La libertà non esiste senza uguaglianza, ma non esistono né uguaglianza né libertà senza una profonda coscienza dei doveri a cui tutti siamo chiamati. E così che Mazzini condensa le sue riflessioni e aspirazioni in quell'anno cruciale che è il 1860. La sua è la ricerca ostinata di una via al progresso che coniughi la legittima rivendicazione dei diritti a un senso profondo di appartenenza alla nazione e all'umanità intera, perché "tra l'egoismo e lo schiavo non è che un passo". Audace, rivoluzionario e inascoltato, il pensiero di Mazzini è il pensiero di uno sconfitto, una sconfitta che ha ancora molto da dire sullo stato nostro Paese.
Due autori diversi (Mazzini e Pellico) per appartenenza generazionale e formazione culturale hanno di fatto pubblicato nello stesso anno un libro sui doveri degli uomini ossia visto che siamo in pieno Risorgimento doveri dell'uomo come persona (quindi doveri familiari, morali, etc.) e come cittadino (doveri verso la patria)... due libri molto diversi... sarebbe interessante capire non solo perché sono così distanti in quanto questo si può spiegare con le differenti esperienze esistenziali dei due autori, ma quale dei due abbia avuto più presa sui giovani italiani dell'epoca...
Il libro e il manifesto di un visionario e di un padre progressista della nazione, a mio parere è decisamente all'altezza delle aspettative. Magnifica la sua idea di Fratellanza e di Cooperazione, anche se può risultare non sempre condivisibile agli occhi di un uomo moderno.
Un saggio politico e sociale che offre una prospettiva ribaltata su quale ruolo l'uomo abbia nella società in merito alla pretesa (sacrosanta) dei diritti e, soprattutto, alla ineludibile pragmatica dei doveri funzionale al progresso del mondo.
le parole di mazzini possono essere controverse e viste come irrealistiche, ma credo che questo libro sia un pezzo di storia importante per farci capire quanto le idee possano avere un impatto importante nella storia, anche se l’azione non porta sempre ai risultati desiderati.