Andrea Dileva, quarantenne, studioso, curioso, professore di greco, si sveglia un giorno senza il cuore. Non è morto, certo, ma forse non è vivo. Semplicemente sta scomparendo sotto gli occhi severi e distratti delle (troppe?) donne che gli stanno intorno. Perché siamo fatti di legami oltre che di tendini, muscoli e ossa. Di allegrie immotivate, mancanze, ferite, amori imperfetti.
Laura vive con lui, è abituata alle sue mancanze, ma questa proprio non se l'aspettava. Carla in teoria sarebbe la sua amante, ma a casa ha un cane, un bimbo, un marito, e poi con il corpo di Andrea ha sempre avuto un rapporto difficile, in fin dei conti le va bene anche cosí. Forse Simone avrebbe la fantasia per capire com'è che l'amico di mamma sta perdendo i pezzi, d'altronde è stato proprio lui a raccontargli storie di leviatani giganti e donne con la coda di pesce. Ma Simone ha otto anni e nessuno ha chiesto il suo parere. Andrea cerca dappertutto una storia che assomigli alla sua, senza trovarla: eppure era convinto che la mitologia fosse l'archetipo di ogni cosa. Certo, se l'umanità intera ha il terrore di morire, deve prendere atto che per lui è diventato impossibile. Come può smettere di battere un cuore che non c'è piú?
Chiara Valerio racconta con una leggerezza rara le metamorfosi delle relazioni e la loro meccanica involontaria. Un vorticante romanzo quasi sentimentale sulle cose che ci uccidono e le persone che ci tengono in vita.
Chiara Valerio è una scrittrice, traduttrice, editor, direttrice artistica e conduttrice radiofonica italiana.
Ha conseguito un dottorato in Matematica all'Università degli Studi di Napoli Federico II. È redattrice della rivista Nuovi Argomenti e ha collaborato al blog letterario Nazione Indiana. Ha scritto per il teatro e per la radio, ha collaborato con Il Sole 24 Ore e l'Unità e con la trasmissione culturale “Pane quotidiano”, Rai 3. Per l'editrice Nottetempo ha diretto la collana "narrativa.it", dedicata ai nuovi scrittori della narrativa italiana. Con Nanni Moretti, Valia Santella e Gaia Manzini ha scritto il soggetto del film di Nanni Moretti Mia madre, con Gianni Amelio e Alberto Taraglio ha scritto il soggetto del film di Gianni Amelio, La tenerezza. Nell'ottobre 2016 viene designata direttrice culturale della fiera del libro milanese "Tempo di libri", incarico da cui si dimette l'anno successivo.
Dal 2018 è Editor-in-chief del settore “Narrativa italiana” presso l'editore Marsilio di Venezia, per il quale ha ideato la collana PassaParola.
Non scrivo da mesi, non leggo roba seria da mesi. La Valerio si conferma la mia scrittrice italiana preferita: è bravissima, intelligente, ironica, precisa, woolfiana, insomma per me unica. Ho compraato il libro appena uscito, ci ho messo un mese e mezzo a leggerlo perché mi ha fatto male dalle prime 5 pagine e di male ulteriore non ne avevo bisogno. Credo faccia male solo a me, voi dovete solo leggerlo, per l'idea, per la scrittura, per certe frasi che ti mozzano il respiro, per l'unico finale degno che poteva essere scritto.
Io vorrei essere amica di Chiara Valerio, a volte vorrei prendere il vaporetto, suonare alla Marsilio e chiederle di bere una caffè con me.È una che una uno sguardo invidiabile sul mondo, è una capace di scomporre i cuori e mischiarli sempre con un pezzo di cervello. È una che vorrei mi mettesse una mano sulla spalla adesso, in questo preciso momento, e che mi dicesse che andrà tutto bene.
Se non avete mai letto nulla di suo - io ho letto tutto - cominciate da qui, o da dove volete, ma cominciate. Perché come la Valerio scrivono in poche, pochissime.
"Che differenza c’è tra essere senza tendini o essere senza memoria, come per esempio Tamiri punito dalle Muse per essersi vantato di cantare meglio di loro, e condannato a vivere cieco, senza voce e senza appunto la memoria della cetra? Che differenza c’è, se c’è, tra un organo e un senso o un sentimento?"
"Che cos’è, vi chiedo, questo organo che garantisce la definizione del sé ma non la relazione con gli altri?, che cos’è, vi chiedo, questo organo involontario come l’amore?"
Chiara Valerio narra questa storia in cui i protagonisti hanno delle relazioni complesse e complicate e lo fa servendosi della mitologia: Laura, Carla, Angelica e Cristina sono le quattro donne che ruotano attorno ad Andrea. La prima è la compagna, la seconda l'amante, la terza l'amica e la quarta la sorella. Andrea è un quarantenne che insegna greco all'università e che una mattina scopre di essere senza cuore. E poi senza fegato e senza polmoni. Come si fa ad essere vivo-morto? Cioè a non avere alcuni organi e a continuare a vivere? E la risposta prova a darla la sorella: "Abbiamo subito una mutazione fisiologica di qualcosa che emotivamente è sempre stato, noi esistiamo in relazione, dentro e fuori. La vita umana è una relazione tra gli organi e tra gli esseri viventi, non è possibile occuparsi della salute, della vita stessa di un uomo senza studiarne i rapporti sentimentali, emotivi, lavorativi anche. [.] Insomma, ho pensato che Andrea non è morto perché ha intorno persone che fanno le funzioni dei suoi organi, io per esempio penso di essere il suo fegato."
