Questo libro riunisce i due precedenti volumetti di Patrizia Cavalli (Le mie poesie non cambieranno il mondo, 1974, e Il cielo, 1981) ai quali si aggiunge una nuova, più ampia raccolta intitolata L'io singolare proprio mio. Autrice lodevolmente parca, Patrizia Cavalli, dunque, rende conto della sua poesia una volta per decennio evitando l'inflazione dello sfogo lirico. Anche se così distanziate nel tempo, o forse proprio per questo, queste tre sillogi testimoniano un'esperienza poetica di ampia portata, segnata da un forte filo di continuità e da un marchio di stile inconfondibile, fatto di ironia e di musicalità, ma anche di velocissima concentrazione di pensiero e di arguzia epigrammatica.
Patrizia Cavalli (Todi, 17 aprile 1947 – Roma, 21 giugno 2022) è stata una poetessa e scrittrice italiana. Si è distinta fin dagli anni Settanta per una poesia molto legata all’ esperienza personale, a partire dal primo volume di versi Le mie poesie non cambieranno il mondo (1974), dedicato a Elsa Morante. Infatti è proprio la scrittrice romana, che Patrizia ha occasione di conoscere durante gli studi di filosofia, a scoprire in lei la vocazione per la poesia.
Seguono altre raccolte di successo: Il cielo (1981), Poesie 1974-1992 (1992), L’io singolare proprio mio (1992), Sempre aperto teatro (1999) con cui vince il Premio Letterario Viareggio-Repaci, e Pigre divinità e pigra sorte (2006), vincitore del Premio Dessì. L’ultima raccolta è Datura (2013).
Alcuni suoi testi sono apparsi in varie riviste, tra cui «Paragone», «Linea d’ombra», «Nuovi Argomenti», «Marka» e «Leggere». Nel volume Narratori delle riserve, curato da Gianni Celati, compare il suo racconto Ritratto.
Senza titolo 1 Ma per favore con leggerezza raccontami ogni cosa anche la tua tristezza.
Senza titolo 2 Se ora tu bussassi alla mia porta e ti togliessi gli occhiali e io togliessi i miei che sono uguali e poi tu entrassi dentro la mia bocca senza temere baci diseguali e mi dicessi "Amore mio, ma che è successo?", sarebbe un pezzo di teatro di successo.
Per puro caso, mi è stata regalata la mia prima raccolta di Patrizia Cavalli proprio nell’anno della sua scomparsa e, sempre per puro caso, la scorsa estate ho visitato la sua città natale, Todi. Ho sorseggiato piano piano ogni sua poesia, come si fa d’estate con un bicchiere di acqua ghiacciata: ho ritrovato così tanto di me stessa in alcuni suoi versi da provare dolore. Sono poesie urlate, sbattute in faccia come la peggiore delle verità, con un costante ritmo altalenante tra disperazione e speranza. La brevità di alcune non ne compromette la potenza, anzi, la accentua, tanto da risultare più facilmente interpretabili. Forse io ho avuto la fortuna di leggere le poesie di Patrizia Cavalli al momento giusto e non potrò dimenticarmene facilmente. Ma voi, che leggete queste mie modeste righe, fatevi colpire e pizzicare dalla schiettezza e dalla naturalezza dei suoi versi.
”Ormai è sicuro, il mondo non esiste la sua materia labile che si trasforma in gioia o dannazione. Quella parete quella parete, quella strada, quel muro, quell’occasione infetta che è nella mia testa. I pensierini. Il tempo. Mi scivola via l’anima e io non la trattengo.”
Forse non era il suo momento oppure, molto più probabilmente, non era il mio. Salvo quattro o cinque poesie, purtroppo, non sono riuscita a trovare lo stesso incanto avvertito da altri. Una raccolta certamente valida, alla quale riconosco un grande potenziale, ma che in me non ha toccato le corde giuste. Una lettura che, ad ogni modo, consiglierei a chiunque desiderasse avvicinarsi ad un modo di fare poesia fresco e diretto. Mi dispiace davvero molto.
Definirei la Cavalli una poetessa immensa, una poetessa da annoverare sicuramente tra le mie preferite. Questo volume raccoglie tre raccolte ovvero i due precedenti volumetti di Patrizia Cavalli, “Le mie poesie non cambieranno il mondo” (1974) e “Il cielo” (1981), ai quali si aggiunge una nuova e più ampia raccolta che è “L’io singolare proprio mio”. Uno sfogo lirico potente, uno stile inconfondibile: queste poesie arrivano dritte al cuore in maniera disarmante. Una lettura assolutamente immancabile.
Mi sono dedicata a questo libro dopo aver letto "Vita meravigliosa", un libro incredibile e che mi ha fatto letteralmente innamorare di questa autrice.
Questa raccolta, che ho scoperto essere l'unione di due volumetti distinti, invece mi ha lasciato un po' delusa. Forse l'aspettativa era troppo alta?
Alcune poesie sono bellissime, ma dovendo fare una sorta di media con tutto il resto rimangono solo delle piccole perle sparse.
