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Ma perché siamo ancora fascisti? Un conto rimasto aperto

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Dopo il grande successo di Mussolini ha fatto anche cose buone, Francesco Filippi è ormai riconosciuto come una voce importante nel dibattito sul fascismo in Italia. Avendo effettuato il suo meticoloso e definitivo lavoro di «debunking» sulle numerose e ostinate leggende relative al ventennio fascista e alla figura del duce, ancora così diffuse nel nostro paese, Filippi dirige ora la sua affilata analisi verso i motivi che hanno portato tanti nostri concittadini a cadere vittime, ancora oggi, di una propaganda iniziata oltre due generazioni fa.

Com'è possibile – ci si chiede in molti – che dopo tutto quello che è successo – dopo una guerra disastrosa, milioni di morti, l'infamia delle leggi razziali, la vergogna dell'occupazione coloniale, una politica interna economicamente fallimentare, una politica estera aggressiva e criminale, un'attitudine culturale liberticida, una sanguinosa e lunga guerra civile... –, oggi ci guardiamo intorno, ben addentro al terzo millennio, e ci scopriamo ancora fascisti? Ma cos'altro avrebbe dovuto succedere per convincere gli italiani che il fascismo è stato una rovina? Eppure ancora si moltiplicano le svastiche sui muri delle città, cresce l'antisemitismo, un diffuso sentimento razzista permea tutti i settori della società e il passare del tempo sembra aver edulcorato il ricordo del periodo più oscuro e violento d'Italia: a quanto pare la storia non ci ha insegnato abbastanza, non ci ha resi immuni. Per aiutarci a capire perché, Filippi in questo libro ci racconta molte cose: ci racconta com'è finita la guerra, cosa è stato fatto al termine del conflitto e cosa non è stato fatto, quali provvedimenti sono stati presi nei confronti dei responsabili, quali invece non sono stati presi, cosa hanno scritto gli intellettuali e gli storici e cosa non hanno scritto, cosa è stato insegnato alle nuove generazioni e cosa invece è stato omesso e perché. Soprattutto, ci mostra come noi italiani ci siamo raccontati e autoassolti nel nostro immaginario di cittadini democratici, senza mai fermarci a fare davvero i conti col passato. Che, infatti, non è passato.

Dopo il grande successo di "Mussolini ha fatto anche cose buone", Francesco Filippi è ormai riconosciuto come una voce importante nel dibattito sul fascismo in Italia. Avendo effettuato il suo meticoloso e definitivo lavoro di «debunking» sulle numerose e ostinate leggende relative al ventennio fascista e alla figura del duce, ancora così diffuse nel nostro paese, Filippi dirige ora la sua affilata analisi verso i motivi che hanno portato tanti nostri concittadini a cadere vittime, ancora oggi, di una propaganda iniziata oltre due generazioni fa.

254 pages, Paperback

First published May 21, 2020

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About the author

Francesco Filippi

22 books34 followers
Francesco Filippi (1981) è storico della mentalità e formatore presso l’Associazione di Promozione Sociale Deina, che organizza viaggi di memoria e percorsi formativi in tutta Italia. Collabora alla stesura di manuali e percorsi educativi sui temi del rapporto tra memoria e presente. Tra le sue pubblicazioni Il Litorale Austriaco tra Otto e Novecento: quanti e quali confini?, in Piacenza, Trieste, Sarajevo 1918-2018 (a cura di Carla Antonini, 2018) e Appunti di Antimafia (con Dominella Trunfio, 2017). Per Bollati Boringhieri ha pubblicato Mussolini ha fatto anche cose buone. Le idiozie che continuano a circolare sul fascismo.

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Displaying 1 - 15 of 15 reviews
Profile Image for Thomas.
Author 1 book13 followers
July 13, 2021
Ho letto questo libro prendendo spunto dai romanzi molto meno impegnativi di Marco Vichi (serie del commissario Bordelli, ambientata negli anni 60 con un protagonista che rimugina ricordi di guerra e resistenza, e continua a trovarsi dei fascisti tra i piedi nelle sue indagini) e di Leonardo Gori (il cui protagonista è un carabiniere dritto e tosto arruolato nei servizi segreti della Italia fascista, ma lui stesso afascista e continuamente in preda a dei dilemmi morali e politici).