Questo romanzo mi è piaciuto molto e soprattutto mi è piaciuta l'abilità di Chiara Valerio di usare la mitologia senza appesantire il racconto, ma facendo sì che essa diventi parte integrante dello stesso. Quando la vita diventa complicata e le relazioni difficili da gestire e non si sa che svolta dare, ricorrere alla mitologia potrebbe essere una chiave per trovare alcune risposte alle domande che ci angustiano, e se non proprio le risposte, almeno delle piste di riflessione che conducano a sbrogliare la matassa.
ho comprato il tuo libro su consiglio di una cara amica. Non sapevo chi fossi e grazie a un motore di ricerca ho scoperto non solo che di libri ne hai scritti parecchi ma pure che - a differenza mia - ami la matematica.
Un motivo per essermi antipatica, ma in fondo mica dobbiamo essere amici, no? Il patto è: tu scrivi, io leggo. Nessuna stretta di mano nel mezzo. Andiamo avanti.
Una volta aperto questo tuo breve romanzo (che poi come si identifica un romanzo breve? Sotto le 150 pagine? Sotto le 100? Come si distingue da un racconto lungo?), l'ho letto tutto d'un fiato, ma solo fino a pagina 3. La tua scrittura non mi stava piacendo. Mi ricordava certi scritti di Virginia Woolf che ho odiato, che non capivo. Sembravano molto più lunghi di quanto fossero in realtà (sarà capitato anche a te? Il cervello ti illude di aver letto 35 pagine mentre l'occhio si sposta verso il basso e ti ricorda di non avere ancora superato le prime 12 righe). Ma che te lo dico a fare, ho scoperto subito dopo che con la Woolf hai molto a che spartire.
Mamma mia, Chiara Valerio, per un attimo ho pensato che ce l'avessi con me.
Allora l'ho presa sul personale e ho pensato che ti avrei letta fino in fondo solo per poterne dire male - a chi, non si sa perché non ne avrei parlato nemmeno con l'amica che ti aveva consigliato per non ferire i suoi sentimenti. E dunque, pensa tu, uno legge le successive 143 pagine con la bocca a culo di gallina solo per arrivare in fondo e darti contro e succede che riga dopo riga, parola dopo parola, la bocca allenta la smorfia, le labbra formano dapprima una O come di sorpresa, come l'emoji :-O, poi si distendono ma non troppo. C'è tensione, trattengo il fiato, leggo, macino, divoro il tuo libro, arrivo alla fine e avrei voluto che durasse ancora e ancora e non posso dire di avere capito tutto, non è che mi hai reso intelligente tutto d'un tratto, però ho sentito le tue parole, i pensieri di Andrea, Clara, Laura, ho capito che come Virginia Woolf le tue frasi ne contengono altre non scritte e ben più lunghe, frasi che non si vedono ma che, se le si è vissute sulla propria pelle, arrivano e fanno male.
E ora un riassunto: Andrea si sveglia e non ha più il cuore, ne ha solo l'ombra. Nei giorni successivi si accorge che anche i polmoni e il fegato sono scomparsi. Però Andrea non muore, è vivo, ma è vivere quello? E cosa lo tiene in vita? Le persone che gli vogliono bene? Quelle che lo detestano? Basta che sia presente nella mente (nel cuore?) di una persona per non trasformarlo in fantasma, in ricordo? O ancora è lui che ha polverizzato i suoi organi, quelli che pompano, sangue, ossigeno, che gli permettono di assimilare il cibo, per diventare invisibile nei confronti di relazioni che non sa sempre afferrare e affrontare nel modo che vorrebbe?
Il libro è bellissimo anche per questo. Non mette un punto, fa fiorire domande. Non sul libro, non solo almeno, ma su noi stessi.
Grazie Chiara Valerio. Dubito che diventeremo mai amici, eppure che regalo mi hai fatto!
