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Ave Mary

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La chiesa è ancora oggi, in Italia, il fattore decisivo nella costruzione dell'immagine della donna. Partendo sempre da casi concreti, citando parabole del Vangelo e pubblicità televisive, icone sacre e icone fashion, encicliche e titoli di giornali femminili, questo libro dimostra che la formazione cattolica di base continua a legittimare la gerarchia tra i sessi, anche in ambiti apparentemente distanti dalla matrice religiosa. Anche tra chi credente non è. Con la consapevolezza delle antiche ferite femminili e la competenza della persona di fede, ma senza mai pretendere di dare facili risposte, Michela Murgia riesce nell'impresa di svelare la trama invisibile che ci lega, credenti e non credenti, nella stessa mistificazione dei rapporti tra uomo e donna.

172 pages, Paperback

First published May 13, 2011

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About the author

Michela Murgia

50 books1,170 followers
Michela Murgia è nata a Cabras nel 1972 ed è stata a lungo animatrice in Azione Cattolica. Ha fatto studi teologici ed è socia onoraria del Coordinamento teologhe italiane. Ha pubblicato nel 2006 Il mondo deve sapere che ha ispirato il film Tutta la vita davanti e nel 2009 il bestseller Accabadora, vincitore del Premio Campiello 2010.

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Profile Image for piperitapitta.
1,050 reviews464 followers
October 19, 2017
E la Murgia catechizzò le donne.

A spaccare il capello in quattro e a cavillare™, ai confini della retorica e dell'ovvio, si può dimostrare tutto e anche il contrario di tutto, e sempre con la stessa medesima forza di convinzione e convincimento delle masse, né più ne meno quello che in parte è riuscito a fare Dan Brown con il suo Codice Da Vinci: per molti documentato e argomentato a sufficienza, senza però che gli stessi, convinti dalle tesi piuttosto fantascientifiche e romantiche, si siano presi l'incomodo, quelle tesi, di andarle a verificare e controllare.
Quanti ad esempio degli entusiasti recensori di Ave Mary sono andati a cercare in rete e a leggere - dove si trova liberamente e gratuitamente - la citatissima lettera apostolica Mulieris Digitate cui si fa riferimento per pagine e pagine?

Fondamentalmente è per questo che non ho apprezzato questo saggio (esternazione?) di Michela Murgia, e non perché io sia cattolica praticante: sono abituata a ben altro, sono disposta a mettermi costantemente in discussione e faccio già quotidianamente i conti con le mie contraddizioni e con i miei dubbi.

Ho trovato quanto scritto dalla Murgia per il più scontato, per molti versi retorico, e per buona parte poco aderente alla realtà delle situazioni che analizza, mirato esclusivamente a sostenere una tesi preconfezionata e pronta a cavalcare un'onda mediatica che vuole, oggi più che mai, riportare in auge eco femministe che sembravano spente e dimenticate da tempo; tesi che non tengono conto del fatto che la Chiesa dell'Anno Zero che lei critica oggi, nel 2012, non era ricca di quelle esperienze, di quelle conoscenze e di quelle rivoluzioni sociali delle quali lei oggi si può fare forte nella sua analisi.
Insomma, dimenticarsi che la figura della donna, soprattutto nella Palestina dell'epoca di Gesù Cristo, e soprattutto nella religione ebraica, era considerata meno di una capra o di vitello e che il Vangelo, al contrario, è pieno di donne che hanno voce, mi sembra piuttosto pretestuoso.
Così come mi è sembrata una dimenticanza o una disinformazione piuttosto curiosa che nell'elenco di Sante Vergini e Pie donne - vedi Gianna Beretta Molla e la storia del suo rifiuto dell'aborto terapeutico - manchi la coppia dei Beati Luigi Beltrame Quattrocchi e Maria Corsini, al contrario degli esempi citati, una coppia per molti versi assolutamente normale, come quelle che la Murgia auspica di trovare tra i Santi e i Beati e il cui ""uomo"" non si è affatto fregiato di atti eroici o soprannaturali, ma cristianamente rappresentativa: in tal senso le parole stesse di Giovanni Paolo II il giorno della beatificazione dei coniugi avvenuta nel 2001 mi sembrano fortemente indicative: «Non può più essere accettabile venga negato il giusto riconoscimento alla santità silenziosa e normale di tanti padri e madri.».

http://www.vatican.va/holy_father/joh...

Altrettanto curioso mi sembra il fatto che la Murgia nella sua attentissima analisi e disamina della figura della donna nel cattolicesimo decida di partire, giustamente, dalla figura della Vergine Maria "dimenticandosi" però che nel Vangelo è altrettanto importante quella di Maria Maddalena e che entrambe sono ai piedi della Croce di Cristo, e da lui amate entrambe.
Non lo so, ci sono troppe cose, insisto, che non mi hanno convinta, anche il breve accenno al modello femminile nella nostra società, il parallelo tra la pubblicità rivolta ad un target femminile rispetto a quella rivolta ad un target maschile: penso che ormai anche queste siano considerazioni piuttosto superate: gli uomini ci stanno raggiungendo, se non superando nella corsa all'eterna giovinezza, all'inseguimento dell'effimero: sono lontani anche per loro i tempi del quieto veterinario dell'Amaro Averna, piuttosto, uomini e donne, sono uniti nell'accogliere un messaggio che afferma che «Il lusso è un diritto».

Ecco, forse è il mio vissuto che mi porta a ribellarmi a questa visione cui il suo proprio vissuto - indubbiamente diverso dal mio - ha portato la Murgia a fare le sue considerazioni; mi ripeto, l'ho scritto spesso, il mio parroco è differente, la mia parrocchia è differente, sono abituata a sentirmi raccontare cos'era - o meglio cosa non era - la donna ai tempi di Gesù, sono abituata, sono sempre stata abituata a confrontarmi con sacerdoti aperti al dialogo, a contestare atteggiamenti che consideravo ingiusti e immotivati - ricordo ancora al mio primo corso matrimoniale (questa è un'altra storia!) - la mia contestazione al sacerdote "Mi dica dove c'è scritto nel Vangelo che non posso avere rapporti sessuali prima del Matrimonio!" e il suo annaspare -, ma sono sempre comunque stata abituata a considerarmi parte attiva di questa Chiesa, nella ferma convinzione che certi atteggiamenti, certe mentalità, certe storture - perché non sono cieca le vedo anche io - non si possano combattere se non dall'interno, ed in questo comprendo l'atteggiamento di Michela Murgia che continua, a costo di sembrare ipocrita, a dichiararsi cattolica.
Sono abituata a sentirmi parlare durante l'omelia di un messaggio rivoluzionario, quello di Cristo, per cui uomini e donne avevano lo stesso valore e poi, nella stessa omelia, dopo aver sentito parlare non solo di Gesù - attraverso continue rettifiche e correzioni rispetto alla traduzione della Cei - ma anche di Calvino, Dostoevskij, Garcia Lorca o De André, sono abituata a sentirmi dire che niente è importante se mi dimentico chi ho vicino, se al mondo c'è ancora chi soffre la fame o il freddo, o se mi chiudo nel mio egoismo appagata dal mio orticello, e a rimboccarmi le maniche per fare qualcosa, qualsiasi cosa: e non le pulizie, come le donne sarde di Austis.

