In una tiepida sera di fine estate, un vecchio dossier di polizia, ingiallito dal tempo, arriva sul tavolo del laboratorio di Libera, la fioraia del Giambellino. Contiene i documenti di un dimenticato caso di cronaca - erano gli anni del dopoguerra, una giovane donna trovata morta sulla riva del lago di Como - rapidamente archiviato dalle autorità. Libera ne resta sgomenta: quella morte riguarda da vicino sua madre Iole e la sua misteriosa famiglia. Le carte contengono anche la testimonianza e i dubbi, trascurati dalla polizia, di un vecchio prete di montagna: la figlia di quella povera ragazza era davvero dell'uomo che l'aveva appena sposata? E perché Tarcisio Planetta, il contrabbandiere, l'aveva minacciata ad alta voce nell'osteria? E chi erano quegli "autorevoli" personaggi che hanno garantito per lui? Ce n'è abbastanza perché la fioraia milanese abbandoni i suoi bouquet matrimoniali e si improvvisi di nuovo detective. Insieme all'eccentrica Iole, cultrice dello yoga e del libero amore, e alla giovane cronista Irene, dotata di un fiuto infallibile, Libera si mette in cerca della verità, provando a scardinare i silenzi dei testimoni sopravvissuti. Alle Miss Marple del Giambellino, come le chiamano i giornali, non mancheranno certo la tenacia e l'arguzia, in un'indagine serrata tra Como, Lecco e le vie esclusive di Milano, per far affiorare il segreto che si nasconde sotto le acque del lago.
Rosa Teruzzi (1965) vive e lavora a Milano. Ha pubblicato diversi racconti e tre romanzi. Esperta di cronaca nera, è caporedattore della trasmissione televisiva Quarto grado, in onda su Retequattro. Per scrivere si ritira sul lago di Como, in un vecchio casello ferroviario, dove colleziona libri gialli.
Quinto episodio della serie delle 3 Milanesi (aka le Miss Marple del Giambellino), stavolta alle prese con un cold case che riguarda la morte di Ribella, la nonna di Libera, morta nel lontano 1946, in una Italia alle prese con gli strascichi del dopoguerra.
Passato e presente si incrociano e la lettura scorre veloce sino alla conclusione, arrivata troppo presto e farcita da una soluzione troppo semplice per i miei gusti. Velata di malinconia.
Non cercate, quindi, un giallo irrisolvibile, ma solo una piacevole lettura, sufficientemente intrigante ed in compagnia dei personaggi ormai famigliari. E non è poco.
Continuano le avventure delle Miss Marple del Giambellino, questa volta alle prese con un cold case sulla morte (suicidio?) di Rubella, la madre di Iole, avvenuta subito dopo la guerra, quando Iole era ancora piccolissima.
La narrazione in terza persona permette al lettore di muoversi fra i misteri di questa storia e affiancare Libera e Iole nelle loro stravaganti investigazioni fai da te. Il fulcro del libro è la morte di Ribella avvenuta tantissimi anni prima e un fascicolo che la nipote riceve una sera e che dà inizio a una serie di ipotesi, pedinamenti e domande per nulla ingenue. Libera svolge il lavoro di fiorista, ma la sua mente acuta le permette di trasformarsi in Miss Marple del Giambellino, a cui si affianca l’estrosa mamma Iole e altri personaggi che contribuiscono a ricostruire i fatti di una morte violenta e presto archiviata come incidente. Il suo personaggio mi ha colpita per la sua credibile normalità: è una donna non giovanissima, è figlia ma anche madre di Vittoria, ha un lavoro che le piace ma una passione che le fa scorrere l’adrenalina nelle vene. È innamorata ma non corrisposta. Insomma non è un’eroina impeccabile e perfetta come solitamente si legge nei libri con una protagonista femminile e questo la rende più vicina alla normalità. Iole è una figlia dei fiori newage versione 2.0, spassosa e brillante, sensibile e svampita, ma capace di suscitare tenerezza in chi la legge. Perché crescere senza una madre, è una ferita che non cicatrizza in nessun modo possibile. Il suo contributo nelle investigazioni aiuta a mantenere in equilibrio, il diretto coinvolgimento personale leggermente ironico. Ogni personaggio è caratterizzato molto bene, come pure la descrizione della realtà di un paesino che fa da cornice alla storia assieme ai suoi abitanti. Man mano che il mistero prosegue, risalta l’elemento del senso di famiglia e della voglia di giustizia che va oltre le solite investigazioni di Libera/Miss Marple del Giambellino. Il tutto risulta ben equilibrato e riesce a dare una sensazione di tensione, dolcezza, normalità, affetto e adrenalina. La tessitura del giallo è impeccabile e a renderla ancora più avvincente sono dei frammenti delle ultime ore di vita di Ribella inserite ogni tanto nella storia e la lettura scorre talmente bene, che quando si arriva all’ultima pagina, l’unica nota negativa è nella sua brevità, poiché se ne vorrebbe leggere ancora.
