Aba Abate è una donna normale. Suo marito Paolo, pubblicitario aspirante scrittore, è un uomo colto ma con scarso senso pratico. I suoi figli, Francesco e Cristina, sono adolescenti e, come tutti i ragazzi a quell'età, problematici e conflittuali. La sua unica vera amica sin dai tempi della scuola, Tiziana, ha una libreria e da single continua a cercare il grande amore. Aba si rivolge a lei in cerca di un aiuto per le aspirazioni di romanziere del marito. Aba fa di tutto per tenere unita la sua famiglia e i suoi affetti, ma non è sempre facile per via del suo vero lavoro. Perché Aba Abate in realtà è anche «Ice». Non una semplice impiegata ministeriale come credono i suoi familiari, ma una funzionaria dei Servizi segreti con un compito delicatissimo: reclutare e gestire gli infiltrati nelle moschee. È proprio da un suo informatore che Aba apprende una notizia potenzialmente catastrofica: in Italia sta arrivando via mare dalle coste libiche un terrorista pronto a farsi esplodere. La scadenza: una settimana. Aba si trova costretta a intervenire in prima persona anche sul campo, in Libia e in Niger. E per avere una pur minima speranza di successo deve avvalersi della collaborazione di un agente del posto, il professor Johnny Jazir, un uomo che la trascina gradualmente in una spirale in cui tutti i suoi valori sono messi in dubbio. Le missioni si moltiplicano, le emergenze familiari e lavorative si sovrappongono nel giro di pochi, frenetici giorni, e quando niente va come dovrebbe il mondo di Aba - quello professionale, ma anche quello degli affetti e dell'amore per il quale ha sempre così tenacemente lottato - comincia inesorabilmente a crollarle addosso. Possono davvero coesistere Aba e Ice?
Roberto Costantini (Tripoli, 1952), ingegnere, consulente aziendale, oggi dirigente della Luiss Guido Carli di Roma dove insegna anche al Master in Business Administration. Il male non dimentica è il terzo volume della Trilogia del Male con protagonista il commissario Michele Balistreri, dopo Tu sei il male (migliore opera prima al Premio Scerbanenco, Premio Azzeccagarbugli al Romanzo Poliziesco, Premio Camaiore di Letteratura Gialla) e Alle radici del male, best-seller in Italia e già pubblicati negli USA e nei maggiori paesi europei.
Sei una donna normale dell'Occidente, senza veri valori, senza cuore. Devi solo mentire e tradire ancora una volta, lo fai da una vita. Poi vai a prendere i tuoi figli, li porti a casa, scaldi le lasagne e ti sdrai sul divano con loro a guardare la TV senza pensare a cosa faranno a JJ, alle sue mogli, ai suoi figli.
Una Donna Normale parla di una donna casa e chiesa, madre di famiglia che, secondo dei suoi famigliari si gira i pollici al Ministero. In realtà invece Aba è una spia dei servizi segreti, al momento specializzata nell’infiltrazione di terroristi nelle moschee, e la sua missione in questo libro è quella di scoprire l’identità di un little boy (una persona che prevede di fare un attentato dove morirà suicida) al momento in un campo di raccolta libico, e di permettere il passaggio nel Mediterraneo in modo da scoprire dove sia il suo covo in Italia e chi siano i suoi alleati.
Immagino che ora abbiate già un’idea della propaganda che questo libro cerca di mandare avanti. Scrivo questa recensione lasciando il libro a metà, nonostante l’avessi iniziato con l’idea di leggere tutti i libri fisici in mio possesso: questo è un regalo che mi è stato fatto l’anno passato insieme ad altri tre libri che, solamente leggendo la sinossi, sembrano molto simili a questo in quanto a sensibilità di linguaggio - e quindi forse mi vedrete lasciare a metà anche quelli.
Il romanzo parte in quarta presentando nei primi paragrafi la protagonista come una donna sicura e forte, calma e in pieno controllo di tutto. Il suo interlocutore libico, al contrario, è visibilmente agitato, sia per motivi concreti sia per mostrare il confronto con Aba. Il nome in codice del ragazzo è la prima red flag, se non avete visto tutte quelle del blurb: si chiama infatti Kebab. E ora voi mi direte, Giada, perché non hai chiuso il libro sedutastante? E onestamente avreste ragione perché non sarei qui a passare il mio tempo a leggere queste cose e poi a scriverci pure su una recensione, invece di farlo cadere nel dimenticatoio dell’editoria italiana.
Non ricordo quand’è stata l’ultima volta che ho letto un qualcosa di così apertamente razzista nella letteratura contemporanea, ma onestamente non mi sorprende sia un bijoux tutto italiano. Ora, io non conosco l’orientamento politico dell’autore (anche se ho visto che “sitocomunista.it” lo ha intervistato, è una delle prime cose che mi è uscita su google) però in queste prime duecento pagine oltre le quali non intendo leggere ho visto una donna che più bigotta e chiusa di mente non si può: anche vedendo con i propri occhi e toccando con mano la realtà della vita nei campi di raccoglimento a Tripoli (nome che diminuisce l’impatto che questi dovrebbero dare, in quanto sono delle prigioni a cielo aperto dove l’occhio di dio non arriva e quello delle autorità è chiuso di proposito), l’unica cosa a cui Aba, nome in codice Ice, riesce a pensare è come ogni singolo bambino affamato che vede venderebbe l’anima pur di andare in Italia e uccidere i suoi figli, o i figli di chiunque. Pensa più volte a come non debba umanizzarli perché cresceranno indottrinati ad ammazzare gli italiani e gli europei senza ritegno.
I suoi figli sono la sua luce, motivo per il quale li tratta malissimo e come se fossero un’estensione di sé invece di far loro essere delle persone a sé stanti (il figlio è trattato come un idiota patentato e invece di trovargli un tutor o capire perché non voglia impegnarsi nello studio gli urla dietro tutto il tempo, e la figlia pesa sessanta chili e a quanto pare è il suo unico tratto di personalità, affronto personale verso la madre che era ed è sempre rimasta magrissima in formissima perfettissima); il marito invece, descritto da lei come l’uomo perfetto, è un po’ uno zerbino - non è molto presente nella trama se non come un uomo poco soddisfatto dalla sua vita lavorativa e poco presente nella vita dei suoi figli - ma è perfetto per lei perché così ha la via libera per poter plasmare tutti a suo piacimento. Crede che una volontà di ferro le possa permettere di vincere su tutto (è convinta che punendosi per la malattia ereditaria del cane lo possa far guarire, perché ovviamente smettere di mangiare dolci, bere caffè e alcolici è la soluzione migliore per curare l’anca del cocker spaniel, che guarirà magicamente per il suo fioretto.)
Vabbè insomma, molto chiaramente la protagonista mi stava sul cazzo, e la ragione per cui ho voluto continuare a leggere dopo le prime pagine è semplice: speravo che un qualche stimolo catalizzatore le avrebbe fatto capire di essere nel torto, o di star facendo di tutta l’erba un fascio. Per il momento non sembra intenzionata a cambiare, ma ripeto, ho lasciato il libro a metà. Vince però il premio di protagonista più rompicazzo di un libro letto nel 2023, e ho letto Angels Before Man il mese scorso.
