La lampadina del proiettore è saltata in pieno Fellini. Minne e io stavamo guardando Amarcord a letto. “Oh, no, cazzo!” Ho piazzato una sedia sopra un tavolo e sono andato all’assalto di quell’arnese per cambiare la lampadina fulminata. Un gran botto, la casa si è spenta, sono franato giù con tutta la mia impalcatura e non mi sono più rialzato. Mia moglie mi ha visto morto ai piedi del letto coniugale. Nel frattempo io rivivevo la mia vita. Pare succeda spesso. Ma non si svolgeva esattamente come l’avevo vissuta. D.P.
Daniel Pennac (real name Daniel Pennacchioni) is a French writer. He received the Prix Renaudot in 2007 for his essay Chagrin d'école.
After studying in Nice he became a teacher. He began to write for children and then wrote his book series "La Saga Malaussène", that tells the story of Benjamin Malaussène, a scapegoat, and his family in Belleville, Paris.
His writing style can be humorous and imaginative like in "La Saga Malaussène", but he has also written essays, such as "Comme un roman", a pedagogic essay."La Débauche", written jointly with Jacques Tardi, treats the topic of unemployment, revealing his social preoccupations.
"يجب أن نكبر مثل الشجرة التي لا تعرف قانونها. " - كارل يونغ | الكتاب الأحمر
عن الحلم عن منفاه في أبهى تجلياته حيث لا تعود هناك نقطة فاصلة بينه وبين المتخيل والواقع الحسي المادي. اذ يختلط فيه الواقعي باللاواقعي، والوعي يصبح صورة متصلة ومنفصلة عن محتويات اللاوعي الذي يبدو في لحظات أقرب منه للسان الحالم الذي ينمو بشكل مطرد وفي فترات زمنية قصيرة جداً ومضادة ل سيرورة الزمن المعاش. عن الخبرات الحسية والانفعالية المشتركة بين البشر، والتي تظهر بوضوح في الأحلام والأساطير والقصص الشعبية.
المترجم محمد آيت حنّا مبدع كعادته. من أجمل الروايات التي قرأتها مؤخراً.
Quando le cose non vanno come ti aspetti, bussi sempre alla porta dell'amico su cui puoi sempre contare. Complici alcuni incastri familiari e il caldo, negli ultimi mesi avevo perso la spinta a leggere. Con tristezza non avevo voglia di aprire i tanti libri sul comodino, faticavo a trovare quel momento di testa vuota. Allora ho pensato di bussare a chi mi accoglie sempre, ho bussato a Daniel. Complice (e responsabile di tutte le cose belle) chi me l'ha regalato per il compleanno, mi sono lasciata cullare dalla prosa di Pennac.
È un libro un po' atipico, onirico come dice la quarta di copertina. Non fatevi anticipare nulla sulla trama, non incappate in recensioni dettagliate: rischiate solo di rovinarvi la storia.
Che benessere ritrovato leggere un libro tutto d'un fiato, sembra quasi di cullarsi nella comodità.
لقد خُدعت بهذا الكتاب فالغلاف الذي يحتوي على رجل يقرأ كتاب وحوله الكثير من الكتب جعلني اظن ان الكتاب يتحدث عن الكتب لكن اذا به شخص يحلم بمخرج افلام ايطالي ويقفز بالزمن والشخصيات متداخلة في بعضها ولا اعرف ماذا قرأت ولا كيف قرأت هذا الكتاب ، كتاب سخييييف باختصار ، لا تنخدعوا بالغلاف
Daniel Pennac ha avuto da sempre un’ammirazione sconfinata per Federico Fellini, di cui ricorre oggi, 20 gennaio, il centenario della nascita. In occasione di questo anniversario, questa sera al Piccolo Teatro di Milano andrà in scena la lettura teatrale de La legge del sognatore.
Questo libro è un omaggio al grande Federico Fellini che invita a fare del sogno il motore della vita: quando si smette di sognare, si muore.
