asszociációk mentén lépked témák között. Amikor filmészítői filozófiájába kapunk betekintőt vagy véletlen élményeket oszt meg (pl.: találkozás a félkegyelmű nővel a viskóban), olyankor tudott érdekelni. Máskor kissé elrobogott mellettem ez a strukturálatlan gondolatfolyam. Fellini személyisége és írásmodora (nem meglepő) hasonlít a filmjeire. Van benne egy realista, intellektuális vonal, valamint egy álomszerű, asszociatív logika. Művelt, ám nem tudálékos. Az egyik fejezetben idézettel érkezik, amit aztán ars poeticának használ: Az alkotó a kulturális világ keretrendszerét felhasználva merít az éjszakából, a misztikusból, a szavakon túliból. Amikor ezt írja, szinte látom magam előtt a Júlia és a szellemek vagy a Satyricon kísérteteit. Szép kép, viszem magammal.
Ho letto questo libro in preparazione ad un esame. Più che un libro sono memorie e appunti del regista. Ogni capitolo tratta un film come Roma, Le notti di Cabiria e altri suoi capolavori. Se siete amanti del cinema felliniano e siete affamati di scoprire aneddoti sul film , qui ne troverete tantissimi. In alcuni momenti la lettura è un po’ lenta ma poi riprende più scorrevole in altri punti.
Più che "Fare un film", il libro è piuttosto una raccolta di ricordi e pensieri di Fellini. Sarei stata più interessata in alcune sue tecniche e consigli, però la seconda metà del libro è diventata molto più intrigante ed introspettiva. Parla di alcuni dei suoi film, momenti comici che li circondano, ma anche un immersione dentro il suo modo di pensare il film.
Una raccolta dei pensieri dell'artista cinematografico sui suoi film, sul pubblico, sulla critica, sulla produzione italiana ma soprattutto su sé stesso. N.B. Il libro contiene aneddoti sui suoi film fino al Casanova.
Un rêve dans un rêve. M’ha fatto bene leggerlo prima del film, mi è sembrato più giocosa la prospettiva del set, più suscettibile alle influenze del caso. Meno grave non farlo corrispondere alle aspettative iniziali.
Si tratta di un vero pasticcio. Guazzabuglio di testi di cui non si sa l'origine, spezzoni di interviste nei quali Fellini parla non si sa con chi. Ricordi e memorie, aneddoti. Imbarazzante. Filmografia essenziale alla fine molto utile. Edizione originale svizzera. I testi sono molto interessanti. Mirabile il soggetto di 8 1/2 scritto in una lettera. Fellini sapeva scrivere.