Il discorso è lungo, me ne rendo conto, e forse solo in una cosa mi sono riconosciuta nelle parole della Murgia, quando afferma che una volta ci si vergognava a parlare della propria fede; io quella fase l'ho vissuta ma sono felice di averla da tempo superata, e non per ostentazione: il credente, piuttosto, fa sempre la figura del credulone, del diversamente intelligente, rispetto a chi non crede; del resto chi perde la fede, nel nostro mondo, è sempre considerata una persona che alla fine, sempre meglio tardi che mai, è finalmente rinsavita, mentre chi si converte in età adulta, o peggio ancora ad un passo dalla vecchiaia, solo un povero idiota che si è rimbambito con l'età.

Preferisco, nella mia lotta quotidiana, farmi accompagnare da parole come quelle di Lorella Zanardo e del suo Il Corpo delle donne, trovo sempre più incisive, anche dopo quarant'anni quelle de Il sesso inutile di Oriana Fallaci, o culturalmente più valide quelle di uno come Erri De Luca che, pur professandosi non credente, conosce le Sacre Scritture meglio di molti cattolici, me inclusa, ed è in grado non solo di tradurle ma anche di interpretarle; continuo a pensare che donne come quelle del Vangelo siano state e siano anche oggi portatrici di un messaggio di uguaglianza che solo gli uomini e le donne di oggi, e non un'entità astratta, possano decidere di disattendere. Donne comunque vive, e non diversamente vive come la Murgia sottintende ironizzando sull'Ascensione di Maria.

Sono molto tentata, anzi lo farò, di concludere così come farebbe l'Avvocato Malinconico, con un liberatorio Vedi un po' tu la Madonna.


[Pietrelcina e non Pietralcina, mi aspetto in un libro di trovarlo scritto in maniera corretta]
Profile Image for Paula Mota.
1,665 reviews563 followers
September 7, 2024
A preocupação de Ratzinger parecia destinada a acalmar a luta das mulheres, em particular os movimentos feministas no seio da reflexão eclesial. Na mesma entrevista, chegou a afirmar: “De facto, estou convencido de que aquilo que o feminismo propõe na sua forma radical não é o cristianismo que conhecemos, mas uma religião diferente.” O futuro papa tinha razão. Uma fé em que fosse possível rezar a Deus também como mãe e não só como pai implicaria uma religião diferente do cristianismo “que conhecemos”. Mas Joseph Ratzinger sabe que o que conhecemos passa obrigatoriamente pelo que se conta e o que nos é contado. Não é possível conhecer o que nenhuma história nos narra.

Desde que li “Acabadora”, um livro extremamente impactante, que estava desejosa de ler mais de Michela Murgia, mas só recentemente, já depois da sua morte (faz hoje um ano), se traduziu mais uma obra sua para português, 13 anos após a sua publicação em Itália. “Ave Mary – E a Igreja Inventou a Mulher” é, inesperadamente, uma reflexão de uma católica praticante que estudou teologia e foi activista no campo do feminismo, dos direitos da comunidade LGBT e do anti-fascismo.
Não sendo o meu caso, que deixei de acreditar em Deus muito cedo, poucos anos depois de fazer a Primeira Comunhão, sempre me interroguei como pode uma mulher ser simultaneamente feminista e professar alguma das religiões do Livro, que tão flagrantemente a menosprezam, humilham e subalternizam ao homem. Particularizando aquela em que cresci, ser católica e feminista não é uma contradição? Michela Murgia, aparentemente, explica que não e desconstrói aqui arquétipos, mitos, interpretações da Bíblia, declarações de papas e toda uma cultura patriarcal imbuída em preceitos tão bafientos como uma igreja fechada, com especial ênfase na imagem de Maria, que subverte de forma arrojada.

O cântico libertador do ‘Magnificat’, que o evangelista coloca na sua boca em casa da prima Isabel, representa para todos os efeitos um hino à subversão do statu quo. (…) Maria pode permitir-se cantar aquelas palavras, porque com o seu ‘sim’, deu um murro na mesa, estabeleceu as condições do resgate, virou a página da história de Israel, e já não há ninguém que possa convencê-la de que para uma mulher nada é impossível. Com uma mãe assim, não é de admirar que Cristo, durante a sua vida pública, dedicasse às mulheres uma atenção igualmente anticonformista em relação ao meio em que viveu.

Esta obra surgiu após um colóquio na Sardenha intitulado “Mulheres e Igreja: é possível uma reparação?”, onde um painel composto por ela, a presidente da câmara, duas teólogas e o pároco local debateram a necessidade de repensar as relações entre a Igreja e as mulheres, e foi escrito também a pensar naquelas que abandonaram a fé apesar da educação católica que sem dúvida as define, bem como nos homens, “tanto nos que gostariam que fôssemos belas e mudas como nos outros, os que gostariam de nos amar pelo que somos e não pelo que todos dizem que deveríamos ser.”
“Ave Mary” é um livro muito inteligente e pertinente, por vezes, provocador, que me fez ver alguns paradigmas com outros olhos, ainda que se torne algo repetitivo e algumas deambulações teológicas me tenham lembrado por que razão a minha mente divagava tanto na catequese e na missa.

