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Tutti all'inferno. L'alchimia nella Divina Commedia: il viaggio dell'uomo verso sé

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O voi ch'avete li 'ntelletti sani, mirate la dottrina che s'asconde sotto 'l velame de li versi strani. [Inf. IX, 61-63] In questa terzina Dante indica di "mirare" a ciò che si "nasconde sotto il velo dei versi strani" cioè alle sue terzine, in una lettura che vada oltre la lettura letterale e simbolica. Il poeta spiega come la sua opera possa essere letta sotto diversi punti di vista, ma il più importante e nascosto è quello anagogico o spirituale. Questo è l'obiettivo, riuscire ad avvalersi dell'opera come strumento "spirituale", una via per attraversare l'inferno e salire fino alla sommità del l'incontro con Dio, con il punto, con l'origine del tutto. "Tutti all'inferno" è infatti un augurio, che ognuno possa trovare nel proprio inconscio i suoi talenti, la propria strada verso il sé, la propria anima che lo porti a vivere con gioia e gratitudine ogni giorno della sua vita. È questo un atto di coraggio che serve a uscire dalla meccanicità di comportamento nella quale siamo immersi e un atto d'amore che conduce alla responsabilità di ogni nostro gesto per trovare la via che conduce all'infinito. Prefazione di Luciana Landolfi.

Paperback

Published May 31, 2018

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Giorgia Sitta

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Displaying 1 - 3 of 3 reviews
Profile Image for Metodi Pachev.
297 reviews12 followers
June 18, 2023
Il titolo è interessantissimo e definitivamente quello che mi ci ha soprattutto attirato. Dante più psicologia junghiana più alchimia mi sembrava una combinazione che meritasse una lettura più o meno approfondita. Fino dall’inizio ho scoperto che l’idea del libro era stata realizzata con meno successo di quanto un tale lavoro avesse meritato. Le linee grandi del discorso sono state prese in prestito al libro di Adriana Mazzarella “Alla ricerca di Beatrice”. Infatti, Giorgia Sitta cita la Mazzarella come una delle sue fonti più importanti.
Parliamo dell’alchimia un po’. L’autrice si dichiara “conferenziera e relatrice [che] conduce seminari e percorsi”, tra l’altro, “di alchimia trasformativa”. Però, mi sembra che per i non iniziati, il legame tra la psicologia analitica junghiana et l’alchimia non sia chiarita nel testo. Di fatto, benché il titolo del libro ci prometta di parlare dell’alchimia nella Divina Commedia, di alchimia quasi non se ne parla. Ci sono solo tre concetti alchemici che l’autrice introduce: quello della Carrozza Alchemica (p. 17), quello del Nigredo, Albedo e Rubedo (p. 39) e quello dell’Uroboro (p. 28). Nonostante ciò, la loro relazione con il testo del Sommo resta quasi ignota.
Si intuisce anche un tradizionalismo sessuale caratteristico della prima generazione di junghiani come Jung stesso e Marie-Luise von Franz. Spiegando le quattro fasi fondamentali che costituiscono il processo d'individuazione (p. 21), l’autrice parla di “mente femminile” e “mente maschile”. Il lettore però non è sicuro che si tratti dell’Anima e dell’Animus; Sitta parla spesso di “Anima”, però si capisce (p. 25) che lei l’uguaglia con il concetto junghiano del Sé. La cosa più marcante è la misoginia subliminale che si fa sentire di tanto in tanto: “A noi donne piace attribuirne la colpa al patriarcato, al fatto che ci hanno bloccate e costrette a fare le mogli e le madri” per spiegare il fatto che la maggior parte degli insegnanti, maestri etc. sono uomini (p. 39). Più lontano intendiamo che quando un uomo dice “niente” per spiegare il proprio stato d’animo, questo significa “niente”, mentre quando lo dice una donna… conoscete bene il seguito. Ma quali idee pregiudiziose!
La cosa innovativa in questo libro sono gli esercizi psicologici che propone l’autrice per integrare i complessi dell’Ombra. In ogni capitolo si trovano delle domande che il lettore si deve porre per capirsi meglio. E una buona idea comunque, però i consigli che l’autrice ci dà sono a volte… hm, ambigui. Quando parla della valorizzazione (cioè, monetizzazione del proprio talento), ci spiega che certi cantautori “si trovano dop vent’anni dalla vendita di milioni di copie, a cantare la loro canzoncina davanti a quattro ubriaconi alla sagra della porchetta” (p. 64). Massacrante!
E a notare che ci sono delle idee prevalenti un poco sbagliate come l’affermazione che “l’Ombra rappresenta il Male individuale” (p. 13). Primo, l’Ombra non è necessariamente un complesso psichico soltanto negativo, e secondo, l’Ombra ha anche delle ramificazioni nell’inconscio collettivo. Inoltre, quando l’autrice parla dello sviluppo psicosessuale, afferma che “nella fase tra zero e tre anni siamo tutta Anima” etc. (p. 108). Sono sicuro che né Freud, né Jung sarebbero d’accordo con quest’opinione. Però, il più grande errore secondo me è il fatto di scordarsi che Dante era un uomo. Mi ci ha fatto pensare la discussione dell’episodio di Filippo Argenti (p. 120). Sitta ammira la fermezza di Dante dinanzi alle suppliche di Filippo nell’Inferno. Allora, non va dimenticato che Dante e Filippo erano nemici, quest’ultimo avrebbe persino schiaffeggiato il Sommo a Firenze senza ragione apparente. Ci sono altre idee poco convincenti: “Mi vengono in mente i genitori, al fatto che prima di incarnarci, li scegliamo poi ce ne dimentichiamo” etc. (p. 136). Per non essere più aspro, direi che quest’idea è poco ortodossa per una mente razionale (sì, lo so che non dobbiamo strarazionalizzare tutto). Non parliamo dell’astrologia (p. 140).
E la prefazione scritta da Luciana Landolfi… non parliamone.
Insomma, il libro non è male come idea, però l’esecuzione manca.
Profile Image for Lucia.
235 reviews23 followers
July 28, 2021
Ci sono testi di grande mistero che ci affascinano ma che non sono propriamente alla portata di tutti, uno di essi è senza timore di smentita l’Opera di Dante Alighieri, La Divina Commedia.