Allora, io vi dico la trama di "Il cuore non si vede" e voi mi dite, poi, se non sembra il nuovo film di Paolo Genovese: Andrea, docente universitario di greco, si risveglia un giorno senza cuore. Man mano che i giorni passano, perde polmoni, fegato e così via. Le relazioni con la compagna, Laura, quella con la donna di cui è innamorato - ma di cui è soltanto amico - Carla, e quella con la migliore amica dottoressa, Angelica, sono messe a dura prova. Cioè, dai. Andrea è chiaramente Edoardo Leo. Alba Rohrwacher la migliore amica (la dottoressa). Kasia Smutniak la compagna. E oh, sarebbe un film che guarderei tipo immediatamente. Però, "Il cuore non si vede" comincia con una citazione della Metamorfosi di Kafka e ne è una specie di rifacimento eretico. Per capirci, l'incipit del romanzo è: "Una mattina, dopo sogni inquieti, Andrea Dileva si era svegliato nel suo letto, senza il cuore". ("Gregorio Samsa, svegliatosi una mattina da sogni agitati, si trovò trasformato, nel suo letto, in un enorme insetto immondo"). Ora, così come La Metamorfosi seguiva la nuova vita di Gregor Samsa tramutato in "insetto immondo", così "Il cuore non si vede" segue la nuova vita di Andrea e la sua perdita di cuore. Entrambi, in comune, Gregor e Andrea, hanno il fatto di essersi tramutati in mostro. Non voglio dire che il libro di Chiara Valerio sia un rifacimento de La Metamorfosi, sia chiaro. Le differenze sono tante, a cominciare dalle diverse relazioni che intercorrono all'interno del libro. Ma è interessante notare come il finale sia simile per entrambi, con la liberazione da parte della famiglia di Gregor e della compagna di Andrea. Ma, se La metamorfosi è un evidentissimo urlo di dolore da parte di un uomo, Kafka, che si vede come solo una palla al piede per la sua famiglia, e che ne potranno soltanto che giovare dalla sua morte, Valerio fa un discorso più sibillino. Per tutto il libro, infatti, si ha l'impressione che il protagonista sia Andrea Dileva. E per carità, è comprensibile come cosa: è lui che perde il cuore, i polmoni e così via. E' più che comprensibile che si sia portati a prestare tutta l'attenzione verso di lui. A far girare tutta la nostra lettura attorno a lui. Proprio come la vita di tutte le donne del racconto sembrare girare attorno a quel Sole che è Andrea. Si pensi a Cristina - la sorella - e alla donne di pulizie, per cui ci viene detto che Andrea è quasi la voce di Dio. Ma è un bombardamento continuo, anche al di fuori della straordinarietà dell'evento: Andrea è il più giovane professore universitario; con Andrea si può essere liberi; Andrea sa tutto. E così via. Ma - e qua sta il gioco sorprendente di Valerio, le protagoniste sono in realtà Carla e Laura. Ora, sinceramente non so se questa realizzazione, da parte mia, è avvenuta così in ritardo lungo la lettura, per un'intenzione di Valerio (che, detto fra di noi, non sono manco sicuro sia stata proprio sua intenzione spostare questo focus), o per un mio bias cognitivo che in quanto uomo tendo di default a prestare più attenzione emotiva ed empatica verso il personaggio maschile in scena, fatto sta che più il racconto procede, più è evidente come Andrea, nonostante le sue perdite, resti immutato, non faccia nessun percorso, psicologico, emotivo, personale. Le due che, invece, proprio in seguito alla perdita di organi di Andrea intraprendono un percorso sono Carla e Laura. A loro, infatti, non a caso, sono riservati alla fine rispettivamente un lunghissimo flashback e l'azione fondamentale. In pratica, quello che volevo dire con il paragone prima con "La metamorfosi" di Kafka è che "Il cuore non si vede" è un po' come se la storia di Samsa fosse raccontata anche dal punto di vista della famiglia. Ma "Il cuore non si vede" è un libro che non si presta a una lettura didascalica, ma che, anzi, incentiva un dibattito, uno stimolo. Le tonalità su cui si muove sono spesso quello delle sfumature, delle suggestioni - suggestioni, tra l'altro, portate avanti anche attraverso un gusto, squisitissimo, per la prosa e la frase a effetto. Per esempio, un'altra lettura, completamente legittima, della perdita di organi di Andrea può essere quella che propone Cristina stessa all'interno del libro: ovvero che noi, la nostra vita, non è soltanto un fatto individuale, ma che è strettamente connessa a quella delle persone che amiamo. Quindi, che so, Cristina come dice lei stessa è il fegato di Andrea. Insomma, una concretizzazione di "qualsiasi relazione umana, [...] un improponibile baratto tra il terrore di restare soli e la gioia della condivisione, uno scambio iniquo tra il proprio tempo, che è il proprio modo di essere, e la natura umana, che è dividerlo con gli altri". Una lettura, che, tra l'altro, credo sarebbe perfetta per il film di Genovesi, che sinceramente prego tanto non sia soltanto una mia fantasia. Ma la bellezza di "Il cuore non si vede" è proprio in questa apertura. In questo non far coincidere perfettamente significato e significante, di lasciare che il lettore si possa muovere, leggere, interrogare. Sì, lo sto per dire e già vi chiedo mezzo scusa ma: perché è proprio in questa intercapedine mai veramente possibile da colmare che si muove la libertà di un testo, di una persona, di qualsiasi cosa, verso l'altro. E' questo evitare di essere imbrigliati in un'unica lettura, un'unica immagine, un'unica etichetta a cui siamo costretti ad aderire (compagna, amante, figlio) o, per lo meno, di non aderire perfettamente, che ci permette di poter essere persone e non mummie: "Si era eccitata e aveva immaginato la vita con Andrea come un nastro di cui le era finito in mano un capo. Laura, quella vita, aveva cominciato ad avvolgersela intorno al corpo. Dopo tanti anni sentiva quel nastro di vita di Andrea come le bende di una mummia. Ma se lui stava scomparendo, lei, di sé stessa, sotto al nastro, cosa avrebbe trovato?". E su, Paolo, faccelo sto film.