Meravigliosa poetessa... Consiglio assolutamente di cimentarsi con la lettura delle poesie della Cavalli, conosciuta per caso, amata istantaneamente e istintivamente. Tra i suoi versi un'ironia più unica che rara. (La più bella, a mio avviso, è Non ho seme da spargere per il mondo).
Se ora tu bussassi alla mia porta e ti togliessi gli occhiali e io togliessi i miei che sono uguali e poi tu entrassi dentro la mia bocca senza temere baci disuguali e mi dicessi: «Amore mio, ma che è successo?», sarebbe un pezzo di teatro di successo. #quote
Un linguaggio fresco, moderno. Patrizia Cavalli immensa. La prima parte della raccolta ,“Le mie poesie non cambieranno il mondo”, è quella che mi ha maggiormente colpito. Decisamente una delle mie raccolte di poesie preferite.
“Le mie poesie non cambieranno il mondo”: ⭐️⭐️⭐️⭐️⭐️ “Il cielo”: ⭐️⭐️⭐️⭐️ “L’io singolare proprio mio”: ⭐️⭐️⭐️⭐️
Tre raccolte, composte dal 1974 al 1992, per conoscere al meglio la poesia di quella che è forse tra i massimi esponenti della poesia italiana contemporanea. Quello proposto in questo volumetto da Einaudi è un percorso che ci fa conoscere i grandi temi di Patrizia Cavalli: il crepuscolarismo; la rassegnazione di fronte a una realtà banale, anonima e prosaica; il fallimento della parola poetica, incapace di una verità e di rivoluzione; l’amore nella sua dimensione corporea e mortale, non più un amore che nobilita e rende eterni, ma un amore che risulta ordinario, banale, poiché si rinnova quotidianamente in una realtà da cui non si può scappare; l’accettazione del tempo che passa e delle occasioni perdute. Questa è Patrizia Cavalli: una poetessa per la quale l’unica verità possibile è che la vita, nella sua banalità, sa essere meravigliosa.
Chi è fermo nel dolore non frequenti gli allegri e disinvolti corridori ma solo i passi lenti dei suoi uguali. Se una ruota s’inceppa e l’altra gira quella che gira non smette di girare ma avanza quanto può e trascina l’altra in una corsa povera e sghimbescio finché il carretto o si ferma o si rovescia.
Ho perso il conto di quante orecchie ho fatto a queste pagine, pagine dense e tremendamente umane. Patrizia, grazie di parlare per me, è come se mi avessi ascoltato il cuore con uno stetoscopio e registrato ogni battito su carta.
“Esseri testimoni di se stessi sempre in propria compagnia mai lasciati soli in leggerezza doversi ascoltare sempre in ogni avvenimento fisico chimico mentale, è questa la grande prova l’espiazione, è questo il male."
Una raccolta che include ben 3 raccolte distinte dell’autrice.
Poesia di alienazione consapevole dal mondo, di speranza e dolore d’amore, di un io che si interroga costantemente.
Alcune poesie denotano una notevole profondità d’animo dell’autrice e una capacità di saper organizzare bene in versi liberi i propri pensieri; altre le ho trovate un po’ banali, deliberatamente brevi per essere concise e d’impatto (Ungaretti ci insegna che ciò è difficilissimo e non tutti ci riescono bene) ma che poi non ti lasciano nulla e ti danno l’impressione di essere solo dei bigliettini da baci perugina.
Ma quando l’Io Poetico riflette su di sè e sul posto che occupa nel mondo, sprigiona una liricità davvero commovente.
Super consigliata la sezione “Ai divani! ai divani!” di “L’io singolare proprio mio”
Ho strappato le prime cento poesie Cinquanta per accendere sigarette stupide. Cinquanta per scaldarmi al superfluo fuoco di giugno. Più non capivo più leggevo con furia fretta boria spocchia
Poi la scure della scelta: Ti impegni o la lasci riposare tra le visioni di Campana e il per sempre giovane Corazzini?
Ero pigro, come lei, che da autentica poetessa scaglia lampi & Sputa Tedio amore Leggerezza Dolore Spesso in poche righe svogliate
Patrizia a cui voglio piacere Ma finisco con l'odiarla perché tanto lei Non sa neanche che esisto.
Patrizia che cerco di farmi piacere perché in chat sembrava interessante E invece è l'ennesima ragazza triste e problematica Come mi sono sempre piaciute
Ma ora non più
A lei basta il pensiero dell'incontro disegna poche righe musicali e gatta s'appisola sul sofà
Io al quarto camparino divento logorroico Esondo in sproloqui pretenziosi
Avevamo appuntamento a metà strada L'ho attesa all'ombra delle speranze silenziose
Non c'è confine tra poesia e vita, con Cavalli. Le regole metriche sono assimilate all'interno di una musicalità naturale, che sa di passi veloci lungo le vie di Roma o pomeriggi sospesi a guardare le ombre del pomeriggio a casa. Endecasillabi o settenari si sentono all'interno di poesie non studiate a tavolino. E le parole sono quelle di ogni giorno, per questo le ripetizioni trovano spazio in molti componimenti, fino a creare rime identiche. Che però non sanno di sciatteria: ma di ossessione amorosa o di conversazione a grado zero.