La forma a ventaglio e il colore tipico di quel periodo autunnale, un giallo così acceso da sembrare innaturale. Impossibile sbagliarsi, per un giardiniere come lui: è una foglia di Ginkgo Biloba. Ed è la seconda cosa fuori posto che Guido nota in quel giardino trascurato, parte di una grande villa abitata solo per due settimane l’anno, in agosto. La prima, invece, è stata una ragazza bionda stesa a terra, con indosso un elegante vestito lungo, dello stesso punto di blu dei suoi occhi spalancati sul nulla. Forse per colpa di quel colore che lo riporta a un passato mai dimenticato, o per quella foglia inconfondibile in un giardino senza alberi di Ginkgo Biloba – un dettaglio che Guido, per qualche strana ragione, non segnala alla polizia –, o magari per quel sentore di un profumo antico e familiare che solo lui, grazie al suo olfatto finissimo, ha percepito sulla scena del delitto, comunque sia quella ragazza sconosciuta e il suo triste destino diventano quasi un’ossessione per Guido. Sebbene abbia svariati motivi per mantenere un profilo basso, non resiste alla tentazione d’intraprendere una sorta d’indagine clandestina parallela a quella ufficiale. E il punto di partenza è proprio la foglia di Ginkgo Biloba. Perché lì, in Valle Cervo, in alcuni giardini privati in effetti ci sono degli alberi di Ginkgo. Guido inizia così un pellegrinaggio nei luoghi che lo hanno visto nascere e da cui se n’era andato per cercare fortuna in Francia, ma dov’è tornato da qualche anno per ritrovare una certa tranquillità. Una valle dimenticata dal resto del mondo e in cui pare che il tempo sia sospeso, una valle dove tutti parlano poco e non succede mai nulla. Ma dove sono nascosti segreti che non è più possibile tenere sepolti…
Linda Tugnoli vive tra Roma – dove lavora come autrice e regista di documentari, soprattutto per la Rai – e la campagna sabina, dove abita in un casale con il marito, tre figli, un orto, una serra e svariati cani di grossa taglia che periodicamente devastano l'orto e la serra. Ha contratto anni fa quello che gli inglesi chiamano il bug del giardiniere: una spiccata tendenza a parlare troppo di piante e di fiori. Le colpe degli altri è il suo romanzo d’esordio.
L'impianto narrativo è buono anche se non originalissimo. La storia funziona, si legge velocemente, quello che non mi convince è l'uso del dialetto e la gestione dei piani temporali che a volte costringono a tornare indietro per capire meglio. Nel complesso, per essere un romanzo d'esordio, lo promuovo con la sufficienza d'incoraggiamento.
Un giallo "classico", molto british direi. Ambientazione montana, piemontese. Vittima una giovane donna con un vestito di foggia antiquata e un profumo altrettanto d'antan, protagonista un giardiniere ex "naso" da profumiere alla ricerca di un albero raro nei giardini della Valle. Ingredienti ottimi per una base originale (molto interessanti le digressioni sui fiori particolarissimi e sugli alberi) peccato che poi la trama si dipani in modo un po' scontato. Un romanzo comunque godibile e ben scritto.
Le colpe degli altri è il libro di esordio di Linda Tugnoli. Un giallo edito Nord edizioni. Guido è un giardiniere, gli viene assegnato un nuovo lavoro e il giorno in cui va a controllare il giardino di cui deve prendersi cura, scopre il corpo di una giovane donna. Accanto a lei vede la foglia di un albero che non fa parte di quel giardino e nota, fra le mani della ragazza, una rosa antica. Finisce per interessarsi al caso poiché diversi dettagli lo portano a rivivere il suo passato. Così, da giardiniere, si improvvisa investigatore, facendosi guidare dalle sue sensazioni e conoscenze, per cercare di venire a capo di un enigma che la polizia sembra non aver fiutato.
Guido è un protagonista un po’ particolare, fuori dal comune. Vive in un mondo a sé e spesso si lascia andare ai suoi pensieri dimenticando che davanti ha un interlocutore. Agisce di impulso e questo modo di fare non manca di metterlo nei guai. Nasconde un passato misterioso alle spalle e viene presentato come un introverso. È una persona molto sensibile, con una certa cultura e con ricercate competenze, che si è ritirato, da un giorno all’altro, nella vallata in cui è nato.
