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Sofia draagt altijd zwart

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Sofia zou zo graag gelukkig zijn, maar draagt toch altijd zwart. Op haar tiende droomt ze er nog van het liefje van een piraat te worden, maar op haar zestiende neemt ze een overdosis pillen en wordt ze opgenomen in een kliniek. En op haar achttiende volgt ze een prestigieuze theateropleiding in Rome, om vervolgens in New York te belanden als een van de vele jonge actrices die hopen ontdekt te worden. Maar uiteindelijk is Sofia altijd op de vlucht, voor haar vrienden, voor haar ouders, voor haar geliefden en bovenal voor zichzelf.

Met grote emotionele zeggingskracht en psychologische diepgang beschrijft Paolo Cognetti de moeizame volwassenwording van de onvergetelijke Sofia. Net als in zijn geliefde roman De acht bergen bewijst hij een scherp besef te hebben van de dringende vragen in het leven.

192 pages, Kindle Edition

First published September 5, 2012

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Paolo Cognetti

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Profile Image for Orsodimondo.
2,458 reviews2,430 followers
May 15, 2022
LE COSE DA SALVARE


Sofia si veste sempre di nero. Anche quando fa il bagno.

‘Sofia si veste sempre di nero’ è la più bella raccolta di racconti che Paolo Cognetti abbia scritto finora.
Ma, al contempo, anche il suo romanzo più bello, il primo e unico al momento (in seguito, è arrivato il premio Strega Le otto montagne).

La contraddizione, solo apparente, si spiega col fatto che P.C., capitano mio capitano (il nome del suo blog), ha strutturato questa sua narrazione unica come una composizione di singoli racconti che potrebbero vivere anche a se stanti, ma insieme costruiscono il romanzo.



Racconti, o capitoli, che vanno avanti e indietro nel tempo, che cambiano punti di vista, scritti in prima, seconda e terza persona: una volta al centro della scena c’è Sofia, la volta dopo la zia, poi il padre, o la madre.
Sofia è sempre il collante, il trait d’union fra un personaggio e l’altro, un’epoca e l’altra.
Come ha fatto Elizabeth Strout in Olive Kitteridge e Jennifer Egan in A Visit from the Goon Squad - Il tempo è un bastardo, che sono state sue fonti d'ispirazione, per esplicita ammissione dello stesso capitano.

description

Gli anni Settanta, resi in modo molto personale e interessante, Sofia che cresce figlia unica senza il fratello che vorrebbe, il padre ingegnere all’Alfa in mezzo a scioperi di fabbrica e la collega amante, Sofia maschiaccio che gioca a fare il pirata, la madre ritirata in se stessa, nel buio della sua stanza alternando cupore a esaltazione, Sofia respinge il cibo quasi fosse anoressica, la zia fiancheggiatrice fugge a Parigi e poi torna a Milano, Sofia cresce da attrice….



Il lettore partecipa e contribuisce, senza la sua attenzione il racconto rimarrebbe un puzzle: vivendo le pagine come facilmente succede, invece, la storia di Sofia è anche la nostra, Sofia è in parte chi abbiamo conosciuto, o chi avremmo voluto conoscere, ma anche un pochino chi siamo.
Ci sono i nostri anni Settanta e anche quelli che sono venuti dopo, i nostri genitori o quelli dei nostri amici, la zia che si vorrebbe aver avuto, gli amici incontrati…
Il nero sfina, il nero mimetizza, il nero va sempre bene: come le diverse facce della personalità di questa ragazza che non si dimentica, si porta in tasca, e nel cuore.



Fino al capitolo 9 incluso, fino a pagina 164, entusiasmo alle stelle, come credo si capisca dalle mie parole.

Poi, l’ultimo capitolo/racconto, l’ultimo 20% scarso del libro rappresenta un crollo inaspettato improvviso immeritato (per il lettore, e anche per Sofia…): l’ultimo episodio, ambientato a New York, nella New York che Cognetti conosce meglio (basta leggere ‘New York è una finestra senza tende’, il bel libro che ha dedicato alla grande mela), tra Brooklyn e la Lower East Side, è un concentrato di cliché e banalità che non sono proprio riuscito a digerire.
Gli amici di Sofia, uno scrittore e l’altro studente di regia cinematografica, il film in lavorazione, l’appartamento condiviso, Sofia attrice e cameriera, i docks… tutto all’insegna del più scontato deja vu, manco fossimo nel peggior film di Wenders.



Giocoforza, la quinta stella s’è persa per strada.
Ne rimangono comunque quattro, che poche non sono.

PS
Poi, certo, non è che per tutti, e non che tutti i déjà vu sono sinonimi di scontato e banale.
Provare per credere
http://www.youtube.com/watch?v=5f8z1N...

description
Profile Image for Roberto.
627 reviews1 follower
December 4, 2017

La ricerca della felicità

Il libro è costituito da dieci racconti che potrebbero anche essere letti separatamente, ma che sono legati insieme dal personaggio di Sofia, che viene definita inquadrandola da differenti punti di ripresa e in tempi diversi. Un po’ come tirar fuori da un armadio una scatola con vecchie fotografie e iniziare a guardarle in modo casuale.

La nascita prematura, un rapporto conflittuale con la madre depressa e il confronto con un padre preoccupato il lavoro durante i problematici anni 70 la rendono dapprima una bambina dolce e sensibile, poi una adolescente combattiva e fragile tanto da tentare il suicidio e infine un’adulta con un carattere complesso che rifiuta i legami per evitare di soffrire.

A una persona puoi chiedere un po’ di compagnia. Ma non di fondersi con te, affidarti la sua vita e farne una cosa sola con la tua. Se chiedi questo all’amore, finisce che ti deludono tutti.

La storia non è particolarmente originale, i personaggi non sono indimenticabili e non ci sono riflessioni profonde e degne di nota. Però la scrittura semplice e chiara, il linguaggio lineare, la malinconia di fondo la relativa credibilità dei personaggi mi hanno reso la lettura piacevole. Non c’è la voglia di attirare l’attenzione e di esibire a tutti i costi; i contenuti arrivano sottovoce e lentamente.

