Maccari, Malaparte, Soffici: tre "toscanacci" regolarmente ai ferri corti col Regime, tre sovversivi in camicia nera che si votarono non solo a deridere il Ventennio a colpi di satira ma anche ad aprire una via che poi, nel secondo dopoguerra, sarà percorsa dalla sinistra più avanzata. Forse può sembrare eccessivo indicare in questa triade i "profeti" del moderno pensiero ambientalista, eppure l'analisi storica conferma tale tesi. Dalle pagine de Il Selvaggio Maccari, Malaparte e Soffici si lanciano in una rovente polemica contro la civiltà urbana, fonte di alienazione e corruzione, in favore dell'Italia rurale e dei suoi valori più riposti. Da questa posizione ideologica e morale scaturisce un impegno operativo che ha dell'incredibile per lucidità e modernità. Occorre infatti tutelare l'ambiente, combattere gli scempi edilizi, salvare le tradizioni popolari... Tutte parole d'ordine che ritroveremo, decenni più tardi, nei programmi di Lega Ambiente e del WWF. Prefazione di Giorgio Galli.
Son stupito del fatto che Buttignon abbia fatto studî storiografici: questo libro è chiaramente amatoriale. Non ho dubbi sugli sforzi archivistici, di elaborazione etc. del materiale, ma la esposizione è amatoriale. A Buttignon piace Maccari e non regola la propria emozione dinnanzi al personaggio, dà opinioni ironiche ogni tre per due come se stesse parlando con un amico, ma soprattutto, esulando dalla intromissione autoriale: a) quasi totale mancanza di note bibliografiche; b) le poche note che ci sono spesso presentano errori (titoli sommarizzati da un cit., ma in realtà mai citati prima; errori nelle date dei giornali; mancanza di pagine e numeri dei giornali citati); c) la completa inesistenza di un piano di lavoro. Buttignon parte con un discorso, prosegue seguendo il filo e poi, improvvisamente, impone un nuovo paragrafo - nello stesso capitolo - senza alcun nesso. In tal modo si creano storture, ripetizioni costanti, caos puro. La stessa presenza, alla fine del libro, di una serie di biografie (molto romanzate) fa capire che l'Autore non sa dove andare a parare. D'altronde: è questo un libro su lo staff de Il Selvaggio o un libro sull' "ambientalismo" di Maccari? E soprattutto: esiste alcun ambientalismo maccariano o è semplicemente ruralismo? E se è ruralismo perché fingere di creare un saggio su un argomento, quello "verde", che non esiste e che, difatti, non si esperisce leggendo le 200 pagine? Onore allo sforzo di Buttignon, onore a Maccari, ma non onore a come l'opera è stata creata.