Rosinkongen er liten bok om en utrolig mann. Men det er også en utrolig bok i seg selv: en forunderlig, uforliknelig, forbløffende og fascinerende tekst om Eisens vei gjennom livet, men også om alle de tilfeldigheter, pasjoner og omveltinger som former våre alles liv – ikke minst forfatterens. Fredrik Sjöberg er svensk biolog og forfatter med et stort internasjonalt publikum.
Rosinkongen er en bok helt for seg selv – en uimotståelig blanding av biografi, selvbiografi, roman, historie, essay, vitenskapsformidling, reiseskildring og skrøne.
Fredrik Sjöberg is an entomologist and lives with his family on the island Runmarö, in the archipelago east of Stockholm. He is also a literary critic, translator, cultural columnist and the author of several books including The Art of Flight and The Raisin King, which accompany The Fly Trap.
Può darsi un gran daffare, Sjöberg, a dirci che "la vanità e la sete di gloria, il mio vecchio desiderio di essere il migliore, avevano cominciato ad attenuarsi", ma il sottotesto di tutto questo libro è il dispiegarsi della sua coda di pavone. Ne posso vedere gli occhi iridescenti, intimidatori, quando sottolinea il possesso delle opere uniche che cita, ne tocco le piume nell'ironia con cui racconta di sé, più specchio di una malcelata falsa modestia. Duecento pagine e spicci che ricalcano la collaudata formula de "L'arte di collezionare mosche", già esperimento disorganico, ma tutto sommato piacevole, forse perché primo e unico, e forse perché un narcisista di questa portata lo si può sopportare per il tempo massimo di un solo libro, che già mette a dura prova la pazienza. Secondo me ripeterlo non è stata una buona idea. Il pout-pourri è ancora più confusionario, sembra scritto a braccio (e l'autore pare confermarlo nelle ultime pagine), con una ancor più marcata voglia di parlare di sé rispetto al libro precedente, o forse una voglia di parlare ancora di sé non aggiungendo poi nulla di indispensabile. Forse, Sjöberg, la tua vita non è poi così interessante come vuoi farmi credere, e stavolta persino quella di Eisen, raccontata da te, si è trascinata con indolenza tra le pagine. Certo è che, se i ditterologi son tutti come lui, le donne fanno bene a tenersi alla larga dall'ambiente. Spero di aver imparato la lezione: non farsi più fregare da una copertina illustrata con insetti.
+++Nota a margine+++ A proposito di donne, gli indizi che l'autore fornisce sul suo rapporto con l'altro sesso mi farebbero propendere a definirlo un morto di figa. Più elegantemente, tuttavia, mi limiterò a sottolineare il fatto di aver percepito uno sgradevole senso di alterità in molti dei passi in cui egli ci parla non tanto delle donne "storiche" inserite nella vita di Eisen, ma dei suoi personali incontri con l'altro sesso (si veda l'episodio della psicanalisi: pare dire "avevo mille riserve e odio la psicanalisi, ma quando ho visto che l'analista era una bella figa...", e nemmeno troppo velatamente). Questo senso di alterità mi fa percepire, nei suoi discorsi, me stessa donna (ed entomofila, poi!) come qualcosa di "meno normale", una eccezione, un'aliena, ed era presente come sensazione anche nel libro precedente. Con questo non voglio dire che sia un libro misogino, sessista nella sua interezza o chissà cosa, ma l'impressione che l'autore stia parlando rivolgendosi prevalentemente a una platea di maschi etero sussiste, e per la seconda volta. Lui non sta parlando con me. Il fatto che io lo ascolti è del tutto contingente (da un narcisista ce lo possiamo anche aspettare). Non so nemmeno se lui se ne sia accorto. Ma ho imparato a riconoscere il linguaggio della divisione, lo vedo e se posso lo evito.
Non posso dire che la lettura sia stata sgradevole - d'altra parte il potere narrativo di Sjöberg ha su di me lo stesso effetto che il pifferaio magico aveva sui topi, mi incatena e mi rilassa, e lo seguo incantata; tuttavia rispetto al libro precedente, ho trovato l'opera molto piú disorganica e dispersiva tanto che mi ha lasciato l'amaro in bocca a fine lettura.