Al centro della narrazione c’è l’incapacità di amare, o forse il rifiuto e il disagio di amare, fuggendo da tutto e da tutti, in tutti i modi.

La fine dell'amore è una casa occupata il giorno prima dello sgombero. Innalzare barricate, incatenarsi mani e piedi ai cancelli, issare munizioni e viveri sui tetti, quella è roba d'altri tempi e non è adatta alla tua epoca veloce. Oggi il principio è: attacca di sorpresa e nasconditi subito dopo. Non affezionarti a niente. Piuttosto che rimetterci la pelle, è molto meglio prendere le tue idee, il tuo amore e i tuoi quattro stracci e portare tutto quanto altrove.

Ma forse il libro dice anche dell’altro; che la vita è dura e difficile e ci regala spesso cose tristi, ma che si può superare ogni difficoltà, basta guardare avanti.

Molto interessante anche la storia dell’Alfa Romeo e il periodo di lotte sindacali degli anni 70.
Un libro che ho guardato inizialmente con scetticismo ma che pian piano mi ha abbastanza conquistato.
Profile Image for Amaranta.
588 reviews261 followers
June 13, 2018
“Il brutto dell’inferno le sembra proprio non sapere com’è” .
Perché Sofia si veste sempre di nero? Perché è una bimba che porta la morte nel cuore fin dalla nascita? Per una madre che la trova invisibile? Per un padre che non sa come volerle bene? Per la sua pelle così bianca che quasi scompare sotto le mille vene azzurre? Per quel desiderio che ha di confondersi con il buio e allora il nero è l’unico colore adatto a nascondersi? Un romanzo che è fatto ad istantanee sulla vita di una ragazzina particolare, che vive la sua vita liberamente, un po’ da girovaga con un punto fisso che sarà sempre parte della sua vita: una casa su un lago e un’infanzia a giocare ai pirati. E’ questo quello che Sofia porterà sempre con sé nel cuore, andando lontano da quel lago, poi a Roma e infine a New York e ovunque i suoi stivali troveranno una strada per camminare e scappare da quello che non le va più bene.
Una codarda? No, una che ha cercato di stare nella vita come vogliono gli altri e non riuscendoci ha creato un modo tutto suo in cui provare meno dolore, perché la vita per Sofia è assenza, vuoto, tabacco e sopravvivenza. E lei risulta simpatica nella sua eccentricità, catalizzatrice di attenzione, di curiosità e di un amore fatto di gesti, sguardi ma che si consuma come le sue sigarette.
“ Ad una persona puoi chiedere un po’ di compagnia. Ma non di fondersi con te, affidarti la sua vita e farne una cosa sola con la tua. Se chiedi questo all’amore, finisce che ti deludono tutti” .
Una raccolta di racconti? No, uno sguardo sul mondo di un’anima fragile, scritto in modo fresco e piacevole e che nonostante tutto “il nero” che si porta dietro lascia un filo di speranza.
“la gente va aiutata anche senza motivo, anzi soprattutto in quel caso, per il semplice fatto che qualcun altro ha aiutato te al momento giusto, come un debito che si trasmette tra chi allunga la mano e chi affoga, e che non finisci mai di saldare.”
Profile Image for Nood-Lesse.
427 reviews325 followers
August 29, 2018
Raccontanzo

Di cosa si tratta precisamente? Di un romanzo o di una serie di racconti a cui è sono state fatte delle asole per poter essere agganciati successivamente l’uno all’altro? Con una discesa inesorabile si passa dall’infanzia descritta con grazia ai ringraziamenti prima che il libro termini, direttamente nell’ultimo capitolo, quello che avrebbe dovuto essere chiarificatore e che forse lo è: lo scrittore ha vissuto a New York e lo ha voluto raccontare partendo da Sòfia, pardon Sofìa, che veste sempre di nero. È la storia di Sofia o è la storia dell’autore che è stato a New York e ha fatto in modo di farvi capitare anche Sofia per poter raccontare che era stato a New York? Il capitolo finale pesa come un macigno sulla mia valutazione globale, ricorda uno dei film più brutti che abbia mai visto: “Fughe da Fermo” realizzato dal libro omonimo, un film inguardabile come lo sarebbe probabilmente “Sofia veste sempre di nero” se decidessero di girarlo. Eppure la scrittura di Cognetti non mi era dispiaciuta affatto, avevo sottolineato anche alcuni passaggi con i quali ero concorde:

L’amore degli adulti: un esercizio di indulgenza e tolleranza, abituarsi ai difetti di un’altra persona e infliggerle i propri

Non sono le tue azioni, sosteneva, ma le tue reazioni a definire chi sei.


Cosa non ha funzionato oltre al capitolo finale? Forse la poeticità soggiacente di alcuni passi e il fatto che non fosse un romanzo ma un raccontanzo in cui alcune delle asole di cui parlavo prima non erano cucite bene.

COLONNA SONORA

Di colpo Sofia è davanti a lei e le dice: «Cate, questa dobbiamo proprio ballarla insieme». È «I Can’t Help Falling in Love with You» di Elvis, in una versione reggae di qualche anno fa.
https://www.youtube.com/watch?v=vUdlo...

Sofia si sedette tutta fiera. Edith Piaf cominciò a cantare «Les amants d’un jour».
https://www.youtube.com/watch?v=t9Rbv...
Profile Image for piperitapitta.
1,050 reviews464 followers
December 4, 2020
E la nave va.

Glielo dice subito l'infermiera che in ospedale si sta prendendo cura di lei, poco dopo la sua venuta al mondo: «Sofia, lo sai che cos'è la nascita? È una nave che parte per la guerra».
In realtà non sappiamo che nave saremo, se dal porto partirà una nave da crociera, uno yacht di lusso, un incrociatore, un veliero, oppure un sommergibile.
Quello che sappiamo, invece, è che Sofia è una nave pirata che parte alla conquista del mondo, con tanto di Jolly Roger messo sul pennone, sin dall'estate in cui lei e Oscar, sei e otto anni, e il cane Mozzo, occhio pigro bendato l'una fantasia galoppante l'altro orecchio sbranato in canile il terzo, giocarono ai pirati nei campi di Lagobello nell'hinterland milanese, e che quello che Cognetti ci mette tra le mani è una sorta di diario di bordo ricomposto alla rinfusa, una storia di lei raccontata da qualcuno che (come racconta l'autore stesso nel suo blog), chissà quando e chissà dove l'ha conosciuta e ce la racconta così, un po' alla volta e come gli viene in mente.