Ma la cosa peggiore di tutte è l’islamofobia dilagante (esiste una parola che delinei il razzismo verso gli arabi che non presupponga siano musulmani? Non riesco a trovare un termine più adatto), inizia con il ragazzo arabo conosciuto solo come Kebab e continua su questa linea per tutto il libro in maniera incessante, ed è la vera ragione per cui non continuerò per scoprire se Aba svilupperà un po’ di empatia prima della fine del libro.
Dal punto di vista stilistico non sono una grande fan dello stile di scrittura: è abbastanza scorrevole ma non brilla, scade anzi spesso in cliché. C’è poi uno strano cambio tra prima e terza persona, che se fosse stato fatto per sottolineare il cambio da Aba a Ice, da mamma tuttofare a superspia, avrebbe anche avuto un po’ di senso logico, ma non mi sembra questo il caso, il pov sembra cambiare ogni tanto così, giusto per fare qualcosa, o quando l’autore ha bisogno di una scena leggermente più fuoricampo di quella vista dalla protagonista (questo non cambia molto perché abbiamo sempre e comunque la sua opinione e i suoi pensieri quindi???? boh????). E poi, cosa che posso perdonare solo perché ogni capitolo parla di un giorno della settimana, tutti i capitoli iniziano con lei che si sveglia e finiscono con lei che dorme, solitamente visto come un errore da autore novello.
Non ho altri libri da consigliare al posto di questo, purtroppo, perché se volete leggere un romanzo di spionaggio tra l’Italia e il Nordafrica vi posso solo consigliare caldamente di evitare quelli scritti da quest’autore, o perlomeno questo libro in particolare.
“mio marito si accontenta di sapere chi sono senza chiedersi cosa sono. Ma forse è così per ogni amore che dura nel tempo, basato inevitabilmente sul fragile equilibrio tra il visibile e l’invisibile, tra il detto e il non detto.” Aba Abate è moglie, madre e una dipendente del ministero. Ice è un agente segreto. Aba e Ice sono dentro la stessa persona ed è proprio attorno a questo fulcro che si srotola il nuovo romanzo “Una donna normale”, di Roberto Costantini, che dopo averci appassionato per anni con le vicende del commissario Michele Balistreri, ci propone questo nuovo personaggio che ha tutte le caratteristiche per guadagnarsi un posto nel cuore dei lettori. Su Contorni di noir la mia recensione. https://contornidinoir.it/2020/01/rob...
Aba, la madre, la moglie, l’amica. Ice, la spia. Una personalità complessa quella della protagonista di “Una donna normale“: nella testa rimbomba l’eco delle parole del padre (cosa è davvero successo tra di loro?), nel corpo i segni di una vita passata a fare da equilibrista, raccontando bugie e schivando domande scomode.
La descrive con precisione chirurgica Roberto Costantini, induguando continuamente (forse, bastava anche un po’ meno) sui suoi pensieri, alternando durante il racconto la prima e la terza persona.
Potrebbe sembrare un approccio strano e insolito, ma vi posso garantire che l’alternanza è scandita in modo così fluido che non è stato nemmeno immediato accorgermi che erano presenti entrambe nel testo.
Aba è la prima persona, Ice la terza. E non crediate che quando il racconto si focalizza sulla vita privata il ritmo non sia serrato, anzi. In certi punti è quasi più incalzante di quando lei veste i panni della spia. Il suo non avere mai tempo, la sensazione di non poter essere ovunque, di dover prendere sempre e solo una direzione illudendosi di avere la possibilità di scegliere, bloccano il fiato in gola.
Per quanto riguarda i personaggi che circondano Aba/Ice sono tutti molto diversi tra loro e ognuno viene fuori nelle proprie sfaccettature, anche se non mancheranno i colpi di scena.
In certi passaggi ho detestato i suoi due figli (va bene tentare di non fare gli errori di tuo padre, cara Aba, ma davvero li ha fatto crescere così viziati?), e ho adorato Albert, per più di un motivo. Su alcuni, mi riserbo di formulare un giudizio più avanti, magari dopo la lettura dei prossimi romanzi… Per la recensione completa: https://www.silenziostoleggendo.com/2...
Un libro che, una volta iniziato, non riesci a lasciare. La protagonista femminile è un personaggio che senti vero. La storia è realistica e ti porta a riflettere su molti aspetti dei tempi contemporanei.
Dory - per RFS . Con questo romanzo che, secondo me, per l’autore costituisce l’opera somma e totale di una vita votata alla letteratura, entriamo a contatto con l’esistenza di Aba Abate che, in realtà, è una spia che ha come nome di battaglia Ice.
Ice/Aba sono due facce diversissime della stessa medaglia: mentre Aba è una madre, una donna di casa con un lavoro imprecisato, Ice è una donna spietata e combattiva, tutta d’un pezzo.
Eppure queste due facce continuano a influenzarsi intaccando la sostenibilità della vita normale di Aba: con due figli adolescenti che la deludono costantemente per la loro mollezza e con un marito affetto dalla sindrome di Peter Pan, Aba non riesce a escludere la forma mentis di Ice dalla propria esistenza che percepisce come inutile nei momenti in cui non è in azione come spia per il Ministero.
La trama è coinvolgente: un attacco terroristico da sventare che colpirà l’Italia ci porta a scoprire la realtà dell’Africa, soprattutto, nei territori libici dove Ice deve incontrare più volte il professore Johnny Jhazir che, con i suoi metodi violenti figli di un’altra cultura, destabilizzerà moltissimo la sua concezione della missione salvifica.
Jhazir è un personaggio molto ben strutturato che apre agli innumerevoli dualismi del romanzo: la sua mentalità è figlia di una cultura sociale completamente diversa da quella di Ice eppure ciò che lo fa agire in maniera spietata è lo stesso motore che muove gli uomini e le donne occidentali, la vendetta, l’amore, la lealtà…
Scoprire che due culture così differenti come quella islamica e quella cristiana abbiano dei punti di contatto (e non pochi!) è forse il merito più importante del libro.
I dualismi, come dicevo, sono tanti: le due personalità di Aba/Ice, la diversità tra un mondo, quello islamico, che spinge per la sua rivalsa con forza, entusiasmo e abnegazione, e il mondo occidentale/cristiano che ha già raggiunto tutto, o almeno così crede, ed è bloccato nella passività e nella mollezza, la completa differenza tra i luoghi descritti, quelli libici, desolati e costellati di bambini affamati che si accontentano di giocare con ciò che trovano, e quelli italiani, ricchi, fastosi, rappresentati dai due figli adolescenti di Aba che si permettono di andare male a scuola oppure di ingrassare a suon di merendine.
Una donna normale è un libro che costa fatica: difficile, arzigogolato, la realtà che descrive, quella dello spionaggio, è ostica, serve concentrazione, non è certo una lettura da spiaggia ma, forse, questo è il vero motivo che mi ha permesso di apprezzarlo tantissimo. Un’opera completa che tratta di temi complessi con grande maestria.
