An innocent man’s gripping personal account of terrifying confinement by the Moroccan military during the reign of a formidable twentieth-century despot
In 1967 Tahar Ben Jelloun, a peaceful young political protestor, was one of nearly a hundred other hapless men taken into punitive custody by the Moroccan army. It was a time of dangerous importance in Moroccan history, and they were treated with a chilling brutality that not all of them survived. This powerful portrait of the narrator’s traumatic experience, written with a memoirist’s immediacy, reveals both his helpless terror and his desperate hope to survive by drawing strength from his love of literature. Shaken to the core by his disillusionment with a brutal regime, unsure of surviving his ordeal, he stole some paper and began secretly to write, with the admittedly romantic idea of leaving some testament behind, a veiled denunciation of the evils of his time. His first poem was published after he was unexpectedly released, and his vocation was born.
Tahar Ben Jelloun (Arabic: الطاهر بن جلون) is a Moroccan writer. The entirety of his work is written in French, although his first language is Arabic. He became known for his 1985 novel L’Enfant de Sable (The Sand Child). Today he lives in Paris and continues to write. He has been short-listed for the Nobel Prize in Literature.
من المؤسف ما يتعرض له البعض من عقاب لا يوسف لمجرد أنهم ليسوا على هوى السلطة الحاكمة رغم قراءتي للعديد من كتب أدب السجون من قبل، لكن يبدو أن البشر قادرين دوماً على ابهاري بما يمكن أن يصلوا إليه من وسائل في التعذيب
تادیب روایت یک تحقیر ماجرای دستگیری و بازداشت طاهربن جلون ، نویسنده مراکشی به سبب شرکت در تظاهراتی ایست که در مراکش ممنوع بوده . او به این دلیل برای تنبیه و مجازات شدن به همراه گروهی دیگر از افراد دستگیر شده به بازداشتگاهی تنبیهی فرستاده می شود . جلون سالها بعد در کتاب تادیب روایتگر خاطرات خود از دوران تلخ بازداشتش شد. کتاب او شرح شرایط سخت و طاقت فرسا پادگان و هم چنین شکنجه ها ، چه جسمی و چه روحی ایست که به منظور تحقیر زندانیان ، شکستن روحیه آنان و در یک کلام تادیب آنها به کار گرفته می شده . تادیب شروعی قوی و غافل کننده دارد اما داستان سریع تکراری شده وگویی نویسنده جز شکنجه و تحقیر در حالات و درجات مختلف ، مطلب دیگری برای بیان ندارد . خواندن آنچه در پادگان می گذرد گرچه ممکن است برای خواننده غربی متفاوت بوده و او را ناراحت و پریشان کند اما به سختی می توان موضوعی در آن یافت که برای خواننده ای از منطقه خاورمیانه و یا شمال آفریقا جدید و تازه باشد .
یک کتاب کوتاه و خیلی خوب. تادیب با این جملات درخشان آغاز میشود: «شانزده ژوییه ۱۹۶۶ یکی از آن صبحهایی بود که مادرم به قول خودش گذاشته بودش یک گوشهای از حافظهاش تا آن را برای گورکنش تعریف کند. صبحی تیره، با آسمانی سفید و بیرحم.»
نویسندهی مراکشیالاصل کتاب، در بیست سالگی، به دنبال شرکت در یک اعتراضات دانشجویی دستگیر شده و همراه ۹۴ نفر دیگر، برای “تادیب” به شکنجهگاهی به نام سربازی اعزام میشود. جایی که جسم و روان معترضین فرتوت و فرسوده شده و توسط نظامیانی روانپریش اداره میشود. هدف، مطیع کردن آدمها و شکل دادن به اندیشههای آنهاست. و من جایی بغض کردم که نویسنده نوشته است: «ممکن بود وقتی از پادگان بیرون میآیم، آدم دیگری شده باشم؛ زمخت، غلام قدرت و حتی خشونت. اما همانطوری که رفته بودم از آنجا بیرون آمدم ؛ پر از رویا و مهر برای انسانیت.»