Ma forse Sofia non è nemmeno il centro di questo romanzo, è solo un pretesto, perché in questo modo, apparentemente disorganico, in questi capitoli che io non riesco a definire racconti, e non solamente perché in tutti Sofia sia presente, Cognetti tratteggia un'epoca, descrive la crisi della famiglia tradizionale, affonda lo sguardo, e la penna, nel crollo sociale politico dell'Italia alla fine degli anni Settanta, nelle sue contraddizioni e nelle sue speranze.
È forse proprio per questo, per questo suo essere protagonista senza esserlo, che alla fine i personaggi che ho amato di più sono altri; dalla zia Marta fiancheggiatrice della lotta armata che fugge in esilio per poi tornare, alla madre Rossana che chiude i suoi sogni in un cassetto per dedicarsi alla famiglia e sgretolarsi lentamente, a Emma che giovane e rampante e con una luminosa carriera da ingegnere davanti a sé si fa tarpare le ali da un amore che non ha futuro; tutte donne che come la TV negli anni Settanta faticano a sprigionare colori e trasmettono in bianco e nero tutte le tonalità del grigio; per finire con Roberto, il padre di Sofia, l'unico personaggio maschile tridimensionale, ingegnere all'Alfa Romeo, spettatore di lotte operaie e di licenziamenti di massa, marito e padre prima ancora che abbia avuto il tempo di scegliere di esserlo, conformista tanto quanto è inquieto.
In questo mare, molto spesso in tempesta, Sofia che veste sempre di nero come tante ragazzine oggi indossano t-shirt e bijoux con teschi e ossa incrociate, vaga di porto in porto, da Lagobello a Roma a New York, in cerca del suo approdo, un po' come l'Italia allo specchio, ieri come oggi.
Come una nave pirata in cerca di un tesoro oppure, chissà, forse dell'isola che non c'è.

[Su 'TINA - a pagina 28, la rivis'TINA letteraria di Matteo B. Bianchi, Paolo Cognetti ha pubblicato da poco un racconto inedito che ha per protagonista Sofia, perché, come scrive Bianchi nell'introduzione «ha sentito che la protagonista continuava a ispirargli nuove idee, nuovi percorsi, così ha deciso di assecondare l’ispirazione e continuare a scriverne».

«Lo sai qual è il tuo problema?», le aveva detto una sera.
«Un altro?»
«È che tu sei comunista dentro. Voi siete come i cattolici, vi fate un culo così perché credete nel futuro. Io voglio essere felice adesso».
Profile Image for Blackjessamine.
426 reviews72 followers
December 8, 2018
Che bella scoperta, questo Paolo Cognetti. Ho iniziato a leggerlo senza riporvi molte aspettative, pensando che non ci avrei trovato nulla di particolarmente originale, e invece mi sono ritrovata a bermi questi racconti uno in seguito all’altro, facendo davvero fatica a staccarmene. Intendiamoci, l’originalità, almeno per quanto riguarda i contenuti non è forse la cosa che più distinue i personaggi creati da Cognetti, che sono tutti piuttosto stereotipati e prevedibili, ma devo dire che non ho vissuto tutto questo come qualcosa di fastidioso, non troppo per lo meno. Ho letto diverse “diatribe” in cui ci si domandava se questo “Sofia si veste sempre di nero” sia da considerarsi un romanzo oppure una raccolta di racconti, io francamente trovo sia piuttosto inutile arrovellarsi troppo sulla questione: al centro di tutto c’è Sofia, Sofia ragazzina, neonata, giovane donna, Sofia in prima persona o in terza persona, Sofia figlia o amica o vicina di casa, e in questo mosaico di voci e prospettive il lettore viene a conoscere Sofia e tutto l’universo di luoghi e persone che le gravitano attorno. Ogni capitolo è un racconto che potrebbe avere una sua propria vita, ambientato in luoghi e tempi diversi, con protagonisti diversi; e tutte queste singole voci si fondono in un coro armonico quando ci si rende conto che ogni voce, in maniera più o meno diretta, dandole maggiore o minore importanza, parla di Sofia. Sofia, che è un personaggio terribilmente irritante, figlia di una coppia borghese che nasconde numerosi difetti dietro la facciata di una bella casa in un villaggio residenziale fuori Milano, Sofia che è un’adolescente difficile e poi una giovane donna “artista della fuga”, che non fa nulla per aiutare sé stessa, e men che meno chi le sta attorno.
Eppure, a me questo romanzo fatto di racconti è piaciuto tantissimo. Mi è piaciuto nonostante gli stereotipi e i deja-vu, nonostante la scarsa simpatia suscitata dai protagonisti, nonostante l’ultimo racconto si sia rivelato molto deludente, un piccolo crollo. La prosa di Cognetti è quasi ipnotica, un bellissimo concentrato di eleganza e incisività, qualcosa che mi ha decisamente sorpresa perché del tutto inaspettata.
Profile Image for Rosalba.
249 reviews32 followers
January 3, 2013
Probabilmente è un problema mio, visti i commenti entusiasti su questa raccolta di racconti incatenati fra loro a costruire un romanzo. Anzi sicuramente è un problema mio, ma questo libro non mi ha lasciato nulla, fra un mese al massimo l’avrò sicuramente dimenticato. Nessuna empatia si è creata nei riguardi di Sofia, bambina, adolescente e poi adulta in perenne crisi di identità. Una persona che non costruisce legami e affetti, non si ferma mai in nessun posto, sguscia via come un'anguilla non appena c'è odore di legame, ed è in perenne fuga. Lascia dietro di sé solo oggetti che le sono appartenuti a ricordare a chi è rimasto che è passata di lì come una nuvola e che forse ritornerà, ma senza lasciare mai segni significativi della sua anima. E non ho capito nemmeno le ragioni di questo comportamento, francamente… Non mi pare che abbia avuto un’infanzia poi così traumatica, non peggiore di tante altre, tutto sommato è cresciuta in una famiglia borghese come ce ne sono tante. Insomma, il libro è scritto bene, ma la storia e i personaggi mi sono scivolati addosso senza lasciare traccia.
Profile Image for Lucrezia.
178 reviews99 followers
July 24, 2015
"Mi sento sempre attratto dai posti dove sono vissuto, le case e i loro dintorni. Per esempio, nella Settantesima Est c'è un edificio di pietra grigia dove, al principio della guerra, ho avuto il mio primo appartamento newyorchese. Era una stanza sola affollata di mobili di scarto, un divano e alcune poltrone paffute, ricoperte di quel particolare velluto rosso e pruriginoso che ricolleghiamo alle giornate d'afa in treno. Le pareti erano a stucco, di un colore che ricordava uno sputo tabaccoso. Dappertutto, perfino in bagno, c'erano stampe di rovine romane, molto vecchie e tempestate di puntolini scuri. L'unica finestra dava sulla scala di sicurezza. Ma, anche così, mi si rialzava il morale ogni volta che mi sentivo in tasca la chiave del mio appartamento; per triste che fosse, era un posto mio, il primo, e lì c'erano i miei libri, i barattoli pieni di matite da temperare, tutto quello che mi occorreva (o così almeno pensavo) per diventare lo scrittore che volevo diventare."