Siamo arrivati al quinto libro della serie delle nostre Miss Marple del Giambellino e questa volta si dovranno occupare di un cold case, ma non uno qualunque, quello relativo alla morte di Ribella, madre di Iole e nonna di Libera, morta nel 1946. Alla fine del libro precedente, infatti, Libera è entrata in possesso di un dossier riguardo Ribella, che le fa scattare il bisogno di indagare, non solo perché ormai ci ha preso gusto (anche se è innegabile), ma soprattutto perchè come diceva sempre nonno Spartaco "Solo la verità ci rende liberi".
Questo libro mi è piaciuto molto, anche perché è un pochino diverso dai precedenti, va a scandagliare la famiglia delle protagoniste e i relativi rapporti. Sia Libera che Iole hanno molto da elaborare e in qualche modo il loro modo di affrontare le novità cambia il loro rapporto, produce proprio una maturazione individuale. Certo è che il loro modo di interagire non ne risente, subisce solo un'evoluzione che in questo caso mi è piaciuata molto, soprattutto per quanto riguarda Libera, che abbandona qualche paura per affrontare la realtà, facendo passi da gigante anche nella sua vita privata.
Questa storia è forse meno frizzante delle precedenti, più introspettiva, ma credo che arrivati a questo punto ci fosse proprio bisogno di questo, per sancire ogni rapporto, anche quello con i giornalisti Cagnaccio e Irene, che di nuovo ho adorato.
Tra i personaggi Libera ha sempre la mia preferenza, questa volta soprattutto, grazie alla crescita interiore che compie. In questo libro particolare ho rivalutato sia Iole che soprattutto Vittoria, ne sono felice. ... continua sul blog
Le nostre detective del Giambellino si ritrovano ad indagare sulla dolorosa morte di Ribella, madre di Iole, riallacciandosi alla fine del romanzo precedente. Con in mano la cartellina datale dalla Smilza, Libera tentenna all'inizio e poi si butta a capofitto in questa nuova avventura. Anni duri, quelli del dopoguerra, dove molti personaggi si riciclano da una parte e dall'altra arricchendosi con metodi poco chiari.. nonostante il tempo trascorso, Libera e i suoi amici riusciranno a venire a capo del mistero, consapevoli che solo la verità rende liberi. Infine, anche Gabriele finalmente si darà una mossa.. (no spoiler!) Lettura estiva e molto gradevole
Recensione https://labibliotecadikatia.blogspot.... Caterina Buttitta Una storia dai contorni misteriosi, sconvolge la vita di Libera fioraia del Giambellino. Un delitto amletico porta al culmine una tragedia di odi e amori, in una famiglia dedita alla vendita di fiori, specializzata in bouquet da sposa.
La memoria del lago non è una storia autobiografica, ma le donne che ha creato Rosa Teruzzi, i loro pensieri, e le loro idee, fluiscono da lei e dalla sua esperienza del mondo. Nel libro c'è, beninteso, la voce di Teruzzi. Una voce sempre molto riconoscibile, libro dopo libro, e fin dal primo dei suoi.