“Lo spettacolo era suddiviso in quattro parti. Si vedeva, quindi, Federico Fellini giovane che disegnava un sogno e intanto lo raccontava. Il sogno era proiettato su un grande schermo sul fondale. Venti minuti buoni di bellezza ipnotica. Poi Fellini sceglieva tra il pubblico gli spettatori che assomigliavano alle figure del suo sogno. E a costoro faceva fare alcuni brevi provini. Fra i molti volontari che lo raggiungevano sul palco c’erano beninteso i nostri attori. I loro brevi provini erano altrettanti “clou dello spettacolo” che avevamo accuratamente preparato. Nella terza parte la scena diventava lo Studio 5 di Cinecittà: riflettori, cineprese, gru, binari per carrellate, pannelli di scenografia, frastuono… Poi megafono, silenzio, ciak: il pubblico assisteva allora alle riprese di una sequenza sommamente felliniana in cui recitavano gli spettatori scelti dal maestro. Quarta e ultima parte: il momento sacro della proiezione. Con grande sorpresa generale, nessuno riconosceva la sequenza che era stata girata. Le angolazioni, i primi piani, le luci, la scelta delle inquadrature, il ritmo del montaggio, il suono soprattutto, il suono e la musica, insomma lo stile dell’autore mostrava qualcosa di totalmente diverso da quel che tutti credevano di aver visto. Gli attori stessi, che durante le riprese avevano pronunciato solo una serie di numeri, scoprivano quello che dicevano davvero e le voci che gli avevano attribuito per dirlo.”
“Così quella notte del 20 gennaio gli abitanti di via Rovello scesero in strada raggiunti dagli abitanti di via San Tomaso, cui si unirono quelli di via Broletto e i musicisti di corso Garibaldi, e tutti insieme imboccarono via Dante finché Milano non fu altro che musica. Una musica tanto più argentina dopo tre giorni di gran vento che avevano restituito alle strade la loro sonorità di cristallo.”
Interessante il racconto di come, Pennac da giovane insegnante, riuscì a recuperare una classe maschile di studenti preadolescenti che avevano un rapporto conflittuale con la scrittura, a causa dei continui fallimenti accumulati negli anni: gli studenti sono come boccioli da curare e curare ancora e ancora e ancora, senza strapazzarli, perché ne va del loro futuro. Lo fece chiedendo loro di riportare i loro sogni su un taccuino, appena svegli. Una volta in classe, chiedeva loro di dettarglieli, in modo che potessero vedere i loro racconti vestiti a festa, senza errori di ortografia o grammatica. Era un modo per invogliarli a scrivere senza mortificarli.
“Ai giovani bisogna dire solo due cose: siate curiosi e siate creativi."
Dove finisce il sogno? Dove inizia la vita reale? È davvero così importante saperlo ?
Daniel Pennac appartiene a quella rara categoria di chi prende sul serio i propri sogni. E da sognatore ammira e ama il lavoro di un grande visionario, Federico Fellini.
“Federico non è un sognatore della domenica, lui lo sa che il sogno è la vita.”
Il regista è ovunque in questo romanzo, ispirando ogni parola, illuminando la narrazione, rivivendo negli aneddoti dello studio 5 di Cinecittà.
“Vedete, Fellini disegnava i suoi sogni appena sveglio. Li colorava con quello che aveva sotto mano: matite, tempere, acquarelli, biro, pennarelli, inchiostro che stendeva direttamente con le dita, gli andava bene qualsiasi cosa. Dopo averli colorati, li raccontava per iscritto negli spazi lasciati liberi dal disegno.”
La legge del sognatore è un viaggio onirico, un esercizio di ammirazione, una storia di famiglia, amicizia e di elettricità, perché alla fine tutto inizia con un’esplosione di luce. Daniel Pennac prende per mano il lettore accompagnandolo attraverso le sue vite, tra memoria, sogno e realtà e non sapendo mai dove sono i confini, ci si ritrova deliziosamente persi nella sua mmaginazione, dove tutto è fluido
لم أجرب يومًا أن أكتب أحلامي فورَ استيقاظي، ولم أجرب كذلك أن أثرثر عنها أو أحشرها في ما أكتب، لكن يبدو لي أني أرغب في أن أفعل.