No, questo incipit non è quello di "Sofia si veste sempre di Nero", è quello di un altro libro che comincia nella città dove il libro di Cognetti si interrompe.
Anche se le due protagoniste di queste storie, lontane nel tempo, e per un certo periodo anche nello spazio, sono davvero simili (tanto che spesso anche Cognetti stesso le paragona).
Il narratore di entrambe le storie potrebbe benissimo essere lo stesso.
Ho amato entrambi i libri visceralmente.
Forse perché in Sofia c'è un po di me, forse perché in Sofia c'è un po delle persone che ho amato, forse perché giochiamo agli stessi giochi.

"Così per la prima volta intravedi un finale. È un gioco che facevi spesso da ragazzina. All'inizio di ogni relazione ti sforzavi di immaginare la scena: mentre un ragazzo ti baciava tu ti chiedevi se quella era una storia da scusa, o una storia da allora ciao, o una storia da vaffanculo, o una storia da restiamo amici. Se sarebbe successo in un letto o in mezzo alla strada e la faccia che avrebbe fatto lui, se era un tipo da insultarti o implorarti o non parlare più, tirare un pugno al muro e odiarti e basta. Dopo ti sentivi più tranquilla. Era come conoscere già l'ultima pagina di un libro, per poi immergerti nella trama senza nessuna angoscia."

Due ragazze che inseguono sogni che non hanno una forma precisa, ma che servono a tenerle a galla contro tutto e tutti.

Invece,ai nostri giorni, da qualche parte per le strade di New York, Frances, che potrebbe essere la sorella più piccola di queste e due, continua a correre, sembra uscita dal film di Yuri.
Lei rincorre un sogno che ha una forma precisa ma ancora non del tutto definita, insieme ad un qualcosa che tenta di tenere insieme ma che si sta disperdendo sempre di più fra le sue mani.

https://www.youtube.com/watch?v=73z_w...

E poi ancora Sofia, solitaria ragazza che racconta frammenti della propria storia al mondo di amici, più che altro conoscenti (nessuno poi alla fine veramente irrinunciabile) intorno a lei, per cercare di distoglierli da quella (storia) di se stessa che vorrebbero sentire di più.
Holy che non ha una casa e che non appartiene a nessuno, che è perennemente "in transito".
Frances Che cerca anche lei il suo posto nel mondo e continua a nuotare controcorrente.

Voi direte: Sì, ma il libro di Cognetti?

E io vi rispondo parafrasando David Grossman: "Non sapete di quante allusioni a Sofia sia pieno il mondo"

“«Secondo me», dice tuo padre, «il problema è che ti aspetti troppo dalle relazioni».
«Come troppo? Un po’ di amore ti pare troppo?»
«Non mi pare troppo l’amore, mi pare troppo come lo intendi tu».
«Cioè come lo intendo, scusa?»
Tuo padre sospira. «A una persona puoi chiedere un po’ di compagnia. Ma non di fondersi con te, affidarti la sua vita e farne una cosa sola con la tua. Se chiedi questo all’amore, finisce che ti deludono tutti».
«Papà, ma è una cosa tristissima».”


Profile Image for Sarah Bookmarked.
84 reviews524 followers
March 3, 2019
In diesem Buch geht es um Sofia Muratore, eine unglückliche junge Frau, die in dieser Welt einfach keinen Platz für sich findet. Sie rebelliert, bringt sich in Gefahr, hält die Menschen in ihrem Umfeld auf Abstand und ist doch ständig auf der Suche nach Liebe, Glück und Geborgenheit.

Mein Eindruck:
Das Buch hat einen außergewöhnlichen, fast schon experimentellen Aufbau, da sich die Kapitel wie eigenständige Kurzgeschichten mit unterschiedlichen Erzählperspektiven verhalten. Und obwohl der Roman dadurch etwas zerstückelt wirkt, sind letztlich all diese Kapitel um Sofia herum angeordnet, drehen sich also mehr oder weniger um ihr Leben. Dadurch lässt sich Sofia natürlich nur schwer als klassische Protagonistin bezeichnen und ich kam ihr persönlich nicht besonders nah. Auch die Handlung erlangt durch diese spezielle Form nicht die Tiefe, die man von Romanen gewohnt ist, sodass ich gut nachvollziehen kann warum einige Leser Schwierigkeiten mit diesem Buch hatten.

Mich hat das allerdings überhaupt nicht gestört, da ich den besonderen Stil und die tolle Sprache unheimlich mochte. Im Gegensatz zu „Acht Berge“ konzentriert sich der Autor in „Sofia trägt immer Schwarz“ auf die Gefühlswelt der Figuren und nicht auf opulente landschaftliche Beschreibungen. Beides beherrscht er ausgesprochen gut, sodass er die etwas düstere Atmosphäre durch Sofias Verlorenheit und Sehnsucht mit seinen Worten wunderbar einzufangen vermag.