Costantini riserva a questo tomo non proprio leggero uno stile asciutto, molto misurato: la storia si dipana a poco a poco e lo scrittore è bravissimo a non offrire nemmeno una parola in più che possa far scoprire qualcosa sulla trama e sullo sconvolgente susseguirsi degli eventi.
Seppure lo abbia trovato un libro “pesante” non ho potuto non capire l’importanza di ciò che leggevo e – udite, udite! – ben presto affronterò il secondo volume che continua la storia di Aba e delle sue peripezie come spia, anche perché il primo libro finisce in medias res, impossibile non proseguire!
Stay tuned perchè la recensione del secondo tomo Una donna in guerra è in procinto di arrivare!
Pessimo...... trama banale e inverosimile, personaggi ancora più banali e stereotipati. Sono giunta alla fine solo a causa della mia incapacità di lasciare le cose a metà... o perché speravo di trovare la luce in fondo al tunnel, ma niente! Quando uno scrittore decide di scrivere su una donna (peraltro con pretese introspettive) si presume conosca profondamente la “materia” (che a volte perfino noi donne fatichiamo a comprendere), invece ci si perde anche nelle ovvietà (come la durata di una seduta dal parrucchiere per fare delle meches). Ovviamente vale anche il contrario. L’idea di partenza sarà anche stata apprezzabile ma è mancato evidentemente un serio lavoro di editing sul risultato finale. Last but not least, l’immagine holliwoodiana alla NCIS dei “servizi segreti”... che, in base ai ringraziamenti, pare abbiano perfino fornito un qualche contributo all’autore... speriamo solo a lui e non anche alla vera intelligence!!!
Alte aspettative non rispettate. Ne avevo sentito parlare come un grande thriller che tiene incollati alla pagina e invece sono rimasta delusa.. Interessante la "doppia" vita di Aba però stancante e ripetitiva dopo un po'. Il tradimento del marito si era capito da metà libro ed è stato tirato troppo per le lunghe.
Non penso che continuerò la saga
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Questo bisogno di non scrivere mai un libro, ma sempre una serie, sta diventando una malattia per alcuni autori. Anche in questo caso, una storia che era accettabile, é stata fornita di un finale terribile che non sembrava nemmeno scritto dallo stesso autore. Ho dei dubbi rispetto al proseguire la lettura e inoltre non mi sembra che Costantini sia in grado di scrivere un personaggi femminile cosí bene, Balistreri era molto piú riuscito di Aba/Ice.
Bello ma non bellissimo..la scrittura di Costantini prende sempre,ma ho continuato il libro più per vedere come finisse, che per il fatto che mi piacesse particolarmente
Il dovere di Ice è proteggere il suo paese, per farlo deve fare bene il suo lavoro e questo significa mentire alla sua famiglia, mischiando così le verità di cio che è. Si fa chiamare Aba quando è a casa a fare la madre, Ice quando fa la spia al lavoro. Aba ha che fare con il terrorismo, cerca informazioni e verifica avvenimenti legati a personaggi segnalati come potenziali pericoli per l'Italia. Attualmente il suo compito è la ricerca di una persona che potrebbe essere un attentatore proveniente dalla Libia, tutti i suoi sforzi sono dedicati a trovarlo. Ci sono molti accenni al padre di Aba, senza mai approfondire quale fosse il rapporto tra i due, in lei il principio della prudenza inizia a combattere con la parte che suo padre considerava un grave e pericoloso difetto genetico che non era riuscito a estirpare del tutto. La cosa terribile di questa storia, oltre agli eventi narrati, è il fatto che una donna che vive con la sua famiglia non è la donna che si mostra, loro non la conoscono davvero, non sanno chi è Ice la spia, vedono solo Aba, la moglie, la madre, la donna quella che mette davanti a tutti il suo lavoro senza che loro lo sappiano, anche quando stanno male, lei sta al lavoro. E' impossibile non fare un confronto con il Mike Balistreri di Costantini che ti entra dentro e diventa una conoscenza profonda. Lo so, Aba è una donna e Michele un uomo, lui è viscerale lei è iper razionale, lui è narrato fin da quando era bambino, lei si presenta già adulta, ma è impossibile non fare questo paragone. Mi piacciono molto le riflessioni personali scritte in corsivo durante un dialogo, questo metodo permette di separare nettamente quello che dicono i protagonisti e quello che pensano realmente. Il personaggio Aba è una donna a me insopportabile, è preoccupata solamente di due cose, la prima è il suo lavoro con il quale crede di salvare il mondo, la seconda il suo cane, infatti la priorità della vita a casa è quella di portare fuori il cocker, ci sono addirittura dei turni prestabiliti per i figli Cristina e Francesco che naturalmente non rispettano. Lo farei anch'io con una madre così. Per il resto mente spudoratamente ai suoi figli e ritiene di analizzare qualsiasi informazione o personalità le si pari davanti. E' una che consulta le ricette mentre è dal parrucchiere, che programma i minuti, ordina alla sua governante come preparare il cibo, a chi, cosa e quando, fa liste mentali per andare in bagno, per fare addominali, ma si dimentica di fare benzina, è davvero il personaggio più irritante che io abbia mai incontrato nella finzione. Nelle sue valutazioni scrupolose e tecniche, ogni volta che un collaboratore esce dal suo ufficio, scrive un appunto del tipo: Due veli e due smalti in due giorni. Molto distratta. Troppo ingenua, arrogante, verificare se ha una storia, troppo insicuro. Incapace di nascondere le bugie. Insomma, un personaggio irritante fino al midollo. I soprannomi sono un po' ridicoli, Ollio, JJ, Ice, Marlow, Arpax, Papà Doyle, sembra quasi tolgano credibilità e vengono usati quando questi soprannominati sono tra loro, quindi non ha senso. Un'altra cosa che non mi è piaciuta riguarda la tracciatura dei telefoni. Questa viene usata come la panacea per risolvere molti problemi. Da un puntino luminoso su una mappa nel mondo, l'esperto riesce a risalire anche ai sentimenti del proprietario di quel cellulare, esagerazioni non credibili, cosi come i mosconi e i moschini droni, per finire con il mistero dei croccantini del cane miracolosi. Oltre a tutte queste cose che non mi sono piaciute, restano le grandi qualità di Costantini, che riesce sempre a dipanare una trama complessa facendola sembrare lineare e molto comprensibile, ha la capacità di raccontare una storia, facendo pensare di essere ormai giunti alla soluzione del problema, invece ne architetta altri aggiungendo interesse innescando piccoli colpi di scena. Peccato per il suo nuovo personaggio che ho iniziato ad odiare e non mi ha convinto, anche se ormai è impresso nella mia memoria.
Non saprei… non mi ha lasciato nulla. Aba l’ho sopportata a malapena. Maniaca del controllo, costantemente in ansia, invadente e potrei ancora continuare. Capisco che il tipo di lavoro che lei svolge, influisca al 90% su questi aspetti caratteriali, peró mammamia oh, mi ha trasmesso tanto nervosismo ed ansia il suo personaggio. Non riesce a scindere il lavoro con la vita personale. Per non parlare del suo comportamento nei confronti della figlia!!! nel cercare di aiutarla, finisce per crearle ancora più insicurezze. Per il resto la storia è stata un grande “mah”. Sicuramente non uno dei miglior libri da lui scritti, tenteró con un altro.