ربما عشنا دومًا عالمًا مُتخيّلًا وعالمًا آخر في واقعنا يُخفف حدةَ أيامنا، ربما لجئنا للحلم هربًا من الواقع الذي لا نستطيعُ تغييره سوى بالحُلم، الخيال، والكتابة. والجدير أن العناصر الثلاثة ترتبط ببعضها ارتباطًا وثيقًا، حين تسقطُ أداة الخيال من الكاتب ربما سقطَ هو. من يدري؟ هذا ما تريد الرواية أن تقوله.
رواية لطيفة، تُقرَأ بِخفّة. أخذتني بجولةٍ في الحلم والواقع، وضياع الحد الفاصل الرفيع بين العالَمين. ترجمة سلِسة
Ce nouveau petit roman se lit très facilement (et rapidement). Je le conseille aux adeptes de cinéma italien, aux nostalgiques, ou tout simplement aux rêveurs. Du très joli Pennac !
12 ან 13 წლის ვიყავი ფედერიკო ფელინის “La Strada” რომ ვნახე. ძალიან ბევრი ვიტირე ჯელსომინას ტრაგიკულ ბედზე. სხვათაშორის, ფელინის ქართული კინო ძალიან უყვარდა და ამბობდა, რომ მასში ყველაფერი იყო, რაც მის ატირებას იწვევდა. ნეტავ დანიელ პენაკი რა აზრისაა ქართულ კინოზე? ან აქვს კი რამე ნანახი? :)) საყვარელი წიგნია. გემოვნებიანი. ცხადსა და სიზმარს შორის დაუკარგავს ზღვარი პენაკს. კითხულობ მისი ბავშვობის ამბავს და უცებ იგებ, რომ ეს უბრალოდ სიზმარი იყო. კითხულობ ფელინისადმი მიძღვნილ თეატრალურ დადგმაზე და ჰოპ! - ეგეც სიზმარია. ისე, ბერძნულ მითოლოგიაში, სიზმარი იყო ცხადი, რომელიც ძილში ხდებოდა. :))
"დაბერება ეს არის, როცა შენ მეტი აღარავინ იცნობს ფედერიკო ფელინის.", რეჟისორს, რომლისთვისაც სიზმარი თვით სიცოცხლე იყო, მოკვდა იმიტომ, რომ ვეღარ ხედავდა სიზმრებს.. <3
გუშინ მესიზმრა როგორ ვუყვებოდი ადამიანებს სიზმარს, რომელსაც იმ წუთებში მათზე ვხედავდი და თან თავს ძალას ვატანდი, რომ სიზმარში სიზმრის ნახვა არ გამეწყვიტა. დილით კი ეს წიგნი წავიკითხე, რომელიც ნაწილობრივ ფელინის სიყვარულზეა, ნაწილობრივ კი იმ უცნაურ შეგრძნებაზე, როდესაც აღარ გვახსოვს შორეულ წარსულში მომხდარი ამბები სინამდვილეში გადაგვხდა თავს თუ უბრალოდ გვესიზმრა.
სინამდვილეში, ალბათ, სულ სხვა რამეზე იქნება (მეგობრობაზე, ოჯახის სიყვარულზე და ეგეთ ტრივიალურ ამბებზე), მაგრამ არც ზედა აბზაცს უშლის ხელს და არც მე მიშლიდა, ზედა აბზაცი რომ დამეწერა.
Il segreto della letteratura di Pennac sono gli improvvisi cambi di prospettiva: farti credere che le cose stanno in un modo e poi svelarti che stanno in tutt’altro modo.
Anche questo piccolo volume non sfugge al principio pennachiano dei capovolgimenti. Il tema sono i sogni. E allora ecco una vicenda descritta realisticamente che in realtà è sogno, e poi gli eventi che seguono al risveglio sono sogno essi stessi. Anche qui, come in altri libri, forti echi apparentemente autobiografici (...ma dobbiamo crederci? Qual’è il confine tra vita veramente vissuta e racconto?) Tutto il libro è fortemente ispirato da Fellini, a quanto pare un grandissimo sognatore (colpevolmente devo dire che conosco poco sia l’uomo che l’opera - a parte un poco lusinghiero accenno da parte di Dario Fo, che ne aveva denunciato un plateale tentativo di seduzione davanti ai suoi occhi nei confronti di Franca Rame).