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הלב איננו - הוצאת רימונים Andrea Dileva, a forty-year-old Greek professor, wakes up one morning to find that his heart has mysteriously vanished. This heart-wrenching discovery initiates a story that explores the metaphysical and emotional implications of living without a heart. Andrea's existence becomes a metaphor for the invisible yet essential connections that bind us to life and to each other. His heart's absence is not just a physical anomaly but a symbol of the emotional voids we often ignore until they become too large to overlook.
As Andrea grapples with his condition, the novel introduces a cast of characters who orbit around him, each reflecting different facets of his life. Laura, his partner, is accustomed to his absences but is unprepared for this new reality. Carla, his theoretical lover, maintains a complex relationship with him that transcends physicality. The young Simone, with his imaginative tales, offers a child's perspective on Andrea's disintegration. Through these interactions, Valerio examines the involuntary nature of emotions and the often unnoticed yet profound impact of personal relationships. Andrea's missing heart becomes a central theme, highlighting how we often take our emotional core for granted until it stops beating in our lives.
Valerio's work is both elegant and ironic, interlacing mythological references with contemporary existential questions. Andrea's search for a story that mirrors his own reflects the timeless quest for meaning. The novel's exploration of the heart's symbolic and literal absence challenges readers to consider what it means to truly live and love. "הלב איננו" highlights the delicate balance between presence and absence, and the enduring power of connection. The heart of the matter is clear: without our emotional core, we are but incomplete beings.
. המתרגמת, יעל קריצוק, מצליחה לשמור על השנינות והקלילות ולהעביר את העומק הרגשי וההומור הדק של ולריו בצורה מרשימה, מה שהופך את הקריאה לחוויה מהנה ומעשירה. התרגום לבבי ומלא חיים, שובה לב ומעורר מחשבה. הסיפור מלבב ומצליח לגעת בלב הקוראים בצורה עמוקה ומרגשת. מלא חיוכים, מעט ציחקוקים, שלל איזכורי מיתולוגיה וחביבות כללית. עם זאת חסרו לי אמירות מטלטלות ורעיונות חדשים. כיפי, מיוחד, מעניין אבל לא ממש שם --- "בוקר אחד, בתום לילה חסר מנוחה, התעורר אַנְדרֶאָה דִילֶבָה במיטתו, בלי לב. הוא אינו מת, כמובן, אבל אולי גם אינו חי." קרלה רצתה אותו עד לנקודה מסוימת, והוא רצה אותה מנקודה מסוימת והלאה. והנקודה הזו היא האפשרות היחידה עבור שניהם." מעבר לגידים, לשרירים ולעצמות, אנחנו עשויים מרשת של קשרי משפחה וחברות."
tre stelle e mezzo Il cuore non si vede di Chiara Valerio (Einaudi) è un libro molto particolare. Elegante, raffinato e profondo, racconta la storia di un uomo che non ha più il cuore.
Andrea Dileva conduce un'esistenza normale, ha quarant'anni è un grecista sposato con Laura e forse anche felice. Forse.
Ha un'amante che si chiama Carla, ma il loro rapporto non è carnale, li lega qualcosa che va al di là del sesso. Tutto molto complesso, tutto molto semplice.
Quando Andrea non sente più il battito non riesce a darsi una spiegazione. Possibile vivere senza un cuore? Senza gli organi?
Era stupito che nonostante gli organi mancanti avrebbe potuto avere una vita felice. E nel momento in cui pensava felice, si era reso conto che gli sarebbe bastato avere una vita. Una vita, senza aggettivi. Una vita e basta era più che sufficiente.
Forse è questa la chiave di tutto, la risposta che sta cercando Andrea. Forse gli organi sono collegati ai sentimenti che crescono e spariscono in maniera del tutto involontaria lasciando legami a volte vuoti, altre, carichi di significato.
Andrea non può far altro che riflettere, scandagliare la mitologia che tanto ama ma lì forse non ci sono risposte. I protagonisti delle storie epiche perdono gli organi e continuano a vivere come lui, ma questa non è una favola, è la sua vita.
Mentre scorrono i giorni, cominciano a sparire anche altri elementi vitali dal corpo di Andrea. Non serviranno a nulla le visite di Angelica, la sua amica conosciuta durante l'adolescenza. Spariscono i polmoni e poi il fegato, che regala ad Andrea un colorito giallognolo. Quanto pesano gli organi che ha perso? Quanto pesano le perdite della nostra vita? RECENSIONE COMPLETA: www.lalettricecontrocorrente.it
Ammiro il metodo di scrittura di Chiara Valerio, seppure a volte possa apparire "stancante" fra un saltello e l'altro di digressioni, descrizioni e divagazioni, è chiara l'influenza della Woolf e del suo flusso di coscienza che personalmente trovo eccezionale. Ciò che non mi ha convinto di questo libro, però, sono i personaggi. A volte è così, come nella vita forse, li prendi un po' in antipatia certi personaggi, ed io ho davvero detestato il protagonista che perde pezzi di se stesso e quasi non batte ciglio, non muta di una virgola ma rimane fisso nelle sue abitudini, nel non prendere in mano la sua esistenza e darle un senso, nel suo volteggiare nella vita delle tante donne attorno a lui: Laura, la compagna tradita più volte, Carla, la donna del cui mondo (forse) è innamorato, compreso il figlio Simone, ma che lei tratta solo come amico, Angelica, l'amica che tenta di trovare una spiegazione medica alla sua situazione, e altre figure secondarie come la sorella Cristina, la madre e la donna delle pulizie Roxana. Le uniche a muoversi alla fine sono proprio loro, Laura la compagna soprattutto, che alla fine (finalmente) decide di andarsene e lasciarlo definitivamente e solo a quel punto lui capisce di aver perso tutto. Ho visto il fatto di perdere cuore, polmoni e fegato come una sorta di trasposizione simbolica di ciò che stava davvero perdendo. Andrea, mentre perde pezzi di se stesso, non si accorge di perdere ben altro, come l'amore dato per scontato di Laura, la possibilità di poter essere stato padre e l'illusione di appartenere realmente al mondo di Carla e Simone.