Como cristã, não perco a esperança de que a teologia enfrente as consequências da atual doutrina matrimonial: deve-o à fidelidade à Palavra de Deus, mas sobretudo às mulheres e ao sofrimento que esta leitura lhes impôs, com a ameaça da exclusão da salvação e com a legitimação cultural de um sistema violento. Os abusos e o vexame que as mulheres sofreram durante séculos em nome de um vínculo sacramental do matrimónio ainda não foram completamente compreendidos ou valorizados. O passo nunca poderá ser dado se a reflexão sobre o matrimónio como sacramento continuar confiado a homens celibatários, sacerdotes e bispos, que do casamento conhecem apenas os aspetos disformes que lhes chegam através do confessionário, um lugar onde às mulheres se pede há séculos, em nome de Deus, resignação e submissão.
Profile Image for Laura V. لاورا.
543 reviews80 followers
January 27, 2018
Un lavoro eccezionale che conferma le straordinarie doti di scrittrice della Murgia! Ancor più eccezionale perché è un libro che parla di donne e Chiesa scritto da una donna credente e cattolica. La critica dunque viene dall'interno, non da voci atee e provocatorie.
Secondo la tesi di fondo, esiste un danno all’origine, ripetuto intenzionalmente fino ai nostri giorni, per cui la Chiesa Cattolica dovrebbe risarcire le donne per aver costruito un’immagine femminile non corrispondente alla realtà. La stessa figura di Maria è stata abilmente manipolata a più livelli, da quello iconografico, che ha finito per trasformarla in una suora irreale, a quello più profondo che scaturisce dalla lettura dei Vangeli; il tutto a favore di una narrazione ufficiale rivista e corretta sulla base del “processo mistificatorio che ha spinto la Chiesa a trasformare Maria da ragazza libera e coraggiosa in pia donna docile e muta”.
Se ancora oggi persiste una forte disuguaglianza di genere, malgrado i diritti civili sulla carta, la Chiesa ha precise responsabilità in merito: è vero che essa non ha inventato “l’inferiorità” della donna, esistente fin dai primordi dell’umanità, ma l’ha di buon grado legittimata. Lo stesso rito nuziale cattolico, come la Murgia spiega con competenza, benedice un rapporto tra i coniugi non paritario e all’interno del quale la moglie è sempre considerata al servizio dell’uomo. Persino i papi che ci sono apparsi come i più progressisti hanno ribadito la subordinazione sociale e familiare della donna.
I Padri della Chiesa avrebbero potuto scegliere di dare un’altra piega alla storia sulla base, del resto, dello stesso messaggio cristiano, coraggioso, rivoluzionario, sovversivo per natura in quanto annullava ogni gerarchia morale. Avremmo avuto una società diversa e migliore per tutti, donne e uomini.
Peccato, un’occasione perduta…
Profile Image for Procyon Lotor.
650 reviews111 followers
November 20, 2017
E dire che ero un chierichetto.

La parte laudatoria scritta da Natalia Aspesi l'allego non riuscendo di certo a far meglio di lei, la trovate qui: http://ilmiolibro.kataweb.it/booknews...

Scritto con una netta prevalenza del registro emotivo, tanto che l'autrice lo definisce "libro di esperienza, non di sentenza" è un'analisi della costruzione della figura di Maria come modello della Chiesa per la costruzione della donna. Modello che l'autrice trova sommamente irritante e provvede a restaurarlo eliminando le parti apocrife, interessate o posticce e restituendolo all'implicita originalità. Però forte di una cultura ossimorica in Scienze Religiose (sic!) e di un passato d'azionista cattolico, cade spesso nelle presunzioni e autoreferenzialità che detesta quando cardinalizie.

La decostruzione del mito, così come la fa lei, accomuna di fatto la Madonna a un recupero della Madre Mediterranea il cui culto in varie forme durò millenni prima del Cristianesimo. Renderà felici i neoeletti cardinali una teologa - di fatto - neopagana? Màh, problema suo comunque. Che presso popolazioni agropastorali di un cinquantennio fa la Madonna potesse essere un testimonial o un modello è molto plausibile, dire che ancora oggi lo è per le Italiane anche se non credenti "in quanto allevate in questa cultura" è azzardato.
Ha mai aperto Vogue? Un catalogo di viaggi? E Google, che degli oltre cinquecento milioni di occorrenze di "Madonna" la prima pagina è tutta della signora Ciccone e poi viene "di Campiglio?"

Io ad esempio di donne simili non ne incontro da quarant'anni, ma magari è colpa mia, d'uomo pigro, inesperto e nolente di fronte ai tesori nascosti. Non si è mai accorta di qualche centinaio di volumi di ottima letteratura (o di film od opere teatrali), apprezzatissimi e fondativi per centinaia di migliaia di lettrici (e lettori), dove non esiste una traccia mariana? O i milioni di persone che, pur dichiarandosi cattolici, scegliendo la chiesa per sposarsi valutano prima di tutto estetica e logistica?

Prima di dire "importanza generale" controllerei anche fuori dalla parrocchia. In ogni caso l'autrice è ottimista. L'aiuterà l'aver trascurato che le uniche due volte (c'è chi dice una sola) che il pontefice ha sancito di parlare ex-cathedra, quindi infallibilmente, riguardano dogmi mariani non propriamente inseribili nel suo rinnovato modello?

Decenni fa assommando che se detestavo l'umidità, le maree e l'inverno freddo, logica volesse che mi trasferissi tosto a Timbuctù, lei invece ha fatto le valigie per Venezia. Avrà anni interessanti.
E pure suo marito: contro Viggo Mortensen posso illudermi di giocarmela, lui contro Gesù Cristo come ideale, un po' meno.
Profile Image for SCARABOOKS.
292 reviews264 followers
September 24, 2025
E' un libro interessante e scritto con un bel taglio vivace. Merita di esser letto.

Il tema, pensavo, paradossalmente è di quelli che di solito appassionano di più i non credenti e quasi mai le donne di fede: la mortificazione, ben documentata nel libro, di ruolo, immagine e corpo della donna nel cattolicesimo. Perché è un tema (come tanti altri) sul quale è evidente lo scarto tra la ragione da un lato e la dottrina dall'altro; e questo scarto normalmente viene colmato dai credenti come insegna il clero di ogni colore, cioè con l'ipocrisia e la negazione.
La Murgia, al contrario, per rivendicare una dignità femminile, fa le pulci a testi, fatti, storia e riti della sua Chiesa; e lo fa esercitando l'intelligenza con libertà e passione, oltre che con competenza (le pagine finali sul matrimonio sono esemplari da questo punto di vista). Ne esce fuori una riflessione originale, innanzitutto con sé stessa e con i suoi compagni di fede. Con loro credo più che con noi. Noi(*) orecchiamo, magari trattenendo qui e là sorrisi.

D'altronde il cristianesimo femminista della Murgia, con Gesù in jeans, la Madonna con gli zoccoletti che decide di fare la ragazza-madre al grido "io sono mia" (e dello Spirito Santo), e Dio che anziché fare solo il padre fa anche la mamma, piace ma fa anche sorridere. E pure lei deve dar ragione a Ratzinger quando dice che "ciò a cui porta il femminismo nella sua forma più radicale non è più il cristianesimo che conosciamo, ma una religione diversa". Se ci è concesso vedrei anche il rischio di una somma di integralismi, per la verità.
Nel merito oltre non vado, per mancanza di spazio e per il rispettoso silenzio imposto agli orecchianti. A noi, anche da donne credo, basterebbe che tonache, teste fasciate e chi gli sta dietro ci lasciassero nascere, usare i nostri corpi, riprodurci e morire come liberamente ed in coscienza (la nostra) riteniamo più giusto.