E comunque, un panettone senza canditi non vale la pena essere mangiato
Ambizioso ma irrisolto (e quindi irritante, promette ma non mantiene, tratteggia e lascia a metà, frettoloso e apodittico), non all'altezza delle "mosche". Un mappazzone non lievitato, con pochissima uvetta (alla fine del libro ne sappiamo poco e niente, dell'uvetta) e mancante del tutto dei canditi!
Molte recensioni a questo libro citano il fatto che sia disomogeneo, che salti di palo in frasca e che parli un po' troppo dell'autore e un po' troppo poco di Eisen, quello che dovrebbe essere il protagonista della storia. Tuttavia - e credo sia particolarmente ovvio se si è letto anche il capitolo precedente della trilogia, Il collezionista di mosche - credo che Sjöberg voglia essere proprio questo: nel suo continuo raccontare di collezioni, credo che i suoi libri vadano interpretati a loro volta come collezioni di storie e aneddoti, uniti sì da un sottile fil rouge, ma spensierati nel loro uscire qua e là dalla strada principale. Il lettore deve soltanto mettersi comodo e seguire i suoi intrecci narrativi, in cui le DUE storie principali, la sua e quella di Eisen, si alternano integrando numerose altre vicende e curiosità. A me è piaciuto tanto, inoltre il tutto è stato reso come sempre ancor più piacevole dall'immancabile ironia dell'autore. Non tutto deve per forza avere una linearità serrata, talvolta è divertente anche andare fuori tema; ritengo sia questa lo spirito con cui approcciarsi a questo libro.
"[...] la libertà ha inizio quando si fa un passo di lato e, magari solo per un attimo, ci si occupa di qualcosa che è fine a se stesso, che non ha a che fare con una vana ricerca di rispetto, stima, potere, denaro, amore, fama... gloria".
Esattamente come per il primo libro, leggere Sjöberg equivale ad immergersi in un mondo fantastico, dove tutto è magico ed emozionante. Sjöberg insegna ad inseguire le proprie passioni e a farle diventare qualcosa di creativo ed istruttivo, anche se ne Il re dell'uvetta si trova una vena più malinconica, che però diventa un inno a noi persone solitarie ed introverse. La solitudine, quando si sta bene con essa, diventa una fonte di ricchezza e ci permette di dedicarci alle nostre curiosità e passioni, per quanto strambe e incomprese possano essere. La curiosità porta a fare esperienze, alla conoscenza, ma racchiude anche una parte divertente e di avventura. È tutto meraviglioso, non dobbiamo avere paura della nostra solitudine ma farla fruttare, appassionarci alle attività che la richiedono e, perché no, accettare ed apprezzare che queste passioni possano farci incontrare altre persone con cui condividere queste passioni. Perché un raccontastorie ha sempre il suo fascino e Sjöberg decisamente lo è.
Una narrazione breve ed estremamente rilassante che, passando attraverso curiosità di ogni tipo, che spaziano dal mondo dei vermi a quello dei sirfidi, passando per le alghe e le sequoie, ci presenta un personaggio eclettico e originale, intrecciandosi ad aneddoti della vita dell'autore. Meno attraente rispetto al precedente L'arte di collezionare mosche, ma comunque molto gradevole. http://athenaenoctua2013.blogspot.it/...
Non mi sono annoiata leggendolo, ma non lo consiglierei. Troppo carico di personaggi, nomi che vengono semplicemente citati e potrebbero essere tralasciati rendendo il racconto più lineare. A volte si arriva alla fine di un paragrafo e ci si chiede "ma come è iniziato questo discorso?" oppure il capitolo inizia con un preludio a qualcosa e poi il narratore si dilunga in altre cose e non arriva mai a raccontare quello che aveva anticipato. Dal punto di vista del contenuto: ho trovato interessante venire a conoscenza di questo studioso che si è interessato a moltissimi aspetti della biologia e che ha passato la vita a studiare minuziosamente e scrivere libri/articoli su ciò che studiava. Ho anche apprezzato come l'autore abbia inserito frammenti della propria vita (il viaggio negli USA, la sua vita sull'isola, la sua collezione di mosche) nel racconto. Però ho trovato abbastanza fuori luogo e forzati i commenti che sembra abbia voluto a tutti i costi inserire sull'arte contemporanea.
