Il libro traccia un profilo storico del lungo periodo che convenzionalmente si usa definire «Medioevo», attenendosi a un duplice registro: cronologicoe tematico-critico. I trenta capitoli in cui è suddiviso ripercorrono, con attenzione ai problemi di periodizzazione e al massimo rispetto possibile dell'ordine cronologico, le principali vicende del Medioevo così come esso si configura nell'assetto disciplinare attualmente osservato nelle nostre Università, distinguendo al suo interno la necessaria narrazione degli eventi, unita alla presentazione critica dei principali problemi di tipo politico, sociale, economico, religioso, scientifico-tecnologico e culturale, ma anche geostorico e bioclimatico; ed evidenziandone i reciproci collegamenti, sforzandosi di render conto almeno delle principali tesi contrapposte e delle diverse prospettive dalle quali i singoli problemi possono essere considerati e rifuggendo comunque sia dall'adozione di spiegazioni deterministiche e teleologiche delle vicende storiche, sia dalla ricerca (e tanto meno dalla presentazione) di cause uniche o prevalenti alla base di quel che dev'esser concepito non già come "progresso", bensì come processo storico. In questa prospettiva, non si è mai dimenticato - pur restando estranei a forme di attualizzazione di sorta - che la storia è pur sempre scienza contemporanea, e che è tutt'altro che una «scienza pura». Anche in un tempo di vera o pretesa «fine delle ideologie», un approccio etico alla considerazione del passato è necessario a una formazione non solo scientifica e in prospettiva professionale, bensì anche civica.
Franco Cardini (Firenze, 1940) è uno storico e saggista italiano. Laureato in storia medievale presso l’Università di Firenze attualmente è professore emerito presso l’Istituto di Scienze Umane e Sociali (Scuola Normale Superiore). Ha scritto numerosi libri e pubblicazioni.
Ci sta come manuale di base, come primo approccio. Si ferma molto poco sulle successioni politiche mentre si concentra molto sulla costruzione di quelle istituzioni e movimenti socio-culturali che sono centrali nella vita delle persone, non solo di quelli agiati. Molto bella la prima parte "Dall'antichità al medioevo" in cui si spiega bene l'insieme delle cause che hanno portato a ciò che hanno portato e logicamente, essendo un libro di cardini, da molti meriti a quei popoli uralo-altaici e centroasiatici che hanno dato tanto al medioevo. Forse avrei preferito che si desse un po' di spazio alla storia asiatica ma dopotutto si sa che il medioevo come categoria storica è molto etnocentrico (ce l'avemo solo noi, ce l'abbiamo più profumata di tutti, etc.)
Tristemente di parte. Ci si aspetterebbe, da chi si appresta a scrivere un libro di storia, imparzialità e obiettività, due elementi che purtroppo qui vengono totalmente a mancare. Chi scrive il libro prende delle chiare (e incomprensibili) posizioni, criticando tutto ciò che è occidentale e cristiano (concetti all’epoca strettamente connessi), ma lodando tutto ciò che proviene dal mondo arabo e poi turco (arrivando addirittura a giustificare la jihad). Se fino a qualche decennio fa forse si discriminava troppo e si guardava con parzialità al mondo musulmano, non sottolineando gli aspetti positivi, qui si è operata un’inversione di tendenza che tende invece a discriminare tutto ciò che non è musulmano. Insomma, i cristiani occidentali sono sempre i peggiori e anche i casi in cui clamorosamente furono commesse stragi dalla parte opposta, queste tendono ad essere mitigate perché comunque gli arabi hanno costruito dei giardini e dei palazzi bellissimi. Cioè, ma che mondo di leggere la storia è? Avendo riscontrato questo atteggiamento più di una volta nel corso dei vari capitoli, non mi sento assolutamente di consigliare questo libro, impreciso e carente. Un altro aspetto negativo riguarda la caratterizzazione di popoli e stati appartenenti all’Europa, relegati come sempre a un trafiletto alla fine del capitolo e per di più contenenti anche diversi errori che sono stati portati alla luce negli ultimi anni, e sui quali chiaramente gli autori non hanno preso il disturbo di informarsi. Le pagine che trattano dei popoli scandinavi, e in particolare del periodo corrispondente all’ascesa dei vichinghi, ne sono un esempio lampante. Gli storici hanno il dovere e la responsabilità di mostrarsi imparziali, di elevarsi al di sopra delle parti e di raccontare con obiettività quella che è stata la Storia, senza favoritismi di nessun gente. Chiaramente questo libro non soddisfa questi requisiti.