Un romanzo di cui la letteratura poteva fare a meno. Scritto piuttosto bene, non c'è che dire. Ma manca la storia. Il classico polpettone dell'uomo adulto che si lascia vivere dalle donne perché in realtà adulto non è, e non è capace di decidere della sua vita. È in un eterno "vorrei, non vorrei, però non so". A mo' di ciliegina sulla torta, l'elemento distopico che nulla toglie e nulla aggiunge alla storia, fatta di parole su parole su parole, rappresentato da questi organi che scompaiono senza ragione e senza effetti. Per me è No.
E ancora oggi diciamolo insieme: grazie a Dio siamo nello stesso mondo di Chiara Valerio e siamo così fortunati da poterci comprare i suoi libri. E se non siete così fortunati, correte in biblioteca a prenderlo in prestito. E se non c’è una biblioteca vicino a voi, entrate nella prima libreria che trovate e rubatene una copia, che per pochi libri vale la pena farlo, ma Il cuore non si vede è uno di quelli.
A volte si leggono libri nel momento giusto della propria vita. A volte no.
Beh leggere questo romanzo di Chiara Valerio ora, non mi ha particolarmente attirato. Anche perchè è la mia prima volta di leggere una Chiara Valerio in versione romanzesca, poichè io la associo a saggi, analisi.
Ci sono dei corpi celesti che possono avere densità medie che raggiungono valori elevatissimi. Basti pensare alle nane bianche con quasi una tonnellata per cm cubo. A volte questo avviene anche nella letteratura ed è, secondo me il caso del libro che ho appena terminato di leggere e della sua autrice.
"Il cuore non si vede" romanzo del 2019 di Chiara Valerio edito da Einaudi nonostante le sue, relativamente, poche pagine, circa 160, è un'opera incredibilmente densa di contenuti e forma e che, come l'intelletto di Chiara Valerio, è una metropoli ad altissima densità di abitanti costituiti da gangli poliedrici, eclettici e pure simpatici.
Come tutto ciò che ho letto della Valerio sino ad oggi, questo romanzo, è perfettamente coerente con lo stile e l'essere di questa scrittrice: uno stile di scrittura vorticante, colto, raffinato ma che è sempre capace di farci sorridere di cuore e, allo stesso tempo, lasciare tanti piccoli pensieri piantati passando da uno stile elegante, quasi aulico, ad uno più colloquiale ed informale.
Ma prima di continuare vorrei sottolineare un concetto importante legato alla fruizione di questo romanzo. Ancor prima di decidere se leggere o meno questo libro, o qualsiasi altro di Chiara Valerio, consiglio personale: guardate qualche sua intervista, presentazione o altro ancora. Ha un modo unico di condividere l'immenso sapere che ha dentro di se, praticamente una piccola biblioteca di Alessandria vivente, e lo fa in una maniera impareggabile.
Detto questo, torniamo al libro: di cosa parla?
Racconta la storia di Andrea Dileva, un grecista quarantenne, affascinante, affermato, con una vita sentimentale alquanto complessa, che una mattina si sveglia senza più avere il cuore. Sarà l'inizio, un po' kafkiano, un po' come Gregor Samsa, di una storia surreale, malinconica a volte scanzonata e a volte profonda che cerca, tramite un flusso di pensieri, un raffronto tra i miti greci e ciò che accade al protagonista, che spera di trovare, grazie alla sua erudizione e alla sua conoscenza del passato e della mitologia, un qualcosa di già scritto, che possa dare una spiegazione a cosa gli accade.
È una rappresentazione dell'attuale e delle relazioni che viviamo, una metafora che ci dice che nonostante le nostre mancanze, la nostra incompletezza, si può rimanere in vita tramite le relazioni che resistono e che ci resistono.
Ed è forse questo il fulcro del mio legame ed amore verso i due autori che, ad oggi, amo maggiormente: Stephen King e Chiara Valerio. Del primo ne ho già parlato altrove, invece della Valerio, questo è soltanto il terzo romanzo che leggo ma la componente relazionale ed umana è sempre ben presente e ben rappresentata, anche quando, così come in questo libro, ciò che avviene si lega al mondo del fantastico. Le relazioni invece ci vengono raccontate in maniera credibile, tangibile e ci permettono d'immedesimarci e di tenere fede al vecchio ed antico patto tra lettore e scrittore che è la sospensione dell'incredulità. Relazioni che sembrano essere un tema ricorrente della sua prosa, assieme alla cultura, alle citazioni, ad un'ironia intelligente e ben dosata.