بعد از خوندن این کتاب به ذهنم رسید که چقدر دوست دارم یک کتاب مستندنگاری از روایت های شفاهی(به فرم کتاب های الکسویچ) پسرها در سربازی های ایران بخونم (بدون سانسورهای معمول)
از اینکه ۲میدم ناراحتم ولی اگه ۳ بدم واقعا تو حق اون یکی کتابایی که ۳دادم جفا کردم. ببینید من از فرم نوشتن طاهربن جلون خیلی خوشم میاد. جمله های کوتاه و بدون فعل. خیلی خوشم میاد ولی دیگه پدر این فرم رو درآورده. همش یه کلمه، یه نقطه. حالا خیلی با اینش کاری ندارم ولی از نظر محتوا و ماجرا هم چیز خاصی نداشت واسه نوشتن. من انقد دردنامه خوندم و دیدم تو ایران که این چیزا خیلی عجیب نبودن واسم. در کل بازم این کتابم مثل عسل و حنظل واسه یه جهان اولی خیلی جذابتر میتونست باشه تا یه کلهسیاه خاورمیانهای مثل من.
داستان در سال 1965، در مراکش اتفاق افتاده. طاهر بی جلون (نویسنده کتاب) یکی از دانشجویانی که طی اعتراضات مسلمت آمیز دستگیر میشه و مجبور میشه نوزده ماه در زندان (پادگان) انواع تحقیرها و شرایط سخت رو تحمل کنه. خواندن این خاطرات خیلی ناراحت کننده هست، اینکه دیکتاتورها برای روی کار موندن و رسیدن به اهدافشون چه کارهایی ممکنه انجام بدن. ولی مهم تر از همه این بود که نشون میده دیکتاتوری در همه دنیا و در همه زمان ها به یک شکل اتفاق میفته.
Ci sono voluti quasi cinquant’anni prima che Tahar Ben Jelloun trovasse le parole giuste per raccontare la sua storia. Proprio lui, che, di storie, ne ha scritte una infinità, paradossalmente non riusciva a scrivere la propria. Perché quella narrata ne “La punizione”, il nuovo romanzo dello scrittore marocchino nativo di Fes e residente da lungo tempo in Francia, è una vicenda che sa di memoria e profonda amarezza. Un viaggio a ritroso seguendo le pesanti orme del tempo, una rielaborazione dolorosa ma necessaria di quanto accaduto tanti anni fa per poter chiudere i conti con un passato che non è possibile cancellare né ignorare del tutto. Era il marzo del 1965 quando gruppi di studenti universitari manifestarono pacificamente per le strade di Rabat e Casablanca; in quell’occasione, la repressione, piuttosto brutale, non si fece attendere. Tra quei ragazzi, c’era anche Tahar Ben Jelloun, all’epoca studente di filosofia. L’anno seguente, per lui e una novantina di altri giovani che erano stati segnalati, la “punizione” bussò alla porta di casa sotto forma di perentoria convocazione a presentarsi presso uno sperduto campo militare nelle vicinanze della città di Meknès, nel nord del Paese. Era l’epoca in cui molta gente spariva all’improvviso, inghiottita dalla cieca violenza del regime dell’allora sovrano Hassan II, e si viveva in un continuo clima di paura; esercito e polizia, avendo carta bianca, facevano ricorso a qualunque mezzo pur di reprimere ogni possibile dissenso. La monarchia ’alawide offriva il volto forse peggiore di tutta la sua storia.
“Cosa abbiamo fatto di così grave? Organizzarci legalmente, manifestare pacificamente, reclamare libertà e rispetto.”
Per tutta risposta, vennero spediti anzitutto al campo militare di El Hajeb, dove ebbe così inizio un vero e proprio internamento, il cui scopo ufficiale era quello di rieducarli e insegnar loro a diventare bravi cittadini, all’insegna del vecchio e abusato slogan “Allah, al-watan, al-malik” (“Dio, la patria, il re”) che ancora oggi si vede scritto a grandi caratteri e disseminato qua e là per il Marocco. A scandire le lunghe giornate in quel luogo poco ameno, si susseguivano maltrattamenti, umiliazioni, privazioni di ogni genere alla completa mercé di comandanti militari semianalfabeti, psicopatici e privi di scrupoli, spesso in preda a delirio di onnipotenza. Picchiati, denutriti, sporchi e infreddoliti, con i capelli costantemente rasati a zero, i “puniti” venivano tenuti nel più totale isolamento, senza che le rispettive famiglie sapessero ciò che in realtà accadeva; per di più, perdere la vita per il minimo accenno di ribellione o a causa di pericolose simulazioni di operazioni di guerra (non mancavano, infatti, le tensioni con la vicina Algeria) rischiava di essere tutt’altro che improbabile. Il giovane Tahar trascorse oltre un anno e mezzo in quello stato di detenzione, mentre a sostenerlo accorrevano per fortuna la tenacia della sua poesia, il profondo amore per la letteratura e, da grande appassionato di cinema quale era, la magia delle immagini dei film che amava, come quelle di Charlie Chaplin nei panni di Charlot.