Questo è il primo libro di Costantini che leggo - anche se mi pare di ricordare di averne un altro paio suoi da qualche parte...- ed il suo è in effetti un genere che non preferisco anche se di norma sono aperta a (quasi) qualsiasi tipo di lettura.... Questa premessa per dire che il libro alla fine non mi è proprio dispiaciuto ma neppure però direi che mi abbia appassionato. Sulla carta, quando ne ho letta la recensione sulla rivista Il Libraio, la storia di una spia che deve conciliare la propria vita familiare - l'essere madre di due adolescenti e moglie di un intellettuale che cerca di scrivere il suo primo romanzo - mi pareva interessante, per questo ho deciso di comprare il volume appena uscito ed affrontarne subito la lettura. Ma...ma restano dei ma. Costantini scrive bene e quindi, dopo una prima parte forse un po' lenta, la vicenda scorre via veloce. Forse troppo veloce? Troppo scontata? Del tipo "faccio la spia di mestiere e non lo posso dire a nessuno e quindi mi incasino la vita" e del tipo "devo salvare il mondo ma qui è tutto troppo banale quindi ci deve essere sotto un intrico...". Insomma. Mi aspettavo forse di più.
Mi spiace tantissimo scrivere questo commento, dato che Costantini è un autore che mi piace tanto e i cui libri sono sempre stati di alto livello. Questo suo nuovo lavoro però non mi è proprio piaciuto. Aba è un personaggio con cui non ho avuto la minima empatia, che ho trovato irritante in molti suoi aspetti (in primis la sua ossessione nel voler intromettersi in ogni campo della vita altrui con la pretesa di aiutare e migliorarne la vita). La trama mi ha preso poco, vuoi perchè già di mio non amo tantissimo le vicende legate allo spionaggio, vuoi perchè lo stile era piuttosto piatto e poco coinvolgente (ad un certo punto ero più in ansia per la salute del cane che non per la minaccia dell'attentato). Proverò a dare una seconda possibilità ad Aba se/quando uscirà il prossimo libro, ma per ora siamo lontani dai fasti della trilogia del Male. Peccato :(
Il tema:buon padre di famiglia-agente segreto, paga sempre. Girato al femminile diventa più rosa che nero. D'altra parte l'autore fa dire ad un personaggio che oggi la platea è in gran parte di lettrici. Il finale è incomprensibile.
Sono vari i temi che l’autore affronta con maestria: il primo è indubbiamente quello del ruolo della donna lavoratrice e madre, che fatica a far convivere le due realtà non solo senza farle scontrare ma soprattutto senza che l’uno venga messo in secondo piano dall’altro. Ed essere madre è per Aba una guerra continua, perché anche se afferma a se stessa che i suoi figli, la sua famiglia sono la cosa più importante, in realtà è come un generale che dispone e controlla le sue truppe. Fino alla catastrofe. La necessità di distaccarsi completamente dalla realtà di Aba quando diviene Ice la costringe ad una scissione emotiva e psicologica a cui credeva di essere addestrata fin da piccola dal padre, il famigerato Adelmo Abate, ma, non essendo una sociopatica senza sentimenti, arriva il momento, la scelta che le impedisce di continuare ad illudersi di essere due persone diverse ed Aba ed Ice si contrano ed incontrano per diventare finalmente un’unica persona. L’altro tema fondamentale è il terrorismo: non sono in grado di sapere se il quadro decisionale che si delinea in questi libri è realistico ma mi ha portato comunque a riflettere. Costantini si rivela ancora una volta un autore che affronta temi estremamente complessi con bravura e senza peli sulla lingua, regalando ai lettori libri che possono essere letti come semplice intrattenimento o dare adito a meditazioni su uno o più dei temi affrontati, che toccheranno con intensità diversa le sensibilità di chi legge a seconda della propria esperienza personale e del momento della sua esistenza che sta vivendo. Efficace è la scelta della narrazione alternata in prima e terza persona: in prima quando parla Aba, in terza quando agisce Ice, per sottolineare ancora di più la dicotomia tra le due parti della donna che sarà costretta ad ammetterne l’unità. La scrittura dell'autore è lucida, analitica: le procedure, le mille sfaccettature e la tante cose da considerare tra benefici a breve, medio e lungo termine, ci portano dentro un mondo misterioso, che può avere colori affascinanti, ma che nel romanzo diviene soprattutto insidioso, perché un errore può evolvere in un disastro. Si apre al lettore una dimensione dove le riflessioni sull'immigrazione, i rapporti tra le nazioni, noi e loro, fanno mutare la prospettiva, spalancando scenari ai quali non si pensa, ma che appaiono credibili, logici: Ice è adrenalina, prudenza e decisione. Al contempo l'attenzione di Costantini per l'universo famiglia/amicizie rappresenta, per chi legge questo libro, un porto franco, qualcosa di conosciuto con il quale ci si può confrontare. La psicologia di Aba è costruita meravigliosamente, è chiara: Aba è calore, emozione, gioia e preoccupazioni, insomma cuore di mamma. Questo romanzo è un'altalena tra analisi e pericolo, distanza e vicinanza ai punti caldi, dove ogni passo va calcolato con cura, dove un sorriso può avere mille interpretazioni. Relazioni tese tra detti e non detti, tra uomini e donne, tra credibilità, dimostrazioni di forza e diplomazia. Sempre interessante e avvincente, poi quando la vita normale, fatta di telefonate, problemi adolescenziali e rapporti di coppia, entra a spezzare e a diluire l'adrenalina, non la si vive come un'ingerenza fastidiosa, anzi, è un restare coi piedi per terra, perché è vita vera anche questa, e soprattutto qui si fanno i salti mortali per far quadrare tutto, evitare liti e recriminazioni, mantenere la calma e non sbottare, è un lavoro impegnativo. “Una donna normale” è un libro che costa fatica: difficile, arzigogolato, la realtà che descrive, quella dello spionaggio, è ostica, serve concentrazione, non è certo una lettura da spiaggia ma, forse, questo è il vero motivo che mi ha permesso di apprezzarlo tantissimo. Un’opera completa che tratta di temi complessi con grande maestria. Costantini riserva a questo tomo non proprio leggero uno stile asciutto, molto misurato: la storia si dipana a poco a poco e lo scrittore è bravissimo a non offrire nemmeno una parola in più che possa far scoprire qualcosa sulla trama e sullo sconvolgente susseguirsi degli eventi.
Aba è una donna normale. E’ felicemente sposata con Paolo, ha due figli e un cocker. Dietro la facciata di mamma attenta e moglie irreprensibile si nasconde Ice, funzionaria dei Servizi segreti.
