Correspondence between authors Virginia Woolf and Lytton Strachey, edited by Woolf's husband Leonard Sidney Woolf and Strachey's brother James Beaumont Strachey.
(Adeline) Virginia Woolf was an English novelist and essayist regarded as one of the foremost modernist literary figures of the twentieth century.
During the interwar period, Woolf was a significant figure in London literary society and a member of the Bloomsbury Group. Her most famous works include the novels Mrs. Dalloway (1925), To the Lighthouse (1927), and Orlando (1928), and the book-length essay A Room of One's Own (1929) with its famous dictum, "a woman must have money and a room of her own if she is to write fiction."
One always knew Lytton could be quite charming when he wanted to be, and he did want to be, especially with Virginia Woolf, his favourite girl to the end.
He writes to her, from 67 Belsize Park Gardens, Hampstead, N. W. on April 23rd, 1908:
"I am a wild man of the woods, I often think, and perhaps inexplicable to civilised people who live in Cornwall and write on Delane as a man. I have been out into the cold for dinner, and I'm back again very unhappy and chilly, wishing I hadn't moved, with snow dropping down the chimney and spitting in the fire. I should like to talk to someone. If you'd walk in it would be delightful, especially as I might then explain exactly what I meant by saying I was a wild man of the woods-but of course I never would explain it really; but there would be a chair for you to sit in, and some warmth, and some conversation."
But it's not just some conversation, it's conversation with her. On Aug. 24th, 1908 he writes to her that "to my somewhat dilapidated imagination you seem, to me, at this particular moment, to be a woman of sound and solid common sense."
When Virginia suggests that her "reverence for clever young men affects me with a kind of mental palsy", Lytton is quick to write back: "there are moments-on the Heath, of course, when I seem to myself to see life steadily and see it whole, but they're only moments; as a rule I can make nothing out. You don't find much difficulty, I think. Is it because you are a virgin?". Forever charming, Mr. Strachey. Next time one is on the Heath, one shall think of you walking along thinking of Virginia's virginity.
These letters are quite melancholic; gossipy, but intimate, filled with tales of pains, illnesses, travels, woes; the reader can feel there are things left unsaid or things said in between the lines and much desire for more letters, on both sides. There are a few moments to highlight:
- Lytton consoling himself in a cold inn with Queen Victoria's letters, wishing Virginia would be there to keep him company
- Virginia telling him they would pass on printing Mr. Joyce's Ulysses as "I don't believe his method means much more than cutting out the explanations and putting the thoughts between dashes".
- Virginia urging Lytton to support Dora Carrington with her woodcuts.
- Lytton spending time at the British Museum trying to dig up scandals about Queen Victoria - Virginia, happy that she gained some weight, writes that she is a proud subscriber of the Lewes public Library
- Lytton reads Racine, Katherine Mansfield, The Adolescent, Biographical Memoirs of Extraordinary Painters, says of Swift "very good, though a dreadfully unpleasant character. Dante ditto. Milton ditto.", but Rabelais is "reassuring".
- Virginia reads Racine, George Elliot, Miss Eden's Letters, Shakespeare, praises The Mysteries of Udolpho.
I can't imagine Virginia Woolf married to Lytton Strachey. They are excellent partners in correspondence, but even if one takes their sexual preferences out of the equation, whilst reading these letters I couldn't take one of Marina Tsvetaeva's verses from my mind:
Strong does not mate with strong. It's not allowed in this world. So Siegfried missed Brunhilde, in marriage fixed by sword. But equal never mates with equal. And so, we missed each other.
"I finished Jacob last night - a most wonderful achievement - more like poetry, it seems to me, than anything else, and as such I prophecy immortal. The technique of the narrative is astonishing - how you manage to leave out everything that's dreary, and yet retain enough string for your pearls I can hardly understand. I occasionally almost screamed with joy at the writing."
Virginia musing about the ambiguities of humanity:
"But can you explain the human race at all - I mean these queer fragments of it which are so terribly like ourselves, and so like Chimpanzees at the same time, and so lofty and high minded, with their little shelves of classics and clean china and nice check curtains and purity that I can't see why its all wrong."
I will admit that these letters have a depth and richness to them because I am familiar with the authors - their work and their lives.