“[…] di fronte alla sensibilità, alla intelligenza, il potere oppone la brutalità e la stupidità. La prima arma è l’umiliazione, questa violenza che consiste nel declassarci, nel metterci sull’orlo del baratro minacciandoci di darci un calcio nella pancia. Mi aggrappo ai ricordi delle mie letture; non so se recito fedelmente ciò che ho letto o invento delle frasi. Ho in mente Dostoevskij, Čechov, Kafka, Victor Hugo… […] Nella mia testa sfilano scene dai film di Charlie Chaplin. Perché il bravo Charlot viene a trovarmi in questa terra ingrata e macchiata da militari abietti? Ne rido di nascosto […] Quell’omino che riesce a ridicolizzare i violenti che lo perseguitano mi ossessiona. Quel genio ha vendicato milioni di umiliati nel mondo. Ecco, questa era la sua missione, il suo disegno. Grazie, Charlot.”
Poi, inattesa e quasi irreale, la fine della prigionia, anche se le sue catene sembravano trascinarsi pure nella vita civile (“Sono stato liberato ma non sono libero.”). La vera liberazione, non a caso, arriverà soltanto diverso tempo dopo e a seguito di un evento davvero sorprendente e imprevedibile… Una prosa che cattura fin dalle prime battute, appassionante ed estremamente fluida per un romanzo che si fa testimonianza diretta, viva, palpitante e che riconferma, se mai ce ne fosse ancora bisogno, le straordinarie doti di narratore di Tahar Ben Jelloun, nome tra i più noti e apprezzati sulla scena letteraria internazionale. Il suo linguaggio semplice e chiaro che si propone con garbo, le sue denunce, i suoi messaggi di pace e tolleranza religiosa (a tal proposito, invito a leggere le bellissime e istruttive pagine del breve saggio “L’Islam spiegato ai nostri figli”, Bompiani, 2001), il suo chiamare tutto col proprio nome e raccontare le cose così come stanno senza edulcorazioni di sorta fanno di lui un autore particolarmente interessante da seguire. Quest’ultimo suo lavoro, nello specifico, come spesso accade in molte opere della vastissima produzione di Ben Jelloun, punta l’attenzione su un Paese, il Marocco, dietro la cui immagine patinata di meta turistica più o meno a buon mercato persistono problemi assai gravi, quali tortura per dissenso politico, sempre mal tollerato dalle autorità, e corruzione abnorme che rallenta l’apparato burocratico e calpesta i diritti dei cittadini, sebbene sotto l’attuale sovrano Mohammed VI, non certo temuto come il terribile padre Hassan II, siano stati realizzati importanti ma non ancora sufficienti cambiamenti. Infine, un romanzo che, attraverso la vicenda personale del suo autore, ci parla del valore della libertà, di quanto essa sia preziosa per la nostra dignità di esseri umani e di come, talvolta, basti davvero poco per perderla.
“Sarei potuto uscire dal campo cambiato, indurito, adepto della forza e anche della violenza, ma sono uscito com’ero entrato, pieno di illusioni e tenerezza per l’umanità. So che mi sbaglio. Ma senza quella prova e quelle ingiustizie non avrei mai potuto scrivere.”