Leggere Chiara Valerio e leggere, in questo caso, "Il cuore non si vede" è una meravigliosa lectio magistralis tenuta però in ambiente amichevole e familiare ed è, almeno a mio avviso, un romanzo, ed un'autrice, che ha diritto ad uno spazio importante nelle nostre librerie.
Conosco una persona il cui cuore è solo un’ombra, che vive in apnea e digerisce male. È una persona a cui voglio molto bene, il cui cuore so essere stato pulsante: adesso sono io che provo ad essere il suo cuore, perché mi innalzo con superbia a volerne interpretare la parte. Il muscolo incaricato di amministrare le relazioni non funziona come dovrebbe, si è annichilito e poi è sparito e in questo modo lascia tutto in freeze; si lascia guardare, studiare, si lascia sgridare a colpi d’ira, forse a volte vuole capire e ricordare è ciò che spera lo riaccenda - con nessun risultato. Forse a volte capisce che una scomparsa è l’unica via possibile per una ricreazione, ma se ci si sofferma troppo il cuore mancante corre veloce verso i pensieri facili: la memoria, appunto. Il cuore continua a non esistere perché esistere con difficoltà è più complesso che non esistere proprio, come tutti gli ostacoli che si frappongono fra noi e il futuro. Stare nel passato non si può, e ciò che verrà è incerto, quindi rimaniamo fermi, magari aspettando di essere salvati ma probabilmente ancora di più aspettando di scomparire del tutto. Il paradosso è che la scomparsa vibra nelle persone che la vivono indirettamente e a questo non c’è soluzione senza che si sgretolino piano anche loro, perdendo il cuore che hanno provato a prestare e che non hanno saputo come rimpiazzare - protagoniste di una storia in cui sono capitate loro malgrado.
Andrea Dileva una mattina si sveglia e non ha più il cuore. Non ha semplicemente smesso di battere, è proprio sparito. Veniamo così trascinati in un flusso di coscienza continuo che mischia i pensieri di Andrea, un uomo di successo di quarant'anni, un'autorità in campo accademico ed esperto di storia e lingue antiche, e delle molte donne della sua vita, nonché storie di miti antichi nei quali Andrea cerca disperatamente un caso simile al suo. Perché se una cosa è, la stessa cosa deve essere stata. Come può uno svegliarsi senza cuore e continuare a vivere? A cosa serve, allora, il cuore? E poi i polmoni, il fegato e gli altri organi, che a questo punto potrebbero sparire a loro volta da un momento all'altro, e che in effetti, a loro volta, scompaiono. Il cuore non si vede, quindi, in fin dei conti, non fa poi tanta differenza che ci sia davvero o meno.
Una storia che ha del fantastico, ma che per contro racconta dei legami e delle persone che ci tengono in vita, e delle mancanze che, pezzo dopo pezzo, ci fanno sparire.
Ho finito questo libro da 10 minuti e ancora non mi sono ripresa. Se Andrea Dileva è senza cuore, polmoni e fegato, questo libro ha invece cuore, polmoni e sicuramente fegato! L'ho letto tutto d'un fiato e il modo in cui l'autrice racconta e intreccia le vite dei protagonisti è davvero incalzante, perché parte da una storia, per poi entrare in un'altra e, fuoriuscendone, entra in un'altra ancora, portandosi dietro tutto ciò che è stato, senza tralasciare nulla. Amo da sempre la mitologia e sentirne la presenza così viva tra le pagine è stato un vero piacere. Chiara Valerio non ci ha regalato solo le sue parole, ci ha regalato un mondo intero e l'ha fatto con un'eleganza e una maestria che pochi altri sanno usare (e avere) • 📚
Conoscevo Chiara Valerio solo di nome, poi è arrivata la quarantena causa Covid e con lei le puntate di Buon Vicinato, nelle quali Slater mi ha tenuto compagnia insieme a Murgy, regalandomi moltissimi spunti di riflessione sugli argomenti più disparati.