Chi ha provato a leggere le sue terzine probabilmente ha vissuto lo sconforto e l’alienazione di non capirci nulla o quasi, infatti se non si è adeguatamente preparati al viaggio, e io non lo sono neanche lontanamente, sono fondamentali testi come questi che ci accompagnano tra i sibillini versi.

E’ per esempio utile sapere che questo libro mitico ha diverse chiavi di lettura, dettate dallo stesso Dante, si può leggere in modo letterale, metaforico, morale e alchemico.

Giorgia Sitta, psicologa e appassionata studiosa di alchimia trasformativa, ci manda tutti all’inferno per illustrarcelo in chiave alchemica.

In questo piccolo saggio la Divina Commedia ci viene presentata come strumento di crescita, si viene spinti a entrare nella nostra personale selva oscura che in questa chiave di lettura è l’inconscio e a rispondere alle chiamate dell’anima, che Dante riassume nella bellissima esortazione “l’Amor che ditta dentro”.

Un testo interessantissimo che attraverso i gironi danteschi ci fa analizzare i peccati e cosa rappresentano alchemicamente, e ci guida a prendere il controllo del nostro libero arbitrio attraverso la presa di coscienza e soprattutto la presa di responsabilità di ciò che avviene, perché solo portando questo carico si ha il potere di cambiare e avere il dominio di sé, per dirla come il Sommo Poeta,“Liberi soggiacete” .

Scegliere liberamente di soggiacere, è un paradosso della mente che la mente non può comprendere, perché non deve capire, ma deve cedere

La Dr Sitta è stata una guida interessantissima tra gli anfratti infernali, una “Virgilio” illuminante e ironica, che spero presto torni a spiegare le terzine del purgatorio e del paradiso.

Profile Image for Matteo Stirner.
13 reviews
June 27, 2025
In questi anni si è parlato molto di Dante in tal senso. Forse questo libro era antesignano di certi concetti, non saprei, tuttavia non ho trovato tanto di nuovo, ma può essere un buon inizio per chi si vuole avvicinare a un percorso.
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