Letto un anno fa circa, mi ero lasciato la fine da leggere. Straordinariamente me lo ricordavo. Evidentemente è stata una lettura niente male. È un romanzo veramente particolare, dove si intreccia la vita del protagonista a quella di Esiner un eccezionale collezionista, biologo, ricercatore del novecento. Assieme alla loro storie si aggiungono miriade di altre storie interessanti e molto intriganti. Il centro della narrazione è la passione per il collezionismo, in particolare di insetti. L'autore è un grandissimo esperto di mosche. Quello che mi aveva un po' infastidito è che per collezionare mosche, questi esperti le uccidino, è sembra un po' una "cattiveria" gratuita. Però per il resto è un romanzo veramente affascinante.
E Sjöberg di nuovo affascina con la sua penna svelta e ironica. Si parla ancora di "bottonologia" in questo piccolo libro e cioè la passione per il collezionismo. L'autore racconta se stesso e le sue esperienze mettendo in luce, a specchio, la vita di Gustaf Eisen, tuttologo che visse nella costante ricerca della novità, con la passione per le piccole cose e una vivacissima intelligenza che lo porterà sempre a risollevarsi anche nei momenti più bui. Non voglio raccontarvi delle gesta di Eisen e di quelle di Sjöberg perché credo vadano assaporate nella lettura come se fosse una wunderkammer!
In realtà 3,5/5. Il re dell'uvetta è un libro eclettico che comprende in sé numerosi generi letterari: si spazia infatti dalla biografia/autobiografia alla narrativa di viaggio, dalla riflessione filosofica al trattato di storia naturale. In questo libro non c'è una trama univoca, ma i fatti vengono rappresentati da un flusso di pensieri riportati a galla dall'autore in questa o quella circostanza. Ci ritroviamo a viaggiare per il mondo (in particolare in America) insieme a Gustaf Eisen, grande scienziato, naturalista e artista dalla vita sempre molto attiva. Lo studioso svedese, famoso per il suo studio sui lombrichi, è dotato di una personalità sfaccettata e, nel corso della sua vita, si interessa agli argomenti più impensabili: lombrichi, coltivazione dell'uva sultanina, lavorazione del vetro, vermi, alghe, antichi calici e tessuti maya. Eisen condusse una vita attiva, sempre alla ricerca di qualcosa da studiare e collezionare. La sua figura è estremamente affascinante, così come la prosa dell'autore che ripercorre i suoi passi: Sjoberg è un narratore provetto, talvolta fin troppo pieno di sé, ma sempre piacevole da leggere. Accanto alla biografia di Eisen si dipana la sua vita e in più di un'occasione ci sono salti temporali in cui ripercorriamo la sua infanzia, la sua passione per il collezionismo (in particolare di mosche), i suoi studi e i suoi viaggi. Sjoberg, proprio come Eisen, ha vissuto una vita ricca e all'insegna della scoperta e leggere delle sue imprese mi ha divertita parecchio. E'la prima volta che mi capita di leggere un libro così originale e variegato, dove l'assenza di una trama vera e propria non penalizza la narrazione, ma al contrario la valorizza. Gli aneddoti e i fatti più interessanti si susseguono pagina dopo pagina e, giunti alla fine, si ha un quadro completo del pensiero dell'autore circa alcune questioni - ad esempio sull'arte moderna - e sul delicato rapporto che lo lega al suo conterraneo naturalista. Due uomini diversi, ma simili per certi aspetti. Due menti sempre attive, sul pezzo, pronte a mettersi in gioco. Non conoscevo Eisen, ma sono contenta di averlo fatto entrare nella mia vita e di aver scoperto qualcosa in più su di lui e sulla sua numerosa produzione artistica e naturalista. Consigliato!
Ho scelto di leggere questo come ultimo capitolo della "trilogia del collezionismo" di Sjöberg, ribaltando l'ordine con cui i due ultimi volumi, seguiti a "L'arte di collezionare mosche", sono apparsi in italiano ("Il re dell'uvetta" è uscito in Svezia nel 2009 e in Italia nel 2016, ma "L'arte della fuga", uscito in Italia nel 2017, è invece del 2006). Un tale ordine di lettura, se da una parte mette in luce la circolarità narrativa della trilogia (il terzo e ultimo volume si chiude con un richiamo alla collezione di mosche, "primo motore" del tutto), dall'altro offre interessanti spunti di riflessione sulle modalità "a incastro" che l'a. applica nello sviluppo delle vicende. È vero, e lo leggo in molte recensioni, che il racconto appare meno teso rispetto agli altri due episodi, ma molto probabilmente questo apparente eccesso di divagazione dipende dal soggetto scelto: a differenza di René Malaise e Gunnar Widforss, Gustav Einsen, la cui biografia viene seguita, anche se non sistematicamente, ne "Il re dell'uvetta", è un personaggio veramente enciclopedico, e dalla vita lunghissima e dal granitico ottimismo. Interessi variegati e diversissimi, dall'entomologia, alla botanica, all'archeologia, al collezionismo, occasione ghiottissima per il genio divagante di Sjöberg, ma meno felice in lettura, appunto per la minore coerenza dello sviluppo. Ma non si può rinunciare alla lettura anche di questo episodio.