تجود القريحة بكرم سخي حينما نتحدث عن حالات القمع والتنكيل في المجتمعات العربية التي تحكمهت الآلة البوليسية الإستخباراتية .... الطعام والشراب والنفس هو جل الرفاهية التي يمكن أن تنالها دون المطالبة أيضاً أما عدا ذلك من أمور تفرقك عن الحيوان من مطالبات مسالمة بحرية رأي أو نقد لسطوة فإنه يدخلك في الشرك الأعظم والذ�� يخول ويبرر من خلاله كل أنواع الألم الذي سوف تناله إبان ذلك في سيرة بنجلون حكايا لا تفرق كثيراً عن سابقاتها التي حكيت ،كلاً له أسلوبه والمحصلة واحدة ..كتاب ممتع وترجمة موفقة
اگه من اهل جای دیگه بودم، به احتمال زیاد اول تعجب میکردم؛ نمیتونستم باور کنم کسی برای یه حرکت سیاسی ناچیز چنین بهایی بپردازه و افراد دیگهای بدون هیچ دلیلی شکنجهش بدن. اما حالا که اهل ایرانم، جایی که زندگی عادی صدبرابر ترسناک و دردناکتر از این کتابه، به روشنی روز میبینم که این آدم چقدر خوشبخت بوده. روحش شرحه شرحه شده؛ غرور و انسانیتش حول و حوش دو سال ازش گرفته شده؛ ولی زندگیش نه. کتاب رو دوست داشتم؛ با شخصیت زجر کشیدم و براش غصه خوردم؛ ولی در آخر این مثل یه شوخی تلخه. نهایت خشونت و خیرگی توی مراکش، اینجا به مثابهی جون سالم به در بردنه. احتمالاً نباید یه همچین تفکری راجع به کتاب داشته باشم، باید برای چیزی که هست قضاوتش کنم ولی الان نمیتونم. ۸/آبان/۱۴۰۱
میدانم عجیب است ولی این موبایل لعنتی هم گاهی میتواند آدم را از دنیا بکند. برنامهٔ طاقچه را نصب کنید و این کتاب را بخرید. حتماً که همیشه نباید نسخهٔ چاپی کتابها را بخریم. فکر کنید پیامیست از یک دوست. چای دم است؟ قهوه چی؟ یک چای برای خود بریزید یا اگر هم نه قهوه یا اگر این هم نه یک چیکه آب کنار دستتان باشد؛ کتاب حاوی مطالبی است که بغضتان میگیرد. شروع کنید به خواندن و اگر شما هم خواهان کمی دموکراسی هستید یک ساعت از عمرتان را همراه طاهر ۲۰ ساله شوید. زیاده عرضی نیست.
سیاست در عربی از فعل ساسَ میآید، یعنی هدایت و تربیت یک حیوان، یک قاطر یا خر. باید به حیوان یاد داد تا از همان مسیری که میخواهیم برود و به جایی برسد که ما میخواهیم. کار سیاسی یعنی یادبگیری که مردم را چطور رهبری کنی.
روایتهای واقعی خواندنشان متفاوت از داستان است. داستان روح آدمی را با خود میبرد. تو را در رنج و شادی سهیم میکند و به تفکر وا میدارد. اما روایت واقعی از رنج، جور دیگری است. دیگر پوست و گوشت و استخوان است که به بند کشیده میشود. کسی که هست، واقعا هست. با روح و تفکر. با احساس و خاطره. طاهر، بیست ساله است. دقیق هم شاید نداند مارکس کیست یا اصلا حتی حوصلهاش در جلسات سر برود. اما میداند آزادی چیست. میداند رهایی چه حسی دارد. رهایی را در دشت و دریا و شعر یافته است و میداند خشونت با آدمها چه میکند. طاهر رهبر جنبش نیست، یا حتی فردی خیلی موثر. اما هست. و همین《بودن》است که توتالیتر را میتواند به حد جنون بکشاند. خاصیت ساختار این است که خشونت را در درون خودش بازتولید کند. از انسانها، درنده بسازد. انسانهایی که برای ارضا عقدههای سرکوب شده و فروخورده خودشان خشونت میورزند و ساختار هم این بستر را برایشان حاضر و آماده کرده. به خودت میآیی میبینی بعضیها حتی خوششان هم میآید. کسانی که احتمالا مثل طاهر خانواده خوب و روتین زندگی معمولی نداشتهاند. کسانی که در زیر فشار تحقیر، به جای بازیابی خویش، همان تحقیر را میخواهند به دیگری نیز تحمیل کنند. در دو جای روایت گریستم. یکی موقع خداحافظی برادرش. وقتی که آدمها عزیزشان را راهی زندان میکنند. راهی شکنجهگاه. چه قدر کلمات مهم میشود. چه قدر آن آغوش، آن آخرین آغوش عجیب است. هم میخواهی باشد و هم میخواهی نباشد. جای دیگر وقتی بود که نامه پدر رسید. هق هق زدم با خواندن اینها: 《پسر محبوبمان، فخر ما، عظمت ما!》 زندان بیرون را از یاد آدمی میبرد. یادمان میرود کسانی هم هستند به یاد ما. وقتی که بیخبر میمانی، دنیایت میشود اطاعت از خشونت افسارگسیخته که زنده بمانی. تلاشی برای انسان ماندن. در تمام مدت خودم را جای طاهر میگذاشتم. و میفهمم که چرا هنوز بعد از پنجاه سال آن نامه را روی چشمش میگذارد. چنین شکنجههایی تا ابد با آدمی میماند. تحقیر با آدمی میماند. و زنده باد مقاومت. زنده باد زنده ماندن و نگریستن سقوط دیکتاتورها.