UNA DONNA NORMALE di Roberto Costantini è stata una rivelazione. Ho divorato le oltre quattrocento pagine con la bramosia di vedere cosa stava per accadere. L’intreccio è davvero molto articolato, di grande impatto e descritto con un certo realismo. L’autore racconta gli accadimenti nella vita della protagonista, con una modalità che ho trovato perfetta. I suoi pensieri, le preoccupazioni, le difficoltà nella gestione della famiglia e del lavoro segreto, si aprono al lettore e svelano una figura di donna complessa, educata dal padre, maniaco della prudenza, a svolgere una professione che richiede molto sangue freddo. Sempre sul chi va là, Aba ama avere le situazioni sotto controllo; sente di dover risolvere i problemi di tutti, compresi gli insuccessi sentimentali della sua amica di vecchia data Tiziana e le insoddisfazioni lavorative del marito Paolo. Ma la vita si sa, riserva sempre imprevisti, e anche la super Aba, viene travolta da frenetiche missioni di lavoro e concitate emergenze familiari. Quando tutto sembra crollare, Aba si troverà a doversi confrontare con sé stessa, le sue fragilità e le verità a lungo messe da parte…
L’autore scrive benissimo e il risultato si rivela attraverso una narrazione avvincente, dove si intrecciano sapientemente le vicende della vita familiare e quelle della spia Ice. Suggestive le incursioni di Aba in Libia.
L’unica perplessità riguarda uno dei protagonisti. Ho trovato Tiziana, l’amica di Aba, un personaggio eccessivo. I tratti caratteriali di questa donna sono esasperati a tal punto da risultare improbabili. L’autore racconta che Tiziana, quarantenne single e disperata, va al funerale di una sconosciuta il giorno di Natale, e solo per rimorchiare un vedovo a caso. Una situazione sotto qualunque aspetto assurda! Come lettrice d’accordo, sospendo il dubbio e quindi le facoltà critiche allo scopo di ignorare le incongruenze secondarie e godere di un’opera di fantasia, ma quando un personaggio è così fuori dalle righe, non riesco proprio a mantenerla questa sospensione, divento incredula. Faccio ammenda.
Un’ultima cosa. A pagina 194, la protagonista rientra a casa e trova il figlio Francesco sdraiato sul divano che sta studiando latino in vista di un’interrogazione sulla peristaltica. La domanda sorge spontanea… sta studiando latino o biologia? Ha il libro di latino in mano, dovrebbe studiare la perifrastica. Qualcuno che ha letto il romanzo potrebbe obiettare che il ragazzo non va molto bene in latino e quindi ha preso lucciole per lanterne, ma purtroppo nel siparietto è incluso anche Paolo, marito di Aba, che si è laureato brillantemente in studi umanistici e non ha avuto nulla da ridire. Inizialmente avevo pensato ad una gag, ma se così fosse uno dei due genitori avrebbe dovuto correggerlo e dare un senso alla scena che invece scorre su un altro binario.
Un’ottima lettura, avvolgente e avventurosa. La consiglio. Alcune vicende sono lasciate in sospeso, in vista di un seguito.
Io ho una classifica di personaggi odiosi, quelli che mi fanno venire l’orticaria, prurito alle mani dalla voglia di prenderli a schiaffi. Eccone alcuni.
Katharina Shweitzer detta schweitzerina, che beve kolsh dalla sera alla mattina (da Delitto al Pepe rosa)
Audrey Rose, i cui brividi hanno vita propria,che millanta qualità investigative da far impallidire Sherlock Holmes, e che ha la capacità di ritrovarsi sempre tra le mani degli psicolabili su cui indaga (almeno fin dove sono riuscita a leggere io, i primi due della serie creata dalla zia Kerry Maniscalco)
Vittoria ex ragazza ricca, ora povera ma non pezzente, innamorata di Riccardo, in quella che diventa una storia molto piccante, ma anche molto scontata. lei odiosa come poche, ma almeno – e lo scrivo dopo aver letto il libro di Costantini- crede nell’amore e ha una sua ingenuità. Lei viene da una quadrilogia (o trilogia? Ho letto “solo” i primi due) il primo è Fermami adesso.
Isobel, la teutonica disoccupata che si trova a Capri per sbarcare il lunario, maltratta una vecchina che ama i cetriolini e nel tempo libero stalkera un poliziotto italiano descritto secondo tutti gli stereotipi che i tedeschi possono avere sugli italiani (da “appuntamento dove il cielo è più blu)
Aba Abate .Già è brutto il nome. Ma lei, lei, sta scalando la mia top 5. Ultima solo in ordine di conoscenza.
Chi è?
Aba Abate è una che ne ha per tutti quelli che non sono lei: marito, figli, colleghi, migliore amica ( che se la mia migliore amica pensasse quello che pensa Aba di Tizzy
“ sei una sigle centrata solo su se stessa, rimorchi vedovi ai funerali, non sai cosa sia un impegno vero, cosa significhi sostenere chi sta al tuo fianco” -lo pensa, ma non lo dice la simpaticona con la coda di paglia-, col cavolo che saremmo ancora amiche. Che un conto è fare un’osservazione, un conto è predicare dall’alto del pulpito della sua supponenza, arroganza e presunzione, da cui si evince il suo sentirsi migliore.
Dai pensieri di Aba, Tizzy è una sfigata. Ma sarai bella te!!).
Aba è quella cerca “di uscire dal pozzo” (metaforico e reale) , quella che ha in testa gli insegnamenti del padre-maestro, che cerca di fare ciò che è giusto, e critica chiunque.
Ma non lo dice, certo che no, lo pensa. E che pensieri meschini fa sui suoi figli. in particolare su Cristina , con cui si comporta in modo bipolare. (la scena della “corruzione coi cannoli” è una tra le tante che mi ha fatto imbestialire).
Lei pensa, pensa di continuo, ammorbando il lettore con le sue considerazioni spesso nemmeno così importanti ai fini della storia.
Che è un thriller, una storia di spionaggio – una spia viene uccisa e si rischia un attentato in Italia, per sventarlo si mettono in moto i servizi segreti di cui Aba fa parte, in una fitta rete di intrighi in cui nessuno può fidarsi fino in fondo di chi ha accanto, né dei collaboratori- ma che vuole mettere l’accento sulle dinamiche psicologiche della protagonista.
Sulla sua difficoltà di coniugare il ruolo in primis di donna – suo padre forse l’avrebbe preferita maschio, dati i commenti misogini (“un chilo su un uomo è forza, su una donna è debolezza.” Nella mia mente è seguita l’esclamazione della Sora Lella!) , e poi di madre e spia.
Una donna normale, come titola questo romanzo, di certo non è*.
Una donna normale pur facendo un lavoro segretissimo starebbe attenta, oppure informerebbe il marito del fatto che fa un lavoro per cui non dovrebbe rispondere al telefono; un lavoro che la porta spesso a viaggiare lontano e con poco preavviso.
Chi lavora per i servizi segreti italiani mantiene due vite parallele e separate?
Aba ci riesce e non ci riesce e infatti usa le sue capacità di agente per rovesciare piatti di spaghetti aglio, olio e peperoncino logorata dal dubbio di averne lasciato uno intero ad attentare gli stomaci dei commensali.
O usa le tecniche psicologiche raffinatissime(?) quando deve manipolare i figli.
Aba è quella del telefono privato sempre acceso (chissene se ti intercettano)….