(*) Per noi, intendo quelli che dal fruscio delle tonache e dall'odore delle sagrestie siamo fuggiti lontano prima che ci crescessero troppe barbe addosso; noi che dall'Azione Cattolica (di cui lei è stata militante-teologa) ci siamo tenuti alla larga; noi che al catechismo (l'ha insegnato a lungo, la Murgia) i figli li abbiamo mandati su richiesta, col batticuore e perché avevamo fede solo nello slogan "se lo conosci non ti uccide" (fede ben riposta, per fortuna); noi che quando ci dicono "non c'è più religione" prima ci viene una battutaccia da terza media (una cosa tipo "meno male: si esce un'ora prima") e poi pensiamo che è un peccato perché il bisogno religioso è insopprimibile nell'uomo e che se non c'è più religione il peccato è soprattutto dei religiosi; noi che quando vediamo una testa fasciata (uomo o donna, cattolica o musulmano non importa), anche quando sappiamo che non è per trauma cranico, ci auguriamo lo stesso "speriamo guarisca presto".
Profile Image for Luana.
99 reviews359 followers
May 29, 2011
Michela Murgia è nata a Cabras, un paese della Sardegna, un paese della mia terra, il cui costume tradizionale non prevede l'uso delle scarpe; alle sfilate folkloristiche i maschi del gruppo di Cabras si riconoscono in maniera immediata: camminano scalzi fieri di rappresentare i pescatori del loro paese.

Quando ho scoperto che Michela avrebbe presentato a Cagliari il suo nuovo libro ho acquistato senza esitazioni 'Ave Mary', nonostante non avessi letto niente di suo, nemmeno il tanto acclamato 'Accabadora'; l'ho comprato perché mi fidavo di questa mia conterranea che dimostra di apprezzare la buona cucina della nostra terra nelle sue forme pronunciate da vera matrona sarda e che nelle foto sorride con i suoi capelli scuri da isolana. L'ho comprato anche perché mi ha da subito incuriosita questo titolo così 'anglosassonizzato' della nota formula 'Ave Maria' e mi ha attirata la misteriosa e virginale Maria in copertina così come l'ha ritratta Sassoferrato.

'Ave Mary' non è solo un saggio a sfondo teologico, ma è anche un gesto di onestà intellettuale ammirevole e mirato compiuto da parte di una credente che, con la forza della ragione e dell'intelligenza, ha saputo vedere ed analizzare criticamente una delle tante distorsioni messe in atto dalla madre Chiesa. In particolare, in 'Ave Mary' si contesta, in modo aspro ed ironico, ma senza velature, il modo penetrante, subdolo e ingannevole in cui la Chiesa ha deformato la figura della donna per conformarla a Maria, la più pia delle donne, l'unica partoriente vergine, l'esempio della castità e della purezza che devono essere insite nella donna da quando è figlia, sorella a quando diventa madre. Ma, la stessa Maria, potrebbe trascinare in tribunale più e più esegeti per un'accusa che, oggi, si chiamerebbe di 'diffamazione'.

Soggetto imputato: la Chiesa.
Oggetto dell'accusa: deformazione dei fatti riguardo il 'sì' di Maria all'Angelo divenuto, contrariamente ai fatti, un gesto di sottomissione.
Avvocato dell'accusa: Michela Murgia.

Dal processo, la Madonna esce più che vincente accompagnata da un avvocatessa tenace, che non ha paura di esprimersi e che lascia l'intera aula basita con uno stile veloce, efficace, che si nutre di immagini esemplari e chiarificatrici. E, in tutto questo processo di smantellamento di verità preconfezionate, al lettore cadono i veli che, sino ad allora, gli avevano coperto gli occhi.
Ci si inizia a chiedere, dopo la formulazione di questa arringa formidabile, perché la 'donna vecchia' sia ormai da rottamare, mentre l'esemplare 'vecchio' di 'uomo' sia il mirabile esemplare più saggio della propria categoria. Ci si chiede perché gli uomini muoiano eroi e le donne muoiano vittime, uccise, martirizzate, mai vittoriose.
Si inizia a riflettere su uno degli aspetti della vita pubblica, ma anche intima e quotidiana, che più hanno plasmato la mentalità, il diritto, il comportamento di coppia di un intero Paese, si inizia a riflettere sulla religione; non a scagliarsi contro la religione in maniera del tutto infondata e inesperta, si inizia a riflettere sulla religione.

E a parlare è una scrittrice (con la S maiuscola) che ha studiato Scienze Teologiche. Un saggio meditato, approfondito e, al contempo, contenuto, scevro da critiche pedanti, ridondanti ed inutili. Una riflessione dai toni femministi all'occhio veloce nel guardare, ma in realtà deciso a difendere non la donna in quanto tale, ma l'immagine (errata) della donna che è stata rimandata fin troppo a lungo dagli organi ecclesiastici e non che si sono avvalsi (erratamente) della figura di Maria per plasmare le menti femminili di un Paese che voleva le donne silenti, schiave, e sottomesse.
Ma quale sottomissione? Maria ha detto 'sì' senza prima chiedere il permesso, Maria aveva in sé tutta la forza sovversiva di una donna forte e forte nella propria fede. Pensate voi ad una ragazzina in Israele che decide di diventare una ragazza madre, di concepire un figlio fuori dal matrimonio.

Michela promossa, e a pieni voti, sia dal punto di vista contenutistico che da quello stilistico. La forza di una donna sarda che ha deciso di squarciare il cielo e di riconsegnare a Maria e alla donna la autorità e la dignità fin troppo loro sottratte.
Un libro sulle donne, ma anche sugli uomini.
Un libro per le donne, ma anche, e sopratutto, per gli uomini.
Profile Image for sinepudore.
316 reviews11 followers
March 6, 2022
Quando si è impossibilitati a rivelare da soli la propria verità, è il modo in cui veniamo raccontati l'unica strada che ci rende intellegibili agli altri. Solo che spesso quella strada conduce da qualche altra parte.
#quote
Profile Image for Arianna Fallerini.
177 reviews9 followers
August 19, 2023
Il primo saggio che nella mia vita ho divorato (di solito mi sforzo per finirli prediligendo i romanzi).

Grazie a Michela Murgia ho scoperto tanti avvenimenti storici e culturali che non conoscevo e ho appreso spunti interessanti di riflessione.