Sono pochi gli scrittori italiani che oggi posseggono una voce altrettanto riconoscibile. Ma allo stesso tempo La memoria del lago, rappresenta un'evasione dalla confortevole gabbia alla quale noi lettori siamo ormai abituati. La memoria del lago è l'esatto contrario di quei libri più o meno seriali che si sfornano solitamente.
La maniera in cui il libro di Rosa Teruzzi è stato accolto dai lettori e dalla critica potrebbe essere oggetto di ulteriore filazione letteraria, e così via. La memoria del lago non è un libro di quelli che dopo aver concluso la lettura scompaiono dalla memoria, che si confondono e sovrappongono ad altri. Questo è un libro inconfondibile e indimenticabile.
"Qual'è il momento giusto per fare i conti con il passato?"
Per Libera quel momento arriva insieme ad una cartelletta di colore verde, con dentro i documenti di un lontano caso. Ed è come aprire un vaso di Pandora. Il dossier, riguarda il caso di cronaca avvenuto negli anni del dopoguerra, riguarda la storia di una giovane donna: Ribella Sgheiz, misteriosamente scomparsa.
Libera desidera scoprire la verità. Libera cerca la verità ma, in realtà cerca sè stessa. Da tempo si trascina in una relazione senza più entusiasmo e si accontenta del lavoro in negozio. Il rapporto con la scrittrice, le infondono tuttavia un nuovo coraggio.
La storia di Libera non sarà quella di sua madre. Iole era notorialmente allergica a qualunque forma di legame istituzionale. Invadente. Con il suo maledetto intuito, Iole aveva subodorato l'esistenza di un mistero. Una condizione esistenziale, psicologica, quella esplorata dalla Teruzzi. Riflette anche su Vittoria. Il sentirsi irrisolta non riguarda solo lei. Teruzzi la ritrae, in divisa efficiente, sopraffatta dai tic dell'era digitale. Ma anche, con un'immagine riuscita e forte, il desiderio di essere amata.
Trovare sè stesse sembra più difficile per le donne. Lo sviluppo del loro io è condizionato da molte più interferenze esterne. Ne La memoria del lago, Teruzzi ripropone dunque alcuni temi dei libri precedenti. Ma l'impressione è di un'autrice che controlla pienamente una narrazione. Teruzzi inoltre descrive con chirurgica precisione lo stato d'animo dei personaggi. E' qui soprattutto la sua forza.
Sconvolta e divorata dai dubbi, aggravati dalla misteriosa condotta del gruppo (protagonisti), deciso a coprire il caso. Libera comincerà a indagare. Perchè mai persone rispettabili dovrebbero correre il rischio di complicità in una scomparsa? Per pura amicizia? In un crescendo di tensioni, verità non dette e ricostruite, dilemmi etici e ambiguità morali, sarà il segreto stesso a reclamare una risposta, dalle profondità torbide e oscure in cui è stato gettato. E tuttavia qualcosa sfuggirà alla giustizia e la stessa Libera, dovrà piegarsi a un compromesso fatale, senza alcuna via di scampo, se non il silenzio.
Attraverso una funzionante e affilata linea narrativa, accompagnata da una lingua netta e asciutta, si dipanano le metodiche indagini di Libera, setacciando il lago, le vite, i ricordi, i familiari, gli amori segreti e intimi dei protagonisti.
Una linea temporale che si compie nel presente narrativo con la scoperta della (cartelletta verde, squisito particolare), da capitoli in cui regna il passato nella (ricostruzione dell'indagine). Sono le voci delle donne, le quali prima o poco prima della segnata fine, svelano realmente a noi, come se fossero fantasmi irrisolti, la soluzione delle cose.