Come si fa a tenere il telefono personale impostato su “vibrazione” mentre sei in missione? E per me la “scusa” che i figli potrebbero aver bisogno non regge. Intanto perché a casa c’è Rodica che può dare una mano e poi – notizia del secolo- c’è l’ameba Paolo che è un marito con il sogno di scrivere e che praticamente sembra aver un lavoro che gli da modo di essere accanto ai figli in caso di bisogno. Quindi? Quando è nata la sua incapacità di delegare, e di fidarsi dell’uomo che ha sposato? So che per deformazione professionale non si fida di nessuno, ma che vita è?
Aba è anche Ice,l’ agente segreto, calcolatore, che vuole capire chi è l’infiltrato che ha ucciso il suo, di infiltrato. Chi sta agevolando l’ingresso di un terrorista in Italia. E per farlo viaggia avanti e indietro tra la Libia e l’Italia.
Ice, il ghiaccio, la freddezza di chi dovrebbe prendere decisioni senza lasciarsi coinvolgere, senza emozioni. Ma è tormentata da un “9999”, da un evento accaduto tanto tempo fa e da un pozzo.
Ice,che quando è al lavoro con la testa è a casa e quando è a casa, rimugina sul lavoro.
E quando a Tripoli pensa “ ma quella è la mia vera vita. Tutta la mia vita, a cui non vedo l’ora di tornare” , ci crede solo lei.
E che mi ha convinto pochissimo.
A propositi di “credere”, credo che il mio grande problema sia stata l’incapacità di empatizzare con Aba. La vedo, la ascolto, ma non mi piace. Non riesco a provare compassione per questa donna che è in lotta con tutto e tutti, col presente, col passato. Che non sa se vuol essere Aba o Ice, indecisa se conciliarle o tenerle separate (almeno, alla fine) e che in ogni caso nei panni dell’una o dell’altra quando pensa agli altri lo fa sminuendoli , pensando che abbiano bisogno del suo aiuto per essere migliori o salvati, come se lei sapesse qual è la cosa migliore per loro. Mah…
L’altro problema è che non mi piacciono le storie di spionaggio, a meno che non sia Follett a scriverle (mi è piaciuto tanto il Codice Rebecca) . Perciò è stata una vera fatica, e solo sul finale ho trovato un po’ più di verve, di slancio e qualche sorpresa.
Due parole sullo stile dell’autore: i passaggi dalla terza alla prima persona invece di spezzare il ritmo e a rimarcare la differenza Aba/Ice, mi hanno infastidito e basta.
Costantini scrive bene, ma per me la storia è troppo lunga, avrei tagliato quasi tutti i “corsivi”/ pensieri di Aba.
Al terzo
cosa farebbero senza di me?/cosa farebbero senza Aba? . (Scoop del secolo: soffrirebbero, andrebbero in pezzi poi, probabilmente, ricomincerebbero.
Se anche il mondo dovesse crollare perché super Ice non è lì a fermare i cattivi, ce ne faremo tutti una ragione…) avrei voluto urlare!
La cosa più interessante sono i Baulucy, l’uomo nero e il finale, per il resto è un grande: “ma fa davvero, questa?”
Quindi il mio voto è 1 stella e ¾.
Se però amate le storie contemporanee di spionaggio, intrighi e giochi di potere questa storia potrebbe far per voi. Certo… vi dovrà piacere la “signorinasoiocos’èmeglioperilmondoaspettachescrivoaRodica” alias Aba Abate.
Se amerete lei, adorerete il libro.
Ps. Qualcuno può dire all’autore che non frega niente a nessuno, meno che mai ad Aba -sempre che non sia attratta da Tizzy, o non soffra di complessi di inferiorità per il seno piatto, del fatto che Tiziana indossi “il largo maglione a nascondere le tette da quarta misura” ? grazie!
*O forse, alla fine, lo è …perché come tutte ha mille dubbi e fa fatica a conciliare tutto.
Aba é una donna normale con un lavoro normale.. Sposata da vent'anni con Paolo, che é un perenne peter pan e la sua filosofia di vita é hakuba matata.. 2 figli adolescenti Francesco e Cristina e una amica un po pazza tiziana.. Tutto sarebbe perfetto se non fosse che Aba ha una doppia identità.. E anche Ice una spia dell'antitertorismo..
Inizio col dire che il libro é narrato in prima persona da Aba/Ice quindi questo ci permette di conoscere meglio i suoi pensare. Ne esce fuori il ritratto di una donna divisa a metà che cerca costantemente di lasciare separate. Come madre e moglie é amorevole e comprensiva.. ha due figli adolescenti e quindi si trova a ogni giorno ad affrontare situazioni problematiche. A volte i suoi metodi non sono proprio ortodossi ma cmq ognuno alleva i suoi figli come meglio credo..
Come Ice la spia invece é abbastanza spietata. Non lascia nulla al caso. E dotata di un ottimo intuito e non esita a gettarsi nella mischia. Non si tira mai indietro.. Al suo fianco ha tre giovani e validi collaboratori.. Adoro Albert anche se i suoi modi (dovuti alla sindrome di asperger) urtano spesso i nervi..
So che probabilmente molti non saranno d'accordo ma io ammiro molto la protagonista di questo romanzo e da madre la invidio.. Io sono spesso in difficoltà con un lavoro normale e una figlia piccola. Non so lei cone faccia con tutta la tensione che ha a causa del lavoro. Bisogna darle il merito di riuscire ad arginare le crisi.
Il marito Paolo invece é un Bohh con la B maiuscola. Non riesco ad inquadrarlo. Ma non mi sembra normale che non abbia la minima curiosità e non faccia domande.. Mah. Staremo a vedere come si evolverà visto che vostantini ha deciso di finire questo romanzo con una serie di fomande che ora mi ronzano in testa.
Devo dire che la storia é molto carina. Anzi solitamente non riesco a leggere romanzi di spionaggio ma questo é andato molto facilmente. I personaggi sono ben caratterizzati e non sono per niente anonimi. Lo stile di scrittura non é molto ecclatante ma non é neanche noioso..
Tutto sommato é una bella lettura
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1 stella per fare media ma sarebbero state 0. Ho trovato questo racconto a dir poco surreale. Evidentemente scritto da un uomo che vorrebbe interpretare o esprimere i pensieri di una donna ma che fa chiaramente cilecca. Ho trovato inoltre lo scritto estremamente razzista e infarcito di luoghi comuni imbarazzanti. La storia è quella di una donna (normale?) con una doppia vita. Mamma e moglie amorevole che tutti credono lavori per un ministro ed invece è nei servizi segreti. Si trova invischiata nella ricerca di un potenziale kamikaze pronto a difendere le ragioni dell'Islam e a fare una strage in Italia. Punto primo: se fossimo veramente in mano alla gente descritta nel romanzo per garantire la sicurezza del paese penso che ci sarebbero stati già un bel pò di attentati. Punto secondo: storia veramente inverosimile e personaggi assurdi. La protagonista, Dio ce ne liberi e scampi. Ipotizziamola come persona normale, come dice il titolo, è di una presunzione indicibile, tutti i problemi dei figli sono chiaramente riconducibili a lei. Maniaca del controllo, figlia obesa e figlio bamboccione. Marito apparentemente usato come una marionetta, amica di cui parla malissimo che forse ha capito molto più di lei dalla vita. Ma passiamo al lato oscuro della sua vita. Va bene, lavori per i servizi segreti, e quindi? La storia della paura di volare perch�� lascerebbe tutti soli è una grandissima ca#t@, ma il signore scritto cosa crede, che non ci siano madri che vanno in trasferta di lavoro? Solo se sei nei servizi segreti? O stai dicendo che la tua protagonista è una squilibrata e che quindi non dovrebbe stare nei servizi segreti? La seconda, a mio parere. E poi c'è questa contrapposizioni buoni e cattivi, noi i buoni, loro i cattivi. L'Italia non ammazza, l'Italia è buona, sono loro i cattivi...mah a me sembrano dei servizi segreti da macchietta. E poi il razzismo molto malcelato che trasuda da tutto il libro, l'infondere paura nei confronti del diverso e dello straniero. Che schifo. Pessimo libro.
