Nato da un adattamento in chiave veneta de Le allegri comari di Windsor, Franco Ford – “Pojana” – arriva alla ribalta con il celebre video Ciao un avido padroncino del Nordest ossessionato da i schei e dal suo per nulla velato razzismo, che sfoggia senza remore opinioni durissime (nutrite dal pregiudizio) in merito ai tempi incerti che vivono il Nordest e il Paese tutto. I suoi “fratelli” (un ex bouncer, un rinomato derattizzatore, il sosia di Walter E. Kurtz di Apocalypse Now e molti altri) vedono la luce all’indomani del primo aprile 2014, quando in un capanón di Casale di Scodosia viene rinvenuto un Tanko – una macchina movimento terra blindata, con un piccolo cannone in torretta. Una schiera di personaggi forgiati dall’immaginazione del rapsodo Andrea Pennacchi, trasposti infine dal palco del teatro alla pagina scritta. Questo testo li raccoglie tutti, con le loro ossessioni, la rabbia, la disperazione e l’ignoranza. Da maschere goldoniane a specchio di una società per raccontare la loro storia, un po’ falsa e un po’ vera, e per guardarci allo specchio.
Laureato in Lingue e letterature straniere moderne presso l'Università degli Studi di Padova, Pennacchi inizia la sua formazione da attore con il Teatro popolare di ricerca - Centro universitario teatrale di Padova. Successivamente, grazie a una collaborazione con il regista Gigi Dall'Aglio in qualità di assistente, apprende i fondamenti della regia e della scrittura teatrale. Nel 2011 scrive e interpreta lo spettacolo Eroi, con la regia di Mirko Artuso, che si classifica tra i finalisti per il Premio Off del Teatro Stabile del Veneto. Nello stesso anno interpreta il ruolo di Sandro nel film Io sono Li di Andrea Segre.
Mentre prosegue la sua carriera di attore teatrale e drammaturgo con lo spettacolo Villan People, che debutta nel 2013 al Piccolo Teatro di Milano nell'ambito del Festival Tramedautore, Pennacchi inizia a lavorare anche in televisione prendendo parte alla miniserie Rai L'Oriana nel ruolo del direttore de L'Europeo e a diverse altre fiction tra cui Non uccidere, Don Matteo e 1994. Nel 2018 porta il monologo This is Racism - Ciao terroni a Propaganda Live e diventa poi ospite fisso della trasmissione con i monologhi del suo personaggio, il "Poiana".
Il Pojana è un personaggio con la P maiuscola, cattivo come solo il nord-est sa essere quando sente minacciate le proprie basi: il lavoro e i soldi. Ma Franco Ford esiste veramente? Per fortuna no, però le parti di cui si compone sono ben distribuite, con concentrazioni differenti, in una grossa fetta d’Italia. Definirlo un semplice leghista pare riduttivo, Pojana é l’occhio di un ciclone molto più vasto, e seguire i suoi ragionamenti ci permette di capire meglio cosa si agita nel nebbioso quadrilatero lombardo-veneto.
Se il vostro senso dell’humor é nero come l’ossidiada, vi assicuro che non riuscirete a interrompere la lettura prima di averlo completato. Il testo ha una composizione che lo rende ancora più interessanti: 29 brevi monologhi che spezzano il fiato, due storie costruite attorno alla “gente di palude” e un racconto conclusivo adattato dal teatro.
Questo libro gronda riso amaro, quasi caustico, che però spinge il lettore a chiedersi: ma non é che, qualche volta, anche io l’ho pensata come il Pojana? E la risposta é si, ma lui ha la spudoratezza di ammetterlo e sostenerlo di fronte al pubblico. Benvenuti nel Pojanistan.
Adoro Pennacchi, il suo stile, la sua capacità di raccontare la realtà in maniera surreale. Ma per una persona che ha seguito Pennacchi a teatro prima e a propaganda live poi, questo libro non è che una copia di cose già viste.
In Pennacchi ho ritrovato la balsamica cattiveria di un Milani dei bei tempi, quella ferocia realistica in grado di ritrarre perfettamente i mostri del nostro tempo, restituendoli nel pieno dell'orrore senza giudizi sommari. Pojana e i suoi fratelli fa ridere, a denti stretti, ma fa anche riflettere molto; si può chiedere poco altro a della satira di qualità. Nota per ci volesse cimentarsi nella lettura: non è necessario conoscere il dialetto veneto ma venire dal nord Italia aiuta molto, soprattutto per certi termini intraducibili.
P.S. Ho apprezzato molto il suggerimento di accompagnare la lettura con una playlist creata ad hoc su Spotify, complimenti per il tocco di classe.
I monologhi sono interessanti e divertenti ma ho fatto un po' fatica per il troppo uso del dialetto veneto, probabilmente per uno stato di stanchezza mia, anche se francamente mi chiedo quanto possano capirlo e di conseguenza apprezzarlo i lettori che non conoscono il dialetto o ne parlano uno non del nord.
Alcuni dei monologhi del Pojana sono ben noti, specie quello d’apertura, e rendono ovviamente molto di più se a recitarli è Andrea Pennacchi. A leggerli si potrebbe fare un po’ fatica se non si ha dimestichezza con il dialetto veneto.
Interrotto superata la metà. Adoro l’ironia è l’autoironia ma in questo caso ho trovato un personaggio sempre incavolato col mondo. Non mi ha fatto sorridere, mi ha annoiato. Il troppo stroppia… sempre.
Questo è un libro sbagliato se lo ascolti mentre disegni: non ci vedevo più dalle lacrime ed ho avuto conferma che è impossibile ridere e disegnare. Pojana è un personaggio divisivo che io stessa ho imparato a conoscere nel tempo. A parte le risate mi ha fatto effetto ripercorrere il periodo del covid attraverso lo sguardo acuto e cinico del Pojana ed ho trovato stupendo lo spettacolo teatrale a conclusione del libro.