È un viaggio insieme a lei nel complicato mondo della figura femminile nel rapporto con la Chiesa e la società. Ne esco più consapevole e ispirata.
Profile Image for Simona Persello.
81 reviews1 follower
August 27, 2023
non mi ha molto convinto la storia dello "shock" dei giornali sulla falsa denuncia di stupro da parte della turista spagnola per coprire il gioco erotico compiuto col ragazzo: ho visto da parte della murgia una strumentalizzazione piegata all'avallamento della propria tesi sull'impossibilità delle donne di disporre liberamente del proprio corpo senza incontrare il dissenso pubblico. l'esempio a mio parere è, oltre che poco calzante, proprio sbagliato: lo shock delle testate risiedeva nell'assurdità e nell'infantilità del comportamento della ragazza, che tra le altre cose risulta anche un "a lupo a lupo" nei confronti delle denunce di vera violenza. per il resto, il saggio è davvero ben costruito, appellandosi a nozioni e concetti più primitivi che per alcune persone già familiari coi temi femministi e/o cattoliche risuoneranno già sentiti ma calibrando con estratti di discorsi o di encicliche che per loro natura forniscono al saggio precisione bibliografica. ciò che si apprezza particolarmente è la capacità dell'autrice di riconoscere con occhio critico non solo i debiti più lampanti che la Chiesa ha nei confronti delle donne (i discorsi mariano e su eva sono molto lineari e probabilmente già indagati in qualche tappa della vita cristiana) ma anche le strumentalizzazioni operate dagli uomini di potere ecclesiastici -il focus su madre teresa di calcutta, sì oblativa ma taaaanto bigotta, l'esasperazione rispettivamente del sacrificio materno e della castità che ben si reificano in gianna beretta molla e maria gobetti che valgono loro la santificazione- e le loro omissioni -perché ci ricordiamo tutti, della trilogia di parabole sui perduti e perdonati, della pecorella smarrita e del figliol prodigo, eclissando sulla casalinga indipendente che ritrova entusiasta la dracma perduta e invita a far festa le amiche?-
un ottimo saggio divulgativo che consente di accumulare materiale per le rivendicazioni femminili all'interno dell'ennesimo contesto che ci ostracizza e ci delega al ruolo di focolare.
Profile Image for GONZA.
7,428 reviews124 followers
June 18, 2013
Libro interessante, che da un'ottica cristiana riesce a criticare la chiesa con ragioni e motivi, non per il solo piacere di farlo, come spesso capita agli atei o agli agnostici.
Profile Image for 0803Anna.
136 reviews2 followers
March 15, 2025
Secondo libro che leggo dell'autrice e devo ammettere che non mi ha convinto del tutto. O meglio, il prologo l'ho trovato affascinante e il tema di questo saggio molto interessante ma non mi ha coinvolto come speravo e spesso dovevo rileggere alcuni passaggi perché perdevo il filo.
La seconda parte l'ho trovata più coinvolgente e anche più affine ai miei interessi e nel complesso mi ha dato molto da riflettere sul portato della cultura cattolica in materia di immagine femminile. Potrei dire che occorrerebbe un aggiornamento della materia (libro edito del 2011).
Profile Image for Elisa.
65 reviews87 followers
May 25, 2011
Dobbiamo capire le storie che hanno generato i mondi dove tutte abbiamo dovuto prendere cittadinanza, spesso nostro malgrado. I credenti consapevoli del fatto che tradizione e tradimento sono parole con la stessa radice comprenderanno bene che non si tratta di una ricerca speculativa: risponde al dovere di cercare rimedio alla sofferenza causata dalle narrazioni distorte che da sempre tentano di fondare su Dio ogni gerarchia di dignità tra gli uomini e le donne.

Inizialmente mi hai lasciato perplessa, Michela. Nelle prime pagine di questo saggio teologico sulla figura della donna moderna come derivato dell'immagine di Maria distorta dalla Chiesa, ti sei mostrata come una femminista intransigente, di quelle che vedono nel femminismo una gabbia di esclusività da contrapporre al maschilismo. Spada contro spada: alla superiorità maschile opponiamo quella femminile, senza possibilità di vedere la realtà in modo oggettivo ed equilibrato.
Quando hai affermato che la differenza tra uomo e donna sta nel contrasto tra il ruolo attivo dell'uno e in quello passivo dell'altra mi hai trovato concorde, anche se non del tutto. Quando hai usato questo postulato per decodificare ogni evento del reale, hai iniziato a dimenare la spada femminista. Hai ficcato tutte le manifestazioni femminili della morte in un cassetto troppo piccolo per contenerle, pretendendo di aver trovato la loro spiegazione culturale. Invece, quelle carte appartenevano ad altri cassetti, spesso a interi schedari differenziati.

Come puoi affermare che Piergiorgio Welby ha potuto scegliere di morire in quanto uomo ed Eluana Englaro no, a causa della sua femminilità vittimizzante? Sarebbe stato un discorso logico se entrambi fossero stati coscienti, capaci di manifestare in modo equo la loro volontà. Ma così non è stato. Ignorare le differenze di contesto mi sembra una mancanza un po' grave per una scrittrice che si propone di spiegare la realtà. Il saggio sulla morte mi ha innervosito spesso, perché molte volte sei caduta in questa trappola. Dovevi raggiungere un determinato risultato: hai liberato le tue parole come una fune e le hai fatte ondeggiare verso quell'obiettivo con gesti forzati.

Poi, invece, la bellezza. La lettura del tuo saggio è fondamentale per ogni donna e uomo cristiano e non. Di fronte alle tue analisi della narrazione mariana ecclesiastica bisogna solo sedersi e ascoltare, come i bambini al catechismo. Con una profonda differenza: tu dialoghi con il lettore, anticipi le sue domande e gli dai adeguata risposta, districhi i suoi dubbi e lo solletichi con l'ironia. Scuoti il lettore dalla sua staticità, gli mostri parti del quadro forse notate prima d'ora, ma mai spiegate e degnate di vera attenzione.

Il tuo dipinto del maschilismo ecclesiastico non è altro che la traduzione in immagine dei pensieri di intere generazioni di cattolici. Solo che noi non abbiamo gli strumenti adatti per minare l'ingiustizia del sistema. La tua profonda conoscenza della teologia fa in modo che la partita tra te, donna, e il Vaticano venga giocata su un campo pianeggiante.

Il risultato è straordinariamente destabilizzante per l'ordine tenuto in piedi pazientemente per secoli dalle nuvole di papi della storia. Dalla critica all'apparato ecclesiale emergono i ritratti di due personaggi, Maria e Gesù, adorati da sempre e eternamente bistrattati nella loro memoria. Paradossalmente è grazie al tuo racconto che riacquistano la loro dimensione sovversiva, quella che li ha resi capaci al loro tempo di fondare un nuovo ordine e una nuova religione. La parola di Gesù viene lodata e celebrata, ma stranamente ignorata quando parla di parità dei sessi, quando propone una donna come immagine di Dio.

De Andrè celebrò la Madonna nel suo "La buona novella" molto meglio di quanto avesse mai fatto la Chiesa in tutta la sua storia. Michela Murgia lo ha fatto in modo meno poetico, ma si trova sulla sua stessa lunghezza d'onda.
Profile Image for Meshua Arcieri.
586 reviews19 followers
August 19, 2023
Ho grande stima per Michela Murgia, sia come donna che come scrittrice. Ho letto già dei suoi libri in passato e ritengo sia molto brava nel trattare determinati argomenti. Non conoscevo questo libro, l’ho visto in biblioteca e ho voluto prenderlo in prestito.

Il tema del rapporto tra le donne e la chiesa è un tema che mi incuriosisce molto, così come in generale tutto ciò che riguarda il mondo della figura femminile. Non so cosa pensavo di trovare in questo breve saggio, diciamo che però non mi ha entusiasmato.