Ho letto questo libro per una challenge a cui partecipo. Ne avevo sentito parlare particolarmente male, e devo dire che questo fatto mi ha ulteriormente incuriosito: volevo vedere anch’io tutti i difetti che tutti mi avevano raccontato. Dato quindi che partivo con delle aspettative pari a meno che zero, devo dire che nel complesso questa lettura non mi è dispiaciuta nemmeno così tanto. Che però chiariamoci: non è che il romanzo mi sia piaciuto, anzi, semplicemente è uno di quei romanzi che arrivati alla fine ti fanno dire beh, pensavo peggio.
La trama ha degli aspetti salvabili: è piena di suspence e di colpi di scena che riescono a tenere viva l’attenzione del lettore. Questo è però quello che si salva dell’intero romanzo. Per il resto si tratta esclusivamente di una serie infinita di stereotipi relativi sia alla trama sia ai personaggi.
E poi c’è Aba, la protagonista. Vorrei dire di non averla sopportata, ma questo non basta a descriverla. Aba è una donna con una doppia vita, spia dei Servizi Segreti da una parte e madre e moglie dall’altra. Lei è una donna che mette davanti a tutto il bene del suo Paese (più o meno), fregandosene altamente della famiglia, potrebbero anche morire ma lei deve salvare il mondo, anche se allo stesso tempo non perde mai occasione di rispondere al telefono ai figli durante una missione, alla faccia della segretezza della sua identità. Davvero, questi continui controsensi della sua personalità, questa mancanza di amore ma anche di professionalità, proprio non sono riuscita a sopportarli. E poi lei continua a definirsi una Donna Normale un minuto sì e l’altro pure: oltre a non essere del tutto vero, credo che alla quarta volta in cui ho letto questo termine volessi suicidarmi. Che poi in realtà non è nemmeno l’unica cosa senza senso che Aba nei suoi pensieri ripete più e più volte: ormai l’hanno capito anche i muri che il suo cane soffre di displasia dell’anca e che suo figlio, un povero adolescente che si ritrova sta madre degenere, è peloso. Ma davvero, basta ripeterlo una pagina sì e l’altra pure!
Il primo libro di Roberto Costantini è stato ‘’Una donna normale’’, avuto grazie ad uno scambio al buio.
In quest’avventura totalmente all’italiana, per essere più precisi al ministero, facciamo la conoscenza di Aba Abate o meglio conosciuta come Ice. Aba è una donna che si trova a gestire un little boy che sta per approdare in italia dalle coste della Libia, questo presunto kamikaze arriverà dai barconi, ma prima di scoprire chi sarà questo pazzo assassino, la nostra protagonista si ritroverà a gestire delle tematiche molto forti, fuori dalla nostra quotidianità, fuori dal controllo del nostro paese. Aba farà la conoscenza di un certo professore Jazir, o conosciuto più comunemente come JJ. Aba dall’inizio non si fida di questo professore, questa sfiducia parte dai vestiti, dalle quattro mogli minorenni che ha, dalla sua mente malata e senza scampo. Aba dai tanti viaggi che farà, dovrà conciliare anche gli impegni con la sua famiglia, i suoi figli Cristina e Francesco e suo marito Paolo. Nessuno di loro sa realmente qual è il lavoro di Aba all’interno del ministero, lei altrettanto bravissima a tenerlo nascosto.
Vi dirò la verità, non me la sento di proseguire la lettura dell’avventura di Aba, ci sarebbe il continuo di questo libro, ma ho capito che attualmente non fa per me. Molte delle sue scelte non le ho capite, come l’aver spinto il marito tra le braccia della sua migliore amica, è davvero così sicura di potersi fidare? Mmh non so,non mi quadra questa situazione. Può davvero comtinuare a gestire questo fardello da sola? Per quanto ancora potrà continuare a trattare i figli come la sua seconda scelta? Non mi è piaciuta, per niente!! In alcuni passaggi l’ho apprezzata, ma in altri l’ho odiata. Essenzialmente il libro è ben scritto, la storia è descritta bene, i colpi di scena ci sono, un po’ pesantino, ma tutto sommato va bene. Sicuramente non me la sento di affrontare un’altra tortuosa lettura in compagnia di Aba, quindi l’abbandono qui, mi va più che bene. Non riesco a dare più di tre stelle, mentirei a me stessa se ne dessi di più.
Una donna normale - Roberto Costantini Un nuovo personaggio per Roberto in questa ottima Spy story. Aba Abate passa dall'essere moglie e madre ad essere una spia dei servizi segreti. Come al solito scritto magistralmente, ti cattura dalla prima all'ultima pagina
Trama: Aba Abate è una donna normale. Suo marito Paolo, pubblicitario aspirante scrittore, è un uomo colto ma con scarso senso pratico. I suoi figli, Francesco e Cristina, sono adolescenti e, come tutti i ragazzi a quell’età, problematici e conflittuali. La sua unica vera amica sin dai tempi della scuola, Tiziana, ha una libreria e da single continua a cercare il grande amore. Aba si rivolge a lei in cerca di un aiuto per le aspirazioni di romanziere del marito. Aba fa di tutto per tenere unita la sua famiglia e i suoi affetti, ma non è sempre facile per via del suo vero lavoro. Perché Aba Abate in realtà è anche «Ice».
Non una semplice impiegata ministeriale come credono i suoi familiari, ma una funzionaria dei Servizi segreti con un compito delicatissimo: reclutare e gestire gli infiltrati nelle moschee. È proprio da un suo informatore che Aba apprende una notizia potenzialmente catastrofica: in Italia sta arrivando via mare dalle coste libiche un terrorista pronto a farsi esplodere. La scadenza: una settimana. Aba si trova costretta a intervenire in prima persona anche sul campo, in Libia e in Niger. E per avere una pur minima speranza di successo deve avvalersi della collaborazione di un agente del posto, il professor Johnny Jazir, un uomo che la trascina gradualmente in una spirale in cui tutti i suoi valori sono messi in dubbio. Le missioni si moltiplicano, le emergenze familiari e lavorative si sovrappongono nel giro di pochi, frenetici giorni, e quando niente va come dovrebbe il mondo di Aba – quello professionale, ma anche quello degli affetti e dell’amore per il quale ha sempre così tenacemente lottato – comincia inesorabilmente a crollarle addosso.