Come spesso accade, faccio fatica a entrare completamente nella letteratura nordica. Qui ho trovato tantissimo dei suoi caratteri ricorrenti e un po' lontani dallo stile a cui sono più avvezza. Le premesse della storia sono molto carine e interessanti e di solito mi piacciono molto queste storie aneddotiche al limite del folle, però qui ho fatto un po' fatica a tenere le file di tutta la narrazione. Forse perché si sovrappongono tanti personaggi reali ma totalmente improbabile e se non si è piuttosto attenti si perde il dettaglio che rivela se sia un passaggio di realtà o immaginazione. In più, forse troppi nomi scientifici di mosche perché scorra tutto liscio ;)
I was really disappointed in this book. The author probably wanted to write a kind of biography about Gustav Eisen. Instead he told random anectodes of himself other scientist and Eisen himself, like he couldn't decide what the book should be about. The stories were boring and not important for the story. From the title I expected little nerdy science stories and was quite disappointed. Even the end was off-topic, about the end of art! That style might work for a diary or blog but not for a book. I really wanted to like the book, but I couldn't.
Ne suggerisco la lettura solo dopo aver letto "Il collezionista di mosche". Il libro mi ha lasciato leggermente perplesso e un tantino insoddisfatto: l'autore utilizza la storia di Gustaf Eisen come escamotage per parlare, sostanzialmente, di se stesso; non c'è un filo conduttore ben definito tra i capitoli, tuttavia il libro si lascia leggere senza difficoltà. Comunque ho apprezzato alcuni passaggi, specialmente verso la fine dell'opera.
Seconda mia prova con l'autore, questo "Il re dell'uvetta" mi conferma l'interesse per Sjoberg, per il suo stile narrativo e i curiosi soggetti di cui si appassiona e fa appassionare. Forse la storia di Eisen non mi ha conquistato come quella di Gunnar de "L'arte della fuga" che ho trovato piú a fuoco.
Una agonia. Noia infernale e fastidio causato dal desiderio dell'autore di raccontare sempre di se' e ancora di se' e sempre di se' rendendo il tutto ancora più frammentato e difficile da seguire. Magari se l'autore non avesse un desiderio incontrollato di intervenire continuamente avrebbe potuto essere sopportabile.. ma niente, non riesce a star un passo indietro. Tolto anche dalla libreria
Sjöberg manages to explain Eisen's life as if he was a mystery to solve, in the meantime he also speaks about himself and his passions. I really enjoyed this book, is you love visiting natural history museum you will like this because in many passages it feels like you are visiting one.
Bellissimo, interessante ben scritto, veloce e mai noioso. Mi è proprio piaciuto molto. Interessante come l'autore alterni la sua storia e le sue riflessioni alla storia di Gustav Eisen (personaggio di cui non conoscevo nulla e che solo alla fine del libro ho capito non essere inventato).
This entire review has been hidden because of spoilers.
Sista delen i trilogin om märkliga, meningslösa? män… Malaise, Widforss och Eisen. Samlande, belästa äventyrare. Men mest om F S själv och han verkar vara en synnerligen snabbtänkt, renässansmänniska. Fängslande tre böcker som var och en äger sin historia och tjusning. Bäst? Flugfällan tror jag…
In liebenswerter Detailfülle erzähltes kleines Büchlein über einen heute vergessenen bemerkenswerten Sonderling, der uns mit seiner Liebe zum Detail und seinen "Stehaufmännchenqualitäten" auch heute noch durchaus zum Vorbild gereicht.