La Murgia fa un’analisi di come la figura della donna sia stata vista dalla Chiesa e dalla religione Cristiana, in particolare mettendo alcuni concetti in relazione alla figura di Maria. Il discorso fatto su Maria l’ho trovato anche interessante, ma tutte le parti in mezzo che riguardavano altri argomenti mi hanno fatto un po’ annoiare e perdere il filo del discorso in alcuni punti.
Maria è stata una rivoluzionaria rispetto alle donne della sua epoca, ha detto sì alla proposta di diventare madre senza prima chiedere il permesso al padre o al marito. Perché questo suo lato rivoluzionario non è stato tramandato nei secoli? Sarebbe stato probabilmente troppo pericoloso per la dottrina cristiana e la Chiesa, che avrebbero poi dovuto legittimare determinati comportamenti femminili e dare più spazio alle donne.

Questo argomento, come dicevo, mi incuriosiva perché non capisco il motivo per cui nella Chiesa e nei movimenti ecclesiastici in Italia le donne non possano avere lo stesso potere e gli stessi ruoli che hanno invece gli uomini. Con la lettura di questo saggio ho ricevuto tante informazioni, ma alla fin fine non sono riuscita ad arrivare a una conclusione con un mio parere personale sull’argomento.

💔Ho scritto questa recensione prima della scomparsa prematura dell’autrice, che mi ha molto rattristito.
Profile Image for Shahrazad.
43 reviews9 followers
September 3, 2016
Consigliato. Una delle poche volte, in cui ho avuto la tentazione di sottolineare interi paragrafi (rigorosamente a matita).

