«Il nostro desiderio è senza nome» è il primo dei volumi che minimum fax dedica agli scritti di Mark Fisher apparsi sul suo leggendario blog «k-punk» e su diversi giornali e riviste. In questo volume sono raccolti gli scritti politici, tra cui anche «Comunismo acido», la fulminante e incompiuta introduzione a quello che avrebbe dovuto essere il suo nuovo progetto. Senza lacrimosa nostalgia Fisher guarda agli anni Settanta del secolo scorso per parlare agli anni Dieci: il disappunto nei confronti della «nuova» sinistra che, sempre più impantanata nelle logiche neoliberiste, ha ormai tragicamente interiorizzato il principio tatcheriano per cui «non c'è alternativa» al capitalismo; il nuovo assetto del mondo del lavoro, sempre più atomizzato, pervasivo e precario, che ha privato i lavoratori del tempo e delle prospettive; la piaga dilagante della malattia mentale; il progressivo smantellamento del welfare; la Brexit; la minaccia del terrorismo. In un fosco panorama cybergotico e postapocalittico, Fisher non concede nulla alla rassegnazione, e anzi cerca instancabilmente una via d'uscita da quel «realismo capitalista» che rende impossibile anche solo sognare una condizione migliore: una rivolta contro la mancanza di alternative economiche, sociali ed esistenziali che sembra il segno più forte del nostro presente. Si tratta di rifiutare l'atteggiamento depressivo a cui le logiche di mercato ci hanno educati, e «valutare in modo responsabile e pragmatico le risorse a nostra disposizione qui e ora, e riflettere su come utilizzarle al meglio e incrementarle. Di muovere – magari lentamente, ma con assoluta determinazione – da dove ci troviamo oggi a un luogo molto diverso».
Mark Fisher (1968 – 2017) was a co-founder of Zero Books and Repeater Books. His blog, k-punk, defined critical writing for a generation. He wrote three books, Capitalist Realism, Ghosts of My Life and The Weird and the Eerie, and was a Visiting Fellow in the Visual Cultures department at Goldsmiths, University of London.
Librarian’s note: There is more than one author in the Goodreads database with this name.
premessa: è ormai da un paio d'anni che i libri di mark fisher sono tra le poche nuove uscite che compro (con gli acquisti che ormai sono al 99% libri usati a basso, se non bassissimo, costo), e ogni volta mi rendo conto che ne è valsa la spesa. stavolta è di scena il fisher più esplicitamente politico, quello dell'ormai classico "realismo capitalista" (l'espressione in questione che diede il titolo a quel fondamentale libretto riecheggia più volte tra queste pagine): fisher -come molti in quegli anni- aprì negli anni zero un blog, k-punk, e questo libro ne raccoglie i post (asieme ad articoli ed interventi usciti sulle più svariate pubblicazioni) in cui l'autore affrontava una situazione politica ben precisa, ovvero l'inghilterra passata dal blairismo alla (ancora in corso mentre scrivo queste righe) lunga stagione conservatrice. c'è il ritratto di una nazione schiacciata dal liberismo nelle sue forse peggiori, c'è la speranza nel partecipare alle poche rivolte, ma soprattutto c'è il tentativo di capire cosa è andato storto e cosa potrebbe invece funzionare: a differenza del classico sport della sinistra, ovvero la lucida analisi della sconfitta, fisher riflette su cosa è successo e butta sul tavolo una serie di proposte, a volte semplici speranze ma più spesso idee di una lucidità ottima. il suo realismo spietato è capace di buttare il lettore nella depressione, e c'è poca voglia di avere a che fare con le figure storiche della militanza a sinistra, eppure dentro di lui c'è ancora voglia di sperare in qualcosa di diverso, c'è ancora la certezza che ci meritavamo tutti qualcosa di meglio di quello che ci circonda. questa certezza è quella che in fondo anima l'ultimo scritto, l'introduzione postuma a "comunismo acido", libro progettato ma mai iniziato in cui viene riletta quella stagione negli anni settanta in cui la società in occidente sembrava prendere una piega ben diversa. vien da chiedersi come si sarebbe sviluppato il progetto, così come vien da chiedersi come sarebbe stata la sua analisi del 2019 in uk, tra nuovi movimenti ecologisti (tanto i giovanissimi di greta quanto extinction rebellion) ed un'elezione che aveva il sapore di un referendum definitivo: se per queste ultime analisi possiamo solo avere rimpianti per il primo vien da sperare che un giorno qualcuno voglia avere il coraggio di ritornare su quei passi. questo è un libro che in un mondo migliore dovrebbe circolare parecchio tra gli ambienti della sinistra più o meno radicale, che aiuterebbe parecchio a cambiare aria in stanze rimaste da troppo tempo (dal g8 di genova?) chiuse e abituate a sentir risuonare sempre gli stessi discorsi.
Il volume raccoglie i post (non è chiaro se tutti o una selezione) del blog K-punk a tema politico. L'analisi che Fisher fa della situazione politica e sociale attuale, del neocapitalismo, è estremamente interessante, al di là delle mode. La lettura risulta un po' ripetitiva perché Fisher scriveva anche in maniera diaristica, commentando gli eventi della politica britannica ai quali assisteva, e, alla fine, in molti capitoli non fa che declinare in modo diverso gli stessi concetti. Comunque è un modo per approfondire e forse comprendere ancora meglio i temi di "Realismo capitalista", qui dipanati da numerosi e diversi punti di vista. Bellissimo il saggio finale sulla psichedelia - efficacissima conclusione di un volume, che, comunque, ho adorato leggere.
Il Fisher del blog K-punk (ma non solo) fornisce una raccolta apparentemente frammentata ma davvero coesa di punti di vista sul "realismo capitalista", di cui Fisher non offre solo definizioni a oltranza ma anche approfondimenti sulle origini e suggestioni sul suo superamento. Raccolta bella e utile (questo è il primo volume Minimum Fax ad attingere da K-Punk, focalizzandosi sugli scritti politici).
La versione estesa di Realismo capitalista, ma comunque fondamentale. Mi commuvono sempre gli squarci di ottimismo di cui pure era capace, e che rendono ancora più insensata e insopportabile la sua assenza.