Fazit:
Ein sehr spezielles Buch, dessen Aufbau und Stil sicherlich nicht jedem gefallen, da Handlung und Protagonistin durch die zerstückelte Struktur in den Hintergrund rücken. Mich konnten die schöne Sprache und experimentelle Form der Geschichte aber sofort begeistern, sodass ich nun schon sehnsüchtig auf die nächste Veröffentlichung von Paolo Cognetti warte. Eine Empfehlung.

Meine Videorezension auf YouTube:
https://youtu.be/0XJ3kO4Cl6g?t=571
Profile Image for ☽ Sono sempre vissuta nel castello Chiara.
185 reviews297 followers
June 27, 2017
Libro interessante, anche se ho trovato alcuni cliché da farmi venire i brividi...aleggia una costante malinconia e fatalismo, non so...mi sembrava di vedere quei classici film italiani tristi sui giovani...che io non sopporto.
Complessivamente ha i suoi meriti, una lettura semplice.
Profile Image for Dolf Patijn.
795 reviews52 followers
December 9, 2018
Vier-en-een-halve ster afgerond naar boven. Na de 8 Bergen, die ik geweldig vond, las ik De Buitenjongen die ik toch minder vond. Sofia draagt altijd zwart komt dichter bij de 8 Bergen maar is beduidend anders, hetgeen ik juist wel prettig vind.

Sofia draagt altijd zwart wordt door sommigen een ontwikkelingsroman genoemd. Dat vind ik te gemakkelijk. Ja, het gaat over een meisje dat opgroeit maar het gaat veel meer over de relaties die ze aangaat en vervolgens weer ontvlucht. Het boek bestaat eigenlijk uit losse verhalen die allemaal met Sofia te maken hebben. Sofia zelf is aan het woord, maar ook haar tante en haar minnaars. Een echte, langdurige relatie met mensen aangaan lijkt Sofia niet te kunnen. Ze ontvlucht mensen en situaties zodra er een band begint te ontstaan en waarschijnlijk ontvlucht ze daardoor een confrontatie met zichzelf. Ze noemt zichzelf in het verhaal een ontsnappingsartiest. Ik vond het een erg interessant boek om te lezen en Cognetti legt niet teveel uit. Ook voor de lezer blijft Sofia ongrijpbaar. Wanneer je dit als lezer kunt accepteren dan is het een erg mooi boek.
Profile Image for KnownAsLavinia.
238 reviews
April 16, 2019
La storia di Sofia, ragazzina di provincia con una famiglia disfunzionale, viene raccontata attraverso 10 racconti che potrebbero essere anche letti autonomamente.
Scopriamo così chi sono la mamma e il papà di Sofia, chi le fa compagnia durante l'infanzia facendole scoprire il magico mondo dei pirati, chi la porta lontana dalla provincia e dalla famiglia per salvarla, e poi i primi ragazzi che suscitano il suo interesse e che la aiutano a scoprire se stessa.
I 10 racconti parlano di Sofia ma parlano anche di altri personaggi che sono altrettanto interessanti e che contribuiscono tutti alla crescita emotiva e spirituale della protagonista.

Cognetti scrive molto bene, scrive talmente bene che riesce a far dimenticare l'antipatia della sua protagonista. Una ragazza spocchiosa, viziata e cattiva. Cognetti è un vero mago delle parole, senza voler stupire per forza scrive in maniera lineare, cullandoti e portandoti con se ti fa sentire ovattato e coccolato.

Arriviamo a quattro stelle e non cinque per due motivi:
1) In generale Cognetti non si è inventato niente di nuovo, sono tutte storie e personaggi che abbiamo già avuto modo di conoscere altrove, ma lui le sa raccontare egregiamente e questo secondo me gli fa onore. Non per forza dobbiamo avere sempre qualcosa di nuovo da dire.
2) L'ultimo racconto purtroppo è veramente deludente, sembra buttato li per chiudere qualcosa che altrimenti non si sapeva bene come dovesse finire. Sofia si ritrova nella Grande Mela a cercare di sfondare come attrice e a vivere con due ragazzi che cercano di sfondare anche loro, uno come regista e uno come scrittore.
Un misto di clichè e banalità, sembra quasi scritto da un'altra mano. Peccato!
Profile Image for Carmine R..
629 reviews93 followers
April 27, 2019
Sogni e disillusioni

“Sofia, lo sai che cos'è la nascita? È una nave che parte per la guerra.”

“Roberto si era ormai rassegnato a pensare che fosse quello, l'amore degli adulti: un esercizio di indulgenza e tolleranza, abituarsi ai difetti di un'altra persona e infliggere i propri, caricarsi sulla schiena il fardello della sua infelicità.”

“L'importante, diceva, è abituarsi a una faccia: non la bellezza ma l'abitudine. La bellezza in fondo che cos'è, una stupida questione geometrica, solo un incastro fortunato nel campionario di bocche, nasi e orecchie disponibili. Ma se una faccia hai imparato a conoscerla, e l'hai vista quando ha sonno, quando ha il raffreddore, quando è distrutta da una giornata nera, se ti sei abituato a quella faccia, allora hai superato la questione della bellezza, non sei d'accordo?”