Nel libro sono presenti più misteri: l’omicidio della ragazza trovata nel giardino; la vita passata di Guido, che viene snocciolata pagina dopo pagina; la scoperta di una misteriosa fotografia che sembra collegata all’omicidio, anche se proviene da anni passati.
L’omicidio della ragazza è un contesto utilizzato per raccontare altre storie, di lei non si viene a sapere molto: si scopre il motivo per cui è stata uccisa e si viene a conoscere per tratti sommari la sua vita. Le storie da raccontare sono altre e la ragazza uccisa è solo uno strumento per parlarne. Il finale è inaspettato, e viene costruito ad hoc.
L’autrice inserisce alcuni personaggi che sembrano un po’ degli stereotipi: come il tipo che ha il dente amaro contro i meridionali; o il commissario siciliano che non si trova bene con i piemontesi, i quali vengono descritti come persone dal carattere freddo e che pensano solo al lavoro.
Viene molto spesso utilizzato il dialetto piemontese che, se da un lato regala alla storia una propria identità, dall’altro, soprattutto quando non viene tradotto, rende la lettura un po’ difficile da capire. Spesso l’autrice inserisce frasi che spiegano cosa stanno dicendo i personaggi, ma quando non lo fa, è difficile riuscire ad estrapolare dal contesto il significato. Questa caratteristica per me va a penalizzare la storia. Adoro l’uso del dialetto, ma sarebbe opportuno fornire gli strumenti (una banalissima didascalia) per capirlo, altrimenti si ha la sensazione di perdere parti importanti della storia.
L’autrice spesso si lascia andare con divagazioni di vario genere che, per ovvi motivi, hanno a che fare con il giardinaggio, a volte sono interessanti, ma a lungo andare c’è un abuso che rende un po’ pesante la lettura. Chi è solito frequentare il mio blog sa che le lunghe descrizioni non mi piacciono per niente, soprattutto nel momento in cui riguardano caratteristiche che non portano nulla alla storia, se non un abbellimento.
Dare un giudizio a questo libro non è semplice, perché da un lato ci sono un protagonista a cui è impossibile non affezionarsi e una storia nel complesso interessante; dall’altro però, le lunghe descrizioni e l’utilizzo continuo del dialetto, lo hanno reso un po’ ostico.
Una villa abbandonata. Un giardiniere. Un cadavere ritrovato. La base sulla quale Linda Tugnoli ha sviluppato la trama del suo romanzo si compone essenzialmente di tre elementi: una villa abbandonata, un giardiniere, un cadavere ritrovato. Questi sono degli ottimi elementi per un giallo. Le indagini sulla morte di una ragazza misteriosa, ritrovata vestita con un abito d'epoca nel giardino di una villa abbandonata, appare subito di difficile risoluzione dovuta alle scarse prove e alla situazione ai limiti dell'assurdo. Il principale sospettato, almeno inizialmente, è Guido un giardiniere che si ritrova, sua malgrado, invischiato nella vicenda. E' anche l'unico in grado di notare alcuni dettagli fuori posto dei quali si serve per avviare delle indagini personali che saranno il vero fulcro del romanzo. La storia narrata ha degli alti e bassi, in alcuni momenti è accattivante e coinvolgente mentre in altri l'entusiasmo viene un po' frenato. Nel complesso appare comunque una storia coerente ed originale. La chiave scelta per la risoluzione del caso contribuisce a dare quel tocco di mistero in più al romanzo portando alla luce una vicenda molto più complessa di quella che ci viene stata presentata all'inizio. L'alternanza tra due vicende diverse ed i salti temporali sono stati elementi vincenti per quel che riguarda l'esperienza di lettura. Lo stile dell'autrice, molto descrittivo e ben studiato, aiuta il lettore ad immaginare perfettamente scenari e personaggi. E' stata una buona lettura e la consiglio soprattutto a chi vuole avvicinarsi al mondo del giallo in maniera soft.