Alla lettura di questi romanzi di intrattenimento, avevo provato l’impressione di una lotta con delle rappresentazioni della storia italiana recente ricche di deformazioni, tabù e cliché, lotta che cercava in qualche modo di tracciare una via più vera e differenziata per farsi una ragione della eredità del passato. Volevo saperne un po’ di più, e questa indagine storiografica seria è un buon punto di partenza.

La storiografia è anche una narrazione, una interpretazione degli avvenimenti, però spesso confinata all’ambiente degli addetti al lavoro. Nella coscienza collettiva, prevalgono altre narrazioni. Con questa premessa, il libro rintraccia le origini delle narrazioni che hanno creato l’immagine pubblica degli anni del periodo fascista.

Per un lettore tedesco, il confronto con il proprio paese e affascinante e illuminante, e non a caso offre anche lo spunto d’inizio di questa indagine. La catastrofe morale tedesca fa parte della spiegazione perché in Italia le cose sono andate diversamente: “tutta colpa dei tedeschi” è una scappatoia, giusto che “loro” si esaminino la coscienza, le colpe italiane sono minori, o addirittura compensate dalla resistenza. Ma siccome questo libro parla a un pubblico italiano, omette certi aspetti del discorso fatto in Germania.

Ci sono però punti comuni: non puoi fare girare un paese senza una quantità di persone che ci sanno fare, e sia in Italia che in Germania non ce n’erano abbastanza che non erano compromessi con il regime. Al nord come al sud delle Alpi, il ripulisti generale non poteva mai essere efficace. Per l’Italia poi, c’era la resistenza come un vero fenomeno di lotta armata, allorché in Germania si limitava a episodi eroici piuttosto isolati, e anche inutili.

Bisognava fare con quello che si aveva, e quindi l’Italia ricordava la resistenza, la Germania sprofondava nell’amnesia e nel silenzio. Nei due casi, il “non detto” costituisce una ipoteca pesante. Però il silenzio assordante della generazione di guerra tedesca almeno chiedeva di essere riempito, a un certo punto, con qualche cosa che assomiglia alla verità. Il discorso in Italia si reggeva sulla autorità morale di chi lo teneva. Non è quindi un caso che si ha una rivalutazione a partire dal momento in cui i partiti storici del CLN crollano sotto il peso di colpe proprie (la corruzione della partitocrazia) o altrui (il crollo del comunismo).

Perché, quindi, gli italiani “sono ancora fascisti”? Citazione dal libro: “Perché in questi anni, nel tentativo di mantenere pulita la memoria del paese, non abbiamo affrontato con determinazione i crimini che il fascismo ha commesso anche grazie alla connivenza degli italiani e quindi oggi, per molti, dato che non conoscono i delitti del fascismo, pare quasi che il fascismo di delitti non ne abbia commessi” (p. 185).
Profile Image for Frabe.
1,196 reviews56 followers
July 19, 2020
"La risposta alla provocatoria domanda "ma perché siamo ancora fascisti?" passa attraverso lo sviluppo di un racconto pubblico che è stato prima autoassolutorio e poi relativizzante: italiani mai convintamente fascisti prima; italiani che hanno combattuto per degli ideali, siano essi fascisti o antifascisti, poi. Il tutto proiettato in un passato che, allontanandosi sempre più, appiattisce e uniforma ogni cosa. Perché quindi siamo ancora fascisti o, meglio, perché non siamo convintamente antifascisti?
Perché in questi anni, nel tentativo di mantenere pulita la memoria del paese, non abbiamo affrontato con determinazione i crimini che il fascismo ha commesso anche grazie alla connivenza degli italiani e quindi oggi, per molti, dato che non si conoscono i delitti del fascismo, pare quasi che il fascismo di delitti non ne abbia commessi.
Perché in questi anni non siamo riusciti ad affrontare con decisione e chiarezza i demoni di un passato che abbiamo troppo velocemente coperto ma non cancellato, togliendoci la possibilità di accumulare le conoscenze e le attenzioni necessarie a impedire che i fenomeni di erosione democratica che aprono la strada ai regimi autoritari vengano subito riconosciuti e neutralizzati.
Perché, infine, una parte minima della società italiana non ha mai voluto essere altro, perché un'altra parte non ha mai imparato a essere altro, e infine perché una parte della nostra società, probabilmente la più consistente, non si è mai nemmeno posta seriamente la domanda, rimanendo indifferente."