Cognetti non fa mistero di apprezzare la letteratura americana, costellata di autori del calibro di Capote, Salinger, Hemingway e Carver.
Letti una trentina di racconti dell'ultimo scrittore citato, viene spontaneo associare questo Sofia si veste sempre di nero al suo peculiare minimalismo, la cui cifra stilistica risulta l'imperante disillusione attraversata da sporadici bagliori di speranza; la profusione di non detti e la chiusura di ogni storia in una situazione sospesa, mai risolta.
Omaggio apprezzabile quanto scorrevole, ma in più frangenti i personaggi paiono sagomati a colpi di accetta e sembra facciano a gara per sovrastarsi l'un l'altro con dialoghi teatrali.
(Chiosa finale non richiesta: molto bella l'ascesa e caduta dell'Alfa Romeo di Arese, simbolo di un'Italia che negli anni '70 vede piano piano spegnersi nelle proprie contraddizioni socio-politiche.)
Profile Image for Lidija.
354 reviews62 followers
June 13, 2016
Vrlo ugodno iznenađenje, rekla bih, zapravo, otkriće. To što piše na poleđini knjige, nekakav "kratki sadržaj", zapravo ništa ne može reći o knjizi, u to sam se već stoput uvjerila. Ali može potaknuti da se knjiga uzme. Pa se onda ili razočarate ili vam je baš drago što ste "naletjeli" na takvo neobično štivo.
Za Paola Cognettija prije nisam čula, pa nisam znala ni što očekivati. "Sofia se uvijek odijeva u crno" je baš privlačna knjiga. Ne mogu reći ni "izvrsna", ni "neobična", ni "sjajna", nego baš privlačna. Odlično je, zanimljivo napisana; sastavljena od desetak priča koje, naizgled, mogu stajati same za sebe, ali su ipak duboko povezane. Sofia je djevojčica, djevojka, žena, nit, čudna, čudovišna, posebno stvorenje u običnom svijetu. Volim kad se iz sasvim uobičajenih životnih priča, koliko god možda turobne bile (turobnost nije neuobičajena!), može stvoriti ovako dobro književno djelo. Svakako preporučujem, čita se gotovo naiskap.
(A Cognettijeve knjige ću još potražiti!)
Profile Image for Arwen56.
1,218 reviews336 followers
March 15, 2015
Sofia Muratore, il personaggio che fa da filo conduttore a questi racconti, che finiscono poi per costituire un vero e proprio romanzo, è sempre “in transito”, come Holly Golightly. Il problema, però, è che Paolo Cognetti non è Truman Capote. Di conseguenza, il risultato non è che sia granché, benché scorrevolissimo. Qualcosa che sta a metà strada tra un libro e una sceneggiatura ed entrambi incompiuti. Come narra la storia stessa, del resto. Suppongo che questa fosse, infatti, l’idea di fondo. Ma non è che funzioni molto, nella pratica. Almeno secondo me.

Ad ogni modo, è apprezzabile l’omaggio a un grande autore che, suppongo, sottenda lo scritto.

Per il resto, penso che me lo dimenticherò nel giro di una settimana al massimo.
Profile Image for Cristina.
63 reviews48 followers
April 28, 2013
Criticare un libro mi mette ansia (quasi sempre, eccezion fatta per la casa per bambini speciali di miss qualcosa perché quel libro lì tira fuori il peggio di me, ma sorvoliamo). Quando critico e dò meno di tre stelline a un libro mi sento sempre un po' ipocrita perché, diciamocelo, io non sarei capace di inventare una trama e mettere tre parole in fila nemmeno se il fantasma di Dickens si impossessasse di me. Quindi mi sembra sempre che dallo schermo del pc potrebbe uscire l'autore con tanto di ditino puntato vs me che mi ammonisce burbero chiedendomi se saprei fare di meglio. Ammetto che questo ragionamento potrei applicarlo a qualunque cosa e quindi non potrei permettermi nemmeno di criticare film, trasmissioni, piatti al ristorante, balletti, un calciatore che si è appena mangiato un gol a porta vuota, ma di solito queste critiche le declamo e, si sa, verba volant.
Insomma a me questa Sofia non m'è piaciuta proprio per nulla. Sofia, mia cara, ma quanto cazzo ti prendi sul serio?
In questo libro c'è una ragazza a suo modo interessante, un po' scoppiatella, che passa tutto il tempo della sua vita a prendersi enormemente sul serio, facendomi pensare che anche l'autore faccia lo stesso (scopro ora che ha un blog, potrei indagare oltre lì ma ora non ne ho voglia, ne ho abbastanza di Cognetti, per un po'). Insomma a me questa ragazza fa cascare le braccia, per non dire di peggio. Magari è solo un problema mio, eh, che con Sofia non c'azzecco nulla, però questo libro è passato senza lasciarsi nulla dietro.
Profile Image for Celeste.
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February 17, 2017
"Ma il coraggio è una cosa che si impara?" domandava. "Oppure una ci nasce e basta? E' possibile che ho paura di tutto?"

E' una raccolta di racconti che profuma moltissimo di romanzo. Il personaggio di Sofia è bello, ma quello della zia mi ha conquistato il cuore. Cognetti, invece, per adesso è ancora un punto interrogativo. Riservo il giudizio finale per il post-Le Otto Montagne, quando verrà.
Profile Image for sinepudore.
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March 4, 2025
Se la tua casa è spazzata da un uragano non chiuderti dentro, ma apri porte e finestre e lascialo passare.
#quote
Profile Image for Magali.
182 reviews8 followers
January 28, 2020
2,5⭐️

Mooi geschreven door het gebruik van fijne beschrijvingen en hoofdstukken die steeds vanuit een ander personage geschreven zijn. Leest vlot.

Het verhaal zelf kon mij minder boeien. Je krijgt zicht op een deel van het leven van Sofia dat getekend is door haar kindertijd en jeugd.
De “zwarte” momenten uit die periodes boeiden mij het meest. Vooral het deel met de tante vond ik aangenaam lezen, waarschijnlijk door de humor die er toen inzat. (Die ik later dan weer miste)
Naar het einde toe hoopte ik op een andere wending, maar naar mijn gevoel “verdween” Sofia gewoon. Misschien is dit de bedoeling van de schrijver en weerspiegelt het haar leven.

Ik denk dat dit boek in mijn hoofd ook zal verdwijnen naar de achtergrond...
Profile Image for Tanabrus.
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July 26, 2024
Istantanee di vita e di società.

Spaccati che mostrano scene, periodi, persone gravitanti intorno alla protagonista del libro (un romanzo strutturato a racconti che ci portano avanti e indietro nel tempo), Sofia ovviamente.

Così conosciamo il padre di Sofia, ingegnere dell'Alfa Romeo destinato non proprio alla mediocrità ma mai all'eccellenza, impacciato e mansueto in tutto, compreso il tradimento.
La madre di Sofia, depressa e probabilmente affetta da bipolarismo, eternamente combattuta e spaventata.
La zia, ex militante politica di sinistra e reduce da un periodo di esilio in Francia alla fine delle lotte operaie, indipendente e sola, l'unica a riuscire a capire e ad avvicinarsi realmente alla nipote.