Nessuno dunque nella Chiesa avrebbe scomunicato né criticato quella madre se a trentanove anni, con un fibroma nell'utero, tre bambini piccoli da accudire e un marito molto amato, avesse scelto di curarsi accettando l'interruzione di gravidanza come prezzo per la propria sopravvivenza. Gianna Beretta Molla scelse invece la strada del martirio, e il suo eroismo va riconosciuto e rispettato; ma sarebbe stata meno santa la sua vita esemplare se in quel momento avesse fatto un'altra scelta? La sua canonizzazione sembra suggerire di sì, il che implica che tutte le madri cattoliche che si trovassero nella terribile condizione di dover scegliere tra l'aver cura della propria vita o preservare quella in arrivo, se decidessero di sopravvivere non farebbero male, ma se scegliessero di morire farebbero meglio.
Profile Image for Sonia.
935 reviews25 followers
November 23, 2015
Acercamiento a la (desconocida para mi) postura de la mujer católica feminista.
La autora italiana observa el tratamiento que se le ha dado y se le da hoy en día a la mujer en el seno de la comunidad católica, y desde la teología observar su evolución centrándose especialmente en los tiempos recientes, desde el feminismo de los 60-70 hasta la carta apostólica de Juan Pablo II "La dignidad de la mujer" donde este reafirma el papel subordinado, marginal de la mujer.
Ha sido interesante escuchar la voz de una mujer católica practicante (es catequista y colabora activamente en su parroquia) muy crítica con el establishment vaticano utilizando sus mismas armas, la teología y los escritos de los santos barones de la iglesia, para denunciar que este nos quiere mudas.
1 review
March 8, 2016
It's a very interesting book. It explains well how the church influences the italian society even nowadays. It talks about the role of Maria in the Bible and it shows how the view of the biblic's character has completely changed during the centuries.
Profile Image for Elisa.
81 reviews23 followers
May 20, 2012
Michela Murgia, credente, trova la radice della relegazione delle donne ad angeli del focolare nella pessima interpretazione che è stata data della Bibbia, pessima interpretazione basata su omissioni e superficialità, che reggono l’impianto maschilista della chiesa.
Se chiudiamo gli occhi e pensiamo alla Madonna è probabile che ci venga in mente una bella statuina con lo sguardo basso, il viso velato, con un abito bianco o celeste, con le mani giunte e il capo chino. Questa è l’immagine che prevale della Madonna dalla metà dell’Ottocento, un’immagine che si pone come modello di perfezione cui nessuna donna potrà mai arrivare, anche volendo. La Madonna di oggi è una Madonna sofferente, che ha smesso anche di essere madre. Non c’è più con lei il bambino con cui era stata sempre raffigurata nel Rinascimento e nei secoli successivi. Se chiudiamo gli occhi e pensiamo alla Madonna sicuramente non ci verrà mai in mente l’immagine di una donna che gira per casa coi jeans e i bigodini in testa, anzi, se domani un’artista decidesse di rappresentarla così, probabilmente sarebbe accusato di blasfemia. Eppure, prima delle apparizioni di Fatima e Lourdes, la Madonna era spesso rappresentata come una donna quasi normale. Caravaggio, ne la Madonna dei pellegrini, la dipinge come una popolana qualsiasi, carnale, che con un abito scollato, tenendo in braccio il suo bambino, si affaccia curiosa in strada.
Michela Murgia fa riflettere su quanto oggi l’immagine che viene imposta della Madonna sia completamente diversa. Oggi è solo una Mater Dolorosa.
Se chiudiamo gli occhi e immaginiamo il temperamento di Maria probabilmente ci viene in mente una ragazza, una donna, triste e passiva, che fa quello che le viene ordinato, senza alcuna libertà di scelta. Ebbene, la Murgia, che conosce quello in cui crede, afferma che non c’è idea più sbagliata. Scrive infatti che Maria di Nazareth è la persona che ha subito il torto più grande nel dipanarsi di questa colossale struttura di dominio. È stata strumentalmente trasformata in icona della più passiva docilità, in muta testimonial del silenzio-assenso, e ha finito in modo paradossale per essere proposta come esempio luminoso di donna funzionale ai piani altrui, lei che i piani altrui li aveva sovvertiti tutti senza pensarci su neanche un istante. La Murgia afferma che il sì all’annunciazione di Maria è quanto ci sia di più distante dall’ordine patriarcale. Insomma, Maria di Nazareth aveva sedici anni, un padre e un promesso sposo. Un giorno arriva un angelo che le dice che avrà un figlio e lo dice a lei, non al padre che aveva ancora la potestà. Lo comunica a lei e non è un ordine, ma una richiesta. Maria è protagonista attiva di quella decisione, cosa del tutto inusuale all’epoca dei fatti. Scrive la Murgia: Una fanciulla per bene davanti alla proposta sconcertante di restare incinta senza conoscere uomo avrebbe dovuto nel migliore dei casi rifiutare, nel peggiore chiedere tempo. Dire qualcosa di molto assennato e prudente, tipo “ne parlo con mio padre”. Oppure con qualcuno di più grande, più esperto, più potente. Poteva parlarne con il suo promesso sposo, per esempio. (…) Maria si guarda bene dal fare tutto questo. Se l’angelo è un anticonformista, lei lo è di più. Accetta, ma non comunica a nessuno la sua decisione. Parte e va dalla cugina, torna tre mesi dopo quando la pancia è ben evidente. Solo un sogno convincerà Giuseppe della buona fede della sua sposa, della sua purezza, e solo così Maria si salverà dalla lapidazione. Vista così, insomma, Maria non appare certo come lo stampino perfetto di tutte le donne per bene.
Questo “nuovo” ritratto della Madonna che, confidenzialmente, la Murgia chiama Mary, è stato l’argomento che più mi ha colpito e interessato. Ecco io non ho mai letto la Bibbia, non penso nemmeno di credere in dio, però capire la religione mi interessa, sono convinta che, come si legge nel libro, anche chi non crede inevitabilmente è impregnato di quell’educazione cattolica impartita per millenni che, per forza di cose, influenza la società in cui viviamo.
Alla fine, quando ho chiuso il libro, avevo un’immagine nuova della Mary e avevo anche una nuova concezione dell’immagine della donna che dà la Bibbia.
L’altra parte che mi ha molto colpito è infatti quella in cui Michela Murgia analizza quella che lei stessa definisce la scomoda parabola, per me assolutamente sconosciuta finora. Praticamente ho scoperto che insieme alle più note parabole della pecorella smarrita e del figliol prodigo ce n’è un’altra, quella della dramma perduta. Io non l’avevo mai sentita. Ha per protagonista una donna che ha perso una dramma, una moneta, e per cercarla mette a soqquadro casa. Alla fine la ritrova e per festeggiare invita le amiche. Nel libro si afferma che le tre parabole sono raccontate nello stesso momento da Gesù, quindi sono tra loro molto legate da un evidente filo logico: dio, come il pastore della prima parabola, festeggia più per la conversione di un peccatore che per la fede di novantanove giusti che camminavano già sulla retta via; dio è misericordioso come il padre della seconda parabola che festeggia il ritorno di un figlio che certo non si era comportato troppo bene. Continuando su questo filo logico è evidente, afferma la Murgia, che allegoricamente la parabola della dramma perduta mostra dio come una donna distratta. Sarebbe scomodo, per il maschilismo che caratterizza la chiesa, ammettere che dio possa avere anche la voce di donna. Si legge infatti che l’allegoria che suggerisce è inaccettabile per la sensibilità tutta maschilista dell’educazione cattolica tradizionale, che può anche ammettere un Cristo descritto come pecoraro sbadato con il suo gregge, e arrivare ad accettare un Dio padre privo del più elementare senso della disciplina; ma non può consentire che l’identità divina venga rappresentata da una figura femminile, meno che mai da una casalinga disperata perché non trova la sua moneta. La Murgia definisce questa parabola dotata di un potenziale sovversivo, non solo per quanto già spiegato, ma anche perché mostra un’immagine rivoluzionaria della donna: c’è una donna che vive da sola, non c’è traccia di una presenza maschile, c’è una donna che è autonoma, probabilmente lavora perché quella moneta è la sua, c’è una donna “moderna” che invita le amiche per festeggiare. Una donna sola e padrona dei mezzi quindi, non proprio quell’angelo del focolare che per secoli la chiesa ha cercato di imporre come modello femminile.
A partire dalle considerazioni religiose, Michela Murgia analizza la situazione concreta, il modo in cui per secoli hanno vissuto, e forse vivono ancora, le donne, costrette a vivere per espiare quel peccato originale della Eva tentatrice senza minima speranza di riuscirci, avendo come modello di perfezione una Madonna distante che non invecchia mai. Invece le donne invecchiano, eccome, non diventano nemmeno affascinanti come gli uomini brizzolati, no, hanno problemi di tutti i tipi, come mostrano le pubblicità, non resta loro altro che il ritocco estetico.
È interessante scoprire la disparità di trattamento dei sessi anche nella beatificazione, è interessante scoprire come ha giustificato la chiesa il matrimonio: uomo e donna sono come Cristo e chiesa. Esisterebbe la chiesa senza Cristo? Ecco qua servita la ricetta di una donna dipendente dal marito.
È interessante scoprire come abbia fatto comodo a Giovanni Paolo II una donna caritatevole come Madre Teresa di Calcutta, è lei stessa che dice: “È questo il destino di noi donne, per questo siamo state create: per essere il cuore del focolare o il cuore della madre Chiesa”, dando la zappa sui piedi a tutte le altre donne che magari aspiravano ad altro.
This entire review has been hidden because of spoilers.
Profile Image for Nicole Scavino.
Author 3 books178 followers
April 19, 2019
¿Hacia dónde nos fuimos? ¿O iremos? ¿Cuál es el sentido de perseguir la deseada libertad, liberación del opresor? ¿Qué es esta vida si la utopía es libertad?
Profile Image for Carla (_carlibri_) .
246 reviews
August 29, 2023
Un saggio interessante su come la Chiesa abbia trattato la figura della donna nel corso della storia, e di come la tratti ancora.
Ovviamente, ne emerge un ritratto di subordinazione e, anche se ormai risalente al 2011 - che sembra ieri, ma in realtà è stato 12 anni fa - è più attuale che mai.
Profile Image for Makomai.
241 reviews10 followers
March 31, 2015
Il vecchio discorso che la colpa (di tutto, ma in questo caso della situazione della donna nel mondo cattolico) non è del cristianesimo - o della religione tout court - ma della chiesa, che travisa il messaggio divino (secondo un preciso disegno di potere), mi sembra molto trito e poco convincente.
I testi sacri sono sufficientemente criptici, incoerenti e contraddittori da potervi trovare di tutto, basta un po’ di ermeneutica. La chiesa lo fa da secoli, adattando l’interpretazione ai tempi, e altrettanto fa la Murgia - che adotta un atteggiamento tipicamente protestante, pur rimanendo in seno alla chiesa romana. Ma alla base, imho, vi è il fatto che tutti i testi sono stati scritti da uomini e non potevano non riflettere la loro mentalità e quella dell’epoca: trovarvi messaggi “femministi” mi sembra forzatura maggiore dell’interpretazione ortodossa.
D’altra parte, probabilmente tale considerazione è dovuta anche al fatto che io non credo che gli autori fossero ispirati da alcunché di divino.
Le (poche) considerazioni originali svolte nel libro si riferiscono a pochi - e accuratamente scelti – esempi dal valore statistico opinabile e spesso decontestualizzati, dai quali la Murgia giunge a conclusioni universali e spesso iperboliche. Conclusioni che potrebbero anche essere valide, ma che non sono minimanente supportate da analisi e comparazioni, da un vero studio, da un minimo rigore scientifico. Più un libello che un saggio, insomma, non sempre del tutto onesto*. Temo che libri del genere non facciano del tutto bene al pensiero razionale o alla lotta per la parità di diritti (che più efficacemente si situerebbe in un contesto assolutamente e categoricamente laico).