Bello, evocativo, scritto bene e tutto. Ma una critica mi va di farla, ed è al basso peso specifico del volume.
Per peso specifico intendo il rapporto tra numero di pagne e numero di parole scritte. Le pagine in questo caso non sono molte, ma le parole ancora meno; è vero che si procede assai per evocazioni e reminiscenze, nel puro spirito del sogno, ma da lettore pagante, quando mi trovo di fronte a capitoli formati da quattro o cinque righe su una pagina in buona parte vuota, e quando tutto questo mi viene fatto pagare 14 euro (io la metà, ma è solo perché ho dei buoni pusher, e comunque in questo caso anche 7 euro è troppo) la sensazione di essere stato turlupinato è abbastanza persistente, nonostante la buona qualità di quelle poche parole. Soprattutto se penso a tutti quelli che correranno a comprare il volume - un nuovo Pennac, figata! - e quindi diritti d’autore a fiumi da tutto il mondo per lui e i suoi discendenti confluiranno nel suo conto corrente. Intanto noi siamo qui che aspettiamo ansiosamente che arrivi il seguito di “Mi hanno mentito”, che ci ha lasciato lì appesi nel nulla; finalmente, si spera, un libro “vero”, con tante pagine e tante parole.
2.5⭐ È stato molto difficile dare una valutazione a questo libro per il semplice fatto che è una bella storia ma probabilmente non fatta per me. Le storie disconnesse non mi hanno fatto impazzire ma la scrittura di Pennac mette comunque curiosità di andare avanti al lettore. Alcune frasi però mi sono rimaste impresse come ad esempio: "la fantasia infatti non ha alcun obbligo di fedeltà nei confronti dei sogni" che continua tutt'ora a farmi pensare anche se ho finito la lettura già da molte ore. Alla fine è un bel libro, solo che non è nelle mie corde
Omaggio di Pennac a Fellini, tra finestre oniriche, racconti autobiografici, riflessioni un po' malinconiche sul tempo che passa e un graditissimo twist finale. Mi sono quasi commossa nonostante debba ancora scoprire i capolavori del grande regista, e questo libro (che si lascia leggere tutto d'un fiato per l'estrema scorrevolezza) è stato sicuramente uno stimolo a farlo e una degna introduzione, per me, ai suoi film. Insomma, una doppia vittoria: voglia di leggere altro di Pennac e voglia di recuperare un po' di storia del cinema italiano.
Foarte reconfortant – un strop de lirism și mai mulți de oniric, bine amestecați într-un scris coeziv, dar și șiret când vine vorba de schimbarea „cadrelor” (e vis? e realitate?). În plus, se întrețese constant un mic curs despre estetica filmelor lui Federico Fellini.
Toate acestea le-am găsit în acest scurt roman, care m-a transportat într-un univers în care nu am trăit niciodată, dar care mi s-a părut surprinzător de familiar. În doar două ore și jumătate l-am terminat, iar apoi am rămas cu acea stare de bine asemănătoare cu cea pe care o ai după un somn odihnitor și un vis frumos.
اسم الكتاب: قانون الحالم الكاتب: دانييل پناك ترجمة: محمد آيت حنّا دار النشر: تكوين الصفحات: ١٧١ صفحة التقييم:⭐️⭐️⭐️
أن تستيقظ، فتجد أنك كنت تحلم، لا يتحدث دانييل عن الكوابيس التي تزورنا بين حين وآخر.. ولا عن الأحلام التي اعتدنا عليها. بل يتحدث عن ماهو أعمق من ذلك، عن الحلم الطويل الذي لا يشبه سوى الحرب العميقة التي لا ينجو منها سواك، فلا صديقك المفضل له وجود في واقعك، ولا رحلاتك العائلية وذكرياتك التي لا تنسى.. لا ولا حتى منزلك بكل مافيه أو ما ليس فيه. رواية صعبة إلى حد ما، من لا يفهمها قد يراها مبعثرة.. غير مرتبة، لكنني وبحسب تجربتي. أرى بأنها رحلة تستحق الخوض فيها والتأني في قرائتها، فهم دلالاتها. صيد أفكارها المختبئة بين سطور صفاحتها. فيها من الحكمة والآراء ما يعزز قيمتها مقابل حجمها الصغير.