This entire review has been hidden because of spoilers.
كتاب مرگ نورِ طاهر بن جلون چنان تلخ و مرد افكن بود كه هنوز ضجههای زندانیان تازمامارت از ذهنم بیرون نرفته .هرگونه قیاس تأدیب و مرگ نور -كه البته ناگزیر است- منجر به ناامیدی محض میشود. اما فارغ از این قیاس، تأدیب روایت سرراست و خوشخوانی بود از یك تأدیب كه بیشتر به تحقیر میمانست؛ مگرقاعدتا نام دیگر تأدیب، تحقیر نیست؟
روایتی واقعی و ملموس از جوانانی که برای دموکراسی تظاهرات مسالمتآمیز کردند (در زمان سلطنت محمد دوم در مراکش) اما برای تادیب به پادگانی اعزام شدند. پادگانی بدون قانون رسمی که بیشباهت به اردوگاه کار اجباری یا زندان نیست. مشقتهایی که بر سرشون اومد تا تحقیر بشن و صداشون برای اعتراض خاموش شه.
شرایط ملموسی که برای همه کشورهایی با دیکتاتوری و در تلاش برای رسیدن به دموکراسی و آزادی کاملا قابلدرکه. تلخ اما تاثیرگذار از شرایط ملموس این زمانه ما. تاریخ بارها در زمانها و مکانهای مختلف تکرار میشه اما ظلم و دیکتاتوری هیچوقت پابرجا نمونده.
اگر بخوام در چند کلمه توصیفش کنم؛ روایتیست در باب امید، مقاومت و مبارزه. بهترین و درعینحال مختصرترین توصیف از کتاب میتونه همین باشه که در پشت جلد اومده: «مراکش، سال ۱۹۶۵، درست در روزهای اوج دیکتاتوری سلطان حسن دوم، نودوچهار دانشجوی دموکراسیخواه بهدلیل تظاهراتی مسالمتآمیز دستگیر میشوند. نوزدهماه زندان و انواع رفتارهای تحقیرآمیز بر سر آنها آوار میشود. طاهر بن جلون یکی از این دانشجوهاست و روایتگر زندهی این زندان از جوانانی میگوید که جرمشان خواستن کمی دموکراسی است، اما حکومت نهتنها آزادی را از آنها دریغ میکند که میخواهد انسان بودن را هم از آنها بگیرد.» و پاراگراف پایانی کتاب به بهترین شکل نوشته شد، به شکلی که میبایست: «برای تظاهراتی مسالمتآمیز و آرام، برای خواستن کمی دموکراسی تأدیب شدم. ماهها، فقط یک عدد بودم: ۱۰۳۶۶. روزی که انتظارش را نداشتم آزاد شدم. بالاخره توانستم همانطور که آرزویش را داشتم، دوست بدارم، سفر کنم، بنویسم و کلی کتاب چاپ کنم. اما برای نوشتن تأدیب، برای اینکه جرئت کنم و دوباره سراغ این داستان بروم، برای پیداکردن واژههایش، نزدیک به پنجاه سال زمان لازم داشتم.»
This entire review has been hidden because of spoilers.
« به خودم میگویم بشرْ شر به دنیا آمده است و بر شر پافشاری کرده ، چون برای تسلط بر دیگران راهی جز شرارت نیافته است »
روایت ، همان روایتِ بودن در جامعهای الکن و مستبد است ؛ جامعهای که تمام مختصات ما را میداند و چون دوربینی ، بیوقفه ما را میپاید . کافیست خطا کنیم ، دست از پا درازتر کنیم ، حرفی بزنیم که به مذاقش خوش نیاید ، آنگاه روایت یک تحقیر صورت خواهد گرفت . طاهر بن جلون با برگزیدنِ لحنی ادبی و هنری ، کمی از منتهای اختناق و خفقان موجود در متن ( در متنِ خودِ ما ) را کاسته و سعی کرده مفری برای تنفس در اختیار مخاطب قرار دهد ؛ همچون آغازِ هر فصل با توصیفِ طبیعتِ اطراف و آن روز ...