Non c'è come un segreto di famiglia e, forse, non c'è famiglia senza un segreto per accendere la curiosità di una scrittrice come Rosa Teruzzi, che scopre di dover riempire gli spazi vuoti, del suo albero genealogico, perchè Ribella Sgheiz, li aveva portati con sè nella tomba.
Con La memoria del lago (Sonzogno), la scrittrice Rosa Teruzzi, risale per tre generazioni, in linea femminile, il solco di memoria semisepolta, in data 08 agosto 1946. Ricompone l'album dei fatti vissuti, negati, nascosti, rimossi. Ogni tappa del viaggio, un ricordo. Ogni fermata una sorpresa.
Una cartelletta verde che due giorni prima aveva chiuso a chiave dentro il cassetto della scrivania del suo laboratorio, e che non era più riuscita a consultare proprio a causa dell'invadenza della madre. Il fischio del treno le ricordava bene, Spartaco, suo nonno. Era stato lui a insegnarle i segreti dei fiori e delle piante, di cui oggi Libera ne ha fatto una propria attività.
Eppure Libera non trova pace. Da un lato nella sua vita c'è il misterioso ammiratore che le dedica dei mazzi di fiori, dall'altro il mistero della cartelletta verde. Libera non ce la faceva più ad aspettare. Doveva assolutamente leggerne il contenuto. Conteneva "Notizie sulla morte di Ribella Sgheiz, avvenuta in Colico, l'8 agosto 1946".
In quel momento Vittoria, rientrò dalla questura. Era nervosa. La bella discussione casalinga con Libera e Iole, era il degno coronamento di una giornata di frustazioni. Per non parlare di quella loro mania di immischiarsi nelle indagini dei carabinieri di Colico. Il contenuto dei documenti lasciò inquieta Libera. La scomparsa di Ribella era stato il grande tabù della sua infanzia.
"E allora perchè lei aveva istintivamente nascosto a Iole quella cartelletta?".
"Si trattava di malignità volta a screditare la nonna o era davvero possibile che Spartaco non fosse il padre naturale di Iole?".
Ho avuto la fortuna di poter leggere dal catalogo della Sonzogno, autori straordinari capaci di continuare un dialogo con i lettori, ovunque essi siano, in qualunque situazioni essi siano. Cercavo un nome che indicasse qualcosa di totalizzante pur in una dimensione breve. Ho scoperto La memoria del lago by Rosa Teruzzi (Sonzogno). Se questo romanzo breve, in senso lato noir, riuscisse a rubare tutti i nostri pensieri e le nostre azioni per il tempo della lettura, e a lasciare un’impronta nella nostra memoria, come avverrebbe se ci trovassimo davanti ad un abisso, l’iniziativa potrebbe dirsi riuscita.” Ma che fare se il desiderio, perdendo il suo tratto trasgressivo e avventuroso, per uno dei protagonisti, si trasforma in amore?
Situazioni estreme esigono risposte estreme, ed è quella, potentissima, che ci offre Rosa Teruzzi, in un racconto unico, capace di far coincidere il presente con la letteratura.
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I gialli di Rosa Teruzzi sono una piacevole scoperta della rassegna "Milano da Leggere", anche se trovo buffo che ormai l'indagine principale non sia più legata ad un fatto di cronaca ma strettamente connessa con la storia famigliare delle due donne protagoniste.
Archiviato ormai come risolto l'omicidio del marito Saverio, Libera si trova ad indagare sulla morte della nonna Ribella: una morte archiviata come suicidio ma che tale non era. La cosa piacevole di questi libri è la descrizione della zona di Milano in cui abito (secondo Google Maps, ci metterei solo 12 minuti a piedi per raggiungere il Casello - che però è un Bar e non un atelier di fiori) e l'amore di Libera per la lettura - che la porta a fare un sacco di interessanti citazioni letterarie. Stavolta poi, probabilmente perché il caso coinvolge direttamente le tre generazioni di quella strana famiglia, Iole è meno "spregiudicata" del solito e Vittoria meno acida. Di contro c'è però che come al solito la soluzione è monca e forzata:
Detto questo, sono curioso di scoprire se nel prossimo romanzo ci si dedicherà al caso dei furti commessi dall Fata Turchina, da Zorro e dal Gatto con gli Stivali, visto che i misteri di famiglia sembrano ormai tutti risolti e che in questo romanzo i loro furti sono soltanto stati accennati, ma senza nessun avanzamento nelle indagini.