كان الكثير من صفحاتها يتحدث حول المخرج الايطالي فيديريكو فيليني والتي بينت حب الكاتب له وتعلقه في أعماله.. بالنسبة لي، أحب أن أقرأ من الحبيب الى المحب، ومن المبدع الى الملهم.. واستطيع القول بأن ذكر هذا المخرج السينمائي لم يكن عبثًا.. ربما محاولة تخليد الذكرى؟ لا أدري
عجينة فلسفية أدبية.. أساس عجينها الحلم وقليل من الواقع. رواية فلسفية لطيفة عميقة ذلك العمق الذي لا يُخيف.. يبين فيها دانييل أثر الحلم على الواقع كونه جزء لا يتجزأ منه. بحر لطيف مليء بالأفكارٍ غير الشاذة وبالرسائل والآراء حول الأبوّة والفن والسينما والخيالات . تأخذك إلى عمق الابداع المجهول في عالم دانييل وترجمة محمد آيت حنا المبدع.
تتأملها لا تقرأها. تغوص فيها وتدرسها وأكبر خطأ قد يواجه القراء في قرائتها هو الاستهانة بأفكارها لقلة صفحاتها. قد يواجه بعض القراء الجدد صعوبة في فهمها لذلك لا أرشحها للمبتدئين.
من بين السطور:
-سرعان ما يألف المرء كل شيء.
-لا قيمة للحياة ما لم تكن مفاجئة.
-الحرب دومًا وقود الخيال.
-إن الرجل الذي كان الحلم عنده هو الحياة نفسها، قد مات من عجزه عن أن يحلم.
"La Loi du rêveur" se présente tout d’abord comme un récit, d’apparence autobiographique, sur la vocation d’écrivain de son auteur, qui la fait remonter aux conversations d’enfance qu’il avait avec son copain Louis, et à un rêve particulièrement spectaculaire né de l’une de ces conversations, sur le caractère liquide de l’électricité. Sous le patronage de Federico Fellini, l’imagination littéraire et artistique est donnée comme une réélaboration du matériau des rêves. Pennac s’inscrit ainsi dans une veine majeure de la modernité, qui remonte, au-delà des surréalistes ou de Freud, au romantisme anglo-saxon — que l’on songe à Coleridge, à Hawthorne… Ce serait simple si la frontière était nettement tracée entre les rêves et la réalité. Seulement Daniel Pennac n’a pas écrit « récit » sous le titre de son nouveau livre, mais « roman ». Il masque systématiquement le passage de la réalité au rêve, ce qui va avoir de nombreuses conséquences, et par ailleurs le narrateur prend souvent conscience avec retard du caractère onirique de nombreux faits, qui le poursuivent dans sa conscience éveillée. Le caractère autobiographique de la narration est confirmé par de nombreux indices : le narrateur partage la bibliographie de Daniel Pennac, et l’on reconnaît de nombreux éléments qu’on sait depuis longtemps issus de la réalité et qui ont pour mission de nous sembler familiers : une maison dans le Vercors, un passé d’enseignant, un certain nombre de noms propres. On remarque cependant à divers indices que le narrateur semble d’une dizaine d’années plus jeune que l’auteur, et ce n’est pas la seule étrangeté : où est ce frère initiateur à qui Pennac avait consacré son ouvrage précédent ?