Dopo "Mussolini ha fatto anche cose buone", un'altro ottimo lavoro del mio conterraneo Francesco Filippi.
Profile Image for Ruppe.
505 reviews46 followers
September 27, 2020
Fra tre stelle e mezzo e quattro.

Il titoletto accattivante non tragga in inganno: siamo di fronte a un lavoro storiografico corposo e complesso, documentato e ricco di citazioni.
Se con il precedente “Mussolini ha fatto anche cose buone” l’autore aveva creato una specie di piccolo manuale piuttosto scorrevole sui falsi miti legati al fascismo, qui migliora la ricerca e amplia l’argomento, creando un buon testo guida piuttosto approfondito, di tutt’altro spessore.

Dalle vicende storiche alle sfumature costituzionali e legislative, dalle collusioni economiche alle dinamiche mediatiche, ecco ripercorrere nella prima parte tutto il dopo guerra italiano nell’ottica della memoria, della metabolizzazione e del superamento (malamente riuscito) della mentalità e del sistema totalizzante imposto dal ventennio fascista.

Cambia tenore dopo la metà, in cui mi sorprende (e forse un po’ delude) concentrandosi quasi interamente sull’aspetto culturale e mediatico; come l’immagine del fascista e dell’italiano durante il ventennio/la guerra si sia sedimentata e cristallizzate nella memoria e nell’immagine collettiva attraverso film, produzioni cinematografiche e così via.
La validissima tesi dell’autore è che il consolidamento di un’immagine del “buon italiano” - forgiatasi negli anni 50 e dimentica del coinvolgimento collettivo nel regime e delle azioni militari e colonialistiche - sia alla base di una mancata, consapevole discussione e storicizzazione delle responsabilità italiane.
Il fascismo viene sottilmente percepito come una sorta di anomalia, nella storia democratica italiana, una patologia quasi piovuta dall’esterno a sporcare un DNA di base buono e democratico; questa perdurante visione, originata da Benedetto Croce e altre voci contemporanee, autoassolve e deresponsabilizza il nostro popolo e la nostra memoria individuale attribuendo alle circostanze e soprattutto all’alleato tedesco le faccende e gli atteggiamenti più sporchi e violenti, rimuovendone completamente altri o filtrandoli in un’ottica deformante.

Questo excursus molto indirizzato all’analisi di costume, cinema e televisione è interessante e approfondito, ma mi pare perda di vista l’aspetto più legato alla politica e all’istruzione.
Manca anche, dopo un così esteso elenco di episodi e problematiche, un maggior aspetto critico e di commento propositivo, che viene relegato a una breve conclusione.


Chiaramente è un saggio storiografico, non aspettatevi la più leggera delle scorrevolezze; ottimo cambio di passo rispetto all’opera precedente, e buon testo riassuntivo da tenere in casa come promemoria e ripasso periodico.
21 reviews2 followers
January 10, 2021
Un approfondimento utile per conoscere cosa fu veramente il fascismo e per sciogliere molti nodi e ombre che dimorano nella memoria di noi italiani. È strano come ancora non si riesca a fare i conti con le responsabilità di un regime che ha tradito gli ideali democratici e liberali del risorgimento che costituiscono il DNA del nostro paese. Indicativo di tutto ciò è una celebre battuta di Winston Churchill: "Bizarre people Italians. One day 45 million fascists. The next day 45 million anti-fascists and partisans. Yet these 90 million Italians are not from the census".
Profile Image for Rebecca Zanrè.
150 reviews30 followers
October 1, 2020
Questo libro assesta colpi ben mirati, dolorosi.
La perfetta continuazione di "Mussolini ha fatto anche cose buone", questo libro analizza la reazione dell'italiano medio al ventennio e alle varie fasi della guerra, con un focus particolare sull'Italia post 8 settembre 1943.
Non permette di glissare sulle azioni o sulle parole di figure storiche esaltate da molti e riconosciute come patriottiche, a prescindere dalla loro provenienza partitica.
L'enfasi sul racconto di come fu costruita la nuova identità collettiva dopo la guerra e dopo la guerra civile tra repubblichini, affiancati ai nazisti e partigiani, attraverso messaggi politici, attraverso il sistema legislativo e giudiziario, attraverso il l'educazione, e soprattutto attraverso i romanzi e il cinema, non risparmia mai critiche alla volontà di ribadire il mito de "Il cattivo tedesco e il bravo italiano".