Un mistero lungo quasi settantanni. Una giovane donna, Ribella, l'8 agosto 1946 viene ritrovata senza vita in un dirupo. Per tutti, si è trattato di un suicidio. Per tutti, ma non per Spartaco, il marito, che ha trascorso tutta la vita fino alla morte nella convinzione che qualcuno avesse ucciso la sua amata. Quel mistero di allora è arrivato fino ad oggi lasciando strascichi nella vita di Iole, la figlia di Ribella e Spartaco, ormai ultrasessantenne ma ancora ribelle ed anticonformista e nella vita di Libera, sua figlia, la fioraia del Giambellino, donna timida e riservata. Scoprire la verità darà pace a Iole e Libera e farà luce su un passato d bugie e connivenze. Rosa Teruzzi con "La memoria del lago" edito da Sonzogno, torna con una nuova avventura di Libera e Iole, le improbabili investigatrici del Giambellino. Un romanzo leggero e piacevole con una ambientazione accattivante. E' impossibile non guardare con un sorriso alla coppia sui generis. Una madre, Iole, che alla sua non più verde età, continua a vivere da hippie, a vestirsi in maniera improbabile e ad accompagnarsi a uomini per una notte spesso più giovani. Della sua stravaganza, Iole ha fatto la sua forza e la sua salvezza. Molto diversa è, invece, Libera, la figlia. Donna poco loquace, introversa ed introspettiva, Libera lo è solo di nome ma non di fatto. Rosa Teruzzi costruisce un piccolo giallo che scorre veloce e forse, nel finale, un po' troppo. Le riconosco la capacità di descrizioni perfette nel ricreare le ambientazioni e i paesaggi e sebbene Iole mi appaia sempre di più un personaggio poco credibile e Libera, al contrario, ancora di là dallo sbocciare, le sue storie sono piacevoli e perfette da leggere sotto l'ombrellone.
Io con questa serie della Teruzzi ho un rapporto estremamente conflittuale: leggo tutti i romanzi e anche volentieri, ma alla fine della fiera il mio commento è sempre carino, sì, ma manca qualcosa… Il libro tratta di un cold case che vede molto da vicino le protagoniste: al centro della storia, infatti, c’è Ribella, la madre morta, si dice suicida, di Iole stessa. La trama è accattivante ed interessante, piena anche di spunti un po’ più introspettivi rispetto al classico giallo. Inoltre anche capire chi è l’assassino è le motivazioni alle spalle non è così facile. Ciò che non ho apprezzato più di tanto è lo svolgimento dell’intero romanzo. Mi spiego: mi sembra un po’ ripetitivo. Arrivati al 5° romanzo, infatti, ormai trovo che gli eventi avvengano tutti secondo uno schema già prestabilito, seguendo sempre lo stesso ordine, per cui alla fine anche i colpi di scena vanno un po’ a scemare e diventano ripetitivi.
Per quel che riguarda i personaggi, in questo volume mi sono piaciute molto sia Libera sia Vittoria. Quest’ultima, infatti, seppur a distanza, fa un passo per avvicinarsi maggiormente alla famiglia, principalmente interessandosi un po’ di più a ciò che sta succedendo. Ma comunque il grande passo nel romanzo l’ha fatto Libera: in questo libro, infatti, si è finalmente “evoluta” un po’, è cresciuta, dimostrandosi attenta e aperta agli altri.