3,75 STELLE Questo è un romanzo molto godibile e avvincente se piace il genere giallo/investigativo. La lettura scorre in maniera piacevole e mi sono sembrate particolarmente ben riuscite le descrizioni dei paesaggi e dei giardini che in questa storia hanno un ruolo importante. L'autrice è riuscita a rendere in maniera convincente l'atmosfera montana, un po' malinconica e a tratti cupa ma sicuramente molto affascinante. Allo stesso modo ho trovato ben costruito il protagonista, un uomo schivo e con una complessa vicenda alle spalle che ne condiziona il rapporto con le altre persone ma che è anche capace di intessere bellissimi rapporti con alcuni dei personaggi minori (mi ha molto commosso il suo rapporto con Giovannino e anche con il vecchio giardiniere). La trama è godibile e il mistero che circonda la morte di una giovane donna sconosciuta è ben costruito e, anche se verso la fine avevo intuito la soluzione del caso, ho trovato lo svolgersi della vicenda avvincente. Ho anche molto apprezzato il fatto che l'autrice alterni gli avvenimenti presenti con digressioni nel passato che aiutano il lettore nella risoluzione del mistero. Il fatto che l'indagine sia affidata a un giardiniere anziché al solito commissario di polizia dà al romanzo un tono più intimo e personale poiché la sua ricerca ossessiva della verità lo porta anche ad affrontare i fantasmi del suo passato e ad aprirsi verso un potenziale superamento dei suoi traumi.
Un'indagine, ma soprattutto una storia. Da appassionata di piante e fiori sicuramente non potevo rimanere indifferente davanti a questo giardiniere con un passato doloroso e una vita parca e solitaria come può essere quella di chi decide di vivere in montagna. Ma la sensibilità non gli manca di certo, come ben percepisce il bambino perso nel suo mondo.
📖“Era quella la vertigine. I sentimenti più intensi, le emozioni più autentiche, tutto quello che conta davvero nella vita finisce mentre tu sei girato dall’altra parte, non te ne accorgi neanche.”
📝Guido Boggio-Martinet fa il giardiniere. Vive sulle montagne piemontesi. Mentre si reca a valutare un probabile futuro lavoro in una villa che è abitata solo nei mesi estivi, trova il cadavere di una ragazza nel tempietto del giardino. Tempestiva la sua chiamata delle forze dell’ordine ma l’immagine del cadavere resta fissa nella sua mente per alcuni dettagli che sottolineano la stranezza di tutta la situazione e alcune analogie con una storia che lo riguarda in prima persona e che appartiene ad una vita precedente che credeva di aver sepolto sotto gli strati spessi e nebbiosi del tempo. Il risultato inevitabile è quello di iniziare ad indagare in maniera ufficiosa…
📝Le colpe degli altri è un romanzo che mi aveva incuriosita sin da quando ne avevo sentito parlare in maniera molto entusiasta da alcune amiche lettrici e devo dire che il colpo di fulmine con questo personaggio è scattato sin dalle prime pagine impedendomi di abbandonarne la lettura fino all’anno parola fine. Mi piace Guido con la sua indole solitaria e meditativa. La sua passione per le piante e per i luoghi a cui appartiene e in cui ha scelto di tornare a vivere. Mi piace il modo in cui riesce a superare le barriere personali e a rapportarsi con gli altri, che siano anziani cocciuti legati alle loro strambe abitudini, che siano bambini con una sensibilità particolare. Le ambientazioni sono avvolte da un’atmosfera palpabile che spesso si fa oscura, densa di ombre che sospirano o sussurrano di storie il cui fascino attraversa immutato il tempo, laddove dietro un fatto di sangue affiora una storia che merita di essere ascoltata.
“Non tutto quello che ti capita te lo sei meritato, vale per le persone come per le piante.”
"Ogni vita nasconde un segreto. Ogni luogo cela un mistero.Ogni morte racconta una storia"
Un romanzo ambientato nelle montagne piemontesi con un protagonista, Guido, misterioso e riservato che ha un segreto che custodisce gelosamente. La trama si sviluppa tra le paure e le intuizioni di Guido che, grazie alle sue conoscenze di botanica, riesce a condurre un'indagine parallela a quella della polizia.