*Diverse affermazioni presentate come dogma di verità sono riferite a questioni ampiamente dibattute, in cui le tesi divergono da secoli. Ad esempio, la definizione del matrimonio “come lo conosciamo oggi” quale tarda invenzione ecclesiale - in quanto divenuto sacramento solo nel 1563 - mi sembra particolarmente speciosa e “pro domo sua”: in tale contesto, la Murgia non fa che riprendere le considerazioni che già svolse Giovanni Calvino, senza peraltro riportare le tante voci contrarie e senza indicare che in diversi testi molto più antichi il matrimonio era già considerato un sacramento. Oso anzi inferire che la necessità della definitiva sanzione da parte del concilio di Trento fu conseguenza del dubbio calvinista e più una conferma che una “invenzione” (del resto, i concili ebbero sovente se non sempre tale carattere “anti-eretico”, cui conseguiva la denunzia delle posizioni ereticali e la correlata definizione magistrale di una dottrina). Come “data certa”, inoltre, potrebbe essere indicata anche quella del 1274 (concilio di Lione), dato che lo stesso Calvino riteneva che solo dai tempi di Gregorio X il matrimonio fosse considerato sacramento. Oppure il 1439 (concilio di Firenze). Inoltre, al di là della mera questione se sia sacramento o meno e da quando, il matrimonio cattolico era già stato ampiamente regolato sin dai tempi più antichi della chiesa di Roma (e immancabilmente la patristica si rifaceva ai testi sacri per sancirne santità e indissolubilità, già dai tempi dell’esecrabile vescovo di Ippona) e infine codificato nel 1215 (come ammesso obtorto collo dalla Murgia). Dire quindi che “il matrimonio come lo conosciamo esiste da meno di cinquecento anni” è perlomeno fuorviante (se non inesatto).

Divagazioni:
In fin dei conti la Murgia parte dal presupposto che in Italia l’influenza del pensiero cattolico sia ben superiore all’adesione sostanziale ai suoi riti e comandamenti, e di conseguenza auspica (o meglio “pretende”, dato che parte dalla considerazione che la dottrina si sia allontanata dai testi sacri e dal messaggio cristiano, e che quindi “debba” fare ammenda) che la chiesa si evolva verso forme più paritarie – secondo lei più rispettose del “vero” messaggio cristiano. Personalmente, condivido in pieno la premessa, ma ritengo che la conseguenza debba piuttosto essere la maggiore laicizzazione della società, diffidando del pensiero religioso in quanto tale, anche – e non solo – per quanto attiene al discorso paritario, imho in buona misura estraneo al messaggio originario.

In generale, la ricerca di supposte “epoche d’oro” della cristianità - della “chiesa delle origini”, più fedele al messaggio originario - mi lascia molto scettico. Per quanto riguarda poi la donna, forse duemila anni fa gli uomini erano più paritari di oggi*? La bibbia era più rispettosa della donna di quanto non sia la chiesa del XXI secolo? Per quanto sia possibile trovare tutto e il contrario di tutto nei testi sacri, mi sia consentito dubitarne.

*non manca chi lo sostiene, ma in generale riferendosi a epoche ben più risalenti, a società distinte da quella giudaico-cristiana o a miti di dubbia origine.
Profile Image for Toska.
9 reviews
July 23, 2024
Una chiara disamina sulla figura della donna, sulla Chiesa e sul rapporto tra generi, scritto con molta lucidità.
Una lettura che richiede concentrazione, attenzione e impegno per decostruire dei concetti che spesso diamo per scontati.
Profile Image for Federica Talarico.
94 reviews
October 12, 2024
Non mi sarei mai immaginata di sentir parlare di femminismo all’interno di un libro che parla di Chiesa e religione cattolica, ma Michela Murgia è riuscita ancora una volta a stupirmi. Analizzando in primo luogo la figura chiave di Maria, la cui rappresentazione pura e virginea condiziona inevitabilmente il pensiero misogino della Chiesa stessa, Murgia analizza l’evoluzione della donna all’interno di essa, spiegando in maniera chiara e mai faziosa – Murgia è sì una femminista, ma è al tempo stesso una cristiana – le ipocrisie della religione e il suo pensiero maschio centrico – il quale, talvolta, si manifesta esplicitamente e in altri casi rimane ancora piuttosto subdolo.
La scrittura di Michela Murgia è come sempre impeccabile, il suo modo di comunicare chiaro ed efficace, e nonostante la complessità dell’argomento riesce sempre a farsi comprendere, risultando accattivante nelle proprie argomentazioni e lasciando sempre il lettore appagato per la quantità di interessanti informazioni apprese e i vari spunti di riflessione da lei offerti.
Profile Image for Leka.
362 reviews
May 30, 2012
Dio è affare di tutti, giacché tutti siamo affar suo.

La Murgia, con uno stile leggiadro ed ironico, riesce a dare voce a molti pensieri di donne -a molti, quindi, anche dei miei pensieri!- che proprio leggiadri, nel vissuto quotidiano, non sono.

Libro visto, per la prima volta, nelle mani di un uomo e avuto nelle mie mani, attraverso le mani di un uomo (entrambi singolari maschili!) e passato ad altre mani di donna...perché è anche così, penso, che può crescere un cambiamento: passandoci un testimone.

Il senso di questo, breve ed inadeguato, commento sta tutto qui.

Profile Image for Davide Frezzato.
93 reviews1 follower
November 9, 2016
Scritto interessante, un saggio semplice e a volte, forse, un po' superficiale che prende in considerazione la condizione femminile nella società e nella mentalità italiana; plasmata dal Cattolicesimo.
Quella di Michela Murgia è una critica dall'interno, di una credente attiva nella comunità, e come tale non può che essere sincera ma non troppo tagliente.
La scrittura della Murgia si manifesta sempre piacevole e scorrevole.
Sul contenuto in sé credo si potesse fare di più.
Profile Image for Orma.
672 reviews15 followers
December 22, 2017
Non c'è una cosa - una! - che non venga da altre fonti. Il che, se si vuol redigere una sorta di compendio su tutto ciò che è stato detto e scritto di un argomento, va benissimo; ma bisogna averci il fisico, per farlo :-(
Profile Image for Giordana.
126 reviews12 followers
April 19, 2024
Uno dei libri più difficili di Murgia letti fino ad ora.
Intenso pieno di spunti di riflessione ma bisogna avere sempre la predisposizione.

Sono quei libri che non ti puoi leggere se vuoi leggerezza ma piu che altro spirito critico.
Profile Image for Lucia.
235 reviews23 followers
June 4, 2016
Saggio interessante, ma assai poco sorprendente.
Profile Image for Lou.
53 reviews29 followers
July 7, 2016
Interesante leer a una católica mostrarse crítica con la doctrina de la Iglesia. Recomendable, sobre todo si se necesita reconciliar creencias con pensamiento crítico.
135 reviews2 followers
August 2, 2017
Muy interesante. Sin ser ella una académica, plantea un análisis que aporta profundidad histórica a una ideología más frecuentemente analizada desde una perspectiva sincrónica.
Displaying 1 - 30 of 187 reviews

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