I libri (romanzi? biografie?) di Sjöberg sono come un bel pomeriggio passato a gironzolare in un bosco camminando, o, se il terreno lo consente, in bicicletta. Segui il sentiero, poi ti perdi a rintracciare il giro che fanno le radici di un albero abbattuto, fai una foto a una simmetrica formazione di chiodini, ancora, respiri e ti emozioni per il verde e la luce del sole, giochi a fare l'archeologo con un qualche rifiuto accatastato, ti segni sul quadernino qualche pensiero che forse anche domani sembrerà azzeccato. Questa volta ci racconta la vita di Gustaf Eisen, il maggior esperto di lombrichi di tutta la Svezia e del mondo intero, coltivatore di uva passa e fichi in California, pittore, fotografo, critico d'arte, e, quasi in ultimo, colui che indicava all'amministrazione del parco dove costruire le casette per uccelli in Central Park.
J'ai lu avec plaisir La troisième île, de l'écrivain et entomologiste suédois Fredrik Sjöberg (paru cette année chez Corti). Cet ouvrage d'aspect austère, à la quatrième de couverture peu engageante, imprimée en noir sur vert foncé, ne s'adresse probablement pas à un vaste public, mais la personne qui me l'a offert savait qu'il pouvait intéresser un lecteur que ses goûts portent à la fois vers les belles-lettres et les sciences naturelles. Sjöberg, qui ne cache pas son «manque d'intérêt pour la fiction», y aborde principalement la personnalité pittoresque et quelque peu oubliée de son éminent compatriote Gustaf Eisen (1847-1940), lequel excella dans des domaines aussi divers que la collection et la classification des insectes et des vers de terre, la viticulture, qu'il pratiqua en Californie, la botanique, la critique d'art ou encore l'archéologie. Il ne s'agit cependant pas à proprement parler d'une biographie de ce pionnier de l'écologie, car l'auteur n'essaie pas de dresser du personnage un portrait complet : il se contente de l'évoquer par tableaux successifs, qu'il alterne avec nombre de digressions dans lesquelles il livre tantôt des souvenirs personnels, et tantôt esquisse d'autres individualités, liées à lui-même ou à Eisen. Il en résulte un livre curieux, plein d'érudition et d'humour, qui propose une promenade intellectuelle parfois déroutante, où les anecdotes les plus légères se mêlent à des réflexions sur le désir de connaître et le plaisir de collectionner. On s'y perd un peu et j'ai déjà oublié le sens du titre, qui est aussi celui d'un des chapitres. Mais j'ai retenu, entre autres détails bizarres, qu'un seul animal porte un nom latin dédié à Hitler, Anophtalmus hitleri, une espèce de scarabée découverte en 1933. Je partage le penchant de l'auteur pour les listes, qui «sont toujours utiles», et sa défiance envers la part de «fumisterie» de l'art contemporain. Je relève aussi un beau dicton qu'il tient de son grand-père : «Pendant que le mal sévit, le bien se prépare». Une bonne lecture. (29 VIII 2014) http://journaldoc.canalblog.com/archi...
Mi è piaciuta molto la scrittura di Sjöberg e leggerlo è stato un pò come fare una lunga chiacchierata con l'autore. Il libro ha un tema principale, in questo caso la vita di Gustaf Eisen: zoologo, pittore, archeologo, fotografo, esperto di lombrichi a livello mondiale e pioniere della coltivazione dell’uvetta (un personaggio notevole in effetti), ma dentro al racconto in realtà ci sta un pò di tutto, proprio come capita durante una chiacchierata: ricordi personali, mini biografie di altri personaggi che hanno incrociato in qualche modo Gustaf Eisen, commenti sullo stato dell'arte, commenti sullo stato della politica, riflessioni sulla propria vita (di Sjöberg), il tutto condito con un'ironia così spontanea, che oltre a farmi sorridere, me l'ha fatto apprezzare ancora di più.
Sjöbergs böcker är som livet självt, omväxlande lättsamt och svårt, och tragiskt och komiskt. Hans sätt att biografera är fantastiskt, lite som man själv ibland försvinner ut i periferin av något huvudspår när man bläddrar på Wikipedia - bara det att en till synes slumpmässig utstickare för Sjöberg kan innebära veckor av studier och månader eller år av sökande/resande. Jag vet inte om man kan hysa avund mot ett knappologiskt sinnelag, men i vilket fall så kan man beundra hans pennföring. Nu ut och skaffa en fladdermusdetektor!