Il libro racconta di una missione segreta per bloccare "Little Boy" Per salvaguardare la sicurezza nazionale. Ice è l'agente segreta che si sta occupando di scoprire dove si trova il covo terroristico in Italia attraverso un infiltrato nelle moschee.. Il tutto viene raccontato attraverso di lei ed i suoi pensieri che sono spesso in contraddizione su ciò che le è stato insegnato da suo padre e ciò che è in quanto Aba, la sua vita vera, quella dov è una mamma di due ragazzi adolescenti Cristina e Francesco e moglie di Paolo un futuro scrittore che è per "Hakuna Matata" molto vivi e lascia vivere.
Secondo me per quanto potrebbe sembrare irreale ( dato che siamo abituati alle spie dei film americani che assomigliano di più ad Albert) è più reale di quanto si possa immaginare. Fare la spia è sempre stato uno dei lavori che volevo fare fin da piccola guardando le Totally Spies e in questo libro ho immaginato come sarebbe potuto essere. Per quanto bello, eccitante e da eroina fa si che tu non sia tu realmente e che spesso la parte umana di te stessa possano avere il sopravvento su quella forte, impenetrabile della spia come succede alla protagonista nella storia.
Sicuramente è un libro che mi è piaciuto, ben descritto ma non ho ben capito la fine 😅 cioè la immagino ma non so se sia così. E mi spiace che non ci sia stato modo di capire come stia ora Aba e chi fosse l uomo nero 😅 è come se mancasse un pezzo o forse c'è un continuo??!🤔
In questo romanzo di Roberto Costatntini la protagonista è una donna, Aba, divisa tra il ruolo di moglie e madre che cerca di portare avanti con tutta sé stessa senza far mancare la sua presenza ed essenza; e quello di agente dei servizi segreti al quale è arrivata grazie all'educazione del padre, agente anch'egli. Questa difficile dualità portata avanti per tanto tempo comincerà a vacillare quando il probabile arrivo di Little boy, il terrorista, la porterà a fare i conti con il mondo sommerso che circonda i nostri figli. È una donna dura ma al tempo stesso fragile, inquadrata in una serie di regole e atteggiamenti ferrei fin dall'infanzia ma che dovrà riconsiderare per riuscire a salvarsi come donna. Avvincente e scorrevole, ricco di suspence e spunti di riflessione. Attualissimo il tema del terrorismo e delle nuove etnie e religioni che stanno entrando nelle nostre città e molto dure le scene che si svolgono in territorio libico attraverso le quali ci si rende conto di quanto vicini siamo geograficamente ma quanto lontani siano i nostri mondi. Ho apprezzato la figura della donna di oggi oberata di compiti e di problemi ma sempre in prima linea. Forse una come Aba è nascosta fra noi, fa la mamma, la moglie ma protegge le nostre vite e le nostre case, vigila sul nostro futuro. In certi momenti ho pensato fosse un po' troppo forzato, ma è innegabile che ci si appassiona.
Premetto che è il secondo libro di Costantini che leggo e come dice il buon Ezio, penso che sia un po’ sottovalutato. Bravo, mi piace molto, ha una bella scrittura e la trama ha sempre un bel ritmo incalzante. Unica pecca, il finale, non so, è rimasto un po’ cosi, un po’ sul velato, intendo non intendo, al che sono anche andata a guardare se ci fosse un seguito, ma non l ho visto. Allora lascio alla mia interpretazione il finale della storia. Trama: Alba Abate é apparentemente una donna normale, con un marito aspirante scrittore e due figli adolescenti che come tutti gli adolescenti hanno le loro problematiche. Ma l apparenza inganna, Aba in realtà è una spia dei servizi segreti che recluta degli informatori. Da uno di questi vengono a conoscenza, che un littke è boy sbarcherà dalle coste della Libia per farsi esplodere a Roma. E qui lei deve intervenire in prima persona, l emergenza si fa incalzante, come incalzante sono i suoi ragazzi. Gestire il suo lavoro di spia e la sua vita personale, non è il massimo, ma tra mille peripezie si mette in gioco, tutto è capire cosa ne sarà della sue vita amorosa con Paolo. Io lo consiglio vivamente, a parte per la storia anche perché è un buon scrittore sicuramente.
Costantini decide di abbandonare il personaggio del Commissario Balistreri, che tanto, ma proprio tanto, ho amato, per quello di Aba Abate. Risultato? Bello, bello, bello. Un libro che si è fatto leggere tutto d’un fiato e mi ha tenuto incollata alle pagine con la solita maestria che caratterizza la penna di Costantini. Il racconto narra la storia di Aba, una donna normale che si destreggia tra lavoro e famiglia cercando di fare incastrare tutte le tessere del puzzle. Aba però al lavoro diventa “Ice”, funzionario dei servizi segreti. Sarà proprio a causa di questo ruolo che sarà coinvolta in missioni fondamentali per la sicurezza del Paese e che la porteranno anche in Libia e Niger. Una doppia vita burrascosa, segnata da difficili convivenze, per una donna tutta d’un pezzo. Finale aperto per un seguito che si preannuncia interessante.
Sono sempre più convinta che gli autori maschi non sappiano creare protagoniste femminili credibili. Infatti avrei apprezzato molto di più questo libro se non fosse stato che non sono proprio riuscita a entrare in empatia con Aba e non per la sua presunta freddezza di carattere: difatti anche nei momenti più emotivi, come quando manifesta il suo affetto per i figli e quando si preoccupa per le persone che le stanno accanto, mi è sembrata troppo meccanica, troppo costruita. Una sagoma priva di vita, insomma. Peccato perché da metà romanzo in poi la trama mi ha appassionato sempre di più e l'adrenalina è cresciuta alle stelle.
Ho apprezzato i romanzi precedenti, e anche questo ho ritrovato lo stile asciutto e chirurgico della scrittura. Ma la storia e i personaggi sono incomprensibili, e di troppo ripetitiva la caratterizzazione della protagonista, bipolare e succede ogni volta di qualcuno o qualcosa. Finale incomprensibile sia nella vicenda lavorativa (un attentato terroristico da sventare a Roma) che in quella personale (un matrimonio e una famiglia senza senso che svanisce con un messaggio whatsapp). Lo attendo per la prossima avventura, questa nonostante le premesse è un giro a vuoto.
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tanto di cappello a Costantini, che è riuscito a presentarci una donna con tutte le paturnie che una donna può avere, con tutte le paure che una madre può avere e soprattutto con tutta la forza e la determinazione che una donna appassionata del suo lavoro può avere. Antipatica? Impossibile da sentire vicina? Perchè? Io ho vissuto ogni suo piccolo dramma, mi sono messa nei suoi panni e l'unica cosa che riuscivo a pensare è "come cavolo ha fatto quest'uomo a scrivere di una donna in questo modo?". Finale a super-sorpresa, e spero di averlo capito! Promossissimo.