È interessante anche la doppia voce che accompagna il racconto: da una parte Guido e dall'altra la ragazza uccisa che ci racconta le sue aspirazioni e i suoi sogni fino a quando non cede il posto a un misterioso lui che invece racconta una storia del passato che si lega a quella del presente. Segreti, misteri e morte sono i fili conduttori del romanzo che ha l'unico difetto di riportare troppe conversazioni in dialetto piemontese che, a chi non conosce quel dialetto, possono quasi annoiare. Mi è piaciuto? Ni, poteva essere sviluppato meglio in alcuni capitoli e bisognava forse approfondire alcuni personaggi.
Questo libro mi ha piacevolmente sorpreso e scosso dall'apatia di queste lunghe solitarie giornate di isolamento. Quale compagnia migliore di una lettura intrigante? Ecco cosa ho trovato in questo romanzo di Linda Tugnoli. Non cercavo l'originalità della fabula: a me piace leggere e rileggere le storie che mi appassionano, così come riguardare vecchi ottimi film. Invece mi sono ritrovata in un mondo di personaggi freschi e veri, che mi sembra di aver conosciuto dal vivo nell'infanzia o nell'adolescenza; in un'atmosfera di paese di qualche anno fa, dove tutto è familiare e allo stesso tempo estraneo; circondata da profumi e colori di fiori e piante. Tutto in un libro facile da leggere e ben congegnato. Alla fine svelare il mistero è l'ultima chicca delle tante piacevolezze che il libro regala. Ottimo, aspetto con ansia il prossimo della serie, se ci sarà come spero, o qualsiasi altro scritto di questa autrice.
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Un bell’inizio Piacevole lettura, bella storia ambientata in una zona che conosco e scritta in parte col dialetto dei miei genitori, biellesi doc, con cui sono cresciuta, anche se sono la prima generazione nata in Valsesia. In più conosco il Guido cui è stata parzialmente “rubata” l’identità ed è stato un piacere leggerlo avendo in testa lui come il protagonista di un film. Complimenti, Linda.
"Le colpe degli altri" mi ha interessato molto per le descrizioni di paesaggi ambienti e stati d'animo che conosco bene perché sono anch'io un valit, un po' meno per la vicenda gialla non chiarita fino in fondo.
La forma a ventaglio e il colore tipico di quel periodo autunnale, un giallo così acceso da sembrare innaturale. Impossibile sbagliarsi, per un giardiniere come lui: è una foglia di Ginkgo Biloba. Ed è la seconda cosa fuori posto che Guido nota in quel giardino trascurato, parte di una grande villa abitata solo per due settimane l’anno, in agosto. La prima, invece, è stata una ragazza bionda stesa a terra, con indosso un elegante vestito lungo, dello stesso punto di blu dei suoi occhi spalancati sul nulla. Forse per colpa di quel colore che lo riporta a un passato mai dimenticato, o per quella foglia inconfondibile in un giardino senza alberi di Ginkgo Biloba – un dettaglio che Guido, per qualche strana ragione, non segnala alla polizia –, o magari per quel sentore di un profumo antico e familiare che solo lui, grazie al suo olfatto finissimo, ha percepito sulla scena del delitto, comunque sia quella ragazza sconosciuta e il suo triste destino diventano quasi un’ossessione per Guido. Sebbene abbia svariati motivi per mantenere un profilo basso, non resiste alla tentazione d’intraprendere una sorta d’indagine clandestina parallela a quella ufficiale. E il punto di partenza è proprio la foglia di Ginkgo Biloba. Perché lì, in Valle Cervo, in alcuni giardini privati in effetti ci sono degli alberi di Ginkgo. Guido inizia così un pellegrinaggio nei luoghi che lo hanno visto nascere e da cui se n’era andato per cercare fortuna in Francia, ma dov’è tornato da qualche anno per ritrovare una certa tranquillità. Una valle dimenticata dal resto del mondo e in cui pare che il tempo sia sospeso, una valle dove tutti parlano poco e non succede mai nulla. Ma dove sono nascosti segreti che non è più possibile tenere sepolti…