Ho deciso che era giunto il momento di leggere qualcosa di questa scrittrice e scorrendo fra la sua bibliografia il titolo che più mi ha ispirato è stato “Il cuore non si vede”. È la storia di Andrea, professore di greco che una mattina si sveglia senza il cuore. Pian piano perderà altri organi vitali restando però in vita, come se niente fosse cambiato davvero. Nel libro però non si parla solo della storia di Andrea, ma anche e forse sarebbe giusto dire soprattutto delle storie delle donne che gli orbitano attorno: la compagna Laura, l’amante platonica Carla, la sorella Cristina, la donna che lo aiuta nelle pulizie domestiche Roxana, la dottoressa e amica Angelica. Le vicende di tutti questi personaggi vengono raccontate anche tramite flashback e parallelismi con la mitologia greca – parallelismi che non sempre sono riuscita a seguire con agilità e che ogni tanto rallentano la lettura, facendo a volte anche presagire una sorta di snobismo dell’autrice. In questo – solo in questo – mi ha ricordato Donna Tartt. Non tutti i personaggi sono amabili: Andrea è estremamente affascinante ma appare immobile, freddo e distaccato, a volte quasi inetto; Carla non è riuscita a conquistarmi col suo desiderio spasmodico d’amore nemmeno all’ultimo flashback, non ho apprezzato quello che viene detto sul suo rapporto col marito. Laura invece è una speciale donna comune, piena di speranza ma mai illusa e sono stata estremamente felice che il finale corrispondesse al suo riscatto. Sicuramente “Il cuore non si vede” non è una lettura da spiaggia; richiede concentrazione e si presta a molteplici letture ed è proprio questa la sua forza. Leggerò sicuramente ancora qualcosa della Valerio e sono molto felice di averla conosciuta meglio in questo periodo di immobilità fisica: mi ha regalato molti viaggi mentali senza pagare il biglietto.
Ho messo 4 stelle perché con mia grande sorpresa mi é piaciuto, veramente tanto. Ho sempre voluto leggere un libro di Chiara Valerio, per curiosità. Perché i titoli e le copertine dei suoi libri sono curiosi e data la sua notorietà, i suoi gilet colorati e il suo naso aquilino mi sono sempre incuriosita. Per cui eccomi, al termine di “un cuore non si vede”. L’ho scelto tra tutti perché parla di una persona che perde il cuore e poi i polmoni e poi il fegato e mi è sembrata una cosa così tragica da essere fin troppo romantica e, quindi, curiosa. Ammetto di aver avuto paura all’inizio che fosse un po’ banale, sia per la trama che per Chiara Valerio, data la sua notorietà, i suoi gilet colorati e il suo naso aquilino. Ma alla fine è andata bene. Fin dalle prime pagine il libro mi ha stregato, vuoi per la trama vuoi per il modo in cui è scritto. Perché questo libro è scritto troppo bene, trascinandoti in un flusso di parole interminabile e quando poi si arriva alla fine ci si trova attoniti. Perché è un finale difficile da comprendere e forse, ammetto, infatti, che ancora non l’ho ben capito e non ho ben capito il libro tutto e che ho ancora bisogno di metabolizzarlo. Ma so che mi ha lasciato qualcosa e se il mio conscio ancora non l’ha compreso, il mio inconscio si. Credo che abbia semplicemente accolto tutte le emozioni che libro è riuscito a trasmettermi e questa non è cosa da poco, esistono pochi romanzi capaci di questo. Insomma, con una scrittura ostica, ma curiosa, una scrittrice nota, con gilet colorati e un naso acquilino e, ovviamente, veramente curiosa, il libro non può che affascinare ed incuriosire e, soprattutto convincere, buona lettura.
"...i disattenti hanno il potere della realtà, occupano lo spazio con la loro disattenzione, impongono la loro presenza con le mancanze, mentre i troppo attenti tendono a scomparire, perché l'attenzione è invisibile e inodore e insapore, l'attenzione rende tutto scontato"
"Il bene è silenzioso, non si vede e non si sente, il bene non chiacchiera."
"Il senso del corpo è la vita ma tutto ciò che vive ha un senso?"
In questo romanzo un uomo un giorno si sveglia e scopre di non avere più il cuore. Nonostante ciò, sta benissimo. Mi ricorda un po' Calvino questo fantastico nel quotidiano, non so però se è proprio il parallelo corretto.
Andrea Dileva sta benissimo, ma le donne della sua vita invece no. A livelli diversi, tutte lo amano e temono che scompaia da un momento all'altro. Lui stesso teme di scomparire. Nel corso del breve romanzo Andrea, Laura, Carla, Angelica si interrogano sul senso, filosofico e scientifico, di questa strana condizione e si chiedono cosa fare.
Ho adorato il finale. Alla fine non è Andrea a scomparire, ma Laura, la sua compagna, "la sua donna", come arriva a definirla solo in quelle ultime righe, prima di aprire gli occhi e scoprire che non era più nel letto con lui.
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Recensione breve: Di una lenta e graduale dissolvenza del cuore e dei sentimenti.
Recensione “lunga”. La mia scelta di immergermi nella lettura del romanzo di Chiara Valerio è stata guidata dall'unicità della sua trama: sono particolarmente attratta dalle eccentricità e l'idea di un uomo che perde progressivamente i suoi organi vitali rimanendo comunque in vita mi ha allettata. Oltre a questo, il racconto si snoda attraverso una narrazione imbevuta di malinconia ed eleganza, arricchita da numerosi riferimenti letterari e mitologici, attraverso i quali l'autrice indaga la fragilità umana sia nelle relazioni interpersonali sia nella quotidianità. È innegabile l'enfasi posta sull'introspezione psicologica del protagonista, la cui trasformazione trascende la mera fisicità per toccare la sua essenza più profonda. Nonostante abbia apprezzato il romanzo, a volte mi sono trovata a perdere il filo del racconto a causa della distanza emotiva e della sofisticatezza dello stile narrativo.