Le coinquiline romane, gli amici del villaggio fiabesco dove lo spirito irrequieto di Sofia si sentiva in trappola, l'amante falegname/attore/abusivo, le tante esistenze toccate e lasciate nel corso degli anni.

Perché alla fine conosciamo più i personaggi di contorno che non la portata principale.
Di Sofia sappiamo alcune cose, il colore dei vestiti è la minore.
Sappiamo che mangia pochissimo, finge di mangiare quasi tutto il tempo, probabilmente è anoressica.
Sappiamo che ha un carattere forte e gli occhi strabici che dividono quasi il volto in due facce distinte, appartenenti a persone diverse.
Sappiamo che è toccata profondamente dalla storia della madre e che non vuole diventare come lei.
Sappiamo che teme l'abbandono e il restare sola, e che quindi da subito pensa a come finirà ogni relazione per essere già preparata al momento dell'addio. Sappiamo che non saluta mai, non dice addio, non dà spiegazioni.

Raccogliamo i frammenti di un'esistenza complicata, mentre sullo sfondo abbiamo le lotte operaie, la crisi della famiglia, il presente di una generazione con poche speranze.

Una lettura interessante ma che alla fine non mi ha catturato.
Profile Image for Alfonso D'agostino.
929 reviews73 followers
July 9, 2017
Ci sono libri che porti a casa perché hanno una bellissima quarta di copertina, ci sono romanzi di cui ti attira follemente la copertina, ci sono volumi che sfogli in libreria e non puoi evitare di portare alla cassa perché sei rimasto rapito da una frase, un’immagine, un paragrafo. E poi ci sono libri che leggi perché te ne hanno parlato con grande entusiasmo, e hai verso chi si è espresso così favorevolmente una fiducia immensa.

E capita, quando affronto letture consigliate, che mi perda un po’ nella narrazione cercando di immaginare cosa abbia colpito così profondamente chi ne ha caldeggiato l’approccio, e perché. Ecco, il più grande complimento che mi sento di fare a Paolo Cognetti è proprio questo: dopo due pagina e ventitre righe, sono rimasto talmente conquistato dalla sua narrativa da estraniarmi nel mondo che aveva costruito per il lettore, al punto da non poterne uscire più.

Si coglie, nella scrittura di questo vero talento della nostra narrativa, il lavoro solido e cesellato di chi ama le parole e non ne vuole sprecare od utilizzare impropriamente neppure una: ed io, lettore compulsivo che tende alla velocità quando è immerso così completamente in una trama, mi son accorto di aver rallentato più volte la lettura per il puro piacere di gustare ogni vicenda, ogni momento ed ogni costruzione sintattica di un romanzo dalla struttura originale e dalla trama avvincente.

Costruito con un perfetto gioco ad incastri, “Sofia veste sempre di nero” si muove in una successione di racconti-capitoli: voce narrante, ambientazione temporale, teatri della narrazione mutano e si interlacciano, in un continuo sfiorarsi ed annodarsi di emozioni che sarebbe piaciuto a Calvino. Al centro di tutto, e descritta con una sensibilità che porta quasi al turbamento, c’è Sofia, uno di quei personaggi letterari per i quali vorresti che le pagine non finissero mai, o che si riproducessero nottetempo: tipo che ti addormentanti rimpiangendo le sole sessanta pagine che ti mancano e ti risvegli che Sofia è cresciuta, ha avuto altre avventure di facciate, adesso, ne mancano centoventi. Ma non succede, accidenti.

Ne sarete comunque soddisfatti: ognuna delle storie e dei personaggi che ci regala Cognetti colpiscono cervello e cuore, lasciano tracce che toccherà a noi seguire inseguendo un ricordo, un episodio passato, una speranza, un timore. Se state cercando un libro che vi colpisca, se amate quella sensazione di assoluto smarrimento spazio-temporale che vi costringe a cercare l’orologio più vicino per scoprire che razza di ora (e giorno) sia, questo romanzo non vi deluderà. E vi scoprirete un po’ più ricchi, certamente più capaci di guardare dentro e fuori di voi, con arguzia e vera, verissima emozione.

http://capitolo23.com/2016/07/09/rece...
Profile Image for Axel.
131 reviews12 followers
April 8, 2025
By far mijn minst favoriete Cognetti, het duurde enorm lang voor ik in het verhaal zat. Af en toe merk je al kleine stukjes van wat ik zo goed vond aan zijn volgende boeken, maar ik vind vooral het verhaal rommelig. Het gaat over Sofia maar eigenlijk gaat het meer om de andere mensen en is het te vaak verwarrend waar of bij wie we met momenten zitten.