Ovviamente non posso non leggere qualunque cosa sia uscita dalla penna di Virginia Woolf e così, quando è uscito questo libro, sono corsa a a prenotarlo e a ritirarlo il giorno stesso della sua uscita! Come è chiaro già dalla copertina, si tratta dello scambio epistolare tra Virginia Woolf e Lytton Strachey, scrittore e autore tra gli altri di una famosa biografia della regina Vittoria, membro di Bloomsbury. Di cosa parlano due amici scrittori? Ovviamente di libri, tantissimo, di cosa hanno letto, di scrittori che gli piacciono e altri meno come Joyce, di cosa scrivono, si inviano le proprie bozze per recensioni o correzioni... ma anche organizzano incontri, spettegolano, parlano del tempo e dei propri malanni. Non aspettatevi grandi rivelazioni o grandi colpi di scena, a parte la statura immensa di entrambi sono lettere molto "normali", per quanto brillanti e colte. E' un po' come sbirciare nel privato di due grandi scrittori, una più divertente ed esuberante, lui più pacato e formale. Da notare la ragione per cui sono presenti più lettere della Woolf che di Strachey, e non è una scelta dei curatori: il fatto semplicemente è che Lytton Strachey era uno molto metodico e conservava tutto, mentre pare che Virginia Woolf fosse meno attenta a queste cose e infatti molte delle lettere di lui andranno perse. Libro interessante per chi ha un interesse speciale per uno dei due autori, ma sinceramente non so quanto potrebbe essere interessante per gli altri.
"Trascorro le notti su un fuoco di torba a scrivere infinite lettere cui (almeno è la mia impressione) nessuno risponde mail."
Virginia è la soluzione, la luce in fondo al tunnel, la risposta a tutto... Piccola premessa: dopo aver letto "Acido Solforico", circa a settembre dello scorso anno, sono entrata in un baratro di tristezza, di blocco, ma uno strano blocco, iniziato con apatia nei confronti dei libri, mutato in: "vorrei tantissimo leggere ma, non ne ho voglia, non ne ho le forze", fino ad evolversi in: "amo i libri, ma va bene così"... Quest'apatia, in libri si è tradotta così: "Ready Player One"...abbandonato; "Hocus Pocus"... abbandonato (che nervi oltretutto, NON si può abbandonare Kurt); "Sotto il pavimento"...abbandonato...a circa 60 pagine dalla fine. Poi, è arrivata Virginia, e piano piano, tutto è tornato alla normalità.... Non ho mai letto un suo romanzo, ma le sue lettere le amo, adoro il suo modo di scrivere, di esprimere i suoi pensieri, di commentare tutto...amo il suo modo pungente di criticare ciò che non gli piace, senza peli sulla lingua. E ho sempre adorato il suo rapporto con Lytton... L'ho amato, dalla prima all'ultima lettera.
Dalla prima lettera che Virginia e Lytton si scambiano nel 1906, quando lei è ventiquattrenne e lui ventiseienne, all'ultima, che probabilmente Lytton non leggerà mai dato il suo grave stato di salute, passano 23 anni. Anni di inviti a prendere il tè, di scambi di libri e considerazioni su di essi, di pettegolezzi senza peli sulla lingua, di opinioni su scritti e autori. Da questo carteggio niente che già non si sapesse, ma è sempre bello vagare nei pressi di quella immensa scrittrice e donna emancipata e libera che era Virginia.
Mi piacciono i carteggi, soprattutto i suoi, ma mi rendo conto ben presto che questa non è al livello delle raccolte integrali della sua corrispondenza: non restituisce la stessa vivacità, la stessa abbondanza di dettagli e, soprattutto, non fornisce un contesto sufficiente a comprendere quello che viene raccontato. I particolari delle vicende tra Lytton e Virginia sono spesso incomprensibili a noi lettori e, ragionevolmente, pur attraversando ventitré anni della sua esistenza, i salti temporali e il destinatario esclusivo non possono offrire quella panoramica d’insieme sulla vita di Woolf che invece emerge dai volumi delle lettere scambiate con amici e familiari. Ciononostante, lo spirito sprezzante e caustico di entrambi emerge dalla scrittura e diverte sinceramente quel loro modo di sfottere deliziosamente persone, opere, serate, letteralmente ogni cosa che vivessero o vedessero vivere. E’ anche un modo efficace, seppur parziale, di immergersi nel clima dell’epoca, nei suoi passatempi, di sentirsi inebriate dalle cene, dal teatro, da tutti quei viaggi avanti e indietro per far visita agli amici e bere litri di tè. Insomma, l’ho apprezzato e ha arricchito la mia passione e conoscenza per Virginia, ma preferisco carteggi più corposi.