E anche questa quinta avventura delle investigatrici dilettanti milanese è andata. Stavolta il caso è molto personale: si tratta della morte di Ribella, avvenuta nel 1946, nientepopodimeno che la mamma di Iole, ovvero la nonna di Libera. Fu un delitto, ma fu messo sotto silenzio, archiviato come suicidio o incidente visto che i probabili sospetti non erano lì quando accadde la morte. Ma andò davvero così? Si ritorna indietro nel tempo, persino Iole sembra diventare seria e abbandona per pochi momenti il suo comportamento hippy. Con l’aiuto della Smilza e del Cagnaccio, Libera rintraccia chi ancora è vivo e chi ha notizia di quello che successe allora e finalmente si decide a parlare. Vittoria non c’è, è in vacanza e a parte una breve telefonata, non appare. Non se ne sente la mancanza. In compenso la vita personale di Libera sta subendo un cambiamento. Vedremo come si svilupperà! Ah, ovviamente il mistero dell’omicidio è risolto, almeno per noi!
Quinto libro con le indagini delle miss Murple del Giambellino. Questa volta Libera e Iole, con l'aiuto della giornalista Irene risolvono un cold case che le riguarda personalmente. Luogo dell'indagine Lecco, da dove provengono le protagoniste, con le colline e il lago a far da sfondo. Una vicenda velata di malinconia e ricordi, che mette a tacere finalmente dubbi sulla morte della nonna Ribella. Anche in questo libro spiccano i caratteri diametralmente opposti di mamma scanzonata e figlia apparentemente equilibrata. In mezzo fiori, corsette sul Naviglio e letture consigliate, come il grande Scerbanenco. Consigliato.
In questa avventura sveliamo il mistero della mamma di Iole, Ribella. Questo capitolo mi è piaciuto particolarmente, devo dire, mi è piaciuta l'investigazione, gli intermezzi dell'epoca di Ribella, la soluzione...tutto. Curiosa di proseguire con la serie.
Mi è piaciuto perché indaga una delle storie personali della protagonista. Ho trovato però un po' adolescenziale il rapporto tra Libera e Gabriele, che fa veramente fatica a trovare una strada. In ogni caso, approvato!
Ad oggi, rispetto ai libri precedenti delle Miss Marple del Giambellino, questo per me rappresenta la maturità della scrittrice e la sua capacità di migliorare nel corso delle pubblicazioni. Ad oggi il libro migliore pubblicato dalla Teruzzi
" La memoria del lago " porta le Miss Marple del Giambellino ad indagare su un delitto che le tocca molto da vicino, anche se è avvenuto alla fine della seconda guerra mondiale sul lago di Como.
Per saperne di più, senza spoiler, sul mio blog come sempre
Al quinto libro, che ho trovato il peggiore finora, questa serie sembra sempre più ripetitiva e meno innovativa: a parte il caso risolto in maniera che più banale non si può, l'abbiamo capito ormai che Iole non porta l'intimo e che a Libera piace cucinare, non è il caso di ripeterlo ogni tre pagine. Anche la trama oltre il caso non è andata avanti quasi per niente, si sono ripetute le stesse situazioni che vanno avanti ormai da cinque libri, con pochi sviluppi effettivi. Sono rimasta anche piuttosto delusa per l'ambientazione, su cui avevo aspettative molto alte, essendo le principali vicende svolte a Colico, bellissimo paese affacciato su un fantastico lago di Como, ma pure qui le descrizioni non hanno retto il paragone anche solo con i primi libri della serie, si sono annacquate e hanno perso un po' della magia iniziale. Nonostante tutto, è stato bello continuare a leggere le vicende e le indagini di queste donne.
Magari 4 stelle sono troppe ma la serie della fioraia del Giambellino mi fa sempre un gran bene, i libri sono brevi e si divorano, impossibile metterli giù finchè non si arriva alla fine. Le trame non sono chissà quanto complesse ma sono umane, intime. La differenza con i gialli degli altri autori è che in questi, e in quest'ultimo in particolar modo, c'è quasi esclusivamente vita privata della protagonista e della sua famiglia. A far da sfondo c'è sempre la bella Milano.