La lettura data da figure di spicco della politica e della cultura che gli italiani in fondo non avessero mai aderito con convinzione al fascismo, che anzi quando fu loro presentata l'occasione vi si ribellarono, accompagnata al diffuso pensare che prima dell'entrata in guerra il fascismo non si fosse macchiato di crudeltà e razzismo (reso possibile dalla parziale cancellazione dalla storia degli omicidi politici, delle squadracce, dalle guerre coloniali -segnate da crimini di guerra e da sopraffazione delle popolazioni ritenute inferiori-, fino ad arrivare al fatto stesso che Hitler si è ispirato a Mussolini, non viceversa) e quasi sicuramente corresponsabile oltre alla volontà degli italiani stessi di dimenticare ed andare avanti, della cieca ignoranza di una grande fetta della popolazione sulla nostra vera storia e delle nostre colpe come paese.

Nessuno ne esce bene, i partiti soprattutto ad ispirazione cattolica vengono accusati di aver sviato la comunicazione per continuare a godere il sostegno degli Stati Uniti e per scongiurare un vero e proprio rinnovamento politico che portasse il paese "troppo a sinistra".
La sinistra di governo stessa ha preso parte ad amnistie e alla sostanziale accettazione dell'esistenza di persone che hanno di fatto sostenuto in prima persona il regime fine alla caduta della RSI, permettendogli di riappropriarsi di una parte della rappresentanza parlamentare, di fatto tradendo le aspettative di molte brigate partigiane.
I giornali non epurati dai fascisti, le case editrici, anche esse saldamente in mano a persone affini al ventennio, le leggi scelba e mancino non applicate o applicate solo in minima parte, i giudici espressione del partito fascista, la polizia, i prefetti ancora al loro posto dopo inutili tentativi di rimozione, la pubblica amministrazione, gli insegnanti e i professori schierati che un giorno dopo la caduta del regime avrebbero dovuto insegnare alle generazioni successive cosa era veramente accaduto e a riconoscere cosa è un valore democratico e quali sono i diritti fondamentali dei cittadini e gli obblighi morali che un governo dovrebbe rispettare, una letteratura, comica e caricaturale in libri e film per quasi 50 anni hanno fatto il resto.