Schrijf terug over de bergen Cognetti!
Profile Image for Xenja.
695 reviews98 followers
February 9, 2020
Forse per l'ambientazione prevalentemente milanese, questo libro mi ha subito ricordato i vecchi romanzi di Andrea de Carlo, dove l'umanità è ugualmente divisa in due: da una parte i conformisti, quelli con la cravatta, la bella macchina, il cappotto di cammello, e nessuna idea in testa, sempre tronfi e corrotti, dall'altra i creativi, irrequieti, giovani, belli, arrabbiati, liberi, tormentati, intensi, febbrili. Qui è lo stesso: personaggi e situazioni stereotipate, banalità e luoghi comuni. Che noia questa Sofia eternamente ribelle, sempre incazzata e sempre bastiancontraria, con gli anfibi e i capelli viola, che dice sempre no, che non saluta, non mangia, non studia, non si conforma, non si innamora, tenta il suicidio, scrive canzoni sentimentali e vuole fare l'attrice. Che noia Yuri, il regista bello e dannato, impasticcato e insonne, che si consuma gli occhi su un film dove non si vede altro che “lei mentre vive”. Che noia Leo che ti porta a esplorare le periferie, i capannoni abbandonati, i gasdotti e le rotaie, che pasticcia nelle officine e fa cose con i materiali recuperati nelle discariche e non vuole essere definito artista. Che noia la giornalista di Lotta Continua che si rifugia a Parigi, il quartiere residenziale recintato con le casette fasulle, le feste degli studenti dove c'è sempre un ubriaco che resta a dormire sul divano. Che noia, che noia, che noia. Tutto già visto, già sentito, già letto. Si salva solo il personaggio del padre di Sofia, interessante perché non è né buono né cattivo: poveretto, avrebbe meritato qualche pagina in più. Ecco, la seconda stellina grazie a lui.
Profile Image for Héctor Genta.
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April 25, 2022
Dieci racconti che tratteggiano la figura di Sofia, ragazza “difficile”, indipendente come un gatto, che sfugge per tutto il libro, più brava a troncare rapporti che a costruirli.
I più ispirati mi sono sembrati i primi, quelli dove Sofia è prima bambina e poi ragazza, nei quali Cognetti mostra una buona confidenza con il complicato universo degli adolescenti, i successivi invece mostrano un po' la corda, sarà perché la trama sembra già vista troppe volte (famiglia borghese, madre casalinga e depressa, padre ingegnere all'Alfa Romeo, amante-munito, zia contestatrice e rivoluzionaria...), sarà perché dovendosi incastrare obbligatoriamente in un mosaico finiscono per perdere in spontaneità e risultano abbastanza prevedibili.
In conclusione: avevo grandi aspettative per questo libro che sono state confermate solo parzialmente. Peccato, perché seguo il blog di Cognetti e perché il racconto come genere letterario sembra aver perso parecchio smalto, almeno in Italia, ed avrebbe bisogno di qualcuno in grado di ridargli un po' di vigore.
Profile Image for iva°.
738 reviews110 followers
July 20, 2020
napisana prije "osam planina" i "divljeg dječaka" (obje izvrsne, meni među omiljenima) - ova je znatno slabija. kao da će tek kasnije paolo cognetti prepoznati i izbrusiti jednostavnost, nepatvorenost i minimalizam koji mu puno bolje leže.. less is more.
Profile Image for Jakefan Efp.
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January 2, 2013
Sofia è un pretesto, eppure è la protagonista.
Sofia è la protagonista, eppure è un pretesto.
Mi viene da dire così alla fine della lettura di questo romanzo extra-ordinario e complesso. Ho detto romanzo anche se si presenta come una raccolta di racconti, perché in realtà si tratta di un’unica storia; un solo romanzo cui è stata fornita una struttura piuttosto geniale.
La telecamera del narratore onnisciente si concede a diversi punti di vista senza dare mai il mal di mare: ogni digressione è perfettamente lecita e in effetti non è mai una digressione, è la vita di ciascuno che si interseca in modo naturale con le vite degli altri. Digressione sarebbe se fosse il romanzo di Sofia, ma questo è un romanzo corale. Che mima la realtà, lo capisce chi ha avuto quei momenti di lucidità in cui senti - più che comprendere razionalmente - che gli altri siamo noi. Che tutti hanno una voce e che spesso la voce degli altri risuona con le nostre stesse parole. Esiste il modo di dare figura, corpo e voce - per esempio - anche a una Gael che è la ragazza (che sta in Francia) di Bruno (non di Riccardo) che è solo una comparsa (lui), figurarsi lei: Bruno è sulla scena solo per aiutare la madre di Sofia a portare su della roba da una cantina allagata. Ma tu lettore te li ricordi entrambi e ti succede che vuoi un pochino bene anche a Gael incontrata una volta sola per poche righe, e te la ricorderai bene anche una volta chiuso il libro.
A me sembra che un discorso sulla struttura, forse un più ampio discorso sulla scrittura, siano volutamente inclusi nel romanzo, nella parte finale dove Pietro guarda il film di Iuri. Il quale non è mica stupido e capisce che l’amico - in buona fede - gli ha rubato qualcosa e che in un certo senso è peggio che se gli avesse soffiato la ragazza, perché gli ha rubato la storia. Anche se Iuri non ha capito quale storia esattamente. Pietro sì.
Quando Pietro dice “Non si capisce niente” sembra parlare delle immagini che sono nella mente dello scrittore prima che nasca la storia; il compito di dare un senso compiuto al tutto, ci dice, è affidato alla scrittura. Il cinema stavolta non è stato sufficiente, non ce l’ha fatta: ci vuole proprio uno che scrive.
Prima ci sono queste immagini che sono puro piacere, l’occhio di Iuri sulla donna di cui si è infatuato. Poi c’è l’andare oltre, la capacità di scoprire la validità di tutto, l’aspetto corale della narrazione. E il saper “montare” la storia. Iuri che è troppo preso da se stesso non ce la fa, ce la fa l’amico scrittore che come un asceta rinuncia per mesi, ma poi è pronto e ci riesce. Crea la struttura giusta per contenere tutto. E a questo punto vorresti capire se Pietro è Paolo oppure no, ma probabilmente non è necessario saperlo per amare questo libro.
Ci sono solo due-tre espressioni un pochino già sentite; per il resto la lingua di Cognetti suona nuova, fresca. Mi lascia l’impressione di un autore che ha davvero qualcosa da dire. E quel “Io voglio essere felice adesso” mi appartiene quanto a Sofia. Bello bello.
Profile Image for Postcards from far away✨.
236 reviews2 followers
November 2, 2016
Insieme di contraddizioni.

Da questo libro mi aspettavo di più, specialmente perché non ripongo molte speranze nelle raccolte di racconti in generale.
Paolo Cognetti ci narra della storia di Sofia e i suoi racconti in varie età.
Sinceramente ci ho capito poco e niente, specialmente per quanto riguarda la morale dei racconti e della stessa Sofia, una protagonista a volte stereotipata a volte troppo poco focalizzata.
La scrittura non è molto scorrevole, si perde in vaneggiamenti o su un pensiero in particolare e quando si riesce ad uscire da quelle parti, proseguire diventa sempre più difficile.
Per usare le stesse parole di Cognetti, considero cosí la sua opera: É un lavoro pieno di idee, di gusto estetico, di pensiero. E soprattutto di vita. Ma non va da nessuna parte. E questa cosa all'inizio ti affascina, poi ti disturba, alla fine ti annoia e ti fa incazzare. Al cinema la gente uscirebbe a metà del film.
A volte cercare di essere poetici, porta a poco o a niente; serve una morale o un filo logico da seguire per cercare di arrivare dritto al cuore del lettore e farne breccia lasciandolo affascinato.
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