Ho temuto di leggere Chiara Valerio. Mi piace quasi tutto quello che tocca, anche se parla velocissimo e alle volte ho bisogno di prendere fiato io per lei. Non volevo che l'idea di lei 'altra' mi rovinasse o intervenisse nella mia percezione della sua scrittura. 'Il cuore non si vede' per me è partito male. Troppe immagini, eccessivamente specifiche, reazioni affidate a movimenti e posizioni innaturali descritte velocissimamente. Stessa percezione di qualche ascolto. Un po' fastidioso. Ma poi, pian piano, mi ha convinta. Mi ha convinta il mio amore per la mitologia, la comprensione del timore per l'acqua e l'essere seguiti, alcuni modi di guardare se stesso e l'altro, la sovrapposizione di qualche perdita. E il senso di tutto, il senso della domanda relativa al cosa ci tenga in vita. Respiro e lo consiglio. 'Il lato oscuro del capire è perdonare. Anzi, il lato oscuro di capire e il lato oscuro di perdonare, cioè capire fino a usurpare. Laura era l'esempio del perché la comprensione, la PIETAS con la quale i professori sfondano il cervello agli studenti, non sia che una palude maledetta nella quale si muore un poco alla volta, alla velocità con la quale si affonda. Senza averne contezza, distratti dalla bellezza della flora, dalla varietà della fauna, intenti, da un certo punto in poi, a urlare per essere salvati. Sprofondava nella palude della comprensione che Laura non di decideva a bonificare'. Chiara Valerio, 'Il cuore non si vede' pag. 40
La storia di per sé è un classicone: l'uomo un po' farfallone che non sa bene quale donna ama, perché in realtà le ama tutte seppur in modo diverso; le donne tutte ben decise nella loro vita professionale e con qualche dubbio in più nella vita personale. Poi c'è però un colpo di scena, che colpo di scena non è, lo si scopre nelle prime righe. Andrea perde i pezzi, i suoi organi scompaiono. E allora come si fa a vivere? Il libro è scritto in una maniera particolare. Non ci sono interruzioni per i dialoghi, c'è pochissima punteggiatura, quasi a non poter mai respirare. L'idea è bella, ma forse avrei dato più spazio alle due donne in secondo piano (la sorella e l'amica d'infanzia) rispetto al tanto spazio dato alle "due fidanzate".
La trama in sé non mi ha fatto impazzire, ma la scrittura mi ricordava molto quella di Sally Rooney. Un discorso fluido e continuo, che passava da un personaggio all'altro, da una conversazione ai pensieri del personaggio. Avrebbe potuto raccontarmi di ogni cosa, e io leggerla con moltissimo piacere! La metafora che tiene insieme tutto il testo è molto carina e originale, e nella parte iniziale il rapporto d'amore del protagonista con la propria compagna è dolcissimo e molto spontaneo. Ma poi si perde un po' la magia iniziale e non mi ha convinta al 100%. Bellissimo comunque!
Un titolo languido che nasconde un bellissimo piccolo saggio sulle relazioni affettive e come le relazioni affettive ti tengano in vita, nel caso del protagonista, Andrea, letteralmente. Quando un giorno Andrea si sveglia senza il cuore (c'è ma non si sente? È sparito del tutto?), si scatena un vortice di reazioni, in lui e nelle persone che gli stanno attorno, che vertono sull'incomprensione, e dall'incomprensione alla paura, e dalla paura alla rabbia. Chiara Valerio ci accompagna con acutezza nel percorso emotivo dei personaggi, senza cadere nel banale o nello sdolcinato, nonostante sveli molta dolcezza. Consigliatissimo!
L’unico vero flusso di coscienza della nostra letteratura contemporanea. Anzi, più che flusso di coscienza flusso di memoria. Lasciatevi trascinare (o sollevare vorticando) dalla magia di questo libro. In 146 pagine non c’è solo la storia di quattro personaggi, c’è tutta la loro vita (la loro morte?). Andrea, Laura, Carla e Angelica. Un vortice che stordisce, sincopato, ritmatissimo. Che bellezza, Chiara Valerio. E che struggimento.
Flusso di coscienza piuttosto caotico, per nulla scorrevole. L’incipit sembrava originale e intrigante ma lo sviluppo della trama non ha saputo tenere fede alle aspettative risultando poco coinvolgente e banale. Nonostante ciò, ho apprezzato alcuni passaggi particolarmente poetici e riflessioni profonde disseminate qua e là nel testo. Tuttavia, nel complesso, la lettura è stata faticosa e poco appagante.
Ultimamente sono un po’ sfortunata con la scelta dei libri da leggere, non so se dipenda da me o dal tipo di scrittura, ma anche questo romanzo non sono riuscita a finirlo! Scrittura poco lineare, un flusso di coscienza a cui non riesco a stare dietro, storia originale ma che non mi incuriosisce abbastanza per riuscire a finirlo!
Un lessico splendidamente ricco, parole soppesate che rubano massa al corpo dell'uomo a cui piano piano scompaiono gli organi. Filosofia elementare, chi siamo? Cosa resta senza il tangibile? L'essenza in queste pagine resta, ma ancora una volta, l'essere umano dubita di sé, delle sue conoscenze, del senso dell'esistenza.