E poi ovviamente ci sono quelli che hanno coltivato l'indifferenza storica e per le riproposizioni di tale storia nel mondo presente, e che hanno a loro volta tramandato questa indifferenza ai loro figli e ai loro nipoti.
Profile Image for Riccardo Cattaneo.
4 reviews
January 3, 2021
Francesco Filippi tira fuori un altro volume sul rapporto fra l'Italia e il suo passato fascista. Qui, rispetto al volume più incentrato sulla figura di Mussolini, il testo è meno amichevole pur senza mai diventare indigesto. Complice è il fatto che nella prima metà l'autore analizza con dovizia tutti questi settori della "cosa pubblica" dove il passaggio dal fascismo alla Repubblica è avvenuto senza che avvenisse né un cambio di organigramma né tanto meno una qualsivoglia epurazione, a nessun livello. Molto più interessante la seconda parte e illuminante tutta la lettura "cinematografica" della narrazione statale del proprio passato totalitario. Non ho dato cinque stelle solo perché ho trovato esageratamente densa la prima parte: ogni analisi, da quella relativa all'istruzione a quella sull'industria, porta sempre alle stessa conslclusione e cioè che la necessità di ripartire in fretta ha giustificato il mancato allontanamento della quasi totalità dei personaggi implicati nella gestione dei relativi campi, anche quando si trattava di figure di altissimo profilo. Nel complesso è un volume che andrebbe fatto leggere nei licei, unico luogo in cui, ad oggi, si potrebbe veramente far partire quel processo di autoanalisi di cui l'Italia avrebbe bisogno per vedere finalmente in maniera compatta il fascismo per quello che fu, e cioè un periodo buio, tragico, che gli italiani hanno scelto di assecondare.
Profile Image for Muruy.
120 reviews
March 5, 2021
Libro che mi è piaciuto, e che ho deciso di gustarmi con un lettura molto lenta e più attenta possibile. Darei 5 stelle ma sono rimasta un po' spiazzata dalle conclusioni: la risposta alla Domanda, quella che abbiamo cercato di trovare lungo tutta la ricostruzione del dopo guerra italiano, sbattuta in 10 righe nell'ultima pagina del libro.
Forse non sono abituato a questo tipo di saggistica (solitamente leggo saggi scientifici), ma speravo in un ampliamento sulla risposta, e specialmente mi aspettavo che l'autore avesse deciso di riservare più spazio al neofascismo.
In generale, un ottimo libro se volete una ricostruzione dell'immediato dopo guerra, e se siete interessati al mondo del cinema visto che quasi metà libro è stato riservato all'analisi delle produzioni cinematografiche italiane del dopo guerra.
Profile Image for Marco.
378 reviews5 followers
June 8, 2021
Indagine seria e documentata sul come gli italiani hanno vissuto il post fascismo. Analisi dei molti errori e omissioni per darci una possibilità di rientro nelle nazioni senza passare per l'inferno. Purtroppo chi ha portato a convivere con un periodo in cui sono state fatte anche cose buone e che vuol dimenticare a cui si è dato il potere.
Non analizza volutamente il neo fascismo nelle sue varie sfaccettature né parla approfonditamente del riflusso.
Molto interessante e ben scritto e documentato con una ricchissima bibliografia per continuare a studiare argomento.
Porta a molte riflessioni che altri libri sul tema.
Profile Image for Fausto Lammoglia.
Author 7 books8 followers
March 4, 2025
Filippi, grazie alle sue profonde conoscenze storiche e lo spirito divulgativo eccellente, pone la domanda urgente e mai posta (o sempre mal posta): perché siamo ancora fascisti?

Lo fa usando il plurale della prima persona, coinvolgendo tutti, proprio perché il suo punto di vista è quello di superare lo spirito auto assolutorio della popolazione italiana.

Rompere con i miti del paradigma antifascista (il buon italiano, il fascismo come malattia passeggera) per riflettere criticamente sulla visione distorta che abbiamo della storia e ripensare cosa sia stato e perché ci sia stato il fascismo.

Da leggere. Senza se e senza ma.
Profile Image for Davide Battilori.
255 reviews1 follower
September 26, 2020
Risposta al titolo: per come è finita la guerra, per come abbiamo affrontato il dopoguerra, per come abbiamo legiferato, per come abbiamo tentato di tenere pulita la memoria del paese, per come abbiamo raccontato il fascismo "all’acqua di rose”, un’acqua contaminata solo dal nazismo, per come lo abbiamo rappresentato nei film e in tv.
Bellissimo libro, necessario.
4 reviews
January 5, 2024
letto in seconda superiore per un compito anche questo, estremamente lento e veramente veramente complicato: assolutamente non consigliato a ragazzi, a meno che non veramente informati e agili di comprensione
Profile Image for Andrea.
125 reviews1 follower
February 2, 2023
DA LEGGERE. Per capire come gli italiani siano riusciti a volgere lo sguardo altrove, evitando così di fare davvero i conti con il proprio orrendo passato.
Dall'armistizio, alla difficoltà di fare pulizia nelle istituzioni, alla cultura popolare e le "favole" autoassolutorie raccontate nei libri e nei film...
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