Ce livre entreprend de relater et de clarifier, à destination d'un large public, le poids encore très actif de l'esclavage dans nos sociétés. Reprenant les grandes étapes qui ont mené de l'esclavage méditerranéen puis africain et atlantique aux processus de colonisation européenne dans trois continents (Afrique, Amérique et Asie), il donne les clés historiques de la définition de la race et dévoile ses fondements économiques, anthropologiques et politiques. Parce qu'elle est aussi celle des notions de liberté, d'égalité, de travail et qu'elle engage nos identités, l'histoire de l'esclavage tire le fil de la construction de l'Europe et révèle l'ordre racial qui régit notre monde contemporain. Aurélia Michel Née en 1975, elle est historienne, maîtresse de conférences en histoire des Amériques noires à l'université Paris-Diderot et chercheure au Centre d'études en sciences sociales sur les mondes africains, américains et asiatiques (CESSMA). Elle a notamment contribué au scénario du documentaire Les Routes de l'esclavage diffusé sur Arte en 2018.
La tesi presentata in questo brano é chiara e molto interessante. Ho trovato l'analisi precisa e comprensibile. Davvero ben scritto e molto interessante.
Nel 1948 le Nazioni Unite approvano la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo; nel 1950 l'Unesco fa pubblicare la Dichiarazione sulla razza secondo cui "la razza non esiste". Tuttavia tale conclusione non è stata e non è tuttora sufficiente a sradicare dalle nostre società le disuguaglianze razziali o la violenza razzista. Questo libro parte dalla storia della schiavitù, ed in particolare di quella che è stata la schiavitù nell'economia atlantica, per spiegare come dall'istituzione della schiavitù si sia passati a quella della razza, e come questa sia antropologicamente radicata nel profondo dell'inconscio delle società occidentali. È una lettura a tratti faticosa, mette in gioco moltissimi dati e ne scardina altri che credevo fossero consolidati. Finalmente un saggio storico che non tratta l'argomento schiavitù - razza come un qualcosa che è avvenuto durante la storia, ai lati della storia ufficiale, ma come qualcosa che ha di fatto creato la storia, solo che ce l'hanno sempre presentata diversamente, se è appunto vero che la storia la scrivono i potenti. Dopo questa lettura, per me non si può più parlare di storia prescindendo dalla storia della schiavitù, perché la "finzione bianca" si è creata attraverso la schiavitù. La finzione secondo cui all'uomo bianco spetta per natura un ruolo di superiorità, finzione che ha generato (e continua a generare) una violenza indicibile. Finzione che continua a generare muri di separazione "naturali", impenetrabili, insuperabili. . "La violenza diventa una necessità psicologica: annegare un neonato e frustare sua madre, guardar morire un condannato senza batter ciglio, significa far sí che il ne*ro resti ne*ro, renderlo di nuovo ne*ro per assicurarsi che lui non possa essere altro se non ne*ro, e che non sono i nostri figli, i nostri zii, i nostri amici a morire annegati nel Mediterraneo." . "Ecco perché, ancora oggi, nelle società del bianco, il ne*ro deve restare al suo posto: occupare funzioni economiche e sociali subalterne, non pretendere di essere accettato come un uguale, essere eternamente in corso di civilizzazione. Lo si aiuta, è il nostro 'amico', ma non acquista mai la civitas, deve sempre dar prova di lealtà: deve amare la nazione, esserle riconoscente quando conquista una posizione privilegiata, deve dimostrare che non sta minacciando con un'arma quando ha la mano alzata. Sotto diversi aspetti, il ne*ro è di per sé una minaccia che bisogna reprimere: contrariamente allo schiavo che per definizione è mantenuto nel suo statuto, il ne*ro minaccia di apparentarsi. Mette in pericolo non solo il privilegio bianco ma anche la finzione che lo istituisce. [...] La sua stessa 'cultura' è una minaccia, in grado di modificare i codici d'accesso alla 'bianchezza'. Potrebbe rivelarne la vacuità." [Aurélia Michel]
Exploration historique et sociologique de l'établissement du concept de race du temps de l'esclavage Atlantique à ses translations modernes, l'ouvrage condense (parfois un peu rapidement) diverses thématiques, des différentes traites pré-Atlantiques à la création d'une "fiction blanche" qui justifiera le colonialisme et le racisme encore présent dans nos sociétés
Quand on ne maîtrise pas un sujet on s’abstient d’écrire tout un bouquin dessus. Sérieusement, c’est à se demander comment ce torchon a pu être publié. Remboursez-moi !!
Bouquin ambitieux et qui couvre beaucoup de terrain. Important à lire pour comprendre notre monde d'aujourd'hui. Les conclusions à la fin de chaque chapitre aident à la compréhension. Une timeline, des résumés des points importants, une carte, etc. seraient très utiles.
Babelio : A partir d'une étude historique sur les conditions de la traite atlantique et de l'esclavage d'abord, du travail forcé dans les colonies dans un deuxième temps, Aurélia Michel développe la thèse selon laquelle l'esclavage puis la colonisation sont les bases de la mise en place d'un mythe du Blanc et du Noir (le non-Blanc) et de la notion de race qui imprègne encore notre monde contemporain. Autrement dit ce n'est pas parce qu'ils étaient racistes que les Européens sont allés prendre des Noirs d'Afrique pour en faire des esclaves mais c'est parce qu'ils ont réduit les Noirs en esclavage qu'ils sont devenus racistes.
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