*** HERE BE SPOILERS, BEWARE ***
Finalement, ce petit décalage perceptible entre le récit biographique et la réalité, qu’on pourrait attribuer à la coquetterie ou au désir légitime de protéger ses proches, est brusquement dénoncé par le texte lui-même comme une élaboration littéraire. Mais si l’élaboration littéraire est onirique, nous nous retrouvons dans le cas de rêves enchâssés ; et à la différence d’"Inception" de Christopher Nolan, le passage du rêve à une veille qui est peut-être elle-même rêvée paraît totalement hors de contrôle. Les explications rationnelles se trouvent à leur tour sapées. C’est ici que malgré sa brièveté, redoublée par celle, croissante, des chapitres, le roman acquiert définitivement sa densité romanesque : la théorie, la « loi » annoncée, est remplacée par la célébration en acte, un peu comme dans le spectacle que le narrateur rêve (bien sûr) de consacrer à Fellini.
*** END OF SPOILERS ***
On craignait une panne de souffle chez Pennac, qui a laissé littéralement en plan la dernière aventure de la famille Malaussène, dont il a publié une moitié, la suite à venir sine die ; on se réjouit de cette nouvelle parenthèse littéralement haletante.
Un rêve ? Qu’en faire au réveil ? Beaucoup d’entre nous n’en font pas grand-chose. Certains l’analysent. D’autres enfin, comme Pennac ou Fellini, l’utilisent pour en tirer un fil narratif. Comme son nom l’indique, "La loi du rêveur" fait la part belle aux rêves et rend hommage à Fellini dont Pennac est un admirateur sans borne. Fellini et Pennac nous invitent à vivre sous la loi du rêve, à en faire le carburant de nos vies. Fellini les dessinait, les écrivait et en utilisait la matière pour imaginer ses films. L’ombre du cinéaste plane sur ce livre et insuffle à Pennac ce procédé créatif. Mais cette fois, pas d’histoires de famille extravagantes, mais un récit labyrinthique dans lequel les rêves s’emboitent les uns dans les autres comme des poupées russes. Tout commence comme dans un livre pour enfant. Un jeune garçon, Pennac enfant, se retrouve pris dans un grand spectacle onirique, une explosion catastrophique de lumière liquide. Mais du songe à la réalité, il n’y a qu’un pas, qui appelle d’autres allers-retours dans le récit. Et à ce stade, le lecteur ne sait déjà plus très bien où il est et où il va. Cela donne au récit un caractère étrange, troublant et fascinant, tout est à moitié vrai, tout est à moitié faux. On ne peut démêler le réel de l’imaginaire. On est pris dans un piège délicieux. Et qu’importe si la chronologie est bancale, si l’intrigue est décousue, si les chapitres sont morcelés ou inégaux, Daniel Pennac nous invite à le suivre, il nous prend par la main, nous guide à travers ses vies, entre souvenirs, rêve et réalité sans jamais bien savoir où se situent les frontières. Nous sommes délicieusement perdus dans son imagination où tout est fluide. Mais honnête et plus grave, il vendra la mèche dans la dernière partie du roman sans que cela ternisse le charme du récit qui ressurgira sur la fin. Un livre délicieux.
فرحت بان الكتاب اصدار جديد وتمنيت لو يكون شيئا جديدا يضاف لفن الروايه لكن حين بدات اقرا وجدته لا يمد اصلا بصله للادب عامة لا ادري منطق الحلم وقانونه او المخرج الذي يحبه بالصغر الماء والنور فكرة العشوائيه والطفوليه جدا حتى حاولت ان اربطه بفيلم Beau is afraid لكن هناك كانت الفكره اكثر عمقا بالحياه داخل الرحم الولاده والموت. كتاب سيء والادب الحديث يعيدك لفكره ان الكلاسيكيات هي الاسمى بالنسبه لفن الروايه
Daniel Pennac omaggia Fellini, non solo parlando dei film che lo hanno ispirato/divertito/accompagnato. Lo omaggia mettendosi nei panni di un uomo che si cela in un racconto autobiografico utilizzando il linguaggio onirico delle fantasmagorie, dei ricordi smussati dalla nostalgia, dove tutto è vero ma niente è affidabile. Geniale.
J'ai bien aimé. Un bel hommage à Fellini qui dessinait tous ses rêves. À moitié vrai, à moitié faux ce récit nous entraîne dans un piège. Pennac parle aussi de sa vie d'écrivain, de professeur et de sa vie de famille. "Nos rêves ne nous demandent pas notre avis pour se développer. Ils imposent leur loi. 3.7