اما آنچه در خوانش این متن حائز اهمیت و قابل تأمل است ، انتخاب بین بد و بدتر است ؛ تو گویی انگار سرنوشت چنین کشورهایی ، چنین جوامعی با چنین مختصاتی ، انتخاب بین این دو گزینه است ؛ گزینهٔ بهتر حذف شده و وجود ندارد . مردمی که از حکومت دیکتاتورمأبانه و مستبد خسته شدهاند و زیر فشار هستند ، با کودتای نظامی و فضایی بیرحم و خشن ، دوباره آرزوی همان فضای قبلی را در سر میپرورانند و با عقیم ماندنِ کودتا ، نفسِ راحتی میکشند ! وَه که چه نفسِ کوتاهی ...
این سیاست اصلاً چی هست؟ جرمه؟ -سیاست در عربی از فعل ساس میآید یعنی هدایت و تربیت یک حیوان؛ یک قاطر یا یک خر. باید به حیوان یاد داد تا از همان مسیری که میخواهیم برود و به جایی برسد که ما میخواهیم. کار سیاسی یعنی یاد بگیری که مردم را چطور رهبری کنی. پسر ما میخواسته این شغل را یاد بگیرد شکست خورده؛ برای همین هم ادبش میکنند. اگر جای دیگری بود به او دسته گل هم می دادند اما اینجا دست رد به سینه اش می زنند و از صحنه بیرونش میکنند. باید پشیمان شود از اینکه در حوزه ای دست از پا خطا کرده که فقط از آن کسانی است که قدرتی در دست دارند و تاب نمی آورند کسی مخالفشان حرفی بزند. خب میبینی؟! خیلی ساده است. پسرمان اشتباه کرده؛ در جایی سرک کشیده که مال ما نیست.
«برای خواستن کمی دموکراسی تادیب شدم.» کتاب درمورد مراکش سال ۱۹۶۵ وقتی که در اوج دیکتاتوری بوده نوشته شده فضای حاکم بر ماجرا بشدت آشنا و ملموسه و بنظرم همین برای من جذابترش کرد مشتاق شدم کتابهای دیگهای از آقای جلون بخونم ترجمه خوب هم یقیناً تو دلچسب تر شدن کتاب موثر بود.
خیلی باهاش ارتباط برقرار کردم، یهطورایی حال و روز الان جامعهی ما(متاسفانه)بهش نزدیک بود. چون نسخهی الکترونیک رو خوندم قسمتهایی رو که دوست داشتم اینجا میذارم بمونه:
-هدف وسیله را توجیه میکند. نظم و انضباط از همهچیز مهمتر است.
-قدرت، وحشیگری و حماقت را علم میکند. اولین سلاحشان تحقیر است.
-صحنههای فیلمهای چارلی چاپلین در سرم رژه میروند. چارلی مهربان چرا در این سرزمین برهوت، سرزمینی که نظامیهای پست آن را آلودهاند، به دیدنم آمده است؟ آرام میخندم. خوشحالم که در این لحظات دشوار چنین شهودی دارم. مرد کوچک جثهای که موفق شده شکنجهگرانش را به سخره بگیرد، وجودم را تسخیر میکند. این نابغه انتقام میلیونها تحقیرشدهی عالم را گرفته است. بله، رسالت و هدفش همین بوده. ممنونم چارلی عزیز!
-بشر شر به دنیا آمده است و بر شر پافشاری کرده چون برای تسلط بر دیگران راهی جز شرارت نیافته است.
-رفاه تجملی است که از آستانهی رویا قدمی فراتر نمیرود.
-شورش؟ اصلا و ابدا. پادگان ترس با روشهایی بسیار حساب شده اداره میشود. هر شورش و اعتراضی ممکن است به کشتار ختم شود و با اقدام علیه امنیت ملی توجیه شود. راه حل خوبی است برای خلاص شدن از دست این دردسرسازان. رسانهها از چیزی خبر ندارند. مرگ بهخاطر دسیسهچینی برای شورشی مسلحانه. دفاعی مشروع و قانونی! سناریویی کلاسیک.
