Il Decameron – secondo Michail Bachtin – è il primo tra «i grandi capolavori della letteratura» in cui si afferma «il riso, nella sua forma più radicale e universale», che ingloba «il mondo intero» e che si stacca dalle «lingue popolari per fare irruzione nella letteratura e nell’ideologia di rango elevato». Questo libro costituisce il tentativo, a distanza di secoli, di ascoltare quel «riso» a volte soffocato, a volte soltanto oscurato da successive forme di censura e dall’accumulo della letteratura secondaria. A un simile scopo si è resa necessaria l’adozione di alcuni principî: non staccarsi mai dalle parole del testo; utilizzare una scatola di arnesi volutamente leggera; esplicitare in ogni occasione la parzialità dell’angolo di lettura prescelto; attenersi, infine, a un suggerimento di Nietzsche e leggere lentamente, senza mai esitare di fronte alla necessità di tornare sui propri passi. Preceduto da vari corsi universitari, il libro ne ha conservato deliberatamente traccia. Con un’implicita e qui reiterata scommessa: restituire leggibilità e piacere a un’opera così varia, affascinante e ricca di dirompente vitalità come il Decameron.
«Nell’avvicinare un classico della letteratura italiana mi propongo, e vi propongo, da un lato uno sforzo per restare continuamente conformi alla lettera del testo e dall’altro di praticare, nel corso della lettura, l’esercizio di una ragionevole e controllata eterodossia… Quello che mi auguro, in ogni caso, è che al termine delle nostre ricognizioni vi sarete familiarizzati con la voce di Boccaccio e avrete imparato a riconoscerne il timbro, le sfumature, la “grana” più sottile, perché allora sarete in grado di procedere da soli e di leggere e rileggere (senza la stampella di traduzioni o riscritture) un’opera, nata sul crinale tra il medioevo e il Rinascimento, che a distanza di tanto tempo continua a trasmettere ai suoi lettori un senso di vitalità debordante ed euforica».
Mario Lavagetto è stato allievo di Giacomo Debenedetti, unendo alla sensibilità critica del maestro un suo interesse particolare per la psicoanalisi, nei suoi rapporti con l'attività creativa e letteraria.
È anche traduttore dal francese. Ha insegnato al "Liceo Classico Romagnosi" di Parma, all'Università di Sassari e poi "Teoria della letteratura" all'Università di Bologna. Nel 1997 ha vinto il Premio Natalino Sapegno e il Premio Cesare Musatti. Si è occupato in particolare di Umberto Saba, Italo Svevo, Marcel Proust, Stendhal, Honoré de Balzac, Edmond e Jules de Goncourt, Giovanni Boccaccio, Salimbene de Adam, Federico De Roberto, Giuseppe Verdi, Arrigo Boito (e in genere di libretti d'opera), Bruno Barilli, Italo Calvino (in particolare della sua raccolta di fiabe italiane). Sulle fiabe ha anche curato una propria scelta più generale nella letteratura italiana, presso "I Meridiani" di Mondadori.
Come curatore è fondamentale il suo lavoro su Svevo, di cui ha curato una raccolta presso la "Biblioteca dell'Orsa" (1988) e nella "Biblioteca della Pléiade" di Einaudi (1988) e tutte le opere presso "I Meridiani" di Arnoldo Mondadori Editore (2006).
Con il saggio Quel Marcel! ha vinto il Premio Viareggio 2011.