Accidentally read these pretty much in one sitting...such good letters full of gossip and details and stuff about books and deep melancholy and energy and yet also laced with a sort of tension and distance between the two correspondents. Most of the letters' content seemed to be "why don't you write more". Something so tantalising about these; they make you feel as though you know something and yet nothing about these people's overlapping lives.
My only issue is with the censoring of so many names particularly when referred to unfavourably (presumably people still alive at time of publication) in this 1956 edition. But really I'll happily deal with it because my copy (found in a charity shop) is such a beautiful old book – and was gifted to someone for Christmas 1956 when it was a new release, which is wild to me! – with a Vanessa Bell designed dust jacket!!! Smells very good like old book :)
Un altro carteggio in cui però viene meno la mia concezione di scriversi lettere: in questo caso i due mittenti/destinatari sono due amici che scrivono della loro quotidianità, dei loro lavori, degli scrittori e delle opere contemporanee. È molto interessante leggere le loro lettere per avere una consapevolezza di come fosse vivere e scrivere all’epoca in un contesto socialmente agiato. Allo stesso tempo, la mia parte preferita è proprio l’intimità che si crea tra due persone che si scrivono, che in questo caso viene meno, o perlomeno si crea - giustamente - in modo diverso. Forse è proprio per questo che non sono riuscita ad apprezzare interamente questo libro.
I adore Virginia Woolf's letters, but I do think this collections pales in comparison to her complete letters (six volumes of their own). Seeing Lytton's responses is of interest, but not all of his letters were retained, so the imbalance of hers to his would make me hesitant to recommend this book. It's an interesting companion to the rest of her letters, but as a standalone volume, it's of questionable relevance to even the most rabid of Woolf fans. Are there devoted Lytton Strachey fans out there? If so, I imagine they rejoiced at the publication of this slender, attractive little book, but unless you count yourself amongst them, your time would be better spent elsewhere.
Mi ha messo voglia di scrivere e fatto pensare alle relazioni umane e a quei rapporti con gli altri che ci fanno sentire come se le cose da dire fossero sempre più di quante sia possibile dirne. D'altronde, le cose che contano non si possono dire.
Che stranezza scoprire che gli scambi di lettere fra due intellettuali sono esattamente quell'insieme di pettegolezzi, resoconti personali sul proprio stato di salute e consigli e commenti letterari che uno potrebbe immaginare se ricordasse che anche gli scrittori sono persone.
Sono contenta di aver letto questo libro prima di cominciare a scoprire la letteratura della Woolf, perché mi ha fatto scoprire la sua simpatica, ironia a volte velata e la sua grande intellettualità. Non vedo l’ora di leggere qualcosa di suo! (E forse anche di Stratchey)
È sempre strano leggere un carteggio tra due persone, soprattutto se una è Virgina Wolf ma le lettere tra lei e Lytton Strachey sono da leggere. Parlano di libri, scrittura e di amici comuni e delle loro vite. Si danno appuntamento per il te o per una cena. È un libro davvero interessante.
Mi ha veramente colpito la boria,la presunzione e la vanagloria dei curatori-traduttori nell’introduzione. A parte questo il carteggio Woolf/Strachey molto bello.
I due non si sono scritti solo di letteratura. Ben volentieri si sono abbandonati al gusto di molti succosi pettegolezzi, di piccoli scandali, tanto da desiderare di essere ammessi alla loro amicizia per poter cogliere tutto il sapore delle velenosità su Ottoline Morrell e di tutto quanto riguarda i membri del famigerato Bloomsbury Group, una di quelle intaccature dorate che ogni tanto benedicono la spirale dell’intelligenza umana...
Potete leggere il resto dei miei pensieri sulla rivista online "L'Amletico". Qui sotto il link!