-میدانیم سلامتی ما اهمیتی ندارد. اینجا هستیم تا پشیمان شویم از کارهایی که در زندگی متمدنانهمان انجام داده بودیم. باید مجازات میشدیم. اما مگر چه کار بدی از ما سر زده بود؟ اعتراض؟ مخالفت؟ تظاهرات؟ ما نه ویترین مغازهها را شکسته بودیم، نه دزدی کرده بودیم، نه قاچاق. فقط مقابل ظلم و بیعدالتی، استبداد و ارعاب، فریاد زده بودیم. به قول پدرم:《در دانمارک که زندگی نمیکنیم》. نه، ما در کشوری زیبا زندگی میکنیم که شاه و زیردستانش آن را مال خود کردهاند. تعدادشان زیاد و جورواجورند. آدمهایی که خدمت سلطنت را میکنند، شرف را زیر پا میگذارند، خود را ذلیل و زمینبوس سلطان کردهاند، دلشان میخواهد تمام مردم هم مثل آنها به زمین بیفتند. مثل یک پارچهی کهنه یا در بهترین حالت، فرشی که شاه پاهایش را با آن خشک میکند.
من طاهر بن جلون را با «عسل و حنظل» و قصههای آشنای مراکش شناختم و علاقمند به سبک نوشتنش شدم. در این کتاب هم با همان طاهر بن جلون دوستداشتنی، همان فرم نگارش مخصوص به خودش و از قضا همان داستانهای آشنای مراکشی مواجه هستیم. آشنا از این سبب که جامعه و فرهنگ مراکشی بیشباهت به جامعه و فرهنگ ایرانی نیست. اینجا هم با چیزی شبیه به سربازی مردان مواجهیم...
به اعتراف خود نویسنده، جرئت فکر کردن به روزهایی که در آن «تأدیب» به وی گذشته است و به نگارش در آوردنشان، پنجاه سال زمان برده است!
ترجمهی «محمدمهدی شجاعی» نیز مانند باقی آثاری که با ترجمهی ایشان خواندهام، روان و کمنقص و زیبا بود. ♥️🍃
«تأدیب برای خواستن کمی دموکراسی» برای یک جوان ایرانی در دهههای ۸۰ و ۹۰ شمسی چیز غریبی نیست و برای همین با این کتاب ارتباط برقرار خواهد کرد؛ اما بالاخره این یک رمان/اتوبیوگرافی است و قرار نیست در آخرش چیزی بیشتر از قبل بدونیم، تکنیک ادبی خاصی هم در کار نیست، یک روایت خطی با زبان ساده از یک شکنجه سیاسی، یک امیدواری برای «نگون و گسسته بودن این بند بندگی و این بار فقر و جهل به سر تا سر جهان به هر صورتی که هست». ترجمه محمدمهدی شجاعی روان و آشنا بود.
یه روایت ساده از دانشجویی که در تظاهرات شناسایی شده و به سربازی اجباری فرستاده می شود تا تأدیب شود! این دانشجو بعد از آزادی دوباره به سربازی فراخوانده می شود اما... ساده، راحتخوان و نسبتا کوتاه که میشه در زمان کوتاهی اون رو خوند، اما تصاویر عموما سیاه و خاکستریست و بعضا با تجربه سربازی ما اشتراکاتی دارد...
تأدیب روایت زندانیست که نه دیوار دارد، نه زمان، نه امید. تنها چیزی که باقی مانده، بدن پوسیدهایست که هنوز میجنگد و ذهنی که در تاریکی مطلق، خودش را میبلعد تا نجات پیدا کند. این کتاب بر اساس واقعیتِ سیاهچالههای انسانی در زندانهای مخفی مراکش نوشته شده—جایی که دهها نفر دفن شدند، بیآنکه بمیرند.
نثر طاهر بن جلون، مثل خود نور، گاهی بیصدا میتابد، گاهی خشمگین میسوزد. او خشونت را با شعری از درد بیان میکند، و از درون تاریکی مطلق، سراغ چیزی میرود که نه آزادی است، نه عدالت—بلکه صرفاً زنده ماندنِ انسان در نبرد با نابودی.
اگر دنبال داستانی هستید که شما را به لرزه بیندازد، وجدانتان را قلقلک دهد، و بعد از پایان، تا مدتها رهایتان نکند، تأدیب یکی از ضروریترین خواندنهای زندگی شماست.